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Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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12.12: “Le stelle di Natale” di Roberto Ratti. Ciclo “Stanley Kubrik e l’enigma dell’intelligenza aliena”.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Unione Astrofili Bresciani

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12.12 ore 21:00 apertura della Specola Cidnea.
Per il programma di dicembre in fase di definizione
consultare il sito.
Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Al Planetario di Ravenna

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09.12: “‘Cantami o Diva…’ astronomia ed eroi nell’antichità” di Paolo Alfieri, Paolo Morini.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Semaforo Verde per l’E-ELT!!!

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Il Consiglio dell’ESO ha dato il via libera [1] per la costruzione dell’E-ELT (European Extremely Large Telescope) in due fasi. Al momento è stata autorizzata la spesa di circa un miliardo di euro per la prima fase, a copertura dei costi di costruzione di un telescopio completamente funzionante con un pacchetto di strumenti potenti: prima luce tra dieci anni. Questo telescopio permetterà di effettuare straordinarie scoperte scientifiche nel campo degli esopianeti, della composizione stellare delle galassie vicine e dell’Universo profondo. Il più grande contratto mai affidato dall’ESO, quello per la cupola del telescopio e la struttura principale, verrà stipulato entro il prossimo anno.

La Luna sorge sopra il Cerro Armazones, la futura sede dell'E-ELT. La foto è stata scattata lo scorso novembre 2014 dal vicino Osservatorio del Paranal dell'ESO. Il livellamento della sommità del Cerro Armazones è a buon punto (in basso a sinistra) e la nuova strada, più ampia, che si sta costruendo per raggiungere la montagna è ben visibile. Al momento dello scatto, il Sole stava tramontando sull'Oceano Pacifico e gli ultimi raggi di luce colpivano il Cerro Armazones. La Luna piena stava invece salendo nel cielo a Oriente. Crediti: ESO/G. Lambert

L’E-ELT sarà un telescopio ottico e infrarosso di 39 metri di apertura sito sul Cerro Armazones nel deserto cileno di Atacama, a 20 chilometri dal VLT (Very Large Telescope) dell’ESO sul Cerro Paranal. Sarà il più grande “occhio del mondo rivolto al cielo“.

La decisione presa dal Consiglio significa che ora si può costruire il telescopio e che importanti lavori di costruzione industriale sono finanziati e possono procedere secondo i piani. Sono già stati fatti grandi progressi in Cile sulla sommità dell’Armazones e i prossimi anni saranno emozionanti“, ha dichiarato Tim de Zeeuw, Direttore Generale dell’ESO.

La costruzione dell’E-ELT è stata approvata dall’Consiglio dell’ESO nel giugno 2012 a condizione che i contratti di valore superiore a 2 milioni di euro potessero essere assegnati solo dopo che il costo totale del telescopio (1083 milioni di euro al valore del 2012) fosse finanziato almeno per il 90%. È stata concessa un’eccezione per le opere civili al sito dove i lavori sono già iniziati con la cerimonia inaugurale nel giugno 2014 e stanno facendo buoni progressi.

Per il momento, il 10% del costo totale del progetto è stato spostato a una seconda fase. Con l’adesione della Polonia all’ESO, gli impegni di spesa attuali per l’E-ELT hanno superato il 90% del costo totale della prima fase che porterà a un E-ELT completamente funzionante. Si attendono per i prossimi anni impegni addizionali dal Brasile che prossimamente diventerà Stato Membro dell’ESO.

Il Consiglio dell'ESO dà il via libera alla costruzione dell'E-ELT

Per evitare che il progetto ritardi, il Consiglio dell’ESO ha deciso che la costruzione della prima fase del telescopio da 39 metri possa già iniziare. I lavori già finanziati comprendono il contratto per la cupola del telescopio e la struttura primaria – il più grande nella storia dell’ESO – che verrà assegnato verso la fine del 2015 e porterà alla realizzazione di un E-ELT completamente funzionante.

I componenti del telescopio che non sono ancora stati finanziati comprendono parti del sistema di ottica adattiva, alcuni degli strumenti, i cinque anelli più interni di segmenti dello specchio principale del telescopio (210 segmenti) e un ricambio dei segmenti dello specchio primario che serviranno per operazioni più efficienti del telescopio in futuro. La costruzione di queste componenti, il cui rinvio non riduce gli straordinari risultati scientifici che il telescopio potrà realizzare al termine della prima fase, verrà approvata non appena il finanziamento supplementare sarà disponibile, compreso quello previsto dal Brasile prossimo Stato Membro.

I fondi oggi impegnati permetteranno la costruzione di un E-ELT completamente funzionante che sarà il telescopio più potente tra tutti i progetti di telescopi estremamente grandi attualmente in programma, con un’area di raccolta della luce superiore e strumentazione migliore. Permetterà la caratterizzazione iniziale degli esopianeti di massa pari a quella della Terra, lo studio delle popolazioni stellari risolte nelle galassie vicine e osservazioni molto sensibili dell’Universo profondo“, conclude Tim de Zeeuw.

Per ulteriori informazioni la lista delle domande frequenti e l’articolo su Messenger.

The Italian Mars Society

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È questo l’appello lanciato dalla IMS che per l’esperimento di Simulazione Marziana V-ERAS necessita di 4 volontari aspiranti astronauti. Niente di pericoloso, nessuna partenza senza ritorno, ma un equipaggio di quattro “astronauti” volontari, che simulerà le attività di esplorazione marziana su quattro postazioni, in realtà visrtuale, appositamente progettate e costruite da Italian Mars Society e denominate MOTIVITY.
Gli aspiranti astronauti, che saranno selezionati entro fine di ottobre 2014, dovranno essere in possesso di conoscenze in materie come sviluppo software, robotica, psicologia, fisiologia, medicina, missioni avioniche.
L’iniziativa, prima del genere in Italia, rientra nell’ambito del progetto ERAS (European Mars Analag Station: www.erasproject.org) un acronimo che racchiude il concetto di stazione spaziale virtuale su Marte. Il progetto ha lo scopo di sperimentare le condizioni di vita e lavoro in un ambiente confinato, riconducibili a quelle che si ritroverebbero in una stazione abitata presente su Marte.
Preliminarmente alla costruzione dell’ERAS (uno dei moduli nell’illustrazione in alto), l’IMS ha avviato lo sviluppo di una simulazione di Virtual Reality (VR) della stazione (V-ERAS). Il vantaggio principale di questa prima fase è che sarà possibile intraprendere sessioni di training con un equipaggio che può interagire con il suo ambiente futuro prima che la stazione sia costruita.
Ed è questa fase preliminare che avrà luogo dal 7 al 14 dicembre 2014 in una location da sogno, a Madonna di Campiglio, presso il Dolomites Astronomical Observatory dell’Hotel Carlo Magno, che sponsorizza, oltre che ospitare, l’iniziativa.
Maggiori dettagli sul progetto V-Eras in uno dei prossimi numeri di Coelum.

info: www.marssociety.it

Associazione Astrofili Centesi

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05.12: “L’universo nascosto: materia ed energia oscura”. Al telescopio: Luna piena, Giove e le Pleiadi.

Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Al Planetario di Ravenna

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07.12: ore 10:30: Osservazione del Sole.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.187 – 2014

Pio & Bubble Boy - Coelum 187
Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 187
Pio & Bubble Boy - Coelum 187
Pio e Bubble Boy – Mario Frassati – Coelum 187

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.187 – 2014. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Lanciata Hayabusa 2

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Iniziato il viaggio della sonda giapponese Hayabusa 2 che fra sei anni riporterà a Terra dei campioni raccolti dall’asteroide 1999 JU3.

Il lancio è avvenuto ieri (mercoledì 3 dicembre 2014) dal Launch Pad 1 del Tanegashima Space Center, il centro spaziale che si trova sulla costa meridionale di Kyushu, la più meridionale fra le principali isole giapponesi.

