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Dopo alcune settimane di verifica siamo lieti di annunciare che i problemi tecnici sono stati risolti. Si è trattato di un’incompatibilità di alcuni plug-in dopo un aggiornamento automatico. La funzionalità è stata correttamente ripristinata.
Approfittiamo anche per comunicare che a breve sarà rilasciata una nuova versione migliorata del lettore pdf per la consultazione della rivista online. Ne metteremo una preview a disposizione dei lettori appena finiti i test su tutti i tipi di device.
Continua la fase di crescita del ciclo solare 25, che conferma le previsioni attuali che stimano un picco dell’attività solare attorno alle fine del 2025.
Non essendoci novità particolari riguardo le previsioni per il ciclo 25, ci limitiamo a riportare i grafici con i dati aggiornati allo scorso mese (con le curve di previsioni invariate) che si possono ottenere dal sito del NOAA: https://www.swpc.noaa.gov/products/solar-cycle-progression
N.B. maggiori dettagli su come sono stati elaborati i grafici li trovate nell’articolo del mese precedente: Attività Solare Settembre 2022
Focus sull’attività solare del mese di Settembre
Veniamo ora a discutere gli aspetti salienti dell’attività solare del mese in corso (Settembre 2022).
Come di consueto vediamo innanzitutto l’evoluzione generale delle macchie solari, riportata in questa animazione prodotta sulla base di immagini a banda larga del satellite Solar Dynamics Observatory della NASA (credits: NASA/SDO and the AIA, EVE, and HMI science teams).
Il mese si è aperto con l’interessante regione attiva 3089 (nell’emisfero Sud) che era già visibile negli ultimi giorni di Agosto e che è scomparsa dietro il limbo occidentale del Sole il giorno 5 Settembre. E’ molto interessante notare che questa stessa regione attiva è recentemente riapparsa (il giorno 20 Settembre) dal limbo orientale dopo che il Sole ha compiuto mezza rotazione attorno al suo asse. Tale regione attiva molto “longeva” è stata quindi ribattezzata con il numero 3105, in quanto è prassi aggiornare il numero di una regione attiva qualora ritorni visibile dopo una mezza rotazione solare.
La stessa sorte è accaduta ad un’altra regione attiva interessante, la numero 3088 (sempre nell’emisfero Sud) che era sparita dalla vista già il 28 Agosto e che è riapparsa sotto il nome di AR3102 il giorno 12 Settembre.
Proponiamo qui una foto appunto della regione attiva 3102 realizzata il 18 Settembre presso Bosco Chiesanuova (VR) dall’astrofilo Serafino Vinco con un telescopio Schmidt-Cassegrain da 20 cm (un C8 della Celestron) e camera di ripresa ZWO ASI 385mc (a fuoco diretto) equipaggiata con filtro IR Pass. Nella foto a falsi colori si possono ammirare i notevoli dettagli delle macchie solari facenti parte della regione attiva (in particolare le zone dette di umbra e penumbra) nonché la granulazione fine della superficie solare dovuta al continuo “ribollire” delle singole celle convettive. Per avere un riferimento delle dimensioni delle strutture mostrate nella foto, si tenga presente che la grande macchia solare a sinistra dell’immagine ha circa le dimensioni della Terra!
Un’altra notevole regione attiva che ha dato spettacolo nel mese di Settembre è la 3098, questa volta nell’emisfero Nord. A differenza dei due casi precedenti, si tratta di una regione attiva di cui è stato possibile osservare in diretta la formazione. La AR3098 è comparsa infatti il 7 Settembre sotto forma di alcune macchie sparse di ridotta dimensione, ma si è rapidamente ingrandita nel giro di una settimana fino a comprendere un affascinante arcipelago di macchie molto complesso ed articolato.
Tale regione è stata inoltre protagonista della maggior parte dei fenomeni energetici accaduti sul Sole in questo mese. In particolare, la regione è stata oggetto tra i giorni 16 e 17 Settembre di ben quattro brillamenti solari di classe M. Questi sono avvenuti proprio quando la AR3098 aveva raggiunto il limbo occidentale, cosa che ha permesso di osservare i brillamenti “di lato” potendone quindi cogliere la struttura tridimensionale.
In questa notevole animazione prodotta dai dati del Solar Dynamics Observatory (strumento AIA a 131 Angstrom) si possono osservare i due spettacolari brillamenti di classe M che sono avvenuti presso la AR3098 il giorno 16. Poiché la regione non era rivolta verso la Terra al momento dei brillamenti, il fenomeno non ha prodotto sulla Terra un significativo aumento delle aurore polari, ciò nondimeno sono stati osservati dei significativi disturbi sulle trasmissioni radio.
Per completezza riportiamo infine l’andamento del flusso dei raggi X durante l’intero mese (prodotto utilizzando il sito https://www.polarlicht-vorhersage.de/goes-archive) come misurato dai satelliti GOES.
I quattro eventi di classe M riportati nella seconda metà del grafico sono appunto i brillamenti della regione 3098 avvenuti tra il 16 ed il 17 Settembre.
A novembre del 2021 e nel numero 254 di Coelum Astronomia pubblicavamo due articoli con tutte le informazioni relative alla DART ed allo scopo della missione.
Ora la Sonda DART è quasi arrivata alla fine del suo percorso e LICIACube, il satellite italiano di soli 14kg che sta seguendo la sonda ci fornirà immagini e riprese per gli studi futuri. La NASA sfrutterà invece le riprese di DRACO la fotocamera montata a bordo della DART stessa e che è destinata a schiantarsi su Dimorphos.
La sonda, targata NASA, vede la collaborazione dei principali centri di ricerca dell’agenzia spaziale americana: il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL), il Jet Propulsion Laboratory (JPL), il Goddard Space Flight Center (GSFC), il Johnson Space Center (JSC), il Glenn Research Center (GRC) e il Langley Research Center (LaRC).
DART è un cosiddetto impattore cinetico, il cui scopo principale è quello di modificare l’orbita di un asteroide così da evitare che questo incontri il nostro pianeta lungo la sua traiettoria.
L’obiettivo della missione è l’asteroide lunare Dimorphos (160 m di diametro), che ruota attorno all’asteroide più grande Didymos (che ha un diametro di 780 m).
La sonda raggiungerà Dimorphos domani mattina 27 settembre ore 1:14 Italia. DART avrà un impatto quasi frontale su Dimorphos, riducendo di diversi minuti il tempo necessario al piccolo asteroide per orbitare attorno a Didymos. L’impatto sarà monitorato dai telescopi di tutto il mondo, ma soprattutto da LICIACube, un cubesat tutto italiano, finanziato e coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
«LICIACube avrà il compito principale di acquisire tutte le immagini possibili che descrivano la scena di impatto di DART e l’evoluzione dei detriti che si solleveranno per via dell’impatto, e lo farà con le sue due camere, Leia e Luke» dice Angelo Zinzi, tecnologo ASI e responsabile dello Science Operations Center «Leia, grazie alla sua alta risoluzione, sarà in grado di mostrarci nel dettaglio il punto di impatto, mentre Luke, avendo un campo di vista più ampio, avrà modo di inquadrare la gran parte del materiale espulso e raccontarci la sua evoluzione».
Specifichiamo che l’asteroide bersaglio di DART non è una minaccia per la Terra. Questo sistema binario di asteroidi è però il banco di prova perfetto per verificare se lo schianto intenzionale di un veicolo spaziale contro un asteroide sia un modo efficace per cambiarne la rotta, nel caso in cui rischi di impattare il nostro pianeta.
La NASA sottolinea che per i prossimi 100 anni nessun asteroide noto di dimensioni superiori a 140 metri si trovi in rotta di collisione con la Terra. Ma – precisano – solo il 40% circa di questi asteroidi è stato finora identificato (dati aggiornati a ottobre 2021).
Elendo delle fonti utili per tutti i dettagli della DART e come seguire l’evento:
Le notti si allungano e Ottobre ci regala delle ottime occasioni per dedicarci all’osservazione del nostro satellite!
Ripartito il nuovo ciclo lunare dopo il Novilunio dello scorso 25 Settembre, il nostro satellite si avvia verso le migliori condizioni osservative che lo porteranno alle ore 02:14 del 3 Ottobre in Primo Quarto con fase di 7 giorni ma a -30° sotto l’orizzonte.
Per effettuare osservazioni delle strutture lunari basterà attendere la medesima serata del 3 Ottobre quando alle ore 19:50 la Luna transiterà in meridiano ad un’altezza di +21° rendendosi poi visibile fino a poco dopo la mezzanotte quando scenderà sotto l’orizzonte.
Nel progredire della fase di Luna Crescente il nostro satellite sarà in Plenilunio alle ore 22:55 del 9 Ottobre alla distanza dal nostro pianeta di 375139 km, con diametro apparente di 31.85’ e ad un’altezza di +42°. Nel caso specifico, il disco della Luna Piena sarà perfettamente visibile per tutta la nottata fino all’alba del mattino seguente quando andrà a tramontare contestualmente al sorgere del Sole.
Ripartita la Fase Calante, proseguirà anche il progressivo allontanamento della Luna dalle comode ore serali portandosi sempre più verso le ore notturne fino al 17 Ottobre quando alle 19:15 sarà in Ultimo Quarto a -22° sotto l’orizzonte, mentre per chi intendesse osservare la superficie lunare al telescopio basterà attendere le 23:46 quando sorgerà fra i Gemelli e il Cancro rendendosi pertanto visibile fino all’alba del mattino seguente.
La fase di Luna calante si concluderà con la Luna Nuova alle ore 12:49 del 25 Ottobre. Da qui l’ulteriore nuovo ciclo lunare, con la contestuale fase di Luna Crescente, porterà il nostro satellite di sera in sera a mostrare una porzione sempre più ampia della propria variegata superficie illuminata dal Sole, in modo particolare nelle ultime serate di questo mese che si chiuderà con la Luna nelle migliori condizioni osservative in attesa del prossimo Primo Quarto proprio nella prima serata di Novembre, ma ne riparleremo!
Le Falci lunari di Ottobre
Falce lunare di 2,74 giorni senza il telescopio (credit Francesco Badalotti, 2018)
Per gli appassionati di falci lunari il primo appuntamento è per la nottata del 21 Ottobre quando alle ore 02:54 sorgerà una falce di 25 giorni fra le stelle della costellazione del Leone, visibile pertanto fino all’alba. Non si tratterà della tipica “falce stretta” ma si renderà molto interessante per la possibilità di osservare in dettaglio innumerevoli strutture geologiche, fra cui “Aristarchus Plateau” a nordovest con la spettacolare Vallis Schroter nell’Oceanus Procellarum, l’inconfondibile “isola nera” del vasto cratere Grimaldi ad ovest oltre ai non lontani anelli montuosi concentrici del vasto bacino da impatto del mare Orientale.
Scendendo poi verso sud una larga porzione del mare Humorum verrà a trovarsi in prossimità del terminatore con la possibilità di effettuare osservazioni in alta risoluzione se il seeing sarà favorevole.
Ancora più a sud lo spettacolare quartetto costituito dai crateri Schickard, Nasmyth, Phocylides e Wargentin (quest’ultimo con la platea ricolma di lava ormai solidificata) per concludere infine col più esteso cratere visibile dal nostro pianeta sulla superficie della Luna: Bailly con i suoi 311 km di diametro.
Un’altra bella falce sorgerà la seguente nottata alle ore 03:59 del 22 Ottobre in fase di 26 giorni sulla cui superficie sarà facile distinguerne la netta suddivisione in due parti, dalle scure rocce basaltiche del settore più occidentale dell’Oceanus Procellarum, a nord-nordovest, fino alla maggiore albedo delle più chiare rocce anortositiche degli altipiani a sud-sudovest.
Una falce ancora più stretta, di 27,2 giorni, sorgerà il 23 Ottobre alle ore 05:05. Infine verso l’alba del 24 Ottobre sarà possibile dedicare qualche ripresa fotografica ad una bella falce di 28,2 giorni che sorgerà alle ore 06:12, ma il tempo a disposizione sarà molto limitato prima che la luce del Sole prevalga su tutto.
Il 25 Ottobre 2022 assisteremo ad una eclisse parziale di Sole. Prendendo come riferimento la città di Roma questo interessante fenomeno avrà inizio alle ore 11:25 mentre la fase massima potrà essere osservata alle ore 12:21 quando il Sole raggiungerà un’altezza di +35°. Alle ore 13:19 l’eclisse potrà considerarsi ormai conclusa. La magnitudine di questo evento, cioè il rapporto fra le dimensioni apparenti della Luna e del Sole durante l’eclisse, sarà di 0,265 mentre la frazione del Sole che verrà oscurata sarà pari ad un valore di 0,157. Per quanto riguarda l’osservabilità sul territorio italiano, nelle fasi iniziali l’altezza del Sole sull’orizzonte varierà dai 26-30° delle regioni settentrionali fino ai 33-38° delle estreme regioni meridionali, mentre il massimo dell’eclisse nelle zone di Ragusa e Siracusa verrà raggiunto col Sole ad un’altezza di +41°.
A tutti coloro che intenderanno osservare l’eclisse parziale di Sole, sia quella del 25 Ottobre così come in qualsiasi altra analoga occasione, al fine di evitare spiacevoli danni alla vista si consiglia vivamente di evitare di guardare il Sole ad occhio nudo ma di munirsi di appositi occhialini, binocoli e telescopi rigorosamente muniti degli specifici filtri anche per evitare le pericolose radiazioni presenti durante l’osservazione diretta non protetta, sconsigliando assolutamente metodi amatoriali quali occhiali da Sole, lastre mediche, negativi fotografici, CD, vetrini affumicati da saldatore, ecc, che nulla hanno a che vedere
con una effettiva protezione dei nostri occhi, lasciando perdere pertanto le sempre troppo facili soluzioni del “sentito dire”. Molteplici sono le tecniche per acquisire immagini di tali eventi, ma personalmente non trascurerei la possibilità di “godersi l’eclisse” dal primo fino all’ultimo istante anche senza strumenti o macchine fotografiche con la necessaria calma e concentrazione senza doversi preoccupare di tenere d’occhio la strumentazione, i tempi di posa, l’inseguimento, regolare i diaframmi, ecc, senza dimenticare però di evitare gravi danni alla vista.
Per quanto riguarda le falci in Luna Crescente appuntamento per il 27 Ottobre con una falce di 2,2 giorni che alle ore 19:22 scenderà sotto l’orizzonte fra le stelle dello Scorpione. L’esigua finestra temporale prima che la Luna tramonti consentirà solo rapide occhiate col telescopio al settore orientale del mare Crisium ed ai grandi crateri sul lato est del mare Fecounditatis fra cui Langrenus, Vendelinus, Petavius, Furnerius anche se la bassa declinazione potrà influire negativamente sul seeing.
Si segnala infine per il tardo pomeriggio del 28 Ottobre una falce ormai un po’ “troppo larga” di 3,3 giorni ma già molto interessante e particolarmente ricca di target osservativi, con le innumerevoli strutture situate fra il bordo lunare orientale e la linea del terminatore. Per questa tipologia di osservazioni, oltre agli ormai noti parametri osservativi, risulterà determinante disporre di un orizzonte il più possibile libero da ostacoli.
Librazioni di Ottobre
(In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).
Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.
Librazioni Regione Polare Nord (inizio mese):
04 Ottobre. Fase 08,87 giorni – Massima Librazione nord cratere Scoresby.
05 Ottobre. Fase 09,91 giorni – Massima Librazione nord cratere Petermann.
Librazioni Regione Polare Nord (fine mese):
30 Ottobre. Fase 05,39 giorni – Massima Librazione nord cratere Peary.
31 Ottobre. Fase 06,25 giorni – Massima Librazione nord cratere Baillaud.
Librazioni Regione Nordest:
06 Ottobre. Fase 10,95 giorni – Massima Librazione nord cratere De La Rue.
07 Ottobre. Fase 11,98 giorni – Massima Librazione nord mare Humboldtianum.
08 Ottobre. Fase 13,00 giorni – Massima Librazione nord cratere Zeno.
09 Ottobre. Fase 13,02 giorni – Massima Librazione nord cratere Zeno.
10 Ottobre. Fase 14,05 giorni – Massima Librazione est cratere Gauss
Librazioni Regione Sud-Sudovest:
18 Ottobre. Fase 22,22 giorni – Massima Librazione sud cratere Newton.
19 Ottobre. Fase 23,04 giorni – Massima Librazione sud cratere Casatus.
20 Ottobre. Fase 24,08 giorni – Massima Librazione sud cratere Bailly.
21 Ottobre. Fase 25,12 giorni – Massima Librazione crateri Hausen/Pingre.
22 Ottobre. Fase 26,17 giorni – Massima Librazione crateri Inghirami/Wargentin.
23 Ottobre. Fase 27,22 giorni – Massima Librazione ovest cratere Inghirami.
NOTE
– Immagini “Librazioni “: Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”.
– Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.
– Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp
Con Ottobre si apre il sipario sulle costellazioni che caratterizzeranno il cielo d’autunno: le serate estive sono ormai un ricordo e con esse anche gli oggetti celesti che per mesi abbiamo osservato per tutta la notte. Ora è il momento di lasciarci sorprendere da una schiera di astri che anticipano già il cielo invernale!
Complici le giornate sempre più corte e un sempre maggior numero di ore di buio, avremo più possibilità di dedicarci all’osservazione e alla fotografia del cielo.
Partendo dall’orizzonte Ovest troveremo ancora, seppur in procinto di tramontare definitivamente, tracce di cielo tipicamente estivo rappresentate da Ercole, Cigno, Aquilae Lira. Nei loro pressi sarà possibile lasciarsi sorprendere ancora per poco dalla bellezza della Via Lattea: la troveremo in direzione Sud-Ovest con una inclinazione verticale e con il nucleo galattico ormai quasi invisibile, se non nella primissima parte della serata subito dopo il crepuscolo.
Sarà comunque emozionante vedere la nostra galassia stagliarsi su una spiaggia o tra gli alberi di un luogo in altura, dove il paesaggio sarà reso quasi fiabesco dalla sua presenza.
Percorrendo con gli occhi la regione di cielo che va da Sud-Ovest a Nord-Est, la Via Lattea ci condurrà alle costellazioni protagoniste di ottobre: Cassiopea, Andromeda, Pegaso.
PEGASO NEL CIELO DI INIZIO AUTUNNO
Facilmente identificabile grazie all’asterismo del Quadrato, quella di Pegaso è una costellazione boreale che transita al meridiano proprio a metà ottobre. È un oggetto tipico del cielo d’autunno ed è confinante con Andromeda con la quale condivide la stella Sirrah, astro che costituisce il lato superiore dell’asterismo.
La stella principale della costellazione è Markab (α Pegasi), una gigante azzurra con magnitudine 2,49 e distante 140 anni luce, che rappresenta il vertice sud-occidentale del Quadrato.
Nonostante la stella alfa di Pegaso sia Markab, è Enif (ε Pegasi) l’astro più brillante della costellazione, una supergigante arancione con magnitudine +2,38.
