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Ora disponibile! Illuminazione Pubblica e Criminalità

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Da oggi nello Shop di Coelum è disponibile il testo:

ILLUMINAZIONE PUBBLICA E CRIMINALITA’

La luce COME variabile indipendente per comportamenti devianti?

Nel panorama editoriale, fino allo scorso marzo, non era presente un saggio volto a indagare le (eventuali) relazioni esistenti tra fenomenologie criminali in aree urbane o suburbane e la presenza dell’illuminazione pubblica. Per i tipi Editoriale Delfino, Luca Invernizzi ha ricercato, attingendo dalla letteratura specialistica, prove statisticamente significative che giustificassero l’efficacia degli interventi di deterrenza al crimine basati sull’incremento o sul miglioramento della luce artificiale durante le ore di buio.

Capire quali fossero le ragioni dalle quali scaturisse il leitmotiv secondo cui il tasso di criminalità sarebbe inversamente proporzionale alla quantità di luce che viene prodotta e diffusa nelle nostre città, ha richiesto un approccio interdisciplinare al problema. Per questa ragione l’autore ha dedicato l’intero primo capitolo a una analisi di matrice socio-criminologica, particolarmente improntata al tema della prevenzione al crimine, senza omettere un breve escursus riguardante i concetti salienti della sicurezza pubblica e urbana volto a fare chiarezza sui concetti di percezione di rischio di essere vittima di reati e quelli di rischio statistico concernente il verificarsi di eventi criminosi.

La luce artificiale che illumina le città e ormai gran parte del territorio anche meno antropizzato è protagonista del secondo capitolo, sia perché valutata dal punto di vista quantitativo e qualitativo, sia perché rappresenta la variabile indipendente degli studi che sono stati effettuati. Ma in ogni caso è lo strumento che, in alcune circostanze, gli amministratori pubblici hanno impiegato per incrementare la percezione di sicurezza e la riduzione del crimine. Anche i vincoli legislativi in tema di illuminazione pubblica e privata sono stati oggetto di trattazione e di riflessioni, insieme al tema della progettazione urbanistica e, in particolare, di quella prettamente illuminotecnica, in quanto potenziale strumento per un apprezzamento ecologico e sociale di un territorio, nonché – secondo certe declinazioni teoriche – uno strumento efficace per il controllo informale, capace di agire positivamente sul decremento dei tassi di criminalità. Tuttavia, nel saggio è posto in evidenza come il confine tra i genuini interventi di riqualificazione illuminotecnica e il vero e proprio “business della luce” è molto tenue, aggravando le numerose controindicazioni che purtroppo la smodata e incontrollata luce artificiale porta con sé.

A proposito di ciò, l’autore in un intero capitolo analizza quindi gli effetti dell’inquinamento luminoso sia sulle persone, sia e soprattutto a carico dell’intero ecosistema; soffermandosi anche sui danni che la luce artificiale notturna determina a scapito della ricerca scientifica e sulla cultura più in generale.

Infine, nel quarto e penultimo capitolo sono enucleate le ricerche già condotte sul rapporto tra illuminazione artificiale e reati. Gli studi, le revisioni e le meta-analisi proposte, sono qui affrontati in modo critico e valutati anche per quanto riguarda il disegno metodologico adottato. A queste dispute, soprattutto sul piano statistico, e ai bias che indeboliscono la bontà degli studi, è stato dedicato un paragrafo per l’importanza fondamentale nelle ricerche quantitative pubblicate.

Il libro termina con un’analisi volta a tenere in conto sia dello stato dell’arte delle ricerche, sia dell’impianto teorico di stampo criminalistica, sociologica e tecnico-ambientale. Non prima, però, di aver delineato delle possibili, quanto auspicabili, linee di ricerca future sul tema oggetto del saggio.

Un’opera quindi che sembra volersi rivolgere non solo a coloro che si occupano di criminalità o di pubblica illuminazione, ma è un condensato di nozioni e spunti di riflessione anche su aspetti sociologici e ambientali. Per gli astrofili, in particolare, i rimandi alla scienza del cielo non mancano: non è lasciata sullo sfondo la perdita della visione della volta celeste e i danni all’astronomia che l’eccesso di illuminazione artificiale porta con sé.

Oltre una ventina fra immagini, grafici e tavole completano e corredano opportunamente l’originale lavoro, unitamente all’ampia bibliografia.

 

Autore – Luca Invernizzi (Sondrio, 1966), libero professionista e giornalista ha collaborato con varie testate con articoli e approfondimenti in ambito astronomico e non solo. Tra le altre pubblicazioni, è co-autore del saggio L’astronomo Valtellinese Giuseppe Piazzi e la scoperta di Cerere (2001). È tra i promotori delle legislazioni volte alla tutela del cielo stellato, occupandosi anche professionalmente di illuminotecnica con specifico riferimento alle attività di energy saving. Nel 2006 l’Unione Astronomica Internazionale ha attribuito a un asteroide della fascia principale, scoperto in Italia nel 1997, il nome (47359) Invernizzi.

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Coelum Astronomia 258 V 2022 Digitale

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Invito Conferenza Online: Inquinamento Luminoso un Fenomeno ancora troppo Sottovalutato.

Inquinamento Luminoso un Fenomeno ancora Troppo Sottovalutato.

In occasione della Giornata Nazionale sull’Inquinamento Luminoso, e per sostenerne l’obiettivo Coelum Astronomia organizza una incontro in cui interverranno esperti del territorio impegnati da anni nella lotta al contrasto e alla sensibilizzazione verso una forma di inquinamento, quella luminosa appunto, i cui danni ancora oggi tendono ad essere sottovalutati.

L’appuntamento è per Giovedì 27 ottobre ore 21:15 online sui canali della rivista Coelum Astronomia, youtube e pagina face book. Interverranno come ospiti:

Luca Invernizzi libero professionista e giornalista tra i promotori delle legislazioni volte alla tutela del cielo stellato, occupandosi anche professionalmente di illuminotecnica con specifico riferimento alle attività di energy saving.

Diego Bonata ingegnere aerospaziale co-fondatore di CieloBuio e presidente dall’anno della sua costituzione fino al 2008. Si occupa professionalmente di progettazione illuminotecnica per una illuminazione eco-sostenibile nel progetto Light-Is.

Fabio Falchi docente di fisica autore degli atlanti dell’inquinamento luminoso e una trentina di articoli su riviste scientifiche internazionali e attuale presidente di CieloBuio.

Durante l’intervento saranno introdotti alcuni studi sui danni e conseguenze dell’abuso di luce, soprattutto nei centri abitati, presentate le iniziative di sensibilizzazione pubblica sostenute dall’associazione Cielo Buio e i risultati legislativi raggiunti con le numerose battaglie. L’incontro tuttavia vuole essere un momento di riflessione condiviso con il pubblico sulla necessità di un’azione di sensibilizzazione civica in grado di influenzare le scelte politiche sullo sfruttamento del territorio e metodologie messe in campo per contrastare alcune necessità come la sicurezza urbana.

Modera l’incontro Molisella Lattanzi direttrice di Coelum Astronomia.

Canali per seguire la diretta:

https://www.youtube.com/c/coelum

Facebook: https://www.facebook.com/coelumastronomia

Altre informazioni

La Giornata Nazionale sull’Inquinamento Luminoso è nata nel 1993 per iniziativa dell’Osservatorio Astronomico “Serafino Zani” di Lumezzane (BS), con il patrocinio, tra gli altri, dell’Associazione Amici dei Planetari (oggi PLANit) e dell’Unione Astrofili Italiani. L’iniziativa si svolge in un sabato di ottobre vicino al novilunio.

Lo scopo è quello di sensibilizzare il pubblico nei confronti di questo problema che diventa sempre più pressante e che oggi colpisce l’83% della popolazione mondiale. L’inquinamento luminoso non solo impedisce alle persone comuni di vedere lo spettacolo del cielo stellato, e agli astronomi di compiere le proprie osservazioni, ma è anche un’importante fonte di spreco energetico, a causa delle luci cittadine spesso inutilmente rivolte anche verso l’alto. Inoltre, l’inquinamento luminoso è fonte di diversi disturbi della salute, anche gravi, provati ormai da molti studi scientifici. Allo stesso modo, incide negativamente anche su molte specie animali.

 

Coelum Astronomia è bimestrale scientifico a tema astronomico distribuito su tutto il territorio italiano dal 1997. Coelum ospita articoli di ricercatori e divulgatori di tutto il mondo, che illustrano in modo chiaro e con grande rigore le più recenti scoperte nel campo dell’Astronomia. Dà anche grande spazio agli astronomi amatoriali, che ormai, armati di mezzi tecnici sofisticati e di una solida rete di contatti con i professionisti, contribuiscono in modo rilevante alla crescita e alla diffusione di questa disciplina. Una disciplina sempre mutevole, ricca di nuove scoperte che contribuiscono, ogni giorno, a cambiare con incredibile rapidità l’immagine dell’Universo nel quale viviamo.

Associazione Cielo Buio coordinamento nazionale per la protezione del cielo notturno, si occupa dal 1997 (anno della sua costituzione) di promuovere la cultura di una illuminazione eco-compatibile e della protezione del cielo dal fenomeno dell’inquinamento luminoso.

Per questo motivo raccoglie la libera adesione di astronomi professionisti e non, di scienziati, di professionisti dell’illuminazione e di semplici interessati al problema dell’inquinamento luminoso in ogni forma che si presenti, per coordinare sul territorio italiano le attività: scientifiche, tecniche, illuminotecniche, culturali, divulgative, etc… e per sostenere le azioni legislative orientate a contrastare in modo corretto il fenomeno dell’inquinamento luminoso.CieloBuio rappresenta inoltre numerosi enti, associazioni ed osservatori astronomici (oltre 120 del territorio italiano) www.cielobuio.org

 

Contatti:

Redazione Coelum Astronomia

Email: redazione@coelum.com

Il Cielo di Ottobre 2022

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Con Ottobre si apre il sipario sulle costellazioni che caratterizzeranno il cielo d’autunno: le serate estive sono ormai un ricordo e con esse anche gli oggetti celesti che per mesi abbiamo osservato per tutta la notte. Ora è il momento di lasciarci sorprendere da una schiera di astri che anticipano già il cielo invernale!

Il dettaglio sulla costellazione di Pegaso, del Pesce Australe e quanto possiamo osservare in queste lunghe notti autunnali, disponibili all’articolo Le Costellazioni di Ottobre 2022 a cura di Teresa Molinaro

COSA OFFRE IL CIELO

Clicca sul banner per accedere alle Effemeridi 2022!

Mercurio

01/10
Sorge: h 05:57
Tramonta: h 18:20

31/10
Sorge: h 06:10
Tramonta: h 16:58

Il mese precedente, nel giorno dell’Equinozio (che ricordiamo è caduto il 23 settembre), abbiamo trovato Mercurio in congiunzione inferiore con la nostra stella, evento che lo ha reso inosservabile per diversi giorni. All’inizio di questo mese di ottobre, il piccolo pianeta fa una timida apparizione mattutina anticipando l’alba di pochi istanti, per poi accompagnare il Sole lungo il suo tragitto fino al tramonto. Sarà così per tutto il mese. Il giorno 8 sarà in dicotomia e il 9 si troverà alla sua massima altitudine nel cielo mattutino; dal giorno successivo riprenderà la sua “discesa”. Nella seconda metà del mese tarderà man mano il suo sorgere, ma comunque farà capolino ad Est sempre circa un’ora prima del Sole.

Venere

01/10
Sorge: h 06:35
Tramonta: h 18:47

31/10
Sorge: h 06:50
Tramonta: h 17:16

Ottobre sarà un periodo poco entusiasmante per l’osservazione di Venere! I primi giorni del mese vedremo il luminoso pianeta salutarci pochi istanti prima dell’alba; poi il suo cammino lo porterà sempre più vicino alla nostra stella, con cui sarà in congiunzione superiore il 22 ottobre. Successivamente a questa data, Venere potrà essere contattato in orari serali, ma ne avremo una migliore visione solamente dalla fine del prossimo mese.

Marte

01/10
Sorge: h 22:13
Tramonta: h 13:20

31/10
Sorge: h 19:31
Tramonta: h 10:52

Marte sarà il grande protagonista del mese di ottobre: contattabile già dalle prime ore serali, ci terrà compagnia per tutto l’arco della notte con la sua splendida luce rossa. E la vicinanza con la stella Aldebaran, ancora apprezzabile nei primi giorni del mese, creerà uno splendido quadro celeste, grazie anche alla presenza di Orione poco più in basso. Il giorno 15 il pianeta ci concederà una bella congiunzione con la Luna, con poco più di 3° di separazione, formando un bel triangolo con l’occhio del Toro e la brillante Betelgeuse. Il 30 ottobre Marte entrerà invece in moto retrogrado, invertendo la sua marcia, e anticiperà sempre più il suo sorgere.

Giove

01/10
Sorge: h 18:38
Tramonta: h 06:49

31/10
Sorge: h 15:33
Tramonta:
h 03:34

Ottobre è ancora il mese del gigante gassoso e Giove dà spettacolo già dalle ultime luci del tramonto. Con il passare dei giorni anticiperà sempre più il suo sorgere, facendo capolino fin da orari pomeridiani. La sua presenza costante ci accompagna per tutto il mese accostato ai Pesci e poco sopra la coda di Balena, concedendosi a delle belle osservazioni. Una bellissima Luna alla sua quasi totalità lo passerà a trovare il giorno 8, in uno strettissimo abbraccio di poco meno di 3° apprezzabile già nelle prime ore di buio.

Saturno

01/10
Sorge: h 16:52
Tramonta:
h 03:03

31/10
Sorge: h 13:53
Tramonta: h 00:03

Saturno ci ha tenuto compagnia a lungo in questi mesi estivi e pian piano iniziamo tristemente a salutarlo. Ottobre segna infatti un netto passaggio per l’osservazione di questo bellissimo pianeta, con la finestra temporale di osservazione che va via via restringendosi. In ogni caso il 5 ottobre non mancherà di dare spettacolo con una bella congiunzione con la Luna! Il 23 ottobre invece terminerà il suo moto retrogrado e ritornerà al consueto movimento verso Est, sempre collocato sulla coda del Capricorno.

Urano

01/10
Sorge: h 20:23
Tramonta: h 10:43

31/10
Sorge: h 17:22
Tramonta: h 07:39

Urano continua a tenerci compagnia perfettamente allineato agli altri pianeti, collocandosi tra Ariete e Toro per tutto il mese. L’11 ottobre segnaliamo l’accostamento del nostro satellite al pianeta, mentre il giorno successivo ci sarà l’occultazione di Urano da parte della Luna: evento visibile in gran parte del Nord America, ma purtroppo non apprezzabile dalla nostra penisola.

Nettuno

01/10
Sorge: h 18:15
Tramonta: h 06:01

31/10
Sorge: h 15:16
Tramonta: h 02:59

Nettuno ci accompagnerà per quasi tutto il mese collocato poco più a Ovest rispetto la posizione di Giove. Al pari del gigante del cielo, la sua finestra di osservazione si fa via via più stretta con l’avanzare del mese. Il giorno 8 si fa spettatore silenzioso della splendida congiunzione Luna-Giove, sempre però difficile da contattare!

SOLE

Previsioni attività solare – Ottobre 2022
Continua la fase di crescita del ciclo solare 25, che conferma le previsioni attuali che stimano un picco dell’attività solare attorno alle fine del 2025!

Non perdere l’articolo a cura di Daniele Bonfiglio: clicca QUI 

LUNA

Le notti si allungano e Ottobre ci regala delle ottime occasioni per dedicarci all’osservazione del nostro satellite!

Tutti gli approfondimenti sull’osservazione e i fenomeni celesti legati al nostro satellite disponibili per il mese di Ottobre 2022, a cura del nostro autore Francesco Badalotti.

Non perderti l’articolo: Luna di Ottobre 2022

COMETE

Tutti gli occhi su C/2022 E3 (ZTF) che si prepara a dar spettacolo!

Un aggiornamento sulla cometa che a febbraio potrebbe trasformarsi in un oggetto visibile ad occhio nudo!

Per approfondire: Le comete di Ottobre 2022 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

Come catturare il passaggio di un asteroide? Nell’Era della Difesa Planetaria, continuano gli aggiornamenti mensili sul viaggio di questi affascinanti corpi minori!

Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Ottobre 2022 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

Per questo mese di ottobre la ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari serali che mattutini. Avremo 6 transiti notevoli con magnitudini elevate ad inizio e a fine mese, auspicando come sempre in cieli sereni!

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Ottobre 2022 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Per il mese di Settembre continua la mancanza di scoperte amatoriali italiane e mondiali e anche Supernovae belle e luminose individuate dai programmi professionali. Così torniamo con nuova puntata delle “Supernovae italiane nelle galassie Messier” e questa volta è il turno della SN1999gn in M61 scoperta da Alessandro Dimai che purtroppo ci ha lasciati a Marzo del 2019 e che ricordiamo con grande affetto!

L’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini disponibile QUI

Cieli sereni a tutti!

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I costi di spedizione (calcolati nella fase di acquisto) sono pari a 18,00 euro per l’Italia e 23,80 euro per le Isole Maggiori.

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LE SUPERNOVAE ITALIANE NELLE GALASSIE MESSIER – SN1999gn IN M61

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Passando in rassegna le supernovae italiane scoperte nelle galassie del catalogo di Messier ci siamo imbattuti in personaggi che, senza possibilità di smentita, hanno fatto la storia dell’astrofilia e dell’astronomia italiana!

Abbiamo iniziato con la SN1957B scoperta in M84 dal prof. Giuliano Romano, il primo italiano a scoprire una supernova ed in assoluto il primo astrofilo al mondo a scoprire una supernova.

Abbiamo proseguito con le quattro supernovae scoperte dall’astronomo Leonida Rosino, un pioniere in ambito di scoperte e studi sulle supernovae, sicuramente uno dei più grandi astronomi italiani.

Non perdere l’articolo dedicato a Leonida Rosino in Coelum Astronomia n° 254 Febbraio/Marzo 2022

Siamo arrivati poi alla SN1989B, scoperta in M66 dall’astrofilo Federico Manzini, personaggio che ha contribuito in maniera fondamentale alla divulgazione in Italia dell’astronomia a livello amatoriale.

Siamo approdati infine alla SN1998bu scoperta in M96 dall’astrofilo Mirco Villi che possiamo considerare uno dei padri fondatori della nuova ricerca amatoriale di supernovae in Italia.

Tutti i precedenti episodi dedicati alle supernovae li trovi QUI

Adesso, continuando in ordine cronologico, arriviamo alla SN1999gn, scoperta in M61 da un altro grande astrofilo italiano, Alessandro Dimai, Alex per gli amici, uno dei primi astrofili italiani che con il programma di ricerca CROSS dell’Osservatorio del Col Druscè (Associazione Astronomica  Cortina) ha portato avanti, assieme all’associazione, la ricerca amatoriale di supernovae, ottenendo tra l’altro 22 scoperte.

È stato uno degli ideatori e fondatori dell’Italian Supernovae Search Project (ISSP) oltre ad essere un bravissimo divulgatore. Purtroppo Alex è venuto a mancare nel marzo del 2019 a causa di una brutta malattia, lasciando un vuoto incolmabile per l’astrofilia italiana e per tutte le persone che lo hanno conosciuto e apprezzato per la sua disponibilità, competenza e umanità.

Veniamo al racconto della scoperta di questa importante supernova avvenuta il 17 dicembre 1999 nella bellissima galassia a spirale barrata M61.

Immagine della SN1999gn in M61 ripresa da Alessandro Dimai la notte della scoperta con il telescopio da 50cm dell’Osservatorio del Col Drusciè

Si tratta di una spirale vista di faccia, posta nell’ammasso della Vergine a circa 50 milioni di anni luce di distanza e scoperta il 5 maggio 1779 dall’italiano Barnaba Oriani.

Quando Alex scoprì questa supernova eravamo di fronte alla quarta supernova conosciuta esplosa in M61; le tre precedenti erano state: la SN1926A scoperta il 9 maggio 1926 dall’astronomo tedesco Max Wolf, la SN1961I scoperta il 3 giugno 1961 dall’astronomo americano Milton Humason e la SN1964F scoperta il 30 giugno 1964 dall’astronomo italiano Leonida Rosino.

In anni più recenti l’astrofilo giapponese Koichi Itagaki ha ottenuto tre scoperte consecutive in M61: la SN2006ov, la SN2008in e la SN2014dt, un vero record poiché mai nessuno è riuscito a scoprire tre supernovae nella stessa galassia!

Infine il 6 maggio 2020 il programma professionale americano Zwicky Transient Facility (ZTF) scopre la SN2020jfo portando ad otto il numero delle supernovae scoperte in M61, che diventa così la galassia del catalogo di Messier con il maggior numero di supernovae scoperte al suo interno.

