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Associazione AstronomiAmo

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LocandinaCoelum

LocandinaCoelum3 dicembre, ore 21:30: Una Terra da salvare, ospite Dott. Emanuele Bompan

6 dicembre, ore 21:30: Corso di Fisica Online, relatore Dott. Ivan Delvecchio

13 dicembre, ore 21:30: Corso di Chimica online, relatore Dott. Mauro Di Lorenzo

Maggiori informazioni: https://www.astronomiamo.it

Tre giorni con Luna, Venere e i brillanti astri della Vergine

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Iniziamo il mese di dicembre con una bella sequenza di congiunzioni che si concentreranno nel teatro stellare della costellazione della Vergine. Gli attori protagonisti saranno la Luna, il pianeta Venere e le maggiori stelle della costellazione, Spica (Alfa Virginis, mag. +0,95) e Porrima (Gamma Virginis, mag. +3,4).

Per assistere allo spettacolo dovremo rivolgere il nostro sguardo verso sudest, alle ore 5:30. In particolare, a partire dal 2 fino al 4 dicembre, potremo osservare la Luna, nel suo rapido moto nella volta celeste, danzare con gli altri corpi celesti citati.

Dapprima la Luna (fase del 26%) si troverà in congiunzione con la stella Porrima (il 2 dicembre), a una distanza di circa 2,3° a nord della stella. Il 3 dicembre potremo apprezzare la particolare congiunzione geometrica formata dalla Luna (fase del 17%), la stella Spica e il pianeta Venere (mag. –4,6). I tre astri formeranno un bel triangolo nel cielo, con la Luna posta a 6° 50’ a nordest di Spica e Venere praticamente alla stessa distanza a sudest della stella.
Infine, il giorno 4 vedremo la Luna (fase del 10%) sorpassare Venere e formare un allineamento celeste che vede Luna, Venere e Spica formare una linea lunga poco più di 13°.

Questa sarà un’ottima opportunità per tentare di realizzare una sequenza fotografica che mostri tutto il dinamismo di questo “balletto celeste”, come suggerito da Giorgia Hofer nel suo articolo “La Danza dei Pianeti” pubblicato su Coelum Astronomia 202.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Dicembre 2018

➜ La LUNA di dicembre.
Approfondimento: Guida all’osservazione della Regione tra i crateri Rocca e Vieta

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Comete. Wirtaten, non deluderci!


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Dicembre su Coelum Astronomia 228

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Unione Astrofili Senesi

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01.12: Il Cielo del Mese. Il ritrovo è alle ore 21.30 presso Porta Laterina da dove raggiungeremo a piedi la specola ”Palmiero Capannoli” per osservare il cielo del periodo.

14 e 28.12, ore 21:30: Il cielo al castello di Montarrenti.

L’Osservatorio Astronomico di Montarrenti sarà aperto al pubblico per una serata osservativa dedicata al cielo del periodo. Prenotazione obbligatoria. In caso di tempo incerto telefonare per conferma.
Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi

Cielo di Dicembre 2018

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Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42° - Long. 12°E La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Dic. > 23:00; 15 Dic. > 22:00; 30 Dic. > 21:00. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42° - Long. 12°E La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Dic. > 23:00; 15 Dic. > 22:00; 30 Dic. > 21:00. Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

EFFEMERIDI
(mar. – ott. 2018)

Luna

Sole e Pianeti

Al centro delle nostre attenzioni ci sarà quel complesso di costellazioni che è ben rappresentata dalla grande figura di Orione. Verso la metà del mese l’imponente figura del “cacciatore” celeste sarà ancora defilata verso sudest, mentre saranno già in meridiano il Toro, con la bella Aldebaran al centro dell’ammasso delle Iadi e, più in basso, il dolce fluire delle acque stellari dell’Eridano.

A ponente scenderanno lentamente gli asterismi che qualche mese fa si trovavano allo zenit (Pegaso e Cigno su tutti), mentre a est si preannunciano già il Cancro e la caratteristica figura del Leone. Più tardi, nel corso della notte, sorgerà anche il Boote, con la brillante Arturo, mentre staranno già scendendo verso l’orizzonte occidentale la Balena, i Pesci e Andromeda.

➜ Continua l’esplorazione del Cielo di dicembre con la UAI che questo mese ci porta nel complesso molecolare di Orione!

IL SOLE

All’inizio di dicembre il Sole si troverà nella costellazione zodiacale dell’Ofiuco e passerà in quella del Sagittario il giorno 18. Sempre più bassa e immersa nella foschia, la nostra stella raggiungerà in questo periodo, più precisamente il giorno 21, la minima altezza sull’orizzonte al momento del passaggio in meridiano (+24,6°). Sarà questo il giorno del Solstizio invernale.

➜ Continua a leggere sul Cielo di Dicembre

COSA OFFRE IL CIELO

Per quanto riguarda i pianeti, Venere continua ad essere il protagonista del mattino, affiancato a dicembre anche da Mercurio, mentre Saturno sparirà piuttosto velocemente, potremo dargli un ultimo sguardo solo nella prima decade del mese. Marte continua ad allontanarsi dalla Terra e a tramontare sempre prima, ma potremo comunque goderne per tutta la serata. Giove in uscita dalla congiunzione eliaca apparirà nel cielo del mattino solo dopo la metà del mese. Tra le opposizioni asteroidali di maggior rilievo per dicembre, si distingue (6) Hebe, che nel corso del mese potremo anche riprendere nei dintorni della bella Nebulosa Rosetta.

Per quanto riguarda gli sciami meteorici è finalmente venuto il momento di quello che, assieme alle Perseidi estive, è sicuramente lo sciame che può dare più soddisfazioni!

➜ Leggi Arrivano le Geminidi!

I consigli che Giorgia ci ha dato il mese scorso per le Leonidi, sono comunque validi anche in questo caso, come tutti i consigli dati per le stelle cadenti estive!

Ma tanti saranno gli appuntamenti con il cielo di questo mese, complice la Luna e i tanti pianeti visibili.  Organizzati in anticipo con il:

➜ Cielo di Dicembre su Coelum Astronomia 228


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E ancora su Coelum astronomia 228

ISS 2 bianconi

➜ La LUNA di dicembre.
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➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

Comete. Wirtaten, non deluderci!

Il meraviglioso campo della costellazione del Toro. I parte.

e il Calendario di tutti gli eventi di dicembre 2018, giorno per giorno!

Da Coelum astronomia 223 non dimentichiamo invece Catch the Iridium! Un appello per tutti gli astrofotografi, riprendiamo gli iridium flare prima che… scompaiano!


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Marte. Il buongiorno da InSight: la sonda è atterrata ed è già al lavoro!

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The Instrument Deployment Camera (IDC), located on the robotic arm of NASA's InSight lander, took this picture of the Martian surface on Nov. 26, 2018, the same day the spacecraft touched down on the Red Planet. The camera's transparent dust cover is still on in this image, to prevent particulates kicked up during landing from settling on the camera's lens. This image was relayed from InSight to Earth via NASA's Odyssey spacecraft, currently orbiting Mars. Credits: NASA/JPL-Caltech
La Instrument Deployment Camera (IDC), sul braccio robotico di InSight, ci mostra il panorama visto dalla sonda poco dopo il suo atterraggio. La copertura trasparente che la protegge dalla polvere è ancora su, in questa immagine, per evitare che particelle ancora nell'aria dopo l'atterraggio ne danneggino le lenti. Credits: NASA/JPL-Caltech

InSight spiega i pannelli solari e si guarda attorno, i primi raggi del debole Sole marziano gli infondono energia: «C’è una silenziosa bellezza qui. Non vedo l’ora di cominciare ad esplorare la mia nuova casa» è il messaggio che accompagna la prima immagine “pulita” dal suo nuovo e privilegiato punto di vista.

La prima immagine arrivata da Insight. La camera, la Instrument Context Camera (ICC), aveva ancora la copertura che l'ha protetta in fase di atterraggio, ma la NASA sapeva che il pubblico era affamato di immagini... e questo è quello che la sonda ha "visto" appena atterrata. Credits: NASA/JPL-CalTech

Pulita e limpida, molto diversa da quella concitata e sporca, arrivata subito dopo l’atterraggio. Ma il pubblico la voleva, voleva vedere in diretta cosa stava succedendo, e si stupiva di come ancora, nel 2018, non potessimo avere immagini e addirittura video chiari e puliti della discesa…
Ci dimentichiamo di quanto costi mandare pezzi di tecnologia nello spazio, di quanto sia complesso farli arrivare indenni così lontani da casa e di come sia difficile e imprevedibile programmare operazioni a distanza (di tempo e di spazio) calcolando tutto quello che potrebbe succedere e potrebbe non funzionare, per aggirarlo, compensarlo e fare in modo che tutto funzioni alla perfezione (e il “nostro” povero Schiaparelli, come altre missioni non andate a buon fine prima di lui, l’ha vissuto a proprie spese). Al momento solo il 40% delle missioni arrivate su Marte sono riuscite nell’impresa.

E la NASA ci è riuscita di nuovo. A sei anni dalla discesa di Curiosity, il Pianeta Rosso conta un abitante in più.  L’entusiasmo del centro controllo, vissuto in diretta da tanti appassionati grazie a streaming e trasmissioni ufficiali e amatoriali, ha dato la conferma che tutto era andato per il verso il giusto. Il lander della NASA è atterrato ieri sera, 26 novembre, alle 20:53 ora italiana, vicino all’equatore marziano, sulla “noiosa” distesa della Elysium Planitia.

Kris Bruvold, a sinistra, e Sandy Krasner esultano dopo aver ricevuto la conferma del touchdown. Crediti: NASA/Bill Ingalls

«Oggi siamo atterrati con successo su Marte per l’ottava volta nella storia dell’umanità», ha detto l’amministratore della NASA Jim Bridenstine. «InSight studierà l’interno di Marte e ci insegnerà una scienza preziosa mentre ci prepariamo a inviare astronauti sulla Luna e in seguito su Marte. Questo risultato rappresenta l’ingegno dell’America e dei nostri partner internazionali e serve come testimonianza della dedizione e della perseveranza del nostro team. Il meglio della NASA deve ancora venire, e arriverà presto».

Qui di seguito un bellissimo video 360° per sentirsi letteralmente “in mezzo” all’entusiasmo dell’avvenuto atterraggio. Buona visione!

Il segnale di atterraggio è stato consegnato dai due piccoli MarsCube One (MarCO), che sono partiti con lo stesso vettore di InSight, e hanno raggiunto Marte seguendo strade diverse. Dopo aver eseguito con successo una serie di esperimenti di navigazione, i due MarCO hanno completato la loro missione con un flyby su Marte in modo da poter ricevere le trasmissioni di InSight durante l’ingresso, la discesa e l’atterraggio. Si è trattato di un vero e proprio esperimento riuscito alla perfezione.

«È un balzo da gigante per questi nostri piccoli e intrepidi esploratori robotici», ha dichiarato Joel Krajewski, direttore di MarCOproject presso JPL. «Credo che i CubeSat abbiano un grande futuro al di là dell’orbita terrestre, e il team di MarCO è felice di tracciare il percorso».

Poche ore dopo l’atterraggio su Marte già la NASA ci mostra come l’attività sia iniziata subito senza alcun indugio. InSight ha inviato il segnale che, dopo quello dell’atterraggio, era il più atteso al centro controllo al JPL: i pannelli solari sono spiegati e funzionano correttamente. La sonda si gode il Sole marziano da cui trae l’energia per tutte le sue funzioni.

i pannelli solari di InSight in una immagine di laboratorio. Sono loro a garantire alla sonda l'energia necessaria al suo funzionamento. Crediti: NASA/JPL
Senza di loro infatti non ci sarebbe stata nessuna missione. Mars Odyssey ha consegnato l’atteso messaggio alle 8:30 EST (alle 2 di questa notte per l’Italia), ed ha inviato anche alcune immagini che mostrano il sito di atterraggio di InSight.

«Il team di InSight può riposare un po’ più tranquillamente questa sera, sapendo che i pannelli solari si sono dispiegati e stanno ricaricando le batterie», spiega Tom Hoffman, project manager di InSight (JPL) al comando della missione. «È stata una lunga giornata per il team, ma domani inizia un nuovo entusiasmante capitolo per InSight: le operazioni di superficie e l’inizio della fase di impostazione della strumentazione».

Simili a quelli utilizzati sul lander Phoenix, sebbene quelli di InSight siano leggermente più grandi per fornire maggiore potenza e aumentare la loro resistenza strutturale, saranno fondamentali per portare a termine la lunga missione di due anni della sonda.

«L’atterraggio è stato elettrizzante, ma non vedo l’ora che inizi la perforazione», ha dichiarato Banerdt. E nei prossimi giorni, il braccio robotico di InSight si metterà in azione. Gli ingengneri del team utilizzeranno la fotocamera collegata al braccio robotico per scattare foto del terreno, in modo da poter decidere dove posizionare gli strumenti scientifici della nave spaziale. Ci vorranno due o tre mesi prima che questi strumenti siano completamente distribuiti e che inviino i dati.

Nel frattempo, InSight utilizzerà i suoi sensori meteorologici e il magnetometro per prendere le letture dal suo sito di atterraggio a Elysium Planitia — la sua nuova casa su Marte.

