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UAI e CICAP lanciano l’iniziativa “Stregati dalla Luna” 

UAI e CICAP lanciano l’iniziativa “Stregati dalla Luna”

per contrastare la diffusione delle fake news

L’Unione Astrofili Italiani (UAI) e il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP) – da sempre in prima linea contro le fake news e la disinformazione in ambito scientifico – uniscono le forze e organizzano l’iniziativa di divulgazione “Stregati dalla Luna” con il duplice obiettivo di avvicinare alla conoscenza del nostro meraviglioso satellite naturale il pubblico di adulti e bambini e di scardinare tutte le false credenze relative alla Luna. L’iniziativa prenderà il via nel mese di settembre 2024 con una rassegna di eventi in molte città italiane, puntate speciali del podcast Radio CICAP e articoli dedicati su queryonline.it, in concomitanza con l’“International Observe the Moon Night”, la manifestazione internazionale che tutti gli anni punta i riflettori sulla Luna. 

Da sempre fonte di grande fascino e meraviglia e oggetto di studio da parte dell’uomo, la Luna è purtroppo anche protagonista di false notizie, ormai ampiamente dilaganti sul web. Soprattutto nei tempi recenti, caratterizzati da un rinnovato entusiasmo per l’esplorazione spaziale grazie alla missione lunare “Artemis”, la Luna è sempre più al centro di fake news. C’è chi crede che lo sbarco dell’uomo sulla Luna non sia mai avvenuto, chi pensa che la Luna abbia effetti sulle nascite dei bambini o sulla crescita delle piante e dei capelli e tanto altro. La collaborazione tra la UAI e il CICAP, in occasione dell’iniziativa “Stregati dalla Luna”, mira proprio a mettere in guardia tutti sulle principali bufale astronomiche e a gettare le basi per una corretta informazione scientifica.

Per l’iniziativa “Stregati dalla Luna” scendono in campo le delegazioni e associazioni dell’UAI e il CICAP. Dal 7 al 20 settembre 2024 sono in programma ben sedici eventi lungo tutto lo stivale dedicati alla fascinosa Luna. Negli eventi ci sarà ampio spazio per conferenze dedicate alla scoperta dei segreti della Luna e all’illustrazione e all’analisi critica di leggende metropolitane a essa collegate, a cura di esperti del settore astronomico; per spettacoli sotto la cupola del planetario – formidabile strumento di simulazione del cielo – per vivere un’esperienza di full immersion nel mondo dell’astronomia, e naturalmente per le osservazioni all’oculare del telescopio per cogliere tutti i dettagli del nostro satellite naturale. 

In particolare, l’iniziativa “Stregati dalla Luna” – appuntamento irrinunciabile per tutti i curiosi e gli appassionati di astri – vede il coinvolgimento dell’Associazione Astronomica Umbra, del Parco astronomico “La Torre del Sole”, del Gruppo Astrofili Rozzano, dell’Associazione Astrofili Bisalta, dell’Associazione Tuscolana di Astronomia “Livio Gratton”, dell’Associazione Astrofili Vittorio Veneto, del Gruppo Astrofili Deep Space, del Gruppo Astrofili William Herschel, del Centro Ibleo Studi Astronomici “Pleiades”, dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta, del Gruppo Astrofili Montelupo Fiorentino, dell’Associazione Astrofili “Alpha Gemini”, dell’Associazione Astrofili Valdinievole “A. Pieri”, del Gruppo Astrofili Beneventani e dell’Organizzazione Ricerche e Studi di Astronomia. 

Tra gli esperti coinvolti negli appuntamenti scientifici dedicati alla Luna, in qualità di relatori delle conferenze, la ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sara Cutini, l’ingegnere Luca Boschini, socio del CICAP ed esperto di strumentazione elettronica applicata all’astronomia, il Direttore del Parco astronomico “La Torre del Sole” Davide Dal Prato, l’ingegnere e vicepresidente del CICAP Andrea Ferrero, il fisico Luigi Fontana, il fisico dell’Agenzia Spaziale Italiana Ettore Perozzi, il matematico e informatico Luca Antonelli, il giornalista e autore del blog “Il Disinformatico” Paolo Attivissimo, il ricercatore dell’Osservatorio Astrofisico di Torino – Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) Alberto Vecchiato, l’astrofotografa Marcella Giulia Pace, il responsabile della Commissione “Ricerca” dell’UAI Salvo Pluchino, l’astrofisico e direttore del Planetario de L’Unione Sarda Manuel Floris, la storica della scienza Maria Giulia Andretta, l’astronomo dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri – INAF Gianni Comoretto, l’astronoma e direttrice di Coelum Molisella Lattanzi, il filosofo Filippo Onoranti, il Professore di Elettronica dell’Università di Pisa e astrofilo Massimo Macucci, il Professore di Astronomia e Astrofisica dell’Università “Federico II” di Napoli Giovanni Covone. 

A ospitare gli eventi dell’iniziativa “Stregati dalla Luna” saranno le città di Magione (PG), Brembate di Sopra (BG), Cuneo, Rozzano (MI), Rocca di Papa (RM), Vittorio Veneto (TV), Lecco (LC), Torino, Ragusa, Cagliari, Ravenna, Montelupo Fiorentino (FI), Castellano (FM), Monsummano Terme (PT), San Giorgio del Sannio (BN) e Ventimiglia di Sicilia (PA). 

“Il fascino ancestrale dell’astronomia e, in particolare, della Luna è spesso l’elemento che fa avvicinare molti di noi alla scienza, come semplici curiosi, come appassionati, come ricercatori. D’altro canto, la dimensione scientifica, con la curiosità e il pensiero critico che la caratterizzano, è un elemento essenziale della cultura umana in generale. Ci è sembrato quindi naturale unire le forze con il CICAP per promuovere l’astronomia, la scienza e il pensiero critico partendo dalla nostra vicina di casa: la Luna”, afferma il Presidente dell’UAI Luca Orrù.

“Le leggende metropolitane e le teorie del complotto relative alla Luna da sempre danno molto lavoro al CICAP. Con questa iniziativa cercheremo di fare chiarezza su alcuni dei falsi miti che la riguardano, con l’aiuto dei nostri esperti, e approfitteremo dell’occasione per raccontare che cosa dice davvero sull’argomento la ricerca scientifica. Insomma, terremo lo sguardo rivolto al cielo ma i piedi ben saldi a terra e il nostro obiettivo come sempre sarà quello di promuovere la curiosità, lo spirito critico e la mentalità scientifica”, dichiara il Vicepresidente del CICAP Andrea Ferrero.

Coelum Astronomia è Media partner dell’iniziativa “Stregati dalla Luna”. 

Programma delle iniziative

7 settembre: Magione (PG)

Dalla Terra alla Luna

La ricercatrice Sara Cutini ci accompagnerà in un viaggio affascinante alla scoperta dei tanti volti della Luna. Dallo sbarco dell’uomo alle tante credenze che le ruotano attorno potremo anche noi partire alla volta di questo meraviglioso satellite. L’evento vuol essere un invito a dotarsi di spirito critico per non svegliarsi più con la Luna storta e avvicinarsi alla sua conoscenza con razionalità. Modererà Raffaele Silvani, Fisico della Materia e ricercatore presso il Dipartimento di Fisica e Geologia dell’università degli studi di Perugia.

Ti aspettiamo il 7 settembre 2024 dalle 16.00 presso il Museo della Pesca del Lago Trasimeno (Lungolago Della Pace e Del Lavoro 20, San Feliciano, Magione -PG-) per attività nel planetario e osservazione del sole. Dalle 18.00 conferenza con Sara Cutini, seguita per chi vuole da un apericena in attesa delle osservazioni della Luna e del cielo notturno

Si consiglia l’iscrizione al seguente link: https://bit.ly/SDLMagione

Si ringrazia il Comune di Magione, Terre del Perugino Trasimeno Musei, L’orologio BU Sistema Museo, Proloco San Feliciano e Lega Navale Italiana sezione Trasimeno.

11 settembre

Brembate di Sopra (BG)

La Luna tra scienza e credenze

La Luna, cosa sappiamo del nostro satellite naturale? Come si è formata ed evoluta, secondo le più moderne conoscenze astronomiche e le più recenti missioni scientifiche, la compagna che rischiara le nostre notti? Ed è proprio vero che fu visitata dagli astronauti americani mezzo secolo fa o fu una ricostruzione girata in studio a Hollywood? Perché non ci siamo più tornati da allora e quando ci torneremo? Davide Dal Prato e Luca Boschini ci aiuteranno a rispondere a queste e ad altre domande.

Seguirà l’osservazione del cielo notturno a cura dell’associazione astrofila La Torre del Sole.

Ti aspettiamo l’11 settembre 2024 alle ore 20.30 presso il Parco Astronomico “La Torre Del Sole” – Via Caduti sul Lavoro 2 (ang. Via B. Locatelli) – 24030 Brembate di Sopra (BG)

Partecipazione gratuita senza prenotazione.

12 settembre

Rozzano (MI)

“Complotti e credenze… al chiaro di Luna” 

Sulla Luna non ci siamo mai stati, lo sbarco è un falso girato da Kubrick. Con la Luna piena nascono più bambini. La super Luna provoca i terremoti. La Luna influenza l’imbottigliamento del vino. Oppure no? In questa chiacchierata con Luigi Fontana esamineremo queste ed altre “”dicerie”” legate al nostro satellite, e scopriremo alcuni strumenti da inserire nella nostra cassetta degli attrezzi per orientarci tra miti e leggende.

A seguire si terrà l’osservazione del cielo in collaborazione con il Gruppo Astrofili Rozzano.

Ti aspettiamo il 12 settembre 2024 alle ore 21.00 presso il Civico Osservatorio Astronomico di Rozzano – via Palmiro Togliatti 105, Rozzano, Milano Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria ai link: https://bit.ly/CICAP-UAI-Rozzano oppure https://www.eventbrite.it/e/biglietti-conferenza-complotti-e-credenze-al-chiaro-di-luna-933239724137 “

13 settembre

Rocca di Papa (RM)

“Cosa hanno in comune la luna e la musica? Non possiamo dirtelo subito ma ti aspettiamo al “Rock Around the Moon” per una serata indimenticabile dove sarai tu il protagonista!

In questo evento, il pubblico avrà un ruolo fondamentale e sarai tu a scegliere le canzoni che accompagneranno la nostra esplorazione della Luna insieme al fisico dell’Agenzia Spaziale Italiana Ettore Perozzi. Ogni brano selezionato guiderà una discussione su affascinanti temi astronomici legati al nostro satellite naturale.

Ma non finisce qui! Infatti, potrai alzare lo sguardo al cielo per osservazioni dirette della Luna e delle stelle, accompagnato da esperti che ti sveleranno i “misteri” dell’universo.

Non perdere l’occasione di vivere la magia della musica e dell’astronomia in un evento dove le tue scelte faranno brillare la notte! Ti aspettiamo il 13 settembre a partire dalle ore 20.00 presso il Parco Astronomico “Livio Gratton”, via Lazio 14 località Domatore, Rocca di Papa (RM)

Ingresso: gratuito con prenotazione. Turno A (20,00): https://bit.ly/SDLLazioTurnoA Turno B (21.00): https://bit.ly/SDLLazioTurnoB

Vittorio Veneto (TV)

Le tante facce della Luna

La Luna accompagna da sempre le vicende umane, e gli uomini si sono convinti che questa compagnia non possa essere casuale, associando alle fasi lunari i fenomeni più svariati, dalle nascite alla crescita dei capelli, alle operazioni da effettuare nell’orto. Queste presunte correlazioni sono state oggetto di studi scientifici, ma possiamo veramente dire di aver trovato qualcosa? Ne parleremo con Luca Antonelli. A seguire ci sarà l’osservazione del cielo con i telescopi messi a disposizione dall’Associazione Astrofili Vittorio Veneto. 

Vi aspettiamo il 13 settembre 2024 alle ore 20.45 presso l’Area Parco Fenderl, via San Gottardo 91, Vittorio Veneto. 

Partecipazione libera.

Lecco (LC)

“Balle spaziali”

C’è chi dice che lo sbarco sulla Luna fu simulato in uno studio a Hollywood, che i russi hanno nascosto la morte di tanti cosmonauti, che un asteroide ci colpirà nel 2036 e che la NASA nasconde le prove degli extraterrestri che sono su Marte e sulla nostra Terra. L’esplorazione spaziale ha generato miti e leggende che è necessario smontare per poter scoprire il fascino e i drammi delle avventure reali, spesso più incredibili di qualunque leggenda. Paolo Attivissimo, giornalista scientifico, autore del libro “Luna? Sì, ci siamo andati!” e del documentario spaziale “Moonscape”, mette da parte scientificamente i miti e ci porta nello spazio vero insieme ai pionieri del cosmo.

Seguirà l’osservazione del cielo notturno a cura del Gruppo Astrofili Deep Space.

Ti aspettiamo il 13 settembre 2024 alle ore 21.00 presso il Planetario Città di Lecco – C.so Matteotti, 32 – 23900 Lecco (LC)

La partecipazione all’evento è gratuita con prenotazione obbligatoria. Prenota qui: https://bit.ly/CICAP-UAI-Lecco oppure https://forms.gle/hMd5GW8dFPrWpsVq9 

Torino

“Un mondo lunatico!

Le bufale lunari non sono affatto un fenomeno nuovo e, anzi, nel passato siamo riusciti a fare molto di meglio! Un cambiamento, però, c’è stato, perché le bufale ora sono improntate ad un senso di sfiducia e di pessimismo. Alcune idee invece sono rimaste le stesse nel tempo, come per esempio la supposta influenza della Luna sulle nascite e sull’agricoltura. Ma è tutto veramente una bufala? E anche se lo fosse, come mai hanno così successo? Lo scopriremo insieme ad Alberto Vecchiato, Primo Ricercatore dell’Osservatorio Astrofisico di Torino.

Ti aspettiamo il 13 settembre 2024 alle ore 21.00 presso il Mausoleo della Bela Rosin – Str. Castello di Mirafiori, 148/7, Torino. Ingresso libero e gratuito.

A seguire osservazioni del cielo notturno a cura del Gruppo Astrofili William Herschel

14 settembre

Ragusa Ibla

“Luna e l’altra: verità e false congetture sul nostro satellite” 

Con Marcella Giulia Pace e Salvo Pluchino esploreremo i misteri del nostro satellite naturale, svelando curiosità scientifiche e sfatando le più comuni leggende metropolitane e fake news. Attraverso un intreccio di divulgazione e rigore scientifico, impareremo a distinguere i fatti dalle falsità, rendendo omaggio alla bellezza e complessità della Luna.

A seguire osservazione con i telescopi a cura del CISA di Ragusa.

Ti aspettiamo il 14 settembre 2024 alle ore 18.30 presso l’Antico Convento (Giardini Iblei), viale Margherita 41, Ragusa Ibla

Per assistere alla conferenza è necessaria la prenotazione al seguente link: https://www.centroibleostudiastronomici.it/pages/contact/

Cagliari

Stregati dalla Luna

La Luna, da sempre musa ispiratrice di poeti e narratori, suggerisce però anche bufale e complotti. Il Planetario di Cagliari, con il patrocinio del CICAP e della UAI, organizza una conferenza sulla Luna e sulle bufale che nascono intorno ad essa. L’astrofisico Manuel Floris ci parlerà della teoria del complotto secondo cui lo sbarco sulla Luna non sarebbe mai avvenuto. Alla conferenza seguirà il momento di osservazione della Luna attraverso il telescopio del Planetario. 

Ti aspettiamo il 14 settembre 2024, alle ore 20.00 presso il Planetario de L’Unione Sarda (Piazza L’Unione Sarda) a Cagliari. 

La partecipazione all’evento prevede un costo di 6,50€

Per ulteriori informazioni e prenotazioni chiamare al numero 0706013552

Cuneo

“Dalla Terra alla Luna – Le leggende metropolitane sull’esplorazione del nostro satellite”

La Luna è da sempre oggetto di superstizioni e credenze popolari, ma con lo sviluppo dell’era spaziale è finita al centro anche di una serie di leggende metropolitane e teorie del complotto, da quella più famosa che vede nello sbarco sulla Luna del 1969 una messinscena ordita dalla NASA, a quella meno nota che al contrario riferisce di varie missioni lunari segrete alla caccia di manufatti alieni. In questo incontro con Andrea Ferrero esamineremo alcune di queste leggende con l’obiettivo di fare chiarezza in merito e di capire che cosa ci riserva davvero in futuro l’esplorazione del nostro satellite. 

Ti aspettiamo il 14 settembre 2024 alle ore 20.30 presso il Liceo Scientifico Peano, Corso Giolitti 11, Cuneo.

A seguire osservazione della Luna al telescopio presso la specola del Liceo. Ingresso libero e gratuito.

Ravenna

Per secoli l’umanità ha sognato di raggiungere la Luna aiutandosi, in primis con la fantasia, e poi con cannocchiali e telescopi per poterla osservare più da vicino. Tuttavia, a qualche anno dalla sua conquista, si iniziano ad avere dubbi sulle imprese spaziali, risultato di una serie di incertezze che intrecciano cronaca, cinema e immaginario sci-fi. 

Se vuoi scoprire come sono avvenute le prime osservazioni del nostro satellite, come ha avuto origine la prima bufala scientifica, come e quali sono stati i presupposti dello sbarco dell’uomo sulla Luna ti aspettiamo sabato 14 settembre 2024, alle ore 21:00, presso il Planetario di Ravenna, Viale Santi Baldini 4/a. Dalle ore 22.00 osservazione del cielo al telescopio a cura della delegazione UAI Associazione Ravennate Astrofili Rheyta (ARAR).

Ingresso libero

Programma della serata

Introduzione e saluti istituzionali 

“Breve storia delle osservazioni lunari” a cura di Paolo Morini (ARAR-UAI)  

“Le origini del complotto più costoso della storia dell’uomo” a cura di Maria Giulia Andretta (CICAP)

Sessione con domande del pubblico 

Ore 22: – Osservazione guidata della Luna al telescopio. In caso di condizioni meteo avverse sarà proiettato e commentato il cortometraggio “”Le Voyage dans la Lune”” di Georges Méliès (1902)

Montelupo Fiorentino (FI)

“La Luna storta”

Alla Luna da sempre sono attribuiti effetti su moltissimi aspetti della nostra vita: nascite, umore, crescita degli ortaggi, vino, terremoti…ma cosa c’è di vero? Esistono meccanismi plausibili per cui la Luna potrebbe avere questi effetti? Qualcuno ha provato a controllare, ad esempio, se nascono più bambini, se il vino viene migliore, se ci sono più ricoveri in psichiatria con la Luna in determinate fasi? In realtà sì, anche se si tratta di un terreno talmente sconfinato che si può solo grattarne la superficie. Vedremo insieme all’astronomo Gianni Comoretto quello che si sa, gli effetti reali, e quello che magari ci piacerebbe continuare a credere.

Al termine della conferenza, negli spazi antistanti l’osservatorio, si terrà l’osservazione lunare in collaborazione con il Gruppo Astrofili Montelupo Fiorentino.

Ti aspettiamo il 14 settembre 2024, alle ore 21.00, presso l’Osservatorio astronomico “Beppe Forti” Via di San Vito, SNC, 50056 – Montelupo F.no (FI) Ingresso libero.

Castellano (FM)

“Tutta la verità sulla Luna” 

Prima Parte. I miti e le leggende legate alla Luna. Perché, nonostante la vicinanza che ne favorisce uno studio approfondito, circolano ancora false credenze sull’astro argentato che dall’inizio dei tempi ci accompagna? 

Seconda parte. Alla scienza serve la filosofia? E se sì, perché? La risposta è più scandalosa di quanto non si possa immaginare: alla scienza serve la filosofia poiché “la scienza” si occupa di ciò che possiamo conoscere, e questo tocca da vicino il vero ed il falso. La filosofia ha scoperto, o anche soltanto compreso, che la verità è in se stessa una china scivolosa, e che per ragionare occorre metterla fra parentesi e circoscriverla. La filosofia ha per così dire imparato nei secoli a sognare una Verità, maiuscola e assoluta, ma ad agire nel mondo dei fenomeni traducendola in verità locali; alla cui natura minuscola non segue alcun depotenziamento ma che anzi proprio da ciò trae la sua esistenza. 

Il dialogo che Molisella Lattanzi e Filippo Onoranti intrecceranno avrà l’ambizione di individuare i nodi determinati di quanto accennato e di farne oggetto della più libera e insieme rigorosa disamina. Contestualmente alla conferenza ci sarà l’opportunità di fare delle osservazioni della Luna a cura dell’Associazione Astrofili Alpha Gemini. 

Ti aspettiamo il 14 settembre 2024 alle ore 21:00 presso l’Osservatorio astronomico elpidiense, Via Pier Paolo Pasolini, 63811 Castellano (FM) 

Ingresso libero.

Monsummano Terme (PT)

“Realtà e fantasie sulla Luna”

Cosa sappiamo davvero sulla Luna e sui suoi effetti? Cercheremo di scoprirlo insieme a Massimo Macucci. Dopo una breve introduzione sulla Luna, sulla morfologia della sua superficie, sul suo moto orbitale e sulle maree, passeremo a discutere le teorie del complotto che intenderebbero negare la realtà delle missioni NASA sulla Luna ed esamineremo le ragioni per cui tali teorie sono prive di fondamento. Successivamente prenderemo in esame un’altra credenza abbastanza diffusa: i presunti effetti negativi della cosiddetta “”superluna””, vale a dire del plenilunio che si verifica quando la Luna è in prossimità del perigeo, per cui appare un po’ più grande, e vedremo quale sia la vera entità delle differenze rispetto a una qualunque altra condizione di plenilunio. Concluderemo poi parlando delle molto diffuse convinzioni sull’effetto che le fasi lunari avrebbero sulla semina e su un’altra serie di attività umane, esaminando quali sono le conclusioni degli studi scientifici al riguardo.