Tornando ad Alex, la succitata scoperta rappresentò per lui la sua prima supernovae ed anche la prima ufficiale del programma CROSS, avviato nel novembre del 1999. Il modo in cui fu ottenuta fece molto scalpore, sia a livello nazionale che internazionale, perché per la prima volta un ricercatore era riuscito a rilevare una supernova comodamente seduto nel salotto di casa, manovrando in remoto il telescopio da 50cm e la cupola dell’osservatorio situato a chilometri di distanza (vedi l’immagine in fondo all’articolo).

Erano da poco passate le 5 del mattino quando Alex, inquadrando la bella spirale M61 si accorse subito di una stella nuova di mag.+16 posta nel braccio a Sud-Est del nucleo. L’emozione era alle “stelle” ma l’incertezza che potesse trattarsi di un difetto, oppure di un pianetino in transito sopra la galassia o anche una supernova già scoperta, raffreddò l’euforia. Riprendendo altre immagini, l’oggetto era sempre nella stessa posizione e gli ulteriori controlli del caso non lasciarono dubbi.

Ad Alex venne infatti accreditata la tanto sospirata scoperta con la circolare IAUC 7335. La notte seguente la scoperta dal Lick Observatory in California veniva confermata la presenza della supernova con la luminosità aumentata di circa mezza magnitudine a +15,5.

Immagine della SN1999gn in M61 ripresa il 2 gennaio 2000 dall’astrofilo spagnolo Rafael Ferrando

Infine nella notte del 20 dicembre gli astronomi giapponesi del Bisei Astronomical Observatory con il telescopio da 1,01 metri furono i primi ad ottenere lo spettro di conferma. Si trattava di una supernova di tipo II molto giovane, scoperta cioè pochi giorni dopo l’esplosione, con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiavano ad una velocità di circa 5300 km/s. Nelle settimane successive la supernova non superò la mag.+15 facendo ipotizzare di essere di fronte ad un evento di supernova “low-luminosity” e si stabilizzò per i tre mesi successivi intorno alla mag.+15,5 / +16,0 evidenziando il così detto Plateau, si trattava infatti di una supernova di tipo II-P.

immagine notturna dell’Osservatorio del Col Drusciè e la Via Lattea ripresa da Giorgia Hofer

Mondi in miniatura – Asteroidi, Ottobre 2022

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Un  piccolo e solitario punto di luce, così ci appare un asteroide quando lo osserviamo attraverso le lenti di un oculare, oppure utilizzando un sensore CCD o CMOS. Ma se ci prendiamo a cuore di analizzare un cospicuo numero di immagini  possiamo ricavare importanti aspetti della sua natura. 

Precise misure di magnitudine, opportunamente cadenzate e effettuate nell’arco di qualche ora, possono essere utilizzate per generate una curva di luce (come accennato nel cielo del mese di Agosto) dalla cui analisi si possono ricavare il periodo di rotazione, la forma e l’orientamento dei poli dell’oggetto. Le misure di posizione sono utilizzate per il calcolo dell’orbita dell’asteroide e ci permettono di stimare con precisione quella che è la sua distanza dalla Terra a dal Sole al momento delle osservazioni. La conoscenza di queste due distanze consente di ricavare la magnitudine assoluta (H) e lo slope parameter (G).

Avere un’idea, anche solo di massima, del significato di questi due parametri, (H) e (G), ci sarà di aiuto nel prosieguo del nostro viaggio di esplorazione dei Mondi in Miniatura!

Non perdere tutti gli altri approfondimenti sugli asteroidi pubblicati su Coelum! CLICCA QUI

La magnitudine assoluta (H) è il valore della magnitudine che rileveremmo per un asteroide pienamente illuminato se fosse posto alla distanza di 1 AU dalla Terra e 1 AU dal Sole.

Lo slope parameter (G) si riferisce invece al cosidetto “effetto di opposizione“. Questo determina un aumento di luminosità, tipicamente di 0.3 magnitudini, che dipende da come la luce è diffusa dalla sua superficie ed è conosciuto con precisione solo per pochi asteroidi, mentre per tutti gli altri viene assunto un valore convenzionale.

Una volta noti H e G è possibile calcolare la magnitudine visuale di un asteroide per qualsiasi momento, ed è grazie alla conoscenza del valore di H che è possibile effettuare stime sul suo diametro, posto se ne conosca (oppure se ne assuma) il valore di albedo.

E a proposito di asteroidi: Aggiornamento Missione DART (la più importante missione di Difesa Planetaria!)

Cosa osservare a Ottobre 2022

(354) Eleonora

(354) Eleonora è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.710 giorni (4,68 anni) ad una distanza compresa tra le 2,49 e le 3,12 unità astronomiche (rispettivamente, 372.498.698 km al perielio e 466.745.357 Km all’afelio).

Scoperto da Auguste Charlois  il 17 Gennaio 1893, questo imponente asteroide (all’incirca 154 chilometri di diametro) sarà in opposizione il 6 Ottobre. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 10.9. Il suo moto sarà di 0,57 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5/6 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (354) Eleonora trasformarsi in una bella striscia luminosa di 22,8 secondi d’arco.

(455) Bruchsalia

(455) Bruchsalia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.580 giorni (4,33 anni) ad una distanza compresa tra le 1,87 e le 3,44 unità astronomiche (rispettivamente, 279.748.018 km al perielio e 514.616.675 km all’afelio).

Scoperto da Max Wolf e Friedrich Karl Arnold Schwassmann il 22 Maggio 1900, questo grande asteroide (circa 90 km di diametro) sarà in opposizione il 12 Ottobre, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 10.9. Il suo moto sarà di 0,61 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (455) Bruchsalia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 24 secondi d’arco.

(31) Euphrosyne

(31) Euphrosyne è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 2.060 giorni (5,64 anni) ad una distanza compresa tra le 2,48 e le 3,85 unità astronomiche (rispettivamente, 371.002.719 km al perielio e 575.951.802 km all’afelio).

Deve il suo nome a Eufrosine, una delle tre Grazie nella mitologia Greca.

Scoperto dall’astronomo James Ferguson il 1 Settembre 1854, con i suoi 270 chilometri di diametro è il settimo asteroide della Fascia per dimensione.

Sarà in opposizione il 13 Ottobre, brillando ad una magnitudine di 10.7. Il suo moto sarà di 0,71 secondi d’arco al minuto, quindi, anche in nel suo caso, con tempi di esposizione fino a 5 minuti ne preserveremo l’ aspetto puntiforme. Volendo ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (31) Euphrosyne trasformarsi in una bella striscia luminosa di 28 secondi d’arco.

 

Le Comete di Ottobre 2022

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Tutti gli occhi su C/2022 E3 (ZTF) che si prepara a dar spettacolo!

Ancora piuttosto debole ma in crescita, in ottobre potremo cominciare a seguire la C/2022 E3 (ZTF), una cometa che a febbraio potrebbe trasformarsi in un oggetto visibile ad occhio nudo!

Scoperta a marzo grazie ad un sistema automatizzato, il ZTF (Zwicky Transient Facility) è in fase di avvicinamento e nel corso del mese, in attesa di ben altri valori, dovrebbe brillare di una non esaltante decima/undicesima magnitudine.

Vuoi saperne di più su questa cometa? Ne abbiamo parlato in Coelum n. 256!

In ottobre sarà localizzabile inizialmente all’interno della Corona Boreale, in spostamento verso il Serpente.

Le osservazioni potranno iniziare non appena fa buio, con l’astro chiomato che nel corso del mese si abbasserà gradualmente sull’orizzonte.

Insomma, un primo approccio che ci farà conoscere la cometa attualmente più promettente del 2023!

La Posizione della C/2022 E3 in ottobre alle 21.30 ora estiva. Le stelle più deboli sono di mag. 8

Inquinamento Luminoso in forte crescita

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    L’inquinamento di per sé è un’alterazione, degrado e contaminazione di una sostanza o di un ambiente, indotti da cause esterne, specialmente per effetto dell’opera dell’uomo. E le varie forme di inquinamento, nel corso degli ultimi decenni sono ormai tristemente conosciute: da quello delle acque a quello dell’aria che respiriamo, fino al più recente inquinamento acustico e radioattivo. Quello invece prodotto dalla luce è decisamente meno noto (fatto salvo ovviamente per i lettori di questa rivista), sebbene anche in questo caso l’elemento inquinante sia fisico, ossia determinato da fotoni dispersi nell’ambiente esterno durante le ore notturne emessi da sorgenti artificiali.

    Convenzionalmente si esclude dal concetto di inquinamento luminoso tutta quella luce che rischiara la notte per effetto delle sorgenti naturali come la Luna. Peraltro, le definizioni che si riscontrano nei dizionari e nella letteratura specialistica sono differenti perché gli effetti sono molteplici, complessi e coinvolgono diversi campi del sapere scientifico. In un tentativo di sintesi, l’inquinamento luminoso potrebbe essere definito come un’alterazione dell’ambiente per effetto della variazione dei livelli di luce naturale notturna causata dalle luci artificiali.

    A causa dell’incremento del problema, dagli anni Novanta del secolo scorso, il fenomeno dell’inquinamento luminoso ha trovato, oltre a una sua esplicitazione formale, una sua certa notorietà. In effetti l’incontrollata e abnorme crescita della quantità di luce artificiale porta con sé una catastrofica catena di conseguenze che, a prima vista sembrerebbero di pertinenza solo di coloro che fanno ricerca astronomica o, tutt’al più, anche di chi contempla il cielo o se ne occupa per finalità non professionali: i cosiddetti astrofili. In questa ultima categoria di ‘astronomi da giardino’ rientrano però anche dilettanti che contribuiscono in modo significativo alla divulgazione e alla didattica delle scienze fisiche e astronomiche, nonché persone che partecipano a programmi di ricerca con i professionisti. Per gli scopi di questo articolo sottolineo come l’attenzione riguardo alle criticità, che questa forma di inquinamento del cielo manifestava già in modo netto alla fine degli anni Ottanta del XX secolo, furono accolte, con poche eccezioni, proprio dai non professionisti. In particolare riferisco che le azioni propulsive più convincenti in campo legislativo e tecnico sono state condotte da astrofili riuniti o meno in forma associativa e da alcune organizzazioni ambientalistiche, alle quali stava particolarmente a cuore anche la protezione del cielo stellato come parte dell’ambiente: la cosiddetta altra metà del paesaggio. Parimenti non si può che stigmatizzare la politica improntata al laissez-faire di parte della comunità scientifica, ma soprattutto le incertezze e le deboli contromisure adottate riguardo al tema preoccupante dei satelliti artificiali. Segnatamente, l’invio di migliaia di essi per telecomunicazioni da parte di soggetti privati, Elon Musk in testa (ma anche Amazon e via discorrendo), sta pregiudicando drammaticamente la possibilità di avere un cielo stellato libero da finte costellazioni costituite da oggetti prodotti dall’uomo. Decisamente stonata l’idea di progresso per l’umanità di Musk, se poi la persona più ricca del mondo invia con la sua società Space X decine di migliaia di satelliti artificiali come se il cielo fosse affare privato. Molti la chiamano space economy, io vi ritrovo più una situazione da Far West del XXI secolo e di inquinamento luminoso spaziale, aggiungendo così un ulteriore aggettivo a questa forma perniciosa di degrado della volta celeste. Infatti, la luminosità del cielo notturno causato dalla luce solare riflessa e diffusa dai satelliti artificiali, secondo le stime preliminari pubblicate nel giugno del 2021 sulla prestigiosa Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: Letters potrebbe aver già raggiunto un valore equivalente a un aumento di circa il 10% della luminanza naturale del cielo. Non è quindi difficile prevedere che le prossime costellazioni di satelliti artificiali, oltre a essere futuri detriti spaziali, aumenteranno in modo determinante questa nuova fonte di inquinamento luminoso. Ma fin da ora, come sarà capitato a molti astrofotografi, gli oggetti artificiali in orbita attorno alla Terra, quando vengono ripresi con un’elevata risoluzione angolare e con rilevatori ad alta sensibilità, appaiono come strisce individuali, ma soprattutto indesiderate, nelle immagini a uso scientifico e in quelle effettuate anche solo per una mera finalità artistico-estetica delle meraviglie del Cielo.

     

    brillanza artificiale 2016
    L’immagine mostra la brillanza artificiale del cielo notturno a livello del mare per l’Europa rilevata nel 2016 (cortesia Falchi et al.).

    brillanza previsionale Led a 4000 K_rid
    Questa mappa previsionale rappresenta il possibile effetto sulla brillanza artificiale dell’Europa post transizione a Led di 4000 K (cortesia Falchi et al.).

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    Transiti notevoli ISS per il mese di Ottobre 2022

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    Per questo mese di ottobre la ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari serali che mattutini. Avremo 6 transiti notevoli con magnitudini elevate ad inizio e a fine mese, auspicando come sempre in cieli sereni!
    1 Ottobre

    Si inizierà il giorno 1 Ottobre, dalle 20:30alle 20:36, osservando da NO a N.

    La ISS sarà ben visibile da tutta Italia con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.8. Un transito individuabile senza alcun problema, anche se parziale, con la Stazione Spaziale che svanirà nel cono d’ombra della Terra a circa metà cielo.

    2 Ottobre

    Si replica il 2 Ottobre, dalle 19:42 verso NO alle 19:50 verso E. Visibilità migliore dal Nord Est e regioni Adriatiche per questa occasione, con magnitudine di picco a -3.3.

    Osservabile senza problemi anche dai centri delle città più grandi della nazione!

    4 Ottobre

    Passiamo al giorno 4 Ottobre, dalle 19:41 in direzione ONO alle 19:49 in direzione SE.

    Osservabile al meglio ancora una volta da tutta Italia, con una magnitudine massima di -3.5. Sperando come sempre in cieli sereni per uno dei passaggi migliori del mese!

    22 Ottobre

    Andiamo al 22 Ottobre, dalle 06:37 da OSO alle 06:46 a NE, con magnitudine massima a -3.8. Visibilità eccellente da tutta la nazione!

    Se osservata dal Centro, la ISS transiterà vicina al pianeta rosso Marte nel cielo mattutino!
    23 Ottobre

    Il penultimo si avrà il 23 Ottobre, dalle 05:51 alle 05:57, da S a ENE. La Stazione Spaziale Internazionale taglierà in due il Centro Sud, con una magnitudine di picco di -3.3.

    24 Ottobre

    L’ultimo transito del mese sarà visibile al meglio dal Centro Nord Italia il 24 Ottobre. Dalle 06:37 alle 06:45, da O a NE. Magnitudine di picco a -3.2.

    N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.

    Manutenzione Completata

    Alcuni utenti ci hanno segnalato la difficoltà a completare la registrazione alla Community, sia a livello QUASAR che SUPERNOVAE.

    Dopo alcune settimane di verifica siamo lieti di annunciare che i problemi tecnici sono stati risolti. Si è trattato di un’incompatibilità di alcuni plug-in dopo un aggiornamento automatico. La funzionalità è stata correttamente ripristinata.

    Approfittiamo anche per comunicare che a breve sarà rilasciata una nuova versione migliorata del lettore pdf per la consultazione della rivista online. Ne metteremo una preview a disposizione dei lettori appena finiti i test su tutti i tipi di device.

    Per l’iscrizione alla Community di Coelum Astronomia https://www.coelum.com/entra-in-coelum

     

    Previsioni attività solare – Ottobre 2022

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    Continua la fase di crescita del ciclo solare 25, che conferma le previsioni attuali che stimano un picco dell’attività solare attorno alle fine del 2025.

    Non essendoci novità particolari riguardo le previsioni per il ciclo 25, ci limitiamo a riportare i grafici con i dati aggiornati allo scorso mese (con le curve di previsioni invariate) che si possono ottenere dal sito del NOAA: https://www.swpc.noaa.gov/products/solar-cycle-progression

    ISES_Solar_Cycle

    e da quello a cura dei fisici solari Lisa Uptone e David Hathaway: http://solarcyclescience.com/forecasts.html

    Sunspot

    N.B. maggiori dettagli su come sono stati elaborati i grafici li trovate nell’articolo del mese precedente: Attività Solare Settembre 2022

    Focus sull’attività solare del mese di Settembre

    Veniamo ora a discutere gli aspetti salienti dell’attività solare del mese in corso (Settembre 2022).

    Come di consueto vediamo innanzitutto l’evoluzione generale delle macchie solari, riportata in questa animazione prodotta sulla base di immagini a banda larga del satellite Solar Dynamics Observatory della NASA (credits: NASA/SDO and the AIA, EVE, and HMI science teams).

    Il mese si è aperto con l’interessante regione attiva 3089 (nell’emisfero Sud) che era già visibile negli ultimi giorni di Agosto e che è scomparsa dietro il limbo occidentale del Sole il giorno 5 Settembre. E’ molto interessante notare che questa stessa regione attiva è recentemente riapparsa (il giorno 20 Settembre) dal limbo orientale dopo che il Sole ha compiuto mezza rotazione attorno al suo asse. Tale regione attiva molto “longeva” è stata quindi ribattezzata con il numero 3105, in quanto è prassi aggiornare il numero di una regione attiva qualora ritorni visibile dopo una mezza rotazione solare.

    La stessa sorte è accaduta ad un’altra regione attiva interessante, la numero 3088 (sempre nell’emisfero Sud) che era sparita dalla vista già il 28 Agosto e che è riapparsa sotto il nome di AR3102 il giorno 12 Settembre.

    Proponiamo qui una foto appunto della regione attiva 3102 realizzata il 18 Settembre presso Bosco Chiesanuova (VR) dall’astrofilo Serafino Vinco con un telescopio Schmidt-Cassegrain da 20 cm (un C8 della Celestron) e camera di ripresa ZWO ASI 385mc (a fuoco diretto) equipaggiata con filtro IR Pass. Nella foto a falsi colori si possono ammirare i notevoli dettagli delle macchie solari facenti parte della regione attiva (in particolare le zone dette di umbra e penumbra) nonché la granulazione fine della superficie solare dovuta al continuo “ribollire” delle singole celle convettive. Per avere un riferimento delle dimensioni delle strutture mostrate nella foto, si tenga presente che la grande macchia solare a sinistra dell’immagine ha circa le dimensioni della Terra!

    Un’altra notevole regione attiva che ha dato spettacolo nel mese di Settembre è la 3098, questa volta nell’emisfero Nord. A differenza dei due casi precedenti, si tratta di una regione attiva di cui è stato possibile osservare in diretta la formazione. La AR3098 è comparsa infatti il 7 Settembre sotto forma di alcune macchie sparse di ridotta dimensione, ma si è rapidamente ingrandita nel giro di una settimana fino a comprendere un affascinante arcipelago di macchie molto complesso ed articolato.

    Tale regione è stata inoltre protagonista della maggior parte dei fenomeni energetici accaduti sul Sole in questo mese. In particolare, la regione è stata oggetto tra i giorni 16 e 17 Settembre di ben quattro brillamenti solari di classe M. Questi sono avvenuti proprio quando la AR3098 aveva raggiunto il limbo occidentale, cosa che ha permesso di osservare i brillamenti “di lato” potendone quindi cogliere la struttura tridimensionale.

    In questa notevole animazione prodotta dai dati del Solar Dynamics Observatory (strumento AIA a 131 Angstrom) si possono osservare i due spettacolari brillamenti di classe M che sono avvenuti presso la AR3098 il giorno 16. Poiché la regione non era rivolta verso la Terra al momento dei brillamenti, il fenomeno non ha prodotto sulla Terra un significativo aumento delle aurore polari, ciò nondimeno sono stati osservati dei significativi disturbi sulle trasmissioni radio.

    Per completezza riportiamo infine l’andamento del flusso dei raggi X durante l’intero mese (prodotto utilizzando il sito https://www.polarlicht-vorhersage.de/goes-archive) come misurato dai satelliti GOES.

    I quattro eventi di classe M riportati nella seconda metà del grafico sono appunto i brillamenti della regione 3098 avvenuti tra il 16 ed il 17 Settembre.

    Aggiornamento Missione DART

    Credit @ASI

    A novembre del 2021 e nel numero 254 di Coelum Astronomia pubblicavamo due articoli con tutte le informazioni relative alla DART ed allo scopo della missione.

    Ora la Sonda DART è quasi arrivata alla fine del suo percorso e LICIACube, il satellite italiano di soli 14kg che sta seguendo la sonda ci fornirà immagini e riprese per gli studi futuri. La NASA sfrutterà invece le riprese di DRACO la fotocamera montata a bordo della DART stessa e che è destinata a schiantarsi su Dimorphos.

    La sonda, targata NASA, vede la collaborazione dei principali centri di ricerca dell’agenzia spaziale americana: il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL), il Jet Propulsion Laboratory (JPL), il Goddard Space Flight Center (GSFC), il Johnson Space Center (JSC), il Glenn Research Center (GRC) e il Langley Research Center (LaRC).

