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I quadrati di Dürer – approfondimenti sul quesito e soluzione

Quadrati magici

La rubrica Moebius del numero di novembre parlava di quadrati magici. Per chi non ricordasse più di cosa si tratta, un quadrato magico è una sorta di matrice formata da n righe ed n colonne, le cui caselle sono riempite con tutti i numeri compresi tra 1 e n2, disposti in maniera tale che la somma dei numeri su ogni riga, su ogni colonna e su ciascuna delle diagonali produca sempre lo stesso numero.

Il “Lo Shu” di cui ho parlato nell’articolo è, di fatto, l’unico quadrato magico di lato 3.

Nel “Lo Shu”, la “costante di magia”, cioè il valore della somma ricorrente dei numeri delle righe, delle colonne e delle diagonali, vale 15, che corrisponde al numero di giorni in ciascuno dei 24 cicli dell’anno solare cinese. Come ricordavo nell’articolo di novembre, questo quadrato viene considerato un simbolo di armonia universale: i numeri presenti nelle sue caselle sono ritenuti dei portafortuna, soprattutto il 5 centrale.

Fateci caso: questo quadrato rimane magico anche se sottoposto a rotazione di 90°, a riflessione rispetto alla colonna centrale, o ad una sequenza di operazioni di questi due tipi.

In tutto possiamo generare 8 quadrati magici 3×3 apparentemente diversi: tuttavia, dal punto di vista dei matematici, le rotazioni e le riflessioni non variano nella sostanza la natura del quadrato magico, per cui si dice che esiste un unico quadrato magico di lato 3.

Immagine tratta da http://keespopinga.blogspot.it/2012/03/quadrati-magici-e-pensiero-occulto.html, di Marco Fulvio Barozzi)

Non appena si considerano quadrati appena più grandi le cose cambiano. Per esempio, trascurando le rotazioni e le riflessioni, esistono ben 880 quadrati magici 4×4, e sono addirittura 275.305.224 le analoghe strutture con lato 5. E qui ci fermiamo, nel senso che non siamo in grado di quantificare i quadrati magici 6×6. E figuratevi quelli più grandi.

Il numero dei quadrati magici aumenta quindi rapidissimamente al crescere del lato. Una cosa è certa: dato un qualsiasi numero n maggiore di 2, è possibile costruire un quadrato magico nxn.

Un altro fatto è assodato: in un quadrato magico di lato n la “costante di magia” è calcolabile con la formula:

Particolarità nel quadrato di Dürer

Il celebre quadrato magico di lato 4 che compare nell’incisione “Melencolia I”, realizzata da Albrecht Dürer nel 1514, è testimonianza dell’interesse rinascimentale per questi bizzarri oggetti matematici.

Come accennavo nell’articolo, anche un matematico rigoroso come Luca Pacioli fu attratto dal fascino numerologico dei quadrati magici.

Nel trattato De viribus quantitatis scriveva infatti:

De li numeri in forma quadrata disposti secondo lastronomi figure deli pianeti cioe ch’per lato et diametri sempre fanno tanto, dove 3 a 9. si trovano quelli di ordine da 3 a 9

Il quadrato di Dürer gode di particolarissime proprietà matematiche. Per esempio, la costante di magia 34 può essere ottenuta non solo sommando i numeri sulle righe, sulle colonne e sulle diagonali, ma anche sommando i numeri dei quattro quadratini 2×2 che si possono ricavare all’interno del quadrato, e persino sommando i quattro numeri agli spigoli. Il quadrato, poi, è simmetrico, nel senso che la somma di un numero qualsiasi e del suo simmetrico rispetto al centro del quadrato dà sempre 17.

Come costruire quadrati magici piccoli e grandi

Volete imparare un piccolo “gioco di prestigio” da esibire orgogliosamente agli amici nelle serate piovose? Realizzate nove cartoncini quadrati, numerati con le cifre da 1 a 9. Disponeteli ora in ordine, come nella figura A. Ruotate ora i numeri esterni di una posizione, ottenendo la disposizione della figura B. Infine scambiate tra di loro i numeri posizionati sugli angoli del quadrato. Et voila, ecco il vostro quadrato magico 3×3: autentico, della pregiata famiglia Lo Shu!

Se però al fascino orientale dei quadrati 3×3 preferite il sapore rinascimentale di quelli 4×4, eccovi accontentati: preparate 16 quadrati con i numeri da 1 a 16, disponeteli in modo ordinato in uno schieramento 4×4 e poi invertite ciascuna delle due diagonali. Ecco servito il vostro quadrato magico di lato 4!

Lo so, l’appetito vien mangiando, e adesso vorreste che vi rivelassi il segreto per costruire con facilità quadrati magici di lato qualsiasi. Bè, non esageriamo: al crescere del lato le cose si fanno molto più difficili, e sono state ideate tecniche molto sofisticate per raggiungere questo obiettivo. Tra le metodologie più interessanti vi sono gli algoritmi genetici, che si ispirano ai meccanismi dell’evoluzione darwiniana per far “emergere” da uno spazio indistinto di possibili soluzioni quelle di qualità più alta (in bibliografia trovate una pagina che illustra questa tecnica per fare evolvere quadrati magici).

Il problema e la soluzione

Il problema di novembre consisteva nel trovare un oggetto di tipo 3×3 che è un parente dei quadrati magici, ma non è veramente magico: nelle sue 9 caselle devono trovare posto i numeri da 1 a 9, ma su ogni riga, su ogni colonna e su ogni diagonale, deve essere costante non la somma dei tre numeri (come nei veri quadrati magici), bensì la somma dei due numeri esterni meno quello centrale. Se volete, potremmo chiamare questo quadrato “sub-magico”.

Così come esiste un solo quadrato magico 3×3 (a meno di rotazioni e riflessioni), esiste un solo quadrato “sub-magico” 3×3 (vedi immagine qui a destra).

Anche in questo caso, si possono generare altri 7 quadrati sub-magici grazie alle rotazioni e alle riflessioni. Ecco tutte le soluzioni possibili:


L’unico lettore che ha inviato tutte e otto le soluzioni è stato Domenico Tumeo, al quale vanno le nostre più vive congratulazioni. Tuttavia il sig. Tumeo non è stato il più veloce a inviare la sua e-mail, e per aggiudicarsi l’abbonamento bastava anche un solo quadrato sub-magico. Il primo ad arrivare in redazione è stato quello di Giorgia Hofer, che però aveva già vinto l’abbonamento con l’enigma di ottobre. Il vincitore di novembre è risultato quindi SERGIO SCALENGHE (che ha anche inviato, seppure in ritardo, una soluzione dell’enigma del mese di ottobre).
Hanno inviato soluzioni corrette anche i lettori Marco Carnevale, Andrea Chiaramonte, Michele d’Errico e Fabio Nevola.

