Home Blog Pagina 122

PERU’ e BOLIVIA 2013: ad un passo dal cielo!

0
Foto di Bruno Giacomozzi

Roger entra di corsa nella grande stanza: “Las estrellas!”, indica eccitato fuori dalla finestra e subito si precipita di nuovo all’aperto. Non so come faccia a correre così, a 4000 metri di quota, anche se è un ragazzino di 11 anni. Mi affaccio a mia volta ed in effetti le nuvole, che capricciosamente da qualche ora avevano coperto il cielo si sono diradate offrendo uno spettacolo grandioso. Una Via Lattea sontuosa attraversa le costellazioni australi che si specchiano nelle placide acque del lago Titicaca, il buio è totale, il vento assente ed il freddo perfettamente sopportabile, nonostante la quota e la data, 3 di Luglio, in pieno inverno australe. Magnifico! Prendo il Dobson da 25 cm autocostruito e con fatica lo trasporto sulla piazzola di fronte alla casa di Edwin, il padre di Roger, una casa semplice e accogliente in cui la spedizione di Coelum  in Perù-Bolivia, sta facendo tappa.

Come altre famiglie, anche quella di Edwin da qualche anno accoglie turisti sull’isola di Taquile, situata in territorio peruviano, al centro del gigantesco lago Titicaca.

Roger, il secondogenito, dal pomeriggio ha spiato furtivo le mie mosse, mentre montavo il Dobson, pezzo dopo pezzo e mentre sfogliavo lo Sky Atlas alla ricerca di qualche nuovo oggetto da puntare.

Poi ha preso coraggio si è avvicinato e allora, un po’ in spagnolo e un po’ in italiano gli ho spiegato a cosa serviva quello strano aggeggio: “Stasera se il tempo è buono guarderemo le stelle, las estrellas!”

Il volto di Roger a quel punto si è illuminato e ha cominciato a farmi domande a raffica,  non capita tutti i giorni agli abitanti di Taquile di vedere un telescopio!

E così, oltre a Roger si ritrovano di sera  in coda allo strumento anche la sorella maggiore, lo stesso Edwin , il fratello di quest’ultimo e l’anziano nonno che in mattinata ha portato stoicamente sulle spalle il Dobson scarpinando in salita per 200 m dal pontile di attracco della barca fino alla loro casa.

Sistemo il cercatore e punto con orgoglio lo stupefacente ammasso globulare Omega Centauri, una delle perle dell’emisfero sud , osservato già in occasione di altrettanti viaggi al di sotto dell’equatore, ma sempre impressionante. Tutti sono stupiti ed increduli quando spiego che  in quello strano bozzolo ci sono circa 10 milioni di stelle!

“E’ pronta la pasta!” annuncia Arianna dalla finestra. Mia moglie, ha infatti cucinato assieme a Flora la moglie di Edwin incredibili spaghetti al sugo con pomodorini e olive. Interrompiamo giustamente le osservazioni.

Arianna invece decide di indossare un vestito tipico di Taquile prestatole da Flora, moglie di Edwin e non possiamo fare a meno di notare la somiglianza con i costumi sardi del nuorese.

Guardo gli altri compagni di viaggio seduti attorno al grande tavolo di legno: questa volta siamo solo in 5, oltre a mia moglie, perfettamente integrata con la popolazione locale tanto da indossare un vestito tipico prestatole da Flora, Bruno Giacomozzi,  alpinista e veterano di viaggi astronomici,  Esther Dembitzer, un vero mito, ha viaggiato con noi ormai una ventina di volte, tra eclissi, piogge di meteore ed aurore boreali e infine Giorgio Massignani, esperto fotografo con noi  ultimamente in Uzbekistan e in Lapponia.

Edwin ci chiede com’è stato il nostro viaggio in Perù e dove proseguiremo.

Siamo a metà del nostro tour in Perù e Bolivia, gli rispondiamo, ma è già difficile mettere in fila tutto ciò che abbiamo visto finora, le meraviglie archeologiche, le città sudamericane e le bellezze paesaggistiche.

Bruno e Arianna non hanno dubbi, Machu Picchu rimane finora l’esperienza più bella vissuta in questo viaggio: arrivare alle prime luci dell’alba, nel silenzio completo, tra le rovine di questa antica cittadella, quando ancora il grosso dei turisti  è lontano e  vedere sorgere il sole dalla cima del Wayna Picchu è qualcosa di indescrivibile.

A Bruno mentre parla  brillano ancora gli occhi.

Ma anche le misteriose Linee di Nazca, aggiungo, viste durante il sorvolo dell’omonima piana con un piccolo aereo da turismo sono state veramente affascinanti.

Esther interviene ricordando anche le splendide città di Cuzco e Arequipa, quest’ultima in particolare bellissima, ai piedi del vulcano innevato El Misti, con un mercato variopinto, splendidi musei e monasteri. “E poi?” ci chiede Edwin. Poi proseguiremo in Bolivia tra gli incredibili Salar e Lagune della riserva andina “Eduardo Avaroa”, sperando che la fortuna continui ad assisterci, visto che toccheremo i 5000 metri e sarà decisamente la parte più avventurosa del viaggio!

Flora arriva con le tazze per il mate de coca, il te’ servito con le foglie di coca, rimedio indiscusso per alleviare e prevenire i sintomi di mal di montagna, anche se a dire il vero dopo 10 giorni siamo piuttosto ben acclimatati alle grandi altezze.

Roger è impaziente di riprendere le osservazioni e questa volta escono con me anche Bruno con il suo astroinseguitore Polarie, Esther con il suo Pentax 75 e Giorgio con la sua attrezzatura fotografica.