Non perdete il nuovo numero di Coelum astronomia (228 di dicembre 2018) in uscita domani 28 novembre! Uno speciale dedicato alla missione ci racconterà tutto quello che c’è da sapere!

EXPERIENCE INSIGHT per immergersi nel mondo del lander e scoprirne ogni segreto!


Gruppo Astrofili Vicentini “G. Abetti”

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30.11, dalle 21:00 alle 22:30, presso l’Osservatorio astronomico di Arcugnano: Incontro con l’autrice Elena Lazzaretto che presenterà il libro Le Stelle Sbagliate
In questo libro si parla delle stelle partendo dalle idee sbagliate che spesso abbiamo: piccole trappole in cui si cade facilmente, ma che altrettanto facilmente si possono disinnescare. Elena Lazzaretto, astronoma, si occupa di comunicazione, divulgazione e didattica. Attualmente progetta e realizza spettacoli che fanno parte della programmazione del Planetario di Padova. Collabora con musei ed associazioni realizzando conferenze, incontri e corsi di astronomia. La partecipazione è libera, la prenotazione non è necessaria. È richiesta un’offerta responsabile.

www.astrofilivicentini.it

Accademia delle Stelle

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2018-11 Coelum AdSCorsi di Astronomia di novembre!

L’Astronomia Insolita e Curiosa
Tutti i lunedì fino al 19: otto conferenze su moltissime curiosità e aneddoti raramente divulgati al pubblico, per scoprire gli aspetti più insoliti ed incredibili del cielo e della scienza che lo studia.

Come si Osserva il Cielo
Tutti i giovedì fino al 22: corso base completo di astronomia pratica: tutte le competenze che servono per diventare astrofili! Con guida alla scelta del primo telescopio, tecniche osservative e fotografiche e lezioni pratiche sotto le stelle.

01.12: Spazio Italia: conferenze scientifiche pubbliche

Maggiori informazioni:
https://www.facebook.com/accademia.dellestelle
https://www.accademiadellestelle.org/

Lunedì 26 novembre i “sette minuti di terrore” per Insight

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Mars Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport. Questo è il nome per esteso del lander NASA che si appresta ad atterrare su Marte lunedì prossimo, 26 novembre, nella prima serata italiana (attorno alle 3 p.m. EST, quindi 21 circa ora italiana). Si tratta di InSight, ve ne abbiamo parlato quando era pronta a partire per il suo viaggio – nel numero di maggio grazie a un articolo di astronautinews.it – e ve ne parleremo in modo diffuso e approfondito dopo che sarà atterrata (speriamo con successo) sulla superficie del pianeta rosso, nel numero in uscita la prossima settimana – Coelum astronomia 228 di dicembre, non perdetelo!

Ovviamente per l’evento la NASA è pronta per la diretta, online su NASA Television, e su tutti i suoi canali social.
Insight sarà un nuovo ritorno su Marte per l’agenzia americana a sei anni da Curiosity, arrivato nel 2012, e si appresta a studiare l’interno del pianeta in una missione primaria di due anni.

Un\’animazione che ci mostra come i due CubSat MarCO ascolteranno e reindirizzeranno i segnali da InSight durante il loro flyby (cliccare sull\’immagine se l\’animazione non parte).

La sua discesa verrà seguita anche dalle due mini sonde spaziali che compongono MarCO (Mars Cube One), la prima missione di tipo CubeSats ad essersi avventurata nello spazio profondo, al di fuori dell’orbita terrestre. Se tutto funzionerà come previsto MarCO, durante il suo flyby marziano, tenterà di raccogliere dati da Insight durante l’ingresso in atmosfera e l’atterraggio del lander.  La missione principale dei due CubeSat gemelli è in realtà un test per nuove tecnologie da impiegare in future missioni nello spazio profondo, ma la NASA spera di poterli usare come ripetitori per la missione InSight durante i famosi “Sette Minuti di Terrore”, la fase più delicata per la maggior parte delle sonde destinate a toccare il suolo marziano. Tanti sono infatti i secondi che serviranno alla sonda per passare dai 19.800 km/h con cui si inserirà in atmosfera marziana agli 8 km/h prima che le sue tre gambe tocchino la superficie.

Ovviamente questa delicata fase non sarà seguita solo dai due piccoli viaggiatori, ma a seguire le operazioni e reinviare i dati a Terra sarà il Mars Reconnaissance Orbiter di NASA, coadiuvato da telescopi astronomici a terra. Ma se i due CubSat dovessero avere successo, le loro informazioni arriveranno a terra molto più velocemente, potendo inviare praticamente in diretta i segnali in arrivo da InSight (tempi di percorrenza del segnale permettendo). MRO invece ha una tecnologia diversa che lo obbliga prima a ricevere e immagazzinare il segnale proveniente dal lander e solo in un secondo tempo inviarlo a Terra, con uno scarto di quasi un’ora dalla ricezione.

I controllori di volo delle due missioni seguiranno le operazioni come sempre dal centro controllo NASA al Jet Propulsion Laboratory (JPL) in Pasadena, California.

La discesa su Marte si può dividere in tre parti fondamentali: l’ingresso in atmosfera, la discesa con il paracadute e la discesa controllata con i 12 retrorazzi che entreranno in funzione dopo il distacco del paracadute, e che dovrebbero pilotare con un software automatico (impossibile infatti controllarli da remoto in modo manuale) il corretto assetto perché Insight si posi senza incidenti in quella che sarà la sua posizione per tutta la durata della missione.

Un\’illustrazione della sonda nella seconda fase, durante la discesa con il paracadute aperto. Credit: NASA/JPL-Caltech

La separazione di Insight dalla sonda che l’ha accompagnato per tutto il viaggio avverrà alle 20:40. Pochi minuti dopo, alle 20:47, inizierà l’ingresso in atmosfera, a una velocità di circa 19.800 km/h. Alle 20:51 si aprirà il paracadute, 15 secondi dopo verrà sganciato lo scudo termico, ormai inutile, e si apriranno le tre “gambe” del lander. Alle 20:52 si attiveranno gli strumenti che dovrebbero rilevare con precisione la distanza dal suolo, e di seguito la separazione dal guscio posteriore e dal paracadute. A questo punto inizierà l’ultima fase, i retrorazzi si accenderanno e accompagneranno il lander a posarsi correttamente e senza danni sulla superficie.
L’ora prevista per il touchdown sono le 20:54 italiane, ma servirà ancora qualche minuto perché il segnale di conferma arrivi a Terra.
Le prime immagini arriveranno solo il giorno dopo. Tutto quello che vedremo nella diretta saranno infatti solo immagini dal centro controllo, con il team di volo mentre riceve i segnali e conferma se tutto sta procedendo nominalmente. Niente immagini della sonda in discesa o durante l’atterraggio, ma siamo sicuri che sarà altrettanto entusiasmante!

La discesa di InSight sarà seguita in diretta televisiva anche su Focus TV(canale 35 del digitale terrestre), o con commento in italiano di Adrian Fartade sul suo canale youtube Link4Universe.

Come sempre a seguire, commentare e a rispondere alle vostre domande ci saranno anche i ragazzi di Astronauticast, sempre via canale youtube, a partire dalle 20:15.

La NASA invece inizierà la diretta a mezzogiorno ora italiana, con il consueto carico di interventi, interviste, documentari sulla missione, per poi passare a seguire le operazioni dal centro di controllo JPL. Potete seguire le operazioni a partire dalle 20:00 anche direttamente qui sotto, buona visione!


Coelum Astronomia 227 - 2018Alla ricerca di Vita extraterrestre! Come riconoscere i segnali di vita sugli #esopianeti? E in quali condizioni possiamo aspettarci di trovarla? 
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Coelum Astronomia di Novembre
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AstronomiAmo

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astronomiamo_03201815.11: Diretta-lancio AI4Space

22.11: AI4Space da Genova. Corso di Fisica di base in streaming con l’astrofisico Dr. Ivan Delvecchio

29.11: Diretta “Occhi al Cielo

Altre informazioni su: www.astronomiamo.it

Individuata la stella all’origine di una supernova di tipo Ic?

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Illustrazione artistica di una stella progenitrice di supernova di tipo Ic. In questo caso vediamo il primo scenario atteso dai ricercatori, una supergigante blu così calda da espellere la maggiorparte dei suoi idrogeno e elio prima di esplodere in supernova. Credits NASA, ESA, and J. Olmsted (STScI)
Illustrazione artistica di una stella progenitrice di supernova di tipo Ic. In questo caso vediamo il primo scenario atteso dai ricercatori, una supergigante blu così calda da espellere la maggiorparte dei suoi idrogeno e elio prima di esplodere in supernova. Credits NASA, ESA, and J. Olmsted (STScI)

Le supernove sono sicuramente tra i fenomeni astronomici più affascinanti e spettacolari. L’esplosione di supernova si verifica quando certi tipi di stelle concludono la loro vita in una potente esplosione, scagliando nello spazio circostante i loro strati esterni. Nel corso del tempo gli astronomi hanno classificato le supernove in due categorie (Tipo I e Tipo II) e sono stati in grado di determinare quali tipi di stelle siano le progenitrici di ciascuna tipologia. Tuttavia, nonostante le supernove di Tipo Ic rappresentino circa un quinto di tutte quelle osservate, finora non era mai stata individuata una progenitrice credibile per questa classe. In altre parole, fino ad oggi, era sempre sfuggita agli studiosi la tipologia di stella che porta alle supernovae di tipo Ic – una classe particolare in cui la stella subisce il collasso del nucleo dopo essere stata spogliata dell’idrogeno e dell’elio.
Grazie agli sforzi compiuti da due gruppi di ricercatori che hanno analizzato i dati di archivio del Telescopio Spaziale Hubble, è stato possibile finalmente individuare una stella che potrebbe essere proprio la tanto ricercata causa di questo tipo di supernova.

L’immagine presa dal telescopio Hubble di NGC 3938, la galassia in cui è esplosa la supernova di Tipo Ic. Nel primo riquadro in basso vediamo, ingrandita, l’area con la stella candidata progenitrice in una immagine del 2007, mentre nel secondo riquadro lo zoom sulla supernova, poco dopo l’esplosione, nel 2017. Crediti NASA, ESA, S. Van Dyk (Caltech), and W. Li (University of California).

Nel 2017, una supernova di tipo Ic, la SN 2017ein, è stata osservata nella galassia a spirale NGC 3938, una bellissima galassia a spirale situata a circa 65 milioni di anni luce in direzione dell’Orsa Maggiore. Due gruppi di ricerca si sono quindi messi sulle tracce della stella progenitrice.
Il primo team, guidato da Schuyler D. Van Dyk – ricercatore senior presso il Centro di Elaborazione e Analisi a Infrarossi del Caltech (IPAC) – ha ripreso la giovane supernova nel giugno 2017 utilizzando la Wide Field Camera 3 (WFC 3) dell’Hubble. Hanno quindi utilizzato questa immagine come riferimento per individuare la stella candidata progenitrice nelle foto d’archivio di Hubble, scattate alla galassia NGC 3938 nel dicembre del 2007.
La seconda squadra, guidata da Charles Kilpatrick dell’Università della California, Santa Cruz, ha invece osservato la stessa supernova del giugno 2017 con immagini a infrarossi utilizzando uno dei telescopi da 10 m presso l’Osservatorio Keck alle Hawaii. Il team ha poi analizzato le stesse foto di archivio di Hubble della squadra di Van Dyk per scoprire la possibile fonte.

Entrambe le squadre sono giunte alla stessa conclusione: il progenitore della supernova era probabilmente una stella estremamente calda e blu.
Sulla base della valutazione delle caratteristiche della stella progenitrice, entrambe le squadre hanno offerto due possibilità per l’identità della fonte. La progenitrice potrebbe essere stata una singola stella con una massa compresa tra 45 e 55 volte quella del Sole, oppure avrebbe potuto essere un sistema stellare binario con una componente tra 60 e 80 masse solari e l’altra di circa 48 masse solari. In quest’ultimo scenario le stelle orbiterebbero molto vicine, interagendo tra loro. La stella più massiccia sarebbe stata spogliata degli strati esterni di idrogeno ed elio dalla vicina compagna, mantenendo però una massa sufficiente per dare origine a una supernova di tipo Ic.

«Trovare un progenitore autentico di una supernova Ic è un grande premio per chi cerca questo tipo di oggetti» ha dichiarato Van Dyk. «Ora, per la prima volta, abbiamo un candidato chiaramente identificato».

«Siamo stati fortunati perché la supernova era vicina e molto luminosa, da 5 a 10 volte più luminosa rispetto alle altre supernove di tipo Ic» ha spiegato Kilpatrick, «il che potrebbe aver reso il progenitore più facile da trovare. Sembra che la maggior parte delle supernove di tipo Ic siano meno massicce e quindi meno luminose, e questo è il motivo per cui non siamo stati in grado di trovarle».

Quello che si pensava infatti, era che, essendo le supernovae di Tipo Ic carenti di idrogeno e elio, provenissero da stelle così grosse, in grado di espellere questi materiali con violenti venti stellari, prima di esplodere in supernovae. Cosa che però avrebbe richiesto appunto progenitrici particolarmente massicce e luminose, che invece non sono mai state individuate. Troppo lontane per i nostri telescopi o piuttosto sistemi stellari più modesti ma costituiti da stelle così vicine da permettere alla componente più piccola di spogliare quella più grande da tali materiali?