Complimenti a tutti questi… magici lettori!

Letture consigliate

  • Martin Gardner, Enigmi e giochi matematici, Milano, Rizzoli, 2001.

Quante onde nelle nubi di Venere

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Le nuove immagini di Venus Exrpess. Crediti: ESA

Le nuove immagini di Venus Exrpess. Crediti: ESA

A prima vista Venere appare come una sfocata palla bianca senza troppi tratti distintivi, avvolta in un cremoso e pressoché uniforme manto di nuvole che si fa leggermente più chiaro ai poli.

Solo grazie a dettagliate osservazioni radar e infrarosse abbiamo imparato con gli anni a conoscere meglio il pianeta, scoprendo così come la sua superficie e la sua atmosfera siano tutt’altro che monotone. L’Agenzia Spaziale Europea ha aggiunto un nuovo importante tassello nella comprensione delle dinamiche atmosferiche di Venere: uno studio delle onde gravitazionali presenti nella sua atmosfera ha rivelato quattro tipi diversi di onde atmosferiche (lunghe, medie, brevi e irregolari) causate probabilmente dalla presenza sulla superficie del pianeta (a decine di chilometri distanza dalle nubi) di montagne e di rilievi.

Gli strumenti dell’orbiter Venus Express (tra i quali il PFS e VIRTIS realizzati dall’INAF – IAPS di Roma) hanno studiato le nubi di alto livello di cui Venere è ricoperto, riuscendo a rilevare nel dettaglio le caratteristiche individuali di ogni nube, difficili da analizzare su larga scala, e scoprendo così un gran numero di treni d’onda che, nelle immagini diffuse dall’ESA, sembrano imitare le onde mare. La nuova ricerca mostra come le onde si trovino principalmente alle alte latitudini settentrionali del pianeta, e in particolare sopra Ishtar Terra, altopiano di notevoli dimensioni che ospita i rilievi più alti di Venere. L’analisi scientifica dei dati è stata pubblicato sulla rivista Icarus in uno studio di cui la prima autrice è l’italiana Arianna Piccialli.

A dispetto della sua apparenza pacifica, Venere è un pianeta piuttosto turbolento. Sulla sua superficie le temperature toccano i 450°C e non vengono mitigate dai venti, che a quell’altezza soffiano lenti attorno ai 3 km/h. Salendo di una sessantina di chilometri e arrivando agli strati più altri delle nubi, la situazione è completamente ribaltata: -70°C di temperatura e venti che raggiungono i 400 km/h.

Sono state le due sonde spaziali sovietiche Vega 1 e Vega 2 a rivelare per prime, ormai quasi trent’anni fa, l’esistenza di onde atmosferiche in corrispondenza delle cime di Venere. Oggi gli strumenti a bordo di Venus Express hanno permesso di studiare con nuovo e maggiore dettaglio queste formazioni nuvolose. Confermata la presenza di queste onde in corrispondenza della alture del pianeta, uno dei meccanismi più plausibili per la loro creazione sembra allora proprio quello che viene innescato dallo spostamento di un flusso orizzontale di aria nel sorpassare un ostacolo.

“Crediamo che queste onde siano almeno in parte legate  al flusso atmosferico su Ishtar Terra, una regione montuosa che comprende le montagne più alte di Venere”, spiega Silvia Tellmann, coautrice dello studio. “Non siamo ancora in grado di comprendere pienamente come tali ostacoli topografici possano farsi sentire fino ai livelli più alti dell’atmosfera, ma sembra probabile che questo sia uno dei processi chiave per la generazione di onde gravitazionali alle alte latitudini settentrionali di Venere. Le onde potrebbero formarsi quando un flusso d’aria stabile incontra le montagne”.

L’influenza della topografia sulla circolazione atmosferica di Venere è stata prevista da molti modelli teorici, spiega Håkan Svedhem, Project Scientist dell’ESA per Venus Express, ma mai osservata in questo dettaglio.  ”La comprensione dei meccanismi di influenza della superficie del pianeta sui processi atmosferici è fondamentale per riuscire a spiegare la rapida circolazione degli strati più alti delle nubi di Venere”, conclude Svedhem.

Avvicinamento della Luna a Marte e Spica

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23 Gennaio14

23 Gennaio14
A partire dalle primissime ore del 23 gennaio sarà possibile seguire il sorgere della Luna quasi all’Ultimo Quarto in congiunzione con Spica (mag. +0,9) e Marte (mag. +0,5).

Verso l’una del mattino i tre oggetti avranno sull’orizzonte est-sudest un’altezza di +12° e il nostro satellite disterà 4° da Marte e 4,8° da Spica.

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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17.01: “La precisione del sistema tolemaico” di Pietro Planezio.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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17.01: “Vita da astronomo: la giornata tipo degli
studiosi del cielo” di Paolo Davanzo.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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17.01: Fanta-Scienza, Avventure nel tempo e nello
spazio “Le origini dell’uomo: 2001 Odissea nello
spazio“ di Paolo Morini. Ingresso libero.
Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Chang’e-3 fotografa la Terra

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La missione cinese Chang’e-3 si trova sulla Luna già da un mese e l’Accademia cinese delle Scienze ha deciso di rilasciare alcune delle immagini scattate negli ultimo periodo dal lander e dal rover Yutu. Chang’e-3 è la missione che segna la prima volta della Cina sulla Luna: è il terzo paese al mondo ad aver mandato con successo una navicella spaziale sul morbido suolo lunare dopo gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

Una delle immagini più emozionanti è forse quella che ritrae la Terra, scattata il giorno di Natale. Un’immagine così non si era forse mai vista. E poi una ripresa agli ultravioletti della plasmasfera della Terra.

La Terra vista dalla Luna. La fotografia risale al giorno di Natale. Crediti: Chinese Academy of Sciences

Ripresa agli ultravioletti della plasmasfera, la parte della magnetosfera più interna e quindi più vicina alla Terra. Crediti: Chinese Academy of Sciences

Ecco alcune delle più belle immagini di Chang’e-3 e di Yutu, il primo rover lunare cinese che esplorerà la superficie del nostro satellite naturale dopo quasi 40 anni dall’ultima missione.

Yutu fotografato dal lander Chang’e-3 il 22 dicembre 2013. Crediti: Chinese Academy of Sciences
Il rover Yutu fotografato il 15 dicembre 2013. Crediti: Chinese Academy of Sciences
Il rover Yutu fotografato il 15 dicembre 2013. Crediti: Chinese Academy of Sciences

Poi alcune composizioni a 360° scattate da Chang’e-3 e di Yutu mentre si riprendono a vicenda.