In realtà il lancio avrebbe dovuto avvenire tre giorni prima (domenica 30 novembre), cioè all’apertura della finestra di lancio della durata di 10 giorni entro la quale doveva tassativamente essere lanciata la sonda, ma è stato posticipato a causa di un fronte di cattivo tempo con pioggia e forti venti che ha imperversato sulla zona fino a martedì.

Sette ore e mezza prima del lancio tutto il personale è stato definitivamente evacuato nel raggio di 3 km dalla rampa per permettere le operazioni di riempimento dei serbatoi del razzo H-IIA. Nei suoi due stadi sono state imbarcate 117 tonnellate di ossigeno e idrogeno liquidi (alla temperatura rispettivamente di -183 °C e -252 °C) in un processo durato tre ore. Dopodiché sono iniziate le verifiche del sistema di comunicazione con il razzo (in banda S e in banda C), del sistema di controllo del volo, del Flight Termination System (il sistema di distruzione in caso di anomalia) e di tutti i sistemi di terra incluso il tracking (il sistema di tracciamento della traiettoria di volo).

A meno 30 minuti dal lancio Hayabusa 2 ha cominciato ad attingere energia dalle sue batterie di bordo ed i tecnici hanno potuto verificare il loro corretto funzionamento. Gli ultimi quattro minuti e mezzo del conto alla rovescia sono gestiti autonomamente dai computer, che ad ogni minima anomalia hanno l’obbligo di annullare il lancio. A meno 3 minuti anche il razzo è passato all’alimentazione tramite le sue batterie e quando ormai mancava un solo minuto la piattaforma di lancio è stata inondata con migliaia di litri d’acqua. In questo modo vengono soppresse le onde acustiche generate dall’accensione dei motori che altrimenti danneggerebbero il veicolo e le strutture di terra.

Alle 4:22:04 GMT (le 13:22:04 ora locale e le 5:22:04 in Italia) il motore LE-7A del primo stadio (che fornisce 86 tonnellate di spinta al suolo e 109 nel vuoto) e i due booster laterali SRB-A a propellente solido (243 tonnellate di spinta ognuno!) si sono accesi sollevando le 285 tonnellate del razzo H-IIA. Alleggerendosi di 1.570 kg ogni secondo (tanto è il consumo di carburante dei booster e del primo stadio) il razzo ha velocemente acquisito velocità, tanto che 99 secondi dopo il lancio e allo spegnimento degli SRB-A questa aveva raggiunto il valore di 1,6 km/s. Nove secondi dopo e ad un’altezza di 53 km sono stati sganciati i booster laterali ed il motore del primo stadio è rimasto da solo a spingere il razzo, consumando 260 kg al secondo di propellente. Alla quota di 130 km e 4 minuti e 10 secondi dopo il lancio si è sganciata la copertura (pesante 1.400 kg) che proteggeva Hayabusa 2 dagli stress aerodinamici dovuti al passaggio ad altissima velocità fra gli strati più densi dell’atmosfera.

Il lavoro del primo stadio è terminato dopo un’accensione durata 6 minuti e 36 secondi, portando il resto del veicolo a 200 km di altezza e a 5,6 km/s di velocità. Otto secondi dopo lo spegnimento è stato sganciato per permettere, dopo altri sei secondi di attesa, l’accensione del secondo stadio (o stadio superiore), propulso dal motore LE-5B che fornisce 14 tonnellate di spinta. Questa accensione è durata quattro minuti e mezzo, sufficienti per raggiungere un’orbita di parcheggio a 250 km di altezza e 7,8 km/s di velocità. Il razzo ha viaggiato quindi per inerzia lungo un’intera orbita, fino alla seconda ed ultima accensione avvenuta a sud del Giappone. Il secondo stadio del H-IIA non era mai stato nella sua storia di volo così tanto tempo in attesa di riaccendersi (per la cronaca un’ora, 28 minuti e 5 secondi) e quindi c’era il pericolo che il freddissimo propellente contenuto nei serbatoi potesse evaporare riscaldato dal Sole. Per questo motivo il secondo stadio è stato rivestito di bianco per assorbire il minor calore possibile, inoltre per tutta la durata della fase non propulsa il razzo è stato continuamente orientato, tramite il sistema di controllo dell’assetto, in modo da distribuire uniformemente il calore solare lungo la sua superficie.

Tutti questi accorgimenti hanno funzionato a dovere, tanto che il secondo stadio si è riacceso nell’istante previsto ed ha avuto sufficiente propellente per portare a termine l’accensione di quattro minuti. Grazie a questa ulteriore spinta è stata acquisita una velocità di 11,8 km/s che ha permesso di svincolarsi dalla gravità terrestre ed iniziare il viaggio verso lo spazio profondo. L’accensione è terminata ad un’ora e 43 minuti dal lancio e quattro minuti dopo Hayabusa 2 è stata finalmente rilasciata per iniziare la sua missione.

Oltre ad Hayabusa 2 realizzata dall’agenzia spaziale giapponese (JAXA), il razzo trasportava altri tre carichi che sono stati sganciati successivamente. Il primo di questi, rilasciato sei minuti dopo Hayabusa 2, è Shin’en 2. Si tratta di un piccolo satellite interplanetario di 3 kg e realizzato dalla Kagoshima University che effettuerà studi sulla radiazione, i cui segnali dallo spazio profondo potranno essere captati dai radioamatori di tutto il pianeta grazie ad una radio amatoriale presente a bordo.

Shin’en 2

Il satellite Shin’en 2 – Credit: JAXA

Il secondo ad essere rilasciato, un’ora e 58 minuti dopo il lancio, è stato il particolarissimo ArtSat-2/DESPATCH delle Tama Art University e Tokyo University. Questa “navicella” non è altro che una scultura pesante 32 kg realizzata con la stampa 3D contenente una radio a batterie (con un’autonomia di circa una settimana) che invierà messaggi poetici autogenerati dalla telemetria di bordo.

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La scultura-satellite ArtSat-2/DESPATCH – Credit: JAXA

L’ultimo carico ad essere rilasciato è stato PROCYON, una mini-sonda realizzata da JAXA e Tokyo University pesante 67 kg e dotata di motori ionici. La sua missione è quella di effettuare un passaggio ravvicinato, entro i prossimi due anni, di un asteroide e riprenderne delle immagini. La scelta dell’asteroide verrà effettuata dopo che sarà stata calcolata con precisione la traiettoria sulla quale è stata rilasciata la navicella. Lo scopo principe della missione è però quello di dimostrare la fattibilità di missioni nello spazio profondo utilizzando delle sonde molto piccole.

PROCYON

La mini-sonda PROCYON – Credit: JAXA

L’attenzione di tutti è però naturalmente focalizzata su Hayabusa 2, che con i suoi 590 kg era il carico di gran lunga principale di questo lancio. Dopo essersi separata dal secondo stadio ha dispiegato i suoi due pannelli solari, e i prossimi giorni verranno spesi a verificare che non abbia subito danni o anomalie durante il lancio. Dopodiché il primo obiettivo sarà quello di utilizzare i suoi motori ionici allo scopo di ripassare vicino alla Terra, alla fine del prossimo anno, per ricevere la spinta decisiva che la porterà ad incrociare l’orbita del suo bersaglio, l’asteroide 1999 JU3. Si tratta di un asteroide di 920 metri che orbita fra la Terra e Marte e che verrà raggiunto nel giugno 2018. Inizialmente Hayabusa 2 si posizionerà in un’orbita attorno all’asteroide a 20 km di distanza da dove misurerà il bilancio energetico e la composizione superficiale tramite due spettrometri. Naturalmente verranno anche riprese immagini con le camere di bordo.