Purtroppo però l’immagine di Hubble non è a sufficiente risoluzione da dirimere la cosa. Questa scoperta non solo potrebbe colmare alcune lacune nella nostra conoscenza di come le stelle si comportino quando raggiungono la fine della loro vita, ma potrebbe fornire anche agli astronomi l’opportunità di saperne di più sui processi di formazione e di evoluzione delle stelle nel nostro Universo. Quando i telescopi di prossima generazione saranno disponibili, sarà possibile ottenere informazioni vitali per chiarire queste questioni.

«Chiarire questi due possibili scenari che porterebbero alla formazione di supernove di tipo Ic ha un impatto sulla nostra comprensione dell’evoluzione e della formazione stellare, incluso il modo in cui le masse di stelle sono distribuite quando nascono e quante stelle si formano nei sistemi binari interagenti», conclude Ori Fox, ricercatore presso il Space Telescope Science Institute (STScI) di Baltimore.

I condizionali sono però ancora d’obbligo, le due squadre potranno infatti confermare l’identità della stella progenitrice solo quando la supernova affievolirà, nell’arco di circa due anni. In questo momento, la speranza è di poter utilizzare il James Webb Space Telescope (JWST) della NASA, il cui lancio è programmato nel 2021, per riuscire a vedere se la stella progenitrice della SN 2017ein sia svanita oppure se abbia almeno significativamente abbassato la sua luminosità e per poter studiare le stelle nei suoi dintorni per compiere misurazioni più accurate relative alla sua luminosità e massa.


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Circolo Culturale Astrofili Trieste

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CCAT_2018_NOV

26.11, ore 18:00: Ciclo Il Cosmo in libreria: “Astronomia nell’antico Egitto“. Relatore Paolo Marra (Circolo Culturale Astrofili Trieste) presso la libreria Ubik P.zza della Borsa 15, Trieste

Tutti gli eventi sono disponibili anche alla pagina www.facebook.com/astrofilitrieste

Un serpente cosmico

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Una straordinaria immagine di un massiccio sistema stellare triplo appena scoperto. Soprannominato Apep potrebbe essere il primo progenitore di un lampo di raggi gamma mai scoperto nella nostra galassia. I venti stellari di Apep hanno creato la nube di polvere che circonda il sistema, composto da una stella binaria e da una compagna piu' debole. Il vortice a serpentina che circonda Apep viene formato dalla collisione tra due diversi venti stellari molto potenti, che producono gli spettacolari pennacchi di polvere visibili nell'immagine. La girandola rossiccia rappresenta i dati dello strumento VISIR installato sul VLT (Very Large Telescope) dell'ESO e mostra gli spettacolari pennacchi di polvere che circondano Apep. Le sorgenti bluastre al centro dell'immagine sono il sistema triplo di stelle. Anche se nell'immagine sono visibili solo due oggetti stellari, la sorgente inferiore è in realtà una stella binaria di tipo Wolf-Rayet non risolta. Il sistema triplo e' stato catturato dallo strumento a ottica adattiva NACO installato sul VLT. Crediti: ESO/Callingham et al.

Questo vortice “a serpentina”, catturato dallo strumento VISIR sul VLT (Very Large Telescope) dell’ESO, ha davanti a sé un futuro esplosivo; è un sistema di tipo Wolf-Rayet e la probabile fonte di uno dei fenomeni più energetici dell’Universo: un lampo di luce gamma di lunga durata (GRB).

«è il primo sistema di questo tipo scoperto nella nostra Galassia», spiega Joseph Callingham dell’Istituto olandese di radioastronomia (ASTRON), autore principale dello studio che descrive questo sistema: «Non ci saremmo mai aspettati di trovare un tale sistema nel cortile dietro casa».

Il sistema, che comprende un nido di stelle massicce circondato da una “girandola” di polvere, è noto solo con un nome complicato, che fa riferimento a un catalogo, come 2XMM J160050.7-514245. Tuttavia, gli astronomi hanno deciso di scegliere per questo affascinante oggetto un nomignolo più orecchiabile: “Apep“.

Apep deve il nome alla forma sinuosa, che ricorda un serpente attorcigliato attorno alle stelle centrali. Il suo omonimo era un’antica divinità egizia, un serpente gigantesco che incarnava il caos — perfetto per un sistema violento come questo. Si credeva che Ra, il dio Sole, combattesse contro Apep ogni notte, preghiere e riti di culto avrebbero assicurato la vittoria di Ra e il ritorno del Sole.

Una panoramica sui raggi cosmici, tra cui i raggi gamma, la trovi su Coelum Astronomia 211 del maggio 2017, come sempre in formato digitale e gratuito. Basta cliccare e leggere!

I GRB sono tra le esplosioni più potenti nell’Universo. Hanno una durata che varia da pochi millesimi di secondo a qualche ora, possono rilasciare tanta energia quanta ne produce il Sole in tutta la sua vita. Si pensa che i GRB a lunga durata — quelli che durano per più di 2 secondi — siano prodotti dalle esplosioni di supernova di stelle Wolf-Rayet che ruotano rapidamente.

Alcune delle stelle più massicce evolvono in stelle di Wolf-Rayet verso la fine della propria vita. Questo stadio è di breve durata, la Wolf-Rayet sopravvive in questa fase solo per poche centinaia di migliaia di anni — un battito di ciglia in termini cosmologici. Durante questo periodo, enormi quantità di materiale vengono lanciate dalla stella sotto forma di un potente vento stellare, spingendo materia verso l’esterno a milioni di chilometri all’ora. La velocità dei venti stellari di Apep è stimata a un valore strabiliante di 12 milioni di km/h!

Questi venti stellari hanno creato gli elaborati pennacchi che circondano il sistema triplo di stelle — composto da un sistema stellare binario e da una singola stella compagna, legati dalla gravità reciproca. Anche se nell’immagine sono visibili solo due oggetti stellari, la sorgente inferiore è in realtà una stella binaria di tipo Wolf-Rayet non risolta. È lei la responsabile della forma a serpentina che circonda Apep, formatasi nella scia dei venti stellari prodotti dalle due stelle Wolf-Rayet che la compongono.

Confrontati con la straordinaria velocità dei venti di Apep, la girandola di polvere si muove verso l’esterno a un ritmo lento, “strisciando” a meno di 2 milioni di km/h (!). Si pensa che la forte discrepanza tra la velocità dei rapidi venti stellari di Apep e quella della pigra girandola di polvere sia dovuta a una delle stelle del sistema binario che lancia un vento veloce ma anche uno più lento — in diversa direzione.

Tutto ciò porta a pensare che la stella stia subendo una rotazione quasi critica, cioè stia ruotando così velocemente da trovarsi sul punto di distruggersi. Ed è a quel punto, quando collassa, che una stella Wolf-Rayet con una rotazione così rapida dovrebbe produrre un GRB di lunga durata.

Callingham, ora presso l’Istituto olandese di radioastronomia (ASTRON), ha svolto parte di questa ricerca mentre lavorava presso l’Università di Sydney con Peter Tuthill, a capo del gruppo di ricerca. Oltre alle osservazioni dei telescopi dell’ESO, l’equipe utilizza anche il telescopio Anglo-Australiano presso il Siding Spring Observatory, in Australia.

Il risultato è stato presentato nell’articolo intitolato “Anisotropic winds in Wolf-Rayet binary identify potential gamma-ray burst progenitor” pubblicato dalla rivista Nature Astronomy il 19 novembre 2018.

Sui Lampi Gamma

Onde gravitazionali, lampi gamma e kilonovae: una scoperta epocale d’oro e di platino.

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Luna, Aldebaran e le Pleiadi

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La cartina è per il mattino del 24 novembre. La congiunzine sarà notevolemnte più ampia, ma a questo orario, la Luna sarà alta circa 19° e con il passare dei minuti si farà sempre più bassa, permettendo di cogliere in fotografia il giusto momento che sappia creare il connubio tra gli elementi celesti e quelli del paesaggio.

La sera del 23 novembre, alle ore 20:45, la Luna quasi piena (fase 99%) sarà in congiunzione stretta con la stella Aldebaran (alfa Tauri; mag. +1,0), il fiammeggiante occhio del Toro ( e proprio alla costellazione del Toro sarà dedicata la prossima puntata di Dalle Costellazioni Alle Profondità Del Cosmo, sul numero di dicembre, non perdetela!). I due astri saranno distanti poco più di 1°, con la Luna che si porrà a nordovest della stella.

fiera astronomia bologna 2018Tuttavia, all’orario indicato, i soggetti saranno molto alti sull’orizzonte (circa 35°) e sarà possibile osservare proficuamente la congiunzione a occhio nudo o con un binocolo ma, se vogliamo scattare una bella fotografia, allora il consiglio è quello di aspettare la mattina del 24 novembre (come riportato nell’immagine), guardando però verso ovest: vedremo la figura del Toro inabissarsi verticalmente sotto l’orizzonte.

Sarà facile riconoscere la “V” celeste disegnata dall’ammasso delle Iadi, in cui domina Aldebaran, con la Luna più a nord, che si sarà portata a circa 4° e 15’ dalla stella.

Ampliando il nostro campo visivo, più verso nordovest, vediamo l’ammasso delle Pleiadi (M 45), anch’esse prossime al tramonto.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre 2018

➜ La LUNA di novembre.
Approfondimento: Guida all’osservazione della Regione di Fra Mauro

➜ Continua l’esplorazione del Cielo di novembre con la UAI che questo mese ci porta nell’ammasso doppio del Perseo.

➜ La terza parte della rubrica alla scoperta della costellazione del Drago


Coelum Astronomia 227 - 2018Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Novembre su Coelum Astronomia 227

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Iss, 20 anni vissuti a 400 km dalla Terra

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Luca Parmitano nella Cupola, sulla Stazione Spaziale Internazionale. Crediti: Esa

Era il 20 novembre 1998 quando venne lanciato nello spazio il modulo russo Zarya, il primo tassello della Stazione spaziale internazionale(Iss). Oggi presso l’Agenzia spaziale italiana (Asi) si celebrano proprio i 20 anni di questa storica impresa umana e tecnologica, in preparazione della prossima missione di Luca Parmitano, il quale si è augurato che la Stazione «possa portarci ancora più lontano», aggiungendo che «è il più grande esempio di come sia possibile raggiungere un obiettivo importante al di là di qualsiasi ideologia».

«L’augurio è che possa portarci ancora più lontano», ha aggiunto AstroLuca dalla base di Baikonur, nel Kazakhstan, dove si sta addestrando come membro dell’equipaggio di riserva dei tre colleghi che partiranno il 3 dicembre. La Stazione spaziale, ha proseguito, «rappresenta un percorso che dal sogno mi ha portato al primo volo e che ora mi porta vicino al raggiungimento di un altro obiettivo importante, che è il comando della stazione orbitale».

Con le sue 400 tonnellate di peso, un volume abitabile di 1.200 m3 e un’area paragonabile a quella di un campo di caldo, la “casa degli astronauti nello spazio” è l’oggetto più complesso progettato a oggi. Perfetto esempio di collaborazione internazionale e frutto del lavoro di Stati Uniti (Nasa), Russia (Roscosmos), Giappone (Jaxa), Canada (Csa) ed Europa (Esa), la Iss non dà segni di cedimento e le operazioni dovrebbero continuare nominalmente almeno fino al 2028.

Sono stati necessari più di 50 voli con diversi vettori (Shuttle, Soyuz, etc.) per assemblare le numerose parti (più di 100) che compongono la Iss. Ricordiamo che nel 2011 l’Italia ha lanciato il suo modulo abitativo permanente Leonardo: la Iss è, infatti, per oltre il 50 per cento italiana, da alcuni dei moduli pressurizzati alla Cupola da cui gli astronauti si “affacciano” per fotografare la Terra. Si tratta di un grande laboratorio a 400 chilometri dalla superficie terrestre dove gli astronauti, per un massimo di sei per volta, hanno il compito di effettuare svariati esperimenti scientifici, dalla fisica alla chimica, passando per medicina, biologia e molti altri ambiti scientifici. Questi esperimenti hanno quasi sempre una ricaduta utile nella nostra vita quotidiana.

L’esperimento Ams-02 a bordo della Stazione spaziale internazionale. Crediti: Nasa/Ams Collaboration

In questi anni la Stazione spaziale è stata visitata da 230 persone di 18 Paesi diversi – i primi furono i cosmonauti russi Jurij Pavlovič GidzenkoSergej Konstantinovič Krikalëv il 30 ottobre 2000 – e non è mai rimasta disabitata neanche un giorno.

Gli italiani nella lista sono molti: Umberto Guidoni (il primo astronauta europeo sulla Iss), Roberto Vittori (il primo europeo a visitare due volte la Iss), Paolo Nespoli (salito tre volte sulla Iss), Samantha Cristoforetti (la prima donna italiana nello spazio e la seconda al mondo per tempo di permanenza in orbita).

E poi Parmitano, appunto, che con la missione Beyond, tornerà in orbita nel luglio 2019 per la seconda volta (dopo la missione Volare del 2013) diventando il primo italiano e il secondo europeo a salire sulla Stazione spaziale con il ruolo di comandante. L’astronauta dell’Esa e tenente colonnello pilota sperimentatore dell’Aeronautica militare sarà responsabile di 7 esperimenti italiani.

Durante la celebrazione dell’anniversario della Iss è intervenuto anche Piero Benvenuti, nominato dal Miur da qualche giorno commissario dell’Asi: «Mi propongo di garantire la continuità», ha detto.