Al termine della conferenza ci sposteremo insieme a Parco Orzali (di fronte al parcheggio della Coop), a circa 10 minuti a piedi, per le osservazioni della Luna a cura dell’Associazione Astrofili Valdinievole A. Pieri

Ti aspettiamo il 14 settembre alle ore 21.00 presso la Biblioteca comunale Giuseppe Giusti, Piazza Martini 10, Monsummano Terme (PT)

Ingresso libero

San Giorgio del Sannio (BN)

“Stregati dalla Luna”

 La Luna è nata da un catastrofico evento fortuito, miliardi di anni fa, eppure ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione della vita, nella stabilità dell’asse di rotazione terrestre e oggi nell’esplorazione umana del cosmo. Con Giovanni Covone parleremo del nostro rapporto con la Luna, delle scoperte e avventure spaziali da Parmenide alla missione Artemide, dei misteri che ancora nasconde, e anche delle bufale che (paradossalmente) nella nostra era confusa si accompagnano sempre ai progressi della scienza.

Seguirà l’osservazione della Luna a cura del Gruppo Astrofili Beneventani

Ti aspettiamo il 14 settembre 2024 alle ore 21.00 presso il FatBoy Pub, via Fontananaisi 21, San Giorgio del Sannio (BN).

Ingresso libero.

20 settembre

Ventimiglia di Sicilia (PA)

“Luna e stelle tra miti e leggende”

Siamo stati davvero sulla Luna? Oppure è tutta una finzione architettata da registi visionari? Se l’allunaggio c’è stato davvero allora perché non ci siamo più tornati? Cercheremo le risposte a queste e ad altre domande insieme a Luca Boschini. Dopo la conferenza seguiranno osservazioni da diversi telescopi dislocati nel piazzale e da quello nella cupola dell’Osservatorio. I Divulgatori dell’associazione ORSA ci mostreranno la Luna e le costellazioni visibili raccontando i miti ad esse collegati. 

Ti aspettiamo il 20 settembre 2024 alle ore 21.00 presso l’Osservatorio Astronomico Giorgio Puglia, via dell’Orto 7, Ventimiglia di Sicilia (PA)

Per info e iscrizioni: orsapalermo1984@gmail.com

UNIONE ASTROFILI ITALIANI

L’Unione Astrofili Italiani (UAI) è l’Associazione nazionale che riunisce tutti coloro che amano il cielo, dal 1967 un punto di riferimento culturale, organizzativo e motivazionale per tutti gli astrofili. L’UAI conta tra le sue fila oltre 60 Delegazioni e relativi Osservatori astronomici e Planetari pubblici diffusi su tutto il territorio nazionale, in prima linea nella promozione e diffusione della cultura scientifica. Le attività portate avanti da oltre 50 anni dalla UAI ricadono in diversi ambiti: della didattica, della formazione, della divulgazione e della ricerca amatoriale in campo astronomico e della lotta all’inquinamento luminoso. L’attività culturale prodotta dalla UAI aiuta la comunità scientifica nazionale e internazionale ed è da questa valutata come un significativo contributo all’avanzamento delle conoscenze e alla diffusione dell’astronomia. 

Per seguire la UAI www.uai.it 

COMITATO ITALIANO PER IL CONTROLLO DELLE AFFERMAZIONI SULLE PSEUDOSCIENZE

Il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) è un’associazione di promozione sociale, scientifica ed educativa, che promuove un’indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell’insolito con l’obiettivo di diffondere il metodo scientifico e lo spirito critico. Il CICAP nasce nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di scienziati, intellettuali e appassionati, ed è oggi presieduto dal professor Lorenzo Montali. Il CICAP svolge un’attività costante di formazione e divulgazione, con appuntamenti, incontri, convegni e corsi di formazione.

Per seguire il CICAP www.cicap.org

Facebook @cicap.org | Instagram @cicap_it | X @cicap |Telegram @cicap

SDM: il “Buiometro” fai-da-te

di Luca Bonardi

ABSTRACT

Fin da giovane, il mio interesse per la meccanica, l’elettronica e l’ingegneria, è cresciuto di pari passo con la mia inesausta curiosità di capire il funzionamento delle cose, smontando e rimontando – per la gioia dei miei genitori – ogni sorta di oggetto che mi capitasse tra le mani: un approccio sperimentale, un’attitudine alimentata dall’ammirazione che nutrivo per mio nonno e per la sua “arte di arrangiarsi”. Oggi abbiamo la fortuna di avere l’accesso gratuito ad una quantità di informazioni e risorse praticamente illimitate, possiamo costruire e creare qualcosa partendo quasi da zero e tutto è diventato molto più facile, a patto di sapere dove e cosa cercare. In queste pagine vi racconterò l’ avventura che ha portato alla creazione di questo mio SDM (Sky Darkness Meter), o “Buiometro” per gli amici, esplorando le idee, le sfide affrontate, le soluzioni adottate sia per lo strumento sia per cercare di prendere sonno la notte senza pensarci troppo.

Perché costruire un “SDM”?

Risposta breve: per curiosità. Risposta non ufficiale: perché ritengo che l’unica alternativa simile disponibile sul mercato, seppure affidabile, sia ormai un po’ obsoleta, oltre che non particolarmente economica. Confesso che da quando ho iniziato a fare osservazione e poi astrofotografia ho desiderato avere un qualcosa che, più che dare un valore “assoluto” alle condizioni di buio del cielo, mi permettesse di fare confronti fra le diverse situazioni… fidarmi del buon vecchio “occhio” non mi bastava più. Ho trovato molti spunti in rete, nessuno dei quali mi ha mai convinto fino in fondo: progetti pronti, smart, molto articolati e ben fatti, nei quali però ho sempre trovato qualche pecca: errori di conversione fra le grandezze, superficialità nelle misure, scarsa ripetibilità, algoritmi poco convincenti. Da qui la decisione di tentare – per l’ennesima volta – la più impegnativa strada dell’autocostruzione.

Un po’ di teoria

L’acronimo comunemente utilizzato, “Sky Quality Meter“, potrebbe fuorviare: il valore SQM rappresenta la luminanza del cielo in mag/arcsec^2 (o MPSAS, Magnitude Per Square Arc Second), e varia da 16.00 per i cieli più chiari a 22.00 per quelli più bui. Questo numero non riflette direttamente la qualità del cielo e, oltre a non essere propriamente definibile una grandezza in senso stretto, è influenzato da vari fattori come la trasparenza o il seeing; semplicemente fornisce un’indicazione di “quanto è buio” l’angolo di cielo che misuriamo, da qui la scelta del nome Sky Darkness Meter. Non esistendo sensori in grado di rilevare direttamente l’oscurità del cielo, si deriva la misura semplicemente valutandone la luminosità attraverso un piccolo miracolo dell’optoelettronica.

Il sensore

Sensore Buiometro
Sensore Buiometro
Per il mio strumento mi sono affidato allo stesso sensore utilizzato nello strumento SQM di Unihedron, il TSL237: questo componente, combinando un fotodiodo con un convertitore di corrente, genera un segnale elettrico digitale sotto forma di onda quadra ad una data frequenza. Tale frequenza è direttamente proporzionale proprio all’irradianza (flusso luminoso radiante per unità di superficie) sul fotodiodo; misurando la frequenza del segnale, con una formula abbastanza semplice, si arriva al valore SQM che ci interessa. Perchè proprio il TSL237? Studiandone le caratteristiche e confrontandole con altri componenti simili ho capito che è perfetto per lo scopo: molto sensibile alle basse luminosità, stabile in un ampio range di temperature (da -40 a +85°C), ha un bassissimo “rumore” di misura (dark frequency), è un sensore digitale pronto all’uso e soprattutto è molto veloce. A tal proposito, giusto per fare un esempio, vi descrivo la stessa situazione con una delle alternative disponibili sul mercato, il TSL235:
grafici irradianza Buiometro
grafici irradianza Buiometro
Osservando i due grafici in figura, a parità di irradianza, per esempio a 0.001 μW/cm2  (valore che corrisponde a un SQM di 18.00), il sensore TSL237 genererebbe un segnale a 2.3 Hz, leggendo un valore in 0.5”, mentre il TSL235 si fermerebbe a 0.8Hz … in pratica impiegherebbe quasi il triplo del tempo per avere la stessa misura e, prevedendo di fare una media di più valori, si arriva a parecchi minuti per avere un risultato sotto cieli molto bui, impensabile. Nella versione digitale formato sfogliabile a questo link: https://www.coelum.com/coelum-digitale/coelum-astronomia-267-2024-digitale  è disponibile il box “LA MATEMATICA DEL BUIO” con le espressioni necessarie al calcolo matematico dei valori di buio (riservato utenti QUASAR).

I primi test e prototipi

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L’articolo è pubblicato in COELUM 267 VERSIONE CARTACEA

CHARGE BANK per Astrofotografi Itineranti

Charge Bank di Carmelo Algeri
Charge Bank di Carmelo Algeri

ABSTRACT

Ti è mai capitato che nel momento più bello si spegnesse tutto? Proprio quando stai per catturare l’immagine perfetta del cielo stellato, l’energia si esaurisce, lasciandoti al buio e senza possibilità di continuare. È esattamente per evitare queste situazioni frustranti che l’autore ha deciso di costruire un alimentatore da campo personalizzato, progettato per garantire autonomia energetica durante le sessioni di astrofotografia. Utilizzando una potente batteria LIFEPO4 da 100Ah, ha creato una power box leggera, efficiente e capace di alimentare tutta l’attrezzatura per oltre 20 ore. Con questo progetto, non solo si risolvono i miei problemi di alimentazione, ma si può sperimentare la soddisfazione di costruire qualcosa su misura per le proprie esigenze, evitando costose soluzioni preconfezionate. Se anche tu hai bisogno di un sistema di alimentazione affidabile e vuoi cimentarti in un progetto fai-da-te, questa guida ti mostrerà come fare.

ALIMENTATORE DA CAMPO AUTOCOSTRUITO

Nel mio percorso di astrofotografo itinerante ho sempre avuto la necessità di possedere una fonte di energia che mi garantisse un’autonomia per almeno due sessioni fotografiche. Da qui è nata l’idea di autocostruire una power box fatta su misura per le mie esigenze, e quindi affidandomi alla mia scarsa conoscenza dell’elettronica ma consapevole di essere un grande smanettone, ho messo in pratica un progetto che avevo in testa da diverso tempo e che ho ultimato con l’acquisto di una batteria LIFEPO4, la quale a differenza delle classiche batterie al piombo, può garantire delle prestazioni maggiori e cicli di carica/scarica almeno 10 volte superiori.

Charge Bank per Astrofotografia
Charge Bank per Astrofotografia

Per la realizzazione mi sono avvalso di una classica cassetta degli attrezzi reperibile in qualsiasi ferramenta o centro di bricolage, ho preferito prenderne una molto capiente in modo da poterci inserire eventuali accessori o cavetterie varie e inoltre che avesse degli scomparti in cui inserire i vari connettori e display.

Il suo funzionamento è molto semplice, la tensione 12V CC parte ovviamente dalla batteria principale una lifepo4 da 100AH e arriva ad un display digitale che mi consente di monitorare la corrente che assorbe tutto il carico. Da qui in serie fino ad un piccolo convertitore booster che la trasforma e la mantiene costante; può essere impostato agendo tramite una piccola vite da un minimo di 3V ad un massimo di 35V, (Figura 1) io lo mantengo intorno ai 13,3V questo consente alla montatura, una EQ6 di funzionare senza alcun problema anche durante i goto.

Display della Charge Bank
Display digitale per il controllo dell’assorbimento corrente, convertitore booster, presa accendi sigari e prese USB per ricarica rapida

Successivamente l’uscita del booster viene inviata a due morsettiere (una per il polo positivo ed una per il negativo) dalle quali parte l’alimentazione per ogni singolo connettore (Figura 2):

Morsettiere di distribuzione della Charge Bank
Morsettiere di distribuzione

  • 1 presa accendisigari per il collegamento del notebook (Figura 1)
  • 6 prese DC da pannello per il collegamento di fasce anticondensa, montatura, camera di ripresa, focheggiatore (Figura 3)
  • 1 HUB USB 3.0 per il collegamento di camera guida, camera di ripresa, focheggiatore (Figura 3)
  • 2 prese USB per la ricarica rapida di un telefono o tablet (Figura 1)

Prese per Charge Bank
Prese DC da pannello e USB 3.0 per Charge Bank

Sulla parte laterale della cassetta ho ricavato due connettori: uno serve per la ricarica della batteria, ad esso infatti è collegato un carica batterie da 20A che mi consente una ricarica completa in circa 5 ore (Figura 4), accanto un altro connettore collegato direttamente ai poli positivo/negativo consente l’aggiunta di un ulteriore eventuale batteria in parallelo (Figura 5).

Ho misurato che in media tutto il setup con ogni componente collegato e simulando una sessione di ripresa in funzione assorbe circa 5Ah per cui con una batteria da 100A dovrei poter alimentare tutto per circa 20 ore.

Connettore per ulteriore batteria in parallelo

Carica Batterie da 20A

Prezzi

Devo dire che ho costruito questo alimentatore da campo in diversi step e in svariati mesi quindi dal punto di vista economico la spesa non ha inciso molto avendo aggiunto un pezzetto per volta. L’unico componente che incide per circa la metà del costo totale è sicuramente la batteria. Facendo due conti il costo di tutta la componentistica si aggira intorno ai 400 euro, ma nulla vieta ovviamente di poter utilizzare batterie dalle prestazioni inferiori con costi praticamente dimezzati.

Vantaggi

  • Il peso di tutta la powerbox risulta essere circa 1/3 rispetto a quelle tradizionali con batterie al piombo
  • Cicli di carica/scarica una batteria lifepo4 può eseguire fino a 2000 cicli contro i 300 di quelle classiche
  • Infatti può essere scaricata fino al 95% della sua capacità nominale, contro il 50% di una batteria al piombo

Svantaggi

  • L’unico svantaggio che al momento mi viene in mente è sicuramente il costo della batteria visto che ancora il prezzo di una LIFEPO4 non si può considerare proprio economico.

Conclusioni

Sicuramente per la costruzione di questa stazione di alimentazione occorre un minimo di manualità con strumenti tipo saldatore a stagno, multimetro, o minidremel, non credo bisogna essere dei grandi esperti di elettronica, io non lo sono affatto, e ho fatto tutto seguendo qualche tutorial qua e là. Ovviamente in giro per la rete si possono trovare delle soluzioni già pronte al costo di meno di 1000 euro ma vuoi mettere la soddisfazione di costruirsi qualcosa secondo le proprie esigenze?

Spero quindi di aver fatto cosa gradita a chi intende cimentarsi nella costruzione e ringrazio la rivista Coelum per avermi dato la possibilità di condividere il mio progetto.

L’articolo è pubblicato in Coelum 267

ARP 122 Quando Uno + Uno (alla fine) fa UNO

Arp 122 immagine Hubble
L'immagine mostra le due galassie NGC 6040 e LEDA 59642 in collisione nel formare Arp 122. Crediti: ESA/Hubble & NASA, J. Dalcanton, Dark Energy Survey/DOE/FNAL/DECam/CTIO/NOIRLab/NSF/AURA Acknowledgement: L. Shatz

ABSTRACT

Arp 122, distante circa  570 milioni di anni luce dalla Terra e nella Costellazione di Ercole, descrive la collisione di due galassie. Le galassie coinvolte sono NGC 6040, una spirale distorta visibile di taglio, e LEDA 59642, una spirale tondeggiante. Durante la collisione, il disco di NGC 6040 si è inclinato e i suoi bracci si sono deformati, estendendosi verso LEDA 59642. Questo evento cosmico provoca variazioni nelle orbite delle stelle, gas e polveri all’interno delle galassie, spesso portando alla formazione di una nuova galassia ellittica. Nonostante le significative perturbazioni, le stelle raramente collidono tra loro a causa delle immense distanze. Tuttavia, il materiale interstellare può comprimersi, accelerando la formazione stellare, come osservato in NGC 6040. Oltre alla fusione, le galassie stanno precipitando verso il centro dell’Ammasso di Ercole, subendo un processo noto come “ram-pressure stripping“, che priva le galassie del gas necessario per la formazione di nuove stelle. Si prevede che i buchi neri supermassicci al centro delle due galassie si avvicineranno fino a fondersi, generando intense onde gravitazionali. Le interazioni e le collisioni tra galassie, più comuni nell’Universo primordiale, sono state fondamentali nell’evoluzione delle galassie moderne.

Durante i mesi estivi, grazie alla sua elevata posizione nel cielo, questa zona è favorevole per l’osservazione in Italia, anche se la breve durata delle notti estive limita il tempo per accumulare sufficiente segnale luminoso.

Collisione Galattica : due Galassie in Una

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OVERALL PHOTONS cresce la voglia di condivisione

M101 nella versione di Andrea Iorio del progetto Overall Photons
M101 nella versione di Andrea Iorio del progetto Overall Photons

Il 17 agosto scorso tre giovani astrofotografi hanno lanciato nuovo progetto “OVERALL PHOTONS” partorito dalla desiderio di condividere i dati amatoriali per lavorare in comune su specifici target.

Passano gli anni e nuove generazioni si affacciano alla grande passione per l’Astronomia e l’Astrofotografia, inondando il settore con nuova vitalità ma anche ispirando nuovi approcci. Il più significativo da un punto di vista (POV come direbbero loro!) puramente sociale è la smisurata propensione alla condivisione. Un modus operandi quello della condivisione che già si è fatto notare nei progetti di Science Citizen oppure nel più nostrano e più volte citato ShaRA. Tutti volti a migliorare la qualità dei risultanti partendo dall’esigenza comune di dove raccogliere molti e molti dati spendendo ore e ore di tempo tutti. E allora perché non unire le forze? Non solo economiche oppure amatoriali-professionali ma anche capacitive, riporre i tanti giga di dati raccolti sullo stesso soggetto in un unico database e metterli poi a disposizione di tutti per l’elaborazione. Certo più facile a dirsi che a farsi ma intanto la prima pietra è stata posata. I protagonisti dell’impresa sono Andrea Iorio, Fernando Linsalata ed Elisa Cuccu intendi a condividere alcuni dati per una lavoro a sei mani e da li l’idea: aprire il lavoro ad altri contributi e menti sia nazionali che internazionali. Le adesioni non sono tardate e inventare un nuovo nome si è resa subito necessario. Overall Photons, nome che rimanda ai fotoni catturati dai sensori delle camere astronomiche che poi vengono unificati durante l’integrazione dei dati derivanti da diversi astrofotografi. Gli obiettivi di questo nuovo progetto sono molteplici: 1) unione delle forze, per raggiungere centinaia, ma anche migliaia, di ore di integrazione di segnale su specifici target deepsky in modo da ottenere risultati altrimenti complicati da raggiungere 2) condivisione, per permettere a chiunque di avere a disposizione dati cumulativi di buona qualità anche non disponendo di attrezzatura di alto livello o vivendo in località con inquinamento luminoso 3) fare community astrofotografica, per permettere a chiunque di partecipare e contribuire a progetti condivisi e per apportare cambiamento e novità nel modo di fare e concepire l’astrofotografia Il metodo è ovviamente in una fase testing ed è indispensabile mettersi all’opera su campioni reali per individuare tutte le criticità di una simile idea. Primo soggetto scelto su cui cimentarsi: M101, un target molto fotografato e quindi che offre una discreta quantità di dati su cui metter mano. Il primo test ha consentito non solo di sondare l’interesse nel condividere dati da parte di altri astrofotografi ma anche valutare alcuni processi elaborativi per integrare dati che, non dimentichiamo, hanno origini estremamente differenti. Contattati privatamente sono stati in tutto 11,  inclusi i tre ideatori, gli astrofotografi che hanno messo a disposizione i propri dati grezzi  riuscendo a raggiungere così ben 260 ore di integrazione in HaLRGB sulla galassia M101. Lavorare concretamente su M101 ha subito messo in evidenza le potenzialità indiscusse del lavoro di squadra, ma, allo stesso tempo, ha fatto emergere alcune difficoltà tecniche chiave su cui Andrea, Elisa e Fernando sono impegnati per ottimizzare al meglio l’integrazione dei dati e la selezione del materiale grezzo condiviso. Si sta già pensando al prossimo target che vedrà come protagonista la nebulosa Helix. Le modalità e le tempistiche per la partecipazione verranno condivise sui profili social dei tre ragazzi nelle prossime settimane, oltre che nei principali gruppi social di astrofotografia sia nazionali che internazionali. Si respira molto ottimismo anche se la strada di Overall Photons è solo all’inizio ed è ancora molto lunga. Lunga vita alla condivisione! Per qualsiasi informazione su Overall Photons potete contattare e seguire i profili Instagram di: Andrea Iorio: https://www.instagram.com/a_glimpse_of_universe/ Elisa Cuccu: https://www.instagram.com/lislisette_/ Fernando Linsalata: https://www.instagram.com/ostespaceobservatory/ Ecco invece i contatti dei primi 11 pionieri: Elisa Cuccu (Elisa Cuccu) , Fernando Linsalata (Fernando Linsalata), Andre Vilhena (the.cosmic.arena), Gianluca Beccani (Gianluca Beccani), Francesco Radici (Francesco Radici), Reza Hakimi (IG: @rezzolution_), Kyle Fish (IG: @ak.astrophoto), Federico Boninsegna (Federico Boninsegna), Benjamin Rideout (Benjamin Rideout), Andrea Arbizzi (Andrea Arbizzi).