Da questa posizione verranno poi scelti i tre siti nei quali effettuare la raccolta dei campioni. Per ognuno di questi Hayabusa 2 effettuerà un avvicinamento alla superficie fino a far toccare il suo meccanismo di raccolta, che sparerà al suolo un piccolo proiettile con lo scopo di sollevare della polvere. Questa, entrando nel sistema di convogliamento, verrà raccolta e conservata fino al ritorno a Terra. Uno dei tre atterraggi avrà luogo all’interno di un cratere creato “artificialmente” dalla sonda stessa. Hayabusa 2 è infatti dotata di un impattatore/penetratore esplosivo di rame che scaverà un cratere di circa 4 metri di diametro con lo scopo di portare alla luce del materiale altrimenti nascosto nel sottosuolo. Questa operazione è la più difficile dell’intera missione in quanto l’impattatore verrà acceso 40 minuti dopo il rilascio da parte della sonda e questo sarà il tempo che Hayabusa 2 avrà per portarsi al sicuro dall’altra parte dell’asteroide.

Se tutto andrà per il meglio, e dopo la raccolta dei preziosissimi campioni, Hayabusa 2 sgancerà verso la superficie quattro piccoli lander. Uno di questi è stato costruito in Europa dallo stesso team che ha realizzato il lander Philae della missione Rosetta. Si tratta di MASCOT (il cui peso di 10 kg sulla Terra corrisponderà a 0,2 grammi sull’asteroide!) che studierà la composizione e le proprietà della superficie. Gli altri tre si chiamano MINERVA e sono ancora più piccoli (500 grammi sulla Terra). Loro riprenderanno immagini ed effettueranno misurazioni di temperatura. Tutti quattro potranno effettuare svariati balzi per spostarsi e poter quindi investigare luoghi diversi.

Dopo 18 mesi di permanenza vicino all’asteroide, nel dicembre 2019 Hayabusa 2 inizierà il viaggio di ritorno verso la Terra che verrà raggiunta un anno dopo, nel dicembre 2020. A quel punto verrà sganciata la capsula contenente i campioni raccolti che effettuerà un rientro in atmosfera protetta dal suo scudo termico per posarsi infine in una zona appositamente scelta in Australia.

Hayabusa 2

Rappresentazione artistica di Hayabusa 2 in prossimità dell’asteroide 1999 JU3 – Credit: Akihiro Ikeshita

Quella di Hayabusa 2 sarà la più ambiziosa missione robotica verso un asteroide mai tentata prima ed il suo successo dipenderà dalle lezioni apprese dalla sonda che l’ha preceduta, Hayabusa 1. Quest’ultima, lanciata nel 2003 verso l’asteroide Itokawa, andò incontro ad una lunga serie di problemi fra perdite di carburante, avarie nel sistema di puntamento e malfunzionamenti del sistema di raccolta dei campioni. Malgrado ciò riuscì a ritornare a Terra, nel 2010 e con qualche anno di ritardo, e pure a consegnare nelle mani degli scienziati giapponesi dei microscopici campioni di Itokawa che sono stati trovati nella capsula rientrata a Terra.

Rispetto alla sonda che l’ha preceduta, Hayabusa 2 è dotata di quattro ruote di reazione per il controllo di assetto anziché tre, sono stati migliorati il sistema di raccolta dei campioni ed il software che gestisce le operazioni in prossimità della superficie. I motori ionici sono più potenti, e la trasmissione dati alla Terra (in banda Ka) sarà 4 volte maggiore.

Questo il video del lancio

Immagine di copertina credit: JAXA

Segui la discussione su ForumAstronautico.it

http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=22585.0

Associazione Cascinese Astrofili

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05.12: “Notte della LUNA in Monte Serra”. Serata di osservazione pubblica della Luna.

info: Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329-6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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05.12: “2001: Odissea nello spazio. Analisi di un capolavoro” di Massimo Ferrari.
Conferenze (a seguire osservazione degli oggetti del cielo con i telescopi del gruppo):
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Il Cielo di Dicembre

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EFFEMERIDI

Arriva dicembre, e si apre ufficialmente la stagione in cui il cielo offre agli osservatori la parte più spettacolare del nostro emisfero, ovvero quel complesso di costellazioni che ha per centro la grande figura di Orione. Verso la metà del mese, alle 22:30, la figura del “cacciatore” sarà ancora defilata verso sudest, mentre saranno già in meridiano il Toro, con un luminosissimo Giove in opposizione, e più in basso l’anonimo Eridano. A ponente scenderanno lentamente gli asterismi che qualche mese fa erano allo zenit (Pegaso e Cigno su tutti), mentre a est si preannunceranno già il Cancro e il Leone, con lo zenit attraversato dal Perseo. Un paio di ore dopo sorgerà anche Boote, mentre staranno già scendendo a ovest la Balena, i Pesci e Andromeda.

Asteroidi – THALIA ed EMITA due verso le Pleiadi

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Asteroidi dic 2014

Asteroidi dic 2014

In dicembre gli asteroidi Thalia ed Emita correranno insieme nella stessa regione del Toro, con le tracce distanziate tra loro di circa 1°. Entrambi arriveranno alla massima luminosità e alla minima distanza i primi giorni del mese. Potrebbe interessare sapere che il 12 giugno del 2011 questi due asteroidi distavano tra loro soltanto 1,2 primi d’arco, e che per la prossima congiunzione passabilmente stretta (circa 30′) bisognerà invece aspettare 60 anni: agosto 2075!

EFFEMERIDI

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 70 di Coelum n.187


Associazione Cascinese Astrofili

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05.12: “Notte della LUNA in Monte Serra”. Serata di osservazione pubblica della Luna.
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
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Congiunzioni Luna e Urano

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Verso le 2:00 del 2 dicembre la Luna tornerà ad avvicinare Urano, cosa che sta avvenendo quasi ogni mese dal giugno scorso e avverrà fino al maggio 2015 per effetto dello stazionamento attuale di Urano nei pressi del nodo lunare ascendente.

Il mese scorso il bordo della Luna avvicinò il pianeta fino a una distanza di 9′, mentre in dicembre la distanza minima, raggiunta alle due del mattino, sarà di 30′. Tuttavia, a quell’ora i due oggetti saranno già prossimi al tramonto, per cui consigliamo di osservare un’ora prima (quando l’altezza sull’orizzonte sarà di +17°), anche se la distanza dal bordo sarà di 40′.

Al Planetario di Ravenna

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02.12: ”Il Sole, le aurore e l’Orsa maggiore: leggende
degli indiani d’America“ di Claudio Balella.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Al Planetario di Ravenna

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30.11: ore 10:30: Osservazione del Sole.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Io e Callisto, un’occultazione da APOD!

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La sequenza di immagini riprese da Marco Guidi durante l'occultazione di Io da parte di Callisto del 2/11/14. Credit & Copyright: Marco Guidi

L’APOD di oggi (26/11/14) è una sequenza di 24 minuti che segue dall’inizio alla fine l’occultazione di Io da parte di Callisto, due dei satelliti galileiani di Giove. La particolarità è che è stata fatta con Dobson da 20″ da San Pietro Polesine, Italia. Una sfida osservativa non da poco per un telescopio amatoriale autocostruito portata a termine dal nostro Marco Guidi. Bravo Marco!

Lo stesso Marco ci scrive:

«Quando ho letto la mail di Jerry Bonnell non ci credevo e l’ho letta e riletta 4 o 5 volte perchè stentavo a credere a ciò che c’era scritto: “I can see that it was hard work!  I did set it to run as APOD for Wednesday, November 26”, era mezzanotte e non ho chiuso occhio fino alle 2,30 per la felicità!!! Avevo spedito l’immagine ma non ci speravo anche se ben sapevo il lavoro che c’era dietro e la cosa che più mi ha reso soddisfatto è proprio la frase di Jerry: “I can see that it was hard work!”.