Raddrizzo il telescopio e mi guardo attorno… raramente ho fatto osservazioni astronomiche in un luogo così pacifico e rilassante: dagli alberi scuri, a ovest filtra ancora il tenue e rassicurante chiarore della luce zodiacale, sopra la testa il cuore della Via Lattea splende di miriadi di stelle che si mescolano ad altrettante nebulosità brillanti e oscure e a sud-est lo sguardo si perde tra le acque del Titicaca fino alle lontane cime andine.  Non abbiamo certo problemi di inquinamento luminoso visto che sull’isola manca la corrente elettrica ed il generatore viene spento alle 19.00.

Edwin mi indica la Croce del Sud, la “Cruz del Sur”, alta sull’orizzonte, le vicine Alfa e Beta Centauri, e Saturno nella Bilancia, testimoniando una buona conoscenza del cielo, cosa normale ci dice, per  la  popolazione di Taquile, dedita all’agricoltura ed ancora abituata a scandire il calendario agricolo con il sorgere e tramontare degli astri. Così  hanno sempre fatto per secoli  gli Aymara,  la civiltà precolombiana nata proprio qui al Titicaca e dopo di loro gli Incas, per i quali era di fondamentale importanza lo studio dei movimenti celesti, come abbiamo avuto modo di apprezzare in tutti i siti archeologici visitati in Perù, dagli osservatori che utilizzavano specchi d’acqua su cui si riflettevano il sole e  le stelle, ai precisi allineamenti di portali, pietre sacre e feritoie con il sole  durante equinozi e solstizi .

Mostriamo a Roger e alla sua famiglia la nebulosa Eta Carinae, lo Scrigno dei Gioielli ed altre meraviglie celesti, tra cui gli anelli di  Saturno col rifrattore di Esther e tutti sono entusiasti e riconoscenti per l’esperienza vissuta. Edwin vorrebbe addirittura costruirsi un telescopio e dotare la loro casa di un vero e proprio osservatorio a disposizione dei turisti, un po’ come le famose Farm namibiane. Sarebbe proprio una bella cosa ed il cielo del Titicaca non sfigurerebbe certo con quello del Kalahari, ci offriamo di dargli tutti i consigli del caso.

Giunge però il momento per Edwin di ritirarsi, Roger domani deve andare a scuola e anche lui si deve alzare presto per i lavori quotidiani.

Noi invece restiamo ancora e mentre Bruno e Giorgio procedono con le foto astronomiche

io prendo di mira qualcosa che ancora manca alla mia personale collezione deep sky, come la nebulosa IC 2944, detta ” Pollo che corre”, per la curiosa  forma che alcuni vedono nella sua parte più luminosa.  Si sviluppa attorno alla stella Lambda del Centauro che infatti appare all’oculare da 40mm decisamente nebbiosa e pur avendo questo oggetto una magnitudine apparente di 4,5,  la grande estensione di 75′ lo rende molto difficile …non però a 4000m e in luogo così buio!

Sempre nella stessa costellazione individuo poi il debole ed evanescente ammasso aperto IC 2948, sul prolungamento di una catena di stelline , la vicina nebulosa diffusa IC 2872 e il luminoso e tondeggiante ammasso aperto NGC 3766 ( the Pearl Cluster), di 10′ e magnitudine 5,3 ricco di stelle in un campo altrettanto ricco.

Il giorno dopo salutiamo l’isola di Taquile e la sua allegra comunità per far ritorno a Puno prima del  successivo avventuroso e rocambolesco attraversamento della frontiera con la Bolivia a piedi e in triciclo!

Arriviamo quindi ad un altro momento astronomicamente significativo del nostro viaggio, ovvero le osservazioni della notte del 7 Luglio a 4400 m nei pressi della splendida Laguna Colorada in Bolivia.

Il nostro alloggio a dir la verità è un po’ meno splendido, trattandosi di uno spartanissimo rifugio perso nel nulla e spazzato dal vento, chiamato Huayllajara in cui ci sistemiamo alla meglio in uno stanzone con 5 letti e una temperatura simile a quella esterna (-7 !). L’abbiamo raggiunto grazie a Orlando, il nostro autista che ha guidato abilmente la jeep su sentieri sterrati appena abbozzati su e giù per le Ande, spesso sul ciglio del baratro. Dopo aver ammirato i colori della Laguna Colorada piena di fenicotteri rosa, prendiamo possesso del nostro Hostal basico, condividendolo con una manciata di turisti tedeschi.

Ancora una volta a cena si fanno progetti per la notte osservativa. Arianna ci guarda perplessa sotto il pesante berretto, mentre ci versa la “sopa” bollente: ” Ma siete proprio sicuri di uscire stasera, con questo freddo ? Non so come fate!”. Ma la decisione è presa, nonostante la stanchezza accumulata, il freddo e la quota, andremo fuori… quando capiterà mai di osservare  un cielo simile?

Di giorno il suo blu profondo ci ha ammaliato esaltando i colori giallo, ocra e arancione del paesaggio, ora, dopo il crepuscolo, siamo tutti  immobili sotto una coltre  nera di velluto, in cui nubi oscure, brillanti e stelle luminosissime si alternano le une sulle altre in una sovrapposizione incombente e tridimensionale. Mai visto nulla del genere…L’intricato sistema di nubi oscure tra Ofiuco e Scorpione, la famosa “Pipe Nebula”, diventano  la parte posteriore di un gigantesco cavallo nero che si completa frontalmente con altre nubi scure e filamentose rare a vedersi in visuale, che arrivano fino ad Antares. Luce zodiacale, Gegenschein, Banda zodiacale e Airglow sono addirittura banali ! Il Sacco di Carbone fuoriesce dalla Croce del Sud e  sembra quasi di poterlo toccare, così come emerge prepotentemente dalla zona centrale della nostra galassia l’ammasso stellare M7 dello Scorpione, proprio alo zenit e nonostante gli occhi si abituino via via al buio con il passare del tempo, il fondo cielo continua a rimanere assolutamente nero con stelle e Via Lattea che contrastano incredibilmente.