Il paesaggio a 360° attorno al lander Chang’e-3, dopo che Yutu è completamente sceso sulla superficie lunare. Credit: Chinese Academy of Sciences
Il paesaggio lunare visto con gli occhi di Yutu, mentre si allontana dal lander (che si vede in alto nell’immagine). Crediti: Chinese Academy of Sciences

Infine un’immagine scattata durante la fase di allunaggio, il 14 dicembre scorso, pochi minuti prima di toccare il suolo su Mare Imbrium, vicino alla regione Sinus Iridum.

Crediti: Chinese Academy of Sciences

Al Planetario di Ravenna

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15.01: ”Il mito delle sette sorelle: le Pleiadi” di Massimo
Berretti.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

PLANETARIO DI VENEZIA/LIDO

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12.01, ore 16:00: ”Le maree: il fenomeno e le cause”
Alcune considerazioni sulle forze mareali sulla
Terra e su alcuni corpi del Sistema Solare di Enrico
Salvadori.

Per info: tel. 338.8749717
planetario@astrovenezia.net
www.astrovenezia.net

Il Sole debutta alla grande

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AR1944, una della più vaste macchie solari degli ultimi anni, è stata osservata all’inizio di gennaio 2014 dalla sonda NASA Solar Dynamics Observatory. L’immagine della Terra è stata aggiunta come scala delle dimensioni. Crediti: NASA/SDO
AR1944, una della più vaste macchie solari degli ultimi anni, è stata osservata all’inizio di gennaio 2014 dalla sonda NASA Solar Dynamics Observatory. L’immagine della Terra è stata aggiunta come scala delle dimensioni. Crediti: NASA/SDO

Gigantesca macchia solare e flare X

Sua Maestà, il Sole, ha volute celebrare l’anno nuovo con uno spettacolo degno di nota. Proprio il primo gennaio ha fatto la sua comparsa sull’orizzonte occidentale della nostra stella una delle macchie solari (sunspot) più grandi dell’ultimo decennio.  La macchia è composta da diversi spot scuri, di cui il più esteso misura approssimativamente quanto due Terre, mentre tutta la configurazione si estende per una lunghezza pari a circa sette volte il diametro del nostro pianeta. La macchia solare è stata catalogata come AR1944, dove il prefisso sta per regione attiva: oltre alla macchia vera e propria sulla superficie (che appare più scura in quanto più fredda delle zone circostanti), la regione attiva comprende anche parti dell’atmosfera soprastante, in particolare della corona.

Come suggerisce il nome, le regioni attive possono originare alcune tra le più potenti esplosioni solari: i brillamenti (flare), che sprigionano intense emissioni di radiazione a causa del rilascio di energia magnetica, o le espulsioni di massa coronale (CME), che catapultano nello spazio gigantesche nubi di materiale solare.

La rotazione del Sole ha portato AR1944 a trovarsi in questi giorni in bella vista proprio al centro del disco, un palcoscenico perfetto per i fuochi d‘artificio che sono seguiti. Il 7 gennaio, nei paraggi della nuova grande macchia solare, sono stati infatti registrati due flare, di cui il secondo è stato catalogato di classe X 1.2 , dove la lettera X denota la classe di emissioni più intense. Si è quindi trattato del primo flare significativo dell’anno appena iniziato.

In questa immagine, combinazione di due osservazioni SDO del 7 gennaio 2014, si possono vedere sia la posizione della macchia solare gigante che la localizzazione del brillamento di classe X verificatosi in tale giornata. Crediti: NASA/SDO

Associata al brillamento, si è verificata anche un’espulsione di massa coronale (qui un’animazione, qui il filmato della sonda SOHO) diretta in parte verso la Terra che, secondo il NOAA’s Space Weather Prediction Center, probabilmente produrrà per un paio di giorni una tempesta geomagnetica di moderata entità. Fino a tutto il 10 gennaio, alle più alte latitudini, sarà dunque molto facile assistere a spettacolari aurore polari.

AR1944 è ancora ben attiva e possiede un campo magnetico instabile, per cui è abbastanza facile che torni a eruttare ancora. Per tenersi aggiornati, oltre al già citato sito governativo del NOAA statunitense, si può consultare SpaceWeather.com, sempre in inglese.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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10.01: “Ammassi stellari allo zenit” di Roberto Ratti.
Conferenze inizio ore 21:00, a seguire osservazioni
del cielo con i telescopi del Gruppo.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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10.01: Osservazione della volta stellata.
10.01, ore 10:30: Osservazione del Sole.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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10.01: Osservazione dell’opposizione di Giove in
Corso Italia (sede chiusa).

Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Il Cielo del Mese – Il Cielo di Gennaio 2014

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Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 gennaio 2014 > 23:00; 15 gennaio > 22:00; 30 gennaio > 21:00
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 gennaio 2014 > 23:00; 15 gennaio > 22:00; 30 gennaio > 21:00

EFFEMERIDI di Gennaio

relative agli oggetti descritti in Coelum n.177

Dopo la clemenza dei mesi autunnali si fa avvertire in gennaio il clima tipico della stagione fredda, che, se da una parte offre le migliori condizioni di trasparenza, dall’altra pone seri problemi a chi vuole raggiungere siti lontani dalle luci cittadine e rimanervi nella lunga notte astronomica.

Del resto, proprio le numerose ore di buio permettono in questo periodo di spaziare – in prima serata – dalle costellazioni autunnali più orientali (Pesci, Pegaso, Balena…) fino alle regioni ricche di nebulose e ammassi del cielo invernale, per terminare nella seconda parte della notte con le prime avvisaglie della grande concentrazione di galassie del cielo primaverile (Vergine, Leone…). Per quanto riguarda i pianeti, dopo il tramonto del Sole sarà Giove, in opposizione nei Gemelli, a rubare lo sguardo, mentre nella seconda parte della notte sarà Marte nella Vergine ad animare la scena.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione di Sole, Luna e pianeti, con tutte le immagini, nella Rubrica Il cielo di novembre di Luigi Becchi e Remondino Chavez presente a pagina 58 di Coelum n.176.

Al Planetario di Ravenna

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07.01: “Cieli d’America Viaggio nel cielo australe”
di Oriano Spazzoli.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Il Cielo sepolto – Nel profondo della Fornace

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Cielo Sepolto
Ecco come dovrebbe apparire la costellazione della Fornace nel momento del transito vista da una località posta alla stessa latitudine di Roma. L'oggetto che invitiamo a identificare questo mese è la grande NGC 1316, una galassia di magnitudine +9 situata nella parte sudest della costellazione. Per identificarla (vedi la cartina alla pagina successiva) consigliamo di puntare il gruppetto di stelle denominato χ (chi) Fornacis (mag. +5,7) e poi di spostarsi a sudovest di 1,7°.

