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10 anni di AAAV – Peccioli… e intorno l’Universo 2014 dal 4 al 30 ottobre

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Apertura straordinaria del Centro Astronomico G. Galilei di Libbiano il 4 ottobre dalle ore 21.00. Osservazione del cielo con i telescopi in dotazione presso la struttura (non è necessaria prenotazione).

Ingresso libero, per info: Associazione Astrofili Alta Valdera – cell. 3405915239
www.astrofilialtavaldera.com

GRUPPO ASTROFILI SORESINESI

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03.10:”La luce. Aspetti fisici sulla natura della luce” di Cristian Ghisleri.
L’Osservatorio è aperto tutti i sabati dalle ore 21:15.
Per info: Tel. 333.9280115
info@osservatoriosoresina.it
facebook.com/osservatoriosoresina
www.osservatoriosoresina.it

Associazione Astrofili Centesi

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03.10: “Storia del Sistema Solare”. Al telescopio: luna crescente.
Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Unione Astrofili Bresciani

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03.10: “Osservare e capire il cielo (introduzione per il corso)” di U. Donzelli.
Per i successivi appuntamenti di ottobre vedere il programma aggiornato sul sito.
Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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03.10: “Astronomia indiana” di Valentina Bruschetti.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.facebook.com/groups/15788424963
www.amicidelcielo.it

Mars Orbiter Mission: l’India è su Marte

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La sonda Mars Orbiter Mission (MOM), progettata e lanciata dall’Indian Space Research Organisation, proverà a rilevare la presenza di metano nell’atmosfera marziana cercando ulteriori prove a favore di forme di vita primitiva sul quarto pianeta del Sistema Solare.

La sonda Mars Orbiter Mission (MOM), progettata e lanciata dall’Indian Space Research Organisation, proverà a rilevare la presenza di metano nell’atmosfera marziana cercando ulteriori prove a favore di forme di vita primitiva sul quarto pianeta del Sistema Solare.

La sonda indiana lanciata il 5 novembre 2013 con il vettore Polar Satellite Launch Vehicle (PSLV) dal Satish Dhawan Space Centre della Indian Space Research Organisation (ISRO), a Sriharikotae, ce l’ha fatta. La Mars Orbiter Mission (MOM) si è inserita oggi, 24 settembre, nell’orbita del pianeta rosso.

La navicella, progettata dagli ingegneri dell’agenzia spaziale indiana, studierà l’atmosfera marziana provando a rilevare la presenza di metano cercando ulteriori prove a favore di forme di vita primitiva sul quarto pianeta del Sistema Solare.

L’ultima fase del viaggio, la Mars Orbital Insertion, è la più critica e rischiosa: il veicolo spaziale deve svegliarsi dall’ibernazione e bruciare buona parte del carburante liquido che alimenta il motore a propulsione liquida per frenare la sua corsa e infilare l’orbita del pianeta a un’altezza superiore ai 350 chilometri.

Da oggi l’India è la quarta nazione al mondo a conquistare l’orbita di Marte, con una tra le più economiche spedizioni spaziali mai tentate (75 milioni di dollari, il prezzo di un giretto in Soyuz). Con i tre orbiter ESA e NASA (Mars Odyssey, Mars Express e il Mars Reconnaissance Orbiter), la coppia di rover di superficie ancora attivi (Curiosity e Opportunity), il Mars Atmosphere and Volatile Evolution (MAVEN) che è arrivato il 21 settembre, sale a 7 il numero di missioni attualmente impegnato su Marte.

L’esplorazione del pianeta rosso è stata una parte fondamentale delle missioni di esplorazione spaziale per Unione Sovietica (e Russia poi), Stati Uniti, Europa e Giappone. Dagli anni Sessanta sono state inviate verso Marte dozzine di sonde automatiche senza equipaggio, con orbiter, lander e rover al seguito, per raccogliere dati e rispondere a importanti quesiti scientifici sul Pianeta e il suo passato. Uno sforzo che richiesto budget considerevoli con un ammontare di missioni fallite di circa due terzi su un totale di oltre cinquanta lanci.

I russi ci hanno provato e riprovato. Le prime due, Mars 1960A, Mars 1960B, sono fallite subito dopo il lancio. Mars 1962A e Mars 1962B, fermate in orbita attorno alla Terra. Di Mars 1 si persero invece le comunicazioni mentre era in rotta per Marte. Fu il Mars 3 Orbiter a raggiungere per primo il pianeta rosso il 27 novembre 1971. Il suo lander toccò con successo il suolo del Pianeta diventando il primo veicolo costruito dall’uomo a giungere integro sulla superficie marziana (anche se il segnale venne perduto dopo meno di 15 secondi di trasmissione dati, per motivi sconosciuti).

Ma furono gli americani a infilare per primi e con successo l’orbita di Marte. Con il programma Mariner. Nel 1964 il Jet Propulsion Laboratory della NASA effettuò due tentativi con le sonde Mariner 3 e Mariner 4: identiche, dovevano effettuare i primi flyby del pianeta rosso. Il fallimento del Mariner 3 venne decretato dal blocco in apertura della copertura protettiva. Il 28 novembre venne invece lanciata con successo la sonda Mariner 4, che raggiunse Marte il 14 luglio 1965, fornendo le prime immagini ravvicinate di un altro pianeta – crateri da impatto simili a quelli lunari, che sembravano ricoperti di brina o ghiaccio.

Nozomi, in giapponese ‘speranza’, prima sonda realizzata dalla Jaxa per l’esplorazione di Marte, fallì l’inserimento dell’orbita marziana il 14 dicembre 2003, mandando in frantumi il sogno dell’Agenzia spaziale nipponica di arrivare per terza su Marte. Toccò invece a Mars Express, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea, conquistare l’orbita del pianeta rosso il 25 dicembre dello stesso anno. Il viaggio Terra-Marte più breve: era da 60.000 anni che i due pianeti non erano così vicini.

Ora è il turno dell’India. Sulla sonda diverse strumentazioni scientifiche all’avanguardia: la Mars Color Camera, il Lyman Alpha Photometer (che servirà per misurare l’abbondanza di idrogeno e deuterio e studiare il processo di perdita di acqua dai pianeti), il Thermal Imaging Spectrometer per mappare la composizione superficiale, lo spettrometro di massa MENCA e il sensore a metano MSM.

La Coppa dei Mondi – approfondimenti sul quesito e soluzione

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Il problema del calendario

Lo scorso 28 luglio è stato stabilito il calendario del campionato di calcio di Serie A 2014-15. Forse molti dei lettori si saranno a volte chiesti come si svolge tale procedura. Si tratta di una normale estrazione, come quando vengono sorteggiati i numeri del lotto, o di un complicato calcolo effettuato da un supercomputer?

Sicuramente definirlo sorteggio sarebbe riduttivo e semplicistico. Come spiegato nell’articolo di giugno, stabilire il calendario di un girone all’italiana, cioè di un torneo in cui ogni squadra disputa un incontro con ciascuna delle altre partecipanti, non è un’operazione banale, a meno che il numero delle formazioni non sia molto esiguo.

Come ho raccontato nel numero 182, Johann Berger, maestro di scacchi austriaco vissuto tra il 1845 e il 1933, inventò l’algoritmo più famoso tra quelli proposti per risolvere il problema. Purtroppo nella stampa della rivista è stato commesso un errore, per cui la descrizione di questo procedimento è risultata poco chiara. Coglierò l’occasione di queste note per togliere ogni dubbio sul funzionamento dell’algoritmo.