Seconda alla stella Enif in termini di brillantezza troviamo Scheat (β Pegasi) una gigante rossa di magnitudine 2,44, distante 199 anni luce e che va a indicare il vertice nord-occidentale del Quadrato di Pegaso.
Nella costellazione sono presenti diverse stelle doppie, alcune anche facilmente risolvibili come 3 Pegasi e η Pegasi: le due componenti che danno vita a 3 Pegasi sono bianco-giallastre di sesta e settima magnitudine e possono essere risolte anche con modesti ingrandimenti. Nel caso di η Pegasi ognuna delle due componenti è una stella doppia, risolvibili ma non con piccole strumentazioni.
Interessante il sistema stellare binario IK Pegasi: esso è composto dalla stella bianca IK Pegasi A e dalla nana bianca IK Pegasi B e diversi studi astronomici lo indicano come un stella doppia che potrebbe esplodere in supernova in tempi non troppo lontani.
OGGETTI NON STELLARI NELLA COSTELLAZIONE DI PEGASO
Tra gli oggetti del profondo cielo presenti nella costellazione di Pegaso vi è sicuramente da segnalare M15, uno degli ammassi globulare più densi della Via Lattea: esso è visibile con un binocolo il quale però non sarà in grado di rilevare chissà quali dettagli che invece risulteranno più nitidi con telescopi a ingrandimenti superiori a 350mm. L’ammasso è osservabile proprio nel periodo che va da luglio a dicembre.
Altri interessanti oggetti presenti nella costellazione sono le galassie a spirale NGC 7331 e NGC 7217.
Quintetto di Stephan in Pegaso di Paolo Calliera (da Photo Coelum)
Segnaliamo anche il Quintetto di Stephan: un gruppo visuale di cinque galassie situato in direzione della costellazione di Pegaso. Fu il primo gruppo di galassie ad essere scoperto (era il 1877!) e lo dobbiamo all’astronomo francese Édouard Stephan.
Dalla sezione Photo Coelum, MaurizioCabibbo ci regala anche questa spettacolare immagine centrata sulla galassia NGC7497 nella costellazione del Pegaso con lo scopo di riprendere l’IFN presente nel campo:
Clicca sull’immagine per maggiori dettagli!
Da sottolineare che la costellazione di Pegaso ospita un sistema planetario extrasolare:51 Pegasi. Questo è composto da una stella molto simile al Sole attorno a cui orbita un pianeta extrasolare di tipo gioviano caldo, scoperto nel 1995.
PEGASO NELLA MITOLOGIA
Pegaso in una illustrazione del 1715
Tra asterismi, stelle doppie e pianeti extrasolari è il momento di scoprire il ruolo di Pegaso nella mitologia!
La figura di Pegaso è associata a quella del cavallo alato che nacque da uno zampillo di sangue scaturito dall’uccisione di Medusa da parte di Perseo, che si servì proprio della creatura mitologica per salvare Andromeda, figlia di Cefeo e di Cassiopea, dalle grinfie del mostro marino Ceto.
Pegaso era caro a Zeus poiché si occupava di trasportare le folgori del dio fino all’Olimpo. Questo mito si riferisce a Pegaso come alla creatura alata di cui si servì Bellerofonte per uccidere la Chimera.
E ancora: troviamo la figura di Pegaso tornare all’Olimpo dopo la morte di Bellerofonte e successivamente ridiscendere sul Monte Elicona mentre era in atto una gara di canto tra le Muse e le Pieridi; alle melodie intonate dalle Pieridi il Monte Elicona prese ad innalzarsi verso il cielo e solo lo zoccolo battuto sulla roccia dal cavallo alato riuscì ad arrestarne la rapida ascensione. Nel punto in cui Pegaso sbatté lo zoccolo si aprì una sorgente chiamata così “sorgente del cavallo“.
Portate a termine le sue imprese, il cavallo alato prese il volo verso la volta celeste e qui si trasformò in una manciata di stelle poste a omaggiare le sue virtù per l’eternità.
IL PESCE AUSTRALE NEL CIELO DI OTTOBRE
Tra gli oggetti celesti che transitano al meridiano nel mese di ottobre troviamo il Pesce Australe: si tratta di una piccola costellazione identificabile grazie alla brillante stella alfa Fomalhaut, una stella bianca che con la sua magnitudine 1,16 si classifica come la diciottesima più brillante della volta celeste.
Credit: NASA, ESA, and the Digitized Sky Survey 2. Acknowledgment: Davide De Martin (ESA/Hubble)
Dall’arabo fom-al-hut, il nome della stella alfa del Pesce Australe significa “la bocca del pesce“; la sua brillantezza è accentuata anche dal fatto che l’astro si trovi in una regione povera di stelle e facilmente individuabile già in estate, bassa sull’orizzonte in direzione Sud-Est.
IL PESCE AUSTRALE NELLA MITOLOGIA
Piscis Austrinus Profile Image on www.underthenightsky.com (credit: www.RareMaps.com — Barry Lawrence Ruderman Antique Maps Inc)
Secondo la mitologia greca, il Pesce Australe è rappresentato nell’atto di bere l’acqua che sgorga dalla giara dell’Acquario mentre una leggenda mediorientale racconta di Derceto, sorella di Afrodite e dea della fertilità, che meditò il suicidio lasciandosi annegare in un lago nei pressi dell’Eufrate dopo aver partorito una bambina, frutto della relazione con un mortale. Il destino della dea fu però svoltato da un pesce che la salvò da una morte certa; come segno di eterna riconoscenza, Derceto lo collocò tra le stelle e da qui nasce la costellazione del Pesce Australe.
Giovedì 29 settembre, alle 2:36 PDT (5:36 EDT), la navicella spaziale Juno della NASA arriverà entro 222 miglia (358 chilometri) dalla superficie della luna ricoperta di ghiaccio di Giove, Europa.
Il veicolo spaziale a energia solare dovrebbe ottenere alcune delle immagini con la più alta risoluzione mai scattate di porzioni della superficie di Europa, oltre a raccogliere dati preziosi sull’interno della luna, sulla composizione della superficie e sulla ionosfera, insieme alla sua interazione con la magnetosfera di Giove.
Questa immagine della luna di Giove Europa è stata scattata dall’imager JunoCam a bordo della navicella spaziale Juno della NASA il 16 ottobre 2021, da una distanza di circa 51.000 miglia (82.000 chilometri). Credito: dati immagine: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS. Elaborazione immagine: Andrea Fortuna CC BY
Tali informazioni potrebbero essere utili a future missioni, tra cui Europa Clipper dell’agenzi , che dovrebbe essere lanciata nel 2024 per studiare proprio la luna ghiacciata. “Europa è una luna gioviana così intrigante, è il fulcro della sua futura missione della NASA”, ha affermato il ricercatore principale di Juno Scott Bolton del Southwest Research Institute di San Antonio. “Siamo felici di fornire dati che potrebbero aiutare il team di Europa Clipper nella pianificazione della missione, oltre a fornire nuove intuizioni scientifiche su questo mondo ghiacciato”.
La missione estesa di Juno include il sorvolo delle lune Ganimede, Europa e Io. Questo grafico raffigura le orbite di Giove del veicolo spaziale – etichettato “PJ” per perigiove, o punto di avvicinamento più vicino al pianeta – dalla sua missione principale in grigio alle 42 orbite della sua missione estesa nei toni del blu e del viola. Credito: NASA/JPL-Caltech/SwRI
Con un diametro equatoriale di 1.940 miglia (3.100 chilometri), Europa è grande circa il 90% della Luna terrestre. Gli scienziati pensano che un oceano salato si trovi al di sotto di un guscio di ghiaccio spesso miglia, suscitando domande sulle potenziali condizioni in grado di sostenere la vita sotto la superficie di Europa.
Il passaggio ravvicinato modificherà la traiettoria di Juno, riducendo il tempo necessario per orbitare attorno a Giove da 43 a 38 giorni. Sarà il più vicino che una navicella spaziale della NASA si sia avvicinata a Europa da quando Galileo è arrivato entro 218 miglia (351 chilometri) il 3 gennaio 2000. Inoltre, questo passaggio ravvicinato segna il secondo incontro con una luna galileiana durante la missione estesa di Juno. La missione ha esplorato Ganimede nel giugno 2021 e prevede di avvicinarsi da vicino a Io nel 2023 e nel 2024.
La raccolta dei dati inizierà un’ora prima dell’avvicinamento più vicino, quando il veicolo spaziale si trova a 51.820 miglia (83.397 chilometri) da Europa.
“La velocità relativa tra la navicella spaziale e la luna sarà di 14,7 miglia al secondo (23,6 chilometri al secondo), quindi stiamo andando abbastanza veloci”, ha affermato John Bordi, vicedirettore della missione Juno al JPL. “Tutti i passaggi devono procedere con precisione per acquisire con successo i nostri dati pianificati, perché subito dopo il completamento del sorvolo, il veicolo spaziale dovrà essere riorientato per il successivo avvicinamento ravvicinato di Giove, che avverrà solo 7 ore e mezza dopo”.
Invece di un aggiornamento più generale oggi dedicheremo le nostre attenzioni esclusivamente a Perseverance, ma c’è un’ottima ragione per farlo.
Nel tardo pomeriggio di giovedì 15 settembre la NASA ha indetto una conferenza nella quale ha fatto il punto delle più recenti scoperte del suo rover attualmente impegnato nella seconda parte della sua missione nel cratere Jezero: Delta Front. C’è stata anche qualche anticipazione sulle prossime azioni programmate per Perseverance, tra le quali il rilascio al suolo di alcune fiale con i campioni. Andiamo con ordine.
Is there life on Mars?
Non possiamo dare risposta positiva a questa domanda, nonostante l’ottimismo dei titoloni di giornali e telegiornali. “Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie” ricordava Carl Sagan.
Quello che è vero è che gli ultimi quattro campioni prelevati dal rover statunitense, provenienti da due siti peraltro molto vicini tra loro, sono di estremo interesse per i geologi e presentano un’ottima varietà di materiali.
I due siti nella regione del delta dove Perseverance ha raccolto quattro campioni di roccia: Skinner Ridge (campioni 10 e 11) e Wildcat Ridge (12 e 13). Crediti: NASA/JPL/Caltech/MSSSQui sono mostrate le abrasioni eseguite nei due siti, sempre compiute prima dei prelievi dei campioni, per iniziare a caratterizzare i materiali che si raccoglieranno. Queste immagini sono state eseguite dalla camera WATSON che consente macro ravvicinate di estremo dettaglio. Crediti: NASA/JPL/Caltech/MSSS
Come evidente dalle immagini, i due campioni sono relativi a rocce moderatamente diverse tra loro.
Da una parte i campioni della roccia di Skinner Ridge (foto a sinistra) che presentano una struttura abbastanza diversificata con grani di roccia, derivati da detriti di sassi più grandi, trasportati qui dall’acqua probabilmente per centinaia di km.
L’abrasione eseguita sul sito Wildcat Ridge mostra invece una struttura parecchio più omogenea e con particelle molto fini. Questo viene generalmente associato dai geologi alle trasformazioni che subisce del materiale fangoso ricco di solfati. Potrebbe quindi essersi formato proprio in acqua salmastra, probabilmente quando l’antico lago evaporò.
Ci troviamo di fronte a due esempi di rocce sedimentarie, opposte a tutti i campioni raccolti in precedenza da Perseverance che erano invece rocce magmatiche. Queste ultime si formano nel sottosuolo e fuoriescono durante le attività eruttive, e risulteranno pratiche per datare con precisione la storia geologica del cratere. Le rocce sedimentarie hanno un’utilità diversa per gli scienziati: sulla Terra sono le rocce che conservano più fedelmente i fossili, ma su Marte…
Non troveremo fossili, ma lo strumento SHERLOC ha eseguito un’analisi spettrografica dettagliata dell’abrasione eseguita a Wildcat Ridge rilevando la maggiore concentrazione di molecole organiche mai rilevata su Marte e in particolare di composti aromatici (quelli sui quali il dispositivo è stato tarato per avere maggiore sensibilità).
Composti organici! Significa vita passata sul pianeta? No, è davvero troppo presto per dirlo. I composti organici si possono formare attraverso processi chimici di interazione tra acqua e rocce, e sono stati rintracciati anche nella polvere interstellare. Però è interessante notare che queste osservazioni sia state compiute in un’area che si ritiene sia stata in passato potenzialmente abitabile. Possiamo confermare di essere anche qui di fronte alle cosiddette biosignature, gli indizidi vita passata che Perseverance è stato creato per cercare, già rilevate in praticamente ognuna delle osservazioni sinora compiute da SHERLOC ma mai a questi livelli e mai sull’intera superficie esposta.
Rick Welch, Project System Engineer del JPL, ci illustra le caratteristiche delle fiale e il diametro dei campioni di roccia raccolti da Perseverance impiegando il Sistema Dimensionale Americano Standard: “la dimensione è quella di un mignolo”. Per noi europei si tratta di 13 millimetri.
È un momento quasi emozionante per gli scienziati coinvolti e per noi che seguiamo così da vicino gli aggiornamenti, perché stiamo avendo conferma che il sito di atterraggio scelto è di straordinario valore scientifico e gli strumenti portati su Marte riescono a far “parlare” queste antichissime rocce. Non stiamo nella pelle all’idea di scoprire cos’altro sveleremo nel prossimo capitolo della missione del rover, quello che vedrà Perseverance risalire il delta e procedere verso ovest.
Quo vadis?
Nel corso della conferenza sono stati illustrati anche i futuri passi dell’esplorazione di Jezero, dai prossimi due mesi sino a oltre un anno.
Nell’immediato Perseverance raccoglierà almeno altri quattro campioni di roccia e impiegherà un altro dei suoi witness tube. Queste ultime sono delle fiale precaricate con materiali in grado di catturare gas estranei e contaminanti che, nonostante le incredibili attenzioni, potrebbero essere arrivati dalla Terra. Questi particolari oggetti subiscono le stesse manipolazioni delle normali fiale, tranne il riempimento con i carotaggi di roccia, al fine di documentare le condizioni ambientali in cui i prelievi avvengono e poter meglio interpretare i dati una volta che i campioni torneranno a Terra per le analisi molto più dettagliate.
Ricapitolando, i tubi attualmente impiegati e conservati sono 15: uno è purtroppo vuoto a causa del fallimento del primissimo tentativo di raccolta ma resta valido come campione atmosferico; 12 contengono campioni di roccia da 6 siti; 2 sono i tubi testimoni già adoperati (il primo il 22 giugno 2021 e il secondo il 16 luglio 2022). Arriveremo quindi a breve a 20 tubi.
Iniziamo a pensare a cosa fare con essi?
La risposta alla domanda è positiva, infatti tra circa due mesi è previsto di rilasciare al suolo alcuni dei campioni mettendo a segno un altro passo nella missione Sample Return. Dal momento che per ogni sito di raccolta sono stati e saranno prelevati due campioni, la strategia pensata sin dall’inizio è di depositare nel luogo selezionato solo il primo campione per ciascun sito, lasciando che il rover continui a trasportare il secondo in attesa di valutare successivamente le opzioni disponibili.
È stato individuato anche il luogo dove compiere i rilasci, e attualmente non ci troviamo molto lontano da esso. Si tratta di tornare indietro di 400/500 metri verso la regione del fondo del cratere, un’area estremamente pianeggiante e senza rilievi rocciosi. Queste caratteristiche geografiche rendono il luogo ideale per la futura missione di raccolta dei campioni, che qui dovrà atterrare e svolgere i compiti previsti.
Mappa della regione del cratere Jezero con la posizione attuale di Perseverance e del sito individuato per il rilascio dei campioni. Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/USGSMosaico di due foto (con prospettiva rettificata) dove si scorge il luogo designato. Crediti: NASA/JPL-Caltech
Al termine dell’operazione di deposizione delle fiale si potrà iniziare a pensare alla prossima fase dell’esplorazione, ovvero risalire il bordo del cratere per andare oltre Jezero e raccogliere nuovi campioni.
I percorsi analizzati per il proseguimento dell’esplorazione che dovrebbe tenere occupato il rover per oltre un anno terrestre. Crediti: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/USGS/JHU-APL
Le prospettive di funzionalità di Perseverance vanno oltre i 10 anni (attuale età di Curiosity), quindi c’è il potenziale perché il rover possa incontrare la futura missione di raccolta e supportarla direttamente rilasciando a portata del braccio robotico del lander i campioni che ancora custodirà. Questa è stata infatti la recente revisione della Sample Return, che ha eliminato il previsto rover di raccolta per lasciare questo compito a Perseverance.
Da segnalare che la deposizione dei campioni nella regione del cratere ha funzione di backup nell’eventualità che, per qualche sfortunata ragione, il rover NASA non sia in grado di raggiungere il futuro lander e rilasciare le fiale nelle sue vicinanze. In questo caso le operazioni di raccolta saranno svolte, in tempi probabilmente più lunghi, esclusivamente dai due elicotteri che atterreranno insieme al lander.
Per questo aggiornamento marziano è tutto, appuntamento al prossimo che cercherò di rendere meno monotematico!
TANTISSIMI!! Grazie a tutti i lettori che hanno prenotato una copia del libro per festeggiare i 25 anni di pubblicazioni. E’ stata davvero un’emozione preparare così tanti pacchi!
Ci sono ancora alcune copie disponibili e… rimanete aggiornati per sapere quando verrà fissata la nuova data per i festeggiamenti! Non potete mancare!
a seguito dei gravi danni subiti nella scorsa notte dal territorio della provincia di Ancona colpito da violente precipitazioni, la Redazione informa che l’evento previsto per domenica prossima 18 settembre organizzato per celebrare i 25 anni di pubblicazioni di Coelum Astronomia,è stato RINVIATO a data da definire.
Siamo vicini alle famiglie tragicamente coinvolte in questo difficile momento.
La nuova data sarà fissata e comunicata a breve.
Si comunica altresì a quanti interessati che anche l’edizione di settembre di Galassica Festival dell’Astronomia prevista per sabato e domenica 17 e 18 è stato rinviato.
Disponibile dal 26 settembre il numero 258 di Coelum Astronomia di ottobre/novembre 2022.
LA COPERTINA
Il n. 258 dedicato all’Inquinamento Luminoso che di fatto sta aumentando. L’immagine di copertina, seppur spettacolare, nasconde un lato oscuro, come dott. Jekyll e Mr. Hyde, i danni del proliferare delle luci di notte sono immensi.
Anche per questo numero una grande novità. Torna a scrivere per Coelum Astronomia uno dei volti più noti fra gli astrofotografi italiani: Cristian Fattinnanzi, autore di una rubrica tutta sua che ci accompagnerà per molti numeri!
Gli anni ’90, con la loro carica esplosiva e scoppiettante, che partono con l’aprirsi della guerra del golfo, hanno fatto irruzione negli anni ’80 come un carrarmato con le pantofole di pelliccia.