Osservare oggetti così bassi sull’orizzonte ha sostanzialmente due scopi: il primo è quello strettamente legato al sapore delle sfide, che da sempre appassionano molti osservatori, visualisti o fotografi; l’altra è quella di sondare la bontà del cielo da diverse località italiane: in questi casi, infatti, la semplice estinzione atmosferica è solo in parte il fattore discriminante nella visibilità o meno di un oggetto, dal momento che sono le foschie o l’inquinamento luminoso a giocare il ruolo determinante. Gennaio è un mese ideale per osservare la Fornace (Fornax in latino), una piccola regione celeste di 400 gradi quadrati che in questo periodo transita in meridiano verso le otto di sera, un orario molto comodo per la maggior parte degli osservatori. La costellazione è stata creata da Nicolas Louis de Lacaille (1713- 1762) nel 1752, che riunì un gruppo abbastanza insignificante di stelline di 4a e 5a grandezza chiamandolo il “Fornello Chimico”.

Asteroidi – Buona (19) Fortuna a tutti anche da parte di (2062) Aten!

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Asteroidi
Il percorso di (19) Fortuna in gennaio si svolgerà tutto nella parte inferiore della figura dei Gemelli, nei pressi delle stelle zeta e delta Geminorum, e in presenza di Giove. La massima luminosità e la minima distanza dalla Terra si verificheranno intorno al giorno 7, periodo in cui si potrà rivelare la presenza dell'asteroide anche solo con un binocolo.
asteroidi
Il percorso di (19) Fortuna in gennaio si svolgerà tutto nella parte inferiore della figura dei Gemelli, nei pressi delle stelle zeta e delta Geminorum, e in presenza di Giove. La massima luminosità e la minima distanza dalla Terra si verificheranno intorno al giorno 7, periodo in cui si potrà rivelare la presenza dell'asteroide anche solo con un binocolo.

EFFEMERIDI di Gennaio

relative agli oggetti descritti in Coelum n.177

Guardare la lista degli asteroidi in opposizione più brillanti della mag. +12, che è ovviamente la prima cosa da fare per avere una prima idea di quello che ci aspetta, non è questa volta di molto aiuto. Nessuno degli oggetti elencati propone infatti degli spunti abbastanza interessanti: né super opposizioni, né altre storie particolari da raccontare… Perso per perso, ho così deciso di rinunciare all’originalità e di affidarmi alla scelta di un pianetino che, a prescindere dallo spettacolo in grado di offrire, riuscisse almeno ad essere benaugurante per l’inizio del nuovo anno. E quale poteva essere questo simbolico portafortuna se non proprio (19) Fortuna, il cui nome dedico ovviamente a tutti i miei lettori? Fortuna è tra l’altro un oggetto di cui finora nella rivista avevamo parlato molto poco, quando invece per le sue notevoli dimensioni merita di fare senz’altro parte della Hall of Fame asteroidale.

tabella Asteroidi E anche per la sua storia, visto che fa parte del bottino di scoperte accumulate da John Russell Hind (1823-1895) lavorando nel piccolo ma fascinoso osservatorio privato fatto costruire dal mecenate George Bishop in Regents Park a Londra. Sotto quella piccola cupola, Hind scoprì una decina degli asteroidi che oggi consideriamo storici e, tra questi, il 22 agosto 1852, proprio Fortuna, che poi si rivelò un oggetto decisamente grande, un po’ penalizzato dalla sua superficie carboniosa. Come si può vedere dalla tabella in basso, Fortuna possiede la caratteristica di manifestare le proprie grandi opposizioni alternando intervalli di 19 e 23 anni. L’ultima c’è stata nel novembre 2005, quindi non potremo aspettarci niente di sensazionale da quella di quest’anno, che è da ritenersi soltanto discreta; anche se comunque la luminosità arriverà alla mag. +9,7!

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 66 di Coelum n.177.

Nel Cielo – Al largo di Murzim

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Nel cielo 177

Nel cielo 177NGC 2207 & IC 2163, piccole e famose – In una zona relativamente povera di astri brillanti, per riuscire a puntare il primo target del mese sarà necessario partire da Murzim e poi spostarsi di 3,7° in direzione sud-sudovest. Scrutando con molta attenzione, perché l’oggetto non è certamente di quelli che sfavillano, alla fine dovremmo incappare in un batuffolo oblungo in senso orizzontale, non più lungo – visualmente – di un paio di primi.

tabella nel CieloSi tratta di NGC 2207 e di IC 2163, due spirali parzialmente sovrapposte e fisicamente legate… una coppia di galassie interagenti resa famosa da una ripresa di Hubble rilasciata nell’ormai lontano novembre del 1999. Il processo di collisione fra i due oggetti non è ancora in fase avanzata, ma già si notano delle forti perturbazioni nella struttura dei bracci di IC 2163.

Gli esperti ritengono che quest’ultima continuerà ad orbitare intorno alla galassia più grande con passaggi sempre più ravvicinati finché le interazioni mareali non le disgregheranno entrambe, avviandole verso una fusione completa che darà poi vita, fra circa un miliardo di anni, a una galassia ellittica. NGC 2207 e IC 2163 – distanti da noi circa un centinaio di milioni di anni luce (ma il valore è ancora molto incerto) – furono osservate per la prima volta da John Herschel, a Città del Capo, il primo gennaio 1835 con il suo telescopio riflettore da 18,7 pollici (47,5 cm).

Malgrado il diametro, Herschel non riuscì a distinguere i due singoli oggetti (tra i due nuclei c’è una separazione di circa 70″), ma li considerò un’unica “nebulosa”: infatti essi vennero descritti nel suo catalogo come una nebulosa “mediamente luminosa e grande”.
Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici, le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 50 di Coelum n. 177.

Comete: Benedetta LOVEJOY

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Comete

Comete

EFFEMERIDI di Gennaio

relative agli oggetti descritti in Coelum n.177

La prima settimana di dicembre, infatti, la Lovejoy (la quarta cometa scoperta da Terry Lovejoy, amatore australiano divenuto famoso per la straordinaria omonima cometa del 2011) è arrivata fino alla mag. +4,5, sfoggiando una coda di addirittura una decina di gradi… come a dire un gioiellino nel cielo del mattino (sapendo dove guardare) e uno straordinario soggetto fotografico, come si può capire dalla Galleria di questo numero. Anche in gennaio, sia pure in calo di luminosità (che indicativamente varierà dalla +6 alla +8), sarà lei la regina del momento; tanto che per tutto gennaio la si potrà seguire agevolmente prima dell’alba (si veda nella mappa in basso il suo percorso fino a metà febbraio) – i primi giorni con un binocolo e poi con un telescopio medio – nel suo spostamento dall’Ercole all’Ofiuco.
Segnalo la data del 4 febbraio quando la Lovejoy formerà, in un campo di 3-4 gradi, un bel quadretto con l’ammasso aperto NGC 6633 e la cometa C/2012 X1 Linear.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nella Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 27 di Coelum n.177.