Una possibile prima giornata della Coppa dei Mondi

Nell’articolo si immaginava di dover stilare il calendario della Coppa dei Mondi 2514, le cui otto partecipanti sono Terra, Luna, Marte, Cerere, Ganimede, Europa, Callisto e Titano. La prima giornata è determinata semplicemente formando i quattro accoppiamenti che derivano dall’ordine in cui abbiamo elencato le squadre:

E la seconda giornata? Immaginiamo di mantenere la Terra fissa al suo posto in alto a sinistra, e facciamo ruotare in senso orario le altre squadre. Marte si ritroverà nella prima riga, a fianco della Terra. La Luna scenderà nella seconda riga, Cerere nella terza, ed Europa nella quarta. Titano passerà nella prima colonna, restando comunque nella quarta riga. Callisto salirà nella terza riga, spingendo Ganimede nella seconda. Il risultato sarà il seguente:

Il procedimento di "rotazione" di Berger

Una possibile seconda giornata della Coppa dei Mondi

Proseguendo in questo modo si compileranno tutte le altre giornate del torneo, con la certezza che, alla fine, ogni squadra incontrerà ciascuna delle altre esattamente una volta.

Ma quante saranno le giornate? Se ogni squadra deve incontrare sette avversarie, è evidente che la Coppa si articolerà in sette giornate, in ognuna delle quali saranno disputate quattro partite. Il numero totale degli incontri sarà quindi 7 × 4 = 28.

In generale, se le squadre che partecipano a un girone all’italiana sono N (con N pari), le giornate saranno N-1, e, dato che ogni giornata comprenderà N/2 partite, saranno giocati in tutto N(N-1)/2 incontri. Tutto questo considerando il solo turno di andata: se è previsto anche il girone di ritorno le giornate saranno 2(N-1) e le partite N(N-1).

Nella Serie A del nostro campionato di calcio, che comprende N=20 squadre, vengono disputate 2(N-1) = 38 giornate, per un totale di N(N-1) = 380 partite.

E se le squadre fossero in numero dispari? In questo caso, a turno ognuna delle formazioni dovrebbe riposare, e il numero delle giornate uguaglierebbe così il numero delle partecipanti. In termini più formali, se le squadre sono N (con N dispari), le giornate saranno N. Visto che a ogni giornata si giocherebbero (N-1)/2 incontri, le partite complessive, prescindendo dal girone di ritorno, saranno N(N-1)/2: esattamente lo stesso risultato che avevamo ottenuto nel caso di N pari.

Per esempio, 19 squadre darebbero vita a un torneo di N = 19 giornate, per un totale di N(N-1)/2 = 171 gare.
Abbiamo così risposto al primo quesito proposto nel numero di giugno (peraltro abbastanza banale rispetto al secondo).

Altri algoritmi

Il metodo di Berger è l’unico possibile per risolvere il problema del campionato? No di certo. Esistono molti altri algoritmi adatti allo scopo. Sinceramente non so se nel sorteggio dei calendari dei campionati di calcio venga utilizzata una variante dell’algoritmo di Berger o un approccio computazionale completamente diverso.

Sicuramente il metodo “puro” di Berger non è utilizzabile in queste occasioni, perché nella determinazione delle giornate devono essere considerati molti vincoli supplementari. Per esempio si fa in modo che le partite tra le squadre più forti non vengano programmate nelle giornate iniziali del campionato, si evita che in una medesima giornata debbano giocare in casa squadre della stessa città, come Verona o Chievo, e così via.

È quindi ipotizzabile che il computer adibito alla determinazione dei calendari sia programmato con un algoritmo simile a quello proposto da Berger, ma modificato e perfezionato in modo da tener conto di una serie di constraint aggiuntivi.

Il problema del calendario del campionato mi ha affascinato fin da quando ero ragazzino. Quando avevo una dozzina d’anni, mi cimentavo, con un amichetto compagno di innumerevoli partite a pallone nei cortili di casa, nella compilazione dei calendari dei nostri campionati immaginari.

Ma gli algoritmi che adoperavamo erano molto rozzi e poco efficaci. Erano basati su un faticoso approccio per tentativi: si tentava di programmare giornata per giornata, e se a un certo punto incontravamo un ostacolo insormontabile (cioè scoprivamo che le ultime due squadre non ancora abbinate in una giornata si erano già incontrate in una giornata precedente), eravamo costretti a ricominciare tutto da capo.

Diversi anni dopo, non conoscendo ancora il metodo di Berger, escogitai un metodo molto più elegante per risolvere il problema in modo diretto. Supponiamo di avere N squadre. Costruiamo una tabella con N righe e N colonne: ogni riga e ogni colonna corrisponde a una delle squadre. Il nostro obiettivo è riempire ogni casella interna con un numero, che rappresenta la giornata in cui le due squadre in questione si incontreranno tra di loro.

Naturalmente, dobbiamo escludere le caselle della diagonale principale, corrispondenti alle improbabili partite in cui una squadra gioca contro se stessa. Per semplicità, possiamo anche trascurare metà tabella, per esempio quella sotto la diagonale principale, perché le caselle di questa zona rappresentano le stesse partite descritte nell’altra metà: potrebbero essere utilizzate per il girone di ritorno, ma una volta che è programmato il turno di andata, basta ripetere la sequenza delle partite, a campi invertiti, e anche il ritorno è determinato.

Considerando le N=8 partecipanti alla Coppa dei Mondi, la tabella di partenza sarebbe la seguente:

In generale, condizione necessaria e sufficiente affinché la compilazione di una simile tabella rappresenti un calendario valido per un campionato è che su ogni riga e su ogni colonna siano presenti tutti i numeri da 1 a N-1, senza ripetizioni.

Infatti, la ripetizione di un numero su una medesima riga o colonna starebbe a indicare che una squadra deve giocare due partite nella stessa giornata, e che, corrispondentemente, un’altra squadra non giocherebbe alcuna partita. Situazione questa ovviamente non accettabile.

Forse il vincolo della non ripetizione dei numeri su righe e colonne vi avrà fatto venire in mente il sudoku: in effetti una parentela c’è, ed esistono interessanti connessioni anche con altri concetti matematici come i quadrati latini e i problemi di colorazione dei grafi. Per i lettori interessati ai dettagli, rimando agli articoli del mio blog citati nella bibliografia.

Vediamo come si articola l’algoritmo. Si parte con la matrice compilata con degli zeri.

A questo punto ha inizio il ciclo principale. Si considera, una dopo l’altra, le squadre partecipanti, e per ciascuna vengono individuate la riga e la colonna corrispondenti. Immaginiamo di scendere dall’alto verso il basso lungo la colonna, “rimbalzare” sulla diagonale principale, e percorrere la riga verso destra. Lungo questo cammino, ogni volta che troviamo una casella ancora a zero, la riempiamo con un numero. Quale numero? Per ogni cammino, cercheremo la prima casella che possiamo riempire, e tenteremo di riempirla con il numero successivo a quello presente nella casella immediatamente precedente. Se si tratta della prima casella del cammino, tenteremo di piazzare un 1. Ad ogni nuovo tentativo di riempimento, cresceremo di 1.

Ogni volta che tentiamo di collocare un numero, comunque, controlleremo se il numero candidato non sia stato precedentemente collocato su un’altra casella dello stesso cammino, o della stessa riga, o della stessa colonna: in questo caso ritenteremo il riempimento con il numero aumentato di 1. Se, a un certo punto, a cammino non ancora completato, scopriremo di essere già arrivati a N-1 (nel nostro esempio 7), il successivo incremento ci farà ripartire da 1.

Percorrendo in questo modo il cammino relativo alla Terra, si ottiene:

Dopo aver “sistemato” anche la Luna, ci ritroveremo con questa tabella:

Alla fine dell’intero ciclo di “cammini”, la tabella si riempirà in questo modo:

A questo punto è facile “leggere” il calendario ottenuto. Per esempio, la prima giornata sarà composta dalle partite corrispondenti alle caselle riempite con un 1: Terra-Luna, Marte-Callisto, Europa-Cerere e Titano-Ganimede.