“Massi, mi dai una mano un secondo con Sigma Octantis?”. Bruno mi riporta alla realtà, chiedendo un aiuto a puntare la stella polare del sud con il suo Polarie e in quel momento mi accorgo della Piccola e Grande Nube di Magellano molto basse sull’orizzonte sud, le avevo quasi perse in mezzo  a questo sfavillio di stelle.

Battendo ogni tanto i piedi che tendono a congelarsi,  prendo di mira col Dobson la Carena, e sul bordo nord ovest della famosa Eta, individuo prima l’ammasso aperto NGC 3293 ( mag. 4,7, dim 6′), medio piccolo e piuttosto luminoso e poi con qualche difficoltà la vicina nebulosa NGC 3324 chiamata anche “Gabriela Mistral”, in onore del premio nobel e poetessa cilena, il cui profilo sembra emergere dagli spazi siderali sul bordo sottile di gas e polveri della nebulosa, naturalmente nelle foto a lunga esposizione. In visuale è invece una pallida nube di forma circolare.

Poi nel Centauro l’ammasso aperto NGC 3960 concentratissimo, medio-piccolo ( 7′ e mag 8,3 ) e dall’apparenza nebulare.

I giorni successivi si conclude il nostro fantastico tour in Sudamerica, prima i geyser del Sol de la Manana a 5000m,  poi la strepitosa Laguna Verde sotto il vulcano Licancabur ai confini con il Cile  e l’incredibile Salar di Uyuni, una infinita distesa bianca e piatta di sale, abbacinante da cui sono state compiute altre indimenticabili osservazioni astronomiche.

Che dire, è stato un viaggio astro-turistico meraviglioso, ricco all’inverosimile di suggestioni e momenti da ricordare, sia di giorno che di notte e mai come in questa occasione, rispetto ad altre avventure di Coelum-Viaggi, il cielo ci è sembrato così vicino…

LE FOTO DI AMBIENTE SONO DI: Massimiliano Di Giuseppe, Arianna Ruzza, Esther Dembitzer e Bruno Giacomozzi
LE FOTO ASTRONOMICHE SONO DI Bruno Giacomozzi

Altre risorse

MUSEI CAPITOLINI I MERCOLEDÌ DI ARCHIMEDE STORIE DI SCIENZA ANTICA

0

18.12: “Gli specchi e il sole: da Archimede agli attuali grandi impianti solari termici a concentrazione” di Cesare Silvi. Per info: Tel 060608 (ore 9.00 – 21.00).

www.museicapitolini.org

Al Planetario di Ravenna

0

17.12: “Il cielo di Dicembre ed il fascino dei suoi oggetti” di Giuliano Deserti.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE ASTROFILI

0

16.12: “La nostra stella Sole vista dalle sonde spaziali” a cura di Domenico Antonacci.
Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329-6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

L’ossessione di Clarke – approfondimenti sul quesito e soluzione

Nel numero di ottobre vi ho parlato di polimini, cioè di figure geometriche piane ottenute congiungendo tra di loro quadrati uguali e facendo in modo che ogni quadrato confini, tramite un lato, con almeno un altro quadrato.

Se i quadrati da mettere insieme sono tre, esistono soltanto due possibili configurazioni (quella con i tre quadratini in fila e quella a L), che possiamo chiamare trimini.

Con quattro quadratini, possiamo costruire invece i tetramini, che sono in tutto cinque:

Ciascuno di questi pezzi viene considerato sempre lo stesso tetramino anche se viene ruotato o riflesso in qualsiasi direzione. Ciò non avviene nel Tetris, dove non è possibile riflettere (o, se preferite, capovolgere) i pezzi. Per questo motivo i tetramini cadenti del celebre videogioco erano sette e non cinque: i pezzi a L e a S venivano rappresentati nelle due forme speculari.

Se abbiamo cinque quadratini, ecco i pentamini, che sono ben dodici, e per comodità memonica vengono contrassegnati ciascuno con una lettera dell’alfabeto:

Analogamente, si può parlare di esamini (polimini da sei), eptamini (da sette), ottomini (da otto), e così via.

I polimini formati da due soli quadratini, invece, sono molto meno interessanti dal punto di vista della matematica ricreativa, anche perché esiste una sola possibilità di costruire una forma siffatta. Qualcuno sostiene che questi polimini “banali” devono essere chiamati domini, e che ciò spiegherebbe l’origine del nome del celebre gioco del domino.

In realtà il gioco del domino deve il suo nome al colore delle tessere con le quali si gioca, notoriamente bianche e nere: gli stessi colori caratterizzavano infatti un antico costume carnevalesco a cappuccio, simile alla bautta veneziana, chiamato appunto domino. Il nome dell’antico gioco delle tessere costituisce soltanto una curiosa coincidenza linguistica.

La storia

A inventare i polimini fu un ventiduenne studente americano ad Harvard, Solomon W. Golomb.

Nel 1953, durante una noiosa lezione, Golomb cominciò a tracciare su un foglio delle figure costituite da unioni di quadratini. Resosi conto del potenziale interesse matematico della sua scoperta, Golomb si mise a classificarle (in base al numero di quadratini), e tentò di stabilire quanti polimini esistono per ciascun tipo.