Non posso non fare dei ringraziamenti a: Tiziano Olivetti, il primo che mi ha dato dei preziosi consigli nel lontano 2004 quando iniziai a fare riprese planetarie; Daniele Gasparri, sempre disponibile ad insegnarmi tecniche di elaborazione; Gianluigi Bianchi, amico vero nella vita e anch’egli pronto in ogni momento ad aiutarmi nei calcoli nelle progettazione degli strumenti che mi sono costruito in questi anni; Romano Zen, per l’ottica da favola di questo 50cm (e anche di tutti gli altri!); Mauro Da Lio, un enorme GRAZIE per aver condiviso il mio progetto ed essersi adoperato alla messa a punto di questo 50cm!

Questo riconoscimento è il frutto di 10 anni di lavoro, come dico sempre la passione e la costanza nel tempo premiano!

E non posso dimenticare il Direttore della rivista COELUM il quale mi ha onorato di scrivere un mio esteso articolo su questo mio ultimo lavoro sul prossimo numero di Dicembre»

E infatti non perdete il prossimo numero 187 di Coelum, con un articolo dettagliato, a firma di Marco Guidi, sulla realizzazione di questa impresa. Il numero sarà disponibile su Coelum.com dalla prossima settimana: in digitale e presto sarà anche acquistabile il singolo numero in carta al prezzo di copertina, spese di spedizione incluse. (Naturalmente, per continuare a leggere e ricevere Coelum a casa senza perdere nemmeno un numero, c’è sempre l’abbonamento!).

Sull’argomento:

L’articolo rientra in una serie di contributi, a cui Coelum ha sempre dato spazio e che sta riprendendo negli ultimi numeri, sulle riprese ad alta risoluzione, sfide “al limite” per una strumentazione amatoriale,  e che riguardano in particolare i satelliti dei pianeti. Vedi tra gli altri ad esempio:

e ancora sempre sull’alta risoluzione:

Associazione Cascinese Astrofili

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29.11: Incontro sul progetto “Centro Astronomico del Monte Serra”. A seguire (ore 21:30) serata di osservazione e fotografia del profondo cielo e comete.
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329-6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

Associazione Astrofili Centesi

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28.11: “Oltre la terra: le missioni spaziali”. Al telescopio: la Galassia di Andromeda, le Pleiadi e la Luna crescente (prima falce, l’ideale per osservarla!).
Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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28.11: “Astrologia: No Grazie!” di Dino Pezzella.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.facebook.com/groups/15788424963
www.amicidelcielo.it

Al Planetario di Ravenna

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28.11: ore 21:00: Osservazione della volta stellata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

EIE Group. 25 anni e non sentirli

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Si è svolta sabato, presso l’Arsenale di Venezia, la cerimonia per i 25 anni dell’EIE (European Industrial Enginering) Group, azienda veneta nata nel 1989, come società di Ingegneria e oggi divenuta una delle principali realtà industriali nell’ambito dell’industria astronomica, quelle industriALe, cioè, che opera nel settore dell’astrofisica realizzando componenti dei principali e più evoluti telescopi da Terra al mondo.

L’EIE Group, a capo del quale è Giampietro Marchiori, ha al suo attivo numerose realizzazioni per grandi telescopi, dal NTT al VLT e poi ALMA in Cile per conto di ESO, ma anche il Large Binocular Telescope in Arizona frutto di una collaborazione tra Italia (INAF), Stati Uniti e Germania,  o più recentemente la realizzazione di un prototipo del Cherenkov Telescope Array, che è stato recentemente inaugurato sull’Etna, presso la stazione osservativa di Serra la Nave dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania, nell’ambito del progetto ASTRI. E il futuro riguarda il più grande telescopio ottico al mondo mai realizzato, con un diamentro di 40 metri: l’European – Extremely Large Telescope (E-ELT).

Guarda il time laps della costruzione:

Alla cerimonia erano presenti, oltre al padrone di casa, Giampietro Marchiori, il Presidente dell’INAF, Giovanni Bignami e il Direttore Generale dell’ESO, Tim De Zeeuw, insignito a Padova di una laurea Honoris Causa in Astronomia da parte dell’Università Patavina.

«La nostra – spiega a Media INAF Giampietro Marchiori – è una realtà che ha un fatturato di 7/10 milioni di Euro l’anno a seconda delle commesse. Stiamo operando su più progetti al momento, su SKA, CTA e E-ELT ed ultimamente anche sul telescopio turco DAG».

Come detto a celebrare i 25 anni della EIE Group c’era anche il presidente dell’INAF: «Oggi festeggiamo i 25 anni di un’industria divenuta importante grazie all’astronomia. Perché quando l’astrofisica cerca di indagare sempre più a fondo fa fare all’industria cose che sembrano impossibili. E l’industria le realizza». «Per questo – aggiunge Bignami – stiamo realizzando, col Ministero della Ricerca e quello dello Sviluppo Economico, un piano per l’astronomia industriale che ci permetterà di costruire i telescopi del futuro».

Il servizio video di INAF TV

Iniziata la missione Futura

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La Soyuz TMA-15M è decollata alle 22:01 (ora italiana). E’ iniziata FUTURA, la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana, che vedrà protagonista Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea e capitano pilota dell’Aeronautica Militare.

Per la nostra astronauta è il primo lancio nello spazio, dove, grazie a un accordo bilaterale tra Agenzia Spaziale Italiana e NASA – in base al quale il nostro Paese ha fornito all’ente spaziale statunitense moduli di rifornimento logistico e un modulo abitativo sull’avamposto orbitante, in cambio di utilizzo scientifico e opportunità di volo supplementari – resterà per circa sei mesi come membro effettivo dell’equipaggio della missione ISS 42/43, contribuendo allo svolgimento di tutti i compiti di ricerca, sperimentazione e manutenzione operativa del laboratorio spaziale.

“Samantha Cristoforetti – ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston – una astronauta italiana tra le stelle! Questa è una notizia che fa bene all’Italia, ed il fatto che sia, per la prima volta, declinata al femminile ci rende doppiamente felici. Con Samantha l’Italia conferma il ruolo di leadership anche per numero di astronauti inviati nello Spazio”.

Samantha è la prima astronauta italiana, attualmente anche l’unica donna del corpo astronauti europeo, e la 60° donna a partire per lo Spazio. FUTURA è la seconda di lunga durata per l’ASI (dopo la missione VOLARE di Luca Parmitano): la permanenza sulla Stazione si concluderà con il rientro sulla Terra tra circa sei mesi, al momento pianificato per maggio 2015. Durante la missione, Samantha sarà impegnata in esperimenti scientifici per ESA e ASI, molti dei quali sono basati sul know how italiano: dovrà svolgere come membro di equipaggio della ISS un’ampia e articolata attività di sperimentazione. L’ASI, unica agenzia spaziale nazionale in Europa ad aver accesso diretto alle risorse di utilizzazione della ISS, ha selezionato e sviluppato per la missione di Samantha Cristoforetti nove progetti di ricerca scientifica e dimostrazione tecnologica italiani, che verranno svolti dalla nostra astronauta nei suoi sei mesi di permanenza a bordo della ISS, insieme a un altro progetto già presente sulla Stazione che sta raccogliendo dati da oltre tre anni: cinque progetti saranno dedicati allo studio di vari aspetti della fisiologia umana in condizioni di assenza di peso, due effettueranno analisi biologiche su campioni cellulari portati in microgravità; verrà inoltre portato e sperimentato a bordo della ISS un dimostratore per un processo di produzione automatizzato per la realizzazione di oggetti 3D in assenza di peso (stampa 3D), e una macchina a capsule multifunzione in grado di servire bevande calde, tra le quali anche il tipico “caffè espresso italiano”, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). I progetti sono stati ideati da Università, centri di ricerca, aziende e PMI italiane, e selezionati dall’ASI con i Bandi nazionali di Volo Umano e la Call per progetti di partenariato pubblico-privato per la utilizzazione della ISS.