    DART è un cosiddetto impattore cinetico, il cui scopo principale è quello di modificare l’orbita di un asteroide così da evitare che questo incontri il nostro pianeta lungo la sua traiettoria.

    L’obiettivo della missione è l’asteroide lunare Dimorphos (160 m di diametro), che ruota attorno all’asteroide più grande Didymos (che ha un diametro di 780 m).

    La sonda raggiungerà Dimorphos domani mattina 27 settembre ore 1:14 Italia. DART avrà un impatto quasi frontale su Dimorphos, riducendo di diversi minuti il ​​tempo necessario al piccolo asteroide per orbitare attorno a Didymos. L’impatto sarà monitorato dai telescopi di tutto il mondo, ma soprattutto da LICIACube, un cubesat tutto italiano, finanziato e coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

    «LICIACube avrà il compito principale di acquisire tutte le immagini possibili che descrivano la scena di impatto di DART e l’evoluzione dei detriti che si solleveranno per via dell’impatto, e lo farà con le sue due camere, Leia Luke» dice Angelo Zinzi, tecnologo ASI e responsabile dello Science Operations Center «Leia, grazie alla sua alta risoluzione, sarà in grado di mostrarci nel dettaglio il punto di impatto, mentre Luke, avendo un campo di vista più ampio, avrà modo di inquadrare la gran parte del materiale espulso e raccontarci la sua evoluzione».

    Specifichiamo che l’asteroide bersaglio di DART non è una minaccia per la Terra. Questo sistema binario di asteroidi è però il banco di prova perfetto per verificare se lo schianto intenzionale di un veicolo spaziale contro un asteroide sia un modo efficace per cambiarne la rotta, nel caso in cui rischi di impattare il nostro pianeta.

    La NASA sottolinea che per i prossimi 100 anni nessun asteroide noto di dimensioni superiori a 140 metri si trovi in rotta di collisione con la Terra. Ma – precisano – solo il 40% circa di questi asteroidi è stato finora identificato (dati aggiornati a ottobre 2021).

    Elendo delle fonti utili per tutti i dettagli della DART e come seguire l’evento:

    News Coelum Astronomia novembre 2021 data lancio

    Articolo su Coelum Astronomia 245 di gennaio 2022

    Sito NASA ufficiale DART

    Diretta NASA dell’evento di impatto 

    Diretta ASI inquadratura LiciaCube

     

    Luna di Ottobre 2022

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    Le notti si allungano e Ottobre ci regala delle ottime occasioni per dedicarci all’osservazione del nostro satellite!

    Ripartito il nuovo ciclo lunare dopo il Novilunio dello scorso 25 Settembre, il nostro satellite si avvia verso le migliori condizioni osservative che lo porteranno alle ore 02:14 del 3 Ottobre in Primo Quarto con fase di 7 giorni ma a -30° sotto l’orizzonte.

    Per effettuare osservazioni delle strutture lunari basterà attendere la medesima serata del 3 Ottobre quando alle ore 19:50 la Luna transiterà in meridiano ad un’altezza di +21° rendendosi poi visibile fino a poco dopo la mezzanotte quando scenderà sotto l’orizzonte.

    Nel progredire della fase di Luna Crescente il nostro satellite sarà in Plenilunio alle ore 22:55 del 9 Ottobre alla distanza dal nostro pianeta di 375139 km, con diametro apparente di 31.85’ e ad un’altezza di +42°. Nel caso specifico, il disco della Luna Piena sarà perfettamente visibile per tutta la nottata fino all’alba del mattino seguente quando andrà a tramontare contestualmente al sorgere del Sole.

    Ripartita la Fase Calante, proseguirà anche il progressivo allontanamento della Luna dalle comode ore serali portandosi sempre più verso le ore notturne fino al 17 Ottobre quando alle 19:15 sarà in Ultimo Quarto a -22° sotto l’orizzonte, mentre per chi intendesse osservare la superficie lunare al telescopio basterà attendere le 23:46 quando sorgerà fra i Gemelli e il Cancro rendendosi pertanto visibile fino all’alba del mattino seguente.

    La fase di Luna calante si concluderà con la Luna Nuova alle ore 12:49 del 25 Ottobre. Da qui l’ulteriore nuovo ciclo lunare, con la contestuale fase di Luna Crescente, porterà il nostro satellite di sera in sera a mostrare una porzione sempre più ampia della propria variegata superficie illuminata dal Sole, in modo particolare nelle ultime serate di questo mese che si chiuderà con la Luna nelle migliori condizioni osservative in attesa del prossimo Primo Quarto proprio nella prima serata di Novembre, ma ne riparleremo!

    Le Falci lunari di Ottobre

    Falce lunare di 2,74 giorni senza il telescopio (credit Francesco Badalotti, 2018)

    Per gli appassionati di falci lunari il primo appuntamento è per la nottata del 21 Ottobre quando alle ore 02:54 sorgerà una falce di 25 giorni fra le stelle della costellazione del Leone, visibile pertanto fino all’alba. Non si tratterà della tipica “falce stretta” ma si renderà molto interessante per la possibilità di osservare in dettaglio innumerevoli strutture geologiche, fra cui “Aristarchus Plateau” a nordovest con la spettacolare Vallis Schroter nell’Oceanus Procellarum, l’inconfondibile “isola nera” del vasto cratere Grimaldi ad ovest oltre ai non lontani anelli montuosi concentrici del vasto bacino da impatto del mare Orientale.

    Scendendo poi verso sud una larga porzione del mare Humorum verrà a trovarsi in prossimità del terminatore con la possibilità di effettuare osservazioni in alta risoluzione se il seeing sarà favorevole.

    Ancora più a sud lo spettacolare quartetto costituito dai crateri Schickard, Nasmyth, Phocylides e Wargentin (quest’ultimo con la platea ricolma di lava ormai solidificata) per concludere infine col più esteso cratere visibile dal nostro pianeta sulla superficie della Luna: Bailly con i suoi 311 km di diametro.

    Un’altra bella falce sorgerà la seguente nottata alle ore 03:59 del 22 Ottobre in fase di 26 giorni sulla cui superficie sarà facile distinguerne la netta suddivisione in due parti, dalle scure rocce basaltiche del settore più occidentale dell’Oceanus Procellarum, a nord-nordovest, fino alla maggiore albedo delle più chiare rocce anortositiche degli altipiani a sud-sudovest.

    Una falce ancora più stretta, di 27,2 giorni, sorgerà il 23 Ottobre alle ore 05:05. Infine verso l’alba del 24 Ottobre sarà possibile dedicare qualche ripresa fotografica ad una bella falce di 28,2 giorni che sorgerà alle ore 06:12, ma il tempo a disposizione sarà molto limitato prima che la luce del Sole prevalga su tutto.

    Il 25 Ottobre 2022 assisteremo ad una eclisse parziale di Sole. Prendendo come riferimento la città di Roma questo interessante fenomeno avrà inizio alle ore 11:25 mentre la fase massima potrà essere osservata alle ore 12:21 quando il Sole raggiungerà un’altezza di +35°. Alle ore 13:19 l’eclisse potrà considerarsi ormai conclusa. La magnitudine di questo evento, cioè il rapporto fra le dimensioni apparenti della Luna e del Sole durante l’eclisse, sarà di 0,265 mentre la frazione del Sole che verrà oscurata sarà pari ad un valore di 0,157. Per quanto riguarda l’osservabilità sul territorio italiano, nelle fasi iniziali l’altezza del Sole sull’orizzonte varierà dai 26-30° delle regioni settentrionali fino ai 33-38° delle estreme regioni meridionali, mentre il massimo dell’eclisse nelle zone di Ragusa e Siracusa verrà raggiunto col Sole ad un’altezza di +41°.
    A tutti coloro che intenderanno osservare l’eclisse parziale di Sole, sia quella del 25 Ottobre così come in qualsiasi altra analoga occasione, al fine di evitare spiacevoli danni alla vista si consiglia vivamente di evitare di guardare il Sole ad occhio nudo ma di munirsi di appositi occhialini, binocoli e telescopi rigorosamente muniti degli specifici filtri anche per evitare le pericolose radiazioni presenti durante l’osservazione diretta non protetta, sconsigliando assolutamente metodi amatoriali quali occhiali da Sole, lastre mediche, negativi fotografici, CD, vetrini affumicati da saldatore, ecc, che nulla hanno a che vedere
    con una effettiva protezione dei nostri occhi, lasciando perdere pertanto le sempre troppo facili soluzioni del “sentito dire”. Molteplici sono le tecniche per acquisire immagini di tali eventi, ma personalmente non trascurerei la possibilità di “godersi l’eclisse” dal primo fino all’ultimo istante anche senza strumenti o macchine fotografiche con la necessaria calma e concentrazione senza doversi preoccupare di tenere d’occhio la strumentazione, i tempi di posa, l’inseguimento, regolare i diaframmi, ecc, senza dimenticare però di evitare gravi danni alla vista.

    Per quanto riguarda le falci in Luna Crescente appuntamento per il 27 Ottobre con una falce di 2,2 giorni che alle ore 19:22 scenderà sotto l’orizzonte fra le stelle dello Scorpione. L’esigua finestra temporale prima che la Luna tramonti consentirà solo rapide occhiate col telescopio al settore orientale del mare Crisium ed ai grandi crateri sul lato est del mare Fecounditatis fra cui Langrenus, Vendelinus, Petavius, Furnerius anche se la bassa declinazione potrà influire negativamente sul seeing.

    Si segnala infine per il tardo pomeriggio del 28 Ottobre una falce ormai un po’ “troppo larga” di 3,3 giorni ma già molto interessante e particolarmente ricca di target osservativi, con le innumerevoli strutture situate fra il bordo lunare orientale e la linea del terminatore. Per questa tipologia di osservazioni, oltre agli ormai noti parametri osservativi, risulterà determinante disporre di un orizzonte il più possibile libero da ostacoli.

    Librazioni di Ottobre

    (In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).

    Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.

    Librazioni Regione Polare Nord (inizio mese):

    • 04 Ottobre. Fase 08,87 giorni – Massima Librazione nord cratere Scoresby.
    • 05 Ottobre. Fase 09,91 giorni – Massima Librazione nord cratere Petermann.

    Librazioni Regione Polare Nord (fine mese):

    • 30 Ottobre. Fase 05,39 giorni – Massima Librazione nord cratere Peary.
    • 31 Ottobre. Fase 06,25 giorni – Massima Librazione nord cratere Baillaud.

    Librazioni Regione Nordest:

    • 06 Ottobre. Fase 10,95 giorni – Massima Librazione nord cratere De La Rue.
    • 07 Ottobre. Fase 11,98 giorni – Massima Librazione nord mare Humboldtianum.
    • 08 Ottobre. Fase 13,00 giorni – Massima Librazione nord cratere Zeno.
    • 09 Ottobre. Fase 13,02 giorni – Massima Librazione nord cratere Zeno.
    • 10 Ottobre. Fase 14,05 giorni – Massima Librazione est cratere Gauss

    Librazioni Regione Sud-Sudovest:

    • 18 Ottobre. Fase 22,22 giorni – Massima Librazione sud cratere Newton.
    • 19 Ottobre. Fase 23,04 giorni – Massima Librazione sud cratere Casatus.
    • 20 Ottobre. Fase 24,08 giorni – Massima Librazione sud cratere Bailly.
    • 21 Ottobre. Fase 25,12 giorni – Massima Librazione crateri Hausen/Pingre.
    • 22 Ottobre. Fase 26,17 giorni – Massima Librazione crateri Inghirami/Wargentin.
    • 23 Ottobre. Fase 27,22 giorni – Massima Librazione ovest cratere Inghirami.

    NOTE

    Immagini “Librazioni “: Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”.

    –  Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.

    –  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp

     

    Le Costellazioni di Ottobre 2022

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    Con Ottobre si apre il sipario sulle costellazioni che caratterizzeranno il cielo d’autunno: le serate estive sono ormai un ricordo e con esse anche gli oggetti celesti che per mesi abbiamo osservato per tutta la notte. Ora è il momento di lasciarci sorprendere da una schiera di astri che anticipano già il cielo invernale!

    Complici le giornate sempre più corte e un sempre maggior numero di ore di buio, avremo più possibilità di dedicarci all’osservazione e alla fotografia del cielo.

    Partendo dall’orizzonte Ovest troveremo ancora, seppur in procinto di tramontare definitivamente, tracce di cielo tipicamente estivo rappresentate da Ercole, Cigno, Aquila e Lira. Nei loro pressi sarà possibile lasciarsi sorprendere ancora per poco dalla bellezza della Via Lattea: la troveremo in direzione Sud-Ovest con una inclinazione verticale e con il nucleo galattico ormai quasi invisibile, se non nella primissima parte della serata subito dopo il crepuscolo.

    Sarà comunque emozionante vedere la nostra galassia stagliarsi su una spiaggia o tra gli alberi di un luogo in altura, dove il paesaggio sarà reso quasi fiabesco dalla sua presenza.

    Percorrendo con gli occhi la regione di cielo che va da Sud-Ovest a Nord-Est, la Via Lattea ci condurrà alle costellazioni protagoniste di ottobre: Cassiopea, Andromeda, Pegaso.

    PEGASO NEL CIELO DI INIZIO AUTUNNO

    Facilmente identificabile grazie all’asterismo del Quadrato, quella di Pegaso è una costellazione boreale che transita al meridiano proprio a metà ottobre. È un oggetto tipico del cielo d’autunno ed è confinante con Andromeda con la quale condivide la stella Sirrah, astro che costituisce il lato superiore dell’asterismo.

    La stella principale della costellazione è Markab (α Pegasi), una gigante azzurra con magnitudine 2,49 e distante 140 anni luce, che rappresenta il vertice sud-occidentale del Quadrato.

    Nonostante la stella alfa di Pegaso sia Markab, è Enif (ε Pegasi) l’astro più brillante della costellazione, una supergigante arancione con magnitudine +2,38.

    Seconda alla stella Enif in termini di brillantezza troviamo Scheat (β Pegasi) una gigante rossa di magnitudine 2,44, distante 199 anni luce e che va a indicare il vertice nord-occidentale del Quadrato di Pegaso.

    Nella costellazione sono presenti diverse stelle doppie, alcune anche facilmente risolvibili come 3 Pegasi e η Pegasi: le due componenti che danno vita a 3 Pegasi sono bianco-giallastre di sesta e settima magnitudine e possono essere risolte anche con modesti ingrandimenti. Nel caso di  η Pegasi ognuna delle due componenti è una stella doppia, risolvibili ma non con piccole strumentazioni.

    Interessante il sistema stellare binario IK Pegasi: esso è composto dalla stella bianca IK Pegasi A e dalla nana bianca IK Pegasi B e diversi studi astronomici lo indicano come un stella doppia che potrebbe esplodere in supernova in tempi non troppo lontani.

    OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DI PEGASO

    Tra gli oggetti del profondo cielo presenti nella costellazione di Pegaso vi è sicuramente da segnalare M15, uno degli ammassi globulare più densi della Via Lattea: esso è visibile con un binocolo il quale però non sarà in grado di rilevare chissà quali dettagli che invece risulteranno più nitidi con telescopi a ingrandimenti superiori a 350mm. L’ammasso è osservabile proprio nel periodo che va da luglio a dicembre.

    Altri interessanti oggetti presenti nella costellazione sono le galassie a spirale NGC 7331 e NGC 7217.

    Quintetto di Stephan in Pegaso di Paolo Calliera (da Photo Coelum)

    Segnaliamo anche il Quintetto di Stephan: un gruppo visuale di cinque galassie situato in direzione della costellazione di Pegaso. Fu il primo gruppo di galassie ad essere scoperto (era il 1877!) e lo dobbiamo all’astronomo francese Édouard Stephan.

     

    Dalla sezione Photo Coelum, Maurizio Cabibbo ci regala anche questa spettacolare immagine centrata sulla galassia NGC7497 nella costellazione del Pegaso con lo scopo di riprendere l’IFN presente nel campo:

    Clicca sull’immagine per maggiori dettagli!

    Da sottolineare che la costellazione di Pegaso ospita un sistema planetario extrasolare: 51 Pegasi. Questo è composto da una stella molto simile al Sole attorno a cui orbita un pianeta extrasolare di tipo gioviano caldo, scoperto nel 1995.

    PEGASO NELLA MITOLOGIA

    Pegaso in una illustrazione del 1715

    Tra asterismi, stelle doppie e pianeti extrasolari è il momento di scoprire il ruolo di Pegaso nella mitologia!

    La figura di Pegaso è associata a quella del cavallo alato che nacque da uno zampillo di sangue scaturito dall’uccisione di Medusa da parte di Perseo, che si servì proprio della creatura mitologica per salvare Andromeda, figlia di Cefeo e di Cassiopea, dalle grinfie del mostro marino Ceto.

    Pegaso era caro a Zeus poiché si occupava di trasportare le folgori del dio fino all’Olimpo. Questo mito si riferisce a Pegaso come alla creatura alata di cui si servì Bellerofonte per uccidere la Chimera.

    E ancora: troviamo la figura di Pegaso tornare all’Olimpo dopo la morte di Bellerofonte e successivamente ridiscendere sul Monte Elicona mentre era in atto una gara di canto tra le Muse e le Pieridi; alle melodie intonate dalle Pieridi il Monte Elicona prese ad innalzarsi verso il cielo e solo lo zoccolo battuto sulla roccia dal cavallo alato riuscì ad arrestarne la rapida ascensione. Nel punto in cui Pegaso sbatté lo zoccolo si aprì una sorgente chiamata così “sorgente del cavallo“.

    Portate a termine le sue imprese, il cavallo alato prese il volo verso la volta celeste e qui si trasformò in una manciata di stelle poste a omaggiare le sue virtù per l’eternità.
    IL PESCE AUSTRALE NEL CIELO DI OTTOBRE

    Tra gli oggetti celesti che transitano al meridiano nel mese di ottobre troviamo il Pesce Australe: si tratta di una piccola costellazione identificabile grazie alla brillante stella alfa Fomalhaut, una stella bianca che con la sua magnitudine 1,16 si classifica come la diciottesima più brillante della volta celeste.

    Credit: NASA, ESA, and the Digitized Sky Survey 2. Acknowledgment: Davide De Martin (ESA/Hubble)

    Dall’arabo fom-al-hut, il nome della stella alfa del Pesce Australe significa “la bocca del pesce“; la sua brillantezza è accentuata anche dal fatto che l’astro si trovi in una regione povera di stelle e facilmente individuabile già in estate, bassa sull’orizzonte in direzione Sud-Est.

    IL PESCE AUSTRALE NELLA MITOLOGIA

    Piscis Austrinus Profile Image on www.underthenightsky.com (credit: www.RareMaps.com — Barry Lawrence Ruderman Antique Maps Inc)

    Secondo la mitologia greca, il Pesce Australe è rappresentato nell’atto di bere l’acqua che sgorga dalla giara dell’Acquario mentre una leggenda mediorientale racconta di Derceto, sorella di Afrodite e dea della fertilità, che meditò il suicidio lasciandosi annegare in un lago nei pressi dell’Eufrate dopo aver partorito una bambina, frutto della relazione con un mortale. Il destino della dea fu però svoltato da un pesce che la salvò da una morte certa; come segno di eterna riconoscenza, Derceto lo collocò tra le stelle e da qui nasce la costellazione del Pesce Australe.

    Incontro Ravvicinato fra Juno e Europa

    Giovedì 29 settembre, alle 2:36 PDT (5:36 EDT), la navicella spaziale Juno della NASA arriverà entro 222 miglia (358 chilometri) dalla superficie della luna ricoperta di ghiaccio di Giove, Europa.

    Il veicolo spaziale a energia solare dovrebbe ottenere alcune delle immagini con la più alta risoluzione mai scattate di porzioni della superficie di Europa, oltre a raccogliere dati preziosi sull’interno della luna, sulla composizione della superficie e sulla ionosfera, insieme alla sua interazione con la magnetosfera di Giove.

    Europa fotografato da Jun
    Questa immagine della luna di Giove Europa è stata scattata dall’imager JunoCam a bordo della navicella spaziale Juno della NASA il 16 ottobre 2021, da una distanza di circa 51.000 miglia (82.000 chilometri). Credito: dati immagine: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS. Elaborazione immagine: Andrea Fortuna CC BY

    Tali informazioni potrebbero essere utili a future missioni, tra cui Europa Clipper dell’agenzi , che dovrebbe essere lanciata nel 2024 per studiare proprio la luna ghiacciata. “Europa è una luna gioviana così intrigante, è il fulcro della sua futura missione della NASA”, ha affermato il ricercatore principale di Juno Scott Bolton del Southwest Research Institute di San Antonio. “Siamo felici di fornire dati che potrebbero aiutare il team di Europa Clipper nella pianificazione della missione, oltre a fornire nuove intuizioni scientifiche su questo mondo ghiacciato”.