A dire il vero, le figure ideate da Golomb non erano del tutto nuove: già nel 1907 Henry Dudeney, nei suoi celebri Canterbury Puzzles, aveva proposto dei problemi di fatto basati su polimini, e altri enigmi simili vennero pubblicati tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta dal bimestrale enigmistico inglese Fairy Chess Review.

Golomb, comunque, fu il primo a studiare la questione da un punto di vista matematico rigoroso e sistematico. Il suo primo sforzo fu rivolto a trovare una formula semplice che permettesse di determinare il numero di polimini di una certa specie.

Ad oggi una simile formula non è nota. Quel che si sa è che questo numero cresce molto rapidamente all’aumentare del numero dei quadratini: gli esamini sono 35, gli eptamini 108, e già con 12 quadrati si arriva a ben 63600 combinazioni possibili.

Qualche tempo dopo il giovane Golomb presentò la sua idea al Club di Matematica di Harvard, e il gioco dei polimini divenne rapidamente popolarissimo tra gli studenti. Fu Martin Gardner, il più famoso dei “giocologi” matematici, a diffonderlo in tutto il mondo grazie ai suoi articoli sul Scientific American.

I polimini rappresentano senza dubbio uno dei temi prediletti dalla matematica ricreativa. Esistono numerosi giochi e rompicapi costruiti attorno a queste figure geometriche. La maggior parte di questi problemi consiste nel tentativo di tassellare figure assegnate utilizzando polimini di un certo tipo.

Tra i problemi più classici vi è la tassellatura di rettangoli di area 60 (ad esempio 6×10, 5×12, 4×15 o 3×20) utilizzando i dodici pentamini esistenti. Esistono 2339 soluzioni per il rettangolo 6×10, 1010 per il rettangolo 5×12, e 368 per il rettangolo 4×15.

Come ricordavo nell’articolo, il problema del rettangolo 3×20, che ossessionò Arthur Clarke, è invece molto più arduo, e le soluzioni sono soltanto due:

Un altro problema famoso, affrontato da Dudeney e da Gardner, consiste nel coprire una scacchiera 8×8 con i 12 pentamini esistenti, lasciando vuote quattro caselle. Una possibile soluzione è illustrata nella figura seguente:

Golomb escogitò un gioco competitivo basato su questo problema, oggi in commercio con il nome Quintillions: a turno, i due giocatori devono disporre sulla scacchiera un pentamino, finché uno dei due non ha più posto per collocare un pezzo. Golomb calcolò che una partita può durare dalle 5 alle 12 mosse.

Nella variante nota come Blokus, oltre ai pentamini si possono usare anche altri tipi di polimini.

Un altro problema molto citato, ideato dal matematico americano Raphael Robinson, è quello della triplicazione: mettendo insieme nove pentamini, si deve costruire una figura con la stessa forma di uno dei pentamini, ma tre volte più grande. Nella figura sono illustrati alcuni esempi, uno per ogni tipo di pentamino.

Il problema

E i tetramini? Il fatto è che questi tipi di polimini sono meno interessanti dal punto di vista dei giochi matematici. Ad esempio, è stato provato che non esiste alcun modo di sistemare i 5 tetramini in un rettangolo di area 20.

Si deve quindi ricorrere a tassellature alternative: una di queste consiste nel sistemare i 5 pezzi in un rettangolo 3×7, con un quadratino escluso. Oppure, è possibile coprire un rettangolo di 5×8 celle con due set completi di tetramini.

Anche la sfida di ottobre consisteva in un problema di tassellazione con tetramini, di mia invenzione. Si trattava di estendere il normale set di 5 tetramini, duplicandone uno, e di sistemare i sei pezzi così ottenuti in un rettangolo di dimensioni 4×6.


La soluzione

Conosco soltanto tre soluzioni a questo problema (a meno di rotazioni e riflessioni):

Soluzione 1

Soluzione 2
Soluzione 3

Pare che non esistano altre soluzioni oltre a queste tre: è curioso notare che tutte e tre sono basate sulla duplicazione del pezzo a forma di T.

Ebbene, hanno inviato soluzioni corrette i lettori Iacopo Longo, Daniele Borré e gulliver14 (tutti hanno inviato la soluzione 1).

L’abbonamento semestrale è però andato a GIORGIA HOFER, che è stata la più rapida di tutti (e l’unica a proporre la soluzione 2).

A tutti i lettori che si sono cimentati nel problema vanno i nostri più vivi complimenti!

Letture consigliate

  • Solomon W. Golomb, Polyominoes: Puzzles Patterns, Problems, and Packings, Princeton University Press, 1994.
  • Martin Gardner, Enigmi e giochi matematici, Milano, Rizzoli, 2001.
  • Henry Dudeney, The Canterbury Puzzles.

  • Dal mio blog “Mr. Palomar”:

http://misterpalomar.blogspot.it/2011/01/ancora-sui-polimini.html

http://misterpalomar.blogspot.it/2011/01/come-giocare-su-una-scacchiera-con-i.html

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

0

13.12: Iniziativa speciale a favore di Telethon “Vita e storia di Galileo” monologo in cupola di Matteo Romico.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

0

13.12: Osservazione della volta stellata.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

0

13.12: ”Neutrini una porta verso una nuova fisica”.
Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Montecatini Val di Cecina Astronomical Centre

0

13.12: Osservazione dello sciame meteorico delle Gemindi. La notte sarà disturbata in parte dalla luce
della Luna, pertanto l’ora migliore per osservare le meteore sarà prima dell’alba, dalle 4 fino alle
6 del mattino.