La Missione spaziale ISS 42/43 del settimo astronauta tricolore e prima italiana nello spazio, è stata battezzata FUTURA in seguito a una call for ideas lanciata a novembre 2013 dall’Agenzia Spaziale Italiana, dall’Agenzia Spaziale Europea e dall’Aeronautica Militare. L’iniziativa “Dai un nome alla Missione di Samantha Cristoforetti” ha avuto l’obiettivo di invitare il grande pubblico e tutti gli appassionati di tematiche spaziali, senza limiti di età, a contribuire all’ideazione del nome italiano ufficiale della Missione ISS 42/43. Tra le oltre mille proposte arrivate, FUTURA è stato il nome più proposto. Anche il logo di FUTURA è stato scelto in seguito a un contest rivolto al pubblico: rappresenta una ISS ‘stilizzata’ e la sua immaginaria orbita attorno alla Terra, sullo sfondo di un sole nascente e di una volta di stelle. Lo ha ideato Valerio Papeti, giovane dottore in Belle Arti di Torino.

Fonte: ASI
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Al Planetario di Ravenna

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25.11: “Osservatòri e Osservatóri: lo studio dei cieli dall’antichità ai giorni nostri” di Raffaella Ortali.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
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..e sono cento!

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Un soddisfattissimo e quasi commosso Ugo Tagliaferri (sulla destra) riceve i complimenti di Mario Di Sora, presidente UAI e direttore dell'Osservatorio di Campo Catino (FR), struttura a cui Ugo collabora e da dove è stato osservato Atalante.

Un soddisfattissimo e quasi commosso Ugo Tagliaferri (sulla destra) riceve i complimenti di Mario Di Sora, presidente UAI e direttore dell'Osservatorio di Campo Catino (FR), struttura a cui Ugo collabora e da dove è stato osservato Atalante.

Standing ovation per Ugo Tagliaferri, che nella serata del 13 settembre, con l’individuazione di (36) Atalante, ha potuto esclamare «Missione compiuta!». Ed è così entrato di diritto nell’esclusivo Club dei 100 asteroidi, completando un percorso che in poco più di due anni l’ha portato a osservare in visuale i primi cento asteroidi catalogati. Bravissimo davvero! Ma sentiamo dalle parole del protagonista come è andata la caccia all’ultimo agognato obiettivo:

«Per tentare l’osservazione di Atalante, che in quel periodo si trovava nella parte più australe del Sagittario, nei pressi della stella Rukbat, occorreva un cielo davvero perfetto… anche al momento della culminazione infatti l’oggetto, di mag. +13,1, non avrebbe superato i +7 gradi di altezza sull’orizzonte.

Dopo tanti giorni di pioggia, finalmente il 13 settembre il cielo era limpido sino all’orizzonte; un’occasione da non lasciarsi sfuggire assolutamente. Così, con il cielo ancora non scurissimo ho dapprima localizzato le stelle della Corona Australe, spostandomi poi da Rukbat verso la zona di cielo dove si trovava Atalante.

Dovevo trovare tre stelline che mi avrebbero indicato l’obiettivo ma inizialmente non sono riuscito a percepirle. Poi le ho scorte, ma dell’asteroide nessuna traccia. Continuando la ricerca mi è poi parso di percepirlo in visione distolta, ma ho aspettato un buio maggiore e il passaggio in meridiano per avere condizioni migliori e la certezza della sua individuazione. Dopo una pausa sono quindi tornato in azione, cambiando l’oculare per assicurarmi un maggiore ingrandimento. In questo modo non solo ho visto bene le stelline di riferimento ma anche Atalante si delineava nitido!

Sicuramente il passaggio in meridiano, il cielo più buio e l’ingrandimento maggiore hanno migliorato notevolmente le cose. Ho così disegnato il campo con la gioia di notare l’asteroide sempre là… concreto. Infine abbiamo scattato le foto celebrative».

Ancora complimenti ad Ugo, che ora riceverà da parte della Redazione il diploma attestante l’iscrizione al Club (firmato dal sottoscritto e da Talib Kadori) e si metterà finalmente tranquillo a seguire le vicende di quelli che sono stati i suoi compagni di viaggio.

ISS: Diretta del lancio di Samantha Cristoforetti per la missione Futura

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Copertina della diretta del lancio di Futura. Credit: Riccardo Rossi

Il 23 novembre 2014 sarà lanciata dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, la Soyuz TMA-15M con a bordo l’astronauta ESA Samantha Cristoforetti per la missione Futura. Faranno parte con lei dell’equipaggio il cosmonauta russo Anton Shkaplerov di Roscosmos e l’astronauta Terry Virts della NASA. Gli astronauti svolgeranno una missione di lunga durata sulla Stazione Spaziale Internazionale nell’ambito della Expedition 42/43.

Il punto di riferimento sul Futura, la nuova avventura italiana nello spazio, è il sito ufficiale Avamposto 42, che si concentra sui temi di comunicazione della missione come l’alimentazione e la salute. Per seguire la missione di Samantha, completando l’informazione e i temi di Avamposto 42, l’Associazione ISAA ha predisposto una serie di iniziative e risorse sui propri siti.

Copertina della diretta del lancio di Futura. Credit: Riccardo Rossi

Diretta del lancio

Dalle 20:45 del 23 novembre 2014 il podcast AstronautiCAST condurrà una diretta video streaming del lancio della Soyuz TMA-15M commentando le immagini di NASA TV, collegandosi con i nostri inviati presso la sede ASI di Roma per interventi e interviste di ospiti, e rispondendo alle domande del pubblico.

Lo streaming si potrà seguire sul sito della diretta del lancio di Futura.

Tutti i dettagli per seguire lo speciale e fare domande sono sul sito di AstronautiCAST.

I conduttori di AstronautiCAST commenteranno in italiano le immagini di NASA TV, si collegheranno con gli inviati dell’Associazione ISAA alla sede ASI di Roma per interviste e interventi di ospiti, racconteranno curiosità e risponderanno alle domande del pubblico. Per tutta la notte, fino all’alba, la diretta seguirà le fasi principali del volo fino all’ingresso di Samantha Cristoforetti nella Stazione Spaziale Internazionale.

Ecco il teaser trailer della diretta realizzato da Michael Sacchi.

Incontro a Volandia per seguire il lancio

Il Museo del volo di Volandia, vicino all’aeroporto di Malpensa, organizza per il 23 novembre 2014 una serata pubblica speciale per seguire il lancio di Futura con una serie di iniziative, fra cui  una conferenza e una visita guidata alla ricca sezione Spazio dle museo. Condurranno fra l’altro l’evento Luigi Pizzimenti, curatore della sezione Spazio di Volandia, e Paolo Attivissimo, giornalista ed esperto di spazio.

L’equipaggio della Soyuz TMA-15M, composto da Samantha Cristoforetti, Terry Virts (NASA) e dal comandante Anton Shkaplerov (RKA), si trova a Baikonur da martedì 11 novembre dove si sta preparando al lancio che darà inizio alla missione di sei mesi a bordo della ISS.

Notizie

AstronautiNEWS segue dall’inizio la preparazione della missione e continuerà a farlo con notizie e approfondimenti nella sezione Futura.

Samantha ha iniziato a scrivere pubblicamente un diario di addestramento nel luglio del 2013, a 500 giorni dal lancio, e continuerà ad aggiornarlo nel corso della missione raccontando le sue esperienze e impressioni nello spazio. La traduzione italiana curata da ISAA di questa risorsa unica è consultabile nella sezione Diario di Samantha Cristoforetti di AstronautiNEWS, dove si potrà continuare a leggere anche nel corso di Futura.

Humor

La sezione SpaceHumor di AstronautiNEWS raccoglie i fotomontaggi umoristici di Riccardo Rossi sullo spazio. Riccardo continuerà con nuovi fotomontaggi ironici ispirati a Samantha e alla sua missione.