SAIt la Società Astronomica Italiana oggi

La squadra italiana in Cina
La squadra italiana in Cina
a cura di Roberto Buonanno

ABSTRACT

Hai mai immaginato di esplorare l’universo attraverso gli occhi degli antichi astronomi? La Società Astronomica Italiana (SAIt) non solo mantiene viva questa tradizione, ma la reinventa per le nuove generazioni, portando la scienza del cielo nelle mani dei ragazzi con iniziative straordinarie come i Campionati Italiani di Astronomia e il concorso “Giovani astronome/i al TNG”. Dietro le quinte di questi eventi si nasconde un mondo fatto di passione, dedizione e scoperte mozzafiato, dove studenti di tutta Italia si sfidano per conquistare il cielo e i suoi segreti. Ma c’è di più: un progetto rivoluzionario vuole coinvolgere gli studenti nella creazione di un autentico “diagramma dell’orizzonte”, replicando un antico strumento che ha affascinato generazioni di scienziati. Scopri come la SAIt sta cambiando il modo in cui le nuove generazioni vedono e comprendono il cosmo, mescolando storia, scienza e tecnologia in un’avventura che promette di ispirare il futuro dell’astronomia italiana. Non perdere l’occasione di entrare in questo universo affascinante e scoprire come anche tu puoi fare la differenza!

Introduzione

Si è appena conclusa la LXV Assemblea dei Soci SAIt che ha confermato la necessità di un aggiornamento dello Statuto della Società. Tutti gli interventi hanno ribadito che la SAIt svolge un ruolo importante per lo sviluppo delle Scienze astronomiche in Italia e che la sua missione di diffusione della cultura scientifica non può che crescere nella prospettiva futura. Solo un’associazione di volontari della diffusione della cultura scientifica, infatti, è in grado di fondere le esperienze e le sensibilità di comunità formalizzate, quali quelle della ricerca, della scuola e dell’Università, ognuna agendo secondo le proprie specifiche finalità istituzionali. Per questo motivo sono grato alla Redazione di Coelum per l’opportunità che mi viene offerta di illustrare alcune delle azioni svolte dalla SAIt nel 2023 e, fra queste, desidero soffermarmi sulle attività svolte a vantaggio delle ragazze e dei ragazzi con lo scopo di trasmettere soprattutto a loro il fascino delle scienze del cielo. Ciò per due motivi. Il primo è che vorrei mostrare quante persone, fra colleghi e amici, siano oggi impegnate nell’attività di volontariato culturale proposta dalla SAIt, il secondo motivo è per far conoscere quanti ragazzi bravissimi e quanti insegnanti di valore ci sono nelle nostre scuole.

I Campionati Italiani di Astronomia

I Campionati Italiani di Astronomia (che nelle gare internazionali conservano il nome originale di Olimpiadi), giunti alla XXII edizione, sono una gara di cultura astronomica aperta agli studenti delle scuole superiori e promossa dalla Società Astronomica Italiana in collaborazione con l’INAF e il Ministero dell’Istruzione e del Merito nel quadro delle iniziative per la Valorizzazione delle eccellenze scolastiche del MIM. La competizione ha l’obiettivo di mettere gli studenti in contatto con l’ambiente della ricerca e così promuovere il loro interesse nell’astronomia la quale, non solo è una tra le più antiche scienze della storia umana, ma possiede anche un’evidente valenza multidisciplinare in quanto spazia dalla storia alla filosofia, dalla matematica alla chimica, dalla fisica alla letteratura, all’arte. La procedura dei Campionati è articolata. Si parte da una fase di preselezione alla quale quest’anno hanno partecipato oltre 12000 studenti provenienti da 395 scuole (comprese due scuole italiane all’estero), a cui segue una seconda fase nella quale le giurie interregionali selezionano, fra gli oltre 1000 elaborati che hanno superato la prima fase, i migliori 90 ai quali è riservata la  partecipazione alle finali nazionali. La cerimonia di apertura delle gare finali si è tenuta quest’anno a Reggio Calabria il 16 Aprile alla presenza di autorità locali, rappresentati del MIM e degli Enti sostenitori.  Il giorno seguente si sono svolte le gare vere e proprie presso il Liceo Scientifico Statale “Leonardo da Vinci”. I finalisti si sono cimentati con problemi di Astrofisica teorica, durante la mattina, e su prove pratiche e analisi di dati di Astronomia osservativa, nel pomeriggio. L’ARTICOLO COMPLETO è riservato agli abbonati alla versione digitale. Per sottoscrivere l’abbonamento Clicca qui. Se sei già abbonato accedi al tuo account dall’Area Riservata
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ShaRA#8.2 – Galassie Interagenti NGC3169 e NGC3166

Benvenuti a un nuovo entusiasmante capitolo del progetto ShaRA!

Dopo avervi stuzzicato con l’affascinante Nebulosa Testa di Delfino, siamo finalmente pronti a condividere i risultati del nostro ultimo sforzo collettivo: ShaRA#8.2 – Danza Cosmica! Questa volta, il nostro team di astrofotografia ha puntato i suoi obiettivi su un gruppo di galassie interagenti che ha catturato l’immaginazione di tutti noi: NGC3169 e NGC3166, nella costellazione del Sestante.

Questo progetto ha richiesto impegno, precisione e una buona dose di pazienza, con riprese condotte nel cielo cileno e qualche imprevisto tecnico che ha reso il viaggio ancora più avvincente. Ma come sempre, le sfide sono state superate grazie alla passione e alla collaborazione del nostro team!

Le immagini finali, frutto di un lavoro collettivo e democratico, sono spettacolari e mettono in evidenza la straordinaria bellezza e complessità di questi oggetti cosmici. Siamo entusiasti di presentarvi il risultato di questa avventura cosmica e speriamo che vi lasci senza fiato tanto quanto ha fatto con noi!

**Restate con noi per scoprire di più e, perché no, unirvi alla nostra prossima sfida!** 🚀✨

di ShaRA Team

Introduzione

Lo abbiamo anticipato col precedente articolo, parlando della bellissima nebulosa testa di Delfino (l’antipasto dell’ottavo progetto del TEAM ShaRA), ora possiamo finalmente condividere il risultato dell’ultimo sforzo del nostro gruppo. Cosa abbiamo fotografato questa volta? Per chi non ci seguisse dalla prima uscita su COELUM, ricordo brevemente che la scelta dei target ripresi nei nostri progetti di astrofotografia remota condivisa viene effettuata con votazione democratica da parte di ogni singolo membro, partendo da una lista di oggetti proposti liberamente dai membri stessi. Quando partimmo con ShaRA#8, la maggioranza dei membri si polarizzò sul meraviglioso gruppo di galassie interagenti NGC3169 e NGC3166.

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Contributi dei partecipanti


Voglio una Stella che sia tutta mia!

ABSTRACT

Immagina di possedere il Sole o di regalare una stella con il tuo nome. Fantasia? Non per Angeles Duran, la donna spagnola che ha osato rivendicare la proprietà del nostro astro più importante! Ma cosa succede quando il diritto romano incontra le moderne ambizioni spaziali? In un mondo in cui le superpotenze lottano per il controllo dello spazio, una falla nei trattati internazionali potrebbe cambiare tutto. Scopri le incredibili implicazioni legali e le sfide che ci attendono mentre ci avventuriamo sempre più lontano nel cosmo. E se pensavi di poter comprare una stella per il tuo amato, preparati a rivedere i tuoi piani: la realtà è ben diversa da quello che ci vendono! Intrighi spaziali e sogni infranti ti aspettano in questa affascinante esplorazione delle nuove frontiere della proprietà cosmica.

Il Sole è di mia proprietà!

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Speciale Aurora 10 Maggio: prepariamoci a nuovi spettacoli (pt.3)

Lo scorso 10 maggio il cielo notturno sopra l’Italia è stato inondato da un fenomeno
spettacolare anche per la sua rarità: l’aurora boreale. Nelle pagine a seguire spiegheremo
il fenomeno dalle sue origini scientifiche sino alle modalità in cui si è manifestato e
come è stato possibile acquisirne dati e immagini anche con un approccio amatoriale.
Ci accompagnano nella ricca esposizione: Francesco Berrilli e Valentina Penza dell’Università
di Roma Tor Vergata, Alessandro Marchini dell’Università di Siena e Alessandro
Ravagnin.

PARTE 03

Cronaca di una giornata memorabile

 a cura di Alessandro Ravagnin

La mattina del 10 Maggio,dopo aver accompagnato i bambini a scuola come normalmente faccio al venerdì prima di andare al lavoro, ho deciso di tornare a casa per una fugace occhiata al Sole. Nei giorni precedenti, il gruppo di macchie identificato con la sigla AR3664 aveva fatto sfoggio di sé e si era sviluppato in modo importante, sia nel numero di fotosferiche che nella loro configurazione magnetica. Non volevo perdere l’occasione per dare una sbirciatina a quella che per quel momento era la più grande, complessa e attiva regione del 25esimo ciclo solare. Il cielo era limpido e la nostra stella, poco dopo le 8:15 (6:15 UTC), era ancora bassa sull’orizzonte est, a circa 25° di altezza. Dopo aver aperto l’osservatorio nel giardino di casa ho montato il filtro Daystar Quark Prominence sul rifrattore Tecnosky 115/800mm, come sempre faccio quando voglio osservare la dinamica cromosfera solare nella riga H-alpha dell’idrogeno ionizzato, nonché il filtro Baader Astrosolar in testa al C11HD, per una ripresa della fotosfera in luce bianca.

Il programma di quei 15 minuti di osservazione prevedeva quindi un paio di filmati e niente più. Spesso capita dalle mie parti (ma non solo dalle mie) che nelle mattinate primaverili/estive, l’atmosfera sia abbastanza stabile nelle prime ore dell’alba, permettendo di avere un seeing discreto per riprese in alta risoluzione. Alle 6.30 UTC era tutto pronto, la strumentazione era montata, il Sole era nel campo delle due camere di ripresa, la messa a fuoco era stata effettuata. Si preannunciava una normale sessione di ripresa, ma…

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Speciale Aurora 10 Maggio: prepariamoci a nuovi spettacoli (pt.2)

L’aurora sul Lago di Misurina (BL) (Cristian Bigontina, Notti delle Dolomiti)
L’aurora sul Lago di Misurina (BL) (Cristian Bigontina, Notti delle Dolomiti)

Lo scorso 10 maggio il cielo notturno sopra l’Italia è stato inondato da un fenomeno
spettacolare anche per la sua rarità: l’aurora boreale. Nelle pagine a seguire spiegheremo
il fenomeno dalle sue origini scientifiche sino alle modalità in cui si è manifestato e
come è stato possibile acquisirne dati e immagini anche con un approccio amatoriale.
Ci accompagnano nella ricca esposizione: Francesco Berrilli e Valentina Penza dell’Università
di Roma Tor Vergata, Alessandro Marchini dell’Università di Siena e Alessandro
Ravagnin.

PARTE 02

Il diario di un’aurora italiana

 a cura di Alessandro Marchini direttore dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Siena

La notte tra il 10 e l’11 maggio un’incredibile aurora boreale si è accesa nei cieli italiani. Si è trattato di un evento assolutamente straordinario e inconsueto per le nostre latitudini.

E pensare che due anni fa, nel febbraio 2022, ero andato a caccia dell’aurora fino a Tromsø, in Norvegia, per tornare dal viaggio abbastanza deluso: il tempo era stato inclemente ed insieme al gruppo di amici che erano con me siamo riusciti a vedere le luci del nord solo per qualche istante in quattro notti di nuvole, neve e pioggia.

La debole aurora del 27 febbraio 2022
in Norvegia (Stefano Parrini)
La debole aurora del 27 febbraio 2022
in Norvegia (Stefano Parrini)

Vivo a Siena, poco fuori dal centro storico, a casa ho due finestre a nord e la sera del 10 maggio mi sono affacciato più volte a guardare il cielo in quella direzione, finché non è stato chiaro che quelle strisciate rosa che stavo vedendo, sul profilo della città e distanti dal punto del tramonto, non potevano che essere le luci di un’aurora.

Le prime avvisaglie dell’aurora sopra Siena alle 22:30 del 10 maggio
(Crediti autore)
Le prime avvisaglie dell’aurora sopra Siena alle 22:30 del 10 maggio
(Crediti autore)

Come è stato possibile che l’aurora, timida e dispettosa in Norvegia, mi avesse inseguito fino a casa, per mostrarsi in tutta la sua magnificenza? Ma soprattutto, era prevedibile un’aurora su Siena tanto da farmi affacciare continuamente alla finestra per sperare di vedere le “luci del nord” da 43 gradi di latitudine?

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#NotHaarp!

E’ stata un’esperienza fantastica, rovinata soloda valanghe di commenti sui nostri social di alcuni complottisti che ormai non riescono a godersi un fenomeno naturale, noto fin dall’antichità, ma cercano di trovare cause artificiali, come l’esperimento HAARP (High Frequency Active AuroralResearch Program) che nasce nel 1993 in Alaska come installazione militare per lo studio della ionosfera. Dismessa nel 2013 e rivenduta per uso civile nel 2015, adesso è gestita dall’Università di Fairbanks ed è una struttura visitabile da chiunque, comprese le scuole che spesso ci vanno in gita di istruzione.Parliamo di una installazione che può simulare gli effetti di disturbo che una tempesta solare può provocare sulle telecomunicazioni, o aiutare a costruire modelli accurati di ciò che accade nella ionosfera, rendendo la struttura un ottimo laboratorio di ricerca utilizzato da enti e università di tutto il mondo.Il raggio massimo raggiunto da esperimenti simili raggiunge al massimo 500 Km, peraltro senza alcuna conseguenza.

L’esperimento HAARP tirato in ballo dagli amanti del complotto utilizza potenze ridicole (pochi megawatt) rispetto a quelle di una tempesta solare (centinaia di gigawatt) e non può produrre aurore artificiali visibili in mezzo mondo come quella, naturale, del 10 maggio scorso, vista persino nell’emisfero sud, in Nuova Zelanda. L’Università di Fairbanks, travolta dal clamore mediatico dei complottisti, lo ha chiaramente spiegato con un comunicato.

Le aurore sono fenomeni sì straordinari alle nostre latitudini, ma sono accaduti altre volte in passato, quando HAARP non esisteva ancora, come abbiamo già mostrato in precedenza.

Ricordando una notte diversa da tutte le altre, quando le luci dell’aurora boreale si sono accese sul cielo di Siena.

La mattina dell’11 maggio, prima di andare a dormire qualche ora, ho realizzato un video velocizzato con la sequenza delle immagini raccolte nei venti minuti di massima intensità, potete vederlo qui: youtu.be/S8RbJuenGKE.

E’ stata un notte unica ed emozionante, di quelle che un poeta come Ungaretti avrebbe definito “una notte diversa da ogni altra notte del mondo”.

Come documentare un’aurora è descritto nella terza parte

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Speciale Aurora 10 Maggio: prepariamoci a nuovi spettacoli (pt.1)

Lo scorso 10 maggio il cielo notturno sopra l’Italia è stato inondato da un fenomeno
spettacolare anche per la sua rarità: l’aurora boreale. Nelle pagine a seguire spiegheremo
il fenomeno dalle sue origini scientifiche sino alle modalità in cui si è manifestato e
come è stato possibile acquisirne dati e immagini anche con un approccio amatoriale.
Ci accompagnano nella ricca esposizione: Francesco Berrilli e Valentina Penza dell’Università
di Roma Tor Vergata, Alessandro Marchini dell’Università di Siena e Alessandro
Ravagnin.

PARTE 01

I COLORI DELLA TEMPESTA: COME, PERCHE’ E QUANDO

 a cura di Francesco Berrilli e Valentina Penza Università di Roma “Tor Vergata”

I fisici solari hanno delle specifiche date (e dei nomi) a cui sono particolarmente affezionati. Una ad esempio è il 1º settembre 1859, giorno in cui si manifestò sulla nostra stella un evento abbastanza comune nel suo genere, ma in quella occasione particolarmente violento nella sua intensità, al punto da meritare un appellativo tutto suo: evento di Carrington. In realtà il 1º settembre 1859 furono due gli astronomi inglesi, Richard Christopher Carrington e Richard Hodgson che osservarono sulla superficie del Sole un brillamento di luce “bianca” estremamente intenso in una zona del disco solare che stava attirando già da qualche giorno l’attenzione per la presenza un esteso gruppo di macchie solari. L’evento in sé sarebbe rimasto una notazione destinata ad incuriosire giusto qualche altro studioso, se non fosse stato per la grande quantità di particelle elettricamente cariche espulse ad alta velocità e in direzione della Terra il giorno successivo: una delle tempeste magnetiche più intense di cui si ha testimonianza nella storia dell’umanità. Il fenomeno diede luogo ad aurore a latitudini estremamente basse (come Roma e Catania) e danneggiò parte della rete telegrafica del mondo. Per avere una stima dell’intensità del fascio si può dire che il nostro Sole lanciò verso la Terra particelle cariche con un’energia pari a dieci miliardi di bombe atomiche.

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La cronaca della serata è nella seconda puntata

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LE SUPERNOVAE EXTRAGALATTICHE PIU’ LUMINOSE ED IMPORTANTI DELLA STORIA (pt.1): SN1885A IN M31

M31_cefeide_Hubble
Lastra fotografica della galassia di Andromeda M31 ripresa da Edwin Hubble nella notte fra il 5 e il 6 ottobre 1923 con il telescopio di 2,54 metri dell’Osservatorio di Monte Wilson. Sono segnate tre “N” che rappresentano tre Novae. Quando Hubble andò a comparare questa immagine con alcune immagini di Novae ottenute in anni precedenti, notò che una di queste tre Novae, aumentava e diminuiva la sua luminosità ad intervalli regolari di circa 31 giorni. Aveva scoperto la prima Cefeide della galassia di Andromeda. Cancellò perciò la “N” e la sostituì con la dicitura “VAR” variabile. Da quella notte iniziò l’era Extragalattica, che cambiò radicalmente le nostre conoscenze sull’Universo e M31 divenne una Galassia e non più una Nebulosa della Via lattea.

DOPO LA RASSEGNA DELLE SUPERNOVA ITALIANE NELLE GALASSIE MESSIER, CON LA QUALE
ABBIAMO RIPERCORSO LA STORIA DELLE DIECI PIÙ IMPORTANTI SCOPERTE E CHE CI HA
PERMESSO DI AMMIRARE ANCHE IMMAGINI INEDITE E ACCEDERE AD INFORMAZIONI CHE
NON AVREMMO MAI PENSATO DI POTER OTTENERE, RITENIAMO CONCLUSO QUESTO PERCORSO
E CI SEMBRA OPPORTUNO APRIRE UNA NUOVA SEQUENZA CON “LE SUPERNOVAE
EXTRAGALATTICHE PIÙ LUMINOSE ED IMPORTANTI DELLA STORIA”.

ABSTRACT

Hai mai sentito parlare di una stella che ha cambiato per sempre la nostra comprensione dell’Universo? Nel 1885, un misterioso lampo di luce esplose nella galassia di Andromeda, visibile ad occhio nudo e destinato a lasciare un segno indelebile nella storia dell’astronomia. La scoperta della supernova SN1885A, inizialmente fraintesa e quasi dimenticata, ha rivoluzionato il modo in cui vediamo le galassie e l’intero cosmo. Ma cosa succederebbe se oggi esplodesse una supernova simile? E perché, dopo quasi 140 anni, gli astronomi stanno ancora cercando tracce di questo evento epocale? Scopri i segreti e le incredibili coincidenze che hanno portato a riscrivere i libri di scienza, e lasciati affascinare dalla storia di una scoperta che ha cambiato tutto.

SN1885A IN M31

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L’effetto guarda altrove

ABSTRACT

Cosa accomuna un incontro casuale con Van Morrison in una libreria di New York e la misteriosa connessione tra la Piramide di Cheope e la velocità della luce? Potrebbe sembrare il preludio a un romanzo di fantascienza, ma dietro a queste coincidenze apparentemente straordinarie si cela un principio scientifico che sfida la nostra percezione della realtà: l’effetto “guarda altrove”. Scopri come il “look-elsewhere effect” demistifica le coincidenze più incredibili e perché, prima di lasciarsi incantare da numeri e incontri sorprendenti, dovremmo guardare oltre le apparenze. Preparati a vedere il mondo con occhi nuovi e a mettere in discussione tutto ciò che credevi fosse impossibile!

Incredibili coincidenze non così incredibili

Incredibile coincidenza numero 1: anni fa, durante una vacanza a New York, in una libreria ho incontrato Van Morrison, uno dei grandi della musica moderna, e anche uno dei miei idoli. E non avendo il coraggio di dirgli nulla del tipo “Van!Sei proprio tu!? Facciamo un selfie, dai!”, mi sono limitato a pensare che incontrare Van Morrison in una libreria a Manhattan era una coincidenza veramente incredibile.

Incredibile coincidenza numero 2: la Piramide di Cheope è collocata alla latitudine Nord di29.979167 gradi, e questo numero corrisponde, nelle prime 5 cifre, alla velocità della luce, 299 792 458 m/s. Secondo alcuni questa non può essere una semplice coincidenza, ma rappresenterebbe invece la manifestazione delle incredibili conoscenze degli egizi.