Per informazioni e per osservazioni in altre date:
cell. 338 1251198 – info@astronomicalcentre.org
www.astronomicalcentre.org

Associazione Astrofili Centesi

0

13.12: “La notte delle geminidi. Le stelle cadenti invernali”.

Per info: 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Gruppo Amici del Cielo

0

13.12: “Le Variabili Cefeidi: la Misura dell’Universo”. Relatore a cura dell’Oss. Astronomico di Sormano.

Per info e iscrizioni: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Marte? È stato un pianeta per microbi

0
Le rocce esplorate dal rover. In basso a destra, il buco da cinque centimetri scavato da Curiosity nella Yellowknife Bay. Crediti: Science/AAAS

Le rocce esplorate dal rover. In basso a destra, il buco da cinque centimetri scavato da Curiosity nella Yellowknife Bay. Crediti: Science/AAAS

Organismi come quelli della solfatara di Napoli

“Ambiente fluvio-lacustre abitabile nella Baia del Coltello giallo”. A scorrerlo così, distrattamente, può sembrare l’annuncio d’un pacchetto-vacanze in mezzo alla natura. Poi vai avanti per capire dove si trova, questa Baia del Coltello giallo, e leggendo “Cratere di Gale” qualche perplessità ti viene. Ma è quando l’occhio cade sulla parolina successiva – “Marte” – che sotto a quell’abitabile s’apre un abisso che dà le vertigini: già, perché tradotto in termini più immediati quel titolo afferma che un tempo, sul pianeta rosso, c’erano le condizioni per la vita.

Ora, poiché l’articolo A Habitable Fluvio-Lacustrine Environment at Yellowknife Bay, Gale Crater, Mars esiste davvero, ed è appena stato pubblicato – insieme ad altri cinque sullo stesso argomento – nello speciale d’una rivista del calibro di Science, è chiaro che il risultato è di quelli che pesano.

Cerchiamo dunque anzitutto di limitare i possibili fraintendimenti.

Primo, non è stata trovata vita su Marte.

Secondo, non sono state trovate prove che mai vi sia stata, in passato, vita su Marte.

Terzo, se lì nelle acque che lambivano la Baia del Coltello giallo (Yellowknife Bay) davvero c’erano – e parliamo di 3.6 miliardi di anni fa – le condizioni per la vita, come queste analisi compiute dal Mars Science Laboratory a bordo del rover Curiosity della  Nasa lasciano intravedere, questo non significa che ci si pescavano le trote: per vita, in questo caso, gli scienziati intendono microrganismi tostissimi detti chemio-lito-autotrofi, minuscole quanto tenaci creature che s’incontrano nei luoghi più inospitali della Terra.

E ora che abbiamo sgomberato il campo da possibili equivoci, godiamoci l’enormità di questa ghiotta notizia: qualche miliardo d’anni fa, nelle calme acque d’un lago marziano che ora non c’è più (ma che c’è stato a lungo: decine, se non addirittura centinaia di migliaia di anni), avrebbero potuto sguazzare le stesse forme di vita che oggi s’incontrano sulla Terra. E se è vero che parliamo di estremofili, ciò non significa che ci tocchi per forza andare lontano, per conoscerli: «Di chemiolitoautotrofi – questi organismi che per il proprio metabolismo non hanno bisogno dell’irraggiamento della luce del Sole, essendo in grado di trarre energia dai composti chimici semplici che li circondano, come il metano o l’ammoniaca – ne incontriamo per esempio nei fondali oceanici, in particolare nei cosiddetti hydrothermal vent, ma anche in luoghi a noi più vicini, come la solfatara di Napoli», dice infatti John R. Brucato, astrobiologo dell’INAF – Osservatorio astrofisico di Arcetri.

Ma come sono riusciti gli scienziati ad arrivare a conclusioni come queste, sulla possibilità di vita nell’antico passato di Marte, semplicemente analizzando i sedimenti rocciosi raccolti dal rover Curiosity là dove miliardi di anni or sono poteva esserci stato un lago? «Un indizio importante è arrivato dalla misura dell’attività dell’acqua», spiega Brucato, «un parametro che ne indica la purezza. Può andare da 0 a 1. Quando è pari a 1 l’acqua è pura. Più sono presenti composti ionici disciolti, più questo indice di attività si abbassa. Ebbene, sappiamo che quasi nessuna delle forme di vita presenti sulla Terra è in grado di sopravvivere in ambienti con indice inferiore a 0,8. Poiché dalle analisi effettuate fino a ora sembrava che l’attività dell’acqua un tempo presente su Marte avesse un valore molto basso, si riteneva che non potesse favorire alcun tipo di forma vivente, per lo meno non quelle che oggi conosciamo. Dai nuovi risultati di Curiosity emergerebbe invece un valore più elevato, sufficiente a sostenere la vita così come la conosciamo sulla Terra».

Una ragione in più, dunque, per non abbandonare i tentativi di ricerca della vita là fuori, nel Sistema solare. Anzitutto insistendo su Marte, con la missione dell’Agenzia spaziale europea ExoMars, in rampa di lancio per il 2018. Ma anche altrove. «Vale decisamente la pena tentare di raccogliere un frammento d’asteroide primitivo per riportarlo qui sulla Terra», conclude Brucato, fra i proponenti di una missione, MarcoPolo-R, che ha esattamente questo obiettivo. «Le stime sulla quantità di materia organica in essi contenuti si fanno, a oggi, sullo studio delle meteoriti. Ma le meteoriti hanno un problema: sono filtrate dalla presenza dell’atmosfera. E l’atmosfera tende a fermare proprio quelle più interessanti, quelle che hanno origine dagli asteroidi più friabili e più ricchi di carbonio».