Podcast

Oltre alla diretta del lancio, il podcast AstronautiCAST ospiterà una nuova rubrica settimanale per seguire la missione, Ritorno a Futura, che riferirà le attività di Samantha, commenterà la missione e ne approfondirà alcuni aspetti. La rubrica partirà con il primo episodio del podcast dopo il lancio.

AstronautiCAST, un’iniziativa dell’Associazione ISAA, è il primo podcast italiano sull’astronautica e lo spazio. Attivo dal 2007, gli episodi settimanali informano sulle novità del settore, parlano di tecnologie e missioni spaziali, raccontano la storia dell’esplorazione spaziale e ospitano esperti per approfondimenti. Il podcast ha intervistato astronauti, responsabili di missione, direttori di volo, funzionari di agenzie spaziali, tecnici, e altri esperti. Nel 2011 AstronautiCAST ha vinto l’European Podcast Award nella categoria Best non profit Podcast in Italy.

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M61, la supernova e la cometa

la cometa C/2014 R1 Borisova poco meno di un grado a sudin M61 SN2014dt Rolando Ligustri in remoto utilizzando un telescopio robotizzato apo Taka 106/530 ccd PL11002, posto nel New Mexico; il file di luminanza è stato esposto per 300s in bin1 mentre i file colore per 60sec in bin2.

la cometa C/2014 R1 Borisov è passata a poco meno di un grado a sud da M61, la galassia Messier in cui brilla la recente Supernova SN2014dt. Coertesia Rolando Ligustri (Telescopio robotizzato in remoto apo Taka 106/530 ccd PL11002, posto nel New Mexico; file di luminanza 300s in bin1, file colore 60sec in bin2).

Dopo i vari record messi a segno dalla SN2014dt in M61,  questa importante supernova si aggiudica un altro singolare primato.

La mattina del 11 novembre la cometa C/2014 R1 Borisov, scoperta il 5 settembre dall’astrofilo ucraino Gennady Borisov, ha sfiorato la galassia M61 passandole, prospetticamente ovviamente, a poco meno di un grado a sud.

L'immagine di apertura con l'indicazione degli oggetti (cliccare per ingrandire).

Questo transito ravvicinato è un evento rarissimo. Dal 1885 quando fu scoperta la prima supernova al di fuori della nostra Via Lattea, la SN1885A in M31, sono state individuate 62 supernovae esplose in galassie del catalogo Messier. In questi 129 anni mai nessuna delle precedenti 61 supernovae era stata sfiorata da una cometa.

La C/2014 R1 Borisov, che al momento dell’incontro aveva una magnitudine di +11,5 (luminosità migliore di ben due magnitudini rispetto al previsto), passerà al perielio il prossimo 19 novembre raggiungendo la mag. +11,4.

L’insolito terzetto: Cometa-Supernova-Galassia Messier è stato ripreso da Rolando Ligustri in remoto utilizzando un telescopio robotizzato apo Taka 106/530 ccd PL11002, posto nel New Mexico; il file di luminanza è stato esposto per 300s in bin1 mentre i file colore per 60sec in bin2.

25 Novembre: Saturno e Mercurio entreranno in congiunzione tra loro

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Ultimo evento “speciale” del mese sarà quello che si manifesterà poco prima dell’alba del 25 novembre. Verso le ore 7:00, sull’orizzonte est-sudest, a un’altezza di +3° (!) ci saranno Mercurio (mag. –1,0) e Saturno (mag. +0,5) in congiunzione, separati da circa 2°. Ma il fatto che ci saranno non significherà certo che sarà anche possibile vederli! Troppo bassi sull’orizzonte, i due oggetti, e il cielo troppo chiaro (il Sole in quel momento sarà sotto l’orizzonte di appena –1,5°!). Un problema osservativo impossibile, o che potrà essere risolto in circostanze eccezionalmente favorevoli? Ai lettori il compito di dare la risposta.

La cometa? Così dura da rompere il martello

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Rappresentazione schematica del retro di Philae, con evidenziati gli strumenti ROMAP e MUPUS. Crediti: DLR
Rappresentazione schematica del retro di Philae, con evidenziati gli strumenti ROMAP e MUPUS. Crediti: DLR

Dei cinque e più sensi di cui dispone Philae, quello che sta rivelando in questa primissima fase più informazioni è il tatto. Ovvero, lo strumento MUPUS (Multi-Purpose Sensors for Surface and Subsurface Science), che con i suoi sensori ha il compito di misurare la densità e le proprietà termiche e meccaniche del suolo della cometa 67P. E quella che le sue dita elettroniche hanno toccato è una superficie inattesa. Molto più dura di quanto previsto dagli scienziati.

Quanto più dura? Sentite com’è andata. Il martello che avrebbe dovuto saggiarne la consistenza era programmato per tre livelli d’intensità crescente: il modo 1, il modo 2 e il modo 3. Fallita la prima serie di martellate, fallita la seconda e fallita pure la terza, è però saltato fuori che in realtà il team aveva pronto anche un “piano B”, un livello di potenza segreto al quale il libretto d’istruzioni non faceva cenno: il misteriosissimo modo 4, conosciuto dagli addetti ai lavori con il nome in codice di desperate mode.

Una cometa durissima

Ora, non c’è bisogno di sapere l’inglese per intuire che del desperate mode è meglio non abusare. E infatti il progettista del martello, Jerzy Grygorczuk, aveva avvisato il resto della squadra: lasciate perdere, del modo 4 io non vi ho detto nulla, fate finta che non ci sia. Ma le batterie si stavano esaurendo, loro disperati lo erano davvero… così l’hanno attivato. E sono stati puniti: nel giro di sette minuti il martello s’è rotto.

Questa la storia trapelata nei giorni scorsi via Twitter (come già avevamo avuto modo d’apprezzare sabato, MUPUS è lo strumento più chiacchierino dei dieci). Ora iniziano a venire divulgati anche un po’ di dati scientifici. Anzitutto la temperatura del suolo, che s’aggira attorno ai 170 gradi sotto zero. Dalle variazioni dell’inerzia termica all’aumentare della profondità, rilevata con sensori a infrarossi, il team di MUPUS deduce poi che la porzione di cometa nella quale alloggia il lander potrebbe essere costituita da un nucleo di ghiaccio durissimo ricoperto da 10-20 cm di polvere parecchio compatta. Insomma, un risultato niente male, per uno strumento che ha potuto funzionare solo a metà – oltre alla rottura del martello, MUPUS ha dovuto fare a meno dei sensori termici e degli accelerometri presenti sugli arpioni, la cui attivazione è andata a vuoto – e solo per il breve tempo concessogli dalla batteria primaria, quella caricata per l’ultima volta sulla Terra oltre 10 anni fa, all’epoca del lancio di Rosetta.

Oltre al tatto: anche molecole organiche negli altri strumenti di Philae

L’udito del lander, affidato principalmente all’orecchio di SESAME (Surface Electrical, Seismic and Acoustic Monitoring Experiment), conferma sostanzialmente quanto rilevato da MUPUS. «La resistenza del ghiaccio presente al di sotto dello strato di polvere che ricopriva il primo punto di contatto è sorprendentemente elevata», osserva Klaus Seidensticker, del DLR, riferendosi al luogo in cui Philae è rimbalzato, aggiungendo che non pare esserci molta attività cometaria nella zona del touchdown, e che sotto al lander è presente acqua ghiacciata in grande quantità.

Dai due nasi di Philae, COSAC e Ptolemy, gli organi decisamente più interessanti ai fini della ricerca d’eventuali mattoncini della vita, non è ancora emersa alcuna novità rispetto al poco che già avevamo anticipato sabato scorso. Ovvero: è certo che SD2, il trapano che doveva fornire ai due laboratori chimici il campione di cometa da annusare, è stato attivato. Ed è confermato che sono stati compiuti tutti i passaggi previsti per il trasporto del campione all’interno del forno d’analisi. Ma ancora non è stato detto se il campione era davvero presente. E tanto meno si hanno risultati dalla cromatografia.