Ma va bene così, ogni cambiamento ha sempre qualcosa di elettrizzante. Gli anni ’90 sono stati costellati di incredibili avvenimenti e scoperte. Se avete voglia di fare un tour indietro nel tempo mettetevi comodi e godetevi questa nuova decade che parla dell’astronomia dell’ultimo decennio del secolo scorso! E non sbavate troppo per l’emozione che per quello bastava lo sbrodolino! Sistematevi i jeans alti quanto il dolcevita, togliete il tamagotchi dalle tasche e andiamo!
Si parte col 1990, anno in cui, non so se mi spiego, uscivano sia il Game Gear che il Super Nintendo, console che in quell’anno fecero salire l’isolamento adolescenziale tanto da far impallidire la videodipendenza da smartphone. Ma quello che rimane aggrappato alle pagine polverose della memoria non sono le ore spese a far deflagrare gli alieni che uscivano dalle fottute pareti o a cercare mappe del tesoro in Monkey Island, che da solo vale tutti gli anni ’90, ma l’atmosfera di magia e ricerca che ha guidato tutti gli adolescenti per l’intero decennio. Al cinema i film cazzuti come atto di forza e Apache facevano pompare i ragazzi, ghost e pretty woman facevano sognare le ragazze e noi nerd ci sparavamo gremlins II, ritorno al futuro 3 ed Edward mani di forbice. In TV c’erano serie tv del calibro di Beverly Hills 90210, Willie il principe di Bel Air, Otto sotto un tetto e ALF, che terminava proprio in quell’anno. Non so se mi spiego! Sul lato astronomico, come sempre, all’universo non gliene poteva fregare di meno ma gli scienziati fecero bingo mandando in orbita il paparazzo cosmico per eccellenza, quel cecchino di wallpaper che era l’Hubble space Telescope. Un satellite artificiale in grado di regalare immagini meravigliose sia all’astronomia nel visibile, che nell’ultravioletto e anche nell’infrarosso.
Fu realizzato dalla NASA in collaborazione con l’ESA e venne portato il orbita a 600 km di quota dalla navetta spaziale Discovery il 24 aprile di quest’anno. Il suo vantaggio era duplice: era fuori atmosfera e dotato di uno specchio primario di apertura pari a 2,4 m! Siccome le cose una volta le facevano buone, Hubble sta funzionando ancora in maniera ineccepibile.
Telescopi Keck alle Hawaii. Credito: Osservatorio Keck
Nello stesso anno venne anche lanciato il telescopio spaziale Astro-1, formato da tre telescopi operanti nell’ultravioletto, ma solo per una missione sperimentale di 8 giorni. Migliorato e corretto, questo telescopio, nella sua nuova veste, verrà rilanciato nel 1995 con in nome di Astro-2. Sempre sulla scia dei grandi occhi, ma questa volta a terra, anche il telescopio Keck fu ultimato nel 1990 . E’ posto alle Hawaii, nella località di Mauna Kea e vantava una apertura effettiva di 9,82 metri! Il 1990 vide anche l’istituzione dell’High Energy Astrophysics Science Archive Research Center (HEASARC) presso il Goddard Space Flight Center (GSFC) della NASA ed il lancio della missione congiunta NASA/ESA Ulysses per mezzo dello Space Shuttle Discovery (STS-41). Il satellite in questione trasportava un esperimento per rilevare i raggi X solari ed i raggi gamma. Nel 1990 venne anche lanciato il satellite russo Gamma, che aveva come strumento principale il telescopio Gamma-1, un rivelatore sensibile ai raggi gamma con energie da 50 MeV a 6 GeV. Nei roaring 90’s venne anche rilevata grazie al Röntgen Satellit (ROSAT) l’emissione di raggi X della Luna, la prima rilevazione a raggi X della Luna da parte di un satellite in orbita terrestre. Tali raggi X erano dovuti alla dispersione dei raggi X solari. Nel frattempo, sulla Terra, veniva sviluppata la teoria dei super pennacchi, confermata dal rinvenimento di molti campioni di rocce del nucleo terrestre nel plateau oceanico di Ontong-Giava. Essa postulava che nel Cretaceo, circa 100-70 milioni di anni fa, immense correnti di materia fluida allo stato plastico risalirono dal nucleo attraversando il mantello e sboccando là dove la crosta terrestre, solida era più sottile. Questa teoria impattava direttamente sulla struttura della crosta terrestre, sulla dinamica delle zolle tettoniche, sul geomagnetismo e anche sul clima.
ROSAT ( Roentgen Satellit ). Credit NASA
Come sempre accade, le scoperte di trent’anni fa a volte fanno quasi tenerezza. Nel frattempo la tecnologia è avanzata, i computer sono cresciuti e con essi la potenza di calcolo. Ma quelli erano anni magici. Anni in cui tutto poteva accadere. Anni in cui i sogni diventavano davvero realtà tangibile. Anni in cui qualsiasi cosa si faceva era ancora spinta dal vento in poppa e la paura di cadere non c’era, come la disillusione ed il timore del fallimento. Tanto atterravi su una morositas…
MOSTRA DI FOTOGRAFIE ASTRONOMICHE SCATTATE DAI SOCI A.L.S.A. DI LIVORNO
IL CIELO VISTO (E FOTOGRAFATO) DAGLI ASTROFILI LIVORNESI
In Toscana, nella splendida città di Livorno, oltre al mare ed ai suoi meravigliosi tramonti, c’è l’A.L.S.A. (Associazione Livornese Scienze Astronomiche), un’associazione di astrofili nata nel 1991 da cinque soci fondatori che si è andata ad ingrandire negli anni.
Sempre alla ricerca di cieli bui e poco inquinati, trascorrono lunghe notti in bianco con “l’occhio” fisso sull’obiettivo per catturare angoli di cielo lontani, pianeti, costellazioni, galassie e nebulose non visibili ad occhio nudo. Una passione viscerale, travolgente, una vita trascorsa con un occhio sempre “rivolto all’ insù”.
È proprio da questa passione che è nata “Immagini dall’Universo”, la mostra di fotografie
astronomiche che si svolgerà dal 2 al 30 Ottobre c/o la sala di esposizioni temporanee del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo a Livorno.
Le foto in mostra sono state scattate dai soci con strumentazione amatoriale e propongono una “passeggiata” nel cielo durante le quattro stagioni.
Ogni foto è argomentata dalla relativa didascalia ed un membro dell’associazione sarà sempre disponibile in sede per rispondere alle domande dei curiosi.
Osservando i 65 pannelli che compongono la mostra il visitatore potrà fare un interessante viaggio a miliardi di anni luce di distanza, nei posti più imperscrutabili dell’universo.
Iniziando con il cielo dell’Autunno caratterizzato, tra le altre, dalla Galassia di Andromeda e proseguendo con l’Inverno e la Primavera, si arriva all’Estate con la sua regina indiscussa: la Via Lattea. Sarà inoltre possibile fare, su prenotazione, una visita guidata al Planetario del Museo.
Dove: “Museo di Storia Naturale del Mediterraneo”
Via Roma, 234 Livorno
Quando: dal 02 Ottobre al 30 Ottobre 2022
Contatti: 0586/266711
info@alsaweb.it
Dopo oltre un anno di attività di assemblaggio, integrazione e test presso lo stabilimento di Thales Alenia Space, JV tra Thales 67% e Leonardo 33%, a Cannes, in Francia, per conto delle Agenzie Spaziali francese e statunitense CNES e NASA, il satellite SWOT (Surface Water and Ocean Topography) è pronto a partire per il suo imminente lancio dagli Stati Uniti.
SWOT è una missione congiunta del CNES e della NASA, con il contributo dell’Agenzia Spaziale Canadese (CSA) e dell’Agenzia Spaziale del Regno Unito (UKSA). È dedicata alla misurazione dei livelli delle acque superficiali di laghi e fiumi e dei bacini fluviali, nonché all’acquisizione di dati di alta precisione e dettagliati sulle dinamiche degli oceani. SWOT presenta una serie di innovazioni tecnologiche senza precedenti e si basa su una tecnologia innovativa, ovvero l’interferometro KaRIn ad ampio fascio, progettato dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. Il CNES e Thales Alenia Space hanno realizzato il gruppo a radiofrequenza di questo strumento. KaRIn è dotato di due antenne radar ad apertura sintetica (SAR) in banda Ka separate da un braccio di 10 metri che gli consentirà un’osservazione bidimensionale di ben 120 chilometri di larghezza con una risoluzione orizzontale dell’ordine di 50-100 metri, configurabile su entrambi i lati della rotta terrestre del satellite.
SWOT trasporterà anche un modulo Nadir che include gli stessi strumenti dei satelliti della serie Jason, compreso l’altimetro a doppia frequenza Poseidon realizzato da Thales Alenia Space. Questo modulo trasporterà anche il sistema di determinazione precisa dell’orbita DORIS, realizzato da Thales, un radiometro a microonde avanzato (AMR), un GPS Payload (GPSP) e un Laser Retro-reflector Array (LRA) realizzati dal JPL.
SWOT promette di rivoluzionare l’oceanografia e l’idrologia della superficie terrestre, essendo l’ultima di una lunga serie di missioni realizzate in collaborazione con CNES, NASA e Thales Alenia Space, a partire dal 1992 con il lancio del satellite TOPEX/Poseidon e proseguite con la serie di missioni del satellite Jason. SWOT sarà il primo satellite a effettuare un rientro atmosferico controllato, in conformità con la legge Space Operations Act francese (FSOA) orientata alla riduzione dei detriti spaziali, entrata in vigore nel 2020.
Progettato per studiare la topografia degli oceani e le acque di superficie, SWOT ha una doppia missione che copre l’oceanografia e l’idrologia. Il satellite osserverà la circolazione degli oceani in 2D con una risoluzione dieci volte superiore. Questo ci aiuterà ad analizzare e comprendere meglio gli effetti della circolazione costiera sulla vita marina, sugli ecosistemi, sulla qualità dell’acqua e sui trasferimenti di energia per migliorare la realizzazione di modelli delle interazioni atmosfera-oceano. La parte idrologica della missione valuterà le variazioni dei livelli dell’acqua nei terreni acquitrinosi, nei laghi e nei bacini, nonché la portata dei fiumi. SWOT è quindi destinato ad apportare innovazioni chiave in un settore in cui la posta in gioco economica, sociale e strategica non è mai stata così alta.
SWOT è ora pronto per la partenza verso gli Stati Uniti prevista per l’inizio di ottobre, concludendo un anno di sforzi incessanti da parte dei team francesi e statunitensi di Thales Alenia Space, leader mondiale nell’altimetria satellitare. Nel corso degli ultimi 12 mesi, il payload scientifico fornito dal JPL è stato integrato con la piattaforma satellitare sviluppata da Thales Alenia Space per il CNES. Dopo queste operazioni di assemblaggio, i team hanno condotto una serie di test funzionali e ambientali sul satellite e sui suoi strumenti per verificare la loro capacità di resistere alle difficili condizioni di lancio e dello spazio.
Un aereo cargo C5-Galaxy dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti sarà impiegato appositamente per trasportare il satellite di due tonnellate e il suo container dall’aeroporto di Nizza alla Vandenberg Air Force Base (VAFB) per un lancio non previsto prima del 5 dicembre a bordo di un veicolo Falcon 9 operato da SpaceX.
In occasione della conferenza stampa tenutasi il 6 settembre presso Thales Alenia Space, Thierry Lafon, Responsabile del progetto SWOT del CNES, ha dichiarato: “Il completamento dell’integrazione di SWOT in Francia illustra la volontà del nostro Paese, attraverso il CNES e il programma di investimenti futuri PIA (Programme d’Investissement d’Avenir), e quella dei suoi partner internazionali e industriali, di aprire la strada a nuove generazioni di sistemi di osservazione costruiti attorno a tecnologie dirompenti come l’altimetria radar interferometrica”. Questa missione pionieristica sarà la prima a condurre un’indagine globale sistematica sull’acqua della Terra, segnando un enorme passo avanti verso una gestione più efficiente di questa risorsa. Ha un grande potenziale per la nostra industria spaziale e per i futuri utenti dei suoi dati. La comunità scientifica internazionale attende con ansia questi nuovi dati per conoscere più da vicino il ciclo globale dell’acqua e migliorare la comprensione del ruolo degli oceani nel cambiamento climatico”.
“SWOT è una missione emblematica non solo perché cerca di affrontare le questioni climatiche internazionali, ma anche perché sarà al servizio di una delle nostre risorse condivise più critiche, l’acqua”, ha aggiunto Christophe Duplay, Responsabile del programma SWOT di Thales Alenia Space. Il satellite ci aiuterà a rilevare l’intero ciclo dell’acqua, dai laghi e fiumi, ai mari e agli oceani, per la prima volta”. Per i team di Thales Alenia Space, questo programma rappresenta la continuazione della partnership di lunga data con il CNES e la NASA nel campo dell’altimetria satellitare, a partire dal successo delle missioni Jason, che hanno permesso di diffondere l’oceanografia operativa in tutto il mondo.”
Per sapere si più sui satelliti dedicati all’osservazione della Terra segui la rubrica “Astronomia per la Terra”
In this mosaic image stretching 340 light-years across, Webb’s Near-Infrared Camera (NIRCam) displays the Tarantula Nebula star-forming region in a new light, including tens of thousands of never-before-seen young stars that were previously shrouded in cosmic dust. The most active region appears to sparkle with massive young stars, appearing pale blue. Scattered among them are still-embedded stars, appearing red, yet to emerge from the dusty cocoon of the nebula. NIRCam is able to detect these dust-enshrouded stars thanks to its unprecedented resolution at near-infrared wavelengths. To the upper left of the cluster of young stars, and the top of the nebula’s cavity, an older star prominently displays NIRCam’s distinctive eight diffraction spikes, an artefact of the telescope’s structure. Following the top central spike of this star upward, it almost points to a distinctive bubble in the cloud. Young stars still surrounded by dusty material are blowing this bubble, beginning to carve out their own cavity. Astronomers used two of Webb’s spectrographs to take a closer look at this region and determine the chemical makeup of the star and its surrounding gas. This spectral information will tell astronomers about the age of the nebula and how many generations of star birth it has seen. Farther from the core region of hot young stars, cooler gas takes on a rust colour, telling astronomers that the nebula is rich with complex hydrocarbons. This dense gas is the material that will form future stars. As winds from the massive stars sweep away gas and dust, some of it will pile up and, with gravity’s help, form new stars.
Migliaia di giovani stelle mai viste prima vengono avvistate in un vivaio stellare chiamato 30 Doradus, catturato dal telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA. Soprannominata la Nebulosa Tarantola per l’aspetto dei suoi filamenti polverosi nelle precedenti immagini del telescopio, la nebulosa è stata a lungo una delle preferite dagli astronomi che studiano la formazione stellare. Oltre alle giovani stelle, Webb rivela galassie di fondo lontane, nonché la struttura dettagliata e la composizione del gas e della polvere della nebulosa.
A soli 161.000 anni luce di distanza nella galassia della Grande Nube di Magellano, la Nebulosa Tarantola è la regione di formazione stellare più grande e luminosa del Gruppo Locale, le galassie più vicine alla nostra Via Lattea. Ospita le stelle più calde e massicce conosciute. Gli astronomi hanno concentrato tre degli strumenti a infrarossi ad alta risoluzione di Webb sulla Tarantola. Visto con la telecamera a infrarossi vicini (NIRCam) di Webb, la regione assomiglia alla casa di una tarantola scavatrice, foderata con la sua seta. La cavità della nebulosa centrata nell’immagine NIRCam è stata svuotata dalle vesciche radiazioni di un ammasso di giovani stelle massicce, che brillano di un azzurro pallido nell’immagine. Solo le aree circostanti più dense della nebulosa resistono all’erosione dei potenti venti stellari di queste stelle, formando pilastri che sembrano puntare all’indietro verso l’ammasso. Questi pilastri contengono protostelle in formazione, che alla fine emergeranno dai loro bozzoli polverosi e prenderanno il loro turno per modellare la nebulosa (vedi immagine copertina dell’articolo).
Lo spettrografo nel vicino infrarosso di Webb (NIRSpec) ha catturato una stella molto giovane mentre faceva proprio questo. Gli astronomi in precedenza pensavano che questa stella potesse essere un po’ più vecchia e già in procinto di eliminare una bolla attorno a se stessa. Tuttavia, il NIRSpec ha mostrato che la stella stava appena iniziando ad emergere dal suo pilastro e manteneva ancora una nuvola di polvere isolante attorno a sé. Senza gli spettri ad alta risoluzione di Webb alle lunghezze d’onda dell’infrarosso, questo episodio di formazione stellare in azione non sarebbe stato rivelato.
La regione assume un aspetto diverso se visualizzata nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso più lunghe rilevate dal Mid-infrared Instrument (MIRI) di Webb . Le stelle calde svaniscono e il gas più freddo e la polvere brillano. All’interno delle nubi stellari, punti luminosi indicano protostelle incorporate, che stanno ancora guadagnando massa. Mentre lunghezze d’onda più corte della luce vengono assorbite o disperse dai granelli di polvere nella nebulosa, e quindi non raggiungono mai Webb per essere rilevate, lunghezze d’onda del medio infrarosso più lunghe penetrano in quella polvere, rivelando infine un ambiente cosmico mai visto prima.
At the longer wavelengths of light captured by its Mid-Infrared Instrument (MIRI), Webb focuses on the area surrounding the central star cluster and unveils a very different view of the Tarantula Nebula. In this light, the young hot stars of the cluster fade in brilliance, and glowing gas and dust come forward. Abundant hydrocarbons light up the surfaces of the dust clouds, shown in blue and purple. Much of the nebula takes on a more ghostly, diffuse appearance because mid-infrared light is able to show more of what is happening deeper inside the clouds. Still-embedded protostars pop into view within their dusty cocoons, including a bright group at the very top edge of the image, left of centre. Other areas appear dark, like in the lower-right corner of the image. This indicates the densest areas of dust in the nebula, that even mid-infrared wavelengths cannot penetrate. These could be the sites of future, or current, star formation. MIRI was contributed by ESA and NASA, with the instrument designed and built by a consortium of nationally funded European Institutes (The MIRI European Consortium) in partnership with JPL and the University of Arizona.
Uno dei motivi per cui la Nebulosa Tarantola è interessante per gli astronomi è che la nebulosa ha un tipo di composizione chimica simile a quella delle gigantesche regioni di formazione stellare osservate nel “mezzogiorno cosmico” dell’universo, quando il cosmo aveva solo pochi miliardi di anni e la stella la formazione era al culmine. Le regioni di formazione stellare nella nostra galassia, la Via Lattea, non producono stelle alla stessa velocità furiosa della Nebulosa Tarantola e hanno una composizione chimica diversa. Questo rende la Tarantola l’esempio più vicino (cioè, più facile da vedere in dettaglio) di ciò che stava accadendo nell’universo quando ha raggiunto il suo brillante mezzogiorno. Webb fornirà agli astronomi l’opportunità di confrontare e confrontare le osservazioni della formazione stellare nella Nebulosa Tarantola con le osservazioni profonde del telescopio di galassie lontane dall’attuale era del mezzogiorno cosmico.