Come potete vedere, il risultato è diverso, già nella prima giornata, da quello prodotto dall’algoritmo di Berger. Questo non deve sorprendere, anzi. Con un numero di squadre appena un po’ grande, come 8, sarebbe infatti molto strano che due diversi approcci generassero calendari identici.

L’enigma

Il problema del numero di giugno consisteva nel pianificare il girone all’italiana della Coppa dei Mondi 2514 con le otto squadre già menzionate (Terra, Luna, Marte, Cerere, Ganimede, Europa, Callisto e Titano), facendo però in modo di rispettare lo strano vincolo imposto dagli immaginari organizzatori: a ogni giornata due partite sono in programma al pomeriggio e due alla sera, e prese due squadre qualsiasi tra le partecipanti, esse giocheranno alla stessa ora soltanto tre volte (compresa la giornata in cui si troveranno a gareggiare l’una contro l’altra), mentre nelle altre occasioni scenderanno in campo in fasce orarie diverse.

Ad aggiudicarsi l’abbonamento semestrale è stata, questa volta, la lettrice Alessandra Guido, che ha proposto il seguente calendario:

Come potete constatare, la programmazione della nostra lettrice rispetta in pieno il vincolo imposto. Se prendiamo, per esempio, Terra e Luna, è facile notare che queste due squadre giocheranno alla stessa ora alla prima giornata (quando giocheranno l’una contro l’altra), alla seconda (quando entrambe scenderanno in campo di pomeriggio), e alla terza (quando giocheranno entrambe in notturna), mentre in tutte le altre giornate si troveranno a disputare i loro incontri in orari differenti.

Anche Vito Squicciarini ci ha inviato, primo fra tutti, un calendario corretto: ma avendo già vinto l’abbonamento lo scorso mese, il premio va alla seconda arrivata.

Il problema non era affatto di facile risoluzione: congratulazioni vivissime, quindi, ai due bravissimi risolutori. Al prossimo enigma!

Link per approfondire

Ecco un “trittico” di post dedicati all’argomento, con alcuni dettagli matematici per i lettori più curiosi:

http://misterpalomar.blogspot.it/2011/01/il-problema-del-campionato-parte-1.html

http://misterpalomar.blogspot.it/2011/01/il-problema-del-campionato-parte-2.html

http://misterpalomar.blogspot.it/2011/01/il-problema-del-campionato-parte-3-con.html

Big Bang, onde primordiali: Planck mette in dubbio i risultati di BICEP2

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Mappa del livello di contaminazione della polvere, estrapolato dai dati a 353 GHz, sulla polarizzazione della radiazione di fondo cosmico a microonde. In alto a destra, il cielo dell’emisfero galattico australe, con evidenziato il contorno (in nero) della regione osservata da BICEP2. Le finestre più promettenti, perché più pulite, sono i rombi colorati di blu. Crediti: Planck/ESA. Fonte: http://arxiv.org/abs/1409.5738
Mappa del livello di contaminazione della polvere, estrapolato dai dati a 353 GHz, sulla polarizzazione della radiazione di fondo cosmico a microonde. In alto a destra, il cielo dell’emisfero galattico australe, con evidenziato il contorno (in nero) della regione osservata da BICEP2. Le finestre più promettenti, perché più pulite, sono i rombi colorati di blu. Crediti: Planck/ESA. Fonte: http://arxiv.org/abs/1409.5738

Era il Big Bang? Chiedi alla polvere

Doveva essere il segnale più antico dell’universo, l’eco dell’inflazione cosmica, la firma delle onde gravitazionali primordiali. E invece pare proprio che non sia altro che un’ombra su una finestra impolverata. O meglio: qualunque cosa ci sia là fuori, il vetro è troppo sporco per dire di che si tratta. A mettere una pietra tombale sull’entusiasmo generato dall’annuncio – declamato a gran voce sei mesi fa da Harvard dai ricercatori di BICEP2, nel corso di una conferenza stampa planetaria – della rilevazione dei modi B primordiali nel segnale in polarizzazione del fondo cosmico a microonde, è un lungo articolo caricato in rete questa notte dal team del satellite Planck dell’Agenzia spaziale europea. Un articolo molto atteso dai cosmologi, perché se è vero che dal 17 marzo scorso a oggi l’entusiasmo è andato via via scemando mano a mano che emergevano incertezze e perplessità, solo nei dati a nove frequenze di Planck si poteva discernere con ragionevole certezza l’origine di quel segnale: l’alba dell’universo, pochi istanti dopo il Big Bang, o più prosaicamente il pulviscolo galattico che ci avvolge?

Un dubbio, questo, che i cosmologi hanno avuto sin dai primissimi minuti della presentazione dei risultati di BICEP2. Risultati recepiti da subito con stupore, quando non proprio con scetticismo. Le perplessità erano dovute alla difficoltà enorme che comporta il rimuovere le contaminazioni dovute ai foreground galattici, primi fra tutti la polvere e il sincrotrone. Già, polvere galattica e radiazione di sincrotrone: queste le due bestie nere di BICEP2 ed esperimenti analoghi. La prima a frequenze un po’ più elevate, la seconda a frequenze più basse, entrambe imprimono sulle mappe della polarizzazione del cielo a microonde una firma dannatamente simile a quella che avrebbero dovuto lasciare, se il modello inflazionistico è corretto, le onde gravitazionali immediatamente successive al Big Bang. Per ridurre al minimo la possibilità di confondersi, esistono essenzialmente due metodi: il primo è dotarsi di strumenti per riconoscere le firme “false”, come fa Planck, mentre il secondo è di osservare il cielo solo attraverso le “finestre” più pulite. Ed è questo secondo metodo quello adottato da BICEP2.

C’è polvere sui vetri, anche ai piani alti

La più pulita, fra le centinaia di finestre di quel palazzo di vetro che è la Via Lattea, la galassia nella quale ci troviamo, era stata individuata dal team di BICEP2 in un pertugio visibile dal Polo Sud. Perché proprio quella? In parte, e qui la vicenda si tinge di giallo, grazie a una mappa in polarizzazione di Planck fuoriuscita anzitempo: non potendo attendere i dati ufficiali, infatti, i ricercatori di BICEP2, stando alla ricostruzione fatta da Adrian Cho su Science, hanno dovuto arrangiarsi con quel poco che avevano: un file pdf presentato durante una conferenza. Per ridurre ulteriormente la contaminazione da polvere e sincrotrone, i ricercatori di BICEP2 avevano inoltre progettato il loro esperimento così da essere sensibile alla frequenza meno disturbata dai due segnali di foreground: con rivelatori a 150 GHz, dunque una finestra “pulita” anche dal punto di vista della banda elettromagnetica, al di sopra del picco del sincrotrone e al di sotto di quello della polvere.

Certo, l’ideale sarebbe stato non essere costretti a una scelta. Bisognerebbe poter osservare attraverso tutte le finestre del palazzo di vetro e a molte frequenze. Ed è esattamente quello che ha fatto la missione Planck, con le sue survey a tutto cielo su nove frequenze, da 30 a 857 GHz. Ma anche Planck ha il suo punto debole: la sua sensibilità alla radiazione polarizzata è assai inferiore a quella di BICEP2. Insomma, quanto a polarizzazione, BICEP2 è disegnato per vedere cosa c’è fuori, Planck per caratterizzare lo sporco che c’è sulla finestra. Il risultato di questa seconda impresa è quello pubblicato oggi, e dice appunto che il “vetro sopra al Polo Sud” non era così pulito come si sperava, perlomeno per quel che riguarda la polvere.