Questo a piano terra, al livello del suolo. Qualche notizia in più, invece, dalle analisi sulla rarefatta atmosfera: COSAC è stato in grado d’annusarla e d’individuarvi le prime molecole organiche. Non è però stato specificato quali, e lo studio degli spettri è ancora in corso.

Ottima la performance dell’imager di bordo, la camera ROLIS (ROsetta Lander Imaging System), della quale già abbiamo avuto modo di vedere, la settimana scorsa, le fotografie del suolo a distanza ravvicinata. Ottima al punto che il suo responsabile, l’italiano Stefano Mottola, viene esplicitamente definito, nel comunicato stampa di DLR, uno dei “big winners” dell’atterraggio di Philae.

Aspetta primavera, Rosetta

Risultati scientifici a parte, l’altra grossa novità ha invece a che fare con lo stesso Philae. Potrebbe tornare in vita ad agosto, aveva pronosticato Stephan Ulamec, il lander manager di DLR, sabato scorso. Ora è più ottimista. La rotazione di 35 gradi impressa la notte fra venerdì e sabato pare essere andata a buon fine, nel senso che il pannello solare più grande si trova ora allineato verso il Sole.

Ulamec ritiene dunque probabile che già dalla primavera del 2015 Philae tornerà a farvi vivo. E, con l’estate, la temperatura su 67P potrebbe consentire alle batterie di ricaricarsi. Certo è che Rosetta non ha alcuna intenzione di sospendere le ricerche: continuerà a orbitare là attorno alla cometa in attesa d’un segnale dal suo eroico compagno d’avventura.

In rete

I video dei due principali momenti (distacco e atterraggio) della diretta ESA con commento in italiano

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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21.11: “Kubrick e il problema degli extraterrestri” di Loris Lazzati.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Associazione Cascinese Astrofili

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21.11: “Il Lato violento dell’Universo” di Massimiliano Razzano.
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329-6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

Al Planetario di Ravenna

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18.11: “Saturno, il signore degli anelli” di Claudio Balella.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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17.11: “I grandi telescopi del Mauna Kea” di Mario
Furlan.
Per info: Cell: 329.2787572 – Email: ccat@liberi.it
www.astrofilitrieste.it

Si sta come d’autunno

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PHILAE È IN OMBRA. NON S’È ANCORATO. FUNZIONA

Un grammo. Per immaginare l’inimmaginabile – ovvero le condizioni in cui si trova il lander Philae dell’ESA, protagonista ieri di una discesa che definire epocale è poco, dalla sonda Rosetta alla cometa 67P – prendiamo un palloncino gonfiabile, soffiamoci dentro fino a farlo diventare grande come una lavatrice e appoggiamolo su un tavolo in una stanza chiusa. Fatto? Bene, con quel palloncino da un grammo sotto gli occhi, in equilibrio precario sul tavolo, possiamo ripercorrere – ma immobili, non deve cadere – con un briciolo di consapevolezza quanto è emerso oggi pomeriggio dal briefing dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea.

Benvenuti sulla cometa. Philae ci mostra, attraverso la camera CIVA, di essere sano e salvo sulla superficie della cometa. Nel pomeriggio è atteso il rilascio del primo panorama a 360°, sempre grazie a CIVA. Credit: ESA/Rosetta/Philae/CIVA

Le sorprese

Partiamo dalle sorprese. La prima è che la superficie della cometa, almeno della regione di cometa osservata dal lander, è assai più rocciosa del previsto. La polvere non manca, anzi: il fatto che ricopra in modo ben visibile alcuni dei massi attorno a Philae è un chiaro indizio che lassù qualcosa si muove, dunque di attività cometaria. Ma la roccia domina. E questo tratto morfologico inatteso – fino a ieri mattina si prevedeva un atterraggio soft – potrebbe aver contribuito alla seconda sorpresa: è stato confermato che il lander è rimbalzato più volte sulla superficie di 67P. Come già aveva efficacemente riassunto il lander manager Stephan Ulamec, ieri non siamo semplicemente atterrati, per la prima volta nella storia, su una cometa: ieri vi siamo atterrati due volte.

E che rimbalzi. Quella che gli scienziati sono riusciti a ricostruire dai dati del magnetometro è una sequenza sconcertante. A seguito del primo “rimbalzo”, ha riferito Ulamec, il lander è rimasto sospeso nel vuoto per un’ora e cinquanta minuti, percorrendo un tratto di un chilometro. E anche il secondo, seppur assai più modesto, è stato un balzo da record: sette minuti, spostandosi a circa tre centimetri al secondo. Riuscite a figurarvi una serie di touch and go come questa? Il palloncino è ancora lì sul tavolo? Un sorso di camomilla, e andiamo ad affrontare la parte peggiore di questo bollettino cometario al cardiopalmo.

Le cattive notizie

Il rimbalzo chilometrico non ha danneggiato Philae, il lander non s’è ribaltato, ma è volato lontano dal luogo d’atterraggio programmato – l’oramai mitico “sito J” alias Agilkia. Scherzandoci su – e occorre quanto meno dare atto alla squadra di persone, davvero straordinaria, che sta conducendo quest’avventura di saper mostrare uno spiccato senso dell’umorismo anche innanzi alle situazioni più ansiogene – scherzandoci su, dicevamo, i responsabili della missione, ricordando che i siti di atterraggio candidati erano due o tre, hanno detto che probabilmente Philae li ha toccati tutti…

Comunque sia, certo è che il lander s’è infine accometato assai lontano dalla destinazione prevista. Esattamente dove, ancora non è ben chiaro. Ma le prime ricostruzioni lo danno sul ciglio d’un cratere. Le indescrivibili immagini giunte in giornata – vedi l’autoscatto su in alto, con in primo piano uno dei tre “piedi” del lander – lo mostrano relativamente saldo. In realtà, pare che almeno una gamba sia letteralmente all’aria, se solo ci fosse aria lassù (o laggiù, come twitta il premier Matteo Renzi).

Può cadere? Può ribaltarsi? Può volare via? Ebbene sì, perché purtroppo – e qui arriviamo alla seconda, dolentissima, nota – gli arpioni che dovevano, appunto, arpionarlo alla cometa non sono entrati in funzione. C’è ancora quel palloncino sul tavolo…? Insomma, basterebbe un alito di vento. Ma come scrivevamo poc’anzi, di vento – almeno questo – su 67P proprio non se ne parla. Dunque tutto bene? Eh no, per due motivi. Primo, come si intuisce dalla polvere depositata sulle rocce, la cometa presenta attività, tipo emissioni gassose dal suolo. Insomma, non è tutto così quieto, da quelle parti. Secondo e ben più grave motivo di tormento è che, senza arpioni, qualunque tentativo di muoversi può sfociare in tragedia.

Ma perché mai Philae dovrebbe volersi muovere? È un lander, mica un rover. Giusto, ma uno fra i suoi obiettivi scientifici principali è l’analisi del suolo cometario. E per riuscirci Philae dispone di un magnifico trapano (made in Italy) col quale trivellare il terreno. Solo che, senza essere ancorato, se azionasse il trapano, invece di far ruotare la punta, potrebbe trovarsi a ruotare sé stesso. Proprio come una trottola.

D’accordo, allora niente trapano, almeno per il momento. C’è altro? Sfortunatamente sì: i pannelli solari. Funzionano perfettamente, riferisce Ulamec, ma il punto in cui è finito il lander è all’ombra di un pendio. Risultato: i pannelli sono illuminati per una porzione di tempo assai più breve del previsto. Più o meno l’equivalente di un’ora al giorno: insufficiente a ricaricare le batterie. Batterie che, a conti fatti, possono resistere ancora una sessantina di ore. Poi ciao.