Prendiamo quindi a pretesto il mio inaspettato incontro ravvicinato con Van Morrison e la curiosità sulla Grande Piramide (vera, in termini di coincidenza numerica, sebbene la corrispondenza non è completa, ma solo sulle prime cifre), per imparare qualcosa che è alla base della metodologia scientifica sperimentale: il “look-elsewhere effect” (effetto “guarda altrove”), come lo chiamano i fisici delle particelle, in statistica altrimenti detto “multiple comparison” (confronto multiplo).

Tralasciando il fatto non proprio marginale che gli egizi non conoscevano né i metri né i secondi, e nemmeno i gradi, così di primo acchito si potrebbe dire che è veramente una coincidenza curiosa e molto improbabile che la latitudine della Piramide di Cheope sia uguale, anche se solo nelle prime cinque cifre, alla velocità della luce. Così come appare un evento altamente improbabile quello di incontrare Van Morrison durante una vacanza di qualche giorno a New York curiosando in una libreria. E invece dove sta l’errore? Sta nel trascurare il look-elsewhere effect.

Infatti una curiosa coincidenza poteva verificarsi in una miriade di modi diversi. Poteva verificarsi fra il perimetro della piramide espresso in avambracci del Faraone e la costante di Planck, il volume della piramide espresso in giare di frumento e lo spostamento verso il rosso della galassia NGC271-2interno4, la distanza fra la cima della piramide e la punta del naso della sfinge (prima che si rompesse) espressa in opportuni multipli della lunghezza d’onda della transizione iperfine dell’Idrogeno atomico, e così via.

Analogamente, io non ero partito dall’Italia dicendomi: “spero di incontrare Van Morrison a New York”.  Avrei potuto incontrare Bruce Springsteen, o qualche altro personaggio famoso, o magari Rinaldi, quello che per merenda a scuola si portava panini grandi come portaerei, e che da allora non ho più rivisto. Sarebbero state tutte coincidenze impreviste e sorprendenti.

Quindi, alla luce degli infiniti modi in cui è possibile trovare una coincidenza che ci colpisca, la coincidenza che riguarda la Piramide, apparentemente improbabile per come ci viene proposta, in realtà non è poi così incredibile. Anzi, se tenessimo conto del “look-elsewhere effect“, tutto sommato ci dovremmo stupire che ci sia solo questa coincidenza. In realtà probabilmente ce ne sono molte altre, che aspettano di essere scoperte. Quindi, nel caso in questione, la domanda: “qual è la probabilità chele prime cinque cifre della latitudine della Piramide di Cheope corrispondano alle prime cinque cifre della velocità della luce espressa in m/s?” è assolutamente mal posta. In modo del tutto analogo al mio incontro ravvicinato con Van Morrison, non è affatto questo quello che è accaduto! Quello che è accaduto è una corrispondenza (parziale!) fra uno degli infiniti numeri che riguardano la piramide di Cheope e un altro degli infiniti numeri che hanno a che fare con la scienza moderna. E se poi consideriamo che questa corrispondenza poteva riguardare non la piramide di Cheope, ma qualunque altra costruzione o manufatto legato alla civiltà egizia, o magari Sumerica (gli appassionati delle cose che non esistono adorano i Sumeri) i casi possibili diventano smisuratamente grandi. Certamente anche nelle misure del lavandino della mia cucina si celano incredibili e inspiegabili coincidenze cosmiche che aspettano di essere scoperte, come aveva già sottolineato Umberto Eco in uno dei suoi arguti scritti.

Il look-elsewhere effect è molto utilizzato nelle analisi dei risultati scientifici, qualora si cerchino effetti e anomalie non previsti a priori. Supponiamo infatti di raccogliere dati tra cui cercare la presenza di qualche nuovo fenomeno, ad esempio la produzione di una nuova particella (ma potrebbe essere anche una patologia non ipotizzata a priori). E supponiamo che questo nuovo fenomeno si manifesti come una anomalia rispetto al fondo, a ciò che ci appare “normale”. E supponiamo anche di non sapere cosa aspettarci a priori, di non sapere se esista una nuova particella o una patologia nascosta in quei dati, e nemmeno, nel caso dovesse esistere, come e dove dovrebbe manifestarsi. E supponiamo quindi di osservare nei dati raccolti qualcosa che ci sembra incompatibile con l’ipotesi di solo fondo.

A questo punto, prima di comprare il frac per Stoccolma, dobbiamo chiederci quanto frequentemente una analoga anomalia potrebbe apparire per caso in qualunque altro modo nei dati che abbiamo raccolto. La domanda da porsi è quindi: qual è la probabilità di osservare, in tutto l’insieme dei dati a nostra disposizione, una fluttuazione rispetto al fondo di quella entità? Se si considerano tutte le possibili analoghe fluttuazioni che ovunque possono saltare fuori per caso, ecco che la nostra mirabolante scoperta potrebbe diventare decisamente meno eclatante.

L’articolo è pubblicato in COELUM 269 VERSIONE CARTACEA

Cosmologia: la dinamica stellare sfida la materia oscura

Galassia nana sferoidale Antlia. Crediti: ESO. Materia Oscusa
Galassia nana sferoidale Antlia. Crediti: ESO.

ABSTRACT

Nell’intricato scenario delle galassie nane, un’intensa battaglia tra effetti della dinamica stellare e materia oscura decide il destino del rapporto M/L. Mentre la spoliazione mareale e le binarie non risolte tentano di influenzare la partita, la materia oscura rivendica la sua presenza indiscussa. Riuscirà costei ad avere l’ultima parola, ole stelle faranno finalmente luce su misteri ancora insondati?

Materia oscura o effetti dinamici? Un’analisi delle galassie nane

La materia oscura rappresenta uno dei più grandi enigmi della cosmologia moderna. Nonostante la sua natura elusiva, si ritiene che essa costituisca circa l’85% della massa totale del cosmo. Dai MACHOs (Massive Astrophysical Compact Halo Objects), ossia oggetti compatti di alone, alle particelle esotiche massive e debolmente interagenti che vanno sotto il nome di WIMPs (Weakly Interactive Massive Particles), svariate sono state le speculazioni fatte per identificare la composizione della materia oscura, nessuna delle quali, però, ancora verificata sperimentalmente. Ad oggi, infatti, l’esistenza della materia oscura viene ancora dedotta solo indirettamente sfruttandogli effetti gravitazionali che essa produce su galassie e ammassi di galassie.

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LO SCIAME METEORICO DELLE PERSEADI

Lo sciame meteorico delle Perseidi sarà attivo dal 17 luglio al 24 Agosto,
raggiungendo il picco massimo di meteore intorno al 12 agosto

In questo periodo, ci sarà la possibilità di vedere le meteore Perseidi ogni volta che il punto radiante dello sciame, nella costellazione di Perseo, sarà sopra l’orizzonte; il numero di meteore visibili aumenterà quanto più alto sarà il punto radiante nel cielo.
Da Roma il punto radiante è circumpolare, il che significa che si trova sempre sopra l’orizzonte e lo sciame sarà attivo per tutta la notte.
Al suo apice, si prevede che lo sciame produca un tasso nominale di circa 150 meteore all’ora ( ZHR ). Tuttavia, questo tasso orario zenitale è calcolato assumendo un cielo perfettamente buio e che il radiante dello sciame sia situato direttamente sopra la testa. In pratica, qualsiasi vera osservazione non raggiungerà queste condizioni ideali. Il numero di meteore che probabilmente si vedranno è quindi inferiore.
Da Roma, il radiante dello sciame apparirà a un’altitudine massima di 70° sopra l’orizzonte con una stima nel momento di massimo splendore dello sciame di circa 141 meteore all’ora.
La Luna, in Bilancia, sarà intorno al primo quarto di fase al culmine dello sciame, ma tramonterà alle 23:36 e non interferirà più nel corso della notte.

NELL’IMMAGINE IL PUNTO RADIANTE DELLE PERSEIDI.
CREDITI IN-THE-SKY.ORG

Museo del Cielo e della Terra di San Giovanni in Persiceto

 

Il museo del Cielo e della Terra di San Giovanni in Persiceto è una realtà che raggruppa diversi ambiti didattici che vanno dall’Astronomia all’Orto Botanico, dal laboratorio dell’insetto alla Fisica Experience. Il polo riservato all’astronomia è gestito dal Gruppo Astrofili Persicetani (GAPers) che quest’anno festeggia i 40 anni della sua fondazione, si trova all’interno dell’area dell’Orto Botanico “Ulisse Aldrovandi” e si compone di: un osservatorio, un planetario e di una serie di collezioni naturalistiche, tra le quali una collezione di meteoriti tra le più importanti in Italia.

Museo cielo terra san giovanni persiceto
Romano Serra descrive uno dei legni di Tungunska

La collezione è collocata al primo piano della struttura che ospita anche il planetario ed è il risultato della passione e della perseveranza di Romano Serra, che dal 1978 raccoglie meteoriti, sia come opera di ricerca propria sul territorio sia acquistandoli quando rari e importanti a livello didattico e divulgativo. Cercare meteoriti non è affatto semplice; i luoghi migliori sono solitamente i deserti, che uniscono l’ambiente arido, che prolunga il tempo di conservazione delle croste di fusione sulla superficie delle meteoriti, all’assenza di vegetazione ed in talune aree alla presenza di un tavolato di ciottoli chiari che facilita il riconoscimento delle meteoriti, dalle superfici più scure. Ciononostante, Romano Serra può vantare un centinaio di ritrovamenti, una quantità notevole, frutto di decine di spedizioni nel Sahara ed in molti altri deserti. I pezzi presenti nella raccolta nel complesso superano tuttavia il migliaio, segno che la gran parte è composta da pezzi inevitabilmente acquistati. Tutte le classi di meteoriti sono ben rappresentate, a partire dalle condriti ordinarie, con bellissimi pezzi orientati o ricchi di regmagliti[1] o addirittura che mostrano shattercones[2]. Sono presenti anche molte classi di Carbonacee, e diverse rare Enstatiti.Tra le Acondriti, solo per citarne alcune, appaiono tutte le tre classi delle HED[3](Eucriti, Diogeniti e Howarditi), alcune meteoriti marziane (Shergottiti), brecce lunari, Aubriti ed Acondriti primitive. Ben rappresentate sono anche le Pallasiti, e le Sideriti (Ottaedriti, Esaedriti ed Atassiti).

Per alcuni famosi crateri terrestri, sono disponibili apposite raccolte che comprendono campioni dei meteoriti che hanno formato i crateri stessi, assieme ad impattitirocciose (Rocce terrestre che hanno subito alterazioni) o vetrose (Vetri formatisi a causa della fusione di materiali silicei) formatesi a seguito dell’impatto

Notevole è la raccolta dei pezzi che appartenenti al Kamil Crater, il cratere individuato nel 2008 dalle immagini di Google Earth da Vincenzo De Michele, e visitato da Serra in alcune delle molte spedizioni a cui ha partecipato. Oltre ad alcune stupende meteoriti, anche fra questi reperti sono presenti vetri e una roccia terrestre che mostra shattercones.

Per i crateri di Wabar, in Arabia Saudita, appaiono diversi vetri, sia neri (Le famose perle del Wabar) che chiari oltre a impattiti rocciose ed alcune belle sideriti.

Vetrina delle condriti (in basso) e delle
acondriti (in alto)

Anche Canyon del Diablo (MeteorCrater in Arizona)è ben rappresentato grazie ad alcuni campioni ed un plastico del cratere.

Ma i due “pezzi forti” del museo sono la ricchissima raccolta di Lybian Glass e la sezione dei legni di Tunguska.

Il vetro del deserto libico (LDG), si è formato a seguito di una caduta meteorica di 26 milioni di anni fa, che con il calore dell’esplosione vetrificò la sabbia del deserto in una vasta area tra Libia ed Egitto. Il vetro, di un bel colore giallo chiaro è stato utilizzato per migliaia di anni per costruire manufatti, dai bifacciali acheuleani, alle lame del paleolitico superiore, alle punte di freccia, per finire in stupendi ornamenti della civiltà faraonica come lo scarabeo del pettorale di Tutankhamnon. E’ difficile descrivere l’emozione di vedere un manufatto realizzato decine di migliaia di anni fa utilizzando un vetro creato dall’impatto di un asteroide ancora più antico, fino a 26 milioni di anni fa.

I legni di Tungunska sono certamente il settore più importante del museo, a cui appartengono più di un centinaio di campioni, un numero che rende la raccolta probabilmente la più ricca al mondo, recuperati in ben sette spedizioni alle quali Serra ha partecipato dal 1991 al 2018. Sezioni di alberi tagliati in varie zone nell’area dell’evento, tronchi carbonizzati, campioni di terreno, foto, rilevamenti e persino gli spettri di piccole gocce di vetro, sono gli elementi di una ricchissima esposizione che agli occhi attenti può insegnare molto, come ad esempio un tronco d’albero che mostra stretti anelli rotondi di accrescimento della foresta profonda ma che dopo il 1908 si ovalizzano (L’albero ha cambiato inclinazione a seguito dell’onda d’urto).

La ricchissima collezione è purtroppo raccolta in uno spazio assolutamente insufficiente per essere giustamente valorizzata e molti pezzi più che interessanti rischiano di passare inosservati al visitatore perché “affogati” nella folla di campioni che riempiono le vetrine. La solaraccoltadi meteoriti italiane in grado di esporre anche una perfetta riproduzione del meteorite di Renazzo meriterebbe uno svolgimento descrittivo ed espositivo ben maggiore.

Ma di contro a questo limite, oltre alla ricchezza ed alla bellezza di questa collezione sta la simpatia e la competenza del Dr. Romano Serra che, con un meteorite tra le mani, tra aneddoti e racconti, riesce a trasportare chi lo ascolta attraverso le sabbie sahariane, la taiga siberiana o sul “rim” di un cratere, in una passeggiata che può ben definirsi “tra cielo e terra”.

[1]Depressioni simili a “ditate” dovute all’ablazione operata dall’atmosfera terrestre in fase di caduta meteorite.

[2] Coni di frattura si irradiano solitamente da un apice e sono dovuti ad uno shock da impatto.

[3]Classe di meteoriti provenienti da un corpo differenziato (Probabilmente Vesta).

Museo

Museo del Cielo e della Terra di San Giovanni in Persiceto

Indirizzo

Vicolo Baciadonne 1, San Giovanni in Persiceto

Contatti

–       Telefono 051-827067 (Lasciare messaggio in segreteria)

–       Mail segreteria@agenter.it

Orari:

Venerdì sera dalle 21:00 oppure su appuntamento concordato.

Biglietto Ingresso:

Ingresso planetario 6€ – Museo meteoriti ed osservatorio gratuiti.

Link al sito

https://museocieloeterra.org/scopri-il-museo/area-astronomica/

 

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NGC 4753 nella Costellazione della Vergine

NGC 4753
NGC 4753 si trova a circa 60 milioni di anni luce dalla Terra nella costellazione della Vergine e fu scoperta per la prima volta dall'astronomo William Herschel nel 1784. È un membro del gruppo di galassie NGC 4753 all'interno della nube della Vergine II, che comprende circa 100 galassie e ammassi di galassie. Si ritiene che questa galassia sia il risultato di una fusione galattica con una galassia nana vicina avvenuta circa 1,3 miliardi di anni fa.

ABSTRACT

NGC 4753 è una galassia lenticolare situata a circa 60 milioni di anni luce nella Costellazione della Vergine, osservata dal telescopio Hubble. Questa galassia mostra un aspetto spettrale con un disco distorto di polveri che oscura la luce delle stelle retrostanti. NGC 4753 combina caratteristiche delle galassie ellittiche e spirali, appartenendo alla categoria delle lenticolari. Si ritiene che tali galassie possano derivare da spirali prive di gas necessario per formare nuovi bracci o da fusioni galattiche. Priva di materiale per la nascita di nuove stelle, NGC 4753 continuerà ad affievolirsi. La sua struttura insolita potrebbe essere il risultato di una fusione con una galassia nana avvenuta circa 13 miliardi di anni fa, che ha generato fasce di polveri oscure attorno al nucleo galattico. Il disco di polveri, in precessione differenziale, mostra un tasso di precessione più rapido al centro rispetto ai bordi. Osservato dall’alto, il disco apparirebbe come una normale galassia a spirale. La galassia, scoperta da William Herschel nel 1784, è parte della Nube Virgo II e possiede oltre mille ammassi globulari. Lo studio di NGC 4753 offre agli scienziati l’opportunità di testare teorie sulla formazione delle galassie lenticolari, grazie alla sua complessa struttura e ambiente a bassa densità.


Polveri Galattiche come un Nido Cosmico


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L’Universo visto con il VLT Survey Telescope (VST)

La galassia a spirale ESO510-G13 vista dal telescopio VST. L’immagine VST ne evidenzia la struttura, simile ad una “S”, che attraversa la protuberanza centrale (bulge), oltre ad un esteso alone stellare diffuso. Crediti: M. Spavone (INAF/VST), R. Calvi (INAF/VST).
La galassia a spirale ESO510-G13 vista dal telescopio VST. L’immagine VST ne evidenzia la struttura, simile ad una “S”, che attraversa la protuberanza centrale (bulge), oltre ad un esteso alone stellare diffuso. Crediti: M. Spavone (INAF/VST), R. Calvi (INAF/VST).

ABSTRACT

Il VLT Survey Telescope (VST), situato presso l’Osservatorio Paranal in Cile, è uno strumento di primaria importanza per l’astronomia moderna. Con un diametro di 2,6 metri e la fotocamera OmegaCAM, VST offre un’ampia visione del cielo, consentendo di esplorare dettagliatamente galassie e ammassi di galassie. Questo telescopio è fondamentale per comprendere i processi di formazione ed evoluzione delle galassie, grazie alla sua capacità di catturare immagini di alta risoluzione su un ampio campo visivo. Le immagini dettagliate di VST permettono di osservare elementi come bracci a spirale, barre, anelli, e segni di interazioni gravitazionali, contribuendo alla comprensione della morfologia e della struttura delle galassie.

Tra gli oggetti studiati dal VST vi sono la galassia ESO510-G13, con la sua caratteristica struttura distorta a forma di “S”, il gruppo di galassie HCG90, noto per le intense interazioni gravitazionali tra i suoi membri, e l’ammasso di galassie Abell 1689, che offre preziose informazioni sulla distribuzione della materia nell’universo locale. Queste osservazioni consentono agli astronomi di analizzare la struttura a grande scala dell’universo e di osservare fenomeni come le lenti gravitazionali, che rivelano galassie lontane e offrono una visione delle prime fasi dell’universo.

Dalle galassie vicine agli ammassi lontani

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AFGL 5180 nella Costellazione dei Gemelli

AFGL 5180 hubble
Nascosti tra le vaste nubi di regioni di formazione stellare come questa si trovano potenziali indizi sulla formazione del nostro Sistema Solare. L'immagine della settimana del telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA di questa settimana presenta AFGL 5180 è un bellissimo vivaio stellare situato nella costellazione dei Gemelli (I Gemelli).

ABSTRACT

La regione di formazione stellare AFGL 5180, situata a circa 6.500 anni luce nella Costellazione dei Gemelli, è un componente significativo del Complesso Nebuloso Molecolare di Gemini OB1. Il telescopio Hubble ha catturato un’immagine spettacolare di questa regione, dove una stella massiccia, nascosta in dense nubi di gas e polveri, espelle potenti getti di plasma. Questi getti illuminano le nubi circostanti e creano cavità nel materiale interstellare, fenomeno tipico delle zone di formazione stellare. I getti sono il risultato delle interazioni tra i campi magnetici delle stelle neonate e i dischi polverosi che le circondano, che causano l’espulsione di gas ionizzato.

La stella nascente, circa dieci volte più massiccia del Sole, è quasi invisibile in banda ottica e persino nell’infrarosso. Il violento impatto dei getti con il materiale circostante crea onde d’urto visibili nel vicino infrarosso. AFGL 5180 contiene anche numerosi giovani oggetti stellari che espellono getti indipendenti. Questo complesso nebulare offre un’importante opportunità di studio per comprendere i modelli di formazione stellare massiccia, come l’accrescimento del nucleo e l’accrescimento competitivo. Le osservazioni di Hubble forniscono dati cruciali per svelare i misteri della formazione ed evoluzione stellare e galattica.

Baby-Stelle tra le Nuvole Oscure

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Realtà Virtuale per l’Astrofisica

Screenshot

Realtà Virtuale: una Rivoluzione nell’Analisi e Visualizzazione dei Modelli Scientifici per l’Astrofisica

INTRODUZIONE

Negli ultimi anni, le osservazioni astronomiche hanno rivelato dettagli sempre più affascinanti sugli oggetti celesti, producendo un’enorme quantità di dati di altissima qualità (si veda Figura 1). Questo progresso ha reso necessario sviluppare modelli fisici sempre più precisi per descrivere i fenomeni astronomici, svelando i segreti nascosti nella loro struttura e nei processi che li governano.

Realtà Virtuale per l'Astrofisica
Figura 1. La figura mostra la ricchezza di particolari messa in evidenza dal James Webb Space Telescope (JWST) nelle recenti osservazioni di alcuni oggetti astronomici: (A) il resto di supernova Cassiopea A a circa 11 mila anni luce di distanza – D. Milisavljevic (Purdue University), T. Temim (Princeton University), I. De Looze (University of Gent); (B) la galassia NGC 7496 ad oltre 24 milioni di anni luce – Judy Schmidt (CfA); (C) l’oggetto Herbig-Haro 46/47 legato a getti protostellari– J. De Pasquale (STScI); (D) la nebulosa planetaria NGC 3132.
Crediti: NASA/ESA/CSA/STScI.