«La pubblicazione dei dati a 353 GHz sulla polvere polarizzata ha messo in risalto che tutto o parte del segnale osservato da BICEP2 a 150 GHz, e attribuito dal team alla polarizzazione della radiazione di fondo cosmico nei modi B, potrebbe essere dovuto a polvere galattica che, ahimè, pervade tutto il cielo, anche regioni ad alte latitudini galattiche, prima ritenute prive di polvere», spiega Nazzareno Mandolesi, responsabile dello strumento a bassa frequenza a bordo di Planck (LFI) e associato INAF. «È invece confermato che il contributo dell’emissione da sincrotrone, l’altro contaminante galattico attivo a frequenze minori di 150 GHz, non contamina il segnale di BICEP2 per più del 2 percento».

Dobbiamo dunque concludere che BICEP2 non ha visto il segnale polarizzato? No, tutt’altro, i dati di Planck non inficiano in alcun modo la rilevazione del segnale a 150 GHz. È la sua origine che viene messa in discussione: non essendo irrilevante il contributo della polvere, la probabilità che sia dovuto a onde gravitazionali primordiali si riduce in modo significativo.

BICEP e Planck insieme a caccia di ‘erre’

Ma la conclusione più importante, almeno per il momento, non ha tanto a che fare con la cosmologia quanto con i rapporti fra i team dei due esperimenti. Se BICEP2 è più sensibile alla polarizzazione e Planck più capace di discernere fra background e foreground, pare proprio che per trovare i modi B primordiali – se davvero esistono – i due team dovranno sacrificare almeno in parte il pur stimolante spirito competitivo che li ha incalzati finora e cominciare a collaborare. Come già hanno iniziato a fare.

«Da agosto team ristretti di Planck e BICEP2 stanno lavorando  assieme, nell’ambito di un MOU (memorandum of understanding) sottoscritto dal Planck Science Team e dai leader di BICEP2, con lo scopo principale di ottenere una stima scientificamente convincente del rapporto tensore-scalare primordiale, il cosiddetto “fattore r”, basato sulle misure di BICEP2 e di Planck nella regione di cielo osservata da BICEP2. Per poi arrivare a scrivere un lavoro comune, possibilmente in coincidenza con la release dei dati Planck 2014», anticipa Mandolesi.

Concretamente, questo significa che l’accesso ai dati sarà reciproco, e nessuno dei due team dovrà più ricorrere a stratagemmi come l’estrazione da un pdf o da una slide presentata a un seminario. E se tutto va bene entro fine anno, probabilmente già prima o durante il convegno internazionale sulla polarizzazione a microonde in programma a Ferrara a inizio dicembre, avremo i primi risultati di questo inedito lavoro congiunto.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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26.09: «Il cielo sottosopra: le meraviglie del firmamamento australe» di Paulo Henrique Tsingos,
gruppo Deep Space.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Associazione Astrofili Centesi

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26.09: “La storia della Terra in 30 minuti”. Al telescopio: galassia di Andromeda e ammassi stellari.

Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Avvicinamento Marte Antares

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Avvicinamento Marte Antares

Avvicinamento Marte AntaresIl 29 settembre, ci sarà un avvicinamento del pianeta rosso ad Antares la stella che, come è noto e come sta anche ad indicare il suo nome, è considerata per il suo colore la “rivale” del pianeta. Tali congiunzioni avvengono all’incirca ogni due anni, e la separazione di quest’anno (3,2°) sarà la minima dal 1999, quando Marte si avvicinò fino a una distanza di 2,8°.

La notte dei ricercatori alla Specola di Padova – 26 Settembre 2014

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GIOCO

Astrokids – Avventure e Scoperte nello Spazio – Quattro proposte ai bambini dai 6 anni in su per giocare con gli astronomi, dalle 17, Dipartimento di Fisica e Astronomia

Astro-cartoons – Per i bambini (accompagnati) verranno proiettati i cartoni animati “L’Universo di Giga e Stick, un elefante e un topo a spasso per il sistema solare” e “La Cometa di Rosetta”, dalle 19, Dipartimento di Fisica e Astronomia

MOSTRA

Misurare il mondo antico – Mostra storica della strumentazione del geografo Rizzi-Zannoni a 200 anni dalla sua scomparsa, dalle 18, Sala dell’Iscrizione, Specola

Come si costruisce un “raccoglitore di luce” – Eccezionale esposizione di modellini di telescopi terrestri e spaziali in costruzione all’osservatorio. Inoltre, mostra della collezione dei sensori per immagini astronomiche dalle prime installazioni in Europa ai giorni nostri, dalle 18, Sala Pigne, Specola

DIALOGHI

La storia della Specola di Padova – dalla fondazione alle moderne ricerche con i più grandi telescopi del mondo e le più sofisticate sonde spaziali, dalle 18, Androne della Specola

A caccia di nuovi mondi – Angolo dedicato alla ricerca di pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare e alla vita nell’universo, dalle 18, Stanza Tunnel, Specola

Speed Geeking, aperitivo Astro-Tecnologico – Un’originale serie di incontri informali a turni con astronomi e tecnologi per comprendere le complessità della tecnologia applicata alla scienza.

Solo su prenotazione, posti limitati. Per le tematiche e le iscrizioni ai turni vai su www.venetonight.it/speed-geeking-padova/ dalle 20, Giardino, Specola

Astronomo, raccontami, come si cattura la luce? – Osservazione del cielo in collegamento da Asiago con i telescopi Copernico e Schmidt. Inoltre, interviste in diretta con astronomi in tutto il mondo: Cile, Canarie, Arizona e Hawaii, dalle 20, Cortile Specola.

CONFERENZE

Luci alla Specola conferenze con le astronome e gli astronomi padovani, in Sala Jappelli, Specola

18:00 Monica Lazzarin Con Rosetta a caccia di Comete

19:15 Raffaele Gratton Alla ricerca di pianeti con Sphere

20:30 Daniela Bettoni I molti colori delle Galassie

21:45 Giuseppe Galletta Astrobiologia, la ricerca di vita nello spazio

Sei brevi incontri con giovani astronomi

in Dipartimento di Fisica e Astronomia

19:00 Maria Bergomi Il cielo visto dal cielo: satelliti sulla rampa di lancio”

19:40 Alessia Moretti Superammassi di galassie: i giganti dell’Universo

20:20 Marco Gullieuszik Le frontiere dell’astronomia viste con i telescopi del futuro

21:00 Emanuele Ripamonti L’universo nel computer

21:40 Fiorangela La Forgia Caccia alla cometa con la sonda Rosetta

22:20 Valentina Granata Da Padova alla ricerca di nuovi pianeti

Scarica il programma e la mappa dettagliata

Congiunzione Luna Venere

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Congiunzione Luna Venere

Congiunzione Luna VenereVerso le 7:00 del 23 settembre, una falce di Luna ancora più sottile cambierà partner e sorgerà questa volta insieme a Venere. L’ora piuttosto avanzata condizionerà però l’osservabilità della congiunzione in quanto il cielo sarà già abbastanza chiaro. In particolare per la Luna servirà sicuramente un binocolo.

Congiunzione Marte – M80 nello Scorpione

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Congiunzione Marte M80 nello Scorpione

Congiunzione Marte M80 nello ScorpioneIl 23 Settembre, verso le 20:15, ci sarà la possibilità di cogliere Marte a meno di 9 primi d’arco dall’ammasso globulare M80, nello Scorpione. Il problema è che i due oggetti a quell’ora saranno alti solo +13° sull’orizzonte di sudovest e in procinto di tramontare, e che la notte astronomica non sarà ancora iniziata. Sarà comunque possibile fotografare la strettissima congiunzione? La risposta ai nostri lettori.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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19.09: Osservazione del cielo luogo da definirsi.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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21.09, dalle ore 14:30: “Astronomia in famiglia” osservazioni solari al telescopio. Attività ludiche per i bambini. Partecipazione libera.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Il catalogo più dettagliato della Via Lattea

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La mappa di densità del disco della Via Lattea, costruita dai dati IPHAS. La scala mostra la latitude e la longitudine, relative alla posizione del centro della galassia. E’ appena una piccola sezione della mappa totale, ma già da un senso della portata di questa squisita cartografia galattica, costruita con certosina pazienza (Crediti: Barensten e collaboratori)

Una banda chiara che attraversa il cielo: così si può ammirare la Via Lattea da posti abbastanza bui. Personalmente, è una delle cose che ammiro con più emozione quando sono in montagna in Abruzzo. Poco fuori da Rocca di Cambio: lì sì che la notte è veramente buia. E’ lì che il disco della Via Lattea sbalza vivido e gagliardo contro il  nero pulito del cielo, in tutto il suo fulgore. Ma certo, molti di voi avranno il loro posto preferito – e lontano dalle luci – dove poter godere della meraviglia del cielo notturno. E se non l’avete, vi consiglio di trovarlo, e alzare il naso in sù: vale la pena, davvero.