    Orbite di avvicinamento Juno
    La missione estesa di Juno include il sorvolo delle lune Ganimede, Europa e Io. Questo grafico raffigura le orbite di Giove del veicolo spaziale – etichettato “PJ” per perigiove, o punto di avvicinamento più vicino al pianeta – dalla sua missione principale in grigio alle 42 orbite della sua missione estesa nei toni del blu e del viola. Credito: NASA/JPL-Caltech/SwRI

    News da Marte! #2

    Bentornati su Marte!

    Invece di un aggiornamento più generale oggi dedicheremo le nostre attenzioni esclusivamente a Perseverance, ma c’è un’ottima ragione per farlo.

    Nel tardo pomeriggio di giovedì 15 settembre la NASA ha indetto una conferenza nella quale ha fatto il punto delle più recenti scoperte del suo rover attualmente impegnato nella seconda parte della sua missione nel cratere Jezero: Delta Front. C’è stata anche qualche anticipazione sulle prossime azioni programmate per Perseverance, tra le quali il rilascio al suolo di alcune fiale con i campioni. Andiamo con ordine.

    Is there life on Mars?

    Non possiamo dare risposta positiva a questa domanda, nonostante l’ottimismo dei titoloni di giornali e telegiornali. “Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie” ricordava Carl Sagan.

    Quello che è vero è che gli ultimi quattro campioni prelevati dal rover statunitense, provenienti da due siti peraltro molto vicini tra loro, sono di estremo interesse per i geologi e presentano un’ottima varietà di materiali. 

    I due siti nella regione del delta dove Perseverance ha raccolto quattro campioni di roccia: Skinner Ridge (campioni 10 e 11) e Wildcat Ridge (12 e 13). Crediti: NASA/JPL/Caltech/MSSS

    Qui sono mostrate le abrasioni eseguite nei due siti, sempre compiute prima dei prelievi dei campioni, per iniziare a caratterizzare i materiali che si raccoglieranno. Queste immagini sono state eseguite dalla camera WATSON che consente macro ravvicinate di estremo dettaglio. Crediti: NASA/JPL/Caltech/MSSS

    Come evidente dalle immagini, i due campioni sono relativi a rocce moderatamente diverse tra loro.
    Da una parte i campioni della roccia di Skinner Ridge (foto a sinistra) che presentano una struttura abbastanza diversificata con grani di roccia, derivati da detriti di sassi più grandi, trasportati qui dall’acqua probabilmente per centinaia di km.

    L’abrasione eseguita sul sito Wildcat Ridge mostra invece una struttura parecchio più omogenea e con particelle molto fini. Questo viene generalmente associato dai geologi alle trasformazioni che subisce del materiale fangoso ricco di solfati. Potrebbe quindi essersi formato proprio in acqua salmastra, probabilmente quando l’antico lago evaporò.

    Ci troviamo di fronte a due esempi di rocce sedimentarie, opposte a tutti i campioni raccolti in precedenza da Perseverance che erano invece rocce magmatiche. Queste ultime si formano nel sottosuolo e fuoriescono durante le attività eruttive, e risulteranno pratiche per datare con precisione la storia geologica del cratere. Le rocce sedimentarie hanno un’utilità diversa per gli scienziati: sulla Terra sono le rocce che conservano più fedelmente i fossili, ma su Marte…

    Non troveremo fossili, ma lo strumento SHERLOC ha eseguito un’analisi spettrografica dettagliata dell’abrasione eseguita a Wildcat Ridge rilevando la maggiore concentrazione di molecole organiche mai rilevata su Marte e in particolare di composti aromatici (quelli sui quali il dispositivo è stato tarato per avere maggiore sensibilità).

    Composti organici! Significa vita passata sul pianeta? No, è davvero troppo presto per dirlo. I composti organici si possono formare attraverso processi chimici di interazione tra acqua e rocce, e sono stati rintracciati anche nella polvere interstellare. Però è interessante notare che queste osservazioni sia state compiute in un’area che si ritiene sia stata in passato potenzialmente abitabile. Possiamo confermare di essere anche qui di fronte alle cosiddette biosignature, gli indizi di vita passata che Perseverance è stato creato per cercare, già rilevate in praticamente ognuna delle osservazioni sinora compiute da SHERLOC ma mai a questi livelli e mai sull’intera superficie esposta.

    Rick Welch Project System Engineer
    Rick Welch, Project System Engineer del JPL, ci illustra le caratteristiche delle fiale e il diametro dei campioni di roccia raccolti da Perseverance impiegando il Sistema Dimensionale Americano Standard: “la dimensione è quella di un mignolo”. Per noi europei si tratta di 13 millimetri.

    È un momento quasi emozionante per gli scienziati coinvolti e per noi che seguiamo così da vicino gli aggiornamenti, perché stiamo avendo conferma che il sito di atterraggio scelto è di straordinario valore scientifico e gli strumenti portati su Marte riescono a far “parlare” queste antichissime rocce. Non stiamo nella pelle all’idea di scoprire cos’altro sveleremo nel prossimo capitolo della missione del rover, quello che vedrà Perseverance risalire il delta e procedere verso ovest.

    Quo vadis?

    Nel corso della conferenza sono stati illustrati anche i futuri passi dell’esplorazione di Jezero, dai prossimi due mesi sino a oltre un anno.

    Nell’immediato Perseverance raccoglierà almeno altri quattro campioni di roccia e impiegherà un altro dei suoi witness tube. Queste ultime sono delle fiale precaricate con materiali in grado di catturare gas estranei e contaminanti che, nonostante le incredibili attenzioni, potrebbero essere arrivati dalla Terra. Questi particolari oggetti subiscono le stesse manipolazioni delle normali fiale, tranne il riempimento con i carotaggi di roccia, al fine di documentare le condizioni ambientali in cui i prelievi avvengono e poter meglio interpretare i dati una volta che i campioni torneranno a Terra per le analisi molto più dettagliate.

     

    Ricapitolando, i tubi attualmente impiegati e conservati sono 15: uno è purtroppo vuoto a causa del fallimento del primissimo tentativo di raccolta ma resta valido come campione atmosferico; 12 contengono campioni di roccia da 6 siti; 2 sono i tubi testimoni già adoperati (il primo il 22 giugno 2021 e il secondo il 16 luglio 2022). Arriveremo quindi a breve a 20 tubi.

     

    Iniziamo a pensare a cosa fare con essi?

    La risposta alla domanda è positiva, infatti tra circa due mesi è previsto di rilasciare al suolo alcuni dei campioni mettendo a segno un altro passo nella missione Sample Return. Dal momento che per ogni sito di raccolta sono stati e saranno prelevati due campioni, la strategia pensata sin dall’inizio è di depositare nel luogo selezionato solo il primo campione per ciascun sito, lasciando che il rover continui a trasportare il secondo in attesa di valutare successivamente le opzioni disponibili.

    È stato individuato anche il luogo dove compiere i rilasci, e attualmente non ci troviamo molto lontano da esso. Si tratta di tornare indietro di 400/500 metri verso la regione del fondo del cratere, un’area estremamente pianeggiante e senza rilievi rocciosi. Queste caratteristiche geografiche rendono il luogo ideale per la futura missione di raccolta dei campioni, che qui dovrà atterrare e svolgere i compiti previsti.

    Jezero con la posizione attuale di Perseverance
    Mappa della regione del cratere Jezero con la posizione attuale di Perseverance e del sito individuato per il rilascio dei campioni. Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/USGS

    Mosaico di due foto
    Mosaico di due foto (con prospettiva rettificata) dove si scorge il luogo designato. Crediti: NASA/JPL-Caltech

    Al termine dell’operazione di deposizione delle fiale si potrà iniziare a pensare alla prossima fase dell’esplorazione, ovvero risalire il bordo del cratere per andare oltre Jezero e raccogliere nuovi campioni.

    percorsi analizzati per il proseguimento dell’esplorazione
    I percorsi analizzati per il proseguimento dell’esplorazione che dovrebbe tenere occupato il rover per oltre un anno terrestre. Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/USGS/JHU-APL

    Le prospettive di funzionalità di Perseverance vanno oltre i 10 anni (attuale età di Curiosity), quindi c’è il potenziale perché il rover possa incontrare la futura missione di raccolta e supportarla direttamente rilasciando a portata del braccio robotico del lander i campioni che ancora custodirà. Questa è stata infatti la recente revisione della Sample Return, che ha eliminato il previsto rover di raccolta per lasciare questo compito a Perseverance.
    Da segnalare che la deposizione dei campioni nella regione del cratere ha funzione di backup nell’eventualità che, per qualche sfortunata ragione, il rover NASA non sia in grado di raggiungere il futuro lander e rilasciare le fiale nelle sue vicinanze. In questo caso le operazioni di raccolta saranno svolte, in tempi probabilmente più lunghi, esclusivamente dai due elicotteri che atterreranno insieme al lander.

    Per questo aggiornamento marziano è tutto, appuntamento al prossimo che cercherò di rendere meno monotematico!

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    Spediti – Coelum Astronomia 25 anni

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    TANTISSIMI!! Grazie a tutti i lettori che hanno prenotato una copia del libro per festeggiare i 25 anni di pubblicazioni. E’ stata davvero un’emozione preparare così tanti pacchi! 

    Ci sono ancora alcune copie disponibili e… rimanete aggiornati per sapere quando verrà fissata la nuova data per i festeggiamenti! Non potete mancare!

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    COMUNICAZIONE IMPORTANTE: EVENTO RINVIATO

    Carissime e Carissimi tutti,

    a seguito dei gravi danni subiti nella scorsa notte dal territorio della provincia di Ancona colpito da violente precipitazioni, la Redazione informa che l’evento previsto per domenica prossima 18 settembre organizzato per celebrare i 25 anni di pubblicazioni di Coelum Astronomia, è stato RINVIATO a data da definire.
    Siamo vicini alle famiglie tragicamente coinvolte in questo difficile momento.
    La nuova data sarà fissata e comunicata a breve.
    Si comunica altresì a quanti interessati che anche l’edizione di settembre di Galassica Festival dell’Astronomia prevista per sabato e domenica 17 e 18 è stato rinviato.
    La Redazione di Coelum Astronomia

    Aperta la prevendita per il n°258 ottobre/novembre

    Tutto, ma proprio tutto e molto di più nel prossimo numero di Ottobre/Novembre
    Leggi l’indice qui! 

    Coelum Astronomia n°258

    ottobre – novembre 2022

    in uscita il 26 settembre 2022

    Disponibile dal 26 settembre il numero 258 di Coelum Astronomia di ottobre/novembre 2022.

    LA COPERTINA

    Il n. 258 dedicato all’Inquinamento Luminoso che di fatto sta aumentando. L’immagine di copertina, seppur spettacolare, nasconde un lato oscuro, come dott. Jekyll e Mr. Hyde, i danni del proliferare delle luci di notte sono immensi.

    Anche per questo numero una grande novità. Torna a scrivere per Coelum Astronomia uno dei volti più noti fra gli astrofotografi italianiCristian Fattinnanzi, autore di una rubrica tutta sua che ci accompagnerà per molti numeri!

    Scopri di più!

    I favolosi anni 90 dell’Astronomia – 1990

    Eccoli eccoli, gli anni ’90 sono arrivati!

    Gli anni ’90, con la loro carica esplosiva e scoppiettante, che partono con l’aprirsi della guerra del golfo, hanno fatto irruzione negli anni ’80 come un carrarmato con le pantofole di pelliccia.

    Ma va bene così, ogni cambiamento ha sempre qualcosa di elettrizzante. Gli anni ’90 sono stati costellati di incredibili avvenimenti e scoperte. Se avete voglia di fare un tour indietro nel tempo mettetevi comodi e godetevi questa nuova decade che parla dell’astronomia dell’ultimo decennio del secolo scorso! E non sbavate troppo per l’emozione che per quello bastava lo sbrodolino! Sistematevi i jeans alti quanto il dolcevita, togliete il tamagotchi dalle tasche e andiamo!

    Si parte col 1990, anno in cui, non so se mi spiego, uscivano sia il Game Gear che il Super Nintendo, console che in quell’anno fecero salire l’isolamento adolescenziale tanto da far impallidire la videodipendenza da smartphone. Ma quello che rimane aggrappato alle pagine polverose della memoria non sono le ore spese a far deflagrare gli alieni che uscivano dalle fottute pareti o a cercare mappe del tesoro in Monkey Island, che da solo vale tutti gli anni ’90, ma l’atmosfera di magia e ricerca che ha guidato tutti gli adolescenti per l’intero decennio. Al cinema i film cazzuti come atto di forza e Apache facevano pompare i ragazzi,  ghost e pretty woman facevano sognare le ragazze e noi nerd ci sparavamo gremlins II, ritorno al futuro 3 ed Edward mani di forbice. In TV c’erano serie tv del calibro di Beverly Hills 90210, Willie il principe di Bel Air, Otto sotto un tetto e ALF, che terminava proprio in quell’anno. Non so se mi spiego! Sul lato astronomico, come sempre, all’universo non gliene poteva fregare di meno ma gli scienziati fecero bingo mandando in orbita il paparazzo cosmico per eccellenza, quel cecchino di wallpaper che era l’Hubble space Telescope. Un satellite artificiale in grado di regalare immagini meravigliose sia all’astronomia nel visibile, che nell’ultravioletto e anche nell’infrarosso.

    Fu realizzato dalla NASA in collaborazione con l’ESA e venne portato il orbita a 600 km di quota dalla navetta spaziale Discovery il 24 aprile di quest’anno. Il suo vantaggio era duplice: era fuori atmosfera e dotato di uno specchio primario di apertura pari a 2,4 m! Siccome le cose una volta le facevano buone, Hubble sta funzionando ancora in maniera ineccepibile.

    Telescopi Keck alle Hawaii. Credito: Osservatorio Keck
    Telescopi Keck alle Hawaii. Credito: Osservatorio Keck

    Nello stesso anno venne anche lanciato il telescopio spaziale Astro-1, formato da tre telescopi operanti nell’ultravioletto, ma solo per una missione sperimentale di 8 giorni. Migliorato e corretto, questo telescopio, nella sua nuova veste, verrà rilanciato nel 1995 con in nome di Astro-2. Sempre sulla scia dei grandi occhi, ma questa volta a terra, anche il telescopio Keck fu ultimato nel 1990 . E’ posto alle Hawaii, nella località di Mauna Kea e vantava una apertura effettiva di 9,82 metri! Il 1990 vide anche l’istituzione dell’High Energy Astrophysics Science Archive Research Center (HEASARC) presso il Goddard Space Flight Center (GSFC) della NASA ed il lancio della missione congiunta NASA/ESA Ulysses per mezzo dello Space Shuttle Discovery (STS-41). Il satellite in questione trasportava un esperimento per rilevare i raggi X solari ed i raggi gamma. Nel 1990 venne anche lanciato il satellite russo Gamma, che aveva come strumento principale il telescopio Gamma-1, un rivelatore sensibile ai raggi gamma con energie da 50 MeV a 6 GeV. Nei roaring 90’s venne anche rilevata grazie al Röntgen Satellit (ROSAT) l’emissione di raggi X della Luna, la prima rilevazione a raggi X della Luna da parte di un satellite in orbita terrestre. Tali raggi X erano dovuti alla dispersione dei raggi X solari. Nel frattempo, sulla Terra, veniva sviluppata la teoria dei super pennacchi, confermata dal rinvenimento di molti campioni di rocce del nucleo terrestre nel plateau oceanico di Ontong-Giava. Essa postulava che nel Cretaceo, circa 100-70 milioni di anni fa, immense correnti di materia fluida allo stato plastico risalirono dal nucleo attraversando il mantello e sboccando là dove la crosta terrestre, solida era più sottile. Questa teoria impattava direttamente sulla struttura della crosta terrestre, sulla dinamica delle zolle tettoniche, sul geomagnetismo e anche sul clima.

    ROSAT ( Roentgen Satellit ). Credit NASA
    ROSAT ( Roentgen Satellit ). Credit NASA

    Come sempre accade, le scoperte di trent’anni fa a volte fanno quasi tenerezza. Nel frattempo la tecnologia è avanzata, i computer sono cresciuti e con essi la potenza di calcolo. Ma quelli erano anni magici. Anni in cui tutto poteva accadere. Anni in cui i sogni diventavano davvero realtà tangibile. Anni in cui qualsiasi cosa si faceva era ancora spinta dal vento in poppa e la paura di cadere non c’era, come la disillusione ed il timore del fallimento. Tanto atterravi su una morositas

    Non hai letto tutti gli anni ’80?? Li trovi qui

    Immagini dall’Universo

    MOSTRA DI FOTOGRAFIE ASTRONOMICHE SCATTATE DAI SOCI A.L.S.A. DI LIVORNO
    IL CIELO VISTO (E FOTOGRAFATO) DAGLI ASTROFILI LIVORNESI

    In Toscana, nella splendida città di Livorno, oltre al mare ed ai suoi meravigliosi tramonti, c’è l’A.L.S.A. (Associazione Livornese Scienze Astronomiche), un’associazione di astrofili nata nel 1991 da cinque soci fondatori che si è andata ad ingrandire negli anni.
    Sempre alla ricerca di cieli bui e poco inquinati, trascorrono lunghe notti in bianco con “l’occhio” fisso sull’obiettivo per catturare angoli di cielo lontani, pianeti, costellazioni, galassie e nebulose non visibili ad occhio nudo. Una passione viscerale, travolgente, una vita trascorsa con un occhio sempre “rivolto all’ insù”.
    È proprio da questa passione che è nata “Immagini dall’Universo”, la mostra di fotografie
    astronomiche che si svolgerà dal 2 al 30 Ottobre c/o la sala di esposizioni temporanee del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo a Livorno.
    Le foto in mostra sono state scattate dai soci con strumentazione amatoriale e propongono una “passeggiata” nel cielo durante le quattro stagioni.
    Ogni foto è argomentata dalla relativa didascalia ed un membro dell’associazione sarà sempre disponibile in sede per rispondere alle domande dei curiosi.
    Osservando i 65 pannelli che compongono la mostra il visitatore potrà fare un interessante viaggio a miliardi di anni luce di distanza, nei posti più imperscrutabili dell’universo.
    Iniziando con il cielo dell’Autunno caratterizzato, tra le altre, dalla Galassia di Andromeda e proseguendo con l’Inverno e la Primavera, si arriva all’Estate con la sua regina indiscussa: la Via Lattea. Sarà inoltre possibile fare, su prenotazione, una visita guidata al Planetario del Museo.
    Dove: “Museo di Storia Naturale del Mediterraneo”
    Via Roma, 234 Livorno
    Quando: dal 02 Ottobre al 30 Ottobre 2022
    Contatti: 0586/266711
    info@alsaweb.it

    Il satellite SWOT è pronto a partire per gli Stati Uniti

    SWOT_Solar Array Deployment_copyright TAS
    SWOT_Solar Array Deployment_copyright TAS

    Cooperazione spaziale per la climatologia

    Dopo oltre un anno di attività di assemblaggio, integrazione e test presso lo stabilimento di Thales Alenia Space, JV tra Thales 67% e Leonardo 33%, a Cannes, in Francia, per conto delle Agenzie Spaziali francese e statunitense CNES e NASA, il satellite SWOT (Surface Water and Ocean Topography) è pronto a partire per il suo imminente lancio dagli Stati Uniti.

    SWOT è una missione congiunta del CNES e della NASA, con il contributo dell’Agenzia Spaziale Canadese (CSA) e dell’Agenzia Spaziale del Regno Unito (UKSA). È dedicata alla misurazione dei livelli delle acque superficiali di laghi e fiumi e dei bacini fluviali, nonché all’acquisizione di dati di alta precisione e dettagliati sulle dinamiche degli oceani. SWOT presenta una serie di innovazioni tecnologiche senza precedenti e si basa su una tecnologia innovativa, ovvero l’interferometro KaRIn ad ampio fascio, progettato dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. Il CNES e Thales Alenia Space hanno realizzato il gruppo a radiofrequenza di questo strumento. KaRIn è dotato di due antenne radar ad apertura sintetica (SAR) in banda Ka separate da un braccio di 10 metri che gli consentirà un’osservazione bidimensionale di ben 120 chilometri di larghezza con una risoluzione orizzontale dell’ordine di 50-100 metri, configurabile su entrambi i lati della rotta terrestre del satellite.

    SWOT trasporterà anche un modulo Nadir che include gli stessi strumenti dei satelliti della serie Jason, compreso l’altimetro a doppia frequenza Poseidon realizzato da Thales Alenia Space. Questo modulo trasporterà anche il sistema di determinazione precisa dell’orbita DORIS, realizzato da Thales, un radiometro a microonde avanzato (AMR), un GPS Payload (GPSP) e un Laser Retro-reflector Array (LRA) realizzati dal JPL.