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Unione Astrofili Senesi

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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).

23.11, ore 21:30: Il cielo al castello di Montarrenti. Come ogni secondo e quarto venerdì del mese, dalle ore 21.30 l’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (Sovicille, Siena) sarà aperto al pubblico per una serata osservativa dedicata al cielo del periodo.
Per il pubblico è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.astrofilisenesi.it, inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

Per le prenotazioni: tramite il sito oppure inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) o un sms al 3482650891 (Giorgio).
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Una super-Terra in orbita intorno alla stella di Barnard?

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La panoramica mostra i dintorni della nana rossa nota come stella di Barnard, nella costellazione dell'Ofiuco. L'immagine è stata prodotta a partire dai dati della DSS2 (Digitized Sky Survey 2). Nel centro dell'immagine (cliccare sull'immagine per vederne una versione zoomabile) si trova la stella di Barnard, catturata in tre diverse esposizioni (rossa, gialla e azzura). La stella è la più veloce nel cielo notturno e il suo grande moto proprio - lo spostamento apparente sulla volta celeste - viene evidenziato dal fatto che la posizione cambi tra osservazioni successive. Crediti: ESO/Digitized Sky Survey 2 Acknowledgement: Davide De Martin E — Red Dots

È stato trovato un pianeta in orbita intorno alla stella di Barnard, a soli 6 anni luce di distanza. Questo risultato notevole, pubblicato dalla rivista Nature – è il risultato dei progetti Red DotsCARMENES, protagonisti anhe della scoperta del nuovo mondo in orbita attorno alla stella più vicina a noi, Proxima Centauri.

Lo speciale dedicato alla scoperta di Proxima b e alla ricerca sugli esopianeti su Coelum astronomia 204.

Il pianeta, chiamato Barnard’s Star b, è ora il secondo esopianeta noto più vicino alla Terra. I dati raccolti indicano che il pianeta potrebbe essere una super-Terra, con una massa di almeno 3,2 volte quella della Terra, che orbita intorno alla stella ospite in circa 233 giorni. La stella di Barnard, la stella madre del pianeta, è una nana rossa, una stella fredda e poco massiccia, che illumina debolmente il mondo appena scoperto. La luce della stella di Barnard fornisce al pianeta solo il 2% dell’energia che la Terra riceve dal Sole.

Nonostante sia relativamente vicino alla stella madre — a una distanza solo 0,4 volte quella tra Terra e Sole — l’esopianeta si trova vicino alla linea della neve, la regione in cui i composti volatili come l’acqua si condensano sotto forma di ghiaccio solido. Questo mondo gelido e oscuro potrebbe avere una temperatura di -170 °C, rendendolo inospitale per la vita così come la conosciamo.

La panoramica mostra i dintorni della nana rossa nota come stella di Barnard, nella costellazione dell’Ofiuco. L’immagine è stata prodotta a partire dai dati della DSS2 (Digitized Sky Survey 2). Nel centro dell’immagine (cliccare sull’immagine per vederne una versione zoomabile) si trova la stella di Barnard, catturata in tre diverse esposizioni (rossa, gialla e azzurra). La stella è la più veloce nel cielo notturno e il suo grande moto proprio – lo spostamento apparente sulla volta celeste – viene evidenziato dal fatto che la posizione cambi tra osservazioni successive. Crediti: ESO/Digitized Sky Survey 2 Acknowledgement: Davide De Martin E — Red Dots

La stella di Barnard, che prende il nome dall’astronomo E. E. Barnard, è la stella isolata più vicina al Sole. La stella è antica — probabilmente ha il doppio dell’età del Sole — e relativamente inattiva, ma è nota per avere lo spostamento apparente nel cielo notturno (moto proprio) più veloce di qualsiasi altra stella. La velocità totale della stella di Barnard rispetto al Sole è di circa 500 000 km/h. Ciò nonostante, non è la stella più veloce che si conosca. Quel che rende degno di nota il moto della stella è come appare muoversi nel cielo notturno vista dalla Terra, velocità nota come moto proprio. La stella di Barnard percorre una distanza in cielo equivalente al diametro della Luna ogni 180 anni — anche se può sembrare piccola, rappresenta di gran lunga il più veloce movimento apparente di una stella.

Le super-Terre sono il tipo più comune di pianeta che si forma intorno a stelle di piccola massa come la stella di Barnard, rendendo più credibile la scoperta del nuovo candidato. Inoltre, la teoria corrente di formazione planetaria prevede che la linea della neve sia la posizione ideale per la formazione di tali pianeti.

La ricerca di pianeti intorno alla stella di Barnard era stata finora deludente: questa recente scoperta è stata possibile solo combinando le misure di diversi strumenti di alta precisione montati su telescopi in tutto il mondo. Le strutture utilizzate in questo lavoro sono infatti: HARPS al telescopio ESO da 3,6 metriUVES al VLT dell’ESO; HARPS-N al Telescopio Nazionale GalileoHIRES al telescopio Keck da 10 metri; PFS al telescopio Magellan della Carnegie da 6,5 ​​metriAPF al telescopio da 2,4 m presso il Lick Observatory; e CARMENES all’Osservatorio di Calar Alto. Inoltre, alcune osservazioni sono state eseguite con il telescopio da 90 cm all’Osservatorio di Sierra Nevada, con il telescopio robotico da 40 cm presso l’osservatorio SPACEOBS, e con il telescopio Joan Oró dell’Osservatorio Astronomico Montsec (OAdM) da 80 cm.

«Dopo un’attenta analisi, siamo sicuri al 99% che il pianeta sia presente», ha dichiarato lo scienziato alla guida del gruppo di ricerca, Ignasi Ribas (Istituto di studi spaziali della Catalogna e Istituto di Scienze dello spazio, CSIC in Spagna). «Tuttavia, continueremo a osservare questa stella velocissima per escludere le possibili, ma improbabili, variazioni naturali della luminosità stellare che potrebbero mimare la presenza di un pianeta».

Tra gli strumenti utilizzati abbiamo visto i famosi spettrografi dell’ESO HARPSUVES, cercatori di pianeti. «HARPS ha svolto un ruolo vitale in questo progetto. Abbiamo combinato dati di archivio ottenuti da altri gruppi di ricerca con nuove misure, parzialmente sovrapposte, della stella di Barnard ottenute da diversi strumenti,» ha commentato Guillem Anglada Escudé (Queen Mary University of London), scienziato co-dirigente del gruppo che ha ottenuto questo risultato. «La combinazione di strumenti è stata fondamentale poiché ci ha permesso di verificare i nostri risultati».

Gli astronomi sfruttano l’effetto Doppler per cercare il candidato esopianeta. Mentre il pianeta orbita intorno alla stella, la sua attrazione gravitazionale fa oscillare la stella stessa. Quando la stella si allontana dalla Terra, il suo spettro si sposta verso il rosso (redshift): cioè, si muove verso lunghezze d’onda più lunghe. Nello stesso modo, la luce della stella viene spostata verso lunghezze d’onda più corte, più blu, quando la stella si avvicina alla Terra.

Gli astronomi usano questo effetto per misurare le variazioni della velocità di una stella a causa del pianeta in orbita — con un’incredibile precisione. HARPS è in grado di rilevare i cambiamenti nella velocità della stella di appena 3,5 km/h — a passo d’uomo. Questo approccio alla caccia dei pianeti extrasolari è noto come metodo della velocità radiale e non è mai stato utilizzato per rilevare un simile pianeta extrasolare di tipo super-Terra in un’orbita così ampia intorno alla propria stella.

«Abbiamo utilizzato osservazioni da sette strumenti diversi per un totale di 20 anni di misure, rendendo questo uno dei set di dati più grandi e più estesi mai utilizzati per studi di precisione di velocità radiali.» spiega Ribas. «La combinazione di tutti i dati ha portato a un totale di 771 misure: un’enorme quantità di informazioni!».

«Abbiamo lavorato molto duramente per raggiungere questo risultato fantastico» ha concluso Anglada-Escudé. «Questa scoperta è il risultato di una grande collaborazione organizzata nel contesto del progetto Red Dots che ha unito contributi da gruppi di tutto il mondo. Osservazioni di follow-up sono già in corso in diversi osservatori in tutto il mondo».

La storia di questa scoperta sarà esaminata in modo più dettagliato nell’ESOBlog di questa settimana.

Ulteriori Informazioni

Il lavoro è stato presentato nell’articolo A super-Earth planet candidate orbiting at the snow-line of Barnard’s star pubblicato nella rivista Nature il 15 novembre.


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Circolo Culturale Astrofili Trieste

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CCAT_2018_NOV

21.11, ore 18:00: ciclo Apreritivo con le stelle 3: “La conquista dello spazio“. Relatore Giovanni Chelleri (Circolo Culturale Astrofili Trieste). Ad arricchire il ritorno dell’evento, mostra fotografica di immagini astronomiche, esposizione modelli aerospaziali e proiezione della volta celeste con planetario. Presso Hotel NH Trieste, C.so Cavour 7, Trieste

26.11, ore 18:00: Ciclo Il Cosmo in libreria: “Astronomia nell’antico Egitto“. Relatore Paolo Marra (Circolo Culturale Astrofili Trieste) presso la libreria Ubik P.zza della Borsa 15, Trieste

Tutti gli eventi sono disponibili anche alla pagina www.facebook.com/astrofilitrieste

AstronomiAmo

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astronomiamo_03201815.11: Diretta-lancio AI4Space

22.11: AI4Space da Genova. Corso di Fisica di base in streaming con l’astrofisico Dr. Ivan Delvecchio

29.11: Diretta “Occhi al Cielo

Altre informazioni su: www.astronomiamo.it

Cosa è successo alla kilonova Gw170817?

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Rappresentazione artistica di un’esplosione di kilonova, con indicati alcuni degli elementi chimici prodotti e il loro numero atomico. Crediti: Eso/L. Calçada/M. Kornmesser
Rappresentazione artistica di un’esplosione di kilonova, con indicati alcuni degli elementi chimici prodotti e il loro numero atomico. Crediti: Eso/L. Calçada/M. Kornmesser

Tutti ci ricordiamo dell’evento Gw170817, la kilonova di Ferragosto dello scorso anno. Aveva emesso onde gravitazionali ed elettromagnetiche, che erano state osservate –per la prima volta- contemporaneamente dagli interferometri  gravitazionali,  dai satelliti alle alte energie e da decine di telescopi terrestri. Una osservazione definita a ragione “epocale” avendo di fatto inaugurato l’era dell’astronomia multimessaggero. Tuttavia era rimasta ancora aperta una domanda: quale è stato il risultato della fusione delle due stelle di neutroni?

Un lavoro scritto a quattro mani da Maurice Van Putten, professore alla Sejong Univerity a Seoul in Corea e da Massimo Della Valle, astronomo dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, dell’Inaf di Napoli, trova una possibile risposta: «Il risultato della fusione è ancora una stella di neutroni, ma ipermassiccia, con una massa stimata in circa 2,5 volte quella del nostro Sole» dice van Putten.

È questo lo scenario descritto in un articolo in via di pubblicazione sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society Letters. Le conclusioni del lavoro riportano le prime prove osservative di questo processo di fusione, ricavate da una nuova analisi dei dati raccolti dagli interferometri LIGO e ottenuta attraverso l’utilizzo di un software pubblicato in precedenza e ulteriormente aggiornato.   «Dalla nostra analisi – continua van Putten – abbiamo individuato un segnale gravitazionale nei dati raccolti da LIGO della durata di circa 5 secondi e caratterizzato da una alta significatività statistica».

Le stelle di neutroni sono oggetti celesti che normalmente possiedono una massa paragonabile a quella del Sole, confinata in un volume di una sfera di circa 10 chilometri di raggio, ma non raggiungono ancora la densità necessaria per trasformarsi in buchi neri. Negli ultimi anni, i radioastronomi hanno scoperto stelle di neutroni molto massicce, che sfiorano le 3 masse solari. Oggetti simili – letteralmente in bilico per collassare ancora e diventare buchi neri – potrebbero quindi essere prodotti in eventi come Gw170817.

«La frequenza iniziale del segnale che abbiamo individuato è a 0.7 kHz e suggerisce che  il risultato finale possa essere una stella di neutroni, piuttosto che un buco nero.  Va anche detto che il segnale si indebolisce e dopo 5 secondi non vediamo più nulla, quindi cosa sia successo dopo non lo sappiamo» aggiunge Della Valle.

Astronomia multimessaggero, onde gravitazionali, raggi gamma e kilonove. Ne abbiamo parlato anche su Coelum astronomia di novembre 216. Per leggere gratuitamente il numero cliccare sull’immagine.

Per saperne di più:

Sull’argomento su Coelum.com

Onde gravitazionali, lampi gamma e kilonovae: una scoperta epocale d’oro e di platino.

Un po’ di luce sull’energia oscura

Onde Gravitazionali: Inizia l’era dell’Astronomia “Multimessaggero”


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Coelum Astronomia di Novembre
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La nuova Fiera Nazionale dell’Astronomia a Bologna

Il 24 e 25 novembre, presso la Fiera di Bologna, vedrà riprendere vigore l’edizione 2018 della FIERA DELL’ASTRONOMIA, che per prima nel nostro Paese, ha creato uno spazio esclusivo per donare visibilità ai numerosi gruppi di astrofili, presenti in tutta la nazione, oltre a presentare le principali novità del mercato con la partecipazione delle riviste e delle aziende del settore, presenza imprescindibile in un contesto di questo genere.