La mappa di densità del disco della Via Lattea, costruita dai dati IPHAS. La scala mostra la latitude e la longitudine, relative alla posizione del centro della galassia. E’ appena una piccola sezione della mappa totale, ma già da un senso della portata di questa squisita cartografia galattica, costruita con certosina pazienza (Crediti: Barensten e collaboratori)

Tornando al catalogo, diciamo subito che non scherziamo, come dimensioni: stiamo parlando di una estensione di centomila anni luce. Certo il disco galattico è la parte più luminosa ed esuberante della nostra Via Lattea, perché contiene la gran parte delle stelle della galassia (incluso il nostro Sole) e certamente la più densa concentrazione di polvere e di stelle.

L’occhio umano si perde, in questo mare di stelle. Assai meglio se la cava lo specchio da 2.5 metri di INT. Con quello gli scienziati hanno intrapreso la cartografia di 219 milioni di stelle: un compito da far tremare i polsi, non c’è dubbio. INT ci vede lungo, del resto: arriva a stelle della ventesima magnitudine, mentre l’occhio umano arriva sì e no alla sesta (ricordiamo che le magnitudini vanno al contrario della luminosità – o meglio del suo logaritmo: insomma più il numero è grande meno la stella è luminosa).

Attraverso questo catalogo, gli scienziati hanno messo insieme una mappa straordinariamente dettagliata del disco della nostra Galassia, che mostra bene come varia la densità di stelle nelle varie zone. E’ una immagine vivida e completamente nuova di quello che ci circonda.

La produzione del catalogo di stelle, che prende il nome di IPHAS DR2 – solo dal punto di vista informatico una bella impresa – è un lucido esempio dell’approccio moderno dell’astronomia verso i “big data”. Le informazioni riguardano 219 milioni di oggetti, appunto. E ognuno di questi è rappresentato da ben 99 parametri.

Niente male, davvero.

E tutto questo è per la comunità, for free, come si dice. Infatti il team offre al mondo scientifico libero accesso alle misure acquisite attraverso due filtri a larga banda, che hanno catturato la luce all’estremo rosso dello spettro visibile, più una banda stretta centrata sulla linea di emissione dell’idrogeno, quella più luminosa, ovvero H-alpha (ottima scelta per produrre stupende immagini di nebulose, che si trovano in gran numero nella Via Lattea).

Sorgente originale: Phys.org

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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19.09: Serata dedicata all’autocostruzione di strumenti per l’astronomia a cura dei soci del GAC.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.facebook.com/groups/15788424963
www.amicidelcielo.it

Congiunzione Luna Giove

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Congiunzione Luna Giove

Congiunzione Luna GioveVerso le quattro del mattino del 20 settembre, si potrà assistere sull’orizzonte est al sorgere della Luna, ridotta a una falce sottile, accompagnata da Giove, circa 6° a est. I due oggetti saranno visibili nel Cancro e a quell’ora saranno alti circa +7°. Potranno essere seguiti per almeno altre tre ore finché non saranno molto più alti, ma ovviamente il miglior effetto in una ripresa panoramica si otterrà quando saranno vicini all’orizzonte.

Rosetta: scelto il punto di approdo!

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Sito primario di approdo del lander Philae sulla cometa 67P visto nel suo contesto. Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

Il lander Philae a bordo di Rosetta sbarcherà sulla regione della superficie della cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko denominata J. L’annuncio è stato dato oggi nel corso di una conferenza stampa da parte dell’Agenzia spaziale europea. Il sito è stato scelto tra i cinque candidati per le sue caratteristiche strategiche: offre buone condizioni di osservazione dell’attività cometaria e il minore fattore di rischio per l’atterraggio della sonda.

Sito primario di approdo del lander Philae sulla cometa 67P visto nel suo contesto. Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

Il sito di approdo J, scelto all’unanimità dalla commissione incaricata della selezione, si trova nella zona della “testa” della cometa 67P, ha una forma irregolare e un’ampiezza massima di circa 4 km. Il sito di backup è invece la regione C, che si trova lungo il “corpo” della cometa. Dal momento che il lander ha bisogno di luce solare per operare e per ricaricare le proprie batterie, la condizione primaria da garantire è l’illuminazione. Per questo motivo nessuno dei siti candidati si trova nella parte inferiore della cometa, che trascorre la maggior parte del tempo in ombra.

Il sito C è stato proposto come backup per l’approdo del lander Philae sulla cometa 67P visto nel suo contesto. Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

“Come abbiamo potuto vedere dalle immagini ravvicinate degli ultimi giorni, la superficie della cometa è scientificamente molto ricca ed emozionante, ma proprio per questo è anche una sfida dal punto di vista delle manovre di approdo” ha dichiarato Stephan Ulamec, responsabile del lander Philae presso il DLR German Aerospace Center. Le comete sono corpi attivi e dinamici, pertanto è estremamente difficile prevederne il comportamento, specie mentre si avvicinano al Sole, e proprio questo è l’elemento di maggior rischio nella pianificazione delle operazioni che porteranno il lander ad atterrare sulla superficie di 67P.

L’arrivo è pianificato per il prossimo 11 novembre, data che verrà confermata nelle prossime settimane, a seguito di ulteriori analisi della traiettoria. Una volta sulla cometa, gli strumenti a bordo del lander potranno attivarsi e cominciare a produrre scienza catturando immagini, trivellando la superficie e analizzandone la composizione. Tutto questo per la prima volta nella storia dell’umanità.

Approdare sulla superficie della cometa sarà però una sorta di ciliegina sulla torta, che si aggiungerà ai già strabilianti risultati ottenuti fino ad ora da Rosetta, già senza precedenti a poco più di un mese dall’entrata in orbita attorno alla cometa 67P.

“Emozionante” è la definizione che dà dell’annuncio il Presidente dell’INAF, Giovanni Bignami: “Mancano meno di due mesi al momento in cui il lander Philae approderà sulla cometa, sarà un evento memorabile per la storia dell’uomo e della sua evoluzione. Come presidente dell’ASI prima e ora dell’INAF (l’Italia ha un ruolo di primo piano sia nella realizzazione della sonda e del lander che degli strumenti scientifici che vi sono a bordo ndr) sono emozionato al pensiero di essere parte di questo storico momento”.

La Luna nelle Iadi

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Luna nelle Iadi

Luna nelle IadiUn evento “minore”, quello che si verificherà nelle ore a cavallo tra il 14 e 15 settembre, ma comunque suggestivo in presenza di un cielo scuro e senza umidità. L’ultimo quarto di Luna si presenterà infatti verso est immerso nell’ammasso delle Iadi, e a soli 52′ da Aldebaran, la stella alfa del Toro.

Società Astronomica “G.V. Schiaparelli”

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14.09, dalle 10:00 alle 18:00: Porte aperte all’Osservatorio: “Il Sistema Solare”. Visite guidate al Percorso dei Pianeti della Cittadella, visite all’Osservatorio, laboratori didattici e osservazione solare ai telescopi. I percorsi guidati al Sistema solare inizieranno ogni mezz’ora circa, dalle ore 10 alle ore 15.30, ed avranno una durata massima di 1 ora.