Planck, c’è chi dice «ma…»

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SU NATURE, CONTROVERSIA SU ALCUNI DATI

La prima pagina del New York Times del 22 marzo 2013

Il New York Times ci aprì il numero del 22 marzo 2013, con la prima mappa cosmologica del satellite ESA Planck. Mettendola a tutta pagina proprio sotto al celebre motto che dal 1897 riassume la linea editoriale della testata: “All the News That’s Fit to Print”. Certo era una notizia degna d’essere data con risalto: i puntini colorati di quella strana immagine, presentata al mondo il giorno prima a Parigi, ritraggono il paesaggio più antico e onnicomprensivo che si possa concepire, quello dell’universo all’alba del tempo. Un’immagine ancora viva nella memoria del grande pubblico, compreso quello italiano, che l’ha appena eletta notizia scientifica dell’anno nel tradizionale sondaggio online del mensile Le Scienze. Ma soprattutto un’immagine con la quale, dal giorno del rilascio dei dati, si stanno confrontando centinaia di scienziati di tutto il pianeta, perché dall’unione di quei puntini emergono i parametri cosmologici: i numeri chiave che riassumono le proprietà del nostro universo. Una manciata di cifre sulle quali si gioca la validità o meno del cosiddetto Lambda-CDM, il modello standard della cosmologia. Ebbene, è proprio facendo le pulci a quelle cifre che tre cosmologi della Princeton University si sono accorti d’un effetto anomalo presente nei dati ottenuti dai ricevitori di una delle nove frequenze misurate da Planck, quelli a 217 GHz. Un effetto quantitativamente esiguo, ma sistematico, per usare la terminologia degli scienziati.

Stando all’analisi “Planck Data Reconsidered” (pubblicata l’11 dicembre scorso, per ora solo in rete) di David Spergel e colleghi, eliminando dalla mappa i dati a 217 GHz si ridurrebbe anche la differenza, riscontrata da Planck, in alcuni dei parametri cosmologici rispetto a quanto ottenuto da precedenti esperimenti, in particolare dalla sonda WMAP (missione nella quale Spergel ha avuto un ruolo di primo piano). Lo studio dei tre scienziati di Princeton è stato ripreso due giorni dopo da Ron Cowen, sulle pagine di Nature, in un articolo che non dev’essere stato molto gradito al team di Planck – a partire dal titolo, che tradotto suonerebbe “Cosmologi in disaccordo su misteriose anomalie nei dati dall’universo primordiale”. La reazione, sotto forma di commento postato sul sito della rivista, non s’è fatta attendere: «Nel complesso, l’articolo potrebbe dare l’impressione che vi sia, nell’analisi di Planck, un problema di base riconducibile a errori sistematici dei dati. Semplicemente, non è questo il caso», lamenta Jan Tauber, project scientist della sonda ESA, sottolineando come in realtà i parametri cosmologici misurati da Planck siano statisticamente compatibili con quelli calcolati da WMAP, e come la stessa analisi dei dati compiuta dal team di Spergel porti a risultati che coincidono con quelli di Planck entro un sigma. Gli scostamenti riscontrati, spiega Tauber, «sono probabilmente dovuti a differenze metodologiche fra la nostra analisi e quella di Spergel e colleghi, non a errori sistematici nei dati di Planck. Ed entrambe le analisi sono d’accordo sul fatto che il piccolo errore sistematico – dipendente dal tempo e riguardante un sottoinsieme dei dati a 217 GHz – che abbiamo riportato nelle versioni rivedute degli articoli di Planck 2013 ha sui risultati cosmologici di Planck un impatto ridotto».

Per tentare di capire un po’ più in dettaglio l’origine e la portata del problema, Media INAF ha intervistato Nazzareno Mandolesi, responsabile di uno dei due strumenti a bordo di Planck (lo strumento per le frequenze inferiori ai 100 GHz, dunque non quello direttamente coinvolto in questa vicenda).

Sapete già a cosa è dovuta l’anomalia riscontrata nei dati provenienti da alcuni dei rivelatori a 217 GHz?

«Al momento siamo molto cauti nel trattare questo esiguo effetto sistematico a 217 GHz, a una scala angolare corrispondente a multipoli l=1800. Con alta probabilità la causa non va ricercata in sistematiche di origini astrofisiche, che seguono leggi di potenza. Bensì in un effetto strumentale caratteristico dell’accoppiamento fra le componenenti termiche e bolometriche (a 217 GHz) dello strumento Planck. Al livello di precisione in cui siamo è difficile individuare con esattezza il meccanismo di questi piccolissimi effetti strumentali, che sono presenti in quantità nelle missioni satellitari».

Secondo voi riguarda il solo canale a 217 GHz, o potrebbe coinvolgere anche i rivelatori di altri canali?

«Abbiamo effettuato centinaia di test e simulazioni e non abbiamo evidenze del ripresentarsi dello stesso effetto, identificato da noi stessi, in altre bande di frequenza».

L’impatto sui parametri cosmologici, avete detto, è praticamente nullo. E sui numeri che comprendiamo noi, invece? Ci può aggiornare, alla luce della versione rivista dei parametri, sui valori dell’età dell’universo (a marzo era “salita” a 13,82 miliardi di anni) e sulla torta dei suoi ingredienti (materia ordinaria, al 4.9%, materia oscura, ritoccata al rialzo al 26.8%, ed energia oscura, ribassata al 68.3%)?

«Come scritto nelle pubblicazioni del 2013, non è importante il valore centrale dell’intervallo di confidenza dei parametri cosmologici, ma proprio quest’ultimo, ovvero l’errore associato alla misura centrale, come in ogni dato sperimentale in fisica. Non c’è bisogno di ripetere i valori dei principali parametri cosmologici da lei indicati, perché sono già scritti, assieme all’intervallo di confidenza, nel quale i valori da lei riferiti ricadono, nelle pubblicazioni di Planck del 2013».

Spergel sottolinea come la loro analisi sia stata condotta sulle mappe, perché i dati temporali dai singoli rivelatori non sono ancora pubblici. Lo saranno, con il rilascio previsto per il 2014?

«L’analisi sulla base delle linee temporali dei vari rivelatori è molto più complessa e profonda di quella che Spergel ha attuato, e per questo motivo siamo confidenti della sua fondatezza, e confortati dal vederne i risultati confermati dall’analisi proprio di Spergel et al. La collaborazione Planck sta lavorando a pieno ritmo per arrivare nei tempi più stretti alla pubblicazione delle linee temporali dei singoli rivelatori, comprese le componenti polarizzate di tutti i dati raccolti. Abbiamo, in aggiunta ai dati 2013, il doppio di osservazioni per lo strumento HFI e il triplo per lo strumento LFI. L’analisi è molto complessa e richiede test e simulazioni appropriate, e ripetute indipendentemente da gruppi di lavoro diversi, per mettere in risalto eventuali minuscoli effetti sistematici».