La Fiera dell’Astronomia riparte grazie a ADAA (Associazione per Divulgazione Astronomica e Astronautica) e alla partnership con Blu Nautilus S.r.l., con Coelum Astronomia come media sponsor esclusivo, e si prefigge lo scopo di offrire nuovamente al mondo degli astrofili un importante momento di incontro e di confronto a livello nazionale, proprio come accadeva fino a qualche anno fa con l’evento a Forlì, proponendo anche una programmazione di conferenze scientifiche e mostre tematiche a cura dei partecipanti.

L’evento vedrà quindi coinvolti personaggi di spicco del settore astronomico che proporranno interessanti conferenze, ma non mancheranno iniziative da parte delle numerosissime associazioni di astrofili che si dedicano con passione a divulgare la conoscenza della “volta celeste”.

All’interno della Fiera si potrà anche assistere agli spettacoli del Planetario Digitale ADAA!

Noi ci saremo. Vi aspettiamo al nostro stand all’interno del Padiglione

Programma delle conferenze

Sabato 24 novembre

Apertura ore 10:00 Luigi Pizzimenti ( Pres. ADAA) Alessandro Barazzetti ( Segr. ADAA)

Saluti del Presidente e del Segretario, presentazione dell’Associazione e dei suoi progetti.

Ore 11:00 “Risultati e prospettive della ricerca amatoriale in UAI” a cura di Salvo Pluchino (INAF e Ricerca UAI).

Le Sezioni di Ricerca dell’Unione Astrofili Italiani da sempre hanno svolto un ruolo determinante per le attività dell’associazione. Molte di esse hanno una tradizione ultradecennale e hanno spesso affiancato progetti di ricerca istituzionale fornendo spunti, collaborazioni e dati. Il più delle volte dal loro operato sono emerse ottime pubblicazioni sia sulla rivista Astronomia dell’UAI che anche su riviste divulgative del settore, finanche trovando posto tra articoli prestigiosi su riviste referate del mondo astronomico professionale. Sono stati spesso gli astronomi professionisti a volerle coinvolgere nei loro progetti, rendendo parteci gli astrofili appassionati in lavori che altrimenti rimangono di appannaggio degli osservatori professionali. In questa sede verrà fatto un breve escursus sulla ricerca astronomica amatoriale delle Sezioni di Ricerca dell’UAI e sui progetti promossi ad ampio coinvolgimento degli astrofili, non ultimi una costellazione di meeting tematici che consente ogni anno alle sezioni UAI di venire a contatto con centinaia di astrofili ricercatori.

Ore 12:00 “L’Osservatorio G. Galilei di Libbiano” a cura di Alberto Villa (Presidente AAAV Associazione astrofili Alta Valdera e delegato per la Toscana AADA)

Realizzato dal Comune di Peccioli, l’Osservatorio “G. Galilei” di Libbiano è stato inaugurato dall’Astronoma Margherita Hack il 7 Ottobre 1997. La struttura – gestita dalla AAAV – viene rimodernata ed ampliata, prendendo il nome di Centro Astronomico di Libbiano quando nel 2006 i nuovi telescopi sono tenuti a battesimo dal Prof. Franco Pacini (Arcetri). L’intervento illustra in sintesi i vent’anni di storia della struttura, la strumentazione utilizzata a le sue attività, che spaziano dalla fotografia astronomica, alla ricerca di asteroidi e di pianeti extrasolari, alla spettrografia e all’astrofilatelia. Il tutto senza dimenticare lo spazio dedicato alle scuole e alla divulgazione. Verranno anche illustrati i viaggi in programma in occasione delle eclissi totali di sole del 2 luglio 2019 (Cile) e 14 Dicembre 2020 (Argentina).

Ore 14:30 “UAI: la divulgazione dell’astronomia” a cura di Giorgio Bianciardi (vicepresidente UAI)

La Commissione Divulgazione UAI cura rubriche di informazione e approfondimento, soprattutto attraverso le proprie pagine web e social, che sono tra le più seguite, con centinaia di migliaia di contatti ogni anno, con picchi particolari in occasione degli eventi astronomici più seguiti e spettacolari (eclissi, transiti, ecc.). Il cielo del mese e le notizie da esso tratte e segnalate su facebook sono diventate un punto di riferimento per un pubblico sempre più vasto. Grazie ai contatti con la stampa, in particolare con l’agenzia ANSA, abbiamo l’opportunità di divulgare notizie a carattere astronomico su tutti i mezzi di informazione, enfatizzando il ruolo degli astrofili e riuscendo a raggiungere una platea molto ampia, a livello nazionale. La Commissione promuove e coordina eventi nazionali a cui aderiscono centinaia di associazioni e che coinvolgono un pubblico di centinaia di migliaia di persone.

Ore 15:30 “L’universo visto da Saint-­Barthélemy” a cura di Albino Carbognani (OAVdA)

L’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) sorge dal 2003 a Lignan, frazione montana a oltre 1.600 metri di altitudine del Comune di Nus, nel vallone di Saint-­Barthélemy, in Valle d’Aosta. La ricerca scientifica originale, realizzata con continuità dal 2006, rappresenta l’attività più importante: i ricercatori in OAVdA hanno prodotto quasi 100 pubblicazioni scientifiche con peer review tra poster, atti di congresso in Italia e all’estero, articoli scientifici su riviste professionali internazionali, contributi per monografie sull’argomento. L’OAVdA risulta l’unico osservatorio astronomico regionale del nostro Paese i cui ricercatori sono associati all’INAF. Il patrimonio di conoscenze e competenze sviluppate nell’ambito della ricerca di base ha permesso al centro di impegnarsi, dal 2011 anche nel campo del trasferimento tecnologico, cioè nella traslazione di queste soluzioni dalla ricerca di base ad ambiti di potenziale interesse industriale e commerciale. L’OAVdA rappresenta quindi il principale centro del territorio valdostano per la ricerca di base, lo sviluppo delle relative tecnologie, la comunicazione al grande pubblico e alle scolaresche dell’astronomia e dell’astrofisica, a cominciare dalle nuove conoscenze generate proprio dalle attività in corso a Saint-­Barthélemy: un esempio di produzione e diffusione di cultura scientifica “a chilometro zero”.

Ore 16:30 “L’esperienza di RAMBO (Radar Astrofilo Meteorico Bolognese)” a cura di Lorenzo Barbieri (AAB Associazione Astrofili Bolognesi)

RAMBO (Radar Astrofilo Meteorico Bolognese) è un osservatorio dedicato alle meteore funzionante secondo la tecnica del meteor scatter. A differenza dei radar professionali, che beneficiano dell’uso di un trasmettitore e di più ricevitori, gli osservatori amatoriali utilizzano trasmettitori altrui. Analogamente ad altri, RAMBO utilizza un trasmettitore militare francese. A differenza di altre esperienze il nostro sistema è immune da interferenze e quindi da falsi positivi, misura il ritmo meteorico con campionamento a cinque minuti e misura un dato proporzionale alla massa del corpuscolo progenitore della meteora. La sensibilità dell’apparato permette di misurare meteore fino ad una magnitudine limite all’incirca intorno all’ottava. Il risultato è un’osservazione ininterrotta, notte e giorno, di un 80% di meteore sporadiche e di un 20% di meteore appartenenti a sciami: da quelli maggiori e più noti a quelli piccoli e piccolissimi.

Domenica 25 novembre

Apertura ore 10:00 Luigi Pizzimenti (Pres. ADAA) Alessandro Barazzetti (Segr. ADAA)

Saluti del Presidente e del Segretario, presentazione dell’Associazione e dei suoi progetti.

Ore 10:30 “Olimpiadi dell’Astronomia” a cura di Angelo Angeletti (direttore dell’Osservatorio Astronomico “Padre Francesco de Vico” di Serrapetrona e Consiglio Direttivo SAIt).

Le Olimpiadi Italiane di Astronomia sono una delle iniziative per le eccellenze promosse dal Ministero dell’Istruzione, della Università e della Ricerca (MIUR). Sono organizzate dalla Società Astronomia Italiana (SAIt) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Alle Olimpiadi Italiane di Astronomia partecipano gli studenti del terzo anno della scuola secondaria di primo grado e quelli nati negli anni 2002, 2003, 2004 e 2005 frequentanti le scuole secondarie di secondo grado. La partecipazione è personale e si svolge in tre fasi successive: Preselezione, Gara Interregionale e Finale Nazionale; alla fine vengono selezionati 5 studenti che partecipano alle Olimpiadi Internazionali di Astronomia (IAO). Le prove di selezione sono basate su quesiti e problemi di Astronomia, Astrofisica o Cosmologia elementare.

Ore 11:30 “Encelado: Terra per alieni” a cura di Silvia Gingillo (AAAV Associazione Astrofili Alta Valdera)

Siamo soli nell’universo? Una delle domande che l’uomo si pone da sempre. Con le ultime scoperte principalmente fatte dalla sonda Kepler nell’ambito degli esopianeti, la risposta a questa domanda è cambiata radicalmente. Se prima conoscevamo solamente il nostro Sistema Solare, adesso conosciamo migliaia di sistemi stellari e solo nelle nostre immediate vicinanze. Con un piccolo sforzo di immaginazione possiamo veramente comprendere il grande numero di pianeti che esistono là fuori. Rimane il fatto che, almeno nell’immediato futuro, resta impensabile un viaggio per raggiungere anche il più vicino di questi pianeti. Non resta quindi che fare pratica con quello che abbiamo nel nostro Sistema Solare e vedere che anche qui, dietro l’angolo di casa, ci sono cose eccezionali che meritano la nostra attenzione. Come su Encelado, piccolo satellite ghiacciato di Saturno, dove sono presenti fenomeni molto interessanti nell’ambito dell’Esobiologia. Durante l’intervento vedremo insieme le promettenti ipotesi che le ultime ricerche hanno portato alla luce.

Ore 12:30 “SPAZIO MAGAZINE” a cura di Biagio Cimini (giornalista, ADAA)

“Spazio” è il magazine italiano (organo dell’Associazione ADAA) dedicato in particolare alla scienza astronautica. È gestito dai soci ADAA, ma costituito da una redazione aperta al contributo di appassionati ed esperti di tutto il mondo. “Spazio” è nato quasi per caso, dalla condivisa necessità di voler approfondire progetti, missioni e curiosità di un mondo in continua evoluzione. La prima uscita, poco più di un anno fa, raccontava di un lancio spaziale visto dal vivo, a Baikonur. E da allora, la redazione non si è più fermata, viaggiando, informando e raccontando ai lettori ogni emozione vissuta dagli autori. Spazio Magazine è tutto qui: una rivista vera, in carta e inchiostro, proprio come quelle che tanti anni fa, ci raccontavano il piccolo passo del primo uomo sulla Luna.

Ore 13:10 Saluti Finali e chiusura del ciclo di conferenze

Leggi anche l’articolo dedicato su Coelum astronomia di novembre

ADAA Associazione per la Divulgazione Astronomica e Astronautica
info@adaa.it – www.adaa.it
Evento in collaborazione con EXPO Elettronica
Media Sponsor Coelum Astronomia


Coelum Astronomia 227 - 2018Alla ricerca di Vita extraterrestre! Come riconoscere i segnali di vita sugli #esopianeti? E in quali condizioni possiamo aspettarci di trovarla? 
Di questo ma non solo nel nuvo numero di…

Coelum Astronomia di Novembre
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Nuova Fiera dell’Astronomia a Bologna

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fiera astronomia bologna 2018

fiera astronomia bologna 2018Il 24 e 25 novembre, presso la Fiera di Bologna, vedrà riprendere vigore l’edizione 2018 della FIERA DELL’ASTRONOMIA, che per prima nel nostro Paese, ha creato uno spazio esclusivo per donare visibilità ai numerosi gruppi di astrofili, presenti in tutta la nazione.
La Fiera dell’Astronomia riparte grazie a ADAA (Associazione per Divulgazione Astronomica e Astronautica) e alla partnership con Blu Nautilus S.r.l., con Coelum Astronomia come media sponsor esclusivo, e si prefigge lo scopo di offrire nuovamente al mondo degli astrofili un importante momento di incontro e di confronto a livello nazionale, proprio come accadeva fino a qualche anno fa con l’evento a Forlì, proponendo anche una programmazione di conferenze scientifiche e mostre tematiche a cura dei partecipanti.
L’evento vedrà quindi coinvolti personaggi di spicco del settore astronomico che proporranno interessanti conferenze, ma non mancheranno iniziative da parte delle numerosissime associazioni di astrofili che si dedicano con passione a divulgare la conoscenza della “volta celeste”.

Per prenotare uno stand o uno spazio in Fiera è sufficiente compilare la “Domanda di partecipazione” (Associazioni o Ditte) da inviare per e-mail agli indirizzi indicati sulla pagina dell’evento.
Chi volesse proporre una conferenza in tema, è pregato di segnalarlo all’indirizzo presidente@adaa.it indicando i dati del relatore e un sintetico abstract dell’argomento che si desidera esporre.

Il programma ufficiale verrà pubblicato a partire dal 10 novembre 2018.