Per saperne di più:

Gruppo Salese “G. Galilei”

0

A cura di Fabrizio Marchi, inizio ore 21:00, ingresso libero:
12.12: ”So’ Dine’é, i figli delle stelle delle terre del sud-ovest”.
Per info: cell. 340.3450274 – astrosalese@libero.it
www.astrosalese.it

Geminidi: buone le previsioni per l’alba del 14 dicembre

0

Lo sciame delle Geminidi, forse il più attivo e costante negli ultimi anni, si manifesta in genere nel periodo che va dal 7 al 17 dicembre, ed è l’unico (tra quelli conosciuti) che pare generato da un asteroide (3200 Phaethon, probabilmente il residuo di una cometa estinta) e non da una cometa.
Il radiante (nell’illustrazione indicato da un asterisco giallo) è situato circa 2° a nordovest di Castore, la stella alfa della costellazione dei Gemelli. L’attività di quest’anno, con un massimo previsto verso le 5:45 TU del 14 dicembre (le 6:45 in Italia) sarà favorita dalla completa assenza a quell’ora del disturbo della Luna, tramontata circa un’ora prima.

Consigliamo comunque di iniziare il monitoraggio a partire dalla mezzanotte, quando il radiante sarà alto circa una sessantina di gradi; in questo caso però, a causa una Luna quasi piena distante angolarmente una settantina di gradi, sarà difficile cogliere le meteore più deboli.

Le stime più recenti parlano di un picco di attività di circa 100 meteore osservabili in un’ora.

Al Planetario di Ravenna

0

10.12: “Jules Verne: comete, impatti e viaggi spaziali nella Belle Epoque” di Paolo Morini.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

MUSEI CAPITOLINI I MERCOLEDÌ DI ARCHIMEDE STORIE DI SCIENZA ANTICA

0

11.12: “Archimede e la rivoluzione scientifica” di Lucio Russo.

www.museicapitolini.org

Le comete di dicembre: Lovejoy protagonista

0
Configurazione del cielo per l'8 mattina poco prima dell'alba (direzione est)
Nell'immagine, il percorso della Lovejoy a dicembre, nel suo viaggio verso il perielio. La linea verde indica la linea dell'orizzonte così come si presenta all'alba attorno alle 5:00 da una località del Centro Italia. Per le effemeridi precise giorno per giorno vedere il link comete nel box qui in basso.

EFFEMERIDI di DICEMBRE

relative agli oggetti descritti in Coelum n.176

A dicembre subito dopo il tramonto (o per i mattinieri prima dell’alba) cerchiamo vicino a beta Boote, la cometa C/2013 R1 (Lovejoy) che, se continuerà ad essere più luminosa del previsto, sarà visibile anche ad occhio nudo… La vedremo attraversare il Boote per finire poi nella costellazione dell’Ercole, con una magnitudine prevista che varierà dalla +5,6 alla +6,7 e, se sarà attiva come nei mesi scorsi, avrà una superba coda di ioni.

Dal 12 al 16 dicembre passerà 6° a sud dall’ammasso globulare M13, per poi abbassersi sempre più (il perielio è previsto per il 22 dicembre) e osservarla diventerà sempre più difficile.

Alta nel cielo ed osservabile per buona parte della notte, potremo anche cercare nel Pegaso la cometa 154P (Brewington), che, con una magnitudine vicino alla nona, sarà un oggetto facile anche per un binocolo. Dal 12 al 16 dicembre si troverà a circa due gradi di distanza dall’alfa del Pegaso.

Per le comete più deboli, infine, rimandiamo gli interessati ai siti:
•    www.aerith.net/index.html
•    http://kometen.fg-vds.de/fgk_ hpe.htm

Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 31 di Coelum n.176.

Al Planetario di Ravenna

0

09.12, ore 10:30: Osservazione del sole.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

La relazione Gutiérrez

Tutta la storia che sto per raccontarvi è cominciata questa estate. Anzi, dovrei dire che ha avuto il suo epilogo questa estate, ma non precorriamo.
.
Avendo la necessità di scrivere per una rivista argentina un breve articolo sulla vicenda del declassamento di Plutone, appena dopo la Risoluzione emessa dall’assemblea IAU ho cominciato a scartabellare nel mio archivio cartaceo alla ricerca di alcuni dati necessari per sostenere le necessarie argomentazioni.
.
Devo premettere che da quando mi sono trasferito in Europa, 13 anni fa, non poca parte di tutto il materiale documentale che mi porto dietro (dispense, articoli, corrispondenza) non è mai uscito dagli scatoloni che lo contenevano alla partenza, e pertanto nel corso della ricerca ho dovuto riesumare faldoni a cui non avevo più messo mano da un sacco di tempo. Fatto sta, che dal mucchio “Sistema Solare”, ad un certo punto è uscita una grande busta gialla che riportava sul frontespizio la scritta battuta a macchina che potete vedere in basso.
.

In alto, l’intestazione della busta che mi fu consegnata da Padre Gutiérrez, con la previsione sulla distanza del “decimo pianeta” e l’avvertimento di “aprire solo dopo la sua scoperta”.
.
Il vederla e il ricordare tutta la vicenda è stato solo un attimo.
.
A quel tempo, erano i primi mesi del 1993, lavoravo in Argentina presso l’Osservatorio Astronomico di Cordoba, dove alla Stazione Astrofisica di Bosque Alegre conducevo da tempo delle ricerche di fotometria su Plutone. Forse proprio per questo indirizzo dei miei studi, il direttore Gustavo J. Carranza mi chiese un giorno di ricevere e “di ascoltare pazientemente” – ricordo ancora queste esatte parole – ciò che aveva da dirmi un suo caro amico, tale Padre Jeremías Gutiérrez.