Nonostante i migliaia di anni di osservazione delle stelle da parte dell’umanità, il processo di formazione stellare conserva ancora molti misteri, molti dei quali dovuti alla nostra precedente incapacità di ottenere immagini nitide di ciò che stava accadendo dietro le spesse nubi dei vivai stellari. Webb ha già iniziato a rivelare un universo mai visto prima e sta solo iniziando a riscrivere la storia della creazione stellare.
Il confronto
A side-by-side display of the same region of the Tarantula Nebula brings out the distinctions between Webb’s near-infrared (closer to visible red, left) and mid-infrared (further from visible red, right) images. Each portion of the electromagnetic spectrum reveals and conceals different features, making data in different wavelengths valuable to astronomers for understanding the physics taking place. The image captured by Webb’s Near-Infrared Camera (NIRCam, left) features bright, hot features, like the sparkling cluster of massive young stars, and the bright star to their upper left, featuring Webb’s distinctive diffraction spikes. Young, emerging stars shine blue, while scattered red points indicate stars that are still enshrouded in dust. Structure in the nebula, carved by the stellar winds of the massive young stars, is intricately detailed. In the view from Webb’s Mid-Infrared Instrument (MIRI), the hot young stars fade, and cooler gas takes the spotlight. Much of the nebula takes on a ghostly appearance in the mid-infrared, because these longer wavelengths of light are able to penetrate the dust clouds and reach Webb. Previously hidden bubbles and dust-embedded stars emerge. A particularly prominent, spherically shaped bubble – being blown out by a newborn star – appears in the MIRI image just to the right of the now-darkened central star cluster. Another difference between the two images is the appearance of the bright, lone star at the top of the nebula’s cavity. In the MIRI image (right) the star is fainter relative to the surrounding nebula, so the glare and the distortion of Webb’s diffraction spikes are much less prominent. In the midst of the central cluster of young stars, one dense gas clump is clearly visible in both images – it is one of the last, dense remnants of the nebula that the young cluster stars’ stellar winds have not yet eroded away. NIRCam was built by a team at the University of Arizona and Lockheed Martin’s Advance
Una visualizzazione affiancata della stessa regione della Nebulosa Tarantola mette in evidenza le distinzioni tra le immagini del vicino infrarosso (più vicino al rosso visibile, a sinistra) e del medio infrarosso (più lontano dal rosso visibile, a destra). Ogni porzione dello spettro elettromagnetico rivela e nasconde caratteristiche diverse, rendendo i dati in diverse lunghezze d’onda preziosi per gli astronomi per comprendere la fisica in atto.
Vediamo quali sono le state le novità degli ultimi due mesi da parte dei robot che fanno parte della missione NASA chiamata Mars 2020. Parliamo ovviamente di Ingenuity e Perseverance.
L’instancabile Ingenuity
Il piccolo elicottero non cessa di stupirci. Gli scorsi mesi l’avevamo lasciato freddo e impolverato mentre lottava per cercare di caricare le proprie batterie. Durante quelli che sulla Terra erano i mesi estivi, su Marte, nell’emisfero boreale, era inverno. Il ridotto irraggiamento solare e le temperature più basse della media hanno rappresentato una combinazione che ha rischiato di rivelarsi fatale per l’elettronica del drone. Ma le contromisure messe in atto dalla NASA (illustrate in dettaglio nel numero 257 di Coelum Astronomia) si sono rivelate vincenti.
La prova più convincente di questo è rappresentata dal nuovo decollo, il trentesimo, che Ingenuity ha compiuto nel pomeriggio marziano del 20 agosto, Sol 533 della missione. Si è trattato fondamentalmente di un volo di test, funzionale alla verifica dell’operatività degli apparati e alla pulizia del pannello solare. Dal punto di visto del profilo di volo molto simile alla seconda movimentazione che l’elicottero aveva compiuto nell’aprile 2021.
Tre fotogrammi del volo numero 30 (gli unici al momento disponibili) che documentano gli istanti dell’atterraggio
Della durata di appena 33 secondi, il volo è consistito in uno spostamento laterale di 2 metri da una quota di 5. Sono numeri molto diversi da quelli straordinari dei voli estivi e primaverili, ma sufficienti a darci speranza per quello che sarà il futuro della missione. Nei giorni che hanno preceduto il decollo i tecnici hanno eseguito dei test di rotazione dei motori a 50 e 2573 giri al minuto. Queste verifiche di successo, compiute nelle giornate del 6 e 15 agosto, hanno così dato il semaforo verde per il volo più recente.
Un’altra differenza significativa rispetto alle operazioni dei mesi scorsi, oltre che a distanza e durata, si rileva nel momento della giornata scelto per il volo: invece che nella tarda mattinata marziana si è scelto di avviare Ingenuity circa alle ore 16 locali. Questo è stato dovuto alla necessità di caricare a sufficienza le batterie del drone che in questo periodo risultano cronicamente a secco di energia.
Con il progressivo aumento delle temperature e delle ore di luce ci si potrà permettere di compiere voli più lunghi e riprendere le operazioni scientifiche. Nel corso di settembre è previsto inoltre un aggiornamento del software di volo che doterà Ingenuity di funzionalità di navigazione più avanzate. Torneranno utili durante i prossimi sorvoli dell’accidentata area del deltache il vicino rover sta esplorando già da alcuni mesi.
Perseverance, tra prelievi e disegni col laser
Il bello di avere un’alimentazione a decadimento radioattivo è che puoi ignorare le condizioni stagionali. È per questo che Perseverance non ha mollato neanche per un Sol le sue attività ed è stato più operoso che mai nelle indagini scientifiche. La mappa qui sotto mostra le varie regioni in corso di esplorazione da parte del rover. Come detto ci troviamo nei pressi del delta del fiume che qui, nell’antico passato di Marte, scorreva copioso e ha lasciato tracce evidentissime del suo passaggio. Il cratere Jezero, che si estende a sud-est della regione inquadrata, era proprio un lago riempito da queste acque.
Mappa con gli spostamenti di Perseverance e Ingenuity aggiornata al 31 agosto (Sol 543)
Tra luglio e agosto Perseverance ha finalmente fatto i suoi primi prelievi in questa regione. Il team ha impiegato oltre due mesi per compiere una ricognizione estesa così da avere un ventaglio completo delle rocce presenti, e scegliere dei campioni con la più ampia varietà e di maggior interesse.
C’è stata anche una piccola novità nella rappresentazione grafica offerta dalla mappa raggiungibile all’indirizzo https://mars.nasa.gov/mars2020/mission/where-is-the-rover/: di recente sono stati aggiunti dei marcatori rossi per contrassegnare i punti dove si sono svolti dei campionamenti. Qui, vicino al bordo superiore, vedete 2 marcatori ma in realtà i prelievi eseguiti sono stati ben4, un paio per ciascuna location prescelta.
Con questi ultimi 4 arriva quindi a 13 il numero dei campioni sin qui raccolti da Perseverance.
Nelle foto che seguono vediamo qualche dettaglio della prima operazione di raccolta compiuta qui nel delta, alla quale i tecnici NASA hanno dedicato un articolo molto dettagliato. Abbiamo scoperto così che si è trattato del campione più “morbido” raccolto da Perseverance sino a quel momento, e durante l’operazione di prelievo è stato anche possibile disattivare l’azione percussiva del trapano operando solo con il movimento rotativo.
Foto scattata nel Sol 490, 7 luglio sulla Terra, con il foro appena prodotto dal trapano-raccoglitore del rover. A fianco si nota anche una larga abrasione circolare (Thortnton Gap) realizzata dallo stesso strumento ma con una punta fresatrice.
Il campione è stato battezzato Swift Run dal nome di una attrattiva del Parco Nazionale Shenandoah in Virginia. Con nomi di zone caratteristiche di questo parco sono stati chiamati anche il foro del secondo campione e l’abrasione, rispettivamente Skinner Ridge e Thornton Gap.
Il carotaggio di Swift Run, che con i suoi 6.7 centimetri è il campione più lungo sinora prelevato.
Quando questi campioni torneranno sulla Terra (all’inizio degli anni ’30 con la conclusione di successo del programma Mars Sample Return) gli scienziati del futuro dovranno porsi numerose considerazioni, tra cui una a cui probabilmente pochi di noi avrebbero pensato: come era orientata quella roccia su Marte?
Sebbene oggi estremamente debole, non abbiamo elementi per conoscere le caratteristiche del campo magnetico del pianeta rosso in passato. Per fare analisi in tal senso ecco che tornerà utile saper ri-orientare nello spazio questi piccoli cilindretti di roccia. Capirne la posizione è facile nel caso di caratteristiche superficiali riconoscibili dalle foto, ma come comportarsi quando la parte superiore della roccia perforata è perfettamente omogenea?
Viene in soccorso degli scienziati una funzionalità recentemente testata da Perseverance che usa il laser della SuperCam in modo…non convenzionale. L’impiego standard del laser prevede di accendere brevissimi impulsi luminosi che vaporizzano porzioni superficiali di roccia per permettere l’analisi spettrografica a distanza. Gli impulsi laser hanno la caratteristica di lasciare piccoli punti scuri sulla roccia, tanto più marcati quanto più numerosi sono gli impulsi lanciati.
Gli scienziati hanno pensato che questo può essere sfruttato per disegnare delle figure con cui marcare in modo univoco una direzione senza ambiguità di simmetria, a mo’ di freccia. Qualcosa di ancor più semplice è la lettera L maiuscola. È stata questa la scelta dei tecnici della NASA, in una versione estremamente stilizzata costituita da tre soli punti che è stata testata a metà giugno.
Il test di marcatura della roccia per mezzo del laser integrato nella SuperCam. Era il Sol 471, 17 giugno.
Ciascuno dei tre punti mostrati in questa immagine è stato realizzato con 125 impulsi del laser. Le dimensioni di 2.5x1mm della L consentiranno al disegno di essere contenuto facilmente all’interno dei carotaggi il diametro dei quali è di 13 mm.
Mi risulta che al momento questa funzionalità non sia stata impiegata se non a livello di test, ma tornerà sicuramente utile in futuro.
Per questo update marziano è tutto, ci risentiamo tra due settimane con le ultime novità!
La prima puntata degli Aggiornamenti da Marte è pubblicata su Coelum Astronomia n°257 di agosto/settembre Leggilo ora online
Celebrazioni 25 anni di Coelum Astronomia invito aperto al pubblico!
Nel mese di settembre Coelum Astronomia, nato nel 1997 taglierà un traguardo importante arrivando ai 25 anni di pubblicazioni, un risultato che consideriamo di prestigio e che celebreremo con una vera e propria festa alla quale abbiamo il piacere di invitarvi. Fissata per il 18 settembre in una location davvero suggestiva, nell’arco della giornata saranno programmati interventi di protagonisti di Coelum e di rappresentanti delle istituzioni.
Sarà l’occasione per brindare insieme anche ai prossimi 25 anni di pubblicazioni! Alla festa saranno inoltre invitati i principali collaboratori di Coelum e i lettori più appassionati. Un modo per ritrovarsi, dopo questi anni difficili, o per conoscersi finalmente di persona se non se ne aveva avuto l’opportunità prima.
Location
I festeggiamenti per i 25 anni di Coelum Astronomia si terranno a Esantoglia (MC) nello storico Palazzo di Malcavalca (qui la mappa) e saranno ospitati all’interno della manifestazione Galassica 2022 – Festival dell’Astronomia.
Programma 18 settembre 2022
Ecco un breve programma della giornata:
ore 09:00 accoglienza
ore 09:15 inizio conferenze
ore 13:00 pausa pranzo
ore 15:00 Inizio festeggiamenti Coelum Astronomia (interventi e ringraziamenti)
ore 17:00 Brindisi al buffet
ore 18:00 chiusura celebrazioni
Tutte le conferenze previste per Galassica nei giorni 17 e 18 settembre sono disponibili su www.galassica.it Interverranno relatori INAF, INFN, UniCAM, UniCH, UniBo, La Sapienza ed altri.
Oggi vi voglio parlare di una stella. Non è una palla di fuoco fatta di idrogeno ed elio ma splende lo stesso di luce propria. Ho sempre pensato che le donne fossero l’evoluzione della razza umana, creature che per una strana ragione vivono assieme agli uomini, nella stessa epoca, ma rappresentano un passo avanti. Un po’ come i Neanderthal che vissero assieme ai Sapiens per una bella fetta di tempo.
Caroline Herschel rappresenta un esempio di questi balzi in avanti.
Era una creatura speciale, come ogni tanto ne appaiono nella storia. La sua vita non fu quella che si può definire rosa e fiori e, nonostante tutto, riuscì ad eccellere. Da giovane visse come una serva nella sua casa di Hannover, in Germania, dove nacque nella seconda metà del XVIII secolo. Due terribili malattie, il vaiolo ed il tifo, la sfigurarono. Ma Caroline sopravvisse, sebbene, ormai poco attraente non sarebbe mai riuscita a trovare marito. A quell’epoca, per le donne, l’assenza di un compagno era vista molto male e spesso portava fame e ristrettezze economiche. Ma ancora una volta Caroline non si buttò giù, si rimboccò le maniche e si mise al lavoro. Un giorno, suo fratello William, le propose di raggiungerlo in Inghilterra, per aiutarlo nelle sue faccende. William era un musicista e maestro di coro a Bath, e grazie a lui Caroline imparò a cantare. E quando William rivolse il suo sguardo all’astronomia Caroline lo seguì e divenne la sua assistente. A lei avrebbe dettato le posizioni delle stelle e dei pianeti, appollaiato sulla scala del suo telescopio e sempre lei fu il suo braccio destro nella costruzione di specchi sempre più grandi per aumentare il loro potere risolutivo.
Immagine che mostra le principali scoperte di Caroline Herschel
Caroline Herchel fu la prima astronoma professionista d’Inghilterra. La fama di suo fratello aveva preso il volo grazie alla scoperta di Urano settimo pianeta del nostro sistema solare, Caroline cominciò a muovere i primi indipendenti passi nel cielo. E come volevasi dimostrare scoprì la sua prima cometa, C/1786 P1, nell’agosto 1786 con uno dei telescopi di William. E ovviamente fu anche la prima donna a trovare una cometa. Anzi, a dirla tutta ne scoprì otto. Pensate, usava un telescopio di 10 centimetri. Oggi si considererebbe un telescopio poco più che amatoriale. Eppure questo strumento, più avanzato per l’epoca, le permise di scoprire più di una dozzina di ammassi stellari e galassie. Assieme, Caroline e William scoprirono e descrissero più di 2.500 galassie, nebulose e ammassi stellari e le raccolsero nel Catalogo delle Nebulose e degli Ammassi delle Stelle che fu la base per il catalogo NGC, uno dei più utilizzati da tutti astronomi moderni.
Immagini in copertina:
Ritratto di Caroline Herschel, Ölgemälde von Melchior Gommar Tieleman
Scritto autografo di Caroline Herschel relativo all’osservazione della cometa nel 1790 (Royal Astronomical Society, RAS MSS Herschel C 1/1.2)
Il ciclo solare 25 continua nella sua fase di crescita, ed anche nel mese di agosto ci ha regalato un’attività solare molto varia ed interessante.
Prima di entrare nel dettaglio dell’attività del mese appena concluso, vediamo come di consueto un aggiornamento sulle previsioni a lungo termine per questo ciclo solare. Sono ormai passati quasi tre anni dall’inizio del ciclo 25, e le previsioni incominciano ad assumere una certa robustezza, potendo fare affidamento sui dati di una buona parte della fase di crescita del ciclo solare. In particolare sembra attualmente confermato il trend già discusso nella precedente edizione della rubrica, che consiste nella correzione della previsione ufficiale (pubblicata nel Dicembre 2019) in cui il picco massimo del cosiddetto “sunspotnumber” viene anticipato di sei mesi ed aumentato di 10 unità. Qui di seguito mostriamo tale previsione corretta (curva grigia) come si può ottenere utilizzando il sito del NOAA https://www.swpc.noaa.gov/products/solar-cycle-progression.Segnaliamo anche che una previsione molto simile è fornita dai fisici solari Lisa Uptone David Hathaway, come discusso in questa pagina da cui riportiamo il grafico principale: http://solarcyclescience.com/forecasts.html
ISES_Solar_CycleSunspot_agosto
Passiamo ora a discutere gli aspetti salienti dell’attività solare dello scorso mese (Agosto 2022).
Vediamo prima di tutto che cosa è avvenuto a livello delle macchie solari, aiutandoci con questa animazione prodotta sulla base di immagini a banda larga del satellite Solar Dynamics Observatory della NASA
NASA/SDO and the AIA, EVE, and HMI science teams
(credits: NASA/SDO and the AIA, EVE, and HMI science teams). L’animazione mostra l’evoluzione delle macchie solari dal primo al 31 Agosto. Possiamo vedere come anche questo mese sia stato caratterizzato da una presenza ininterrotta di macchie solari, tra cui spiccano (verso fine mese) quelle nelle regioni attive 3085(emisfero Nord), 3088 e 3089 (nell’emisfero Sud, di cui l’ultima è ancora visibile nei primi giorni di Settembre).
Il mese di Agosto è stato particolarmente ricco di brillamenti ed eruzioni solari. Vediamo innanzitutto il grafico del flusso di raggi X osservato nel mese di Agosto (prodotto utilizzando il sito https://www.polarlicht-vorhersage.de/goes-archive).
L’attività solare ad alta energia è stata intensa in particolare attorno alla metà del mese e poi soprattutto nell’ultima settimana di Agosto, con una lunga serie di brillamenti piuttosto lunghi ed intensi (di classe M fino a toccare la classe X). La maggior parte di questi brillamenti sono stati originati dalle già menzionate regioni attive 3085, 3088 e 3089.Nella immagine prodotta da SDO alla lunghezza d’onda di 304 Å si può ammirare il notevole brillamento originatosi dalla regione attiva 3089 il 26 Agosto. Alcuni di questi brillamenti hanno causato intense espulsioni di massa coronale che dopo qualche giorno hanno prodotto sulla Terra disturbi alle telecomunicazioni ma anche spettacolari aurore boreali ed australi! Le aurore sono state osservate anche a bordo della stazione spaziale internazionale, come testimoniato da Samantha Cristoforetti che in questo post su twitterhttps://twitter.com/AstroSamantha/status/1561413416199282690 ha scritto “The Sun has been really activelately. Last week we saw the most stunning auroras I have ever experienced in over 300 days in space!”.Una delle spettacolari immagini postate dalla nostra AstroSamantha è riportata qui sotto.
E’ morto all’età di 92 anni il famoso astronomo Frank Donald Drake, fondatore del progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence).
Nato a Chicago, Drake mostrò un precoce interesse per la chimica e l’elettronica. Entrò Cornell University come studente universitario partecipando al Corpo di addestramento dell’ufficio della riserva della Marina. Dopo la laurea, fu assegnato alla USS Albany e incaricato dell’elettronica della nave e seguendo questo interesse entrò all’Università di Harvard come studente laureato in radioastronomia.
Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca, Drake venne assunto al National Radio Astronomy Observatory (NRAO), West Virginia. Nel 1958, il nascente Osservatorio acquistò un “kit” per radiotelescopi dalla Blaw-Knox Corporation per disporre rapidamente di uno strumento da ricerca e a Drake su assegnato il compito di elaborare un programma di ricerca per utilizzare il telescopio.
Drake in quegli anni decise si seguire un altro dei suoi interessi di vecchia data e di fare una ricerca, alle frequenze delle microonde, per le trasmissioni extraterrestri. L’idea che esseri intelligenti altrove potessero utilizzare la radio come mezzo di comunicazione non era assolutamente nuova: sia Guglielmo Marconi che Nikola Tesla avevano tentato di raccogliere segnali da Marte da attribuire ad esseri sul Pianeta Rosso. Con la maggiore sofisticatezza astronomica che si era sviluppata negli anni ’50, Drake scelse di puntare il telescopio Tatel in direzione di due stelle vicine, Tau Ceti ed Epsilon Eridani, ciascuna a una distanza di circa una dozzina di anni luce. Il ricevitore era un modello commerciale progettato per l’ascolto a onde corte e utilizzava un semplice motore per spostare la sua sintonia su e giù per il quadrante. Drake scelse di guardare alle frequenze adiacenti alla linea di emissione radio (1420 MHz) dell’idrogeno neutro, sulla base del fatto che questa linea prodotta naturalmente sarebbe stata nota a qualsiasi civiltà tecnicamente competente. Drake non era a conoscenza di un articolo pubblicato nel 1959 da due fisici della Cornell University che sostenevano proprio tali esperimenti, sottolineando che chiunque avesse una tecnologia almeno altrettanto avanzata della nostra poteva inviare segnali radio rilevabili.
Questo primo, moderno esperimento venne chiamato SETI Project Ozma, un chiaro riferimento alla principessa nei libri di Frank Baum, poiché si trovava in un mondo “meraviglioso e lontano”.
Sebbene il Progetto Ozma non rilevò alcuna trasmissione extraterrestre, esso comunque attirò l’attenzione mondiale e la la National Academy of Sciences suggerì a Drake di organizzare una piccola conferenza per discutere la natura e il potenziale del tentativo di trovare prove dell’intelligenza nel cosmo. In risposta, un gruppo di circa una dozzina di eminenti scienziati e ingegneri si incontrò durante l’estate del 1961 a Greenbank. Come agenda per questo incontro, Drake scrisse una semplice equazione, composta da sette termini concatenati il cui prodotto sarebbe il numero stimato di società galattiche che stavano producendo segnali che noi, almeno in linea di principio, potremmo scoprire. Questa formulazione è diventata nota come equazione di Drake ed è citata come la seconda equazione più famosa nella scienza (dopo E=mc 2 di Einstein ).
Immagine University of Rochester
Drake alla fine lavorò sia alla Cornell, al radiotelescopio di Arecibo, sia all’Università della California, a Santa Cruz e divenne presidente dell’Istituto SETI dopo la sua fondazione nel 1984. Ha continuato a promuovere il SETI anche dopo il suo ritiro ufficiale nel 2010 all’età di ottant’anni. Come disse all’epoca, “Non mi ritirerò mai dal SETI”.
Frank Drake è stato un uomo di grande influenza, che ha ispirato molti dei praticanti SETI di oggi che, come studenti, sono stati informati dai suoi sforzi. Un libro pubblicato nel 1992 e co-autore con Dava Sobel, “C’è qualcuno là fuori?”, descrive la sua carriera in dettaglio.
Raduno astrofili e astrofotografi della Sardegna presso il Nuraghe Cuccurada
SABATO 3 SETTEMBRE 2022
Con il patrocinio del Comune di Mogoro (OR) si svolgerà il più grande raduno degli astrofili e degli astrofotografi della Sardegna, evento aperto anche ad appassionati e curiosi!
Organizzatore dell’evento il G.FAS (Gruppo Fotografia Astronomica della Sardegna): un gruppo Facebook nato circa un anno fa, cresciuto dopo il successo dell’evento analogo svoltosi a Siris, che vede come amministratori Emanuele Atzeni, Gianni Melis, Alessandro Bianconi e Simone Lochi.
Il fine dell’evento è quello di avvicinare gli astrofili che operano in solitaria da tutte le parti della Sardegna, uniti dalla passione per il cielo notturno ma confinati ad una amicizia sui Social per
incontrarsi, conoscersi e finalmente stare insieme in modo da discutere e condividere le proprie esperienze, desiderio di molti astrofili ed appassionati.
L’evento è rivolto anche al pubblico di curiosi ed appassionati in genere, cui sarà rivolta una particolare attenzione, con attività di osservazione gratuita di tutti i corpi celesti accompagnati dalle descrizioni degli astrofili più esperti che si metteranno a disposizione di grandi e piccini!
Il sito che accoglierà l’evento è quello del Nuraghe Cuccurada, a pochi km da Mogoro, testimonianza di un antico passato e che farà da cornice ai racconti millenari cui l’uomo si è sempre approcciato: immemori storie universali!
Il sito archeologico presenta ampi spazi per ospitare decine di setup, e che, grazie alla posizione sopraelevata, si presta all’osservazione di tutti i corpi celesti.
Il Nuraghe, perennemente illuminato, visibile dalla SS 131 spegnerà le luci per l’occasione regalando una atmosfera Magica, ricca di storia e fascino.
PROGRAMMA:
ore 16:00 accoglienza agli Astrofili
ore 16:30 scelta postazione e installazione Setup
ore 17:30 accoglienza al pubblico e breve presentazione della serata
ore 18:00 inizio osservazione SOLARE
ore 19:00 inizio osservazione LUNARE
ore 20:00 osservazione del TRAMONTO e pausa cena
ore 21:00 allineamento al Polo in diretta e breve presentazione della nottata
ore 21:30 inizio osservazione Planetaria (Saturno e Giove + minori)
ore 23:00 osservazione della Luna Calante e presentazione della Via Lattea
ore 24:00 osservazione di oggetti del cielo profondo (nebulose, galassie, etc)
– PER PARTECIPARE COME ASTROFILO
Per partecipare come astrofilo si deve possedere uno strumento atto all’osservazione e posizionare il setup prima che tramonti il sole.
È necessario registrarsi in tempo compilando il modulo di adesione presente sul gruppo Facebook G.Fas (utile agli organizzatori per gestire gli spazi). Iscrizione gratuita.
– PER PARTECIPARE COME PUBBLICO
Non è necessario prenotare e l’ingresso è gratuito.
Tutto il team G.Fas vi aspetta numerosi ed augura cieli sereni a tutti!
Settembre ha l’aria malinconica di un mese che sta per portarci alla stagione autunnale: tuttavia il cielo è ancora in grado di offrirci molti oggetti tipici dell’estate boreale, rendendo più piacevole il passaggio di testimone tra una stagione e l’altra, che avverrà ufficialmente giorno 23 settembre alle 03:03 (ora italiana)!
Il dettaglio sulla costellazione del Aquila, del Capricorno e quanto possiamo osservare in queste notti di fine estate, disponibili all’articolo Le Costellazioni di Settembre 2022 a cura di Teresa Molinaro
COSA OFFRE IL CIELO
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Mercurio
01/09 Sorge: h 08:56 Tramonta: h 20:30
30/09 Sorge: h 06:03 Tramonta: h 18:23
Mercurio prosegue il suo cammino celeste sulla scia del mese passato, seguendo il Sole fino ad anticiparne gradualmente il proprio sorgere e tramontare. Il 23 settembre, giorno dell’equinozio d’autunno, il pianeta si troverà in congiunzione inferiore con la stella, separati soltanto da 2°51’, rendendolo inosservabile per alcune settimane, celato dal bagliore solare. In quella data Mercurio accompagnerà la Vergine sedendosi sulla sua spalla, vicino alla stella Zavijava. Alle 8.45 circa passerà al perigeo con un diametro di 10.3”, la sua massima larghezza angolare, tuttavia impossibile da inquadrare data la sua posizione rispetto al Sole.
Venere
01/09 Sorge: h 05:22 Tramonta: h 19:17
30/09 Sorge: h 06:32 Tramonta: h 18:48
Per quasi tutto il mese di Settembre il pianeta sarà difficile da contattare. I pochi momenti apprezzabili riguardano i primi giorni del mese, in cui Venere sarà visibile prima del sorgere del Sole. Dalle 5.30 circa in cui apparirà non oltre gli 8° sopra l’orizzonte sarà possibile osservarlo prima che l’alba faccia capolino un’ora più tardi. Il resto del mese seguirà la nostra stella nel suo moto apparente, separati in alcuni frangenti solo da 6°. Negli ultimi giorni di settembre Venere abbandonerà la costellazione del Leone per salutare la Vergine, incrociando nel suo cammino Mercurio, tuttavia troppo distanti per essere apprezzati insieme.
Marte
01/09 Sorge: h 23:25 Tramonta: h 14:11
30/09 Sorge: h 22:16 Tramonta: h 13:23
Dopo le emozioni regalate ad Agosto, Marte torna protagonista il 17 settembre in congiunzione con la Luna! Intorno alle 3:43 i due corpi celesti saranno alla distanza apparente minima, un fenomeno chiamato in inglese “appulse”. La congiunzione sarà ben visibile ad occhio nudo o con un binocolo, con Aldebaran poco più ad Est a sorvegliare l’evento. La stella, infatti, continua ad essere la compagna di viaggio del pianeta rosso, guardandolo allontanarsi dalla sua vista fino all’arrivo dell’alba, momento in cui il pianeta si staglia 70° sopra il nostro orizzonte. Non perdetevi l’incontro tra Aldebaran e Marte del 9 settembre!
Giove
01/09 Sorge: h 20:44 Tramonta: h 09:06
30/09 Sorge: h 18:42 Tramonta: h 06:53
Settembre è un mese ideale per osservare il gigante gassoso. Giove sarà visibile dopo il tramonto fino alle prime luci dell’alba, in particolare sarà protagonista della notte dopo i primi 10 giorni di settembre, quando comparirà ad Est alle ore 20. L’11 settembre sarà in congiunzione con una luminosissima Luna, separati solo da 1°48’: vedremo i due astri percorrere le loro traiettorie ravvicinate sotto la costellazione dei Pesci. Il 26 settembre Giove sarà in opposizione, raggiungendo la sua massima altezza verso la mezzanotte.
Saturno
01/09 Sorge: h 18:54 Tramonta: h 05:09
30/09 Sorge: h 16:56 Tramonta: h 03:07
Il pianeta con gli anelli sarà visibile dai primi giorni di settembre intorno alle ore 20, quando le ultime luci del tramonto svaniscono nella notte e lo vedremo comparire 14° sopra l’orizzonte a sud-est. La Luna ci regala uno spettacolo magnifico frapponendosi il 9 settembre tra i due giganti Giove e Saturno. Quest’ultimo sarà in congiunzione con il nostro satellite l’8 settembre separati da circa 6° quando raggiungeranno il punto più alto alle 23:28, 31° sopra l’orizzonte sud. Negli ultimi giorni del mese svanisce alla nostra vista alle 3:15 circa, nel Capricorno.
Urano
01/09 Sorge: h 22:23 Tramonta: h 12:44
30/09 Sorge: h 20:27 Tramonta: h 10:47
Tra il 14 e il 15 settembre ci aspetta una magnifica occultazione tra Urano e la Luna, visibile dalla nostra penisola! Il pianeta scomparirà dietro al nostro satellite, illuminato al 73%, intorno alle 23:09 per mostrarsi nuovamente un’ora dopo. L’evento risulterà tuttavia difficile da osservare. Per il resto del mese Urano percorrerà la sua traiettoria nel cielo notturno seguendo la costellazione dell’Ariete.
Nettuno
01/09 Sorge: h 20:15 Tramonta: h 08:03
30/09 Sorge: h 18:19 Tramonta: h 06:05
In questo mese Nettuno rimarrà un silenzio spettatore del cielo come in Agosto. Il giorno 16, localizzato nella costellazione dell’Acquario, lo troveremo in opposizione, visibile per quasi tutta la notte. Anche con grandi telescopi non sarà facile osservarlo: per distinguere il suo disco azzurrino abbiamo bisogno di buone condizioni di visibilità, anche quando l’ottavo pianeta si trova nel punto della sua orbita più vicino a noi!
SOLE
Previsioni attività solare – Settembre 2022
L’articolo Coelum: Previsioni attività solare – Settembre 2022 a cura di Daniele Bonfiglio sarà disponibile su www.coelum.com i primi giorni di Settembre
LUNA
Settembre regala le ultime nottate estive prima dell’inizio dell’autunno, momenti ideali per dedicarci all’osservazione del nostro satellite naturale. Scopriamo insieme la Luna del mese!
Tutti gli approfondimenti sull’osservazione e i fenomeni celesti legati al nostro satellite disponibili per il mese di Settembre 2022, a cura del nostro autore Francesco Badalotti.
Ad Agosto (704)Interamnia lascerà alle proprie spalle le deboli stelle del Cavallino, (4) Vesta e (198) Ampella si avvicineranno all’Acquario, la prima in direzione della Tibia (Skat) mentre la seconda sorvolando l’ammasso globulare M72.
La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese d’autunno, sperando come sempre in cieli sereni!
Dopo alcuni mesi di “astinenza”, l’Italian Supernovae Search Project mette a segno una nuova scoperta: si tratta di una Nova Extragalattica!
Ritorna l’appuntamento mensile con le nuove scoperte in campo delle Supernovae! Trovi tutto nell’articolo SUPERNOVAE: aggiornamenti Settembre 2022 a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini
Cieli sereni a tutti!
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Finalmente, dopo diversi mesi di astinenza, l’Italian Supernovae Search Project torna a mettere a segno una nuova scoperta. Non si tratta però di una supernova, ma di una Nova Extragalattica.
Nella notte del 4 agosto i componenti del team dell’Osservatorio di Monte Baldo (VR) formato da Raffaele Belligoli, Flavio Castellani e Claudio Marangoni hanno individuato una stella di mag.+16,6 nella famosa galassia di AndromedaM31, a cui è stata assegnata la sigla AT2022qpg = M31N2022-08a.
Immagine della scoperta della Nova in M31 realizzata dal team dell’Osservatorio di Monte Baldo con il telescopio Ritchey-Chretien da 400mm F.8, somma di 24 immagini da 300 secondi.
Abbiamo più volte sottolineato l’eccellente lavoro che gli amici di Monte Baldo stanno portando avanti nel campo delle Novae Extragalattiche, che li vede leader indiscussi in ambito nazionale, ma ai primi posti anche a livello mondiale, secondi solo al grande astrofilo ceco Kamil Hornoch ed al gruppo cinese XOSS capitanato da Xing Gao, che vantano al loro attivo numerose scoperte. Anche il bottino degli scaligeri è comunque di tutto rispetto con ben 18 Novae Extragalattiche!
Spettro della Nova in M31 realizzato da Claudio Balcon con un telescopio Newton da 200mm F.5 dove sono ben evidenti le righe di emissione di Balmer dell’idrogeno intorno ai 4100A, 4340A, 4862A e 6564A
Questa scoperta è comunque molto importante per almeno un paio di motivi. Innanzi tutto si tratta di una Nova scoperta e classificata tutto in casa ISSP, infatti la notte dopo la scoperta, dopo la mezzanotte, quindi il 6 agosto, il bellunese Claudio Balcon è riuscito per primo ad inserire nel Transient Name Server (TNS) lo spettro di conferma dove erano ben visibili ed intense le righe di emissione di Balmer dell’idrogeno, tipico delle Novae.
L’altro motivo degno di grande interesse è dovuto al fatto che il team dell’Osservatorio di Monte Baldo si è accorto subito della coincidenza della posizione della Nova da loro scoperta con la Nova M31N2005-10a scoperta l‘11 ottobre 2005 dagli astronomi americani del Mc Donald Observatory e dall’astrofilo italiano Marco Fiaschi (vedi Atel 627).
Sono stati perciò avviati dei meticolosi controlli e con l’Atel 15545 astrofilo ceco Kamil Hornoch, riprendendo la Nova veronese l’8 agosto con il telescopio da 0,65 metri dell’Astronomical Institute di Odrejov, ha fugato ogni dubbio confermando la coincidenza della posizione.
Si tratta pertanto di una Nova ricorrente, che sono le più seguite e studiate perché considerate potenziali candidate a diventare delle luminosissime supernovae di tipo Ia. Naturalmente non sappiamo quando, ma questa Nova potrebbe esplodere come supernova!
Vista la vicinanza della galassia di Andromeda M31 a soli 2,5 milioni di anni luce, potrebbe raggiungere la visibilità ad occhio nudo, sfiorando la mag.+5 come fu per la prima supernova extragalattica la SN1885A scoperta il 17 agosto 1885.
2) Bellissima immagine della galassia di Andromeda M31 con evidenziata la Nova scoperta dall’Osservatorio di Monte Baldo, realizzata dall’astrofilo spagnolo Rafa Ferrando
Soffermiamo adesso la nostra attenzione su due supernovae scoperte alla fine del mese di luglio.
La prima molto luminosa ed esteticamente accattivante, mentre la seconda ha poco di fotogenico, ma è diventata ad oggi la supernova più luminosa del 2022.
Andiamo per ordine. Nella notte del 22 luglio il programma professionale americano denominato Zwicky Transient Facility (ZTF) individua una debole stellina di mag.+18,6 nella galassia a spirale barrata NGC5894 posta nella costellazione del Drago a circa 120 milioni di anni luce di distanza.
Immagine della SN2022pgf in NGC5894 realizzata il 5 agosto 2022 dall’astrofilo spagnolo Rafa Ferrando
I primi a riprendere lo spettro di questa supernova sono stati gli astronomi americani del Mauna Kea Observatory nelle isole Hawaii utilizzando il telescopio Cassegrain UH88 da 2,2 metri. La SN2022pgf, questa la sigla definitiva assegnata, è una supernova di tipo II molto giovane. La luminosità è infatti aumentata fino a raggiungere il suo massimo il 9 agosto a mag.+14,5. Si tratta pertanto di un facile oggetto da riprendere, posto in una fotogenica galassia a spirale vista di taglio.
La seconda supernova è la SN2022pul scoperta il 26 luglio programma professionale americano di ricerca supernovae denominato All Sky Automated Survey for SuperNovae (ASAS-SN) utilizzando il quadruplo telescopio da 14cm “Cassius” situato al Cerro Tololo Observatory in Cile. Il transiente è stato individuato a mag.+15,9 nella galassia lenticolare NGC4415 posta nella costellazione della Vergine a circa 40 milioni di anni luce di distanza ed è situato nell’alone più periferico, molto distante dal nucleo della galassia.