ADAA Associazione per la Divulgazione Astronomica e Astronautica
info@adaa.it – www.adaa.it
Evento in collaborazione con EXPO Elettronica

AI4Space

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AI4SPACE DEF Locandina

22 Novembre – Ore 16:30 – 21:30, presso la Chiesa Sconsacrata San Salvatore, Piazza di Sarzano, 9, Genova

AI4SPACE DEF Locandina

Workshop sull’Intelligenza Artificiale applicata all’esplorazione e alla colonizzazione dello spazio.

Big Data, satelliti, AGI. Lo spazio è nuovamente un settore in crescita di progresso tecnologico, importanza politica ed economica e di grande impatto. In che modo l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) può contribuire e trarne vantaggio? Discutiamo i panorami scientifici e tecnologici, commerciali e politici della comunità spaziale, il suo essere ambiziosa e innovativa e allo stesso tempo altamente regolamentata e attenta ai rischi, e proviamo ad identificare le opportunità a disposizione per la ricerca e le applicazioni AGI.

L’obiettivo dell’evento è duplice:
Divulgativo, con un taglio tecnico accessibile a una vasta platea di aziende, istituzioni, professionisti e studenti.
Propositivo, per offrirsi come punto di incontro tra aziende, istituzioni, università e studenti.

L’evento avrà luogo il giorno 22 novembre 2018, dalle 16:30 alle 21:30 e sarà diviso in tre momenti principali:

Presentazioni frontali; Panel Discussion, Q&A; Aperitivo Networking.

Si prega di registrarsi in anticipo su: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-ai4space-51799694280

Info: segreteria@isagenova.eu

L’evento sarà trasmesso in diretta YouTube su AstronomiAmo: https://www.youtube.com/watch?v=GVioupqbQEI

Circolo Culturale Astrofili Trieste

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CCAT_2018_NOV04.11, ore 20:30: apertura osservatorio “B. Zugna”, riservata ai soci, annullata in caso di maltempo

06.11, ore 18:00: Ciclo Il Cosmo in libreria: “Il cielo come appare: prima tappa per un viaggio nel cosmo“. Relatore Stefano Schirinzi (Presidente Circolo Culturale Astrofili Trieste) presso la libreria Lovat c/o stabile OVS, Viale XX Settembre 20, Trieste

12.11, ore 18:00: Ciclo Il Cosmo in libreria: “L’Universo di Hubble“. Relatore Stefano Schirinzi (Presidente Circolo Culturale Astrofili Trieste) presso la libreria Ubik P.zza della Borsa 15, Trieste

18.11, ore 20:30: apertura osservatorio “B. Zugna”, riservata ai soci, annullata in caso di maltempo

21.11, ore 18:00: ciclo Apreritivo con le stelle 3: “La conquista dello spazio“. Relatore Giovanni Chelleri (Circolo Culturale Astrofili Trieste). Ad arricchire il ritorno dell’evento, mostra fotografica di immagini astronomiche, esposizione modelli aerospaziali e proiezione della volta celeste con planetario. Presso Hotel NH Trieste, C.so Cavour 7, Trieste

26.11, ore 18:00: Ciclo Il Cosmo in libreria: “Astronomia nell’antico Egitto“. Relatore Paolo Marra (Circolo Culturale Astrofili Trieste) presso la libreria Ubik P.zza della Borsa 15, Trieste

Tutti gli eventi sono disponibili anche alla pagina www.facebook.com/astrofilitrieste

Al mattino Venere e Spica e alla sera Luna e Marte!

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Dopo la congiunzione tra Venere e Spica del mattino del 15 novembre, la sera, guardando verso sudovest, sarà invece possibile ammirare una congiunzione piuttosto larga tra la Luna (fase 52%), alta circa 10°, e il pianeta Marte (mag. –0,3), posto a 4,4° a nordest della Luna.

L’incontro avviene entro la sagoma del Capricorno e, a poca distanza dalla Luna, potremo forse riuscire a scorgere la debole luce della stella Deneb Algedi (delta Capricorni; mag. +2,9), posta a poco meno di 2° a sudovest del nostro satellite naturale.

Sarà anche una delle serate ideali per le osservazioni delle formazioni lunari, suggerite dal nostro Francesco Badalotti. Consultate la sua rubrica al link qui sotto!

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre 2018

➜ La LUNA di novembre.
Approfondimento: Guida all’osservazione della Regione di Fra Mauro

➜ Continua l’esplorazione del Cielo di novembre con la UAI che questo mese ci porta nell’ammasso doppio del Perseo.

➜ La terza parte della rubrica alla scoperta della costellazione del Drago

➜ Il 17 novembre  Fotografiamo le Leonidi


Coelum Astronomia 227 - 2018Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Novembre su Coelum Astronomia 227

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Venere raggiunge Spica nel cielo del mattino

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Per chi è mattiniero, il 15 novembre, alle ore 5:30, sarà possibile ammirare una bella congiunzione, piuttosto stretta, tra il pianeta Venere (mag. –4,7), alto circa 9° sull’orizzonte est-sudest, e la stella Spica (Alfa Virginis; mag. +1,0), posta circa 1,2° a nordovest di Venere.

Il duetto celeste è il risultato dell’avvicinamento progressivo a cui abbiamo potuto assistere nei giorni appena trascorsi (ne abbiamo parlato anche in occasione della congiunzione del 6 novembre).

Per chi possedesse poi almeno un piccolo strumento o un buon binocolo, segnaliamo una nuova scoperta in tema di astri chiomati, sempre al mattino nel campo della Vergine, la C/2018 V1 Machholz-Fujikawa-Iwamoto.

La sera dello stesso giorno non perdete invece Luna e Marte!

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre 2018

➜ La LUNA di novembre.
Approfondimento: Guida all’osservazione della Regione di Fra Mauro

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C/2018 V1 Machholz-Fujikawa-Iwamoto. Una nuova cometa nel cielo delle mattine di novembre!

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Potete seguire gli aggiornamenti sulla magnitudine osservata e prevista sempre sull'ottimo sito www.aerith.net/comet/catalog/2018V1/2018V1.html
C/2018 V1 ( Machholz-Fujikawa-Iwamoto )
C/2018 V1 ( Machholz-Fujikawa-Iwamoto ) ripresa da Didac Mesa Romeu, l'11 novembre 2018. Fonte: www.aerith.net

Si chiama C/2018 V1 Machholz-Fujikawa-Iwamoto ed è stata scovata clamorosamente (di questi tempi) in visuale da Donald E. Machholz (alla sua dodicesima scoperta) il 7 novembre e confermata indipendentemente da S.Fujikawa e M. Iwamoto. Qui trovate la mpec del Minor Planet che riporta le osservazioni di conferma e tutti i dati orbitali e le effemeridi previste per le prossime settimane.

L’ oggetto, di passaggio in questi giorni nella Vergine, è quindi ben osservabile, per poco tempo al mattino prima dell’alba, verso est-sudest fino alla seconda decade di novembre.

Visibilità al mattino, durante il crepuscolo astronomico, da una località del Centro Italia.

Poi il disturbo lunare e il suo abbassamento sull’orizzonte renderanno le cose più difficili. A fine novembre scomparirà nelle luci dell’alba, impedendoci di vedere il suo picco luminoso (previsto il 2 dicembre al perielio) stimato attorno alla sesta-settima magnitudine.

Di decima magnitudine alla scoperta, è però aumentata velocemente di luminosità, riporto una mia osservazione datata 13 novembre eseguita con il fido binocolone 20×90: “oggetto facile perché relativamente compatto e piccolino. È attorno all’ottava magnitudine. Chioma uniforme senza apprezzabile condensazione centrale”.

Potete seguire gli aggiornamenti sulla magnitudine osservata e prevista sempre sull'ottimo sito www.aerith.net/comet/catalog/2018V1/2018V1.html

Potete seguire gli aggiornamenti sulla magnitudine osservata e prevista sempre sull’ottimo sito www.aerith.net

Qui anche la segnalazione, l’astrometria, effemeridi e altri contributi a cura di Ernesto Guido (in inglese).

Ricordiamo poi che il 14 novembre, in direzione sudest attorno alle 5:45, avremo un transito della Stazione spaziale internazionale mentre, sempre nel campo della Vergine, Venere si sta avvicinando in questi giorni alla stella alfa della costellazione e il 15 novembre la raggiungerà: orario consigliato attorno alle 5:30 per assistere e riprendere una bella congiunzione tra Venere e Spica.

Motivi in più per osservare il cielo del mattino, anche con l’ausilio di uno strumento, a caccia di questa nuova cometa!

Leggi anche

Si avvicina la Wirtaten, nella rubrica dedicata alle comete a cura di Claudio Pra su Coelum astronomia di novembre.


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Gruppo Astrofili Vicentini “G. Abetti”

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17.11, dalle 16:30 alle 18:30, presso l’Osservatorio astronomico di Arcugnano: Laboratorio di astronomia per bambini da 6 a 11 anni: In viaggio tra i pianeti

Ai partecipanti viene chiesta un’offerta responsabile. L’iscrizione è obbligatoria perché i posti sono limitati. Le iscrizioni apriranno lunedì 05/11/2018. Per ulteriori informazioni scrivete a didattica@astrofilivicentini.it

30.11, dalle 21:00 alle 22:30, presso l’Osservatorio astronomico di Arcugnano: Incontro con l’autrice Elena Lazzaretto che presenterà il libro Le Stelle Sbagliate
In questo libro si parla delle stelle partendo dalle idee sbagliate che spesso abbiamo: piccole trappole in cui si cade facilmente, ma che altrettanto facilmente si possono disinnescare. Elena Lazzaretto, astronoma, si occupa di comunicazione, divulgazione e didattica. Attualmente progetta e realizza spettacoli che fanno parte della programmazione del Planetario di Padova. Collabora con musei ed associazioni realizzando conferenze, incontri e corsi di astronomia. La partecipazione è libera, la prenotazione non è necessaria. È richiesta un’offerta responsabile.

www.astrofilivicentini.it

Accademia delle Stelle

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2018-11 Coelum AdSCorsi di Astronomia di novembre!

L’Astronomia Insolita e Curiosa
Tutti i lunedì fino al 19: otto conferenze su moltissime curiosità e aneddoti raramente divulgati al pubblico, per scoprire gli aspetti più insoliti ed incredibili del cielo e della scienza che lo studia.

Come si Osserva il Cielo
Tutti i giovedì fino al 22: corso base completo di astronomia pratica: tutte le competenze che servono per diventare astrofili! Con guida alla scelta del primo telescopio, tecniche osservative e fotografiche e lezioni pratiche sotto le stelle.

01.12: Spazio Italia: conferenze scientifiche pubbliche

Maggiori informazioni:
https://www.facebook.com/accademia.dellestelle
https://www.accademiadellestelle.org/

La Luna di Novembre 2018 e una guida all’osservazione della Regione di Fra Mauro

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Le fasi della Luna in novembre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione.
Le fasi della Luna in novembre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione.

Dopo l’Ultimo Quarto proprio in chiusura di ottobre, il mese di novembre inizia col proseguimento della fase calante fino al giorno 7 di questo mese quando il nostro satellite si troverà in Novilunio alle 17:02. Da qui riprenderà un nuovo ciclo lunare, col nostro satellite che di sera in sera si renderà sempre più visibile nel cielo fino alle 15:54 del 15 novembre quando sarà in fase di Primo Quarto. La fase crescente terminerà col Plenilunio previsto per le 06:39 del 23 novembre con la Luna a un’altezza di +5° a metà strada fra le Pleiadi e l’orizzonte occidentale, poco prima del suo tramonto previsto per le 07:19. Ripresa la fase calante, il nostro satellite entrerà in Ultimo Quarto alle 01:19 del 30 novembre tra le stelle della costellazione del Leone.

Indice dei contenuti

➜ Continua nella Luna di Novembre su Coelum Astronomia 227

A novembre osserviamo

13 novembre. L’area del Lacus Mortis e il cratere Burg

La prima proposta del mese è per la serata del 13 novembre quando concentreremo la nostra attenzione sul settore nordest del nostro satellite puntando il telescopio fra due famose coppie di crateri molto note agli astrofili che osservano la Luna: Aristoteles/Eudoxus ed Hercules/Atlas, precisamente l’area del Lacus Mortis e il cratere Burg.

Per inquadrare questa regione lunare dobbiamo orientare il telescopio verso il settore settentrionale della Luna dove poco a sud della scura e lunga regione basaltica del mare Frigoris ci ritroveremo sul Lacus Mortis.

➜ Continua la scoperta del Lacus Mortis e del cratere Burg

17 novembre. La regione di Fra Mauro

Come seconda e principale proposta dovremo spostarci nel settore sudoccidentale della Luna quando dalle 17:30 circa del 17 novembre l’oggetto delle nostre osservazioni sarà quella sorta di penisola che dalla vasta regione a sud di Copernicus si protende verso sud incuneandosi fra il mare Cognitum (a ovest) e la porzione settentrionale del mare Nubium (a est), in cui andremo a visitare un bel terzetto di antichissimi crateri: Fra Mauro, Parry, Bonpland.

➜ Vedi la Guida all’osservazione: La regione di Fra Mauro

19 novembre. I crateri Hainzel e Mee

La terza proposta di questo mese è per il 19 novembre e avrà come target una bella e interessante coppia di crateri, Hainzel e Mee, per la cui osservazione dovremo concentrare l’attenzione sul settore sudoccidentale del nostro satellite, nella regione lunare compresa fra la Palus Epidemiarum (a nord) e il cratere Schiller (a sud). L’individuazione dei crateri Hainzel e Mee sarà molto semplice se la sera del 19 novembre orienteremo il telescopio a sud delle scure distese basaltiche del mare Humorum e Plaus Epidemiarum.