Cosa che avvenne pochi giorni dopo, quando nel mio ufficio vidi entrare un vecchio prete che, dopo i convenevoli, subito si affrettò ad aprire sulla scrivania una pesante borsa nera. Avvertito dai sottintesi del direttore, ero già rassegnato a sostenere una lunga e noiosa conversazione di chissà quale natura, e rimasi quindi sorpreso nel sentire padre Gutiérrez rivolgermi queste poche e sbrigative parole:
«Dottor Chavez, il suo tempo è prezioso. Le dirò soltanto che per gran parte della mia vita privata mi sono interessato di astronomia. Questa busta contiene una breve memoria sulla regolarità delle distanze dei pianeti, ma non le chiedo di leggerla e di darmi un parere. Voglio che lei la conservi fino a quando verrà scoperto il decimo pianeta, della cui esistenza non dubito. Quando arriverà quel momento, se vorrà accetterà l’accordo che le propongo, lei aprirà la busta e mi darà ragione o torto sulla giustezza della previsione che ho indicato sul davanti, e sulla plausibilità del metodo esposto all’interno.»
.
Non ricordo più che cosa obiettai nel tentativo di non accettare. Probabilmente mi difesi dicendo che stavo per partire per l’Europa, ma a quanto pare senza alcun risultato, perché un minuto dopo Padre Gutiérrez aveva già lasciato la stanza e io mi ritrovavo perplesso a rigirami tra le mani la grande busta gialla.
Restai colpito dalla forma quasi solenne e testamentaria, lo confesso, ma in sostanza giudicai la cosa come uno dei tanti episodi in cui gli astronomi professionisti vengono chiamati a dare il loro parere su “decisive scoperte” effettuate dai dilettanti su un tema così scontato come quello della regolarità nella spaziatura delle orbite planetarie. Cosi, presi la busta, l’imbucai nell’archivio “pianeti”, e non ci pensai più.
E la cosa non mi tornò alla mente nemmeno quando Michael Brown, 12 anni dopo, scoprì il KBO 2003 UB313 (ora chiamato Eris), più grande di Plutone e da molti definito come “Il decimo pianeta”.
.
Tornando ai giorni nostri, il giorno del ritrovamento passai tutta la sera a leggermi il documento di Padre Gutiérrez, forse più per un certo senso di colpa che per reale curiosità, e naturalmente mi precipitai a confrontare la sua previsione scritta sulla busta (74,5 UA) con la distanza media di Eris, ammesso che questi potesse essere considerato il decimo pianeta. Il dato, purtroppo non collimava: 74,5 contro 67,7 UA. E dunque?
Proseguendo nella lettura, le cose cominciarono però a chiarirsi.
.

.

’Lo schema in alto può aiutare la comprensione dell'idea di partenza di Padre Gutiérrez. Ogni pianeta riporta in alto la sua distanza dal Sole in unità astronomiche. Moltiplicando tra loro le distanze delle coppie di pianeti simmetriche rispetto a Giove, si ottengono dei valori abbastanza costanti. La distanza di Giove, ritenuto il corpo centrale della successione, è moltiplicata per se stessa, la distanza assegnata agli asteroidi è quella media dell'estensione della fascia, mentre è incognita quella dell'ipotetico X° pianeta. I dati delle distanze (come i parametri orbitali e i valori delle masse citati più avanti nel testo) sono quelli riportati da Gutièrrez nella sua memoria: datati al 1960, January 1,5 e tratti dalle Fundamental Ephemerides dell'Astronomical Almanac.
.
In pratica (cerco di farla più breve possibile) Gutiérrez era partito dal fatto, già noto, che i prodotti delle distanze medie di coppie di pianeti simmetriche rispetto a Giove sono grosso modo costanti. Mi spiego meglio con lo schema in alto.
.
La cosa, per quanto curiosa, è giustificata dal fatto che le distanze dei pianeti sono descritte sia pure in modo approssimativo da una progressione geometrica (vedi la “legge” di Bode), e in una qualsiasi serie geometrica il prodotto dei termini simmetrici rispetto ad un termine dato è sempre costante. Ad esempio, nella serie:
.

2    4    8.... 16 32 64128

.
il prodotto delle coppie 2×128, 4×64, 8×32, 16×16 è sempre uguale a 256.
.
Padre Gutiérrez nota però che nei prodotti delle distanze, le coppie a valore più basso (quelle più si discostano dall’ipotetica costante) sono quelle formate da pianeti che possiedono eccentricità orbitali elevate e/o le masse più cospicue. E dopo una quantità di calcoli basati per la massima parte su procedimenti euristici arriva al concetto di “distanza corretta”, secondo il quale la distanze media “a” di ogni pianeta dev’essere corretta in funzione dell’eccentricità “e” e della massa “m”, in questo modo:
.
(1)
.
.
.
.
.
dove a’ è la “distanza corretta”, m/M è il rapporto tra la massa del pianeta e quella del Sole, e k è una costante di proporzionalità che vale 48. Applicando tale impostazione alla successione delle distanze, Gutiérrez ottiene i risultati evidenziati in rosso nella tabella in basso (se il lettore desidera verificare, si aiuti con i dati elencati).
.
Con questi valori, i prodotti delle distanze corrette di ogni coppia di pianeti diventano:
.
Mercurio – X°  ?
Venere – Plutone  30,336
Terra – Nettuno  30,329
Marte – Urano  30,325
Asteroidi – Saturno  ?
Giove – Giove  30,325
.
.
.
Come si può vedere, tramite la correzione la costanza dei prodotti diventa veramente notevole! Assumendo poi che la costante 30,325 del corpo centrale (Giove) debba valere anche per quelle coppie dove uno dei valori della distanza è indefinito (Asteroidi) o ignoto (X°), Gutiérrez deduce che per la fascia degli asteroidi questo valore debba essere:
.
.