Tra i modelli fisici più usati nello studio degli oggetti astronomici troviamo quelli denominati magnetoidrodinamici (MHD), che si basano su un insieme di equazioni che descrivono il comportamento del plasma e dei gas negli oggetti astronomici anche in presenza di intensi campi magnetici. Si tratta di modelli fondamentali per comprendere la struttura, la dinamica e l’energetica di una vasta gamma di oggetti celesti, migliorando significativamente l’analisi e l’interpretazione delle osservazioni astronomiche.

Per sviluppare simili modelli è richiesto l’uso di sofisticati codici numerici, progettati appositamente per i plasmi astrofisici. A loro volto i codici necessitano di sistemi di calcolo parallelo ad alte prestazioni (noti anche come supercomputer), capaci di sollecitare migliaia di processori contemporaneamente, e di enormi risorse computazionali in termini di tempo di calcolo e memoria di archiviazione. Un esempio di tale tipologia di computer è il supercalcolatore Leonardo ospitato presso la facility nazionale di calcolo ad alte prestazioni del CINECA (si veda Figura 2). Ulteriori difficoltà legate allo sviluppo e allo studio dei modelli sono la complessità dei dati prodotti e la quantità enorme di informazioni scientifiche in essi contenuta, difficile da estrarre e interpretare. Sono aspetti che rappresentano una sfida sia per l’analisi che per la visualizzazione dei dati prodotti dai moderni modelli scientifici.

Realtà Virtuale per l'Astrofisica
Figura 2. A sinistra un esempio di supercomputer usato anche per la ricerca scientifica. Si tratta di Leonardo, uno tra i più potenti computer al mondo ospitato e gestito dal consorzio Cineca. Il supercomputer è stato installato nel 2022 nel nuovo data center situato nel Tecnopolo di Bologna, ed è uno dei tre precursori di sistemi di classe exascale annunciati da Euro HPC Undertaking.
Crediti: CINECA.

Ed è qui che entra in gioco la Realtà Virtuale, emergendo come uno strumento potente e innovativo per l’analisi e la visualizzazione di modelli scientifici complessi. Originariamente sviluppata per scopi di intrattenimento, la VR (ndr Virtual Reality) sta trovando applicazioni sempre più significative nella ricerca scientifica.

Gli scienziati dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Palermo e dell’Università degli Studi di Palermo contribuiscono attivamente a questa rivoluzione, sviluppando nuovi strumenti che consentono di esplorare e studiare modelli 3D in un ambiente immersivo. Un approccio che non solo sta migliorando la comprensione dei fenomeni astrofisici, ma rende la scienza più accessibile e coinvolgente per un pubblico più ampio anche di non addetti ai lavori.

Le Potenzialità della Realtà Virtuale nella Ricerca Scientifica

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Sei preparato sugli argomenti di Astronomia e magari ti cimenti già in piccole attività di divulgazione locali? Oppure se in gamba ad utilizzare gli strumenti di editing video e media in genere e ti piacerebbe far conoscere al pubblico la tua tecnica applicata alla promozione della cultura scientifica?

Allora questa è l’occasione giusta per te

Scegli il tema da approfondire: Marte o Luna

Invia il tuo contributo alla Redazione

l’autore o l’autrice dell’elaborato giudicato più interessante

riceverà in regalo un MAPPA-marte e un MAPPA-luna

Gli elaborati dovranno pervenire tramite mail a redazione@coelum.com completi di dati anagrafici (nome e cognome) e presentazione (breve testo descrittivo) del progetto che:

  • non dovrà superare i 3 minuti in caso di video,
  • non dovrà essere più di un link in caso di blogger,
  • deve essere di una sola puntata breve in caso di podcast,
  • deve essere uno short in caso di video o cortometraggio.
  • non dovrà essere più breve di 1000 parole in caso di testo o articolo

Non saranno presi in considerazione i progetti arrivati oltre la mezzanotte del 31 agosto 2024 e saranno selezionati solo progetti di divulgazione scientifica a tema astronomico o aerospaziale.
La giuria è costituita dalla redazione affiancata da esponenti del mondo scientifico, accademico, della ricerca, della comunicazione e della società.
Ogni componente del comitato valuterà con un punteggio le candidature per ciascuna delle due categorie, dalla somma dei punteggi emergerà il vincitore o la vincitrice per il tema Marte e per il tema Luna.

Sono ammessi anche i lavori di gruppi o associazioni.

I vincitori saranno annunciati il 5 settembre

I premi

Colore Bianco
Marchio TECNODIDATTICA
Materiale Plastica
Peso articolo 1,2 Chilogrammi
Global Trade Identification Number 08007239977211

Informazioni su questo articolo

  • Mappamondo lunare innovativo ed elegante, con piedistallo e asta in alluminio, diametro 30 cm e sfera che ruota sul proprio asse
  • Cartografia ufficiale National Geographic, ricca di informazioni in latino sulla geografia della luna: crateri, rilievi, mari e punti di allunaggio delle missioni spaziali
  • Un raffinato oggetto di design progettato dai noti designer danesi Claus Jensen & Henrik Holbaek dello Studio Tools Design
  • Grazie alla lampadina LED interna in dotazione, si trasforma da risorsa per appassionati di scienza e astronomia a suggestiva lampada di atmosfera
  • I mappamondi Tecnodidattica fanno uso di tecnologie avanzate e di materiali pregiati, realizzati secondo gli alti standard di sicurezza e qualità Made in Italy

Colore Rosso
Marchio TECNODIDATTICA
Materiale Plastica
Tipo di mappa fisico
Peso articolo 1 Chilogrammi

Informazioni su questo articolo

  • Mappamondo del pianeta Marte, innovativo ed elegante, con piedistallo e asta in nylon, diametro 30 cm e sfera che ruota sul proprio asse
  • Cartografia ufficiale National Geographic, ricca di informazioni in latino sulla geografia fisica del pianeta rosso e le sue formazioni geologiche, osservate con telescopi e missioni spaziali
  • Un raffinato oggetto di design progettato dai noti designer danesi Claus Jensen & Henrik Holbaek dello Studio Tools Design
  • Grazie alla lampadina LED interna in dotazione, si trasforma da risorsa per appassionati di scienza e astronomia a suggestiva lampada di atmosfera
  • I mappamondi Tecnodidattica fanno uso di tecnologie avanzate e di materiali pregiati, realizzati secondo gli alti standard di sicurezza e qualità Made in Italy

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Inviando il contributo e in caso di vincita si concede a COELUM i diritti d’opera sull’elaborato e l’autorizzazione alla pubblicazione dello stesso su tutti i canali in essere. Qualsiasi altro utilizzo dovrà essere da COELUM approvato.

Tutti i contributi dovranno essere originali e mai stati distribuiti in maniera gratuita né attraverso il web né su altri canali. Fatto salvo che per i vincitori, il vincolo di pubblicazione decadrà il giorno 5 settembre dopo l’annuncio dei premi assegnati.

Hai dubbi? Scrivi a coelumastro@coelum.com

La Storia di GAMMA CEPHEI

Gamma Cephei
Nel figura tratta dal libro di Covone "altre Terre" lo schema della sistema stella Gamma Cephei, con due stelle e un pianeta gigante

Sembra solo un puntino luminoso e privo di struttura, come tutte le altre stelle del Cosmo. Ma ogni stella ha una sua storia, una sua individualità che si nasconde dietro quel piccolo bagliore di luce. La storia di Gamma Cephei è tra le più interessanti del cielo.

Gamma Cephei dista circa 45 anni luce dalla nostra stella ed è in realtà un sistema stellare binario. La componente principale, Gamma Cephei A, è circa 1,4 volte la massa del Sole, ma è cinque volte più grande. È una subgigante classificata come K1 III-IV, ovvero una stella arrivata quasi alla fine della sua splendente vita percorrendo i vari gradini della serie spettrale e giungendo allo stadio di una lunga vecchiaia. La sua compagna Gamma Cephei B è una nana rossa circa tre volte meno massiva e molto meno luminosa, del tipo spettrale M4V. La piccola compagna fu scoperta da Gordon Walker e Bruce Campbell nel 1987 utilizzando misure di velocità radiali tramite osservazioni spettroscopiche. I due astronomi determinano che la nana rossa si muove intorno alla compagna più luminosa su un’orbita fortemente ellittica con un periodo di circa sei anni, ad una distanza media di circa 20 unità astronomiche.

Gamma Cephei
Gamma Cephei ripresa dall’autrice

Poco mesi dopo, come racconta Giovanni Covone nelle pagine di “Altre Terre”, Walker  e Campbell trovarono gli indizi del primo pianeta fuori dal Sistema Solare. Ulteriori misure mostravano la possibile presenza di un pianeta più grande di Giove, in orbita intorno alla stella maggiore, su un’orbita di circa due anni. Sarebbe stata una scoperta storica (infatti il primo pianeta estrapolare confermato fu scoperto sette anni dopo, nel 1995). Al candidato pianeta fu perfino dato un nome proprio, Tadmor, ma le prove non erano ancora sufficienti per dichiarare una scoperta.

“Tra i pianeti perduti, quello intorno a Gamma Cephei A occupa un posto particolare. Non era un pianeta inventato, non era un falso segnale nei dati immaginato da un astronomo troppo speranzoso. Era un vero pianeta, ma non era stato riconosciuto. Oggi è uno dei pochi tra gli oltre cinquemila noti che ha persino un nome: Tadmor, l’antico nome semitico della città di Palmira, in Siria, patrimonio dell’umanità.” (“Altre Terre”, pag. 187).

Al gruppo di Gordon e Campbell mancarono le risorse per compiere ulteriori osservazioni. Lo stesso Bruce Campbell, all’età di quarant’anni era ancora un astronomo precario presso la Victoria University (Toronto): in assenza di certezze sul suo futuro e preso dallo sconforto, “a un metro dal suo traguardo decise di lasciare il gruppo e l’astronomia.”

Gamma Cephei
Nel figura tratta dal libro di Covone “altre Terre” lo schema della sistema stella Gamma Cephei, con due stelle e un pianeta gigante

Nuove osservazioni nel 2003 confermarono la presenza del pianeta nel sistema binario, sulla stessa orbita misurata quindici anni prima da Campbell e Gordon. Chissà: con un pizzico di fortuna e di determinazione di più, la storia avrebbe potuto essere diversa. Ma è una storia che merita di essere ricordata perché, come ricorda Covone, “il lavoro degli scienziati poggia sulle generazioni dei giganti che ci hanno preceduto e ci permettono di guardare un po’ più lontano. Bruce Campbell, Gordon Walker sono tra i giganti verso cui tutti gli odierni cacciatori di pianeti hanno un debito.”

ASTRI SENZA CRINIERA Osservazione Diurna

Osservazione Diurna. Luna piena che sorge tra le nuvole rosa 26 dicembre 2023 ore 16:30 Sila piccola, Calabria Nikon D7500 f /9 1/320s ISO 200 obiettivo 70-300 mm treppiedi Manfrotto. Credito Teresa Molinaro
Luna piena che sorge tra le nuvole rosa 26 dicembre 2023 ore 16:30 Sila piccola, Calabria Nikon D7500 f /9 1/320s ISO 200 obiettivo 70-300 mm treppiedi Manfrotto. Credito Teresa Molinaro

Introduzione

La vista di un bel cielo azzurro preannuncia una notte carica di stelle. Ma non bisogna per forza aspettare l’arrivo del buio per cominciare, perché oltre al Sole, gli astri più luminosi del cielo come Luna e pianeti, possono essere visti e fotografati, talvolta con maggior profitto, anche con ancora la luce del Sole nella pratica comunemente chiamata Osservazione Diurna.

La Luna stessa passa praticamente la metà del suo tempo nel cielo diurno, per cui può capitare facilmente di trovarla in congiunzione con altri corpi celesti, anche quando l’atmosfera è ancora rivestita d’azzurro o di oro. Ecco allora alcuni consigli per provare ad ammirare e a riprendere al meglio questi spettacoli celesti, di giorno, all’alba o al tramonto che sia.

Spunti per l’osservazione visuale di Paolo Palma

Seppure nelle ore diurne il Sole pare rubare praticamente la scena, la sua abbagliante luce non riesce a cancellare totalmente alla vista gli altri oggetti del Sistema Solare: è molto facile ad esempio individuare la Luna, soprattutto quando è alta sull’orizzonte, non è troppo sottile ed è abbastanza lontana dal Sole. Ma con un po’ di allenamento, è possibile rintracciare anche Venere, che dopo il Sole e la Luna, è l’astro più luminoso del cielo.

 

Osservazione diurna
Figura 6: Venere di giorno all’oculare. Huawei p30 pro ISO50. Napoli, 11 agosto 2023 14:50 UT. Singolo scatto. Credito: Paolo Palma

 

Spunti per la ripresa fotografica a cura di Teresa Molinaro

Quando si parla di astrofotografia si pensa inevitabilmente alla ripresa di oggetti celesti in un contesto quasi sempre notturno; ma la cosa sorprendente è che si può fotografare una modesta quantità di oggetti anche in pieno giorno, o nei momenti che precedono l’alba e seguono il tramonto, quando il cielo è avvolto nel bagliore solare.

Ovviamente non ci si improvvisa astrofotografi, è invece fondamentale avere solide conoscenze sia nelle basi della fotografia, sia nel sapersi orientare nel cielo riconoscendo i vari fenomeni astronomici che in esso si manifestano.

Osservazione Diurna
Luna calante di mezzogiorno settembre 2022 di Teresa Molinaro

 

Osservare e fotografare nelle ore crepuscolari o in pieno giorno

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GANYMED: il più grande dei NEO

1086 GANYMED
Il velocissimo 1086 GANYMED ripreso da Paolo Campaner il 17 ottobre 2011

Nel mese di agosto avremo l’opportunità di osservare GANYMED in opposizione il più grande asteroide Near-Earth Object fino ad oggi scoperti.

(1036) Ganymed è un asteroide near-Earth appartenente al gruppo Amor, una sottocategoria di NEA la cui orbita li porta ad avvicinarsi a quella terrestre ma senza attraversarla. Scoperto dall’astronomo tedesco Walter Baade il 23 ottobre 1924 presso l’Osservatorio di Bergedorf, con un diametro di 37,7 chilometri è il più grande degli asteroidi near-Earth ad oggi conosciuti. Ganymed orbita attorno al Sole a una distanza che varia da 1.25 unità astronomiche (186.997.338 Km) al perielio, a 4,09 unità astronomiche (611.855.291 Km) all’afelio, completando un’orbita ogni 4.35 anni (1.587 giorni) con un’eccentricità di 0,53 e un’inclinazione di 27° rispetto all’eclittica. A causa dell’elevata eccentricità dell’orbita Ganymed appartiene anche ai cosiddetti “Mars Crossers”,  un gruppo di asteroidi le cui orbite attraversano l’orbita del pianeta rosso. Ganymed è classificato di tipo S con una superficie composta principalmente da silicati e metalli. Questo pianetino deve il suo nome a Ganimede, figura mitologica greca, giovinetto rapito da Zeus per la sua bellezza e divenuto poi coppiere alla mensa degli dei. (1036) Ganymed sarà in opposizione l’8 Agosto, momento nel quale raggiungerà la magnitudine 10.6. Il suo moto angolare sarà di gli 0,88 secondi d’arco al minuto.
1086 GANYMED
Il velocissimo 1086 GANYMED ripreso da Paolo Campaner il 17 ottobre 2011

Consigli per le riprese

Per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini dovremo utilizzare tempi di esposizione fino ad un massimo di 3,5 minuti. Per ottenere  invece una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (1036) Ganymed trasformarsi in una bella striscia luminosa di 35 secondi d’arco.

MESSIER 17 – Nebulosa Omega o del Cigno

© ESO/INAF-VST/OmegaCAM

Indice dei contenuti

ABSTRACT

Continuando lungo la scia della Nebulosa Aquila, vista nello scorso numero, approdiamo a Messier 17, la Nebulosa Omega (o del Cigno). Scoperta, come vedremo, nel 1746, questa nebulosa ad emissione offre viste affascinanti di regioni di formazione stellare (una delle più luminose dell’intera Via Lattea) insieme ad un locale ammasso aperto di giovani stelle calde.

Storia delle osservazioni

Come annunciato, questa nebulosa venne inizialmente scoperta dall’astronomo e matematico svizzero Jean-Philippe Loys de Chéseaux nel 1746. La descrisse come avente “una perfetta forma a raggiera, o a coda di cometa, con bordi ben definiti e gradienti luminosi ed oscuri tra la porzione centrale ed i suoi bordi”.

Dato che questa scoperta non venne mai annunciata pubblicamente (ritrovata solo dopo ulteriori letture degli scritti di de Chéseaux), la nebulosa venne riscoperta indipendentemente da Charles Messier nel 1764 che scriveva: “Un treno luminoso senza stelle con una forma distinta rassomigliante quella della Nebulosa di Andromeda [Messier 31] ma molto più debole. Si possono distinguere alcuni astri paralleli all’equatore della nebulosa”.

L’astronomo e fisico tedesco naturalizzato inglese William Herschel e suo figlio John riuscirono ad osservare molto di più, rispettivamente nel 1783 e nel 1833. Il primo descrisse la nebulosa come meravigliosa ed estesa e annotando, come Messier, che il suo aspetto ricordava quello di M31. John, invece, fu il primo a provare a disegnare accuratamente questo astro, aggiungendo: “La figura di questa nebulosa è quasi quella di una capitale greca omega, Ω, un po’ distorta e molto disegualmente luminosa. … Messier percepì solo il brillante ramo orientale della nebulosa ora in questione, senza nessuna delle circonvoluzioni annesse che furono notate per la prima volta da mio padre. Le principali peculiarità che ho osservato in esso sono: Il nodo risolvibile nella parte orientale del ramo luminoso ed il nodo molto più debole e più piccolo all’estremità nord-occidentale”.

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Aggiornamenti dall’ INFN

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Aggiornamenti INFN

Grandi novità dal mondo della Fisica Nucleare e per il telescopio Einstein

NASCE LA BOLOGNA QUANTUM ALLIANCE

Il futuro delle scienze e delle tecnologie quantistiche trova a Bologna un nuovo punto di riferimento a livello nazionale ed europeo. È la Bologna Quantum Alliance (BOQA): un’intesa che riunisce Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Consorzio Interuniversitario CINECA, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Siglato alla vigilia del G7 Scienza e Tecnologia, ospitato al Tecnopolo di Bologna, l’accordo mette a sistema le tante competenze distribuite sul territorio nazionale legate a temi d’avanguardia della scienza quantistica, dalla ricerca fondamentale alle applicazioni scientifiche e industriali.

In questo modo, grazie al ruolo di coordinamento svolto dall’Alma Mater, la Bologna Quantum Alliance potrà dare un forte impulso allo sviluppo dell’intera filiera quantistica, promovendo ambiti strategici come quello dei computer quantistici, delle comunicazioni quantistiche sicure e della sensoristica quantistica di precisione. Un nuovo fondamentale tassello che va ad arricchire l’ecosistema dell’innovazione bolognese e dell’Emilia-Romagna.

Leggi la versione completa in italiano Sito INFN

EINSTEIN TELESCOPE: ACCORDO ITALIA-SPAGNA PER LA CANDIDATURA DELLA SARDEGNA

Si rafforza la candidatura italiana per la costruzione di Einstein Telescope in Sardegna. Il ministro dell’università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato oggi, 2 luglio, a Olbia, in Sardegna, un’intesa con il viceministro spagnolo della scienza, ricerca e innovazione, Juan Cruz Cigudosa, che prevede il sostegno della Spagna alla proposta italiana.

“L’accordo firmato oggi con la Spagna – ha detto il ministro Bernini – rafforza la proposta italiana di realizzare Einstein Telescope nel nostro Paese, in Sardegna, al centro del Mediterraneo. Ringrazio il viceministro Cigudosa per essere venuto a Olbia per firmarlo proprio nella Regione dove vogliamo realizzare l’infrastruttura. Il Governo sta sostenendo convintamente il progetto come dimostra l’impegno finanziario di 950 milioni già assunto nei mesi scorsi. Si tratta di una scelta strategica per un Paese che vogliamo sempre più ambizioso e attrattivo. L’Italia è leader nel mondo per la fisica e questa intesa dimostra l’altissima credibilità scientifica a livello internazionale di cui gode il nostro Paese. ET – ha concluso il ministro – darà un impulso decisivo al programma di rafforzamento dell’ecosistema della ricerca che vogliamo sempre più attrattivo”.

“La candidatura della Sardegna a ospitare Einstein Telescope diventa sempre più forte”, sottolinea anche il presidente dell’INFN Antonio Zoccoli. “La sottoscrizione dell’accordo di cooperazione scientifica tra Italia e Spagna rappresenta un importantissimo riconoscimento internazionale del valore della nostra proposta, che si fonda da un lato sulla qualità, unica nel panorama europeo, del sito sardo, dall’altro sulla comprovata competenza ed esperienza della comunità scientifica italiana nella ricerca sperimentale delle onde gravitazionali, da Edoardo Amaldi ai successi dell’attuale interferometro europeo Virgo, che si trova proprio in Italia. Ringraziamo il Ministro Bernini e tutto il Governo per il loro grande impegno, e siamo fiduciosi che la nostra proposta raccoglierà un sempre più ampio consenso internazionale”, conclude Zoccoli.