Per informazioni: Tel: 0332/235491
astrogeo@astrogeo.va.it
www.astrogeo.va.it

ASTROSUMMER 2014

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Spettacoli in cupola, osservazioni telescopiche, racconti celesti e collegamenti in remoto al Virtual Telescope. Sul sito il calendario completo degli eventi.

Per info e prenotazioni Tel 060608
info@planetarioroma.it
www.technotown.it – www.planetarioroma.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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13.09: “Le favole del cielo” letture recitate per i bambini sui miti del cielo (C. Bontempi) e osservazioni al telescopio.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Società Astronomica “G.V. Schiaparelli”

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12.09, ore 21:00: “Sir Isaac Newton: l’uomo e lo scienziato” di Fabrizio Toia. Salone Estense del Comune di Varese – Via Sacco, 5

Per informazioni: Tel: 0332/235491
astrogeo@astrogeo.va.it
www.astrogeo.va.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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12.09: “Alla scoperta della Luna: origine, struttura ed esplorazioni del nostro satellite” di Davide Dal Prato.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Il Coniglio di Giada continua il suo viaggio sulla Luna

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La missione cinese Chang’e-3 si trova sulla Luna già da 9 mesi e il rover Yutu sembra godere di ottima salute. Il 14 dicembre scorso Chang’e 3 ha effettuato un allunaggio morbido sulla superficie lunare rilasciando il “coniglio di Giada”, come viene chiamato il rover in cinese.

Il panorama lunare ripreso dal rover Yutu. Crediti: CCTV/YouTube

Yutu, il primo rover ad esplorare la superficie del nostro satellite dopo quasi 40 anni dall’ultima missione (la sovietica Lunokhod 2 il cui rover si è spento definitivamente nel 1973), pesa 120 chili e può scalare pareti fino a una pendenza massima del 30%, nonché viaggiare alla velocità di 200 metri orari.

Qualche mese fa, a marzo, il rover aveva avuto qualche problema di posizionamento dei pannelli solari mentre esplorava la superficie lunare, ma adesso, secondo un report rilasciato dai ricercatori a capo della missione, la situazione è sotto controllo.

Yutu si è risvegliato giusto in tempo per il Moon Festival (una festa celebrata da cinesi, giapponesi, coreani e vietnamiti in occasione della Luna Piena a ridosso dell’Equinozio di autunno), iniziando il suo decimo ciclo di lavoro (inizialmente la missione non doveva durare che soli due mesi) con l’invio a terra lo scorso 6 settembre di un video della superficie della Luna. Yutu ha ripreso il panorama lunare a 360° osservato attraverso i suoi occhi meccanici; al centro delle immagini, oltre alle tracce pneumatiche del rover e al lander, è inquadrato il Mare Imbrium (Mare delle Piogge).

Da Rosetta una nuova fantastica immagine della cometa 67P/C-G

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Credits: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

L’Agenzia Spaziale Europea ha da poco pubblicato questa stupenda immagine del nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, scattata da una distanza di 62 chilometri il 5 settembre scorso. Un pixel equivale a 1,1 metri.

Credit: C. Snodgrass/ESO/ESA

Vista da Terra, persino con uno dei telescopi da 8 metri di diametro dell’ESO in Cile, la cometa è solo una nube confusa, lontana mezzo miliardo di chilometri, come si vede qui a sinistra in quest’immagine, sempre dell’ESA, scattata l’11 agosto scorso. Rosetta è dentro la tenue coda cometaria, che si estende già per circa 20.000 chilometri, e quindi non può mostrarci le emissioni gassose che formano la coda stessa e che invece da Terra sono ben visibili.

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Aggiornamento (22:45): @willgater ha provato a sovrapporre in scala la ISS alla foto della cometa. Il risultato, che vedete qui sotto, dà un’idea più concreta delle dimensioni di quest’oggetto celeste antichissimo.

Stazione Spaziale, i più spettacolari transiti del periodo

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transitoISS

transitoISSIn settembre la Stazione Spaziale Internazionale attraverserà i cieli del nostro paese prevalentemente al mattino prima dell’alba, e quindi in orari decisamente scomodi. I passaggi più evidenti e facili da seguire saranno cinque, concentrati in particolare nella seconda e terza decade.
iss settembre>> Il primo sarà quello del 12 settembre, con la ISS che dalle 06:07 alle 06:17 attraverserà il cielo da sudovest a est-nordest. Il transito sarà ottimale per il Centro e il Sud Italia, con una magnitudine massima di –2,5 (più o meno quella di Giove in opposizione).

Congiunzione Luna Urano

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Congiunzione Luna Urano

Congiunzione Luna UranoCuriosa congiunzione quella che si verificherà l’11 settembre alle quattro del mattino. La Luna calante, ma ancora quasi piena, raggiungerà Urano nei Pesci passando 35′ a nord del pianeta, con il bordo inferiore a soli 20′. Urano si troverà in una zona priva di altre stelle di luminosità simile, così che dovrebbe essere agevole identificare il suo debole puntino di luce (mag. +5,8) sia pure immerso nel chiarore lunare. Non ad occhio nudo però… servirà un binocolo o un piccolo telescopio.

L’innocuo asteroide che domenica “sfiorerà” la Terra

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Il percorso dell’asteroide 2014 RC che domenica 7 settembre "sfiorerà" la Terra passando, al momento della minima distanza, a poco più di 40 mila di chilometri dalla superficie. Crediti: NASA/JPL-Caltech

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Un “piccolo” asteroide, soprannominato 2014 RC, passerà molto vicino alla Terra domenica prossima, 7 settembre, ma non ci saranno rischi per il nostro pianeta. Al momento del massimo avvicinamento, alle ore 18:18 TU, l’asteroide (il cui passaggio ravvicinato non è osservabile dall’Italia) starà transitando sulla Nuova Zelanda, a una distanza di poco più di 40 mila chilometri, circa un decimo di quella che intercorre tra il centro della Terra e la Luna.

Gli astronomi stimano che l’asteroide misuri circa 20 metri di diametro. Il corpo roccioso, decisamente di piccole dimensioni, è stato scoperto la notte del 31 agosto nell’ambito del programma Catalina Sky Survey e poi avvistato di nuovo da alcuni ricercatori la notte successiva con il telescopio Pan-STARRS 1, alle Hawaii. Entrambe le osservazioni hanno confermato l’orbita dell’asteroide: 2014 RC passerà poco oltre l’anello in cui si trovano i satelliti geostazionari di comunicazione e meteorologici che orbitano a circa 36 mila chilometri sopra la superficie del nostro pianeta.

Gli esperti sono certi che il piccolo corpo roccioso non costituisce un pericolo per il nostro pianeta; il suo passaggio ravvicinato costituisce invece una grande opportunità per i ricercatori di imparare qualcosa di più sugli asteroidi. L’orbita dell’asteroide intercetterà quella della Terra anche in futuro, ma a partire da domenica sarà costantemente monitorata.

Gruppo Astrofili Lariani

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06.09: Apertura Osservatorio di Monte Galbiga, dedicata alla cartografia lunare e alle meraviglie
del cielo autunnale. Partecipazione libera.