Perché, secondo lei, a segnalare per primo il seppur minimale errore è stato il gruppo di WMAP? Semplice fortuna, hanno più tempo a disposizione, la rivalità in vista di un possibile Nobel porta ad alzare l’asticella della competizione… o che altro?

«Come detto, non c’è alcun errore nell’analisi dei dati pubblicata dalla Collaborazione Planck: al contrario, le analisi indipendenti in atto, compresa quella di Spergel, “confermano tutto” nell’intervallo di confidenza da noi dato nelle pubblicazioni del 2013, inclusi ovviamente i principali parametri cosmologici. Il clamore di questa notizia è probabilmente dovuto all’interpretazione data alle parole usate dalla rivista Nature nei titoli di testa di questa analisi: “Planck data reconsidered” non significa infatti “non corretti”, ma appunto, riconsiderati per l’analisi, che appunto conferma quella effettuata da Planck per le pubblicazioni del 2013. Riguardo alla sua precisa domanda mi permetta di non rispondere e di concludere, invece, con un detto del grande Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è segno di grande ignoranza, ma non esserlo porta male”».

Leggi anche su Coelum Astronomia:

> L’ultimo giorno di Planck

> Planck ovvero l’universo svelato

> L’intervista con Marco Bersanelli

> E se la radiazione di fondo fosse solo un localismo?

Halton Arp (1927-2013)

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Halton Arp (1927-2013)

Il grande e controverso astronomo americano è scomparso a Monaco la mattina del 28 dicembre scorso.

QUADRANTIDI: LE PRIME METEORE DELL’ANNO

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Quadrantidi

Ogni inizio anno è caratterizzato dal manifestarsi più o meno discreto dello sciame delle Quadrantidi, il cui nome deriva dalla obsoleta costellazione del Quadrante Murale (introdotta da Lalande nel 1795 e abolita nel 1922) che un tempo occupava la regione situata nella parte nordorientale di Boote (dove quindi è situato il radiante). Il massimo dell’attività, favorito anche dall’assenza del disturbo lunare,
si avrà quest’anno verso le 20:30 del 3 gennaio. A quell’ora il radiante, che è circumpolare, sarà visibile a nord, ma praticamente all’orizzonte; quindi alle nostre latitudini sarà necessario attendere almeno un’ora o due. Le Quadrantidi hanno in genere una velocità di circa 40 km/s, e le tracce, di colore prevalentemente blu, sono discretamente brillanti (anche se molte sono telescopiche). L’attività è di tutto rispetto: mediamente lo ZHR è 70, ma nel recente passato ha toccato anche punte di 200.

Associazione Astrofili Centesi

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03.01: “Comete, meteoriti, i mattoni della vita”. Al
telescopio: Giove, Marte, Nebulosa di Orione, le
Pleiadi, le Iadi e le stelle giganti Betelgeuse e Aldebaran.
Stelle cadenti: Quadrantidi.

Per info: 346.8699254, astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Questi gli appuntamenti mensili.
UAI con SKYLIVE Una Costellazione sopra di Noi –
Il primo venerdì di ogni mese, a cura di Giorgio Bianciardi
(vicepresidente UAI).

www.skylive.it
www.uai.it

Congiunzione Luna Venere

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Congiunzione Luna Venere
Il primo appuntamento astronomico del 2014 sarà quello che il 2 gennaio verso le 17:00 vedrà Venere sull’orizzonte di sudovest brillare 2,8° a sud di una falce di Luna al limite del percepibile. A quell’ora il Sole sarà appena tramontato e il cielo ancora molto chiaro; servirà forse un binocolo per distinguere i due oggetti, alti circa +11° sull’orizzonte.
Congiunzione Luna Venere
Il primo appuntamento astronomico del 2014 sarà quello che il 2 gennaio verso le 17:00 vedrà Venere sull’orizzonte di sudovest brillare 2,8° a sud di una falce di Luna al limite del percepibile. A quell’ora il Sole sarà appena tramontato e il cielo ancora molto chiaro; servirà forse un binocolo per distinguere i due oggetti, alti circa +11° sull’orizzonte.

Il 2014 si aprirà con una congiunzione tra Venere è una esilissima falce di Luna crescente, osservabile verso le 17:00 del 2 gennaio sull’orizzonte di sudovest. I due oggetti a quell’ora, con il Sole appena tramontato, saranno alti circa +11° e disteranno l’uno dall’altro 2,8°.

Al Planetario di Ravenna

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02.01, ore 15:00: Il cielo delle feste (conferenza
per bambini a partire dai 6 anni). Ingresso libero.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Congiunzione Luna con Saturno

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Congiunzione Luna Saturno
in dicembre bisognerà attendere fino quasi a fine mese per assistere ad un evento celeste di un qualche interesse. Nelle primissime ore della notte del 27 si vedrà infatti la Luna che, superato l’ultimo quarto calante, sorgerà in congiunzione con Spica. L’ora più adatta per l’osservazione, e in special modo per la fotografia, sarà probabilmente quella delle 3:00 del mattino, quando i due oggetti, separati di circa 35’, saranno alti sull’orizzonte +11°.
Congiunzione Luna Saturno
La Luna fattasi molto più sottile apparirà sull’orizzonte di est-sudest 2,4° a sud di Saturno (mag. +0,6), con i due oggetti che, intorno alle 4:30, saranno alti in media +9°. Sarà questa l’ultima congiunzione del 2013.

Dopo le 4:00 del mattino del 29 dicembre, sarà possibile assistere al sorgere di una falce lunare molto più sottile posizionata 2,5° a sudest di Saturno (orientamento equatoriale). Ed è proprio con questa congiunzione larga che si concluderà l’anno astronomico 2013.

Montecatini Val di Cecina Astronomical Centre

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28.12: Star Party: L’ultimo star party dell’anno. Osservazione del cielo invernale e primaverile. Prima
del sorgere del Sole osservazione del pianeta Saturno, in congiunzione con la Luna.

Per informazioni e per osservazioni in altre date:
cell. 338 1251198 – info@astronomicalcentre.org
www.astronomicalcentre.org

Gruppo Astrofili Rozzano

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Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri i venerdì e sabato: 06/07 e 27/28 dicembre.
Informazioni GAR: cell. 380 3124156 e 333 2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Associazione Astrofili Centesi

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27.12: “I mostri dello spazio: Tra quasar e buchi neri” Al telescopio: Giove e la Nebulosa di Orione.
Per info: 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.177 – 2014

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Pio & Bubble Boy - Mario Frassati
Pio & Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 177
Pio & Bubble Boy - Mario Frassati
Pio & Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 177

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.177 – 2014. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Al Planetario di Ravenna

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24.12, ore 15:00: Vigilia al Planetario: ”il cielo delle feste” (attività adatta a bambini a partire da 6
anni).
Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Comincia la missione di Gaia

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19 Dic 2013

Ha iniziato oggi il suo viaggio nel cosmo Gaia, missione interamente europea approvata nel 2000 nell’ambito dell’ESA Cornerstone. Gaia, che sarà operativa per 5 anni, avrà il compito di realizzare la più ampia mappa tridimensionale della Via Lattea, rivelandone la composizione, la formazione e l’evoluzione.