    SWOT promette di rivoluzionare l’oceanografia e l’idrologia della superficie terrestre, essendo l’ultima di una lunga serie di missioni realizzate in collaborazione con CNES, NASA e Thales Alenia Space, a partire dal 1992 con il lancio del satellite TOPEX/Poseidon e proseguite con la serie di missioni del satellite Jason. SWOT sarà il primo satellite a effettuare un rientro atmosferico controllato, in conformità con la legge Space Operations Act francese (FSOA) orientata alla riduzione dei detriti spaziali, entrata in vigore nel 2020.

    Progettato per studiare la topografia degli oceani e le acque di superficie, SWOT ha una doppia missione che copre l’oceanografia e l’idrologia. Il satellite osserverà la circolazione degli oceani in 2D con una risoluzione dieci volte superiore. Questo ci aiuterà ad analizzare e comprendere meglio gli effetti della circolazione costiera sulla vita marina, sugli ecosistemi, sulla qualità dell’acqua e sui trasferimenti di energia per migliorare la realizzazione di modelli delle interazioni atmosfera-oceano. La parte idrologica della missione valuterà le variazioni dei livelli dell’acqua nei terreni acquitrinosi, nei laghi e nei bacini, nonché la portata dei fiumi. SWOT è quindi destinato ad apportare innovazioni chiave in un settore in cui la posta in gioco economica, sociale e strategica non è mai stata così alta.

    SWOT è ora pronto per la partenza verso gli Stati Uniti prevista per l’inizio di ottobre, concludendo un anno di sforzi incessanti da parte dei team francesi e statunitensi di Thales Alenia Space, leader mondiale nell’altimetria satellitare. Nel corso degli ultimi 12 mesi, il payload scientifico fornito dal JPL è stato integrato con la piattaforma satellitare sviluppata da Thales Alenia Space per il CNES. Dopo queste operazioni di assemblaggio, i team hanno condotto una serie di test funzionali e ambientali sul satellite e sui suoi strumenti per verificare la loro capacità di resistere alle difficili condizioni di lancio e dello spazio.

    Un aereo cargo C5-Galaxy dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti sarà impiegato appositamente per trasportare il satellite di due tonnellate e il suo container dall’aeroporto di Nizza alla Vandenberg Air Force Base (VAFB) per un lancio non previsto prima del 5 dicembre a bordo di un veicolo Falcon 9 operato da SpaceX.

    In occasione della conferenza stampa tenutasi il 6 settembre presso Thales Alenia Space, Thierry Lafon, Responsabile del progetto SWOT del CNES, ha dichiarato: “Il completamento dell’integrazione di SWOT in Francia illustra la volontà del nostro Paese, attraverso il CNES e il programma di investimenti futuri PIA (Programme d’Investissement d’Avenir), e quella dei suoi partner internazionali e industriali, di aprire la strada a nuove generazioni di sistemi di osservazione costruiti attorno a tecnologie dirompenti come l’altimetria radar interferometrica”. Questa missione pionieristica sarà la prima a condurre un’indagine globale sistematica sull’acqua della Terra, segnando un enorme passo avanti verso una gestione più efficiente di questa risorsa. Ha un grande potenziale per la nostra industria spaziale e per i futuri utenti dei suoi dati. La comunità scientifica internazionale attende con ansia questi nuovi dati per conoscere più da vicino il ciclo globale dell’acqua e migliorare la comprensione del ruolo degli oceani nel cambiamento climatico”.

    “SWOT è una missione emblematica non solo perché cerca di affrontare le questioni climatiche internazionali, ma anche perché sarà al servizio di una delle nostre risorse condivise più critiche, l’acqua”, ha aggiunto Christophe Duplay, Responsabile del programma SWOT di Thales Alenia Space. Il satellite ci aiuterà a rilevare l’intero ciclo dell’acqua, dai laghi e fiumi, ai mari e agli oceani, per la prima volta”. Per i team di Thales Alenia Space, questo programma rappresenta la continuazione della partnership di lunga data con il CNES e la NASA nel campo dell’altimetria satellitare, a partire dal successo delle missioni Jason, che hanno permesso di diffondere l’oceanografia operativa in tutto il mondo.”

    Per sapere si più sui satelliti dedicati all’osservazione della Terra segui la rubrica “Astronomia per la Terra”

    Ultime copie Raccolta Coelum 25 anni di Astronomia!

    ATTENZIONE: sono disponibili le ultime copie del progetto editoriale “Coelum Astronomia 25 anni di Pubblicazioni”.

    La raccolta di tutte le copertine di Coelum Astronomia accompagnata dalle testimonianze dei collaboratori ed autori!

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    Termine ultimo per l’acquisto:  mercoledì 14 settembre 2022

    Numero copie disponibili al 7 settembre 2022:  20 

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    La Nebulosa Tarantola vista dal JWST

    In this mosaic image stretching 340 light-years across, Webb’s Near-Infrared Camera (NIRCam) displays the Tarantula Nebula star-forming region in a new light, including tens of thousands of never-before-seen young stars that were previously shrouded in cosmic dust. The most active region appears to sparkle with massive young stars, appearing pale blue. Scattered among them are still-embedded stars, appearing red, yet to emerge from the dusty cocoon of the nebula. NIRCam is able to detect these dust-enshrouded stars thanks to its unprecedented resolution at near-infrared wavelengths. To the upper left of the cluster of young stars, and the top of the nebula’s cavity, an older star prominently displays NIRCam’s distinctive eight diffraction spikes, an artefact of the telescope’s structure. Following the top central spike of this star upward, it almost points to a distinctive bubble in the cloud. Young stars still surrounded by dusty material are blowing this bubble, beginning to carve out their own cavity. Astronomers used two of Webb’s spectrographs to take a closer look at this region and determine the chemical makeup of the star and its surrounding gas. This spectral information will tell astronomers about the age of the nebula and how many generations of star birth it has seen. Farther from the core region of hot young stars, cooler gas takes on a rust colour, telling astronomers that the nebula is rich with complex hydrocarbons. This dense gas is the material that will form future stars. As winds from the massive stars sweep away gas and dust, some of it will pile up and, with gravity’s help, form new stars.

    Migliaia di giovani stelle mai viste prima vengono avvistate in un vivaio stellare chiamato 30 Doradus, catturato dal telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA. Soprannominata la Nebulosa Tarantola per l’aspetto dei suoi filamenti polverosi nelle precedenti immagini del telescopio, la nebulosa è stata a lungo una delle preferite dagli astronomi che studiano la formazione stellare. Oltre alle giovani stelle, Webb rivela galassie di fondo lontane, nonché la struttura dettagliata e la composizione del gas e della polvere della nebulosa.

    A soli 161.000 anni luce di distanza nella galassia della Grande Nube di Magellano, la Nebulosa Tarantola è la regione di formazione stellare più grande e luminosa del Gruppo Locale, le galassie più vicine alla nostra Via Lattea. Ospita le stelle più calde e massicce conosciute. Gli astronomi hanno concentrato tre degli strumenti a infrarossi ad alta risoluzione di Webb sulla Tarantola. Visto con la telecamera a infrarossi vicini (NIRCam) di Webb, la regione assomiglia alla casa di una tarantola scavatrice, foderata con la sua seta. La cavità della nebulosa centrata nell’immagine NIRCam è stata svuotata dalle vesciche radiazioni di un ammasso di giovani stelle massicce, che brillano di un azzurro pallido nell’immagine. Solo le aree circostanti più dense della nebulosa resistono all’erosione dei potenti venti stellari di queste stelle, formando pilastri che sembrano puntare all’indietro verso l’ammasso. Questi pilastri contengono protostelle in formazione, che alla fine emergeranno dai loro bozzoli polverosi e prenderanno il loro turno per modellare la nebulosa (vedi immagine copertina dell’articolo).

    Lo spettrografo nel vicino infrarosso di Webb (NIRSpec) ha catturato una stella molto giovane mentre faceva proprio questo. Gli astronomi in precedenza pensavano che questa stella potesse essere un po’ più vecchia e già in procinto di eliminare una bolla attorno a se stessa. Tuttavia, il NIRSpec ha mostrato che la stella stava appena iniziando ad emergere dal suo pilastro e manteneva ancora una nuvola di polvere isolante attorno a sé. Senza gli spettri ad alta risoluzione di Webb alle lunghezze d’onda dell’infrarosso, questo episodio di formazione stellare in azione non sarebbe stato rivelato.

    La regione assume un aspetto diverso se visualizzata nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso più lunghe rilevate dal Mid-infrared Instrument (MIRI) di Webb . Le stelle calde svaniscono e il gas più freddo e la polvere brillano. All’interno delle nubi stellari, punti luminosi indicano protostelle incorporate, che stanno ancora guadagnando massa. Mentre lunghezze d’onda più corte della luce vengono assorbite o disperse dai granelli di polvere nella nebulosa, e quindi non raggiungono mai Webb per essere rilevate, lunghezze d’onda del medio infrarosso più lunghe penetrano in quella polvere, rivelando infine un ambiente cosmico mai visto prima.

    At the longer wavelengths of light captured by its Mid-Infrared Instrument (MIRI), Webb focuses on the area surrounding the central star cluster and unveils a very different view of the Tarantula Nebula. In this light, the young hot stars of the cluster fade in brilliance, and glowing gas and dust come forward. Abundant hydrocarbons light up the surfaces of the dust clouds, shown in blue and purple. Much of the nebula takes on a more ghostly, diffuse appearance because mid-infrared light is able to show more of what is happening deeper inside the clouds. Still-embedded protostars pop into view within their dusty cocoons, including a bright group at the very top edge of the image, left of centre. Other areas appear dark, like in the lower-right corner of the image. This indicates the densest areas of dust in the nebula, that even mid-infrared wavelengths cannot penetrate. These could be the sites of future, or current, star formation. MIRI was contributed by ESA and NASA, with the instrument designed and built by a consortium of nationally funded European Institutes (The MIRI European Consortium) in partnership with JPL and the University of Arizona.

    Uno dei motivi per cui la Nebulosa Tarantola è interessante per gli astronomi è che la nebulosa ha un tipo di composizione chimica simile a quella delle gigantesche regioni di formazione stellare osservate nel “mezzogiorno cosmico” dell’universo, quando il cosmo aveva solo pochi miliardi di anni e la stella la formazione era al culmine. Le regioni di formazione stellare nella nostra galassia, la Via Lattea, non producono stelle alla stessa velocità furiosa della Nebulosa Tarantola e hanno una composizione chimica diversa. Questo rende la Tarantola l’esempio più vicino (cioè, più facile da vedere in dettaglio) di ciò che stava accadendo nell’universo quando ha raggiunto il suo brillante mezzogiorno. Webb fornirà agli astronomi l’opportunità di confrontare e confrontare le osservazioni della formazione stellare nella Nebulosa Tarantola con le osservazioni profonde del telescopio di galassie lontane dall’attuale era del mezzogiorno cosmico.

    Nonostante i migliaia di anni di osservazione delle stelle da parte dell’umanità, il processo di formazione stellare conserva ancora molti misteri, molti dei quali dovuti alla nostra precedente incapacità di ottenere immagini nitide di ciò che stava accadendo dietro le spesse nubi dei vivai stellari. Webb ha già iniziato a rivelare un universo mai visto prima e sta solo iniziando a riscrivere la storia della creazione stellare.

    Il confronto

     

     

    A side-by-side display of the same region of the Tarantula Nebula brings out the distinctions between Webb’s near-infrared (closer to visible red, left) and mid-infrared (further from visible red, right) images. Each portion of the electromagnetic spectrum reveals and conceals different features, making data in different wavelengths valuable to astronomers for understanding the physics taking place. The image captured by Webb’s Near-Infrared Camera (NIRCam, left) features bright, hot features, like the sparkling cluster of massive young stars, and the bright star to their upper left, featuring Webb’s distinctive diffraction spikes. Young, emerging stars shine blue, while scattered red points indicate stars that are still enshrouded in dust. Structure in the nebula, carved by the stellar winds of the massive young stars, is intricately detailed. In the view from Webb’s Mid-Infrared Instrument (MIRI), the hot young stars fade, and cooler gas takes the spotlight. Much of the nebula takes on a ghostly appearance in the mid-infrared, because these longer wavelengths of light are able to penetrate the dust clouds and reach Webb. Previously hidden bubbles and dust-embedded stars emerge. A particularly prominent, spherically shaped bubble – being blown out by a newborn star – appears in the MIRI image just to the right of the now-darkened central star cluster. Another difference between the two images is the appearance of the bright, lone star at the top of the nebula’s cavity. In the MIRI image (right) the star is fainter relative to the surrounding nebula, so the glare and the distortion of Webb’s diffraction spikes are much less prominent. In the midst of the central cluster of young stars, one dense gas clump is clearly visible in both images – it is one of the last, dense remnants of the nebula that the young cluster stars’ stellar winds have not yet eroded away. NIRCam was built by a team at the University of Arizona and Lockheed Martin’s Advance

    Una visualizzazione affiancata della stessa regione della Nebulosa Tarantola mette in evidenza le distinzioni tra le immagini del vicino infrarosso (più vicino al rosso visibile, a sinistra) e del medio infrarosso (più lontano dal rosso visibile, a destra). Ogni porzione dello spettro elettromagnetico rivela e nasconde caratteristiche diverse, rendendo i dati in diverse lunghezze d’onda preziosi per gli astronomi per comprendere la fisica in atto.

    Fonte:  https://esawebb.org/news/weic2212/?lang

    🤜🤜Nel prossimo numero 258 di Ceolum Astronomia tutti i suggerimenti per l’osservazione della Tarantola! Non perdere Coelum – Abbonati Subito

    News da MARTE! #1

    Bentornati su Marte!

    Vediamo quali sono le state le novità degli ultimi due mesi da parte dei robot che fanno parte della missione NASA chiamata Mars 2020. Parliamo ovviamente di Ingenuity e Perseverance.

    L’instancabile Ingenuity

    Il piccolo elicottero non cessa di stupirci. Gli scorsi mesi l’avevamo lasciato freddo e impolverato mentre lottava per cercare di caricare le proprie batterie. Durante quelli che sulla Terra erano i mesi estivi, su Marte, nell’emisfero boreale, era inverno. Il ridotto irraggiamento solare e le temperature più basse della media hanno rappresentato una combinazione che ha rischiato di rivelarsi fatale per l’elettronica del drone. Ma le contromisure messe in atto dalla NASA (illustrate in dettaglio nel numero 257 di Coelum Astronomia) si sono rivelate vincenti.

    La prova più convincente di questo è rappresentata dal nuovo decollo, il trentesimo, che Ingenuity ha compiuto nel pomeriggio marziano del 20 agosto, Sol 533 della missione. Si è trattato fondamentalmente di un volo di test, funzionale alla verifica dell’operatività degli apparati e alla pulizia del pannello solare. Dal punto di visto del profilo di volo molto simile alla seconda movimentazione che l’elicottero aveva compiuto nell’aprile 2021.

    Trovate i video di tutti i voli di Ingenuity nel mio canale Youtube, in particolare ho preparato una playlist che continuerò ad aggiornare in futuro e che potete raggiungere all’indirizzo https://www.youtube.com/playlist?list=PL7Re8WpuVU3LPzHhx2wpLkpayuEpztqIr

    Tre fotogrammi del volo numero 30 (gli unici al momento disponibili) che documentano gli istanti dell'atterraggio
    Tre fotogrammi del volo numero 30 (gli unici al momento disponibili) che documentano gli istanti dell’atterraggio

    Della durata di appena 33 secondi, il volo è consistito in uno spostamento laterale di 2 metri da una quota di 5. Sono numeri molto diversi da quelli straordinari dei voli estivi e primaverili, ma sufficienti a darci speranza per quello che sarà il futuro della missione. Nei giorni che hanno preceduto il decollo i tecnici hanno eseguito dei test di rotazione dei motori a 50 e 2573 giri al minuto. Queste verifiche di successo, compiute nelle giornate del 6 e 15 agosto, hanno così dato il semaforo verde per il volo più recente.

    Un’altra differenza significativa rispetto alle operazioni dei mesi scorsi, oltre che a distanza e durata, si rileva nel momento della giornata scelto per il volo: invece che nella tarda mattinata marziana si è scelto di avviare Ingenuity circa alle ore 16 locali. Questo è stato dovuto alla necessità di caricare a sufficienza le batterie del drone che in questo periodo risultano cronicamente a secco di energia.

    Con il progressivo aumento delle temperature e delle ore di luce ci si potrà permettere di compiere voli più lunghi e riprendere le operazioni scientifiche. Nel corso di settembre è previsto inoltre un aggiornamento del software di volo che doterà Ingenuity di funzionalità di navigazione più avanzate. Torneranno utili durante i prossimi sorvoli dell’accidentata area del deltache il vicino rover sta esplorando già da alcuni mesi.

    Perseverance, tra prelievi e disegni col laser

    Il bello di avere un’alimentazione a decadimento radioattivo è che puoi ignorare le condizioni stagionali. È per questo che Perseverance non ha mollato neanche per un Sol le sue attività ed è stato più operoso che mai nelle indagini scientifiche. La mappa qui sotto mostra le varie regioni in corso di esplorazione da parte del rover. Come detto ci troviamo nei pressi del delta del fiume che qui, nell’antico passato di Marte, scorreva copioso e ha lasciato tracce evidentissime del suo passaggio. Il cratere Jezero, che si estende a sud-est della regione inquadrata, era proprio un lago riempito da queste acque.

    Mappa con gli spostamenti di Perseverance e Ingenuity aggiornata al 31 agosto (Sol 543)
    Mappa con gli spostamenti di Perseverance e Ingenuity aggiornata al 31 agosto (Sol 543)

    Tra luglio e agosto Perseverance ha finalmente fatto i suoi primi prelievi in questa regione. Il team ha impiegato oltre due mesi per compiere una ricognizione estesa così da avere un ventaglio completo delle rocce presenti, e scegliere dei campioni con la più ampia varietà e di maggior interesse.

    C’è stata anche una piccola novità nella rappresentazione grafica offerta dalla mappa raggiungibile all’indirizzo https://mars.nasa.gov/mars2020/mission/where-is-the-rover/: di recente sono stati aggiunti dei marcatori rossi per contrassegnare i punti dove si sono svolti dei campionamenti. Qui, vicino al bordo superiore, vedete 2 marcatori ma in realtà i prelievi eseguiti sono stati ben4, un paio per ciascuna location prescelta.

    Con questi ultimi 4 arriva quindi a 13 il numero dei campioni sin qui raccolti da Perseverance.

    Nelle foto che seguono vediamo qualche dettaglio della prima operazione di raccolta compiuta qui nel delta, alla quale i tecnici NASA hanno dedicato un articolo molto dettagliato. Abbiamo scoperto così che si è trattato del campione più “morbido” raccolto da Perseverance sino a quel momento, e durante l’operazione di prelievo è stato anche possibile disattivare l’azione percussiva del trapano operando solo con il movimento rotativo.

    Foto scattata nel Sol 490, 7 luglio sulla Terra, con il foro appena prodotto dal trapano-raccoglitore del rover. A fianco si nota anche una larga abrasione circolare (Thortnton Gap) realizzata dallo stesso strumento ma con una punta fresatrice.

    Il campione è stato battezzato Swift Run dal nome di una attrattiva del Parco Nazionale Shenandoah in Virginia. Con nomi di zone caratteristiche di questo parco sono stati chiamati anche il foro del secondo campione e l’abrasione, rispettivamente Skinner Ridge e Thornton Gap.

     

    Il carotaggio di Swift Run, che con i suoi 6.7 centimetri è il campione più lungo sinora prelevato.
    Il carotaggio di Swift Run, che con i suoi 6.7 centimetri è il campione più lungo sinora prelevato.

    Quando questi campioni torneranno sulla Terra (all’inizio degli anni ’30 con la conclusione di successo del programma Mars Sample Return) gli scienziati del futuro dovranno porsi numerose considerazioni, tra cui una a cui probabilmente pochi di noi avrebbero pensato: come era orientata quella roccia su Marte?

    Sebbene oggi estremamente debole, non abbiamo elementi per conoscere le caratteristiche del campo magnetico del pianeta rosso in passato. Per fare analisi in tal senso ecco che tornerà utile saper ri-orientare nello spazio questi piccoli cilindretti di roccia. Capirne la posizione è facile nel caso di caratteristiche superficiali riconoscibili dalle foto, ma come comportarsi quando la parte superiore della roccia perforata è perfettamente omogenea?

    Viene in soccorso degli scienziati una funzionalità recentemente testata da Perseverance che usa il laser della SuperCam in modo…non convenzionale. L’impiego standard del laser prevede di accendere brevissimi impulsi luminosi che vaporizzano porzioni superficiali di roccia per permettere l’analisi spettrografica a distanza. Gli impulsi laser hanno la caratteristica di lasciare piccoli punti scuri sulla roccia, tanto più marcati quanto più numerosi sono gli impulsi lanciati.