➜ Continua nella Luna di Novembre su Coelum Astronomia 226

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre 2018

Leggi anche

➜ Fotografare la Luce Cinerea della Luna

➜  Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.

➜  La Luna mi va a pennello. Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione! Su Coelum Astronomia n. 211

E tutte le precedenti rubriche di Francesco Badalotti, con tantissimi spunti per approfondire la conoscenza del nostro satellite naturale. Per ogni formazione basta attendere il momento giusto!

Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com.
E se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in
PhotoCoelum!

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AstronomiAmo

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astronomiamo_032018

astronomiamo_03201815.11: Diretta-lancio AI4Space

22.11: AI4Space da Genova. Corso di Fisica di base in streaming con l’astrofisico Dr. Ivan Delvecchio

29.11: Diretta “Occhi al Cielo

Altre informazioni su: www.astronomiamo.it

Una falce di Luna stretta a Saturno

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È una magnifica congiunzione quella a cui potremo assistere l’11 novembre alle ore 17:45, volgendo il nostro sguardo verso sudovest. Sarà facile notare la Luna (fase 16%) posta ad appena 40’ a nord-nordovest di Saturno (mag. +0,6).

All’orario indicato, con il cielo ancora tenuamente rischiarato dalla luce del crepuscolo serale, i due astri si troveranno a circa 16° di altezza sull’orizzonte.

Al di sotto di essi potremo riconoscere la caratteristica figura a “teiera” della costellazione del Sagittario, teatro di questo incontro astrale, ormai fortemente inclinata verso l’orizzonte verso cui si sta tuffando.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre 2018

➜ La LUNA di novembre.
Approfondimento: Guida all’osservazione della Regione di Fra Mauro

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Una fontana galattica per ALMA e MUSE

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Immagine composita dell'ammasso di galassie Abell 2597 che mostra il flusso di gas, che ricorda lo spruzzo di una fontana, alimentato dal buco nero supermassiccio nel cuore della galassia centrale dell'ammasso. In giallo i dati di ALMA mostrano la distribuzione del gas freddo, mentre in rosso i dati dello strumento MUSE montato sul VLT (Very Large Telescope) dell'ESO mostrano l'idrogeno gassoso, caldo, nella stessa regione. In blu-viola è mostrato invece il gas caldissimo, ionizzato, rivelato dall'osservatorio per raggi X Chandra. I dati di ALMA mostrano il materiale che sta cadendo verso il buco nero, mentre i dati di MUSE mostrano il materiale che viene lanciato via dal buco nero. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), Tremblay et al.; NRAO/AUI/NSF, B. Saxton; NASA/Chandra; ESO/VLT
Immagine composita dell’ammasso di galassie Abell 2597 che mostra il flusso di gas, che ricorda lo spruzzo di una fontana, alimentato dal buco nero supermassiccio nel cuore della galassia centrale dell’ammasso. In giallo i dati di ALMA mostrano la distribuzione del gas freddo, che sta cadendo verso il buco nero, mentre in rosso i dati dello strumento MUSE mostrano l’idrogeno gassoso, caldo, nella stessa regione, materiale che viene invece lanciato via dal buco nero. In blu-viola è mostrato invece il gas caldissimo, ionizzato, rivelato da Chandra. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), Tremblay et al.; NRAO/AUI/NSF, B. Saxton; NASA/Chandra; ESO/VLT
Se quella in apertura è un’immagine reale, anche se in falsi colori, questa invece è davvero una rappresentazione artistica, ci mostra però come potrebbe apparire Abell 2597, con la sua fontana gigante di caldo gas intergalattico. Crediti: NRAO/AUI/NSF; D. Berry

A solo un miliardo di anni luce di distanza, nel vicino ammasso di galassie noto come Abell 2597, giace una gigantesca fontana galattica. Un massiccio buco nero nel cuore di una galassia lontana  osservato mentre lancia nello spazio un ampio getto di gas molecolare freddo, che in seguito ricade sul buco nero come un diluvio intergalattico. L’afflusso e il deflusso di una fontana cosmica così vasta non erano mai stati osservati insieme; hanno origine nella zona più interna, di circa 100.000 anni luce, della galassia più luminosa dell’ammasso Abell 2597.

«Questo è probabilmente il primo sistema in cui troviamo una chiara evidenza sia dell’afflusso di gas molecolare freddo verso il buco nero e del deflusso o sollevamento operato dai getti lanciatl dal buco nero», spiega Grant Tremblay dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ex-Fellow dell’ESO, che ha guidato questo studio. «Il buco nero supermassiccio al centro di questa gigantesca galassia si comporta come una pompa meccanica in una fontana».

Tremblay e il suo team hanno usato ALMA per tracciare la posizione e il movimento delle molecole di monossido di carbonio all’interno della nebulosa. Queste molecole fredde, con temperature fino a meno 250-260 °C, sono state osservate mentre cadono all’interno verso il buco nero. L’equipe ha anche utilizzato i dati dello strumento MUSE sul VLT (Very Large Telescope) dell’ESO per tracciare il gas più caldo, che viene lanciato fuori dal buco nero sotto forma di getti.

«L’aspetto unico qui è l’analisi molto dettagliata della sorgente che abbiamo realizzato utilizzando insieme i dati di ALMA e di MUSE“, ha aggiunto Tremblay. “Le due strutture offrono una combinazione di strumenti incredibilmente potente».

Questo è quanto vedremmo osservando invece la zona (e i suoi dintorni) in luce visibile, grazie ai dati della DSS2 (Digitized Sky Survey 2)al centro, indistinguibile, l’ammasso di galassie Abell 2597. Il campo di vista è all’incirca 2,4 x 2,0 gradi. In chiusura un video che mostra la localizzazione della galassia oggetto di questo articolo. Crediti: ESO/Digitized Sky Survey 2. Acknowledgment: Davide De Martin

Insieme, queste due serie di dati, ci danno un quadro completo del processo: il gas freddo cade verso il buco nero, accendendo il buco nero e provocando il lancio nel vuoto di getti di plasma incandescente ad alta velocità. Questi getti, quindi, fuoriescono dal buco nero come una spettacolare fontana galattica. Senza speranza di sfuggire alle grinfie gravitazionali della galassia, il plasma si raffredda, rallenta e alla fine ricade di nuovo sul buco nero, e il ciclo ricomincia.

Questa osservazione senza precedenti, potrebbe far luce sul ciclo di vita delle galassie. Il team ipotizza che questo processo potrebbe essere non solo comune, ma anche essenziale per comprendere la formazione delle galassie. Mentre l’afflusso e il deflusso del gas molecolare freddo sono stati precedentemente rilevati, questa è la prima volta che entrambi sono stati rilevati all’interno di uno stesso sistema e quindi la prima prova che i due eventi fanno parte dello stesso vasto processo.

Abell 2597 si trova nella costellazione dell’Acquario, il nome deriva dalla sua inclusione nel catalogo di Abell di ammassi di galassie ricchi, cioè con un elevato numero di galassie. Il catalogo include anche ammassi come Fornax,  Hercules cluster e l’ammasso di Pandora.

Questo video inizia con una panoramica della Via Lattea e, attraverso successivi ingrandimenti, termina con un primo piano dell’ammasso di galassie Abell 2597. Le osservazioni di ALMA e i dati dello spettrografo MUSE installato sul VLT dell’ESO hanno rivelato una colossale sorgente di gas molecolare alimentata da un buco nero nella galassia più brillante dell’ammasso Abell 2597 – il ciclo galattico che alimenta questa vasta fontana cosmica non era mai stato osservato prima d’ora così chiaramente. Crediti: ESO and Digitized Sky Survey 2, N. Risinger (skysurvey.org) Music: Astral Electronic.

Ulteriori Informazioni

Questo lavoro è stato presentato nell’articolo intitolato “A Galaxy-Scale Fountain of Cold Molecular Gas Pumped by a Black Hole”, pubblicato dalla rivista The Astrophysical Journal.


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21.11, ore 18:00: ciclo Apreritivo con le stelle 3: “La conquista dello spazio“. Relatore Giovanni Chelleri (Circolo Culturale Astrofili Trieste). Ad arricchire il ritorno dell’evento, mostra fotografica di immagini astronomiche, esposizione modelli aerospaziali e proiezione della volta celeste con planetario. Presso Hotel NH Trieste, C.so Cavour 7, Trieste

26.11, ore 18:00: Ciclo Il Cosmo in libreria: “Astronomia nell’antico Egitto“. Relatore Paolo Marra (Circolo Culturale Astrofili Trieste) presso la libreria Ubik P.zza della Borsa 15, Trieste

Tutti gli eventi sono disponibili anche alla pagina www.facebook.com/astrofilitrieste

XXXVI Meeting Regionale degli Astrofili Pugliesi

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Si svolgerà domenica 18 novembre a Castellana Grotte, il Meeting Regionale degli Astrofili Pugliesi, il più importante raduno annuale degli appassionati e dei curiosi delle stelle e del cosmo che si ripete da ben 35 anni. Ideato da Nedim VLORA, da sempre eminente studioso in Italia di archeoastronomia e presidente del Centro Studi e Osservazioni Astronomiche di Bari e di Spica – Scuola Permanente Internazionale di Cosmologia e Archeoastronomia.
Quest’anno il Meeting è organizzato dalla Società Astronomica Pugliese presso il Museo Speleologico Franco Anelli (Piazzale F. Anelli n.c.) in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico Sirio del prof. Nicola Rizzi.
Sul palco dei relatori si alterneranno diversi appassionati provenienti da tutte le provincie pugliesi e astrofisici di fama internazionale.

www.astropuglia.itwww.osservatorio.grottedicastellana.it

Parker Solar Probe al perielio, ed è doppio record!

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Cliccare l’immagine se non parte l’animazione. Credit: NASA/JHUAPL

Meno di una settimana fa, la sonda ha iniziato il primo dei suoi “incontri con il Sole”. La missione orbiterà attorno al Sole raggiungendo il perielio, la distanza minima dalla stella che la porterà a raggiungere la corona solare, per 24 volte. Per circa 11 giorni, per ogni orbita, si troverà a meno di 0,25 unità astronomiche dal centro del Sole e raccoglierà dati preziosi.

Durante questo primo avvicinamento, iniziato il 31 ottobre e che finirà l’11 novembre, le quattro suite di strumenti scientifici della sonda sono al lavoro per raccogliere dati, permettendo agli scienziati di osservare da vicino come non mai questa dinamica regione dell’atmosfera esterna solare. Si potrà così cominciare a rispondere a domande fondamentali sulla fisica solare, inclusi i meccanismi che permettono alle particelle e al materiale solare di venire accelerate nello spazio a così alte velocità e scoprire il perché la corona solare è così tanto più calda della superficie sottostante.

Il 5 novembre, al momento del maggior avvicinamento, si è trovata a 24 milioni di chilometri dalla superficie del Sole, a una velocità massima di 343112 km/h rispetto al Sole.

Ed è doppio record, la velocità eliocentrica più alta mai raggiunta da una sonda umana e quella che più si è avvicinata al Sole. Il record precedente di velocità eliocentrica era ancora mantenuto dalla sonda Helios 2, nell’aprile 1976, con i suoi 246960 km/h.

In alto (cliccare per ingrandire) le orbite che percorrerà la sonda e la posizione nel momento in cui scriviamo, poche ore dopo il perielio. Sotto il diagramma della distanza dal Sole in cui si troverà durante la missione, e il tratto percorso a oggi.

In questi giorni sta volando attraverso la parte più esterna della corona solare, attraversando materiale che raggiunge la temperatura di 3,6 milioni di gradi Fahrenheit, ed è solo perché in quella regione è ancora estremamente rarefatta che tali temperature non influenzano la temperatura della sonda. Nonostante questo però il lato esposto al Sole, protetto dallo scudo termico Thermal Protection System, a causa della radiazione solare, raggiunge gli 820 gradi Fahrenheit (438° C circa).

La sonda è comunque in grado, in piena autonomia, di regolare la sua temperatura, e tenere al sicuro la strumentazione che trasporta. Una serie di sistemi automatici le permette di ritrarre i pannelli solari, per proteggerli in caso di eccesso di calore, e tenere gli strumenti all’ombra dello scudo termico. Inoltre un sofisticato sistema di guida autonoma mantiene la sonda sempre orientata correttamente. Questa autonomia è vitale per la missione, non solo per il periodo di “no-contact” durante i perieli, ma anche per il ritardo dovuto alla grande distanza da Terra che la sonda raggiunge durante la sua orbita, e che può arrivare fino a 31 minuti prima che un segnale arrivi a Terra e ritorni alla sonda. È chiaro che in caso di emergenza per esposizione eccessiva alle alte temperature non ci sarebbe il tempo di impartire ordini per prendere provvedimenti.

Ma se si trova in un momento di no-contact, di silenzio radio, come sappiamo velocità e posizione precise? La NASA periodicamente controlla, grazie al suo Deep Space Network, le velocità e le posizioni della sonda, così il team missione è in grado di calcolare con precisione la velocità della sonda in qualsiasi punto della sua orbita.