Il lancio, come programmato, è avvenuto alle 9.12 (ora di Greenwich) dalla base europea di Kourou in Guyana francese con un vettore Soyuz-Fregat.

Oltre alla realizzazione della mappa 3D, Gaia avrà altri compiti: misurare la posizione, i colori e la velocità di oltre un miliardo e mezzo di stelle e determinare le loro luminosità e temperatura. Gaia, che ha a bordo gli strumenti Astro (2 telescopi e imaging system), BP/RP (Blue and Red Photometers) e RVS (Radial Velocity Spectrometer), svolgerà in media 40 milioni di osservazioni al giorno su una popolazione stellare che ammonta a circa un centesimo delle stelle presenti nella Via Lattea.

Notevole il contributo italiano anche in questa missione. Il nostro Paese, tramite l’ASI e l’INAF, partecipa al DPAC (Data Processing and Analysis Consortium) di Gaia con contributi dagli Osservatori INAF di Bologna, Catania, Napoli, Padova, Roma, Teramo, Torino (sede della PI-ship Italiana) e Trieste e con lo Science Data Center dell’ASI.

Di grande rilievo la partecipazione di ALTEC, che ricopre il ruolo di responsabile industriale del centro italiano di elaborazione dei dati della missione, il DPCT (Data Processing Center Torino) del quale cura la progettazione, lo sviluppo e la gestione, in stretta collaborazione con l’INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino e su contratto dell’ASI.

“Il lancio di Gaia è un nuovo grande successo per la scienza dell’ESA. L’obiettivo – sottolinea il Presidente dell’ASI, Enrico Saggese – è quello di fare precise e dettagliate osservazioni stereoscopiche di oltre un miliardo di oggetti che fanno parte della nostra Galassia. Dai dati provenienti dai telescopi di Gaia ci aspettiamo, quindi, risultati di particolare rilievo nel campo dell’astrometria, notevolmente migliori rispetto ai risultati ottenuti dal satellite Hipparcos“.

“Questa missione – conclude Saggese – come quelle passate, presenti e future, vede molta Italia impegnata in prima persona, grazie al contributo dell’ industria e della ricerca che si svolge nel nostro Paese”.

“La missione Gaia rivoluzionerà le nostre conoscenze della Via Lattea ed, in particolare, indagherà sulla nascita ed evoluzione di stelle e pianeti extrasolari, – dice Barbara Negri, Responsabile ASI dell’Esplorazione e Osservazione dell’Universo – Ci si aspetta, infatti, che Gaia riveli la storia della nostra Galassia, descrivendo con grande precisione il suo stato attuale e permettendoci così di prevedere la sua futura evoluzione”.

“Il Data Centre realizzato a Torino presso ALTEC, che utilizzerà anche il supercalcolatore FERMI installato presso il CINECA di Bologna – prosegue Barbara Negri – è stato dimensionato per poter gestire ed archiviare l’enorme mole di dati che saranno raccolti dal satellite Gaia durante la sua vita operativa”.

Il video del lancio di GAIA

Al Planetario di Ravenna

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23.12, ore 10:30: Osservazione del Sole (cielo permettendo, giardini pubblici).

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Montecatini Val di Cecina Astronomical Centre

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21.12: Osservazione della cometa ISON in prima serata, l’osservatorio rimarrà aperto tutta la notte per le normali attività scientifiche.
Tutte le iniziative sono a ingresso libero, senza prenotazione.
Per informazioni e per osservazioni in altre date:
cell. 338 1251198 – info@astronomicalcentre.org
www.astronomicalcentre.org

Al Planetario di Ravenna

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20.12: I Venerdì dell’A.R.A.R. “La biblioteca di Babele.
Speciale Paolo Maffei“. Ingresso libero.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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20.12: ”La stella di Betlemme“.
Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Colazione con GAIA: il satellite dell’ESA pronto per il lancio del 19 dicembre

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Il 19 dicembre prossimo alle ore 10.12 (ora italiana), la missione astronomica Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sarà sulla rampa di lancio della base europea di Kourou, in Guiana Francese.

L’INAF Istituto Nazionale di Astrofisica, ha organizzato una giornata nazionale dedicata al lancio, che si svolgerà a Torino, presso l’Area Marte dell’ALTEC, che è centro di eccellenza italiano che supporta le operazioni della Stazione Spaziale Internazionale e lo sviluppo e la realizzazione delle missioni di esplorazione planetaria (compartecipazione di Thales Alenia Space, Agenzia Spaziale Italiana ASI e consorzio pubblico ICARUS). Tra gli ospiti di Torino troviamo il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, e il Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Giovanni Fabrizio Bignami.

INAF organizza anche altri eventi correlati in diverse sue sedi: tra queste Padova, uno dei poli astrofisici maggiormente coinvolti nell’utilizzo scientifico dei preziosi dati che questa missione produrrà. Con la collaborazione del Dipartimento di Fisica e Astronomia “G. Galilei” dell’Università di Padova, prende infatti vita l’evento, rivolto alla comunità astronomica padovana, “Colazione con Gaia”, che avrà inizio alle ore 9:00.

Gaia è una missione spaziale del programma scientifico dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ed è attualmente uno dei progetti più importanti per l’Astronomia: la sfida è realizzare una mappa 3D della nostra galassia, facendo un censimento accurato di più di un miliardo di singoli oggetti. Il contributo italiano a questa missione è di grande rilevanza essendo il secondo in ESA.

Gli obiettivi della missione GAIA, pronta per il lancio dalla base europea di Kourou giovedì 19 dicembre.

Con una strumentazione scientifica che consiste in due telescopi con campi di vista diversi e piano focale in comune, una serie di specchi e più di cento CCD che corrispondono a quasi un miliardo di pixel, Gaia scansionerà continuamente tutto il cielo sfruttando i moti di rotazione e di precessione del satellite: oltre alle distanze e ai moti propri di un miliardo di oggetti brillanti in Cielo, sarà in grado di determinare anche i parametri astrofisici di stelle e galassie, identificherà circa 500mila quasar che saranno fondamentali per determinare un buon sistema di riferimento astrometrico. La sua estrema precisione permetterà anche una ricognizione completa, nell’intorno del nostro Sole, di decine di migliaia di stelle molto deboli come le nane brune e la più grande ricerca di pianeti extrasolari mai svolta fino ad oggi, con una sensibilità in grado di rilevare fino a pianeti rocciosi di tipo Nettuniano, oltre a tutto questo censirà quasi un milione di asteroidi all’interno del nostro Sistema Solare.