    Gli scienziati hanno pensato che questo può essere sfruttato per disegnare delle figure con cui marcare in modo univoco una direzione senza ambiguità di simmetria, a mo’ di freccia. Qualcosa di ancor più semplice è la lettera L maiuscola. È stata questa la scelta dei tecnici della NASA, in una versione estremamente stilizzata costituita da tre soli punti che è stata testata a metà giugno.

    Il test di marcatura della roccia per mezzo del laser integrato nella SuperCam. Era il Sol 471, 17 giugno.
    Il test di marcatura della roccia per mezzo del laser integrato nella SuperCam. Era il Sol 471, 17 giugno.

    Ciascuno dei tre punti mostrati in questa immagine è stato realizzato con 125 impulsi del laser. Le dimensioni di 2.5x1mm della L consentiranno al disegno di essere contenuto facilmente all’interno dei carotaggi il diametro dei quali è di 13 mm.

    Mi risulta che al momento questa funzionalità non sia stata impiegata se non a livello di test, ma tornerà sicuramente utile in futuro.

    Per questo update marziano è tutto, ci risentiamo tra due settimane con le ultime novità!

    La prima puntata degli Aggiornamenti da Marte è pubblicata su Coelum Astronomia n°257 di agosto/settembre Leggilo ora online

    Celebrazioni 25 anni di Coelum Astronomia invito aperto al pubblico!

    Celebrazioni 25 anni di Coelum Astronomia invito aperto al pubblico!

    Nel mese di settembre Coelum Astronomia, nato nel 1997 taglierà un traguardo importante arrivando ai 25 anni di pubblicazioni, un risultato che consideriamo di prestigio e che celebreremo con una vera e propria festa alla quale abbiamo il piacere di invitarvi. Fissata per il 18 settembre in una location davvero suggestiva, nell’arco della giornata saranno programmati interventi di protagonisti di Coelum e di rappresentanti delle istituzioni.
    Sarà l’occasione per brindare insieme anche ai prossimi 25 anni di pubblicazioni! Alla festa saranno  inoltre invitati i principali collaboratori di Coelum e i lettori più appassionati. Un modo per ritrovarsi, dopo questi anni difficili, o per conoscersi finalmente di persona se non se ne aveva avuto l’opportunità prima.

    Location
    I festeggiamenti per i 25 anni di Coelum Astronomia si terranno a Esantoglia (MC) nello storico Palazzo di Malcavalca (qui la mappa) e saranno ospitati all’interno della manifestazione Galassica 2022 – Festival dell’Astronomia.

    Programma 18 settembre 2022
    Ecco un breve programma della giornata:
    ore 09:00 accoglienza
    ore 09:15 inizio conferenze
    ore 13:00 pausa pranzo
    ore 15:00 Inizio festeggiamenti Coelum Astronomia (interventi e ringraziamenti)
    ore 17:00 Brindisi al buffet
    ore 18:00 chiusura celebrazioni

    Tutte le conferenze previste per Galassica nei giorni 17 e 18 settembre sono disponibili su www.galassica.it Interverranno relatori INAF, INFN, UniCAM, UniCH, UniBo, La Sapienza ed altri.

    per prenotare seguire questo link: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-coelum-astronomia-25-anni-celebrazioni-407409271097

    I posti sono limitati

    • Massimo posti prenotabili per associazione per singolo account n°3

    Vi aspettiamo tutti! 

    Locandina dell’evento Galassica 2022 settembre

    Programma Galassica settembre 2022
    Programma Galassica settembre 2022

     

    Una stella che brilla di luce propria – Caroline Herschel

    Caroline Herschel
    Caroline Herschel

    Oggi vi voglio parlare di una stella. Non è una palla di fuoco fatta di idrogeno ed elio ma splende lo stesso di luce propria. Ho sempre pensato che le donne fossero l’evoluzione della razza umana, creature che per una strana ragione vivono assieme agli uomini, nella stessa epoca, ma rappresentano un passo avanti. Un po’ come i Neanderthal che vissero assieme ai Sapiens per una bella fetta di tempo.

    Caroline Herschel rappresenta un esempio di questi balzi in avanti.

    Era una creatura speciale, come ogni tanto ne appaiono nella storia. La sua vita non fu quella che si può definire rosa e fiori e, nonostante tutto, riuscì ad eccellere. Da giovane visse come una serva nella sua casa di Hannover, in Germania, dove nacque nella seconda metà del XVIII secolo. Due terribili malattie, il vaiolo ed il tifo, la sfigurarono. Ma Caroline sopravvisse, sebbene, ormai poco attraente non sarebbe mai riuscita a trovare marito. A quell’epoca, per le donne, l’assenza di un compagno era vista molto male e spesso portava fame e ristrettezze economiche. Ma ancora una volta Caroline non si buttò giù, si rimboccò le maniche e si mise al lavoro. Un giorno, suo fratello William, le propose di raggiungerlo in Inghilterra, per aiutarlo nelle sue faccende. William era un musicista e maestro di coro a Bath, e grazie a lui Caroline imparò a cantare. E quando William rivolse il suo sguardo all’astronomia Caroline lo seguì e divenne la sua assistente. A lei avrebbe dettato le posizioni delle stelle e dei pianeti, appollaiato sulla scala del suo telescopio e sempre lei fu il suo braccio destro nella costruzione di specchi sempre più grandi per aumentare il loro potere risolutivo.

    Immagine che mostra le principali scoperte di Caroline Herschel
    Immagine che mostra le principali scoperte di Caroline Herschel

    Caroline Herchel fu la prima astronoma professionista d’Inghilterra. La fama di suo fratello aveva preso il volo grazie alla scoperta di Urano settimo pianeta del nostro sistema solare, Caroline cominciò a muovere i primi indipendenti passi nel cielo. E come volevasi dimostrare scoprì la sua prima cometa, C/1786 P1, nell’agosto 1786 con uno dei telescopi di William. E ovviamente fu anche la prima donna a trovare una cometa. Anzi, a dirla tutta ne scoprì otto. Pensate, usava un telescopio di 10 centimetri. Oggi si considererebbe un telescopio poco più che amatoriale. Eppure questo strumento, più avanzato per l’epoca, le permise di scoprire più di una dozzina di ammassi stellari e galassie. Assieme, Caroline e William scoprirono e descrissero più di 2.500 galassie, nebulose e ammassi stellari e le raccolsero nel Catalogo delle Nebulose e degli Ammassi delle Stelle che fu la base per il catalogo NGC, uno dei più utilizzati da tutti astronomi moderni.

    Immagini in copertina:

    Ritratto di Caroline Herschel, Ölgemälde von Melchior Gommar Tieleman

    Scritto autografo di Caroline Herschel relativo all’osservazione della cometa nel 1790 (Royal Astronomical Society, RAS MSS Herschel C 1/1.2)

    Leggi anche —> La rovina della casa degli Herschel

    Attività Solare Settembre 2022

    Attività solare: previsione e report Agosto 2022

    Il ciclo solare 25 continua nella sua fase di crescita, ed anche nel mese di agosto ci ha regalato un’attività solare molto varia ed interessante.

    Prima di entrare nel dettaglio dell’attività del mese appena concluso, vediamo come di consueto un aggiornamento sulle previsioni a lungo termine per questo ciclo solare. Sono ormai passati quasi tre anni dall’inizio del ciclo 25, e le previsioni incominciano ad assumere una certa robustezza, potendo fare affidamento sui dati di una buona parte della fase di crescita del ciclo solare. In particolare sembra attualmente confermato il trend già discusso nella precedente edizione della rubrica, che consiste nella correzione della previsione ufficiale (pubblicata nel Dicembre 2019) in cui il picco massimo del cosiddetto “sunspotnumber” viene anticipato di sei mesi ed aumentato di 10 unità. Qui di seguito mostriamo tale previsione corretta (curva grigia) come si può ottenere utilizzando il sito del NOAA https://www.swpc.noaa.gov/products/solar-cycle-progression.Segnaliamo anche che una previsione molto simile è fornita dai fisici solari Lisa Uptone David Hathaway, come discusso in questa pagina da cui riportiamo il grafico principale: http://solarcyclescience.com/forecasts.html

    ISES_Solar_Cycle
    ISES_Solar_Cycle

    Sunspot_agosto
    Sunspot_agosto

     

    Passiamo ora a discutere gli aspetti salienti dell’attività solare dello scorso mese (Agosto 2022).

    Vediamo prima di tutto che cosa è avvenuto a livello delle macchie solari, aiutandoci con questa animazione prodotta sulla base di immagini a banda larga del satellite Solar Dynamics Observatory della NASA

    NASA/SDO and the AIA, EVE, and HMI science teams
    NASA/SDO and the AIA, EVE, and HMI science teams

    (credits: NASA/SDO and the AIA, EVE, and HMI science teams). L’animazione mostra l’evoluzione delle macchie solari dal primo al 31 Agosto. Possiamo vedere come anche questo mese sia stato caratterizzato da una presenza ininterrotta di macchie solari, tra cui spiccano (verso fine mese) quelle nelle regioni attive 3085(emisfero Nord), 3088 e 3089 (nell’emisfero Sud, di cui l’ultima è ancora visibile nei primi giorni di Settembre).

    Il mese di Agosto è stato particolarmente ricco di brillamenti ed eruzioni solari. Vediamo innanzitutto il grafico del flusso di raggi X osservato nel mese di Agosto (prodotto utilizzando il sito https://www.polarlicht-vorhersage.de/goes-archive).

    L’attività solare ad alta energia è stata intensa in particolare attorno alla metà del mese e poi soprattutto nell’ultima settimana di Agosto, con una lunga serie di brillamenti piuttosto lunghi ed intensi (di classe M fino a toccare la classe X).  La maggior parte di questi brillamenti sono stati originati dalle già menzionate regioni attive 3085, 3088 e 3089.Nella immagine prodotta da SDO alla lunghezza d’onda di 304 Å si può ammirare il notevole brillamento originatosi dalla regione attiva 3089 il 26 Agosto. Alcuni di questi brillamenti hanno causato intense espulsioni di massa coronale che dopo qualche giorno hanno prodotto sulla Terra disturbi alle telecomunicazioni ma anche spettacolari aurore boreali ed australi! Le aurore sono state osservate anche a bordo della stazione spaziale internazionale, come testimoniato da Samantha Cristoforetti che in questo post su twitterhttps://twitter.com/AstroSamantha/status/1561413416199282690 ha scritto “The Sun has been really activelately. Last week we saw the most stunning auroras I have ever experienced in over 300 days in space!”.Una delle spettacolari immagini postate dalla nostra AstroSamantha è riportata qui sotto.

    Aurora Boreale Samantha Cristoforetti.jpg
    Aurora Boreale Samantha Cristoforetti.jpg

    Leggi l’articolo del mese di agosto per seguire l’andamento del Sole: https://www.coelum.com/appuntamenti/cielo-del-mese/previsioni-attivita-solare-agosto-2022

     

     

     

     

    Scomparso Frank Drake padre dell’omonima equazione

    E’ morto all’età di 92 anni il famoso astronomo Frank Donald Drake, fondatore del progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence).

    Nato a Chicago, Drake mostrò un precoce interesse per la chimica e l’elettronica. Entrò Cornell University come studente universitario partecipando al Corpo di addestramento dell’ufficio della riserva della Marina. Dopo la laurea, fu assegnato alla USS Albany e incaricato dell’elettronica della nave e seguendo questo interesse entrò all’Università di Harvard come studente laureato in radioastronomia.

    Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca, Drake venne assunto al National Radio Astronomy Observatory (NRAO), West Virginia. Nel 1958, il nascente Osservatorio acquistò un “kit” per radiotelescopi dalla Blaw-Knox Corporation per disporre rapidamente di uno strumento da ricerca e a Drake su assegnato il compito di elaborare un programma di ricerca per utilizzare il telescopio. 

    Drake in quegli anni decise si seguire un altro dei suoi interessi di vecchia data e di fare una ricerca, alle frequenze delle microonde, per le trasmissioni extraterrestri. L’idea che esseri intelligenti altrove potessero utilizzare la radio come mezzo di comunicazione non era assolutamente nuova: sia Guglielmo Marconi che Nikola Tesla avevano tentato di raccogliere segnali da Marte da attribuire ad esseri sul Pianeta Rosso. Con la maggiore sofisticatezza astronomica che si era sviluppata negli anni ’50, Drake scelse di puntare il telescopio Tatel in direzione di due stelle vicine, Tau Ceti ed Epsilon Eridani, ciascuna a una distanza di circa una dozzina di anni luce. Il ricevitore era un modello commerciale progettato per l’ascolto a onde corte e utilizzava un semplice motore per spostare la sua sintonia su e giù per il quadrante. Drake scelse di guardare alle frequenze adiacenti alla linea di emissione radio (1420 MHz) dell’idrogeno neutro, sulla base del fatto che questa linea prodotta naturalmente sarebbe stata nota a qualsiasi civiltà tecnicamente competente. Drake non era a conoscenza di un articolo pubblicato nel 1959 da due fisici della Cornell University che sostenevano proprio tali esperimenti, sottolineando che chiunque avesse una tecnologia almeno altrettanto avanzata della nostra poteva inviare segnali radio rilevabili.

    Questo primo, moderno esperimento venne chiamato SETI Project Ozma, un chiaro riferimento alla principessa nei libri di Frank Baum, poiché si trovava in un mondo “meraviglioso e lontano”.

    Sebbene il Progetto Ozma non rilevò alcuna trasmissione extraterrestre, esso comunque attirò l’attenzione mondiale e la  la National Academy of Sciences suggerì a Drake di organizzare una piccola conferenza per discutere la natura e il potenziale del tentativo di trovare prove dell’intelligenza nel cosmo. In risposta, un gruppo di circa una dozzina di eminenti scienziati e ingegneri si incontrò durante l’estate del 1961 a Greenbank. Come agenda per questo incontro, Drake scrisse una semplice equazione, composta da sette termini concatenati il ​​cui prodotto sarebbe il numero stimato di società galattiche che stavano producendo segnali che noi, almeno in linea di principio, potremmo scoprire. Questa formulazione è diventata nota come equazione di Drake ed è citata come la seconda equazione più famosa nella scienza (dopo E=mc 2 di Einstein ). 

    Immagine University of Rochester
    Immagine University of Rochester

     

    Drake alla fine lavorò sia alla Cornell, al radiotelescopio di Arecibo, sia all’Università della California, a Santa Cruz e divenne presidente dell’Istituto SETI dopo la sua fondazione nel 1984. Ha continuato a promuovere il SETI anche dopo il suo ritiro ufficiale nel 2010 all’età di ottant’anni. Come disse all’epoca, “Non mi ritirerò mai dal SETI”.

    Frank Drake è stato un uomo di grande influenza, che ha ispirato molti dei praticanti SETI di oggi che, come studenti, sono stati informati dai suoi sforzi. Un libro pubblicato nel 1992 e co-autore con Dava Sobel, “C’è qualcuno là fuori?”, descrive la sua carriera in dettaglio. 

    Leggi anche:

    Equazione di Drake è tempo di cambiare

    Fonte: https://www.seti.org/frank-d-drake-1930-2022

    Crediti immagine di copertina: Istituto SETI

    Seconda edizione del “Night Sky Party” a Mogoro (OR)

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    2° Night Sky Party a Mogoro (OR) 

    Raduno astrofili e astrofotografi della Sardegna presso il Nuraghe Cuccurada
    SABATO 3 SETTEMBRE 2022
    Con il patrocinio del Comune di Mogoro (OR) si svolgerà il più grande raduno degli astrofili e degli astrofotografi della Sardegna, evento aperto anche ad appassionati e curiosi!
    Organizzatore dell’evento il G.FAS (Gruppo Fotografia Astronomica della Sardegna): un gruppo Facebook nato circa un anno fa, cresciuto dopo il successo dell’evento analogo svoltosi a Siris, che vede come amministratori Emanuele Atzeni, Gianni Melis, Alessandro Bianconi e Simone Lochi.
    Il fine dell’evento è quello di avvicinare gli astrofili che operano in solitaria da tutte le parti della Sardegna, uniti dalla passione per il cielo notturno ma confinati ad una amicizia sui Social per
    incontrarsi, conoscersi e finalmente stare insieme in modo da discutere e condividere le proprie esperienze, desiderio di molti astrofili ed appassionati.
    L’evento è rivolto anche al pubblico di curiosi ed appassionati in genere, cui sarà rivolta una particolare attenzione, con attività di osservazione gratuita di tutti i corpi celesti accompagnati dalle descrizioni degli astrofili più esperti che si metteranno a disposizione di grandi e piccini!
    Il sito  che accoglierà l’evento è quello del Nuraghe Cuccurada, a pochi km da Mogoro, testimonianza di un antico passato e che farà da cornice ai racconti millenari cui l’uomo si è sempre approcciato: immemori storie universali!
    Il sito archeologico presenta ampi spazi per ospitare decine di setup, e che, grazie alla posizione sopraelevata, si presta all’osservazione di tutti i corpi celesti.
    Il Nuraghe, perennemente illuminato, visibile dalla SS 131 spegnerà le luci per l’occasione regalando una atmosfera Magica, ricca di storia e fascino.
    PROGRAMMA:
      ore 16:00 accoglienza agli Astrofili
      ore 16:30 scelta postazione e installazione Setup
      ore 17:30 accoglienza al pubblico e breve presentazione della serata
      ore 18:00 inizio osservazione SOLARE
      ore 19:00 inizio osservazione LUNARE
      ore 20:00 osservazione del TRAMONTO e pausa cena
      ore 21:00 allineamento al Polo in diretta e breve presentazione della nottata
      ore 21:30 inizio osservazione Planetaria (Saturno e Giove + minori)
      ore 23:00 osservazione della Luna Calante e presentazione della Via Lattea
      ore 24:00 osservazione di oggetti del cielo profondo (nebulose, galassie, etc)
    PER PARTECIPARE COME ASTROFILO
    Per partecipare come astrofilo si deve possedere uno strumento atto all’osservazione e posizionare il setup prima che tramonti il sole.
    È necessario registrarsi in tempo compilando il modulo di adesione presente sul gruppo Facebook G.Fas (utile agli organizzatori per gestire gli spazi). Iscrizione gratuita.
    PER PARTECIPARE COME PUBBLICO
    Non è necessario prenotare e l’ingresso è gratuito.
    Tutto il team G.Fas vi aspetta numerosi ed augura cieli sereni a tutti! 

     

    Il cielo di Settembre 2022

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    Indice dei contenuti

    Settembre ha l’aria malinconica di un mese che sta per portarci alla stagione autunnale: tuttavia il cielo è ancora in grado di offrirci molti oggetti tipici dell’estate boreale, rendendo più piacevole il passaggio di testimone tra una stagione e l’altra, che avverrà ufficialmente giorno 23 settembre alle 03:03 (ora italiana)!
    Il dettaglio sulla costellazione del Aquila, del Capricorno e quanto possiamo osservare in queste notti di fine estate, disponibili all’articolo Le Costellazioni di Settembre 2022 a cura di Teresa Molinaro

    COSA OFFRE IL CIELO

    Clicca sul banner per accedere alle Effemeridi 2022!

    Mercurio

    01/09
    Sorge: h 08:56
    Tramonta: h 20:30

    30/09
    Sorge: h 06:03
    Tramonta: h 18:23

    Mercurio prosegue il suo cammino celeste sulla scia del mese passato, seguendo il Sole fino ad anticiparne gradualmente il proprio sorgere e tramontare. Il 23 settembre, giorno dell’equinozio d’autunno, il pianeta si troverà in congiunzione inferiore con la stella, separati soltanto da 2°51’, rendendolo inosservabile per alcune settimane, celato dal bagliore solare. In quella data Mercurio accompagnerà la Vergine sedendosi sulla sua spalla, vicino alla stella Zavijava. Alle 8.45 circa passerà al perigeo con un diametro di 10.3”, la sua massima larghezza angolare, tuttavia impossibile da inquadrare data la sua posizione rispetto al Sole.

    Venere

    01/09
    Sorge: h 05:22
    Tramonta: h 19:17

    30/09
    Sorge: h 06:32
    Tramonta: h 18:48

    Per quasi tutto il mese di Settembre il pianeta sarà difficile da contattare. I pochi momenti apprezzabili riguardano i primi giorni del mese, in cui Venere sarà visibile prima del sorgere del Sole. Dalle 5.30 circa in cui apparirà non oltre gli 8° sopra l’orizzonte sarà possibile osservarlo prima che l’alba faccia capolino un’ora più tardi. Il resto del mese seguirà la nostra stella nel suo moto apparente, separati in alcuni frangenti solo da 6°. Negli ultimi giorni di settembre Venere abbandonerà la costellazione del Leone per salutare la Vergine, incrociando nel suo cammino Mercurio, tuttavia troppo distanti per essere apprezzati insieme.