Per informazioni: cell: 347-6301088
info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org

Moonwatch Party La notte della Luna INAF – UAI

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Migliaia di postazioni osservative in decine di paesi di tutto il mondo allestite per osservare la Luna nella
stessa serata. L’INAF e l’UAI aderiscono all’iniziativa mondiale InOMN promuovendo il Moonwatch Party – La notte della Luna. Un’opportunità per le associazioni di astrofili per proporre osservazioni e approfondimenti dedicati al nostro satellite naturale: la genesi e le caratteristiche fisiche, le missioni spaziali, la mitologia, la poesia, la musica e le diverse espressioni artistiche ispirate a Selene. Per cercare l’evento più vicino a voi, consultare i siti:

http://divulgazione.uai.it
www.media.inaf.it
http://observethemoonnight.org/

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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06.09: “L’inquinamento luminoso” di C. Bontempi.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Una raffineria sotto Titano

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I laghi di idrocarburi di Titano in un'immagine radar acquisita dalla sonda il 22 luglio 2006 che copre un'area di circa 140 km. I dettagli più piccoli hanno una dimensione di 500 metri. Copyright: NASA/JPL/USGS

Centinaia di laghi e mari si stagliano sulla superficie ghiacciata di Titano, la luna principale di Saturno. E’ soprattutto grazie alla missione NASA/ESA/ASI Cassini-Huygens se oggi sappiamo che quei bacini sono colmi di idrocarburi e vengono rimpinguati da piogge di metano, prodotte dalle nubi che attraversano l’atmosfera di quel gelido mondo.

La visione che però abbiamo, seppure ormai assai dettagliata, è solo la parte ‘esteriore’ del ciclo globale degli idrocarburi sul corpo celeste, che coinvolge anche le notevoli riserve di questi composti accumulate al di sotto della crosta ghiacciata di Titano. Il ruolo giocato da questi bacini sotterranei è stato finora l’anello debole dei modelli che descrivono le dinamiche globali degli idrocarburi su Titano.

Olivier Mousis, ricercatore presso l’Université de Franche-Comté e il suo un team composto da colleghi della Cornell University e del Jet Propulsion Laboratory (NASA) ha ricostruito, in uno studio pubblicato sulla rivista Icarus, cosa accade alle piogge di metano quando, raggiunta la superficie di Titano, penetrano negli strati porosi della crosta e vanno a rifornire le riserve sotterranee. I risultati, ottenuti grazie a simulazioni con modelli teorici, indicano che, nel loro percorso verso l’interno della luna, gli idrocarburi verrebbero trasformati, accumulandosi poi in estesi bacini sotterranei fatti di propano ed etano.

“Sapevamo che una frazione significativa dei laghi sulla superficie di Titano potrebbe essere collegata a bacini liquidi presenti sotto la sua crosta, ma non avevamo idea di come questi interagissero” commenta Mousis. “Adesso però abbiamo modellato la struttura interna di Titano in grande dettaglio e questo ci consente di avere una visione migliore delle proprietà di questi bacini sotterranei”. Responsabili della lenta ma inesorabile trasformazione degli idrocarburi sarebbero dei particolari composti chimici presenti nei ghiacci di Titano, i cosiddetti clatrati: “Una delle caratteristiche interessanti dei clatrati è che essi producono un frazionamento degli idrocarburi poiché intrappolano e spezzano le molecole in una miscela di fasi solida e liquida” aggiunge Mousis.

Uno spaccato di Titano con la composizione dei vari strati della crosta. Copyright: ESA/ATG medialab

Dunque, sotto la superficie di Titano potrebbero essere presenti grandi bacini di propano o etano, a seconda del tipo di clatrato che ha ‘raffinato’ il metano inizialmente accumulato nel sottosuolo. Così, i laghi superficiali alimentati da queste riserve sotterranee potrebbero mostrare una composizione chimica peculiare, assai diversa da quelli riempiti dalle piogge, dominati invece dal metano. “Questo significa che potremmo essere in grado di osservare la composizione dei laghi sulla superficie di Titano e allo stesso tempo conoscere cosa sta accadendo nelle sue viscere” conclude Mousis.

L’articolo su Icarus

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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05.09: “Verso l’equinozio d’autunno: la Via Lattea di fine estate” di Gianpietro Ferrario.

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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05.09: Proiezione foto astronomiche.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
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www.amicidelcielo.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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05.09: “L’astronomia antica” di W. Marinello.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
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Associazione Astrofili Centesi

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05.09: LA LUNA IN FIERA In occasione della fiera “Settembre Centese”, in piazza a Cento, allo stand degli Astrofili Centesi sarà visibile la Luna in collegamento diretto dall’Osservatorio Astronomico comunale di Cento (aperto come di consueto).

Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Asteroidi – POLIMNIA e VICTORIA due opposizioni sotto l’unità astronomica

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Il percorso apparente di (33) Polyhymnia in settembre. L’asteroide si muoverà con moto indiretto tra le stelle fi e lambda Aquarii, raggiungendo la massima luminosità (+9,8) e la minima distanza dalla Terra (0,8948 UA) verso il 10 del mese.

EFFEMERIDI

Lo scorso mese mi ero lamentato pubblicamente del calo di attenzione che stavo avvertendo nei miei lettori e devo dire che la piccola sceneggiata ha funzionato… Questo mese ho ricevuto infatti un bel po’ di lettere, fotografie e relazioni osservative, non tutte hanno trovato spazio sulla rivista, per questo le troverete qui di seguito così come mi sono state inviate!

Partiamo subito, dunque, dicendo che nella facciata A del mese canta il pianetino (33) Polyhymnia (in italiano semplicemente Polimnia), che si merita i riflettori per un’opposizione che lo vedrà a una distanza dalla Terra mai raggiunta da 34 anni a questa parte. Ma andiamo per ordine.

Polyhymnia fu scoperto a Parigi il 28 ottobre 1854 dall’astronomo francese Jean Chacornac (1823-1873), che gli impose il nome della musa della danza e del canto sacro. Di dimensioni contenute (una cinquantina di chilometri il diametro). [continua su Coelum 184]

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la piccola posta di Talib Kadori

Come dicevo poco sopra, questo mese i miei lettori si sono dati da fare per consolare le mie ubbie, e si sono probabilmente organizzati per farmi credere di essere in moltissimi ad aver seguito e fotografato la congiunzione tra Cerere e Vesta. Così ho ricevuto un sacco di lettere con nomi chiaramente inventati (Claudio Pra, Andrea Bullo, Giuseppe Petricca, Patricio Calderari, Enrico mariani, Roberto Ostorero, Luca Strabla, Ulisse Quadri, Roberto Girelli e molti altri…), piene di foto e di documentazione varia.

Ringrazio tutti per la gentilezza dimostratami (scherzavo, sono tutti nomi e cognomi di grandi appassionati di astronomia!), ma purtroppo qui non posso pubblicare che una sola lettera (quella che accompagna la foto a mio giudizio più riuscita).

Ricordo però ai lettori che tutte le altre testimonianze (con foto più adatte ad essere visionate su uno schermo) troveranno posto nel sito alla pagina relativa a questa rubrica nella sezione Cielo del Mese. Grazie ancora! [da Coelum 184].

Ed ecco, come promesso, tutte le testimonianze inviate al nostro Talib…

La congiunzione di Cerere e Vesta fotografata da Patricio Calderari da Baldovana (45° 54’ N – 09° 01’ E) a 1100 metri di altezza il 6/lug/2014 (ore 00:21 
nikon d800 – asa 800
, nikkor 800 mm f/8.0 –  62 sec a f/11).

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Caro Talib, sono uno dei suoi tanti “silenziosi” lettori, uno di quelli che apprezzano il suo entusiasmo e che ne vengono contagiati. Ho vinto la mia naturale ritrosia e ho deciso di scriverle per farle sapere che i suoi sforzi non sono vani; prima di leggerla non avevo mai considerato i pianetini come obiettivo allettante delle mie scorrerie nel cielo notturno.

