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ExoMars. Ciò che resta di Schiaparelli

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Il potente occhio robotico della sonda americana Mars Reconnaissance Orbiter è riuscito a riprendere i resti del lander europeo Schiaparelli, avvistati per la prima volta la scorsa settimana in alcune immagini a bassa risoluzione.

La più recente immagine, scattata il 25 ottobre dalla fotocamera ad alta risoluzione HiRISE, rivela la presenza di una macchia scura di 15 per 40 metri che con ogni probabilità è stata causata dall’impatto di Schiaparelli contro la superficie marziana. Al centro della struttura è visibile un piccolo cratere da impatto, largo circa 2,4 metri. Le dimensioni del cratere sono indicative di un impatto da parte di un oggetto di circa 300 chilogrammi di massa a una velocità di oltre 300 chilometri orari. Gli scienziati ritengono che la profondità del cratere sia di circa mezzo metro.

Ciò che stupisce è la distribuzione non uniforme dei detriti scuri intorno al cratere. Generalmente, distribuzioni asimmetriche sono caratteristiche di collisioni ad elevata velocità laterale; la parte finale della discesa di Schiaparelli, però, dovrebbe essere stata quasi del tutto verticale. Si sospetta che, visto lo spegnimento prematuro del sistema di propulsione, i serbatoi di idrazina a bordo di Schiaparelli fossero ancora pieni al momento del contatto con il suolo; l’esplosione dei serbatoi potrebbe essere avvenuta lungo una direzione preferenziale, il che spiegherebbe la forma asimmetrica della macchia.

La superficie attorno al cratere di Schiaparelli è costellata di piccoli puntini bianchi. Ancora non si sa se questi puntini siano prodotti artificiali di un qualche problema della fotocamera, oppure se siano strutture reali in qualche modo collegate con l’impatto. Anche la struttura scura e arcuata che si può notare appena in alto e a destra del cratere sembra eludere qualunque spiegazione, almeno in attesa di analisi più approfondite.

Il paracadute largo 12 metri che ha rallentato la discesa di Schiaparelli attraverso l’atmosfera del Pianeta Rosso è stato ritrovato 1,4 chilometri a sud della cicatrice lasciata dall’impatto del modulo sperimentale. Attaccato al modulo, come previsto, è visibile anche lo scudo termico posteriore.

La separazione del paracadute e dello scudo termico posteriore sarebbe avvenuta prima del previsto. Il sistema di propulsione avrebbe poi preso controllo della discesa, ma si sarebbe spento dopo appena qualche secondo, rilasciando Schiaparelli su una traiettoria di caduta libera da 2-4 chilometri di quota. Lo scudo termico anteriore, che ha protetto Schiaparelli per i primi quattro minuti della sua discesa, è visibile 1,4 chilometri a est del modulo. Il suo aspetto chiaro è probabilmente dovuto al riflesso dei vari strati isolanti. Quest’ipotesi potrà essere confermata scattando immagini da varie angolazioni.

MRO continuerà a sorvolare il sito e a riprendere l’intera area. Gli scienziati potranno usare le ombre per identificare con certezza i vari oggetti visibili nelle immagini. Nel frattempo, le indagini su cosa abbia portato al fallimento del drammatico atterraggio di Schiaparelli continuano, con la pubblicazione di un primo rapporto prevista entro metà novembre.

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