Aggiornamenti INFN

Leggi la versione completa in italiano Sito INFN

EINSTEIN TELESCOPE, IN ASCOLTO DELL’UNIVERSO

26 luglio 2024 – 24 novembre 2024 
Centro Comunale Castello di San Michele – Cagliari

Una collaborazione di Orientare srl e INFN, con il patrocinio del Comune di Cagliari

La mostra Einstein Telescope, in ascolto dell’universo offre un affascinante viaggio alla scoperta del cosmo e di uno dei più importanti progetti di ricerca dei prossimi decenni: studiare l’universo con le onde gravitazionali, risalendo indietro nel tempo fino all’epoca in cui è comparsa la luce, è l’obiettivo dell’ambizioso progetto scientifico, raccontato lungo un percorso che, grazie anche a contenuti multimediali, farà alzare ai visitatori gli occhi al cielo per guardare con nuova curiosità lo spazio profondo, ancora così sconosciuto. Partendo da Albert Einstein e dalla sua teoria della Relatività Generale, l’esposizione cercherà di presentare in modo semplice la scienza e le prospettive del progetto di ricerca.

Aggiornamenti INFN

Leggi la versione completa in italiano Sito INFN

Fonte: Comunicato stampa a cura di Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

La danza cosmica di T Coronae Borealis

ABSTRACT

T Coronae Borealis è una stella nota anche come la “Blaze Star”, dove il termine “blaze” si riferisce a una fiamma intensa o ad un bagliore brillante e descrive in modo poetico e evocativo la natura esplosiva e brillante delle eruzioni periodiche di questa stella.

T Coronae Borealis (T CrB) è infatti delle poche Novae Ricorrenti ad oggi note, ècioè una stella che presenta esplosioni periodiche molto energetiche che provocano un brusco e deciso innalzamento della sua luminosità.

Tutte le analisi scientifiche finora effettuate portano alla conclusione che, molto probabilmente, la prossima “esplosione ricorrente” di T CrBavverrà entro pochi mesi o al più tardi entro il prossimo anno. Sebbene l’evento avrà un impatto visivo modesto, dal punto di vista scientifico rappresenterà un’opportunità straordinaria per approfondire la nostra comprensione della dinamica dei sistemi stellari complessi, stimolando l’interesse e l’entusiasmo degli astronomi di tutto il mondo.

C’è anche un altro motivo di interesse per gli astronomi non professionisti: T CrB è uno dei casi in cui l’astronomia amatoriale ha fornito e continuerà a fornire un contributo rilevante e di prim’ordine.

Molti sono gli aspetti di interesse che riguardano T CrB: in questo articolone analizzeremo alcuni, spingendoci ad un livello di dettaglio leggermente più spinto rispetto a quello di analoghi articoli apparsi sui quotidiani e web, nell’intento di raggiungere una comprensione maggiore di quanto sta accadendo e di quanto sta per accadere.

Inizieremo richiamando brevemente la natura delle Novae e delle Novae ricorrenti. Ci concentreremo poi su T CrB, ripercorrendo un po’ la storia delle sue osservazioni più antiche, descrivendo poi quali sono i segni premonitori della grande esplosione prossima ventura. Esamineremo quindi la natura della curva di luce di T CrB ed analizzeremo alcuni dei principali fenomeni che la riguardano e che non sono ancora completamente spiegati, fino a toccare uno degli aspetti più intriganti tra quelli non ancora compresi appieno: la possibilità che T CrB divenga una supernova di tipo Ia.

DESCLAIMER: 

nei giorni in cui stavamo chiudendo questo articolo le notizie su un’imminente esplosione sembravano confermate. Avremmo potuto attendere per la pubblicazione ma crediamo che informare il lettore su ciò che sta per accadere possa offrire un giusto strumento per valutare le notizie che si diffonderanno proprio in seguito all’evento significativo. Per fortuna ad oggi T Coronae Borealis è ancora in stato di allerta e non mostra evidenti esplosioni per cui vi invitiamo a godervi l’accurato articolo a cura del GrAG con le curve di luce e i riferimenti storici così da avere il possesso di un quadro completo della situazione. 

Verso la Prossima Esplosione: Previsioni e Misteri

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E ORA, CHE FINE FA IL PROGETTO DI ESPANSIONE?

La raccolta fondi è terminata non raggiungendo purtroppo la quota di investimento necessaria per supportare l’espansione di Coelum oltre i confini nazionali. Chi conosce la storia della rivista però sa bene che ciò non può essere considerato un ostacolo.

Negli anni Coelum ha saputo cambiare più volte forma per adattarsi alle richieste dei lettori Ha sperimentato, sempre tra i primi, tutte le nuove soluzioni tecnologiche, aperto canali e avviato collaborazioni anche quando forse gli strumenti non erano esattamente maturi. Chi ricorda Coelum Stream? Ottima piattaforma video con contributi valutati con cura, ora a pensarci sembra preistoria. Ora che puoi andare live sul telefono di mezzo mondo per dire qualsiasi cosa come pensare al consumo di banda, webcam da applicare ai pc, microfoni e pochissima post produzione e zero filtri.. ok erano altri tempi però non più di 20 anni a pensare bene!

COELUM PARLERA’ SPAGNOLO

Il punto è che oltre a considerare i tempi più che maturi per portare i contenuti di Coelum ad un pubblico più ampio, la raccolta fondi ha generato una serie di azioni a catena fra cui contatti diretti con appassionati e professionisti ispanofoni europei ma anche di oltre oceano. Bene o male quindi l’idea è piaciuta e cavalcheremo l’onda fino a trovare anche il sostegno finanziario indispensabile.

Continuate a seguire le notizie e detto fra noi aspettatevi qualcosa già dal prossimo numero!


Il Sogno di Espandersi

Coelum Astronomia è nata in Italia e ha conquistato il cuore di tanti appassionati di astronomia con contenuti di alta qualità, articoli approfonditi e un linguaggio accessibile. Ora, immaginiamo un futuro in cui questa eccellenza italiana possa essere condivisa con la comunità ispanofona. Pensate al piacere di vedere un progetto editoriale italiano estendersi oltre i nostri confini, rappresentando l’Italia su un palcoscenico internazionale.

 

Coelum Astronomía para el Mundo Hispano

Un’Opportunità per i Nostri Autori

Per i nostri stimati autori, questa espansione significa ancora di più. Gli articoli che oggi sono scritti solo per un pubblico italiano saranno tradotti e adattati per i lettori ispanici. Questo offre agli autori l’opportunità di vedere i propri contenuti apprezzati e valorizzati da un pubblico nuovo e diverso, aumentando la loro visibilità e impatto. Non è solo un’evoluzione della rivista, ma un riconoscimento del talento e della passione che i nostri autori mettono in ogni singolo articolo.

 

Perché Abbiamo Bisogno di Voi

Realizzare questa visione richiede risorse significative. Dobbiamo tradurre e adattare i contenuti, sviluppare la nuova piattaforma web e promuovere il sito tra i lettori ispanici. Con il vostro sostegno su Kickstarter, possiamo coprire questi costi e fare in modo che Coelum en Español diventi una realtà. Il vostro contributo non è solo un aiuto economico, ma un atto di fiducia e di amore verso la scienza e la divulgazione.

Ogni contributo è un passo avanti verso un futuro in cui la conoscenza e la passione per l’astronomia non conoscono confini. Pensate alla gioia e all’orgoglio di sapere che la vostra rivista preferita sta ispirando nuovi appassionati dall’altra parte del mondo. Questa è un’opportunità unica per essere parte di un progetto che celebra la nostra eredità e la nostra visione di un mondo più connesso e informato.

 

Coelum Astronomia 269 IV/2024 Digitale

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Le Costellazioni Napoletane

Costellazioni Napoletane
Anteprima della proiezione delle Costellazioni Napoletane nel software planetario Stellarium.

ABSTRACT

L’articolo “Il cielo sopra Napoli” di Ida De Rosa e Gino Civita descrive un affascinante progetto dell’Unione Astrofili Napoletani (UAN), che ha trasformato le costellazioni tradizionali in un cielo partenopeo unico ricco di Costellazioni Napoletane. Napoli, città di contrasti e creatività, ha ispirato i soci del Gruppo Costellazioni dell’UAN a reinterpretare il firmamento con simboli della cultura napoletana. Ad esempio, Orione è diventato una moka, mentre il Grande Carro si è trasformato in un mandolino. Figure mitiche come Andromeda sono state sostituite dalla sirena Partenope, e i Gemelli sono diventati la Bella ‘mbriana e il Munaciello.

Il progetto ha coinvolto una meticolosa ricerca iconografica per individuare i simboli napoletani più rappresentativi. Ida De Rosa, con la sua fantasia e abilità di disegnatrice, ha illustrato le nuove costellazioni. Per rendere accessibile la mappa celeste partenopea, il gruppo ha utilizzato Stellarium, un planetario virtuale. Gino Civita ha gestito la configurazione tecnica, definendo stelle e linee per ogni costellazione.

Il risultato finale è una mappa del cielo che celebra la cultura napoletana, offrendo una nuova prospettiva sulle costellazioni tradizionali e invitando gli appassionati di astronomia a vedere il cielo con occhi diversi.

Il cielo sopra Napoli

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Indice dei contenuti

I CIELI DELL’APPENNINO ROMAGNOLO

I Cieli della Romagna
Cometa C/2020 F/3 Neowise. Canon 450D non modificata, Obiettivo Samyang 14mm F/4, Iso 800, singola posa da 30 secondi. Autori Cristina Cellini e Fiorenzo Mazzotti

NEL NUMERO 263 ABBIAMO INTERROTTO LA RUBRICA DEDICATA
AI LUOGHI MIGLIORI DA CUI FOTOGRAFARE CON UNA
MESSAGGIO DI CRISTINA CELLINI SULLO STATO DEL TERRITORIO
DOPO GLI EVENTI CHE HANNO COLPIO NELLO SCORSO
ANNO LA ROMAGNA. A DISTANZA DI UN ANNO RIPRENDIAMO
IL DISCORSO SU I CIELI DELL’APPENNINO ROMAGNOLO PROPRIO CON LA STESSA AUTRICE PER
RACCONTARE UN TERRITORIO DA RISCOPRIRE PASSO PASSO
MAGARI ANCHE CON QUALCHE SPUNTO PIU’ LUDICO!

ABSTRACT

L’articolo “I cieli dell’Appennino Romagnolo (aggiornamento 2024 post alluvione)” scritto da Cristina Cellini, Luca Argalia e Davide Alboresi Lenzi, offre una panoramica dettagliata sui siti migliori per l’osservazione astronomica nella regione dell’Appennino Romagnolo, focalizzandosi sulle esperienze post alluvione del maggio 2023. Gli autori raccontano come l’alluvione e le frane abbiano temporaneamente interrotto le loro attività, lasciando il territorio ancora segnato. Nonostante ciò, la determinazione a tornare alla normalità e a continuare l’osservazione astronomica ha prevalso, spingendo gli appassionati a cercare nuovi luoghi non colpiti dagli eventi atmosferici.

La maggior parte delle osservazioni astronomiche viene effettuata dall’osservatorio domestico degli autori situato nella campagna ravennate. Tuttavia, essi cercano costantemente nuove postazioni nelle montagne dell’Appennino, in luoghi con cieli meno inquinati dalla luce artificiale. Tra i siti descritti, Linaro-San Romano emerge come uno dei preferiti per il suo cielo scuro verso sud, ideale per la fotografia di nebulose e della Via Lattea. Monte Romano, sede dell’Osservatorio Astronomico del Gruppo Astrofili Antares, è un altro luogo storico per le osservazioni, sebbene sia parzialmente compromesso dall’inquinamento luminoso proveniente da Firenze.

Il Monte Fumaiolo è considerato il sito più buio dell’Appennino Romagnolo, nonostante alcune limitazioni dovute all’inquinamento luminoso e alla topografia locale. Altri luoghi di interesse includono il Monte Trebbio, recentemente reso accessibile grazie alla riapertura di una strada collinare, e l’agriturismo Cà Bionda, noto per essere un punto di ritrovo per gli astrofili e dotato di strutture adatte all’osservazione notturna.

In sintesi, il documento non solo evidenzia i migliori siti per l’astrofotografia ma trasmette anche la resilienza e la passione degli astrofili romagnoli nel superare le difficoltà causate dagli eventi naturali e continuare a esplorare i cieli stellati .

La Romagna: dove osservare

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In Calabria tanta Astronomia!

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Appuntamenti a tema astronomico in Calabria nelle prossime settimane

Grazie alle segnalazioni del nostro caro autore prof. Francesco Veltri, ecco gli eventi a tema astronomico organizzati nella regione Calabria. Durante gli eventi sarà possibile osservare il cielo guidati alla scoperta di costellazioni ed astri notevoli. Si inizia il 1 agosto a Marcellinara, Città che Legge, in provincia di Catanzaro, con la Serata di Osservazione Astronomica. L’appuntamento è in piazza F. Scerbo per l’osservazione guidata ad occhio nudo (partecipazione gratuita e senza prenotazione). Si prosegue poi con tre eventi successivi organizzati in collaborazione con il FAI Fondo Ambiente Italiano sabato 3 e domenica 11 e 25 agosto. L’appuntamento è a Località Croce di Magara a Spezzano della Sila un’emozionante esperienza guidata dall’esperto astrofilo Francesco Veltri che illustrerà le meraviglie del cielo attraverso un’osservazione astronomica ad occhio nudo: un appassionante viaggio alla scoperta di stelle, costellazioni e miti sotto il cielo dei Giganti della Sila che faranno da sfondo ad una passeggiata in notturna dal grande fascino. Per info 366 6152986 oppure  faisila@fondoambiente.it

AllSkyCam fai-da-te

AllSkyCam

ABSTRACT

L’articolo descrive la realizzazione di una AllSkyCam fai-da-te, una camera che riprende tutto il cielo, utile per astrofili e astrofotografi per monitorare in tempo reale le condizioni della volta celeste. Questo dispositivo diventa indispensabile quando si opera da postazioni remote, permettendo di decidere se iniziare o terminare una sessione di ripresa.

L’idea nasce dalla necessità di sostituire una AllSkyCam non più funzionante dell’associazione ADARA. I costi dei nuovi modelli erano elevati, quindi si è optato per una soluzione economica fai-da-te utilizzando un Raspberry Pi con una camera compatibile, montato in una scatola stagna. Il costo totale è inferiore ai 250 euro.

Per il software, si è scelto frankAllSkyCam, un programma gratuito e leggero che fornisce funzionalità essenziali come gli orari di alba e tramonto, le fasi lunari, umidità e temperatura. La costruzione richiede componenti come un Raspberry Pi4, una scheda micro-SD ad alte prestazioni, una camera Pi HQ Cam, una lente fish-eye, resistenze anticondensa, un relè, un sensore di temperatura e umidità, una scatola stagna, un alimentatore e vari cavi e connettori.

L’articolo guida passo dopo passo l’assemblaggio, dalla preparazione della scatola, al montaggio dei componenti, alla configurazione della camera e del software. La messa a fuoco della camera può essere effettuata tramite un monitor locale o streaming video.

Il software frankAllSkyCam include funzionalità come la visualizzazione in tempo reale delle immagini del cielo, l’indicazione dei pianeti principali, la generazione automatica di timelapse e startrail, e l’integrazione con sensori interni ed esterni per monitorare le condizioni ambientali e gestire il sistema anticondensa. La configurazione del software è flessibile, permettendo di personalizzare aspetti come la risoluzione delle immagini, i parametri dei sensori e l’upload delle immagini su un sito web remoto.

Il progetto, testato in diverse condizioni climatiche per oltre due anni, si è dimostrato affidabile e stabile. Il software è disponibile su GitHub e offre una soluzione economica e facile da implementare per gli astrofili.

Realizzare una AllSkyCam e farla funzionare in pochi minuti con un software gratuito

Cos’è una AllSkyCam? A cosa serve?

Si tratta di una camera che inquadra tutto il cielo, da cui, il nome AllSkyCam. È molto utile agli astrofili, specialmente agli astrofotografi perché, grazie all’immagine del cielo in tempo reale, si riesce a guardare lo stato della volta celeste e, quindi, a capire se è il caso di cominciare/terminare una sessione. È evidente che diventa davvero necessaria quando si lavora da postazioni remote. In questi casi, la AllSkyCam è l’unico mezzo per capire in autonomia la situazione attuale e la tendenza evolutiva del cielo.

Alcuni astrofili usano la AllSkyCam per catturare foto delle meteore. Altri ancora, per generare simpatici video Timelapse del cielo e, perché no, la classica “strisciata al polo”, nota come “startrail”.

L’idea

Tutto è nato per necessità. Nella nostra associazione astrofili ADARA, sita a Brallo di Pregola, un’incantevole località dell’Oltrepò Pavese, avevamo già una AllSkyCam in servizio da diversi anni. Era la nostra finestra sul cielo, il nostro “corrispondente” che ci comunicava se potevamo attivare le nostre postazioni remote e cominciare le sessioni di ripresa.

Improvvisamente, la nostra AllSkyCam ha cessato di funzionare. Così, ci siamo posti il problema di sostituirla con una nuova. Pronti a cercare il nuovo modello… ed ecco l’amara sorpresa: per sostituirla con qualcosa di più recente, si sarebbe arrivati a spendere almeno 700 euro per un modello base, se non di più.

Subito ci sembrano troppi. Ci domandiamo: è mai possibile che, con la disponibilità di sensori CMOS a basso costo e con la diffusione delle videocamere di sorveglianza, ormai disponibili per qualche decina di euro, si debba arrivare a cifre così elevate?

Dopo un veloce giro in rete, troviamo l’alternativa fai-da-te. Ci occorre un Raspberry PI con una camera compatibile (ne esistono diversi modelli). Il tutto va montato in una scatola stagna, con una apertura protetta verso il cielo. Poi, un po’ di software per gestirla. E te la cavi con meno di 250 euro.

E il software? Girando per il web, è stato facile trovare diversi progetti open source, molto evoluti e molto carini, che arrivano a fornire funzionalità che, francamente, vanno anche oltre le nostre esigenze. Ed è proprio questo il punto. Qual è il problema da risolvere? Nel nostro caso, capire le condizioni del cielo ed avere qualche informazione a corredo, tipo:

  • Quando sorge/tramonta il sole e comincia/finisce il buio astronomico?
  • Quando sorge/tramonta la luna?
  • Qual è la fase lunare attuale?
  • Umidità e temperatura?

Insomma, sono queste le informazioni di base che ci aiutano a pianificare una sessione di ripresa o le attività da visualista.

Ebbene, in questo articolo vedremo come realizzare una AllSkyCam completa e ci affideremo ad uno dei software più leggeri esistenti. Si tratta del frankAllSkyCam, realizzato da… me!

Vediamo ora come costruirla.

La realizzazione

Va precisato che quando ti cimenti in un progetto fai-da-te, costruisci prototipi, capisci quello che non funziona, quello che va modificato. Commetti errori, impari e migliori. E questo ahimè ha un impatto economico. Ho comprato pezzi inutili, parti inadeguate, distrutto componenti… ma sono arrivato al risultato atteso. Ci sono arrivato divertendomi e raggiungendo un livello di prestazioni stabile. Le sperimentazioni, una volta realizzato il tutto, sono durate oltre un anno: la AllSkyCam è stata testata in ogni stagione e condizione meteo. E quindi neve, sole, pioggia, grandine e temperature estreme hanno aiutato a correggere il tiro e migliorare nel tempo. Ormai sono oltre due anni che le AllSkyCam installate lavorano bene. Il livello di maturità è soddisfacente e lo scopo di questo articolo è cercare condividere la mia esperienza per aiutare gli astrofili interessati ad arrivare velocemente alla realizzazione, evitando di commettere di nuovo gli stessi errori.

Partiamo subito dall’occorrente. Ecco la lista della spesa:

  • Raspberry Pi4 Model B. Va benissimo il modello 4GB RAM. Costo intorno ai 100 euro. Attenzione. Va bene anche un Pi Zero, anche se lo sconsiglierei. Alcuni amici astrofili hanno testato con il Pi zero e funziona senza problemi. Ovviamente, la generazione dei timelapse è veramente lenta. Andrebbe bene anche un vecchio Pi3 ma più avanti scopriremo che disporre di un Pi4 può offrire anche altre opportunità.
  • Una schedina di memoria micro-SD Card. Ho scelto quella ad alte prestazioni, essendo esposta alle intemperie h24. Nella mia esperienza, quelle ordinarie si danneggiano dopo qualche mese. I modelli “high endurance” sono molto più affidabili. Bastano 32GB. Ma vista la poca differenza di prezzo, ho scelto il taglio da 64GB, reperibile a circa 30 euro.
  • Una camera Raspberry Pi. Io ho optato per la Pi HQ Cam, ma funziona qualsiasi PiCam. Anche le ben note ArduCam. L’importante è che queste camerine funzionino con il pacchetto libcamera. Naturalmente è necessario il cavo flat per il collegamento della camerina. Di solito viene fornito a corredo. Il costo della HQ Cam si aggira intorno ai 65 euro
  • Lente fish-eye da montare davanti alla camerina. L’ho recuperata a circa 15 euro (170° totali, 1,7mm di focale).
  • Resistenze per evitare la formazione di condensa. Si possono utilizzare 2 striscette adesive da 12W, alimentate a 12V. Costo sui 10 euro. Naturalmente, è possibile usare qualsiasi altro tipo di resistenza (purché scaldi abbastanza) ma questo richiede alcune considerazioni che faremo più avanti, in un paragrafo dedicato.
  • Relè per comandare l’accensione/spegnimento delle resistenze. Circa 5 euro.
  • Sensore di temperatura e umidità, per misurare le condizioni interne al box. Circa 8 euro.
  • Scatola per contenere il tutto (esempio una IP65). Si recupera tra i 15 e i 20 euro.
  • Alimentatore 12V 10A, circa 10 euro.
  • Convertitore DC 12V – 5V per alimentare il Raspberry, circa 10 euro.
  • Connettore “aeronautico” RJ45, per collegare la AllSkyCam al cavo LAN. Evitabile se si dispone di copertura WiFi. Per prenderne 2 ci vogliono circa 15 euro.
  • Passacavi ermetico, per il cavo di alimentazione. Costa circa 1 euro se comprato in un Brico.
  • Cupolino in plexiglass, diametro da 3,5 pollici. Una dimensione maggiore risulta essere più sensibile a problemi di condensa interna. Costo inferiore ai 10 euro.
  • Una piccola tavoletta di legno multistrato, delle dimensioni della base della scatola elettrica, da inserire come supporto su cui montare i vari componenti.
  • Un po’ di cavo elettrico rosso-nero (DC)
  • Alcuni cavetti jumper Dupont, per collegare i sensori ed il relè al Raspberry PI. Un pacco intero costa sui 10 euro.
  • Silicone, per sigillare il cupolino alla scatola elettrica.
  • Un sacchetto da 50g di silica gel da lasciare nella scatola elettrica. Un pacchetto da 6 costa circa 15 euro.