In questo momento, quindi, la sonda si trova in silenzio radio, a causa della forte interferenza solare e, anche a causa della grande distanza dalla Terra in cui si troverà successivamente, saranno necessarie diverse settimane prima che i dati raccolti arrivino a Terra, ma noi siamo qui pronti in attesa!

Per seguire la missione https://blogs.nasa.gov/parkersolarprobe/

Per vedere dove si trova la sonda http://parkersolarprobe.jhuapl.edu/The-Mission/index.php#Where-Is-PSP


Coelum Astronomia 227 - 2018Alla ricerca di Vita extraterrestre! Come riconoscere i segnali di vita sugli #esopianeti? E in quali condizioni possiamo aspettarci di trovarla? 
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Coelum Astronomia di Novembre
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L’ultimo saluto di Giove, con Mercurio e una sottilissima falce di Luna crescente

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È senza dubbio un’osservazione estrema quella del 9 novembre: il cielo è ancora chiarissimo, siamo in pieno crepuscolo civile. Tuttavia, per chi ha a disposizione un orizzonte occidentale completamente sgombro da ostacoli, si potrà tentare l’osservazione della congiunzione tra Mercurio (mag. –0,1) e Giove (mag. –1,7), bassissimi sull’orizzonte (5° e mezzo per Mercurio e appena 3° e mezzo per Giove), cui si aggiunge anche una sottilissima falce di Luna (fase 4%), posta a 5,8° a nordovest di Mercurio.

Assolutamente invisibile a causa del chiarore del cielo, possiamo solo immaginare la presenza della rossa stella Antares (Alfa Scorpii; mag. +1,1) posta a 1,8° a sudest di Mercurio.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Novembre 2018

➜ La LUNA di novembre.
Approfondimento: Guida all’osservazione della Regione di Fra Mauro

➜ Continua l’esplorazione del Cielo di novembre con la UAI che questo mese ci porta nell’ammasso doppio del Perseo.

➜ La terza parte della rubrica alla scoperta della costellazione del Drago

➜ Il 17 novembre  Fotografiamo le Leonidi


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Gruppo Astrofili Vicentini “G. Abetti”

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11.11, dalle 17:00 alle 18:00, presso l’Osservatorio astronomico di Arcugnano: Osservazione della congiunzione Luna – Saturno

Bassi all’orizzonte, i due corpi celesti si avvicineranno fino a 30′ di distanza, praticamente visibili contemporaneamente nel campo dell’oculare a bassi ingrandimenti. La partecipazione è libera, la prenotazione non è necessaria. È richiesta un’offerta responsabile.

17.11, dalle 16:30 alle 18:30, presso l’Osservatorio astronomico di Arcugnano: Laboratorio di astronomia per bambini da 6 a 11 anni: In viaggio tra i pianeti
Ai partecipanti viene chiesta un’offerta responsabile. L’iscrizione è obbligatoria perché i posti sono limitati. Le iscrizioni apriranno lunedì 05/11/2018. Per ulteriori informazioni scrivete a didattica@astrofilivicentini.it

30.11, dalle 21:00 alle 22:30, presso l’Osservatorio astronomico di Arcugnano: Incontro con l’autrice Elena Lazzaretto che presenterà il libro Le Stelle Sbagliate
In questo libro si parla delle stelle partendo dalle idee sbagliate che spesso abbiamo: piccole trappole in cui si cade facilmente, ma che altrettanto facilmente si possono disinnescare. Elena Lazzaretto, astronoma, si occupa di comunicazione, divulgazione e didattica. Attualmente progetta e realizza spettacoli che fanno parte della programmazione del Planetario di Padova. Collabora con musei ed associazioni realizzando conferenze, incontri e corsi di astronomia. La partecipazione è libera, la prenotazione non è necessaria. È richiesta un’offerta responsabile.

www.astrofilivicentini.it

Unione Astrofili Senesi

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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).

09.11 e 23.11, ore 21:30: Il cielo al castello di Montarrenti. Come ogni secondo e quarto venerdì del mese, dalle ore 21.30 l’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (Sovicille, Siena) sarà aperto al pubblico per una serata osservativa dedicata al cielo del periodo.
Per il pubblico è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.astrofilisenesi.it, inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

Per le prenotazioni: tramite il sito oppure inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) o un sms al 3482650891 (Giorgio).
Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi

Buonanotte, Dawn: missione conclusa

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La missione della sonda spaziale Dawn della Nasa, a cui l’Italia ha dato un importante contributo con l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), si è conclusa dopo 11 anni e due estensioni della sua vita operativa a causa dell’esaurimento di idrazina, il propellente che di solito viene utilizzato per il controllo orbitale e di assetto dei satelliti.

Dawn, che in italiano vuol dire “alba”, ha studiato l’infanzia del nostro Sistema solare per scoprirne le origini e l’evoluzione. Lanciata il 27 settembre 2007 da Cape Canaveral a bordo del razzo Delta II 7925H nell’ambito del Programma Discovery, Dawn è stato l’unico veicolo spaziale ad aver orbitato attorno a due corpi celesti distinti nello spazio profondo: l’asteroide Vesta e il pianeta nano Cerere, il cui studio ha fornito molte indicazioni sulla formazione del Sistema solare. Nel suo lungo viaggio di avvicinamento ai due obiettivi, Dawn ha anche effettuato un flyby con il pianeta Marte.

Uno degli strumenti a bordo della sonda è lo spettrometro italiano Vir (Visible and infrared mapping spectrometer), che ha inviato a Terra oltre 11 milioni di immagini e 90 GB di dati, contribuendo in maniera decisiva allo studio accurato delle caratteristiche e della storia di Vesta e Cerere. Vir è stato finanziato e coordinato dall’Agenzia spaziale italiana sotto la guida scientifica dell’Istituto nazionale di astrofisica e costruito dalla società Leonardo.

Immagine del grande asteroide Vesta ottenuta tramite un mosaico di immagini ad alta risoluzione riprese dalla sonda interplanetaria Dawn della Nasa, fra luglio 2011 e settembre 2012, durante la fase di allontanamento della sonda, che dopo aver visitato Vesta si è portata sull’altro grande asteroide Cerere, dove si trova attualmente. Vesta, che ha un diametro di circa 500 km, è l’unico caso riconosciuto di asteroide differenziato, e cioè avente una struttura che si pensa comprendere un nucleo metallico, un mantello roccioso ed una crosta di composizione basaltica. La composizione superficiale di Vesta è pressoché unica tra gli asteroidi, e si pensa che questo asteroide sia anche il progenitore di una classe di meteoriti di composizione basaltica (le cosiddette Eucriti, Howarditi e Diogeniti). La presenza di molti e grandi crateri da impatto è evidente nell’immagine. Crediti: Nasa /Jpl-Caltech / Ucla / Mps / Dlr / Ida

«La partecipazione al programma Dawn è stato un grande successo per l’Asi e per la comunità scientifica italiana attiva nello studio dei corpi minori del Sistema solare» ha affermato Eleonora Ammannitoresponsabile scientifico della missione Dawn dell’Agenzia spaziale italiana.«La conferma del collegamento tra alcuni tipi di meteoriti e Vesta e l’identificazione di ghiaccio di acqua sulla superficie di Cerere sono solo alcune delle scoperte di Dawn per le quali lo spettrometro italiano Vir ha avuto un ruolo fondamentale. Ha identificato delle specie mineralogiche presenti sulla superficie di Vesta e di Cerere oltre a fare una mappatura quasi globale dei due corpi celesti. Ed è proprio grazie alla distribuzione di queste specie che il team scientifico ha potuto discriminare quali siano native, dandoci indicazioni sulle origini dei due pianetini, e quali invece siano state depositate da impatti fornendo informazioni sulla evoluzione della fascia degli asteroidi. Sonda e spettrometro hanno svolto un lavoro egregio fornendoci un’immagine più nitida della fascia degli asteroidi e del suo ruolo nell’evoluzione del Sistema solare, ma hanno anche stimolato l’appetito per future esplorazioni in particolare di Cerere».

La sonda ha fornito vedute ravvicinate di Vesta e Cerere, i corpi più grandi tra gli asteroidi che si trovano nella fascia principale tra Marte e Giove. Durante 14 mesi in orbita, dal 2011 al 2012, la sonda americana ha osservato e studiato Vesta dalla sua superficie al suo nucleo. In seguito, ha effettuato una manovra senza precedenti abbandonando l’orbita e viaggiando attraverso la fascia principale degli asteroidi per più di due anni raggiungendo Cerere, che ha osservato dal 2015 a oggi quando, esaurito il suo carburante, la sonda non è stata più in grado di mantenere il posizionamento dell’antenna in direzione della Terra. La Nasa ha quindi lasciato Dawn al suo destino facendola rimanere in orbita intorno al pianeta nano Cerere.

Una porzione dell’emisfero settentrionale del pianeta nano Cerere dominata dal cratere Occator e le sue zone brillanti. L’immagine che ha una risoluzione di 140 metri per pixel, è stata scattata dalla sonda Dawn. Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Su Cerere, la navicella spaziale, viaggiando a una altezza di soli 35 chilometri dalla sua superficie, ha scoperto depositi brillanti di sali che decorano il pianeta nano come un’infarinatura di diamanti. Ma i risultati scientifici che ne sono scaturiti sono ancora più avvincenti: i punti luminosi sono la prova di un oceano luminoso i cui resti congelati, principalmente carbonato di sodio e di ammonio, sono disposti sulla superficie. La scoperta delle macchie, ora chiamate faculae, ha fornito un solido sostegno all’idea che Cerere possedesse un tempo un oceano globale, garantendogli un posto nella schiera dei mondi oceanici del Sistema Solare che comprende anche diverse lune di Giove e Saturno.

Tali scoperte sono state alimentate dalla grande efficienza della propulsione ionica, un sistema di propulsione che ha spinto la missione oltre ogni previsione. Dawn non è stata la prima sonda a utilizzare questo tipo di propulsione, familiare ai fan della fantascienza e agli appassionati di spazio, ma ha spinto questa tecnologia fino ai suoi limiti di prestazioni e resistenza. Nelle ultime fasi della missione le osservazioni si sono concentrate sull’area attorno ai crateri Occator e Urvara, con l’obiettivo principale di comprendere l’evoluzione di Cerere e verificare, come ipotizzato, se vi sia attività geologica in corso sul pianeta nano, la cui superficie sembra essere modellata dagli impatti con altri asteroidi.

«La missione Dawn ha rivoluzionato la nostra comprensione della fascia degli asteroidi e anche dell’origine del Sistema solare» commenta Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice Inaf e responsabile scientifica di Vir.«La missione ha visto l’Italia coinvolta fin dall’inizio, con la partecipazione di diversi scienziati italiani, prima tra tutti Angioletta Coradini, e la responsabilità dello spettrometro ad immagini Vir. Con la fine della missione Dawn si ‘chiude’ una fase di esplorazione ma se ne apre un’altra, che vede Cerere come uno dei target più interessanti per la ricerca di vita al di fuori dell’ambiente terrestre.  Infatti, tra le scoperte di Vir che riguardano Cerere, vi è la presenza sia di materiale organico che di carbonati e composti di ammonio. Su Cerere sono stati scoperti carbonati di sodio in notevoli quantità, materiale ammoniato su tutta la superficie e organici alifatici.  Tutti questi materiali, insieme ad argille e ghiaccio d’acqua, sono di notevole importanza in quanto mattoni fondamentali per molecole biotiche. Mi piace, inoltre, sottolineare che lo strumento italiano è arrivato perfettamente funzionante a fine missione».

Oltre alle immagini ad alta risoluzione, la sonda ha raccolto informazioni da diversi spettri, misure del flusso di raggi gamma e neutroni, riprese nell’infrarosso e visibile, nonché dati sulla gravità di Vesta e Cerere.

Per saperne di più:

Guarda su MediaInaf Tv l’intervista a Maria Cristina De Sanctis:


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Un’alba con Venere, Spica e una sottilissima falce di Luna

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Anche se la congiunzione è piuttosto ampia, i tre astri tracceranno un caratteristico triangolo nel cielo che sicuramente regalerà soddisfazione a chi vorrà osservarlo a occhio nudo o riprenderlo in fotografia, magari incorniciato da qualche elemento naturale del paesaggio circostante.
Anche se la congiunzione è piuttosto ampia, i tre astri tracceranno un caratteristico triangolo nel cielo che sicuramente regalerà soddisfazione a chi vorrà osservarlo a occhio nudo o riprenderlo in fotografia, magari incorniciato da qualche elemento naturale del paesaggio circostante.

La mattina del 6 novembre, alle ore 5:50, una sottilissima falce di Luna (fase 3%) passa a 7,1° a est della stella Spica (Alfa Virginis; mag. +1,0) e a 8,3° a nordest del brillante pianeta Venere (mag. – 4,3).

Il teatro di questo incontro celestre è quello della costellazione della Vergine, che potremo osservare guardando verso est-sudest.

I protagonisti del terzetto saranno tutti molto bassi sull’orizzonte, appena 2° per Venere e 6° per la Luna e Spica: con il passare dei minuti l’altezza si farà via via più grande ma il cielo contemporaneamente diverrà meno scuro, rischiarato dall’incalzante sorgere del Sole.

Nei giorni successivi Venere si avvicinerà sempre più alla stella Spica, formando una bella congiunzione il giorno 15.

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