Per la prima volta, quindi, misureremo le caratteristiche chimico-dinamiche “individuali” delle stelle appartenenti alle varie popolazioni galattiche con una precisione duecento volte maggiore del suo predecessore, il satellite Hipparcos, che aveva misurato circa 100,000 stelle fino a una distanza di qualche centinaio di anni luce dal Sole. Gaia misurerà invece, con notevole precisione, le stelle entro circa 30mila anni luce dal Sole, e raggiungerà anche le stelle più brillanti delle galassie a noi vicine, verificando così in dettaglio i modelli teorici di evoluzione dinamica e chimica delle galassie, rivelandone la composizione, la formazione e l’evoluzione.

Grazie a Gaia, la Via Lattea diventa, quindi, un laboratorio di Cosmologia Locale in cui confrontare le previsioni in dettaglio dei modelli cosmologici attuali, inclusa la stessa gravità. Per il numero di oggetti celesti coinvolti e per la multi-direzionalità delle osservazioni, che comprenderanno TUTTA la sfera celeste, con Gaia si realizzerà il più grande esperimento di relatività generale (proprio quello che ha confermato la teoria di Einstein nel 1919), ovvero una visione relativistica a tutto tondo del Cielo.

L’INAF Osservatorio Astronomico di Padova (OAPd) ha lavorato per la missione Gaia fin dalla sua progettazione, contribuendo alla stesura dei ”casi” scientifici attraverso i quali si sono potute determinare le caratteristiche degli strumenti a bordo del satellite. La maggior parte della Ricerca dell’Osservatorio di Padova si concentra quindi sulle attività di classificazione, secondo i suddetti parametri, degli oggetti osservati e sulla preparazione del Catalogo Gaia. L’elaborazione di questa incredibile mole di dati confluirà infatti in quello che sarà “IL” catalogo di riferimento per le prossime decadi per tutti gli astronomi.

L’OAPd ricopre inoltre una posizione di responsabilità a livello europeo, con il ruolo di deputy chair nella persona di Antonella Vallenari, astronoma associata dell’INAF di Padova, all’interno del Consorzio di Gaia per l’analisi e il confezionamento finale dei dati raccolti dal satellite. Da una sua dichiarazione: «La comunità europea progetta da quasi 20 anni questa missione spaziale che rivoluzionerà quasi ogni campo dell’astronomia moderna, fornendo il primo film in 3D della nostra Galassia. Questo progetto è interamente Europeo e conferma la leadership Europea nel settore da un punto di vista scientifico, ma anche tecnologico, dato che spinge al limite le capacità delle industrie coinvolte. Resta da sottolineare il contributo fondamentale Italiano al progetto che svolge un ruolo chiave sotto molti aspetti.

«L’Osservatorio di Padova è coinvolto nel progetto Gaia ai più alti livelli fin dalla prima proposta di questa straordinaria missione, dalla definizione dei suoi obbiettivi scentifici fino al difficile processo di analisi dei dati che include anche la caratterizzazione del grande numero di supernove che Gaia scoprirà, responsabilità del gruppo del Direttore Massimo Turatto.

«E’ doveroso evidenziare che nell’arco di quasi due decenni, lo sviluppo del progetto è stata una fomidabile occasione di formazione scientifica per i nostri giovani ricercatori. E’ anche grazie al loro talento ed entusiasmo che la partecipazione Italiana si è mantenuta ai più alti livelli».

Link utili:

www.esa.int/Our_Activities/Space_Science/Gaia/

blogs.esa.int/gaia/

www.asi.it/it/attivita/cosmologia/gaia

www.media.inaf.it/tag/gaia/

>> Per seguire il lancio

http://www.esa.int/esatv/Television

http://www.arianespace.tv/

Congiunzione Luna con Spica

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Congiunzione Luna Spica
Congiunzione Luna Spica
Nelle primissime ore della notte del 27 si vedrà la Luna che, superato l’ultimo quarto calante, sorgerà in congiunzione con Spica. L’ora più adatta per l’osservazione, e in special modo per la fotografia, sarà probabilmente quella delle 3:00 del mattino, quando i due oggetti, separati di circa 35’, saranno alti sull’orizzonte +11°.

Il 27 dicembre verso le 2:00 una robusta falce di Luna calante sorgerà dall’orizzonte di sudest in congiunzione con Spica, la stella principale della Vergine. L’ora più adatta per l’osservazione, e in special modo per la fotografia, sarà forse quella delle 3:00 del mattino.

Yutu muove i primi passi sulla Luna

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La sonda spaziale Yutu, portata sulla Luna dalla navicella spaziale cinese Chang’e-3

La sonda spaziale Yutu, portata sulla Luna dalla navicella spaziale cinese Chang’e-3

Il successo della missione cinese

Sono passati 37 anni da quando l’ultimo manufatto umano ha toccato il suolo lunare. Adesso è il turno di Yutu, il lander della missione cinese Chang’e 3 che si è posato sulla superficie della Luna. L’ultima volta era stata l’Unione Sovietica a riuscire nell’impresa con il Luna 24 nel 1976. La Cina si è unita così all’élite dei tre paesi che sono stati in grado di toccare la superficie del nostro satellite naturale.

Quella della sonda “Coniglio di Giada” è la terza missione lunare cinese, dopo quelle del 2007 e del 2010. L’obiettivo è sondare la struttura geologica del satellite e la ricerca di possibili risorse.

La televisione di stato cinese CCTV non ha trasmesso un filmato dell’allunaggio ma solo alcuni fotogrammi: 59 immagini, per l’esattezza, tra cui questo che vi mostriamo qui sopra. La sonda, che pesa 120 chili, può scalare pareti fino a una pendenza massima del 30% e viaggia alla velocità di 200 metri orari.  Quella del Coniglio di Giada sarà il più lungo viaggio spaziale mai realizzato dalla Cina.

Intanto Pechino sta facendo passi da gigante nella realizzazione della stazione spaziale cinese che sarà in orbita dal 2022 al 2032, al termine della missione della Stazione Spaziale Internazionale. Il primo passo è il lancio del core module della stazione, che avverrà nel 2018, seguito nel 2020 e nel 2022 dal lancio di due laboratori spaziali.


Qui su Cntv.cn (infestato da pubblicità) ma anche su Youtube (embed qui sotto) potete vedere il video della discesa della sonda Chang’e 3 sulla Luna (grazie a Disinformatico per la segnalazione).

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