Immagine della SN2022pul in NGC4415 realizzata il 7 agosto 2022 dall’astrofilo brasiliano Fabio Feijo in remoto dall’Australia dal Siding Spring Observatory utilizzando un telescopio da 500mm F.4,5 e 300 secondi di posa, con la supernova molto vicina al massimo di luminosità
I primi a riprendere lo spettro di questa supernova sono stati, anche in questo caso, gli astronomi americani del Mauna Kea Observatory nelle isole Hawaii, nella notte del 1° agosto, utilizzando il telescopio Cassegrain UH88 da 2,2 metri. Si tratta di una supernova di tipo Ia scoperta circa due settimane prima del massimo, che si è verificato intorno al 10 agosto a mag.+12. Purtroppo la galassia non è molto fotogenica ed in questi giorni di fine di agosto si sta avvicinando alla congiunzione con il Sole ed è pertanto difficilmente osservabile. Riapparirà comunque all’alba a fine settembre con la supernova sempre discretamente luminosa.
Team dell’Osservatorio di Monte Baldo, da sinistra Raffaele Belligoli, Flavio Castellani e Claudio Marangoni
Da parte di Coelum, ancora complimenti a tutto il team di astrofili di Monte Baldo per la Nova scoperta questo agosto!
Fascia Principale: una struttura di forma toroidale che si colloca tra l’orbita di Marte e quella di Giove dove risiede l’assoluta maggioranza degli asteroidi ad oggi conosciuti.
Al contrario di quanto si possa pensare, l’oltre un milione di asteroidi che la compongono sono separati da una gran quantità di spazio.
La fascia è un ambiente altamente dinamico nel quale le collisioni tra asteroidi sono un fenomeno piuttosto frequente (in termini astronomici). Gli impatti più poderosi generano sciami di frammenti in grado di dar vita a vere e proprie Famiglie Asteroidali (vedi cielo del mese di Luglio), che possono arrivare a contare centinaia di membri tra loro accomunati da elementi orbitali simili.
La maggioranza degli asteroidi all’interno della fascia percorre un’orbita a bassa eccentricità con una modesta inclinazione sull’eclittica, non mancano però eccezioni per le quali alcuni di questi (o gruppi) sono caratterizzati da orbite piuttosto eccentriche e inclinate.
Si classificano 3 principali categorie di asteroidi:
gli asteroidi carbonacei (Asteroidi di tipo C),
gli asteroidi rocciosi (Asteroidi di tipo S),
gli asteroidi metallici (Asteroidi di tipo M).
Gli Asteroidi di tipo C costituiscono la maggioranza degli asteroidi conosciuti (il 75%).
Prevalenti nella regione esterna della fascia e considerati i più primitivi, data la composizione (rivelata attraverso l’analisi spettrale) molto simile a quella del Sistema Solare primordiale, questi asteroidi sono molto “scuri” e tendono a riflettere scarsamente la luce solare.
Gli Asteroidi di tipo S, il secondo gruppo in termini di numerosità (il 17%), popolano prevalentemente la fascia interna e sono ricchi di silicati ma poveri di carbonio.
Gli Ateroidi di tipo M costituiscono circa il 10% della popolazione totale della fascia e sono considerati ricchi di metalli in quanto il loro spettro ricorda da vicino quello delle meteoriti ferrose, composte prevalentemente da una lega di ferro e nichel.
Saltuariamente (e inaspettatamente!) capita che un asteroide di fascia principale “metta la coda” e mostri temporaneamente un aspetto cometario. Questo affascinante fenomeno è tutt’ora in fase di studio: in alcuni casi è stato attribuito al rilascio di materiale a seguito di una collisione, in altri alla sublimazione di elementi volatili che vengono esposti in superficie a seguito di piccoli impatti.
Cosa osservare ad Settembre 2022
(3) Juno
(3) Juno è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.590 giorni (4.35 anni) ad una distanza compresa tra le 1.98 e le 3.36 unità astronomiche (rispettivamente, 296.200.000 km al perielio e 502.640.000 km all’afelio).
Deve il suo nome a Giunone, la massima divinità femminile della religione romana.
Scoperto da Karl Ludwig Harding il 1 Settembre 1804, questo imponente asteroide (all’incirca 240 chilometri di diametro) sarà in opposizione il 7 di Settembre. In questo frangente raggiungerà la massima brillantezza con una magnitudine di 7.8.
Il suo moto sarà di 0,69 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (3) Juno trasformarsi in una bella striscia luminosa di 28 secondi d’arco.
(216) Kleopatra
(216) Kleopatra è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.710 giorni (4.68 anni) ad una distanza compresa tra le 2.09 e le 3.50 unità astronomiche (rispettivamente, 312.660.000 km al perielio e 523.592.000 km all’afelio).
Deve il suo nome alla regina egizia Cleopatra Tèa Filopàtore, conosciuta anche come Cleopatra VII o più brevemente Cleopatra.
Scoperto da Johann Palisa il 10 aprile 1880, questo grande asteroide (circa 120 Km di diametro) sarà in opposizione il 11 Settembre, momento nel quale raggiungerà la massima luminosità brillando di magnitudine di 9.8.
Il suo moto sarà di 0,59 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (216) Kleopatra trasformarsi in una bella striscia luminosa di 24 secondi d’arco.
Selezione di asteroidi (luminosi) in opposizione a Settembre 2022
Settembre ha l’aria malinconica di un mese che sta per portarci alla stagione autunnale: tuttavia il cielo è ancora in grado di offrirci molti oggetti tipici dell’estate boreale, rendendo più piacevole il passaggio di testimone tra una stagione e l’altra, che avverrà ufficialmente giorno 23 settembre alle 03:03 (ora italiana)!
In questo mese potremo ancora ammirare le costellazioni estive come il Sagittario, lo Scorpione, Ercole, l’Aquila, il Cigno, la Lira, mentre verso Ovest assisteremo al lento declino del Boote con la stella Arturo.
A Nord-Est e Nord-Ovest saranno sempre visibili le costellazioni di Andromeda, Cefeo, Perseo, Cassiopea e ancora l’Orsa Maggiore con l’asterismo del Grande Carro e l’Orsa Minore.
Nel cielo di settembre potremo osservare il Triangolo Estivo ancora alto nel cielo nella prima parte della serata mentre non sarà difficile imbattersi nella maestosa bellezza della nostra Galassia: la Via Lattea infatti si staglia nel cielo già dopo il tramonto, a patto che ci si rechi in un luogo adeguato all’osservazione e quindi privo di qualsiasi tipo di disturbo.
Percorrendo con gli occhi la volta celeste e concentrandosi nei pressi della costellazione di Andromeda non sarà difficile individuare un’altra galassia, una delle più conosciute e amate da astrofili e astrofotografi: M31, la galassia di Andromeda, che appare già ad occhio nudo come un batuffolo luminoso, ancor più apprezzabile se ci si avvale dell’aiuto di un binocolo o di un telescopio.
L’AQUILA NEL CIELO DI SETTEMBRE
Tra gli astri che brillano nel cielo di settembre troviamo ancora Altair, stella alfa dell’Aquila.
La costellazione, attraversata dalla Via Lattea, è tipica dell’estate boreale e si trova a cavallo dell’equatore celeste.
Alpha Aquila, conosciuta con il nome di Altair, è una stella bianca con magnitudine apparente di 0.77 e questo ne fa la dodicesima stella più brillante del cielo, con una distanza dalla Terra di soli 17 anni luce.
Insieme a Vega della Lira e Deneb del Cigno, Altair costituisce uno dei vertici del Triangolo Estivo.
OGGETTI NON STELLARI NELL’AQUILA
La costellazione dell’Aquila non contiene oggetti del catalogo Messier ma ospita al suo interno due ammassi aperti come NGC 6709 e NGC 6755, l’ammasso globulare NGC 6760, la nebulosa planetaria NGC 6781 e la nebulosa Phantom Streak (NGC 6741) oltre alla galassia NGC 6814.
Nell’Aquila è presente anche la Nebulosa oscura E, composta da due sistemi nebulosi separati fra loro e visibili con un telescopio anche amatoriale: B 142 e B 143.
Nebulosa oscura E. Credit: Fabio Di Stefano.
L’AQUILA NELLA MITOLOGIA
Rappresentata come l’uccello mitologico caro a Zeus, nella mitologia greca e romana l’Aquila è protagonista di molte leggende.
Una delle leggende più diffuse narra che il rapace era utilizzato dal padre degli dei per riportare indietro i fulmini che egli scagliava contro chi osava disobbedirgli.
Un’altra versione del mito ci racconta che Zeus si trasformò in un’aquila per rapire il giovane Ganimede e portarlo nell’Olimpo affinché svolgesse il ruolo di coppiere degli dei mentre, secondo un’altra conturbante storia, l’inguaribile seduttore Zeus s’incapricciò della dea Nemesi e per riuscire a possederla messe a punto un piano con l’aiuto di Afrodite la quale venne trasformata in un’aquila per fingere di dare la caccia al bellissimo cigno nel quale si era trasformato Zeus.
Il padre degli dei cercò quindi rifugio tra le braccia della bella Nemesi e riuscì finalmente nell’intento di possederla. A memoria del buon esito del piano, Zeus pose il Cigno e l’Aquila a brillare tra le stelle in eterno. Il CAPRICORNO NEL CIELO DI SETTEMBRE
Posta a metà tra il Sagittario e l’Acquario troviamo la più piccola delle costellazioni zodiacali, il Capricorno.
L’oggetto transita al meridiano proprio nel mese di settembre e rimane ben visibile per gran parte del periodo autunnale.
Nonostante la costellazioni non spicchi in luminosità e grandezza, alcune delle stelle che la compongono sono abbastanza brillanti da essere individuate in una sorta di triangolo che si compone ad Est del Sagittario: si tratta di Algedi (α Capricorni), Deneb Algedi (delta Capricorni) e ω Capricorni.
La stella Algedi è una delle stelle multiple più note e osservate del cielo; le due componenti primarie, due stelle gialle, possono essere risolte già con piccole strumentazioni mentre con l’utilizzo di un telescopio si scopre che entrambe le componenti sono a loro volta doppie.
Sistema multiplo di Algedi. Credit: credits www.constellation-guide.com
OGGETTI NON STELLARI NEL CAPRICORNO
La costellazione del Capricorno non vanta la presenza di particolari oggetti del profondo cielo, in compenso si segnala l’ammasso globulare M30, situato a Sud-Est della costellazione e che in condizioni di cielo ottimali può essere individuato anche con un binocolo: cerchiamolo senza però aspettarci chissà quali dettagli i quali invece possono essere rilevati attraverso un telescopio che abbia una discreta apertura.
IL CAPRICORNO NELLA MITOLOGIA
Figura dall’aspetto insolito e ambiguo, il Capricorno si presenta come una creatura con la testa e le zampe anteriori di una capra e la coda di un pesce.
I greci identificavano la “capra cornuta” con il dio Pan: egli prese parte alla lotta contro i Titani, suggerendo agli dei di trasformarsi in animali per poter mimetizzarsi più facilmente, assumendo lui stesso sembianze per metà anfibie. Durante la battaglia finale Zeus dovette affrontare Tefeo il quale recise i nervi di mani e gambe del padre degli dei; a soccorrerlo furono Ermes e Pan e grazie al loro aiuto Zeus poté sconfiggere il mostro utilizzando la sua folgore, seppellendo Tefeo nelle viscere del Monte Etna che divenne un vulcano proprio per via del respiro infuocato del mostro.
Per ringraziare Pan dello stratagemma delle metamorfosi, rivelatosi utile alla vittoria degli dei contro i Titani, Zeus collocò il dio sulla volta celeste nelle sembianze del Capricorno.
Siamo giunti al termine del lunghissimo periodo di visibilità della C/2017 K2 PanSTARRS, ancora purtroppo protagonista unica a settembre.
Avviata al perielio del 19 dicembre si abbasserà sempre sull’orizzonte, scomparendo tra la luce solare dei cieli del Nord Italia già verso metà mese, mentre nell’estremo Sud la si potrà osservare per tutto il mese.
Partendo dallo Scorpione, vicina alla stella Delta Scorpii (Dschubba), valicherà i confini del Lupo il giorno 21. La sua luminosità continuerà ad aggirarsi attorno all’ottava grandezza ed andrà osservata a all’inizio della notte astronomica.
La Posizione della K2 PanSTARRS in settembre alle 21.30 ora estiva. Le stelle più deboli sono di mag. 8
La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese d’autunno, sperando come sempre in cieli sereni!
9 Settembre
Si inizierà il giorno 9 Settembre, dalle 05:24 verso NO alle 05:32 verso ESE. Visibilità perfetta da tutta la nazione, con magnitudine di picco a -3.6. Osservabile senza problemi, meteo permettendo. 11 Settembre
Si replica l’11 Settembre, dalle 05:25 in direzione OSO alle 05:31 in direzione SE. Questo sarà un transito ottimale per le regioni occidentali della nazione. Magnitudine massima di -3.4. Se osservata dal Centro Italia la ISS transiterà vicina alla coppia Luna/Giove. 15 Settembre
Il transito successivo si avrà il 15 Settembre, con la Stazione Spaziale che transiterà dalle 20:24 alle 20:32, da SO a E. Un transito ottimale per il Centro-Sud Italia, con magnitudine massima a -3.5. 17 Settembre
L’ultimo transito notevole si avrà il 17 Settembre, osservabile nuovamente da tutto il paese, dalle 20:22 alle 20:31, da OSO a NE. La ISS, con magnitudine massima a -3.7, effettuerà il miglior transito serale del mese.
N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.
Tutto pronto per il lancio della prima missione Artemis,
con l’obiettivo di riportare nei prossimi anni
l’uomo sulla Luna!
Artemis 1 è la prima di una serie di missioni con lo scopo di riportare l’uomo sulla Luna in modo permanente, iniziando un nuovo ciclo di esplorazione lunare dopo le famose missioni Apollo. Non a caso Artemis prende il nome di Artemide, sorella di Apollo e personificazione della Luna crescente.
Questo primo lancio sarà un importante test per verificare il funzionamento della strumentazione di bordo e della capsula Orion, oltre alla raccolta dati di alcuni esperimenti in orbita.
Le aspettative sono altissime: il primo passo per riportare degli astronauti sul nostro satellite sta per essere compiuto.
A bordo del veicolo spaziale
L’enorme Space Launch System (Sls) di 98 metri è il razzo più potente mai costruito fino a questo momento dalla Nasa, con lo scopo di portare in orbita la capsula Orion.
Artemis I traccia una linea importante negli obiettivi a lungo termine della NASA per l’esplorazione spaziale, aprendo la strada ai primi passi sul suolo lunare alla prima donna e alla prima persona di colore sulla Luna entro il 2025, all’esplorazione della superficie del nostro satellite, gettando le basi per viaggi verso mete più complesse come Marte.
Per questo motivo il razzo spaziale è progettato per portare in orbita enormi carichi.
Space Launch System della missione Artemis 1. Credits NASA
In questo primo test nella capsula Orion saranno presenti dei passeggeri: per i primi astronauti umani dovremo aspettare ancora perché in questo caso a bordo ci saranno 3 manichini! La loro presenza è tuttavia fondamentale per il monitoraggio di alcuni parametri da valutare per le missioni future.
Dati relativi a radiazioni, vibrazioni ed accelerazioni raccolti tramite sensori integrati sono una risorsa essenziale per la sicurezza in volo degli astronauti. Un esempio rilevante è dato dal corpo femminile, più soggetto alle radiazioni rispetto a quello maschile: non è un caso che due dei tre manichini siano busti umani femminili.
Studiare l’effetto delle radiazioni è utile per gli effetti sugli esseri umani ma in generale anche per le altre forme di vita. A bordo dello Space Launch System sono presenti 10 mini satelliti Cubesat. In particolare uno di questi, BioSentinel, trasporta cellule di lievito: il satellite, separandosi dalla capsula Orion per dirigersi verso il Sole, raccoglierà più dati possibili sull’influenza delle radiazioni sulle cellule in analisi.
Le fasi di volo
Il decollo è previsto alle ore 14.30 circa presso il complesso di lancio 39B del Kennedy Space Center di Cape Canaveral, lo stesso delle missioni Apollo. Block 1 è il nome della configurazione di SLS, composto da due razzi a combustibile solido in grado di sprigionare la potenza necessario per il decollo, insieme al core stage composto da quattro propulsori. All’altezza di 160 km la capsula Orion verrà sganciata dal sistema Block 1 e utilizzerà il secondo stadio dell’Sls per percorrere i 385 mila chilometri di distanza verso la Luna.
Abbandonata l’orbita terrestre Orion compirà una serie di voli ravvicinati (flyby) non soltanto per testare la strumentazioni di bordo ma anche per verificare il sistema di comunicazioni con il nostro pianeta. La durata della missione prevista è di 42 giorni prima dello splashdown sulla Terra e il recupero dei manichini all’interno della capsula.
Cosa riserva il futuro
Tre sono al momento le missioni finanziate dalla Nasa in collaborazione con l’agenzia spaziale europea, canadese e giapponese. Artemis 2 in programma per il 2024 prevede la presenza di astronauti a bordo di Orion che non atterreranno sulla Luna ma orbiteranno intorno ad essa. L’allunaggio è previsto con Artemis 3 in uno dei 13 siti candidati recentemente annunciati dalla Nasa. L’Esa parteciperà alla missione con 3 astronauti che verranno scelti dai 7 dell’attuale equipaggio, di cui fa parte anche Samantha Cristoforetti. Nelle due settimane previste sul suolo lunare, oltre al campionamento del ghiaccio presente e ad una serie di esperimenti e osservazioni, è prevista l’installazione di alcune apparecchiature aggiuntive, tra cui un rover controllabile a distanza.
Siti candidati per l’allunaggio. Credit: Nasa.
Tutto pronto per la diretta!
ATTENZIONE: COUNTDOWN SOSPESO PER UN PROBLEMA TECNICO AL MOTORE. LANCIO SLITTATO AL 02 SETTEMBRE
Settembre regala le ultime nottate estive prima dell’inizio dell’autunno. Scopriamo insieme la Luna del mese!
Chiuso lo scorso mese di Agosto col Novilunio del giorno 27 prosegue la fase di Luna crescente, portando il nostro satellite nelle migliori condizioni osservative che culmineranno col Primo Quarto del 3 Settembre alle ore 20:08.
Fin dall’inizio di questo nuovo mese gli appassionati di osservazioni lunari avranno l’occasione di puntare i loro strumenti verso la Luna.
Nel caso specifico, all’ora indicata, il nostro satellite si troverà ad un’altezza iniziale di +20° rendendosi visibile nel cielo di sudovest fino alle ore 23:22, quando scenderà sotto l’orizzonte.
Nonostante quanto scritto finora in merito alle innumerevoli strutture superficiali osservabili in Primo Quarto vorrei ora tornare alla precedente serata, il 2 Settembre, con la Luna in fase di 6.4 giorni.
Focalizziamo l’attenzione sull’area del mare Nectaris, una regione relativamente pianeggiante con superficie di 100.000 kmq (diametro 360 km circa) la cui origine viene ricondotta al periodo geologico Nectariano collocato a 3,9 miliardi di anni fa e situata nel settore sudorientale lunare.