Sono mesi, molti mesi, che sto lavorando ad un progetto di remotizzazione del mio CPC11 e quindi, con il “cantiere” aperto, ho avuto poche occasioni per osservare. Ho però deciso di anticipare i tempi e la notte del 5 luglio ho puntato il mio strumento verso Cerere e Vesta: le allego la mediocre fotografia che ne è scaturita. E’ proprio bruttarella, non ho ancora la possibilità di fare dark e flat per la calibrazione, ma i pianetini ci sono! La foto e stata eseguita da Mirano (VE) con il CPC11 montato in equatoriale con focale ridotta a 1760mm, EOS 550d, alle 20:18 TU (media di 20 frame da 4 sec). Risolvendo il fotogramma con le stelle di campo ho ottenuto le seguenti coordinate: Cerere RA 13 31 17 DEC -01 44 34 Vesta RA 13 31 08 DEC -01 54 14 con una distanza relativa di 9′ 55”. Concludo impegnandomi ad affrontare, seppur sempre in modo silenzioso, la mia personale sfida ai primi 100 pianetini. Continui così, con stima e affetto,

Andrea Bullo

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Gentile sig. Talib Kadori,

leggo sempre la sua rubrica “ASTEROIDI” su Coelum, ma non mi sono mai cimentato sulla ricerca o la fotografia di asteroidi. Ammiro per costanza e dedizione gli astrofili del “club dei 100 asteroidi” che riescono a scovare con difficoltà questi piccoli puntini luminosi.

Ho avuto uno stimolo leggere nella sua rubrica del numero 182 di giugno che c’era una congiunzione Cerere – Vesta che non sarà più visibile per molti anni. Così mi sono preparato per fare una serie di riprese fotografiche dell’evento. Devo premettere che vivo in Piemonte e precisamente vicino a Pinerolo, proprio a ridosso delle alpi. Quest’anno abbiamo avuto un clima decisamente pessimo, e per me che amo l’astrofotografia, è stato un vero disastro. Praticamente non ho combinato nulla dall’inizio dell’anno.

La giornata del 30 giugno prometteva bene, così alla sera monto il mio “bestione” un newton da 30 cm f/4 con correttore di coma e reflex Canon 5D Mark II impostata a 1600 ISO.

Con questa configurazione ho un campo fotografico abbastanza ampio (1°43’ x 1° 08’) che mi consentiva di centrare con facilità i due asteroidi. Devo aspettare a lungo che faccia buio e intanto setto lo strumento e centro la zona dove dovevano essere presenti i due asteroidi.

Intanto vedo che il cielo comincia a guastarsi un po’ e penso alla solita sfortuna. Faccio una ripresa intorno alle 21:40 UT e individuo i due asteroidi confrontando l’immagine con il planetario. A questo punto programmo una ripresa da 30s ogni 10 minuti e attendo i risultati. Purtroppo la Vergine risultava piuttosto bassa (in quella direzione ho anche degli alberi) e in quella zona c’erano anche velature che si muovevano. Alla fine faccio riprese fino alle 22:40 UT poi devo fermarmi per l’eclisse con gli alberi. Alla fine di tutte le immagini raccolte ne ho salvate solo due: una alle 21:47 UT e una alle 22:31 UT, con 44 minuti tra le due riprese. Ho compostato le due foto allineandole sulle stelle e così si vede il moto dei due asteroidi. Ho ritagliato l’immagine mantenendo un campo di 63’ x 42’ in modo da togliere del campo inutile.

Ho calcolato che la distanza angolare tra Cerere e Vesta è di 22′ 48″. In 44 minuti il moto di Cerere è stato di 18,6″, mentre quello di Vesta è stato di 26,5″. La mia risoluzione angolare teorica sulla fotografia è di circa 1,1″ con la focale di 1,2 m. Le mando quindi la foto ripresa nella notte del 30 giugno. Volevo fare altre riprese nelle serate successive ma il tempo è stato purtroppo brutto, tranne la sera del 5 luglio (massimo avvicinamento), ma io purtroppo non stavo bene (sempre quando fa bello!!!!). Nonostante le difficoltà di una serata non particolarmente buona sono rimasto soddisfatto del risultato ottenuto e ho avuto lo stimolo di ripetere l’esperienza con altri asteroidi e altre congiunzioni.

Mi scusi per la lunga mail, le porgo i miei cordiali saluti da un affezionato lettore.

Roberto Ostorero

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Buonasera alla redazione di Coelum.com,

Ieri è stata una serata molto ‘piena’ dal punto di vista astronomico, con due congiunzioni a deliziare il cielo notturno.

La prima era tra la nostra Luna, il pianeta Marte e la stella Spica, ed è visibile nella parte bassa della prima e seconda immagine allegate (vedi a destra).

Inoltre, poco distante in termini di campo visivo, vi era anche la congiunzione tra Cerere e Vesta (nella parte alta delle prime due foto, box ingrandito della seconda)!

Sono riuscito a catturarle entrambe in un singolo scatto (panorama di due foto) anche se è stato molto difficile bilanciare la luce del nostro satellite e le nubi presenti in cielo. La seconda foto è la prima con aggiunto il box per evidenziare meglio Cerere e Vesta e qualche etichetta per facilitare il riconoscimento della zona di osservazione. La terza foto è uno zoom sulla prima congiunzione, con una bella moltitudine di colori.

Foto prese con Nikon Coolpix P90 su cavalletto, 8″ ISO 100 f5.0 per la prima e seconda, 3″ ISO 100 f4.5 per la terza.

Giuseppe Petricca

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Ciao Talib.

Inaspettatamente questa pazza estate italiana piena di nubi (almeno al settentrione) ha deciso di rispettare lo storico incontro tra Ceres e Vesta.

Il 5 luglio, dopo una giornata molto incerta, verso il tramonto è arrivata una schiarita che mi ha risollevato il cuore. Così sono salito su uno dei valichi che mi circonda per ammirare quei due puntini in cammino fianco a fianco da mesi e quella sera quasi a contatto.

Non hanno voluto mancare nemmeno la Luna al primo quarto, Marte e Spica, schierati nei pressi per rendere omaggio ai protagonisti della serata. Mi sono alternato tra fotografia e osservazione diretta, con in principio il chiarore lunare che inondava il campo del mio binocolone 20×90, chiarore che è scomparso non appena il nostro satellite naturale si è nascosto dietro una montagna permettendomi di godere appieno di un evento per cui si può orgogliosamente affermare “C’ero anche io”.

Ti invio una foto nemmeno particolarmente bella ma sicuramente significativa, scattata al fuoco diretto di un rifrattore da 8 cm. di diametro. Me la terrò stretta e la mostrerò fieramente almeno fino  al… 2081.

Ciao

Claudio Pra

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Mi chiamo Luca Strabla e insieme a Ulisse Quadri e Roberto Girelli faccio parte dello staff dell’osservatorio Astronomico di Bassano Bresciano,

Letto il vostro aticolo sull’ultimo numero di Coelum, in occasione della congiunzione tra i pianetini Cere e Vesta abbiamo scattato alcune fotografie il giorno 3 luglio e il giorno 5 luglio.

Le fotografie sono state esposte al fuoco primario della Camera Schmidt da 32/40 cm 1 mt di focale con camera CCD Starlight MX916. Il tempo di esposizione è stato di 30 secondi. 15 esposizioni sono state sommate al fine migliorare la qualità delle immagini.

Le foto del giorno 5 sono state sommate in due modi diversi, sia allineando le stelle (pianetini mossi) sia allineando i pianetini (stelle mosse)

Ve le inviamo nella speranza che possano essere utili per la rivista

Cordiali saluti

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Buongiorno,

in allegato invio una ripresa del minimo avvicinamento tra gli asteroidi Vesta e Cerere avvenuta il 5 luglio 2014.

La ripresa è stata fatta da Tradate (VA) alle 21:27 U.T. ed è la somma di 8 frame ottenuti con una camera Imaging Source DMK21AU04 al fuoco diretto di un rifrattore Tecnosky APO da 80mm f/7. La distanza tra i due asteroidi è di 9’48”.

Sono rimasto impressionato per la profondità raggiunta con questa strumentazione in quanto ho registrato stelle di 14ma magnitudine (GSC4966-70) e sul frame originale si intravede anche la GSC4966-440 che di m=15.1.

Cordiali saluti

Enrico Mariani

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