Come si può notare, l’intero costo si aggira intorno ai 300 euro. Direi che tutto l’occorrente è reperibile su Amazon.

Assembliamo la nostra AllSkyCam!

Procediamo per passi.

  1. La scatola deve essere dotata di un fondo “millefori” su cui montare i componenti. La mia ne era sprovvista, ragion per cui è stato necessario sagomare una tavoletta in multistrato su cui montare i componenti da posizionare sul fondo della scatola. Bisogna avere l’accortezza di non coprire tutto il fondo, ma lasciare una zona libera, per consentire l’ingresso del cavo LAN e del cavo di alimentazione 12V, che entreranno, appunto, dal fondo attraverso, rispettivamente, un connettore aeronautico RJ45 ed un passacavi. È ovvio che, in caso di uso del WiFi, entra solo il cavo di alimentazione. Va fatta una precisazione su questo punto. Il Raspberry Pi può essere alimentato con un PoEHat, cosa che ho voluto evitare per limitare i costi ed anche perché, nel caso specifico, la posizione della SkyCam è raggiunta dall’alimentazione.
  2. Successivamente sono da posizionare il Raspberry Pi, l’adattatore DC 12V-5V ed il relè (che dovrà comandare le resistenze anticondensa) nel fondo della scatola cercando di ottenere la migliore combinazione di posizioni nella zona destra, lasciando, sul lato opposto, lo spazio per poter sistemare la camera.  Una volta individuata la disposizione più ottimale dei componenti, è preferibile procedere con le operazioni di montaggio vere e proprie fuori della scatola, sulla tavoletta di legno sagomata, in modo da avere gradi di libertà nelle attività di assemblaggio.
  3. Trovato un layout comodo, si procede con il fissaggio dei componenti, semplicemente avvitandoli sulla tavoletta di cui sopra (in alternativa, si possono usare dei ganci con fascette a stringere).
  4. Trapano alla mano, si praticano 2 fori nel fondo della scatola per installare rispettivamente il passacavi attraverso il quale arriverà l’alimentazione 12V, ed il connettore aeronautico per il cavo LAN RJ45. Una nota. Se si vuole, si può evitare il connettore LAN RJ45 ed utilizzare, al suo posto, un normale passacavi. In tal caso, si passa il cavo 8 poli (Cat. 5e o 6) e poi si crimpa il connettore RJ45 maschio. Il problema però è che, in caso di smontaggio della AllSkyCam per manutenzione, dovremo tagliare il cavo e poi, al montaggio, ri-crimpare lo spinotto RJ45.
  5. E’ il momento di collegare i primi cavi. La linea 12V deve arrivare direttamente all’alimentatore del Raspberry (convertitore 12V-5V) ed alle resistenze anticondensa, qui previa connessione al relé che ne comanderà accensione e spegnimento. Il connettore aeronautico andrà nella presa LAN del Raspberry.
  6. Il relè offre, da un lato, tre connessioni verso il Raspberry: tensione di riferimento, tensione 5V+ e comando. Qui suggerirei di collegarli alla board del raspberry, tramite i cavetti Dupont, ai pin n.2 (5V), n.6 (Gnd)e n.18 (GPIO 24). E’ possibile scegliere anche pin diversi. Dall’altro lato, il relè offre l’uscita di tensione che alimenterà le resistenze.
  7. E’ il momento di installare la camera di ripresa, nel nostro caso, la Pi HQ Cam. L’ho fissata al fondo della scatola usando dei piedini ad “L”, che hanno, sulla base, un foro di fissaggio e sull’apice, un foro filettato che consente il montaggio della camera. Naturalmente, dovremo montare la lente grandangolare, semplicemente avvitandola davanti al sensore CMOS. La camerina dovrà essere “innalzata” per uscire dalla scatola fino a sfiorare la superficie interna del cupolino. Quindi, va considerato l’uso di prolunghe facilmente reperibili anche su Amazon. Per regolare l’altezza, occorre quindi montare il cupolino al coperchio della scatola (vedi punti successivi) e poi fissare l’altezza definitiva della camera CMOS, che andrà collegata, tramite il suo cavo flat, alla board del Raspberry Pi, facendo attenzione al verso del cavo, il cui pin 0 è tipicamente quello azzurro (seguire il foglietto di istruzioni).
  8. E’ giunto il momento di forare il coperchio della scatola elettrica per il successivo montaggio del cupolino.  Occorre una fresa montata ad un trapano. Il foro deve essere centrato in corrispondenza dell’obbiettivo della camerina CMOS e deve avere un diametro tale da poter consentire il successivo montaggio del cupolino. In altre parole, se il diametro interno del cupolino è 3 pollici (circa 7,7cm) farei un foro da 6cm. Occorre, quindi, una fresa da 6cm. Effettuato il foro, procediamo con il fissaggio del cupolino. Questo, tipicamente, dispone di una serie di fiorellini sulla sua base di appoggio. E’ necessario praticare i fiorellini corrispondenti anche sul coperchio della scatola elettrica, in modo da consentire il fissaggio tramite piccoli perni e bulloni (tipicamente M2 o M3). Prima di avvitare, dobbiamo distribuire della colla siliconica sulla base di appoggio del cupolino. Dopo l’avvitatura dello stesso, occorre sigillare per bene i bordi esterni del cupolino stesso.
  9. Montiamo ora le resistenze anticondensa. Ho utilizzato 2 striscette adesive da 12Watt. Mi sono accorto che producono un calore molto forte. L’idea era di attaccarle al cupolino, ma avrei rischiato deformazioni al plexiglass, per cui le ho incollate ad una striscetta di silicone che ho poi sistemato all’interno del cupolino. Le resistenze andranno collegati al polo positivo, in uscita dal relè, ed al polo negativo dell’alimentazione generale.

Ora che tutto è pronto, non rimane altro che installare il sistema operativo e procedere con la messa a fuoco della camera. Soltanto dopo sarà possibile chiudere definitivamente la scatola con le sue viti. Da notare che la Pi HQ Cam è quanto più possibile vicina al cupolino, in modo da limitare le distorsioni di immagine.

AllSkyCam
A sinistra – Particolare della AllSkyCam.
Si notino le resistenze montate direttamente sul lato interno del cupolino, poi dopo
rimosse per l’eccessivo calore generato.

La preparazione del software di sistema

E’ necessario disporre di una microSD Card (32GB è già sufficiente). La card va preparata con il sistema operativo Bullseye. Per far questo, occorre utilizzare il Raspberry PiImager (disponibile al sito www.raspberry.com/software), un tool molto semplice da usare.

Una volta installato sul PC/Mac, prima di scrivere l’immagine sulla microSD, vanno configurate le opzioni base (es. Hostname, WiFi/LAN, layout tastiera, time zone, username/password), ma questa configurazione esula dallo scopo di questo articolo. Va detto che il software AllSkyCam non necessita del sistema operativo completo di desktop. La versione “Lite” va più che bene. Anzi, è raccomandata.

Procediamo ora con il primo avvio del sistema. Inseriamo la scheda microSD nel Raspberry Pi, colleghiamo un monitor e, una volta avviato il sistema, procediamo all’aggiornamento del sistema operativo, digitando, al prompt dei comandi:

  • sudo apt update
  • sudo apt upgrade(alla eventuale domanda, rispondere y)

Adesso bisogna installare alcuni pacchetti software. E’ necessaria la connessione ad internet.

  • pip (per l’installazione di pacchetti Python, dovrebbe già essere presente nel sistema) – sudo aptinstall python3-pip
  • ImageMagick (libreria pythonper la gestione delle immagini) – sudo apt-get install libmagickwand-dev
  • ffmpeg (software per la generazione video, nel nostro caso, timelapse) – sudo aptinstallffmpeg

Procediamo adesso con la messa a fuoco della camera, digitando: libcamera-vid -t 100000

Ora vedremo, al monitor locale, il video trasmesso dalla Pi HQ Cam. Possiamo quindi mettere a fuoco ruotando la ghiera della camera, avendo cura di inquadrare il cielo. Possiamo aumentare la durata del video aumentando il valore 100000 della riga di comando. Nota: se non abbiamo un monitor da collegare al Raspberry Pi, possiamo comunque generare uno stream video e renderlo disponibile sulla rete: libcamera-vid -t 0 —inline —listen -o tcp://0.0.0.0:8888

Dopodiché, da un’altra postazione sulla stessa rete, possiamo usare, ad esempio un client VLC ed aprire il network stream, indicando l’indirizzo IP del Raspberry Pi e la porta sulla quale il Raspberry sta generando lo streaming (es. tcp/h264://raspberrypi.local:8888). La messa a fuoco tramite streaming video non è il massimo. Bisogna tener conto di qualche secondo di ritardo introdotto dalla trasmissione. Per cui bisogna procedere con piccole rotazioni della ghiera di messa a fuoco ed attendere di vedere l’effetto sul client video.

Una volta terminata la messa a fuoco, possiamo inserire nella scatola il sacchetto di silica gel e chiudere la AllSkyCam.

Nota: frankAllSkyCam utilizza il software libcamera (incluso nell’ultimo sistema operativo Raspberry). La versione precedente (raspistill) non è supportata.

Configurazione di frankAllSkyCam

È possibile configurare diversi aspetti, dalla risoluzione dell’immaginealla dimensione del font di caratteri, alla posizione del testo sull’immagine, etc. Ma concentriamoci sugli aspetti più importanti, lasciando gli altri settings con i valori predefiniti.

Il file di configurazione è situato in: /home/pi/frankAllSkyCam/config.txt

Per modificarlo,è possibile utilizzare l’editor nano: nano /home/pi/frankAllSkyCam/config.txt

Parametri base:

  • inte = AstroBrallo.com #nome della AllSkyCam
  • latitude = 44,73#latitudine del sito di osservazione
  • longitude = 9.31   #longitudine del sito di osservazione
  • time_zone = Europe/Rome   #time zone
  • nel caso in cui si possegga un SQM-LE, bisogna abilitarlo in questo modo:
  • use_sqm = y   #y = ho un SQM-LE; n=non ho un SQM-LE
  • ip_addess = 192.168.1.10 #indirizzoipdel dispositivo SQM_LE
  • port = 10001  #porta di comunicazione del SQM LE
  • write_log = n #abilitazione ai log

Se si vuole utilizzare un sito web esterno su cui pubblicare l’immagine AllSky, bisogna configurare i seguenti parametri FTP:

  • isFTP=True   #True = attivo il trasferimento verso sito web esterno. False=no
  • FTP_server = tuo_ftpserver.com
  • FTP_login = tuo_nomeutente
  • FTP_pass = tua_password
  • FTP_uploadFolder =tua_upload_dir
  • FTP_filenameAllSkyImgJPG = allskycam   #solo nome file. Non aggiungere “.jpg”
  • FTP_fileNameStarTrailJPG = /startrails/starTrail.jpg  #nome file startrail
  • FTP_fileNameTimelapseMP4 = /videos/frankAllSkycam  #cartella dei video timelapse

In base alla configurazione di cui sopra, la allskycam, le immagini startrail e i video timelapse verranno caricati su un sito remoto, tramite FTP. Naturalmente, se non si desidera usare un FTP remoto basta impostare isFTP=False

Due ulteriori parametri abilitano/disabilitano la generazione dei timelapse:

  • nightTL = True   #True = viene generato il timelapse notturno; False = no
  • fullTL = True#True = viene generato il timelapse 24h; False = no

Il file allskycam_night.mp4 mostrerà solo il timelapse notturno, dal tramonto all’alba e verrà generato se nightTL = True

Analogamente, allskycam_24h.mp4 mostrerà le 24 ore e verrà generato se fullTL = True

Ci sono alcune altre opzioni. Il file config.txt è autoesplicativo ed è possibile personalizzare molti aspetti, incluso il logo, l’immagine della bussola, e “dati extra” che potremmo decidere di scrivere sulla nostra immagine AllSkyCam, ad esempio informazioni provenienti da sensori esterni,quali la velocità del vento, l’umidità, la temperatura e/o altro.

Una volta completata la configurazione, è necessario verificare se il tutto funziona. Dalla riga di comando, basta digitare: python3 -m frankAllSkyCam

Per verificare il funzionamento facciamo attenzione ad eventuali messaggi di errore (quasi sempre sono dovuti ad errori di configurazione. Quindi controlliamo bene il file config.txt)abbiamo diverse opzioni:

  1. tramite browser, provarehttp://<your_raspberry_IP>
  2. Sul disco locale del Raspberry Pi, verificare l’esistenza del file jpeg (nome del file contiene data ed ora): /home/pi/frankAllSkyCam/img/<img_folder_with_date>/
  3. Sul sito web remoto (nel caso sia stato configurato) dovrebbe essere visibile l’immagine AllSkyCam

Se tutto funziona, rendiamo tutto automatico. Basta digitare questo comando: python3 -m frankAllSkyCam.crontab

AllSkyCam
A destra – La AllSkyCam completa.
Si noti l’anello di silicone azzurro, interno al cupolino, introdotto per evitare il contatto diretto tra le resistenze ed il cupolino
(al fine di evitare il rischio di deformazione dello stesso, dovuto all’eccessivo calore generato).

Gestione del sistema anticondensa

Il tema della formazione della condensa sul cupolino, e della sua gestione, è probabilmente la parte più complessa della realizzazione di una AllSkyCam. Esistono diverse scuole di pensiero: AllSkyCam ventilata, completamente sigillata, valvole di pressione, ed altre idee creative. Tutte sono più o meno funzionanti ma, nel mio caso, ho testato con successo questo approccio:

  • AllSkyCam completamente (ben) sigillata.
  • Installazione di un sensore di temperatura ed umidità interno al box, preferibilmente nell’area sottesa dal cupolino
  • Installazione di un sensore di temperatura ed umidità esterno al box

I due sensori potrebbero anche non essere necessari. Infatti, nel mio caso, per diversi mesi ho interrogato, via http, una stazione meteo che si trova a qualche Km di distanza, ricavando direttamente il valore del punto di rugiada della zona. Data la distanza, i valori non erano sempre attendibili, per cui ho pensato di rendermi autonomo e di installare i due sensori di cui sopra.

Mentre il sensore interno (2) sarà collegato direttamente al Raspberry Pi (ho usato un sensore DHT22 che costa circa 8 euro. Il software frankAllSkyCam include lo script per la lettura della temperatura), il sensore esterno (3) potrà essere anche lontano, comunque nella stessa zona di installazione. Nel mio caso, ho usato un sensore di umidità e temperatura WiFi, facilmente interrogabile via http. Una volta acquisiti i valori dei due sensori, diventa immediato calcolare direttamente il punto di rugiada con una delle formule che si possono trovare facilmente in Rete.

Il nostro software frankAllSkyCam dispone di un file python: /home/pi/frankAllSkyCam/tools/checkDew.py

che implementa la logica sopra descritta, e che ogni 10 minuti (è in crontab) acquisisce le letture dai sensori e provvede ad accendere o spegnere le resistenze, dopo aver ricavato il valore del punto di rugiada. In alternativa, è possibile guardare al valore del tasso di umidità interno e/o combinare questa informazione con quella relativa al punto di rugiada.

Alcuni astrofili hanno usato un approccio altrettanto empirico, probabilmente più semplice, e con ottimi risultati. Senza basarsi sui valori del punto di rugiada/umidità interna, hanno programmato l’accensione delle resistenze in modo incondizionato: accensione al tramonto e spegnimento dopo l’alba. In questo modo, hanno evitato l’installazione dei sensori. Attenzione però a non utilizzare resistenze troppo scaldanti: il cupolino potrebbe deformarsi in caso di calore eccessivo.

Le funzionalità del software frankAllSkyCam

Prima di procedere con l’installazione, mi soffermo sulle funzionalità di questo software, scritto da me (da cui il nome frankAllSkyCam). Oltre a fornire l’immagine del cielo in tempo reale, fornisce le seguenti informazioni:

  • Immagine fase della Luna (fase, %illuminazione, orari di alba e tramonto, prossima luna nuova)
  • Sole (orari di alba e tramonto)
  • Orari di inizio e fine del buio astronomico
  • SQM (calcolato dall’analisi dell’immagine, oppure letto dal lettore SQM-LE, se disponibile)
  • Indicazione dei pianeti principali presenti in cielo, con le rispettive icone
  • Valori provenienti da eventuali sensori sia collegati al Raspberry Pi, sia disponibili tramite rete (es. Temperatura, Umidità, dati di stazioni meteo, …)

Tali dati vengono riportati sull’immagine insieme con 2 loghi a scelta (es. Bussola e logo personale) e nome della location. Le posizioni di queste informazioni, la dimensione del testo, il colore del font (diurno e notturno) sono customizzabili da un file di configurazione.

Ogni mattina, questo software genera automaticamente:

  • Timelapse delle ultime 24 ore
  • Timelapse della notte appena trascorsa
  • Startrail della notte precedente

Inoltre, attraverso l’interfaccia web, visualizza le costellazioni in overlap all’immagine del cielo. In questo modo, accedendo – tramite browser – alla AllSkyCam è possibile vedere, tutte insieme, le informazioni utili a pianificare e gestire una eventuale osservativa.

Altra funzionalità è la gestione automatica anticondensa, ma questa verrà trattata più avanti, in un paragrafo dedicato.

Una nota a parte la merita la misurazione dell’SQM. Il software frankAllSkyCam comunica con un SQM LE leggendo i valori SQM ed adeguando, di conseguenza, il tempo di esposizione dell’immagine del cielo. Qualora non fosse disponibile un SQM-LE, il software fornisce una ottima stima del valore SQM, analizzando i dati del fotogramma. Per raggiungere questo risultato ho scritto un algoritmo “machine learning” addestrato con le letture reali dell’SMQ-LE. Il training è durato una settimana ed i valori di SQM calcolati sono quasi sovrapponibili a quellirilevati dall’SQM-LE.

Se si intende usare il Raspberry Pi anche come server web, è necessario che installare Apache (o altro server web). Per installare Apache, basta digitare questo comando: sudo aptinstall apache2 -y

dopodiché occorrerà creare la cartella che ospiterà l’immagine allskycam.jpg: sudo mkdir /var/www/html/img

A questo punto, occorre spostare il file index.html, generato durante l’installazione, nel server web locale: sudo mv /home/pi/frankAllSkyCam/index.html /var/www/html/

In questo modo, potremo vedere la nostra immagine del cielo usando semplicemente questo indirizzo: http://<indirizzo_IP raspberry/

Se vogliamo un vero e proprio sito web, questo viene fornito a corredo del software frankAllSkyCam, ed è immediatamente utilizzabile e personalizzabile.Una delle sue particolarità è la possibilità di mostrare l’overlay della mappa celeste sull’immagine del cielo, grazie ad un codice javascript open source disponibile in Rete. Un esempio reale è visibile qui:

http://www.meteobrallo.com/webcam/allsky/

Ultimo punto da considerare: dobbiamo decidere se la nostra AllSkyCam sarà destinata ad essere accessibile da utenti esterni oppure no. Se si, come credo, dovremo scegliere se utilizzare un sito web esterno alla nostra rete locale, oppure se usare il Raspberry Pi come web server pubblico. Nel primo caso, il software frankAllSkyCam esporterà l’immagine del cielo (via FTP) sul sito esterno. Questa soluzione potrebbe essere preferibile, sia per ragioni di sicurezza (in modo da evitare di esporre il Raspberry Pi su una rete pubblica), sia per evitare sovraccarico di richieste http che potrebbero degradare le prestazioni della nostra rete locale. Fare leva su un sito esterno è la mia preferenza personale. Ma comunque, qualora lo volessimo, è ovviamente possibile usare il Raspberry Pi come web server pubblico. In tal caso, sul nostro router, sarebbe necessaria una configurazione di “port forwarding” per esporre il servizio http del Raspberry Pi (su porta 80) su rete pubblica, associandolo ad una porta esterna (es. 8080). Il router si occuperà di reindirizzare le richieste in arrivo sulla porta 8080 verso la AllSkyCam che risponderà sulla porta 80. Dall’esterno bisognerà usare un indirizzo tipo questo:

http://<IP pubblico del mio router>:8080/

al posto dell’indirizzo IP pubblico del mio router è preferibile usare un servizio DNS (dinamico o statico, a seconda della natura del mio IP pubblico.