    Marte

    01/09
    Sorge: h 23:25
    Tramonta: h 14:11

    30/09
    Sorge: h 22:16
    Tramonta: h 13:23

    Dopo le emozioni regalate ad Agosto, Marte torna protagonista il 17 settembre in congiunzione con la Luna! Intorno alle 3:43 i due corpi celesti saranno alla distanza apparente minima, un fenomeno chiamato in inglese “appulse”. La congiunzione sarà ben visibile ad occhio nudo o con un binocolo, con Aldebaran poco più ad Est a sorvegliare l’evento. La stella, infatti, continua ad essere la compagna di viaggio del pianeta rosso, guardandolo allontanarsi dalla sua vista fino all’arrivo dell’alba, momento in cui il pianeta si staglia 70° sopra il nostro orizzonte. Non perdetevi l’incontro tra Aldebaran e Marte del 9 settembre!

    Giove

    01/09
    Sorge: h 20:44
    Tramonta: h 09:06

    30/09
    Sorge: h 18:42
    Tramonta:
    h 06:53

    Settembre è un mese ideale per osservare il gigante gassoso. Giove sarà visibile dopo il tramonto fino alle prime luci dell’alba, in particolare sarà protagonista della notte dopo i primi 10 giorni di settembre, quando comparirà ad Est alle ore 20. L’11 settembre sarà in congiunzione con una luminosissima Luna, separati solo da 1°48’: vedremo i due astri percorrere le loro traiettorie ravvicinate sotto la costellazione dei Pesci. Il 26 settembre Giove sarà in opposizione, raggiungendo la sua massima altezza verso la mezzanotte.

    Saturno

    01/09
    Sorge: h 18:54
    Tramonta:
    h 05:09

    30/09
    Sorge: h 16:56
    Tramonta: h 03:07

    Il pianeta con gli anelli sarà visibile dai primi giorni di settembre intorno alle ore 20, quando le ultime luci del tramonto svaniscono nella notte e lo vedremo comparire 14° sopra l’orizzonte a sud-est. La Luna ci regala uno spettacolo magnifico frapponendosi il 9 settembre tra i due giganti Giove e Saturno. Quest’ultimo sarà in congiunzione con il nostro satellite l’8 settembre separati da circa 6° quando raggiungeranno il punto più alto alle 23:28, 31° sopra l’orizzonte sud. Negli ultimi giorni del mese svanisce alla nostra vista alle 3:15 circa, nel Capricorno.

    Urano

    01/09
    Sorge: h 22:23
    Tramonta: h 12:44

    30/09
    Sorge: h 20:27
    Tramonta: h 10:47

    Tra il 14 e il 15 settembre ci aspetta una magnifica occultazione tra Urano e la Luna, visibile dalla nostra penisola! Il pianeta scomparirà dietro al nostro satellite, illuminato al 73%, intorno alle 23:09 per mostrarsi nuovamente un’ora dopo. L’evento risulterà tuttavia difficile da osservare. Per il resto del mese Urano percorrerà la sua traiettoria nel cielo notturno seguendo la costellazione dell’Ariete.

    Nettuno

    01/09
    Sorge: h 20:15
    Tramonta: h 08:03

    30/09
    Sorge: h 18:19
    Tramonta: h 06:05

    In questo mese Nettuno rimarrà un silenzio spettatore del cielo come in Agosto. Il giorno 16, localizzato nella costellazione dell’Acquario, lo troveremo in opposizione, visibile per quasi tutta la notte. Anche con grandi telescopi non sarà facile osservarlo: per distinguere il suo disco azzurrino abbiamo bisogno di buone condizioni di visibilità, anche quando l’ottavo pianeta si trova nel punto della sua orbita più vicino a noi!

    SOLE

     

    Previsioni attività solare – Settembre 2022
    L’articolo Coelum: Previsioni attività solare – Settembre 2022 a cura di Daniele Bonfiglio sarà disponibile su www.coelum.com i primi giorni di Settembre

    LUNA

    Settembre regala le ultime nottate estive prima dell’inizio dell’autunno, momenti ideali per dedicarci all’osservazione del nostro satellite naturale. Scopriamo insieme la Luna del mese!

    Tutti gli approfondimenti sull’osservazione e i fenomeni celesti legati al nostro satellite disponibili per il mese di Settembre 2022, a cura del nostro autore Francesco Badalotti.

    Non perderti l’articolo: Luna di Settembre 2022

    COMETE

    Facciamo il punto sulla C/2017 K2 PanSTARRS
    Un aggiornamento sulla cometa che ci accompagna da diversi mesi!

    Per approfondire: Le comete di Settembre 2022 a cura di Claudio Pra

    ASTEROIDI

    Ad Agosto (704) Interamnia lascerà alle proprie spalle le deboli stelle del Cavallino, (4) Vesta e (198) Ampella si avvicineranno all’Acquario, la prima in direzione della Tibia (Skat) mentre la seconda sorvolando l’ammasso globulare M72.
    Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Settembre 2022 a cura di Marco Iozzi

    TRANSITI NOTEVOLI ISS

    La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese d’autunno, sperando come sempre in cieli sereni!

    Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Settembre 2022 a cura di Giuseppe Petricca

    SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

    Dopo alcuni mesi di “astinenza”, l’Italian Supernovae Search Project mette a segno una nuova scoperta: si tratta di una Nova Extragalattica!

    Ritorna l’appuntamento mensile con le nuove scoperte in campo delle Supernovae! Trovi tutto nell’articolo SUPERNOVAE: aggiornamenti Settembre 2022 a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini

    Cieli sereni a tutti!

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    SUPERNOVAE: aggiornamenti Settembre 2022

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    Finalmente, dopo diversi mesi di astinenza, l’Italian Supernovae Search Project torna a mettere a segno una nuova scoperta. Non si tratta però di una supernova, ma di una Nova Extragalattica.

    Nella notte del 4 agosto i componenti del team dell’Osservatorio di Monte Baldo (VR) formato da Raffaele Belligoli, Flavio Castellani e Claudio Marangoni hanno individuato una stella di mag.+16,6 nella famosa galassia di Andromeda M31, a cui è stata assegnata la sigla AT2022qpg = M31N2022-08a.

    Immagine della scoperta della Nova in M31 realizzata dal team dell’Osservatorio di Monte Baldo con il telescopio Ritchey-Chretien da 400mm F.8, somma di 24 immagini da 300 secondi.

    Abbiamo più volte sottolineato l’eccellente lavoro che gli amici di Monte Baldo stanno portando avanti nel campo delle Novae Extragalattiche, che li vede leader indiscussi in ambito nazionale, ma ai primi posti anche a livello mondiale, secondi solo al grande astrofilo ceco Kamil Hornoch ed al gruppo cinese XOSS capitanato da Xing Gao, che vantano al loro attivo numerose scoperte. Anche il bottino degli scaligeri è comunque di tutto rispetto con ben 18 Novae Extragalattiche!

    Spettro della Nova in M31 realizzato da Claudio Balcon con un telescopio Newton da 200mm F.5 dove sono ben evidenti le righe di emissione di Balmer dell’idrogeno intorno ai 4100A, 4340A, 4862A e 6564A

    Questa scoperta è comunque molto importante per almeno un paio di motivi. Innanzi tutto si tratta di una Nova scoperta e classificata tutto in casa ISSP, infatti la notte dopo la scoperta, dopo la mezzanotte, quindi il 6 agosto, il bellunese Claudio Balcon è riuscito per primo ad inserire nel Transient Name Server (TNS) lo spettro di conferma dove erano ben visibili ed intense le righe di emissione di Balmer dell’idrogeno, tipico delle Novae.

    L’altro motivo degno di grande interesse è dovuto al fatto che il team dell’Osservatorio di Monte Baldo si è accorto subito della coincidenza della posizione della Nova da loro scoperta con la Nova M31N2005-10a scoperta l‘11 ottobre 2005 dagli astronomi americani del Mc Donald Observatory e dall’astrofilo italiano Marco Fiaschi (vedi Atel 627).

    Sono stati perciò avviati dei meticolosi controlli e con l’Atel 15545 astrofilo ceco Kamil Hornoch, riprendendo la Nova veronese l’8 agosto con il telescopio da 0,65 metri dell’Astronomical Institute di Odrejov, ha fugato ogni dubbio confermando la coincidenza della posizione.

    Si tratta pertanto di una Nova ricorrente, che sono le più seguite e studiate perché considerate potenziali candidate a diventare delle luminosissime supernovae di tipo Ia. Naturalmente non sappiamo quando, ma questa Nova potrebbe esplodere come supernova!

    Vista la vicinanza della galassia di Andromeda M31 a soli 2,5 milioni di anni luce, potrebbe raggiungere la visibilità ad occhio nudo, sfiorando la mag.+5 come fu per la prima supernova extragalattica la SN1885A scoperta il 17 agosto 1885.

    2) Bellissima immagine della galassia di Andromeda M31 con evidenziata la Nova scoperta dall’Osservatorio di Monte Baldo, realizzata dall’astrofilo spagnolo Rafa Ferrando

    Soffermiamo adesso la nostra attenzione su due supernovae scoperte alla fine del mese di luglio.

    La prima molto luminosa ed esteticamente accattivante, mentre la seconda ha poco di fotogenico, ma è diventata ad oggi la supernova più luminosa del 2022.

    Andiamo per ordine. Nella notte del 22 luglio il programma professionale americano denominato Zwicky Transient Facility (ZTF) individua una debole stellina di mag.+18,6 nella galassia a spirale barrata NGC5894 posta nella costellazione del Drago a circa 120 milioni di anni luce di distanza.

    Immagine della SN2022pgf in NGC5894 realizzata il 5 agosto 2022 dall’astrofilo spagnolo Rafa Ferrando

    I primi a riprendere lo spettro di questa supernova sono stati gli astronomi americani del Mauna Kea Observatory nelle isole Hawaii utilizzando il telescopio Cassegrain UH88 da 2,2 metri. La SN2022pgf, questa la sigla definitiva assegnata, è una supernova di tipo II molto giovane. La luminosità è infatti aumentata fino a raggiungere il suo massimo il 9 agosto a mag.+14,5. Si tratta pertanto di un facile oggetto da riprendere, posto in una fotogenica galassia a spirale vista di taglio.

    La seconda supernova è la SN2022pul scoperta il 26 luglio programma professionale americano di ricerca supernovae denominato All Sky Automated Survey for SuperNovae (ASAS-SN) utilizzando il quadruplo telescopio da 14cm “Cassius” situato al Cerro Tololo Observatory in Cile. Il transiente è stato individuato a mag.+15,9 nella galassia lenticolare NGC4415 posta nella costellazione della Vergine a circa 40 milioni di anni luce di distanza ed è situato nell’alone più periferico, molto distante dal nucleo della galassia.

    Immagine della SN2022pul in NGC4415 realizzata il 7 agosto 2022 dall’astrofilo brasiliano Fabio Feijo in remoto dall’Australia dal Siding Spring Observatory utilizzando un telescopio da 500mm F.4,5 e 300 secondi di posa, con la supernova molto vicina al massimo di luminosità

    I primi a riprendere lo spettro di questa supernova sono stati, anche in questo caso, gli astronomi americani del Mauna Kea Observatory nelle isole Hawaii, nella notte del 1° agosto, utilizzando il telescopio Cassegrain UH88 da 2,2 metri. Si tratta di una supernova di tipo Ia scoperta circa due settimane prima del massimo, che si è verificato intorno al 10 agosto a mag.+12. Purtroppo la galassia non è molto fotogenica ed in questi giorni di fine di agosto si sta avvicinando alla congiunzione con il Sole ed è pertanto difficilmente osservabile. Riapparirà comunque all’alba a fine settembre con la supernova sempre discretamente luminosa.

    Team dell’Osservatorio di Monte Baldo, da sinistra Raffaele Belligoli, Flavio Castellani e Claudio Marangoni

    Da parte di Coelum, ancora complimenti a tutto il team di astrofili di Monte Baldo per la Nova scoperta questo agosto!

     

     

    Mondi in miniatura – Asteroidi, Settembre 2022

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    Fascia Principale: una struttura di forma toroidale che si colloca tra l’orbita di Marte e quella di Giove dove risiede l’assoluta maggioranza degli asteroidi ad oggi conosciuti.

    Al contrario di quanto si possa pensare, l’oltre un milione di asteroidi che la compongono sono separati da una gran quantità di spazio.

    La fascia è un ambiente altamente dinamico nel quale le collisioni tra asteroidi sono un fenomeno piuttosto frequente (in termini astronomici). Gli impatti più poderosi generano sciami di frammenti in grado di dar vita a vere e proprie Famiglie Asteroidali (vedi cielo del mese di Luglio), che possono arrivare a contare centinaia di membri tra loro accomunati da elementi orbitali simili.

    La maggioranza degli asteroidi all’interno della fascia percorre un’orbita a bassa eccentricità con una modesta inclinazione sull’eclittica, non mancano però eccezioni per le quali alcuni di questi (o gruppi) sono caratterizzati da orbite piuttosto eccentriche e inclinate.

    Si classificano 3 principali categorie di asteroidi:

    • gli asteroidi carbonacei (Asteroidi di tipo C),
    • gli asteroidi rocciosi (Asteroidi di tipo S),
    • gli asteroidi metallici (Asteroidi di tipo M).

    Gli Asteroidi di tipo C costituiscono la maggioranza degli asteroidi conosciuti (il 75%).

    Prevalenti nella regione esterna della fascia e considerati i più primitivi, data la composizione (rivelata attraverso l’analisi spettrale) molto simile a quella del Sistema Solare primordiale, questi asteroidi sono molto “scuri” e tendono a riflettere scarsamente la luce solare.

    Gli Asteroidi di tipo S, il secondo gruppo in termini di numerosità (il 17%), popolano prevalentemente la fascia interna e sono ricchi di silicati ma poveri di carbonio.

    Gli Ateroidi di tipo M costituiscono circa il 10% della popolazione totale della fascia e sono considerati ricchi di metalli in quanto il loro spettro ricorda da vicino quello delle meteoriti ferrose, composte prevalentemente da una lega di ferro e nichel.

    Saltuariamente (e inaspettatamente!) capita che un asteroide di fascia principale “metta la coda” e mostri temporaneamente un aspetto cometario. Questo affascinante fenomeno è tutt’ora in fase di studio: in alcuni casi è stato attribuito al rilascio di materiale a seguito di una collisione, in altri alla sublimazione di elementi volatili che vengono esposti in superficie a seguito di piccoli impatti.

    Cosa osservare ad Settembre 2022

    (3) Juno

    (3) Juno è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.590 giorni (4.35 anni) ad una distanza compresa tra le 1.98 e le 3.36 unità astronomiche (rispettivamente, 296.200.000 km al perielio e 502.640.000 km all’afelio).

    Deve il suo nome a Giunone, la massima divinità femminile della religione romana.

    Scoperto da Karl Ludwig Harding il 1 Settembre 1804, questo imponente asteroide (all’incirca 240 chilometri di diametro) sarà in opposizione il 7 di Settembre. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 7.8.

    Il suo moto sarà di 0,69 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (3) Juno trasformarsi in una bella striscia luminosa di 28 secondi d’arco.

    (216) Kleopatra

    (216) Kleopatra è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.710 giorni (4.68 anni) ad una distanza compresa tra le 2.09 e le 3.50 unità astronomiche (rispettivamente, 312.660.000 km al perielio e 523.592.000 km all’afelio).

    Deve il suo nome alla regina egizia Cleopatra Tèa Filopàtore, conosciuta anche come Cleopatra VII o più brevemente Cleopatra.

    Scoperto da Johann Palisa il 10 aprile 1880, questo grande asteroide (circa 120 Km di diametro) sarà in opposizione il 11 Settembre, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 9.8.

    Il suo moto sarà di 0,59 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (216) Kleopatra trasformarsi in una bella striscia luminosa di 24 secondi d’arco.

    Selezione di asteroidi (luminosi) in opposizione a Settembre 2022
    (24) Themis Magnitudine: 12
    (78) Diana Magnitudine: 12
    (128) Nemesis Magnitudine: 11
    (154) Bertha Magnitudine: 12
    (159) Aemilia Magnitudine: 13
    (378) Holmia Magnitudine: 13
    (770) Bali Magnitudine: 13
    (972) Cohnia Magnitudine: 12

     

     

    Le Costellazioni di Settembre 2022

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    Settembre ha l’aria malinconica di un mese che sta per portarci alla stagione autunnale: tuttavia il cielo è ancora in grado di offrirci molti oggetti tipici dell’estate boreale, rendendo più piacevole il passaggio di testimone tra una stagione e l’altra, che avverrà ufficialmente giorno 23 settembre alle 03:03 (ora italiana)!

    In questo mese potremo ancora ammirare le costellazioni estive come il Sagittario, lo Scorpione, Ercole, l’Aquila, il Cigno, la Lira, mentre verso Ovest assisteremo al lento declino del Boote con la stella Arturo.

    A Nord-Est e Nord-Ovest saranno sempre visibili le costellazioni di Andromeda, Cefeo, Perseo, Cassiopea e ancora l’Orsa Maggiore con l’asterismo del Grande Carro e l’Orsa Minore.

    Nel cielo di settembre potremo osservare il Triangolo Estivo ancora alto nel cielo nella prima parte della serata mentre non sarà difficile imbattersi nella maestosa bellezza della nostra Galassia: la Via Lattea infatti si staglia nel cielo già dopo il tramonto, a patto che ci si rechi in un luogo adeguato all’osservazione e quindi privo di qualsiasi tipo di disturbo.

    Percorrendo con gli occhi la volta celeste e concentrandosi nei pressi della costellazione di Andromeda non sarà difficile individuare un’altra galassia, una delle più conosciute e amate da astrofili e astrofotografi: M31, la galassia di Andromeda, che appare già ad occhio nudo come un batuffolo luminoso, ancor più apprezzabile se ci si avvale dell’aiuto di un binocolo o di un telescopio.

    L’AQUILA NEL CIELO DI SETTEMBRE

    Tra gli astri che brillano nel cielo di settembre troviamo ancora Altair, stella alfa dell’Aquila.
    La costellazione, attraversata dalla Via Lattea, è tipica dell’estate boreale e si trova a cavallo dell’equatore celeste.

    Alpha Aquila, conosciuta con il nome di Altair, è una stella bianca con magnitudine apparente di 0.77 e questo ne fa la dodicesima stella più brillante del cielo, con una distanza dalla Terra di soli 17 anni luce.
    Insieme a Vega della Lira e Deneb del Cigno, Altair costituisce uno dei vertici del Triangolo Estivo.

    OGGETTI NON STELLARI NELL’AQUILA

    La costellazione dell’Aquila non contiene oggetti del catalogo Messier ma ospita al suo interno due ammassi aperti come NGC 6709 e NGC 6755, l’ammasso globulare NGC 6760, la nebulosa planetaria NGC 6781 e la nebulosa Phantom Streak (NGC 6741) oltre alla galassia NGC 6814.

    Nell’Aquila è presente anche la Nebulosa oscura E, composta da due sistemi nebulosi separati fra loro e visibili con un telescopio anche amatoriale: B 142 e B 143.

    Nebulosa oscura E.
    Credit: Fabio Di Stefano.

    L’AQUILA NELLA MITOLOGIA

    Rappresentata come l’uccello mitologico caro a Zeus, nella mitologia greca e romana l’Aquila è protagonista di molte leggende.
    Una delle leggende più diffuse narra che il rapace era utilizzato dal padre degli dei per riportare indietro i fulmini che egli scagliava contro chi osava disobbedirgli.

    Un’altra versione del mito ci racconta che Zeus si trasformò in un’aquila per rapire il giovane Ganimede e portarlo nell’Olimpo affinché svolgesse il ruolo di coppiere degli dei mentre, secondo un’altra conturbante storia, l’inguaribile seduttore Zeus s’incapricciò della dea Nemesi e per riuscire a possederla messe a punto un piano con l’aiuto di Afrodite la quale venne trasformata in un’aquila per fingere di dare la caccia al bellissimo cigno nel quale si era trasformato Zeus.

    Il padre degli dei cercò quindi rifugio tra le braccia della bella Nemesi e riuscì finalmente nell’intento di possederla. A memoria del buon esito del piano, Zeus pose il Cigno e l’Aquila a brillare tra le stelle in eterno.
    Il CAPRICORNO NEL CIELO DI SETTEMBRE

    Posta a metà tra il Sagittario e l’Acquario troviamo la più piccola delle costellazioni zodiacali, il Capricorno.
    L’oggetto transita al meridiano proprio nel mese di settembre e rimane ben visibile per gran parte del periodo autunnale.

    Nonostante la costellazioni non spicchi in luminosità e grandezza, alcune delle stelle che la compongono sono abbastanza brillanti da essere individuate in una sorta di triangolo che si compone ad Est del Sagittario: si tratta di Algedi (α Capricorni), Deneb Algedi (delta Capricorni) e ω Capricorni.