Mare Nectaris. Credit: Francesco Badalotti
Mare Nectaris
Sovrapponiamo ora l’immagine telescopica del mare Nectaris ad una porzione del globo terrestre di Google Earth centrata sulla città di Milano ed avremo una ulteriore conferma di come possa variare la percezione delle effettive dimensioni di una qualsiasi struttura lunare rispetto ad una corrispondente area situata sul nostro pianeta.
Come è possibile constatare dalle immagini, la zona occupata dal mare Nectaris sarebbe delimitata da una circonferenza estesa dal Gruppo del Monte Bianco alle città di Cuneo, La Spezia, Modena/Bologna, Vicenza, Trento, Vaduz e il Lago di Lucerna in Svizzera.
Ma, visto che siamo in argomento, si potrebbe anche ipotizzare di sovrapporre i tre spettacolari crateri Theophilus, Cyrillus, Catharina (lato ovest di Nectaris) sulla porzione centrale della Pianura Padana.
Constatiamo come quei tre crateri così ravvicinati tra loro e minuti nell’oculare di un telescopio, nonostante i loro diametri intorno ai 100 km, si estendano teoricamente su un’area corrispondente a gran parte del Catino Padano, dalla città di Asti fino alla costa Adriatica (Delta del Po) o da Livorno fino all’Alta Valtellina. Per non parlare poi del singolo cratere Theophilus (diametro 104 km) la cui sovrapposizione centrata sulla città di Milano andrebbe ad interessare una circonferenza estesa a buona parte della Lombardia: uno spettacolo grandioso con le sue pareti che si innalzano fino ai 4400 mt circa. In ogni caso la regione del mare Nectaris si rivelerà senz’altro molto interessante anche in relazione ai due o più anelli concentrici facilmente individuabili ancora oggi, di cui il più evidente è costituito dalla ripida, spettacolare ed imponente scarpata della Rupes Altai estesa per circa 500 km ed alta intorno ai 1000/1500 mt.
Tali strutture concentriche, di cui l’anello più esterno corre dal cratere Piccolomini fino alla confluenza del Sinus Asperitatis nel sud del mare Tranquillitatis, devono la loro formazione alla propagazione delle onde d’urto in seguito agli sconvolgimenti all’origine del bacino di Nectaris verificatisi circa 3,9 miliardi di anni fa nel periodo geologico Nectariano.
Luna in Plenilunio
Proseguendo nella fase di Luna crescente, alle ore 11:59 del 10 Settembre il nostro satellite sarà in Plenilunio ma a -53° sotto l’orizzonte, alla distanza di 374246 km dal nostro pianeta e con diametro apparente di 31,93’. Per eventuali osservazioni col telescopio basterà attendere la medesima serata del 10 Settembre quando alle ore 19:56 sorgerà il disco della Luna Piena contestualmente al tramonto del Sole, rendendosi pertanto a nostra disposizione fino all’alba del mattino seguente, quando cederà il posto all’astro del giorno.
Questo Plenilunio potrà costituire una buona occasione per effettuare alcune interessanti osservazioni. Infatti il punto di massima Librazione si troverà in prossimità dell’area fra il cratere Endymion ed il mare Humboldtianum con la concreta possibilità di individuare strutture crateriformi la cui visibilità è in stretta relazione con le Librazioni.
Inoltre, ma in posizione diametralmente opposta, lo spettacolare e fotogenico quartetto composto dai crateri ravvicinati Schickard (233 km), Nasmyth (80 km), Phocylides (117 km), Wargentin (87 km), quest’ultimo con l’interessante peculiarità di una platea ricolma di materiale lavico e notevolmente rialzata, fin quasi alla sommità delle sue pareti le quali emergono solamente per circa 300 mt.
Ripartita la fase calante, alle ore 23:52 del 17 Settembre sarà in Ultimo Quarto dopo essere sorta alle ore 23:16 rendendosi pertanto visibile fino all’alba del mattino seguente. Nonostante non coincida col punto di massima Librazione, potrà rivelarsi molto interessante l’osservazione della più estesa struttura crateriforme esistente sull’emisfero lunare rivolto verso la Terra. Si tratta di Bailly, una immensa formazione geologica proveniente dal periodo Nectariano (3,9 miliardi di anni fa) di 311 km di diametro e situata in prossimità del bordo lunare sud-sudovest al confine con l’altro emisfero.
All’osservazione telescopica sarà possibile individuare una notevole quantità di crateri di ogni dimensione letteralmente sovrapposti sia sulle sue pareti che sul fondo di questa vastissima struttura, segno inequivocabile dell’intenso bombardamento meteoritico verificatosi in epoche remotissime.
Ormai destinato a sprofondare sempre più nelle ore della notte, il nostro satellite sarà in Novilunio alle ore 23:54 del 25 Settembre, finalmente con la contestuale ed immediata ripartenza di un nuovo ciclo che lo riporterà progressivamente fuori dalle tenebre della lunga notte lunare per avvicinarsi sempre più alle migliori condizioni osservative nei primi giorni del prossimo mese, ma ne riparleremo.
Le Falci lunari di Settembre
Appuntamento per chi segue le falci lunari per la notte del 22 Settembre con una falce di 25,6 giorni che sorgerà alle ore 03:01 fra le stelle del Cancro e del Leone. Volendo effettuare osservazioni col telescopio se ne percepirà la netta distinzione fra gli scuri basalti di Procellarum, in contrasto con le più chiare rocce anortositiche degli altipiani di ovest-sudovest nei quali è sempre inconfondibile la spettacolare “macchia nera” del grande cratere Grimaldi di 228 km di diametro. Inoltre sarà un’ottima occasione per scandagliare la regione dei crateri Drygalski e Le Gentil sull’estremo bordo meridionale in prossimità del polo sud della Luna e col notevole contributo del punto di massima Librazione proprio da quelle parti.
La notte successiva, il 23 Settembre, sorgerà alle ore 04:05 una falce in fase di 26,7 giorni con la possibilità di scandagliare gli innumerevoli dettagli del cratere Bailly ristretto fra la linea del terminatore ed il bordo lunare ed in coincidenza col punto di massima Librazione.
Una falce ancora più sottile sorgerà il 24 Settembre alle ore 05:10 in fase di 27,8 giorni, ma in questo caso l’esiguo margine di tempo prima che la luce del Sole abbia il sopravvento consentirà solo alcune veloci foto attuando ogni precauzione per non intercettare la luce solare.
Per quanto riguarda la fase crescente, appuntamento per il 27 Settembre con una falce di 1,8 giorni che tramonterà alle ore 19:53. Considerata la vicinanza di questa falce al tramonto del Sole anche in questo caso sarà indispensabile attuare ogni specifica precauzione in caso di riprese visuali o fotografiche.
Ulteriore ed ultimo appuntamento di questo mese per il tardo pomeriggio del 28 Settembre con una falce di 2,8 giorni che alle ore 20:17 scenderà sotto l’orizzonte. Nel caso specifico saranno già possibili dettagliate osservazioni di un gran numero di strutture superficiali tra cui il settore nordest, l’area del mare Crisium e gli imponenti crateri situati lungo il bordo est del mare Fecounditatis (Langrenus, Vendelinus, Petavius, Furnerius) fino al settore sudorientale unitamente alle rispettive cuspidi nord e sud. Per questa tipologia di osservazioni, oltre agli ormai noti parametri osservativi, risulterà determinante disporre di un orizzonte il più possibile libero da ostacoli.
Librazioni di Agosto
(In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).
Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.
Librazioni Regione Polare Nord:
07 Settembre. Fase 11,34 giorni – Massima Librazione: nord cratere Baillaud.
08 Settembre. Fase 12,36 giorni – Massima Librazione: nordest cratere Cusanus. Librazioni del 7 e 8 settembre. Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”
Librazioni Regione Nordest:
09 Settembre. Fase 13,38 giorni – Massima Librazione: nord mare Humboldtianum.
10 Settembre. Fase 14,40 giorni – Massima Librazione: est cratere Endymion. Librazioni del 9-10 settembre. Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”
Librazioni Regione Polare Sud:
22 Settembre. Fase 25,70 giorni – Massima Librazione: sud cratere Drygalski.
23 Settembre. Fase 26,74 giorni – Massima Librazione: sud cratere Bailly.
24 Settembre. Fase 27,79 giorni – Massima Librazione: ovest cratere Hausen. Librazioni del 22-23-24 settembre. Mappe di F. Badalotti su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”
Nel prossimo mese di settembre Coelum Astronomia, nato nel 1997 taglierà un traguardo importante arrivando ai 25 anni di pubblicazioni, un risultato che consideriamo di prestigio e che celebreremo con una vera e propria festa alla quale abbiamo il piacere di invitarvi. Fissata per il 18 settembre in una location davvero suggestiva, nell’arco della giornata saranno programmati interventi di protagonisti di Coelum e di rappresentanti delle istituzioni.
Sarà l’occasione per brindare insieme anche ai prossimi 25 anni di pubblicazioni! Alla festa saranno inoltre invitati i principali collaboratori di Coelum e i lettori più appassionati. Un modo per ritrovarsi, dopo questi anni difficili, o per conoscersi finalmente di persona se non se ne aveva avuto l’opportunità prima.
Location
I festeggiamenti per i 25 anni di Coelum Astronomia si terranno a Esantoglia (MC) nello storico Palazzo di Malcavalca (qui la mappa) e saranno ospitati all’interno della manifestazione Galassica 2022 – Festival dell’Astronomia.
Programma 18 settembre 2022
Ecco un breve programma della giornata:
ore 09:00 accoglienza
ore 09:15 inizio conferenze
ore 13:00 pausa pranzo
ore 15:00 Inizio festeggiamenti Coelum Astronomia (interventi e ringraziamenti)
ore 18:00 Brindisi al buffet
ore 19:30 chiusura celebrazioni
Nelle prossime settimane, aggiungeremo dettagli che sarà nostra cura mettere a disposizione degli ospiti.
Il link per la conferma di partecipazione è stato inviato tramite mail direttamente nelle caselle email delle associazioni. In caso di mancata ricezione vi invitiamo a controllare nella cartella spam o contattare la Redazione per la segnalazione, scrivendo a coelumastro@coelum.com
Note Importanti sulle prenotazioni
Termine ulltimo prenotazioni associazione 03 settembre 2022.
Massimo posti prenotabili per associazione n°3.
Massimo posti messi a disposizione per le associazioni n°50.
Allo scadere delle prenotazioni i posti rimasti liberi saranno messi a disposizione del pubblico. Le prenotazioni per il pubblico saranno aperte a partire dal giorno 04 settembre.
Nuove entusiasmanti immagini rivelano il gigante gassoso in tutto il suo splendore: aurore ai poli, tempeste colossali, nebbie e satelliti!
Il James Webb Telescope continua a sorprenderci con nuove meravigliose immagini nonostante la sua attività sia iniziata da poco tempo. Le lenti del telescopio hanno osservato Giove in tutta la sua magnificenza, evidenziando le aurore ai poli, le sue tempeste, gli anelli e persino due piccoli satelliti! “Non ci aspettavamo davvero che fosse così bello, ad essere onesti”, ha commentato Imke de Pater dell’Università della California, che ha condotto le osservazioni insieme a Thierry Fouchet, dell’Osservatorio di Parigi. “È davvero straordinario poter vedere i dettagli su Giove insieme ai suoi anelli, ai minuscoli satelliti e persino alle galassie in un’unica immagine”.
L’atmosfera del pianeta gassoso
Le due nuove immagini e i dati analizzati dai ricercatori sono stati raccolti dalla Near-Infrared Camera (NirCam), composta da tre filtri a infrarossi. La radiazione infrarossa risulta invisibile ai nostri occhi ed è necessario rielaborare e mappare nelle lunghezze d’onda dello spettro visibile per poter ammirare le immagini con i nostri occhi. In generale le lunghezze d’onda più lunghe appaiono più rosse, mentre quelle più corte sono più blu.
Immagine ottenuta dalla Webb Nircam da tre differenti filtri e allineamento dovuto alla rotazione del pianeta. Credit: NASA, ESA, CSA, Jupiter ERS Team; immagine elaborata da Judy Schmidt.
I tre filtri utilizzati rivelano l’intensa attività che avviene nell’atmosfera gioviana. Nella foto, infatti, sono presenti al polo settentrionale e al polo meridionale delle aurore che si estendono fino ad alta quota. E’ possibile notarle con colori più rossi (corrispondenti a lunghezza d’onda infrarosse più lunghe) che evidenziano la luce riflessa dalle nubi inferiori e dalle foschie superiori. Un filtro con i colori giallo e verde mostra foschie turbinanti intorno ai due poli! Il terzo filtro, dal colore blu, evidenzia la luce riflessa da una più profonda nube.
La nota Grande Macchia Rossa, la più famosa tempesta di Giove, appare invece bianca così come le altri nubi: la spiegazione è dovuta al fatto che queste nubi riflettono moltissima della luce solare.
“La luminosità qui indica l’alta quota, quindi la Grande Macchia Rossa ha foschie ad alta quota, così come la regione equatoriale”, ha affermato Heidi Hammel, scienziata interdisciplinare Webb per le osservazioni del sistema solare. “Le numerose ‘macchie’ e ‘striature’ bianche luminose sono probabilmente cime nuvolose ad alta quota di tempeste convettive condensate”. Al contrario, i nastri scuri a nord della regione equatoriale hanno poca copertura di nubi.
Anelli e satelliti
Nell’altra immagine a campo largo fornita è possibile notare alcuni interessanti dettagli nei pressi del pianeta. Sono visibili i deboli anelli che circondano Giove, poco evidenti rispetto a quelli di Saturno e circa un milione di volte meno visibili rispetto all’atmosfera del pianeta. Più distanti si possono notare due piccole lune del pianeta, Amalthea e Adrastea. Compaiono anche due macchie poco luminose sullo sfondo: probabilmente due galassie che il James Webb Telescope non può far a meno di immortalare grazie alla sua incredibile sensibilità.
La missione del James Webb Telescope mostra l’importanza della collaborazione non solo tra enti di ricerca, ma anche tra cittadini ed appassionati di tutto il mondo. Un contributo fondamentale alle immagini processate è dato, ad esempio, da una citizen scientist di Modesto, California, Judy Schmidt. Da 10 anni, dopo aver partecipato ad un contest dell’Esa ha fornito un contributo importante all’image processing dell’Hubble e ora del Webb Telescope. In questo caso, Judy racconta, l’operazione di sovrapposizione delle immagini era particolarmente impegnativa, a causa della rotazione veloce del pianeta attorno al proprio asse.
A noi non rimane che meravigliarci con gli sviluppi che l’esplorazione spaziale riserverà per il prossimo futuro.
Immagine ottenuta da due filtri dalla camera infrarossi del Webb Telescope di una porzione del sistema gioviano. Credit: NASA, ESA, CSA, Jupiter ERS Team; immagine processata da Ricardo Hueso (UPV/EHU) e Judy Schmidt.
Fin dagli albori dell’umanità l’uomo ha stabilito un legame speciale con il cielo: il gesto di osservare la volta celeste ha assunto nei millenni i più vari significati, fino ai giorni nostri.
Per i nostri antenati e per gli antichi popoli l’osservazione del cielo stabiliva le basi necessarie per potersi orientare, scandire lo scorrere del tempo e delle stagioni, gestire il ciclo di semine e raccolti.
Per gli antichi scienziati il cielo rappresentava una fonte da cui acquisire le informazioni necessarie alla conoscenza dell’universo mentre i filosofi, i letterati e i poeti hanno trovato l’ispirazione per importanti riflessioni e opere letterarie.
Il cielo è e continua ad essere una fonte fondamentale d’ispirazione per l’uomo.
Per alcuni più che per altri.
Chi si perde nello spazio infinito in cui si dispiega la volta celeste, osservando, studiando e fotografando sa che i limiti non esistono, sa che le vere barriere sono quelle create dall’uomo. Le grandi menti e le grandi anime sanno andare oltre.
Dall’interesse e dall’amore per il cielo nascono cose bellissime: sogni, idee straordinarie, come quella avuta da Paola Tricomi, che ha da poco conseguito il suo Dottorato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, nonché scrittrice e amante delle fotografie celesti.
Dalla sua mente geniale, dalla sua anima luminosa, dal suo amore per il cielo ha preso luce un sogno, tramutatosi nell’idea di realizzare un progetto: un docufilm sulle immagini letterarie, poetiche, fotografiche e astrofisiche del cielo, intitolato “Per desiderio”.
La sceneggiatura di Paola Tricomi, Francesca Moscarella e Andrea Orlando, ricercatore e divulgatore scientifico e protagonista anch’esso del docufilm, con la produzione di Ecoframes Production, narra il cielo da diverse prospettive: “Per desiderio” è un sogno che si concretizza con i racconti dei vari protagonisti che prenderanno parte alla storia: astrofisici, astrofotografi e… un astronauta!
Alla produzione ha preso parte anche l’astrofotografa Teresa Molinaro (collaboratrice Coelum e autrice della rubrica mensile “Le Costellazioni del mese”) che ci racconta di questo progetto.
La narrazione del docufilm si dirama tra racconti, esperienze, fotografie al fine di ricostruire un flusso di spunti interessanti dal punto di vista scientifico, poetico, fotografico.
Iridescenze lunari e Pleiadi (credit Teresa Molinaro)
Teresa Molinaro si racconterà attraverso le sue foto (molte delle quali pubblicate anche su Coelum Astronomia, oltre che da riviste fotografiche e dal sito scientifico epod.usra.edu) e verrà intervistata da Paola e Andrea svelando aneddoti che sottolineano il suo stretto legame con il cielo e di come coniuga scienza e arte fotografica nei suoi lavori, collocando i fenomeni celesti in un contesto anche paesaggistico e territoriale.
«È stato veramente emozionante prendere parte al docufilm “Per desiderio”: quando Paola Tricomi mi ha contattata per propormi di partecipare non ho esitato a rispondere di sì! Ero davvero sorpresa che questa volta fosse il mio amore per il cielo a venirmi incontro, io che mi perdo tra i sentieri celesti da quando ero bambina, ma con il progetto di Paola tutto ha assunto un significato più profondo.
Incontrarla sul mio cammino mi ha davvero aperto un mondo, ne sono felice, così come lo sono di aver conosciuto coloro che lavorano per la realizzazione del docufilm con molta dedizione e professionalità. Parlare del cielo con persone che come me lo amano sotto diversi punti di vista è stato interessante, affascinante. Credo che il cielo sia lì per tutti, ma non tutti dispongono della stessa sensibilità nell’osservarlo, perdendosi la magia che ogni giorno si compie sopra le nostre teste» ci racconta Molinaro.