Naturalmente, frankAllSkyCam è gratuito e presente su GitHub.

Installazione del software frankAllSkyCam

L’installazione è davvero immediata. Assicurarsi di essere connessi ad internet e, dal prompt dei comandi del Raspberry Pi, digitare:

pip3 installfrankAllSkyCam

Se non si rilevano messaggi di errore, l’installazione è terminata, ma è necessario configurare ancora alcuni parametri, in base alle proprie preferenze. Per fare ciò, bisogna avviare il programma digitando: python3 -m frankAllSkyCam

Verranno create alcune cartelle:

/home/pi/frankAllSkyCam cartella principale del programma
/home/pi/frankAllSkyCam/img cartella delle immagini generate. Conterrà delle sottocartelle, ognuna relativa alle immagini di 24 ore. Il nome delle sottocartelle conterrà la data delle riprese. Queste cartelle verranno automaticamente cancellate dopo un numero “x” di giorni, definito nel file di configurazione
/home/pi/frankAllSkyCam/log Cartella contenente i log del software
/home/pi/frankAllSkyCam/mq Cartella contenente i file di supporto per il calcolo dell’SQM, quando il dispositivo SQM-LE non è disponibile
/home/pi/frankAllSkyCam/png Cartella contenente il proprio logo, la bussola (entrambi personalizzabili), le immagini di luna e pianeti.

ed alcuni file, tra cui:

/home/pi/frankAllSkyCam/config.txt

/home/pi/frankAllSkyCam/index.html

config.txtcontiene la configurazione di frankAllSkyCam.

index.txt è una pagina web semplice che mostra l’immagine AllSky

Ora non resta che configurare le preferenze.

Conclusione

frankAllSkyCam ha un footprint bassissimo (richiede pochi Kb) ed una robustezza elevata, essendo basato sulle componenti del sistema operativo e su alcune librerie software consolidate. Nel corso del tempo (ormai è live da oltre 2 anni) è stato adottato da diversi astrofili nel mondo, anche su modelli di Raspberry molto economici (es. Raspberry Zero) e camere CMOS, pur compatibili con Raspberry Pi, ma con caratteristiche davvero base. Diciamo che fa il suo lavoro ed ha zero-issue riportate su GitHub. Quindi, se cercate una soluzione economica e “zero-sbatti”, questo potrebbe fare al vostro caso

25 anni per Chandra X-ray Observatory

chandra
Le immagini spaziano dai resti di supernova, come Cassiopea A, alle regioni di formazione stellare come la Nebulosa di Orione, alla regione al centro della Via Lattea. Questo montaggio contiene anche oggetti oltre la nostra galassia, tra cui altre galassie e ammassi di galassie.

CfA celebra il 25° anniversario di Chandra

Venticinque anni fa, lo Space Shuttle Columbia è stato lanciato nello spazio con a bordo il Chandra X-ray Observatory. I comunicati stampa del Chandra X-ray Center, CfA e Smithsonian hanno condiviso 25 nuove immagini realizzate con i dati Chandra per festeggiare questa ricorrenza memorabile 

Il 22 luglio, il Chandra Operations Control Center di Burlington, ha organizzato un evento per celebrare l’occasione con tutto lo staff di Chandra. Tra gli oratori c’erano il direttore di Chandra Pat Slane, il direttore di CfA Lisa Kewley e Kevin Hix di MSFC. C’è stata anche una visita speciale dell’astronauta Cady Coleman, specialista di missione su STS-93, che ha tenuto un discorso e firmato autografi.

Per celebrare il 25° anniversario del suo lancio, l’osservatorio a raggi X Chandra della NASA pubblica 25 immagini inedite di un’ampia gamma di oggetti cosmici.

Le immagini spaziano dai resti di supernova, come Cassiopea A, alle regioni di formazione stellare come la Nebulosa di Orione, alla regione al centro della Via Lattea. Questo montaggio contiene anche oggetti oltre la nostra galassia, tra cui altre galassie e ammassi di galassie.

Le immagini, create con i dati raccolti da Chandra, esplorano con raggi X tutti gli angoli dell’universo. Combinando i raggi X misurati da Chandra con altri osservatori spaziali e telescopi a terra, gli astronomi possono cercare di dare risposte ad alcune delle domande più complesse sui misteri del nostro cosmo.

Il 23 luglio 1999, lo Space Shuttle Columbia ha portato in orbita Chandra, all’epoca il carico utile più pesante mai trasportato dallo shuttle. Con il comandante Eileen Collins al timone, gli astronauti a bordo del Columbia hanno dispiegato con successo Chandra nella sua orbita altamente ellittica che lo porta a quasi un terzo della distanza dalla Luna.

“Per un quarto di secolo, Chandra ha fatto una scoperta dopo l’altra,” ha detto Pat Slane, direttore del Chandra X-ray Center situato presso lo Smithsonian Astrophysical Observatory di Cambridge, Massachusetts. “Gli astronomi hanno utilizzato Chandra per indagare su misteri di cui non eravamo nemmeno a conoscenza quando abbiamo costruito il telescopio, tra cui esopianeti ed energia oscura.”

I raggi X sono un tipo di luce particolarmente penetrante che rivela oggetti estremamente caldi e processi fisici molto energetici. Molte affascinanti regioni nello spazio brillano intensamente nei raggi X, come i detriti delle stelle esplose e il materiale che turbina attorno ai buchi neri. Anche stelle, galassie e persino pianeti emettono raggi X che possono essere studiati con Chandra.

La nuova serie di immagini è un campione di quasi 25.000 osservazioni che Chandra ha effettuato durante il suo quarto di secolo nello spazio.

Chandra
Riproduzione del telescopio Chandra. Crediti @Nasa

Nel 1976, Riccardo Giacconi e Harvey Tananbaum proposero per primi alla NASA la missione che un giorno sarebbe diventata Chandra. Alla fine, Chandra fu selezionata per diventare uno dei “Grandi Osservatori” della NASA, insieme al telescopio spaziale Hubble e al Compton Gamma Ray Observatory e allo Spitzer Space Telescope, ora in pensione, ognuno dei quali osservava diversi tipi di luce.

Nel 2002, Giacconi è stato insignito del Premio Nobel per la fisica “per i contributi pionieristici all’astrofisica, che hanno portato alla scoperta di sorgenti cosmiche di raggi X”, gettando le basi per lo sviluppo e il lancio di Chandra.

Oggi, gli astronomi continuano a usare i dati di Chandra insieme ad altri potenti telescopi, tra cui il James Webb Space Telescope della NASA, IXPE (Imaging X-ray Polarimetry Explorer) e molti altri. Ad esempio, l’anno scorso, il lavoro di Chandra con Webb ha portato alla scoperta di due dei buchi neri più distanti mai visti (riportati qui e qui ), e il lavoro con IXPE ha rivelato le “ossa” di una mano cosmica spettrale, nello studio di una nebulosa a raggi X creata da una pulsar.

La scienza di Chandra ha portato a oltre 700 dottorati di ricerca e ha supportato un bacino di talenti eterogeneo di oltre 3.500 studenti universitari e laureati, circa 1.700 postdoc e oltre 5.000 ricercatori principali unici negli Stati Uniti e nel mondo. La domanda per l’utilizzo del telescopio è stata costantemente alta per tutta la durata della missione e alla fine solo il 20% di tutte le richieste sono state accolte per mancanza di tempo.

Gli scienziati hanno scritto oltre 10.000 articoli sottoposti a revisione paritaria e accettati basati sui dati di Chandra, raccogliendo quasi mezzo milione di citazioni, di fatto Chandra è una delle missioni NASA più produttive nel campo dell’astrofisica.

“A nome dell’equipaggio STS-93, siamo tremendamente orgogliosi del Chandra X-ray Observatory e del suo brillante team che ha costruito e lanciato questo tesoro astronomico”, ha affermato Eileen Collins, comandante della missione dello Space Shuttle Columbia che ha lanciato Chandra nello spazio nel 1999. “Le scoperte di Chandra ci hanno continuamente stupito e impressionato negli ultimi 25 anni”.

Questo montaggio contiene 25 nuove immagini con dati provenienti dall’Osservatorio a raggi X Chandra della NASA, che vengono rilasciati per commemorare il 25° anniversario del telescopio nello spazio, come descritto nel nostro ultimo comunicato stampa . Dal suo lancio nello spazio il 23 luglio 1999, Chandra è stata la missione di punta della NASA per l’astronomia a raggi X nella sua flotta di “Grandi Osservatori”. Chandra scopre nuovi fenomeni esotici ed esamina vecchi misteri, osservando oggetti all’interno del nostro Sistema Solare fino quasi al limite dell’Universo osservabile.

Chandra scoprì rapidamente per la prima volta una sorgente puntiforme di raggi X nel centro di Cas A, in seguito confermata come una stella di neutroni. Poi Chandra fu utilizzato per scoprire prove di un “superfluido” all’interno della stella di neutroni sempre di Cas A, per determinare se la stella massiccia originale potrebbe essersi rivoltata durante l’esplosione, un altro tassello per comprendere il meccanismo di fine vita delle stelle massicce.

Nebulosa del Granchio
Crediti: Raggi X: (Chandra) NASA/CXC/SAO, (IXPE) NASA/MSFC; Ottico: NASA/ESA/STScI; Elaborazione delle immagini: NASA/CXC/SAO/K. Arcand, L. Frattare e J. Schmidt

Fonte: https://chandra.cfa.harvard.edu/press/24_releases/press_072224.html

Muonionalusta (Il segreto del ferro)

MUONIONALUSTA Il segreto del ferro
Fetta di Muonionalusta di 1.400g della collezione di meteoriti dell’Osservatorio del Monte Baldo.

ABSTRACT

Circa un milione di anni fa, in Lapponia, un meteorite illuminò la notte polare, dividendo la sua scia in frammenti incandescenti. Nessun uomo assistette all’evento, poiché nessuno era ancora giunto in quelle lande gelide. Nel 1906, vicino a Kitkiöjärvi in Svezia, due ragazzi trovarono una strana pietra, poi riconosciuta come siderite e denominata Muonionalusta. Nel corso degli anni, numerosi frammenti sono stati trovati e distribuiti in musei e collezioni private. Muonionalusta appartiene alla classe delle Sideriti Ottaedriti tipo IVA, caratterizzate da inclusioni di Triolite. Questo meteorite è uno dei più antichi, formatosi circa 4.5653 milioni di anni fa. Le sue tipiche figure di Widmanstätten, strutture lamellari visibili dopo specifici trattamenti, testimoniano la sua origine extraterrestre. Il ferro meteorico è stato usato dall’uomo per creare armi e utensili, come il pugnale del faraone Tutankhamon, recentemente confermato di origine meteorica.

Muonionalusta Il segreto del ferro

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Chesire Cat – Stregatto – Superare i Propri Limiti

Chesire Cat - Stregatto
FIGURA 6 L'immagine in copertina dell'articolo con in sovraimpressione i redshift dei vari componenti risolti nella mia immagine, tra i quali la galassia distorta più distante di magnitudine 22.6 (nel canale r) a z=2.8, ossia ad una distanza co-movente di 21 miliardi di anni luce; nella parte alta del campo, è riportata come riferimento la magnitudine (21 nel canale r) di un’altra galassia dell’ammasso fossile in primo piano a z=0.42, le cui due giganti ellittiche centrali (gli occhi del gatto) concorrono alla distorsione gravitazionale delle quattro galassie di fondo.

ABSTRACT

L’articolo di Alessandro Ravagnin “Oltre i limiti” esplora il suo percorso di quasi 30 anni nell’astrofotografia, evidenziando l’evoluzione dalla semplice osservazione e disegno di oggetti celesti con un modesto telescopio Konus da 6 cm, alla cattura di fenomeni spaziali complessi con attrezzature avanzate per arrivare al Chesire Cat o Stregatto. Inizialmente limitato dal piccolo diametro del telescopio e dai cieli inquinati di Mestre, Ravagnin passò dai disegni alla fotografia analogica, e infine all’imaging digitale con le prime webcam come la Philips Vesta Pro. La sua passione per l’astronomia ha subito un salto significativo con l’acquisto di un telescopio C8, che gli ha permesso di catturare oggetti del sistema solare e immagini basilari del cielo profondo, nonostante le condizioni di visibilità sfavorevoli.

Un momento cruciale fu l’acquisto di una casa in campagna a Romano d’Ezzelino e la creazione di un osservatorio semi-automatizzato chiamato ADAM. Equipaggiato con un C11HD Edge e vari accessori, la capacità di Ravagnin di esplorare l’universo si ampliò notevolmente. Tuttavia, le limitazioni del cielo locale, con un valore SQM raramente superiore a 18,5/19 mag./arc sec², imposero sfide significative per l’imaging del cielo profondo. Scoprì che per ottenere immagini di alta qualità dalla sua posizione erano necessarie esposizioni molto più lunghe rispetto a quelle scattate sotto cieli più scuri con telescopi remoti in Cile, Namibia e Spagna, parte del progetto ShaRA che ha co-fondato nel 2022.

L’esplorazione delle lenti gravitazionali, un concetto previsto dalla relatività generale di Einstein, costituisce un tema centrale nel suo lavoro recente. Ravagnin ha accettato la sfida di fotografare questi fenomeni dal proprio giardino, concentrandosi su due specifiche lenti gravitazionali: “Cheshire Cat” (SDSS J103842.59+484917.7) e “Cosmic Horseshoe” (J1004+4112). Queste lenti, che agiscono come telescopi cosmici naturali, ingrandiscono e distorcono la luce proveniente da galassie lontane. Nonostante le difficoltà intrinseche, inclusi i lunghi tempi di esposizione e l’elaborazione meticolosa delle immagini, Ravagnin è riuscito a catturare l’elusivo “Cheshire Cat” integrando 20 ore di dati raccolti in diverse notti.

L’articolo sottolinea la disparità delle risorse disponibili per diversi astrofotografi e l’importanza di comprendere i limiti e le capacità delle proprie attrezzature e condizioni di osservazione. Il lavoro di Ravagnin mette in risalto la pazienza, la perseveranza e l’uso innovativo della tecnologia disponibile per spingere i confini dell’astrofotografia amatoriale. Il suo racconto dettagliato del processo, dalla selezione iniziale del target all’elaborazione finale dell’immagine, fornisce preziose intuizioni e ispirazione sia per i principianti che per gli astrofotografi esperti. Attraverso la sua dedizione e l’approccio creativo, Ravagnin dimostra che sono possibili realizzazioni straordinarie in astrofotografia anche in condizioni meno che ideali.

Sfide Impossibili Stregatto

Riprendo il cielo da ormai quasi 30 anni: quando ero giovanissimo mi dilettavo nel disegnare ciò che vedevo all’oculare riportando su un taccuino tutto quello che il mio piccolo Konus da 6cm di diametro mi permetteva di osservare: crateri lunari, bande nuvolose di Giove, macchie solari fotosferiche, qualche ammasso globulare. Quello era il mio Universo osservabile ed io muovevo i miei primi passi nello spazio profondo.

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Spedizione con Premium Press

NUOVO SERVIZIO EXPRESS PER LA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO

Dopo i recenti disservizi dovuti ai ritardi nelle consegne da parte di Poste Italiane sul prodotto Piego Libri, grazie al suggerimento di un lettore, la direzione è lieta di annunciare il passaggio in tempi utili ad un nuovo contratto più celere “Premium Press“.

Le Poste Italiane sono lo strumento identificato dallo Stato per sostenere la diffusione della piccola editoria specializzata e per assolvere a tale ruolo esse ricevono un sostanziale contributo (vedi le tabelle rimborsi per il 2020 https://informazioneeditoria.gov.it/it/attivita/misure-di-sostegno-alleditoria/contributi-erogati/2020/ ). I contributi si rendono indispensabili perché la piccola editoria, come ugualmente la cultura in genere, non può competere con le dinamiche concorrenziali commerciali ma essendo altresì una funzione vitale per la crescita della Nazione essa deve essere preservata e accompagnata.

La direzione è determinata a far rispettare tale presupposto e per tal motivo sono ancora in essere reclami e procedure. Nel frattempo tuttavia, nell’interesse del lettore, è stato ritenuto opportuno tentare con un nuovo contratto che, seppur gestito dagli stessi organi, offre, almeno su carta, tempi e garanzie migliori per la consegna.

Non cantiamo quindi vittoria ma siamo fiduciosi e almeno per la prossima spedizione, il 269 in partenza in un paio di giorni, avremo fatto un altro tentativo

Non molleremo.

ShaRA#8.1 – Il Delfino

ShaRA#8.1 – Il Delfino
ShaRA#8.1 – Il Delfino Super Staking risultato finale

Indice dei contenuti

ABSTRACT

Il gruppo ShaRA, che esplora il cielo australe e occasionalmente il boreale, ha concluso il suo ottavo progetto con “il Delfino”, ShaRA#8.1. Dopo il successo del precedente progetto “ShaRA#7: The Shell”, il team ha continuato a utilizzare un telescopio remoto di un membro del gruppo, riducendo i costi e aumentando la flessibilità delle osservazioni. Hanno accolto due nuovi membri, Fabio Di Stefano e Alberto Lupi. Il progetto si è concentrato sulla nebulosa Testa di Delfino (SH2-308), ripresa con un telescopio Newton da 500mm in Cile. La stella Wolf-Rayet WR6 al centro della nebulosa ha creato una bolla visibile grazie alla sua espulsione di idrogeno e ai potenti venti stellari. L’elaborazione delle immagini ha evidenziato sia l’ossigeno ionizzato sia l’idrogeno. Il team ha identificato anche la nebulosa planetaria PN G234.9-09.7 e due possibili nuove planetarie non ancora classificate. Il progetto ha beneficiato di contributi da diverse località, inclusa la Namibia e l’Italia, con l’obiettivo di approfondire la comprensione scientifica di questi fenomeni. Il gruppo invita altri astrofili e professionisti a unirsi alla loro ricerca per classificare i nuovi oggetti scoperti, in attesa della chiusura dell’ottavo progetto nel prossimo numero.

di Alessandro Ravagnin, Andrea Iorio e ShaRA Team

Introduzione Il Delfino

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Teletrasporto, ipervelocità e altre amenità

Indice dei contenuti

ABSTRACT

Il testo di Zaninotti Ranieri esplora i sogni tecnologici della fantascienza, affrontandoli con un approccio critico. Il teletrasporto, un concetto popolare, viene suddiviso in due tipi: il trasporto reale di materia e il trasferimento di informazioni per la ricostruzione dell’oggetto. Entrambi presentano enormi sfide tecniche, come l’energia richiesta e la precisione nella ricostruzione. Il metodo che prevede la disintegrazione e ricostruzione dell’originale viene criticato come un semplice duplicatore, sollevando anche questioni etiche.

L’idea di velocità superiori a quella della luce è altrettanto problematica. La fisica relativistica mostra che raggiungere o superare la velocità della luce richiederebbe energia infinita, rendendo questa possibilità irrealizzabile. I tachioni, particelle ipotetiche che superano la velocità della luce, sono teoricamente possibili ma praticamente inutilizzabili e non provate.

La teoria della curvatura dello spazio di Miguel Alcubierre, che prevede la manipolazione dello spazio-tempo per viaggiare velocemente, è affascinante ma attualmente impraticabile a causa delle immense masse richieste e dell’ipotetica necessità di materia con massa negativa.

Infine, il testo critica la possibilità di distruggere pianeti con un raggio come quello della Morte Nera di Star Wars, calcolando l’energia necessaria come immensamente superiore a quella emessa dal Sole in 150 anni.

Il documento conclude che la fantascienza, sebbene affascinante, dovrebbe essere apprezzata per il suo valore immaginativo piuttosto che per le sue previsioni tecniche sul futuro.

Introduzione

Quanti sono i sogni tecnologici che un affamato di fantascienza, anela di vedere un giorno realizzati?

A seguire ne affronteremo alcuni (del resto siamo in Astrodivagazioni niente di serio) ma non sarà per spezzare una lancia a loro favore, no, bensì sarà per affondarli criticamente e meticolosamente.

Se sei quindi un sognatore che spera di vedere il bel giorno in cui tutto questo sarà realizzato, chiudi pure il testo che stai leggendo e vai a prendere un bel fumetto di Flash Gordon; se invece vorrai ancora tuffarti nelle amare acque della scienza, allora armati di una poltrona, di un buon calice di Rum adeguatamente invecchiato (ma quello buono, non quelle schifezze dolciastre di moda al giorno d’oggi), e continua pure a leggere, io cercherò di essere il tuo Virgilio in questo viaggio nelle tristi bolge della cruda realtà.

Teletrasporto

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I dubbi di un viaggiatore potenziale terrorista – Teorema di Bayes

Teorema di Bayes
Teorema di Bayes

ABSTRACT

L’articolo “I dubbi di un viaggiatore potenziale terrorista” descrive l’esperienza dei controlli antiterrorismo negli aeroporti degli Stati Uniti, con particolare attenzione al test antiesplosivo. L’autore riflette sulla probabilità di falsi positivi, sottolineando che, nonostante l’alta efficienza degli strumenti nel rilevare esplosivi, la bassa incidenza di veri terroristi tra i passeggeri rende i falsi allarmi molto frequenti. Viene introdotto il Teorema di Bayes per spiegare come, nonostante la rara possibilità di un falso positivo (1 su 10.000), il grande numero di passeggeri non coinvolti in attività terroristiche fa sì che la maggior parte degli allarmi siano falsi positivi. L’articolo conclude enfatizzando l’importanza della matematica e della scienza per comprendere meglio questi sistemi e migliorare la consapevolezza pubblica.

Teorema di Bayes

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