Le buone notizie

E ora vediamo di riprendere fiato. Le ragioni per rallegrarsi non mancano. Anzi, come vedremo, superano di gran lunga quelle per disperarsi. Anzitutto Philea funziona a meraviglia. Se ne sta ragionevolmente dritto. Sembra abbastanza stabile. È in perfetta salute. E, quel che più conta, il link radio con Rosetta sta facendo il suo dovere, trasmettendoci i dati provenienti dagli strumenti scientifici, che funzionano come orologi. Se pensiamo a quel che questo adorabile scatolotto ha dovuto passare nelle ultime ore, è un vero miracolo.

Ma c’è di più: la speranza che le cose migliorino. C’è infatti ancora margine per intervenire. Nelle prossime ore i tecnici ESA tenteranno di attivare il landing gear – il carrello di atterraggio – per ruotare lentissimamente il lander, e in particolare per riorientare i pannelli solari in una direzione più felice. Se l’operazione riesce, dopo potrebbe essere tutto in discesa. E non è affatto escluso che si tenti persino la trivellazione.

Infine, se pure l’energia dovesse finire, Ulamec ha garantito che Philae non morirebbe: entrerebbe piuttosto in uno stato d’ibernazione. E considerando che la cometa sulla quale si trova sta correndo a 66 mila km all’ora verso il Sole, non è del tutto escluso che, dopo un periodo di letargo, cambiando l’angolo d’illuminazione e riducendosi la distanza dalla nostra stella, il lander possa resuscitare.

Avvinti? Mai quanto Andrea Accomazzo, dell’ESA, eroico direttore delle operazioni di volo di qusta missione pazzesca. Stanchissimo, provato da una tensione che pare non finire mai e con la voce rotta dall’emozione, ha trovato la forza per un breve discorso di ringraziamento che ha commosso l’intera sala stampa.

Appuntamento a domani per il prossimo bollettino.

Per saperne di più:

Philae e la cometa: la prima immagine dalla superficie!

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Benvenuti sulla cometa. Philae ci mostra, attraverso la camera CIVA, di essere sano e salvo sulla superficie della cometa. Nel pomeriggio è atteso il rilascio del primo panorama a 360°, sempre grazie a CIVA. Credit: ESA/Rosetta/Philae/CIVA
Philae ci mostra, attraverso la camera CIVA, di essere sano e salvo sulla superficie della cometa. Nel pomeriggio è atteso il rilascio del primo panorama a 360°, sempre grazie a CIVA.Credit: ESA/Rosetta/Philae/CIVA

Benvenuti sulla cometa

Eccola finalmente la prima immagine (unione di due scatti) in arrivo dalla superficie della cometa. Philae ci mostra, attraverso la camera CIVA, di essere sano e salvo e nel pomeriggio è atteso anche il rilascio del primo panorama a 360° mai ripreso dalla superficie di una cometa, sempre grazie alla camera CIVA a bordo del lander.

Fino ad ora la situazione non era ancora ben chiara, si sapeva che:

1) Gli strumenti a bordo di Philae sembrano in buona efficienza a parte gli arpioni che non si sono attivati.
2) Le viti di ancoraggio montate sulle zampe del lander sembrano però aver fatto presa, e al momento Philae è da ritenersi stabile.
3) Il terreno sembra comunque più morbido di quanto ci si aspettava. Ancora ignota è invece l’inclinazione del lander rispetto al terreno.

Sembra anche che il lander sia “rimbalzato” ma atterrando una seconda volta senza altre conseguenze prima di adagiarsi sulla superficie (la forza esercitata da Philae sulla superficie della cometa è paragonabile ad un grammo sulla superficie della Terra). Gli strumenti a bordo funzionano, Philae comunica regolarmente con Rosetta e con il Centro di Controllo, e numerosi sono i dati già raccolti e inviati.

Restiamo in attesa di altre immagini, ma soprattutto della conferenza stampa delle 14, nella quale speriamo di avere qualche  notizia certa in più.

Se vi siete persi la diretta ESA di ieri, nel nuovo canale Youtube di Coelum trovate le registrazioni delle due fasi salienti della giornata commentate in italiano dal nostro Luigi Morielli!

17-18 Novembre: LEONIDI al minimo, ma cielo scuro

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Il passaggio al perielio della Tempel-Tuttle, la cometa progenitrice dello sciame, è avvenuto ormai da 15 anni, ma in tutto questo tempo le Leonidi non hanno mai smesso di affascinare gli osservatori, che ogni anno tornano ad aspettarle come se davvero si potessero ripetere legrandiose piogge di quegli anni… Per ritrovare la “tempesta” basterà probabilmente aspettare il 2031, anno del ritorno al perielio della cometa. Per il momento dovremo accontentarci dell’incontro della Terra con le rade polveri sparse su tutto il suo percorso orbitale.
Le previsioni di quest’anno confermano che lo ZHR sarà ai soliti livelli (20 meteore l’ora), con un picco nella notte del 17-18 Novembre (più probabile alle 23:00 del 17); a quell’ora il radiante sarà appena sorto sull’orizzonte di est-nordest. La buona notizia è che la Luna (una falce calante) sorgerà molto più tardi per cui ci sarà risparmiato almeno il disturbo della luce lunare. Non resta che incrociare le dita, fidando, più che nella quantità, nella caduta di qualche bolide spettacolare.

Missione Rosetta: distacco confermato! Philae in viaggio verso la cometa

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Al Centro di Controllo ESOC della missione si esulta per l'arrivo della conferma del distacco di Philae dalla sonda. (pic credit: ESA/J. Mai)
Dopo un viaggio lungo dieci anni, alle 10:03 di oggi (ora italiana) Philae ha lasciato Rosetta ed è ora diretto verso la Cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko!

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Al Centro di Controllo ESOC della missione si esulta per l'arrivo della conferma del distacco di Philae dalla sonda. (pic credit: ESA/J. Mai)

Distacco confermato! Il lander Philae è in viaggio verso la cometa, dove tenterà l’atterraggio tra le 16:30 e le 17 (ora italiana).

Riassunto prima del colpo di scena finale: Alle 8:30 del mattino, malgrado un problema al sistema frenante della discesa, si è deciso comunque di dare il via libera alla separazione di Philae dalla sonda Rosetta e la manovra è avvenuta, come previsto, alle 9:35 italiane.
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La conferma è arrivata alle 10,03, ossia 28 minuti più tardi: tanto è il tempo necessario perché il segnale arrivi al Centro di Controllo. Rosetta ha rilasciato il lander Philae nella traiettoria programmata dei tecnici per raggiungere il sito di atterraggio Agilkia (questo il nome scelto tramite un concorso promosso dall’ESA. Agilkia è l’Isola egiziana sul Nilo dove vennero trasferiti i templi di Philae in occasione della costruzione della famosa diga di Assuan). Quindi la sonda ha cominciato ad allontanarsi per seguire in sicurezza la discesa di Philae. Il tentavivo di atterraggio è ora previsto intorno alle 16:40.

Come sempre le informazioni arriveranno a noi con circa una mezz’ora di differenza.

Alle 16:30 riprenderemo quindi la diretta ESA con commento in italiano di Luigi Morielli. Vi aspettiamo!
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Se vi siete persi la diretta di questa mattina, con il momento del distacco, ecco qui di seguito la registrazione della prima parte della trasmissione di Coelum, disponibile anche sul nuovo canale Youtube di Coelum Astronomia.

E non dimenticate l’offerta valida solo per oggi!!

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Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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14.11: “L’evoluzione dell’Universo primordiale” di Elio Antonello.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Società Astronomica “G.V. Schiaparelli”

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14.11, ore 21:00: “L’invasione delle bufale spaziali” di Paolo Attivissimo. Salone Estense del Comune di Varese – Via Sacco, 5.
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astrogeo@astrogeo.va.it
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