Conosceremo dunque Teresa Molinaro nella sua veste di astrofotografa e grande amante del cielo in tutte le sue sfumature e, come accennavamo, anche un astronauta sarà protagonista di questo affascinante progetto che è “Per desiderio”: si tratta di Luca Parmitano!
credit: “Per desiderio”
Con le sue missioni nello Spazio a bordo della ISS egli è stato in grado di offrire un punto di vista “privilegiato” di osservatore del cielo e della Terra, e con il suo spiccato senso di protezione per questo pianeta ha saputo parlare soprattutto ai giovani, offrendo spunti di riflessione e invitandoli più volte a non restare indifferenti davanti alle cause ambientali e climatiche.
Siamo certi che “Per desiderio” saprà prendervi per mano per condurvi in un viaggio davvero emozionante attraverso storia, letteratura, scienza, arte, passione.
Per conoscere tutti gli altri protagonisti del docufilm e per non perdervi nessuna novità segnaliamo i link su cui seguire “Per Desiderio”: https://perdesiderio.com/
Il transito di Tethys e l’ombra su Saturno catturato da Cristian Fattinnanzi che ci scrive dopo aver letto del passaggio di Giapeto
Lo scorso 5 agosto abbiamo parlato del transito di Giapeto di fronte a Saturno, ripreso da Antonio Piras [l’articolo completo e le immagini qui sotto].
Non meno affasciante, il transito di Teti e la sua ombra proiettata sul pianeta ad anelli!
Clicca sull’immagine per accedere al video
Il commento di Fattinnanzi, autore di queste immagini:
“La ripresa è stata realizzata con un newton da 36cm F5 con ottica Giacometti in una serata di ottimo seeing da Montecassiano (MC), tramite una telecamera ImageSource DBK21 e focale portata a 10.000 mm tramite proiezione oculare.
Somma e selezione dei frames tramite IRIS.
Il video risale a 12 anni fa e credo sia un risultato quasi pionieristico per quei tempi, fino a quel momento non avevo avuto modo di apprezzare nessun’altra ripresa amatoriale di satelliti e relative ombre sul globo di Saturno”.
Grazie a Cristian Fattinnanzi per queste immagini!
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ARTICOLO DEL 5 AGOSTO 2022
Di seguito lo splendido contributo a cura di Antonio Piras
La luna in oggetto è Giapeto (potete pronunciarlo indifferentemente con l’accento sulla a o sulla e), terza per dimensioni nel sistema satellitare di Saturno con i suoi quasi 1500 km di diametro.
Nella notte tra il 17 e il 18 luglio Giapeto si è reso protagonista di un transito di fronte al suo pianeta.
Considerando anche il passaggio in corrispondenza degli anelli, l’intero evento è durato circa 18 ore, con il passaggio per il meridiano centrale di Saturno che è avvenuto quando in Italia erano le 6:42.
La foto che condivido con voi è elaborata a partire da uno dei numerosi video che ho ripreso tra le 4 e le 5 del mattino, e tra essi è quello in cui ho potuto apparentemente approfittare delle migliori condizioni di osservabilità in una notte non molto favorevole.
Riguardo alla rarità dei transiti di Giapeto davanti a Saturno, dovete sapere che il precedente è avvenuto pochi mesi fa, il 29 aprile.
Ma per trovarne prima del 2022 dobbiamo andare indietro a gennaio 2007!
Simile eccezionalità avranno i transiti futuri: ne avremo uno nel 2037 ma purtroppo con Saturno vicino alla congiunzione, quindi lontano da noi e visivamente prossimo al Sole.
Il successivo con buone condizioni di osservabilità sarà addirittura nel 2052! Ecco perché questo transito di luglio 2022 era praticamente da non perdere.
A cosa è dovuta questa rarità del fenomeno?
Principalmente alla grande distanza a cui orbita intorno a Saturno (con oltre 3.5 milioni di km è il più lontano dei satelliti principali) che rende complicati gli allineamenti con la Terra e quindi il verificarsi dei transiti dalla nostra soggettiva.
le quattro supernovae scoperte dall’astronomo Leonida Rosinonegli anni ’60 e ’70, realizzate su lastre fotografiche, che abbiamo analizzato nel primo numero della nuova versione di Coelum nel numero 254 di febbraio-marzo 2022
e quella nel 1989 dell’astrofilo Federico Manzini, l’unica di queste dieci supernovae ottenuta visualmente, arriviamo agli anni ’90 con l’avvento delle camere CCD che hanno radicalmente cambiato il modo di fare ricerca.
La SN1998bu in M96 è infatti la prima supernovae italiana nelle galassie Messier scoperta grazie all’ausilio di queste nuove tecniche di ripresa. A mettere a segno questa importante scoperta ottenuta il 9 maggio 1998 è stato l’astrofilo romagnolo Mirco Villi, che in quell’anno otteneva così la sua terza scoperta dopo la SN1991T in NGC4527 e la SN1994W in NGC4041.
Immagine di scoperta della SN1998bu in M96 ripresa da Mirco Villi il 9 maggio 1998 con un telescopio Meade LX200 SC da 250mm + camera CCD Hi-Sis 33 e posa di 60 secondi. Immagine disturbata dalla Luna quasi piena e molto vicina alla galassia.
Per tutto quello che ha fatto nel campo della ricerca amatoriale di supernovae non possiamo definire Mirco Villi come un astrofilo comune, ma bensì come un’icona indiscussa in questo settore di ricerca. Agli inizi degli anni ’90, insieme all’amico Giancarlo Cortini, gettò le basi della ricerca amatoriale italiana di supernovae, mettendo poi a segno importanti scoperte come appunto la SN1991T che ancora oggi rappresenta un fondamentale punto di riferimento nella classificazione di questi fenomeni. Spesso, infatti, nella classificazione delle supernovae si legge “91T-like”. E’ inoltre uno dei pochi astrofili italiani ad aver scoperto una supernovae in una galassia Messier, grazie proprio alla SN1998bu in M96. In questi ultimi anni Mirco Villi ha instaurato una proficua collaborazione con i professionisti americani del CRTS Catalina Real-Time Transient Survey ottenendo numerose scoperte. Ma veniamo al racconto della scoperta.
Immagine di Mirco Villi alla fine degli anni ’90 all’interno del suo osservatorio privato.
In quel periodo Mirco stava allestendo il suo nuovo osservatorio con un telescopio Meade LX200 SC da 250mm, ma non lo aveva ancora dotato di una camera CCD. Per iniziare a fare i primi settaggi della strumentazione gli venne incontro l’amico Federico Manzini, che gli prestò una camera CCD Hi-Sis 33. Perciò nella notte di sabato 9 maggio, anche se la Luna era quasi piena, decise di riprendere una serie di galassie. Passando da una galassia alla successiva arrivò alla bella galassia M96 che però per problemi di settaggio non fu inquadrata nel campo della CCD. Decise perciò di saltare M96 e di proseguire con le successive galassie. Terminata la sessione però subentrò una specie di rimorso per non aver fatto quell’importante galassia del catalogo di Messier e prima di andare a letto puntò il telescopio nuovamente su M96.
Si accorse subito di una stella di mag.+13 posta circa 1’ a Nord del nucleo della galassia. Eseguiva pose da 60 secondi e dopo una seconda ed una terza immagine, la stella era sempre nella solita posizione. Dopo aver verificato che non si trattasse di un pianetino, né di una supernova già scoperta, inviò una mail Daniel Green, colui che a quei tempi gestiva le circolari internazionali IAUC. Il giorno successivo gli veniva perciò attribuita la scoperta in solitario con la circolare IAUC n. 6899 dove la supernova veniva confermata da osservazioni fatte il 10 maggio dall’astronomo B.A. Skiff al Lowell Observatory e da altri osservatori fra cui gli italiani Luca Boschini e Gianluca Masi, con la luminosità della supernova in aumento intorno alla mag.+12,5 quindi scoperta prima del massimo di luminosità.
Immagine di follow-up della SN1998bu in M96 ripresa da Gianluca Masi il 10 maggio 1998.
I primi a riprenderne lo spettro nella notte dell’11 maggio furono gli astronomi dell’Osservatorio di Asiago con il telescopio Copernico da 1,82 metri. La SN1998bu era una supernovadi tipo Ia scoperta circa 10 giorni prima del massimo di luminosità e con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiavano ad un velocità di circa 11.000 km/s. Il massimo di luminosità si verificò infatti intorno al 19 maggio con la supernova che raggiunse la notevole mag.+11,6. Dal 1993 con la SN1993J in M81 (mag.+10,2) fino al 2004 con la SN2004dj in NGC2403 (Mag.+11,2) è stata la supernova più luminosa per 11 anni. Peccato che un forte assorbimento da polveri della galassia ospite tolse alla supernova oltre mezza magnitudine.
M96 è infatti una galassia a spirale posta nella costellazione del Leone a circa 30 milioni di anni luce di distanza, con il modulo di distanza pari a 30. Senza questa estinzione la supernova avrebbe raggiunto la notevole mag.+11 (30-19=11). Per onor di cronaca, all’astrofilo americano Churk Faranda fu assegnata una pre-discovery grazie ad un’immagine ripresa il 3 maggio (6 giorni prima della scoperta) con la supernova che mostrava una luminosità pari alla mag.+16,5. La particolarità di questa supernova, molto simile alla SN1991T, è rappresentata dal fatto di aver mostrato il famoso “eco di luce”. Ad oggi sono molto poche le supernovae che hanno mostrato questo raro evento, cioè un anello, o meglio un guscio prodotto dalla luce della supernova che si espande nello spazio interstellare attraversando enormi nubi di polveri.
Bellissima immagine a colori della SN1998bu in M96 ripresa il 27 maggio 1998 dall’astronomo americano Nicholas B. Suntzeff dall’Osservatorio di Cerro Tololo con il telescopio SMARTS Cassegrain da 90cm.
Queste particolari supernovae di tipo Ia mostrano una salita verso il massimo di luminosità normale, mentre il declino avviene in maniera molto più lenta a causa di questo eco di luce che rimane visibile per diversi anni. Per questo motivo la SN1998bu, come anche la SN1991T, furono seguite da quasi tutti i più grandi osservatori professionali di tutto il mondo e naturalmente anche dall’Hubble Space Telescope. Nel corso delle interviste ai “Magnifici 10” cioè ai dieci astrofili che avevano ottenuto il maggior numero di scoperte di supernovae al mondo, intervistando il neozelandese Stuart Parker (numero 4 della Top Ten), alla domanda “cosa ti entusiasma di più in questo tipo di ricerca?” rispose che era rimasto affascinato ed onorato dal fatto che l’Hubble Space Telescope aveva ripreso due delle supernove da lui scoperte. Anche Mirco Villi vanta questo primato con la SN1991T e la SN1998bu riprese appunto dall’Hubble Space Telescope.
Ci viene pertanto spontanea una domanda: chi sarà il primo astrofilo al mondo che potrà vedere una propria scoperta ripresa e studiata dal nuovo e potente telescopio spaziale James Webb?
E’ scomparso all’età di 57 anni, dopo una lotta contro una malattia incurabile, Stefano Debei, docente ordinario di Misure meccaniche e termiche al Dipartimento di Ingegneria industriale del Bo a Padova e direttore del Cisas, Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali “Giuseppe Colombo”. Un duro colpo per la ricerca in Italia. Coelum Astronomia lo ricorda attraverso le parole del direttore dell’Osservatorio Astronomico di Padova.
“Tra queste due fotografie (le prime in questa raccolta) trascorrono circa una ventina d’anni (la seconda e’ scattata il 31 ottobre 2016 al worksop sui risultati della missione Rosetta, sulla prima ho dei dubbi sulla data esatta ma e’ probabilmente il 1996, comunque poco cambierebbe…). In entrambe (nella prima e’ il terzo da sinistra di quelli accovacciati stile football team…) compare il collega ma soprattutto l’amico carissimo Stefano Debei al quale peraltro sono in entrambe al suo fianco. Nella prima ci troviamo ad Asiago per mettere a punto gli ultimi dettagli della Wide Angle Camera per Rosetta, il progetto in cui ho avuto l’onore di partecipare, nella sua fase di definizione, fianco a fianco con Stefano per circa un lustro. Innumerevoli potrebbero essere gli aneddoti da raccontare. Ci era persino toccato di condividere una stanza da letto in cui facevamo a gara a chi russava di piú (ha vinto lui…) e non mancava occasione in cui non si riuscisse a scherzare su questa o quella situazione, ed era inevitabile che ad un certo punto Stefano dovesse raccontare la barzelletta (piu’ o meno indicibile) che meglio si prestava a rappresentare la situazione del momento. In questo frangente si parlava, cambiando registro a volte in modo inatteso, di spettro di vibrazione di quel lanciatore, del miglior supporto isostatico per uno specchio, di come congegnare un otturatore perchè non potesse diventare il limite di un certo telescopio, o se convenisse una piastra od un tubo per quel tipo di configurazione ottica. In mezzo, ovviamente, poteva saltare fuori l’apprezzamento (si fa per dire…) del pranzo offerto nel tal istituto europeo, o della comodità (di nuovo in senso ironico) delle sedie della riunione appena conclusa, oppure -improvvisamente- la barzelletta (come gia’ accennato, talvolta inenarrabile…) che Stefano doveva raccontare, congelando per un breve momento il flusso di idee e discussioni tese a capire come vedere i primi sbuffi della cometa, recuperare un canestro alla deriva in orbita intorno a Marte, o fotografare i dintorni di Saturno. Stefano mi appariva come lo scienziato “100% spaziale” (anche se so che nel suo percorso professionale si è occupato anche di altro), conscio dei rischi derivanti da questo tipo di scelta. Memorabile fu quando lo incontrai in treno (per un pezzo eravamo entrambi pendolari e condividevamo la tratta Padova-Monselice…) e mi spiegò che il suo trapano per perforare il suolo Marziano a cui aveva dedicato tanto lavoro era finito nell’oceano pacifico per via di un lancio fallito di un certo lanciatore russo (mi pare fosse Mars 96). Mi piace ricordarlo nella terza foto (ho dovuto mettere a soqquadro una decina di cassetti per ritrovarla…). Lui, irridente come sempre, che dopo avermi spiegato le scelte strutturali del modello di volo della camera per Rosetta si mette il paraluce a mo’ di cappello. Dopo l’intensissima avventura di Rosetta io mi sono dedicato a lungo a progetti da Terra, ma con Stefano abbiamo continuato a vederci, anche al di fuori dell’ambiente professionale (ed erano solo sue le dritte culinarie sul migliore ristorante inn un qualche angolo dei Colli Euganei dove capitava di incontrarci), e non mancavamo di sentirci al volo con domande complicatissime che ci risolvevamo in uno scambio di battute. Le dritte di Stefano erano sempre preziose, e recentemente avevamo anche ricominciato a lavorare insieme su un paio di progetti, che purtroppo non potranno più vedere la spinta del tuo entusiasmo ed i tuoi preziosi consigli. Dovevo anche portarti in volo e per i tanti impegni e per il Covid poi la cosa non si è materializzata. Con il solito entusiasmo, quasi furoreggiante, avevamo cenato insieme pochissimo più di un anno fa, memento di una battaglia che stavi temporaneamente per vincere, e che ti ha trascinato lontano da noi. Ora sarai alla ricerca del canestro con le preziose rocce marziane intorno al pianeta rosso, od a navigare tra gli anelli di Saturno. Vola Stefano, vola…”
Moltissimi e di rilievo i ruoli ricoperti, ne ricordiamo alcuni:
– Technical Manager di SIMBIOS-SYS, esperimento integrato composto da fotocamera ad alta risoluzione, telecamera stereo e spettrometro iperspettrale, per la missione BebiColombo ESA. – – Co-Investigator di OSIRIS e responsabile tecnico di WAC, un telescopio di OSIRIS a bordo della missione ESA di Rosetta.
– Membro del gruppo di consulenza del programma di esplorazione di Mars (MEPAG).
– Co-Principal Investigator di DREAMS, esperimento per misure di parametri ambientali e meteorologici per Exomars 2016.
– Co-Investigator di JANUS, telescopio ad alta risoluzione per la missione JUICE dell’ESA.
– Membro di “NAVISP Advisory Committee -NAVAC dell’ESA
Prof. Stefano Debei
Nella sua carriera è stato autore di più 300 articoli pubblicati in riviste internazionali con reviewer e in Proceedings di congressi internazionali con reviewer.
Sappiamo già che il Medioevo non esiste. O meglio, certamente non esiste nella versione parodistica e deformata a cui si era portati a pensare da una lettura limitata e parziale della Storia: guerre, pestilenze, carestie, inquisizioni, e in generale un periodo di ignoranza e oscurantismo.
Grazie ad un rinnovato interesse per il racconto storico, e anche al lavoro di diversi divulgatori, si sta finalmente diffondendo una rivalutazione del periodo storico che va dal quinto al quindicesimo secolo, e che viene scolasticamente indicato come Medioevo.
[…]
C’è inoltre un altro aspetto che bisogna considerare: quello di una visione profondamente euro-centrica della Storia.
Pierdomenico Memeo ci accompagna in uno splendido excursus storico, facendoci immergere in atmosfere Medio Orientali, nel cuore dell’astronomia islamica.
COELUM Astronomia n. 257 Agosto/Settembre
Sfoglia e goditi il piacere della lettura dell’articolo completo Ricevi Coelum direttamente a casa tua – ordina la tua copia (clicca QUI)
Nonostante Curiosity e Perseverance stiano esplorando Marte con strumenti sofisticati e fotocamere avanzate, la missione Mars Exploration Rover (MER) della NASA rimarrà per sempre nella storia e nel cuore di tutti.
Elisabetta Bonora ci accompagna, come solo lei sa fare, nell’esplorazione del pianeta rosso… comodamente seduti a casa!
In questo articolo (presente nel n. 257 Agosto/Settembre) vedremo tutto quello che si può fare con una sequenza MI (Microscopic Imager), con strumenti “domestici”, facilmente accessibili ed utilizzabili da tutti su computer standard.
COELUM Astronomia n. 257 Agosto/Settembre
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Il 13 agosto alle ore 21.00 il Gruppo Astrofili Palidoro vi da appuntamento presso la Fattoria Rinaldi in Via della Cadutella 154 a Tragliatella per una serata magica.
Quest’anno, per la presenza di una Luna accecante che non consentirà la facile osservazione delle Perseidi (le stelle cadenti di Agosto), sarà possibile ammirare i bellissimi pianeti Giove e Saturno con i telescopi.
La serata sarà arricchita da una degustazione dei prodotti della fattoria e da spiegazioni con slides interattive.
L’unico caso di reattore naturale a fissione che conosciamo!
Ben Arrivato fra noi Stefano Marcellini!
Inauguriamo con il numero 257 l’arrivo nelle pagine di Coelum Astronomia di un nome noto ai più nella divulgazione scientifica.
Stefano Marcellini è ricercatore nel campo della fisica delle particelle e da anni attraverso il suo blog “Helter Skelter” racconta e descrive fenomeni e concetti in maniera simpatica e “semiseria”.
«Grazie Stefano per aver accolto il nostro invito! Siamo orgogliosi di averti in squadra!»
Il nuovo blog “Il tratto corsivo” è disponibile su
COELUM Astronomia n. 257 Agosto/Settembre
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