    La stella Algedi è una delle stelle multiple più note e osservate del cielo; le due componenti primarie, due stelle gialle, possono essere risolte già con piccole strumentazioni mentre con l’utilizzo di un telescopio si scopre che entrambe le componenti sono a loro volta doppie.

    Sistema multiplo di Algedi. Credit: credits www.constellation-guide.com

    OGGETTI NON STELLARI NEL CAPRICORNO

    La costellazione del Capricorno non vanta la presenza di particolari oggetti del profondo cielo, in compenso si segnala l’ammasso globulare M30, situato a Sud-Est della costellazione e che in condizioni di cielo ottimali può essere individuato anche con un binocolo: cerchiamolo senza però aspettarci chissà quali dettagli i quali invece possono essere rilevati attraverso un telescopio che abbia una discreta apertura.

    IL CAPRICORNO NELLA MITOLOGIA

    Figura dall’aspetto insolito e ambiguo, il Capricorno si presenta come una creatura con la testa e le zampe anteriori di una capra e la coda di un pesce.

    I greci identificavano la “capra cornuta” con il dio Pan: egli prese parte alla lotta contro i Titani, suggerendo agli dei di trasformarsi in animali per poter mimetizzarsi più facilmente, assumendo lui stesso sembianze per metà anfibie. Durante la battaglia finale Zeus dovette affrontare Tefeo il quale recise i nervi di mani e gambe del padre degli dei; a soccorrerlo furono Ermes e Pan e grazie al loro aiuto Zeus poté sconfiggere il mostro utilizzando la sua folgore, seppellendo Tefeo nelle viscere del Monte Etna che divenne un vulcano proprio per via del respiro infuocato del mostro.

    Per ringraziare Pan dello stratagemma delle metamorfosi, rivelatosi utile alla vittoria degli dei contro i Titani, Zeus collocò il dio sulla volta celeste nelle sembianze del Capricorno.

    Le Comete di Settembre 2022

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    Facciamo il punto sulla C/2017 K2 PanSTARRS

    Siamo giunti al termine del lunghissimo periodo di visibilità della C/2017 K2 PanSTARRS, ancora purtroppo protagonista unica a settembre.

    Avviata al perielio del 19 dicembre si abbasserà sempre sull’orizzonte, scomparendo tra la luce solare dei cieli del Nord Italia già verso metà mese, mentre nell’estremo Sud la si potrà osservare per tutto il mese.

    Partendo dallo Scorpione, vicina alla stella Delta Scorpii (Dschubba), valicherà i confini del Lupo il giorno 21. La sua luminosità continuerà ad aggirarsi attorno all’ottava grandezza ed andrà osservata a all’inizio della notte astronomica.

    La Posizione della K2 PanSTARRS in settembre alle 21.30 ora estiva. Le stelle più deboli sono di mag. 8

    Transiti notevoli ISS per il mese di Settembre 2022

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    La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese d’autunno, sperando come sempre in cieli sereni!

    9 Settembre

    Si inizierà il giorno 9 Settembre, dalle 05:24 verso NO alle 05:32 verso ESE. Visibilità perfetta da tutta la nazione, con magnitudine di picco a -3.6. Osservabile senza problemi, meteo permettendo.
    11 Settembre

    Si replica l’11 Settembre, dalle 05:25 in direzione OSO alle 05:31 in direzione SE. Questo sarà un transito ottimale per le regioni occidentali della nazione. Magnitudine massima di -3.4. Se osservata dal Centro Italia la ISS transiterà vicina alla coppia Luna/Giove.
    15 Settembre

    Il transito successivo si avrà il 15 Settembre, con la Stazione Spaziale che transiterà dalle 20:24 alle 20:32, da SO a E. Un transito ottimale per il Centro-Sud Italia, con magnitudine massima a -3.5.
    17 Settembre

    L’ultimo transito notevole si avrà il 17 Settembre, osservabile nuovamente da tutto il paese, dalle 20:22 alle 20:31, da OSO a NE. La ISS, con magnitudine massima a -3.7, effettuerà il miglior transito serale del mese.

    N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.

     

    Un passo verso la Luna: Artemis 1 pronto al decollo

    Tutto pronto per il lancio della prima missione Artemis,
    con l’obiettivo di riportare nei prossimi anni
    l’uomo
    sulla Luna!

    Artemis 1 è la prima di una serie di missioni con lo scopo di riportare l’uomo sulla Luna in modo permanente, iniziando un nuovo ciclo di esplorazione lunare dopo le famose missioni Apollo. Non a caso Artemis prende il nome di Artemide, sorella di Apollo e personificazione della Luna crescente.
    Questo primo lancio sarà un importante test per verificare il funzionamento della strumentazione di bordo e della capsula Orion, oltre alla raccolta dati di alcuni esperimenti in orbita.
    Le aspettative sono altissime: il primo passo per riportare degli astronauti sul nostro satellite sta per essere compiuto.

    A bordo del veicolo spaziale

    L’enorme Space Launch System (Sls) di 98 metri è il razzo più potente mai costruito fino a questo momento dalla Nasa, con lo scopo di portare in orbita la capsula Orion.
    Artemis I traccia una linea importante negli obiettivi a lungo termine della NASA per l’esplorazione spaziale, aprendo la strada ai primi passi sul suolo lunare alla prima donna e alla prima persona di colore sulla Luna entro il 2025, all’esplorazione della superficie del nostro satellite, gettando le basi per viaggi verso mete più complesse come Marte.
    Per questo motivo il razzo spaziale è progettato per portare in orbita enormi carichi.

    Space Launch System della missione Artemis 1.
    Credits NASA

    In questo primo test nella capsula Orion saranno presenti dei passeggeri: per i primi astronauti umani dovremo aspettare ancora perché in questo caso a bordo ci saranno 3 manichini! La loro presenza è tuttavia fondamentale per il monitoraggio di alcuni parametri  da valutare per le missioni future.
    Dati relativi a radiazioni, vibrazioni ed accelerazioni raccolti tramite sensori integrati sono una risorsa essenziale per la sicurezza in volo degli astronauti. Un esempio rilevante è dato dal corpo femminile, più soggetto alle radiazioni rispetto a quello maschile: non è un caso che due dei tre manichini siano busti umani femminili.

    Studiare l’effetto delle radiazioni è utile per gli effetti sugli esseri umani ma in generale anche per le altre forme di vita. A bordo dello Space Launch System sono presenti 10 mini satelliti Cubesat. In particolare uno di questi, BioSentinel, trasporta cellule di lievito: il satellite, separandosi dalla capsula Orion per dirigersi verso il Sole, raccoglierà più dati possibili sull’influenza delle radiazioni sulle cellule in analisi.

    Le fasi di volo

    Il decollo è previsto alle ore 14.30 circa presso il complesso di lancio 39B del Kennedy Space Center di Cape Canaveral, lo stesso delle missioni Apollo. Block 1 è il nome della configurazione di SLS, composto da due razzi a combustibile solido in grado di sprigionare la potenza necessario per il decollo, insieme al core stage composto da quattro propulsori. All’altezza di 160 km la capsula Orion verrà sganciata dal sistema Block 1 e utilizzerà il secondo stadio dell’Sls per percorrere i 385 mila chilometri di distanza verso la Luna.

    Abbandonata l’orbita terrestre Orion compirà una serie di voli ravvicinati (flyby) non soltanto per testare la strumentazioni di bordo ma anche per verificare il sistema di comunicazioni con il nostro pianeta. La durata della missione prevista è di 42 giorni prima dello splashdown sulla Terra e il recupero dei manichini all’interno della capsula.

    Cosa riserva il futuro

    Tre sono al momento le missioni finanziate dalla Nasa in collaborazione con l’agenzia spaziale europea, canadese e giapponese. Artemis 2 in programma per il 2024 prevede la presenza di astronauti a bordo di Orion che non atterreranno sulla Luna ma orbiteranno intorno ad essa. L’allunaggio è previsto con Artemis 3 in uno dei 13 siti candidati recentemente annunciati dalla Nasa. L’Esa parteciperà alla missione con 3 astronauti che verranno scelti dai 7 dell’attuale equipaggio, di cui fa parte anche Samantha Cristoforetti. Nelle due settimane previste sul suolo lunare, oltre al campionamento del ghiaccio presente e ad una serie di esperimenti e osservazioni, è prevista l’installazione di alcune apparecchiature aggiuntive, tra cui un rover controllabile a distanza.

    Siti candidati per l’allunaggio.
    Credit: Nasa.

     

    Tutto pronto per la diretta!

    ATTENZIONE: COUNTDOWN SOSPESO PER UN PROBLEMA TECNICO AL MOTORE. LANCIO SLITTATO AL 02 SETTEMBRE

    Luna di Settembre 2022

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    Settembre regala le ultime nottate estive prima dell’inizio dell’autunno. Scopriamo insieme la Luna del mese!

    Chiuso lo scorso mese di Agosto col Novilunio del giorno 27 prosegue la fase di Luna crescente, portando il nostro satellite nelle migliori condizioni osservative che culmineranno col Primo Quarto del 3 Settembre alle ore 20:08.
    Fin dall’inizio di questo nuovo mese gli appassionati di osservazioni lunari avranno l’occasione di puntare i loro strumenti verso la Luna.

    Nel caso specifico, all’ora indicata, il nostro satellite si troverà ad un’altezza iniziale di +20° rendendosi visibile nel cielo di sudovest fino alle ore 23:22, quando scenderà sotto l’orizzonte.
    Nonostante quanto scritto finora in merito alle innumerevoli strutture superficiali osservabili in Primo Quarto vorrei ora tornare alla precedente serata, il 2 Settembre, con la Luna in fase di 6.4 giorni.
    Focalizziamo l’attenzione sull’area del mare Nectaris, una regione relativamente pianeggiante con superficie di 100.000 kmq (diametro 360 km circa) la cui origine viene ricondotta al periodo geologico Nectariano collocato a 3,9 miliardi di anni fa e situata nel settore sudorientale lunare.

    Mare Nectaris. Credit: Francesco Badalotti

    Mare Nectaris

    Sovrapponiamo ora l’immagine telescopica del mare Nectaris ad una porzione del globo terrestre di Google Earth centrata sulla città di Milano ed avremo una ulteriore conferma di come possa variare la percezione delle effettive dimensioni di una qualsiasi struttura lunare rispetto ad una corrispondente area situata sul nostro pianeta.
    Come è possibile constatare dalle immagini, la zona occupata dal mare Nectaris sarebbe delimitata da una circonferenza estesa dal Gruppo del Monte Bianco alle città di Cuneo, La Spezia, Modena/Bologna, Vicenza, Trento, Vaduz e il Lago di Lucerna in Svizzera.

    Ma, visto che siamo in argomento, si potrebbe anche ipotizzare di sovrapporre i tre spettacolari crateri Theophilus, Cyrillus, Catharina (lato ovest di Nectaris) sulla porzione centrale della Pianura Padana.
    Constatiamo come quei tre crateri così ravvicinati tra loro e minuti nell’oculare di un telescopio, nonostante i loro diametri intorno ai 100 km, si estendano teoricamente su un’area corrispondente a gran parte del Catino Padano, dalla città di Asti fino alla costa Adriatica (Delta del Po) o da Livorno fino all’Alta Valtellina.
    Per non parlare poi del singolo cratere Theophilus (diametro 104 km) la cui sovrapposizione centrata sulla città di Milano andrebbe ad interessare una circonferenza estesa a buona parte della Lombardia: uno spettacolo grandioso con le sue pareti che si innalzano fino ai 4400 mt circa.
    In ogni caso la regione del mare Nectaris si rivelerà senz’altro molto interessante anche in relazione ai due o più anelli concentrici facilmente individuabili ancora oggi, di cui il più evidente è costituito dalla ripida, spettacolare ed imponente scarpata della Rupes Altai estesa per circa 500 km ed alta intorno ai 1000/1500 mt.
    Tali strutture concentriche, di cui l’anello più esterno corre dal cratere Piccolomini fino alla confluenza del Sinus Asperitatis nel sud del mare Tranquillitatis, devono la loro formazione alla propagazione delle onde d’urto in seguito agli sconvolgimenti all’origine del bacino di Nectaris verificatisi circa 3,9 miliardi di anni fa nel periodo geologico Nectariano.

    Luna in Plenilunio

    Proseguendo nella fase di Luna crescente, alle ore 11:59 del 10 Settembre il nostro satellite sarà in Plenilunio ma a -53° sotto l’orizzonte, alla distanza di 374246 km dal nostro pianeta e con diametro apparente di 31,93’. Per eventuali osservazioni col telescopio basterà attendere la medesima serata del 10 Settembre quando alle ore 19:56 sorgerà il disco della Luna Piena contestualmente al tramonto del Sole, rendendosi pertanto a nostra disposizione fino all’alba del mattino seguente, quando cederà il posto all’astro del giorno.

    Questo Plenilunio potrà costituire una buona occasione per effettuare alcune interessanti osservazioni. Infatti il punto di massima Librazione si troverà in prossimità dell’area fra il cratere Endymion ed il mare Humboldtianum con la concreta possibilità di individuare strutture crateriformi la cui visibilità è in stretta relazione con le Librazioni.
    Inoltre, ma in posizione diametralmente opposta, lo spettacolare e fotogenico quartetto composto dai crateri ravvicinati Schickard (233 km), Nasmyth (80 km), Phocylides (117 km), Wargentin (87 km), quest’ultimo con l’interessante peculiarità di una platea ricolma di materiale lavico e notevolmente rialzata, fin quasi alla sommità delle sue pareti le quali emergono solamente per circa 300 mt.

    Ripartita la fase calante, alle ore 23:52 del 17 Settembre sarà in Ultimo Quarto dopo essere sorta alle ore 23:16 rendendosi pertanto visibile fino all’alba del mattino seguente. Nonostante non coincida col punto di massima Librazione, potrà rivelarsi molto interessante l’osservazione della più estesa struttura crateriforme esistente sull’emisfero lunare rivolto verso la Terra. Si tratta di Bailly, una immensa formazione geologica proveniente dal periodo Nectariano (3,9 miliardi di anni fa) di 311 km di diametro e situata in prossimità del bordo lunare sud-sudovest al confine con l’altro emisfero.
    All’osservazione telescopica sarà possibile individuare una notevole quantità di crateri di ogni dimensione letteralmente sovrapposti sia sulle sue pareti che sul fondo di questa vastissima struttura, segno inequivocabile dell’intenso bombardamento meteoritico verificatosi in epoche remotissime.

    Ormai destinato a sprofondare sempre più nelle ore della notte, il nostro satellite sarà in Novilunio alle ore 23:54 del 25 Settembre, finalmente con la contestuale ed immediata ripartenza di un nuovo ciclo che lo riporterà progressivamente fuori dalle tenebre della lunga notte lunare per avvicinarsi sempre più alle migliori condizioni osservative nei primi giorni del prossimo mese, ma ne riparleremo.

    Le Falci lunari di Settembre

    Appuntamento per chi segue le falci lunari per la notte del 22 Settembre con una falce di 25,6 giorni che sorgerà alle ore 03:01 fra le stelle del Cancro e del Leone. Volendo effettuare osservazioni col telescopio se ne percepirà la netta distinzione fra gli scuri basalti di Procellarum, in contrasto con le più chiare rocce anortositiche degli altipiani di ovest-sudovest nei quali è sempre inconfondibile la spettacolare “macchia nera” del grande cratere Grimaldi di 228 km di diametro.
    Inoltre sarà un’ottima occasione per scandagliare la regione dei crateri Drygalski e Le Gentil sull’estremo bordo meridionale in prossimità del polo sud della Luna e col notevole contributo del punto di massima Librazione proprio da quelle parti.

    La notte successiva, il 23 Settembre, sorgerà alle ore 04:05 una falce in fase di 26,7 giorni con la possibilità di scandagliare gli innumerevoli dettagli del cratere Bailly ristretto fra la linea del terminatore ed il bordo lunare ed in coincidenza col punto di massima Librazione.

    Una falce ancora più sottile sorgerà il 24 Settembre alle ore 05:10 in fase di 27,8 giorni, ma in questo caso l’esiguo margine di tempo prima che la luce del Sole abbia il sopravvento consentirà solo alcune veloci foto attuando ogni precauzione per non intercettare la luce solare.

    Per quanto riguarda la fase crescente, appuntamento per il 27 Settembre con una falce di 1,8 giorni che tramonterà alle ore 19:53. Considerata la vicinanza di questa falce al tramonto del Sole anche in questo caso sarà indispensabile attuare ogni specifica precauzione in caso di riprese visuali o fotografiche.

    Ulteriore ed ultimo appuntamento di questo mese per il tardo pomeriggio del 28 Settembre con una falce di 2,8 giorni che alle ore 20:17 scenderà sotto l’orizzonte. Nel caso specifico saranno già possibili dettagliate osservazioni di un gran numero di strutture superficiali tra cui il settore nordest, l’area del mare Crisium e gli imponenti crateri situati lungo il bordo est del mare Fecounditatis (Langrenus, Vendelinus, Petavius, Furnerius) fino al settore sudorientale unitamente alle rispettive cuspidi nord e sud. Per questa tipologia di osservazioni, oltre agli ormai noti parametri osservativi, risulterà determinante disporre di un orizzonte il più possibile libero da ostacoli.

    Librazioni di Agosto

    (In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).

    Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.

    Librazioni Regione Polare Nord:

    • 07 Settembre. Fase 11,34 giorni – Massima Librazione: nord cratere Baillaud.
    • 08 Settembre. Fase 12,36 giorni – Massima Librazione: nordest cratere Cusanus.

      Librazioni del 7 e 8 settembre. Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”

    Librazioni Regione Nordest:

    • 09 Settembre. Fase 13,38 giorni – Massima Librazione: nord mare Humboldtianum.
    • 10 Settembre. Fase 14,40 giorni – Massima Librazione: est cratere Endymion.

      Librazioni del 9-10 settembre. Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”

    Librazioni Regione Polare Sud:

    • 22 Settembre. Fase 25,70 giorni – Massima Librazione: sud cratere Drygalski.
    • 23 Settembre. Fase 26,74 giorni – Massima Librazione: sud cratere Bailly.
    • 24 Settembre. Fase 27,79 giorni – Massima Librazione: ovest cratere Hausen.

      Librazioni del 22-23-24 settembre. Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”

    Invito riservato alle Associazioni – celebrazioni 25 anni

    Alle Associazioni e Gruppi di Astrofili e Gruppi 

    alla c.a. di presidenti e direttori

    Nel prossimo mese di settembre Coelum Astronomia, nato nel 1997 taglierà un traguardo importante arrivando ai 25 anni di pubblicazioni, un risultato che consideriamo di prestigio e che celebreremo con una vera e propria festa alla quale abbiamo il piacere di invitarvi. Fissata per il 18 settembre in una location davvero suggestiva, nell’arco della giornata saranno programmati interventi di protagonisti di Coelum e di rappresentanti delle istituzioni.
    Sarà l’occasione per brindare insieme anche ai prossimi 25 anni di pubblicazioni! Alla festa saranno  inoltre invitati i principali collaboratori di Coelum e i lettori più appassionati. Un modo per ritrovarsi, dopo questi anni difficili, o per conoscersi finalmente di persona se non se ne aveva avuto l’opportunità prima.

    Location
    I festeggiamenti per i 25 anni di Coelum Astronomia si terranno a Esantoglia (MC) nello storico Palazzo di Malcavalca (qui la mappa) e saranno ospitati all’interno della manifestazione Galassica 2022 – Festival dell’Astronomia.

    Programma 18 settembre 2022
    Ecco un breve programma della giornata:
    ore 09:00 accoglienza
    ore 09:15 inizio conferenze
    ore 13:00 pausa pranzo
    ore 15:00 Inizio festeggiamenti Coelum Astronomia (interventi e ringraziamenti)
    ore 18:00 Brindisi al buffet
    ore 19:30 chiusura celebrazioni

    Nelle prossime settimane, aggiungeremo dettagli che sarà nostra cura mettere a disposizione degli ospiti.

    Il link per la conferma di partecipazione è stato inviato tramite mail direttamente nelle caselle email delle associazioni. In caso di mancata ricezione vi invitiamo a controllare nella cartella spam o contattare la Redazione per la segnalazione, scrivendo a coelumastro@coelum.com 

    Note Importanti sulle prenotazioni

    • Termine ulltimo prenotazioni associazione 03 settembre 2022.
    • Massimo posti prenotabili per associazione n°3.
    • Massimo posti messi a disposizione per le associazioni n°50.

    Allo scadere delle prenotazioni i posti rimasti liberi saranno messi a disposizione del pubblico. Le prenotazioni per il pubblico saranno aperte a partire dal giorno 04 settembre.

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