.
.
.
.
.e per l’eventuale decimo pianeta X°:
.

.
.
.
.
..
Ecco dunque il significato di quel valore di 74,5 UA scritto sul frontespizio della busta. Si trattava della “distanza corretta” prevista da Gutiérrez per l’ipotetico decimo pianeta, e non della sua distanza media!
.
.
A questo punto della lettura – i lettori avranno già capito – serviva una controprova, e assumendo che Eris potesse essere davvero il “decimo pianeta”, ho rifatto i calcoli introducendo nella formula (1) i valori della distanza media (67,71 UA) e dell’eccentricità orbitale (0,4416) 0dell’oggetto scoperto da Brown (la correzione della massa è trascurabile), ottenendo (invito i lettori a rifare  il calcolo):
.
.

X° (Eris) = 74,54
..
L’identico valore previsto da Padre Gutiérrez!

.
.
Questa è la sostanza della memoria ricevuta in eredità, anche se nelle pagine dattiloscritte di Padre Gutiérrez c’è molto di più a commento della scoperta di questa singolare e affascinante relazione. Se la propongo all’attenzione dei lettori e di quanti si occupano di tale argomento (storicamente fondato sulle ipotesi di Titius-Bode e poi sviluppato in centinaia di varianti da autori successivi) è per riparare a un debito personale con l’Autore e per la convinzione che possa essere di un qualche interesse “cosmogonico”, almeno a livello speculativo, nel discutere lo status planetario o meno di Plutone e di Eris.
.
.
Naturalmente, la relazione di Gutiérrez non è priva di limiti e di ambiguità (del resto, alcune già individuate dallo stesso autore). Nell’impossibilità di trattare l’argomento in questa sede, preferisco lasciare aperta la discussione a chiunque vorrà commentare questo mio scritto per confortare o per sottolineare i punti deboli della congettura.
.
.
Per non lasciare la storia a metà, vorrei anche aggiungere che dopo la lettura della memoria ho cercato di mettermi in contatto con Padre Gutiérrez, ma il suo recapito telefonico di Cordoba non era più attivo. Una serie di messaggi email con l’Istituto Dalmacio Vélez, dove insegnava al tempo, mi ha purtroppo confermato la sua scomparsa, avvenuta nel 1999 all’età di 83 anni.
.
.

Altri articoli pubblicati sull’argomento

  • Le leggi empiriche delle distanze planetarie di G. Silva, Coelum n. 11
  • La “Legge” di Titius e Bode di C. Elidoro, Coelum n. 49
  • Sulle distanze dei Pianeti dal Sole di M. Crenna, Coelum n. 72

.


L’articolo è stato pubblicato su Coelum n. 102 – Gennaio 2007

Asteroidi – Davida e Ornamenta Due storie si incrociano nel Toro

0
cartina asteroidi 176
Il percorso apparente di Ornamenta e Davida durante il mese di dicembre. Ambedue gli asteroidi saranno nel Toro e si muoveranno in direzione delle Iadi.
cartina asteroidi 176
Il percorso apparente di Ornamenta e Davida durante il mese di dicembre. Ambedue gli asteroidi saranno nel Toro e si muoveranno in direzione delle Iadi.

EFFEMERIDI di DICEMBRE

relative agli oggetti descritti in Coelum n.176

La storia di Davida è nota: il pianetino fu trovato il 30 maggio 1903 dall’astronomo americano Raymond Smith Dugan (1878-1940) – allora assistente del famoso Max Wolf presso l’Osservatorio di Heidelberg – e dedicato all’amico astronomo David Peck Todd (1855-1939). In quell’epoca, le dimensioni dei pianetini che si andavano trovando (la massima parte per via fotografica) avevano dimensioni sempre più ridotte. Ma quando, parecchi anni dopo, si riuscì a misurarne il diametro ci si accorse che Davida era un vero e proprio gigante. Tant’è vero che oggi è considerato il settimo asteroide per massa e dimensioni (360 x 300 x 230 km), penalizzato però da un’albedo e da un’orbita grandicella, che non gli consentono di brillare quanto meriterebbe. Anche nelle sue migliori opposizioni, infatti, Davida riesce a malapena a scendere sotto le 1,6 UA e a brillare al massimo di mag. +9,6. Comunque, sebbene l’opposizione di quest’anno non sia delle migliori (soltanto nel 2030 ci sarà quella “super”), Davida arriverà il 3 dicembre a una distanza minima di 1,629 UA, e alla magnitudine di +9,8… Davvero niente male!asteroidi-tabella
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 70 di Coelum n.173.

Supernovae – approfondimento a Coelum 176

La supernova SN2013fw in NGC 7042
Questo mese, per motivi di spazio, la rubrica Supernovae curata da Fabio Briganti e Riccardo Mancini dell’Italian Supernovae Search Project viene pubblicata esclusivamente online. Buona lettura!
La supernova SN2013fw in NGC 7042

Questo autunno 2013 continua a mostrarsi avaro nei confronti dei ricercatori di supernovae italiani, rimasti ancora senza nuove scoperte. Dobbiamo pertanto focalizzare la nostra attenzione sulla più luminosa supernova di questo periodo scoperta da due bravi astrofili cinesi che in questi ultimi anni, in oriente, stanno rivaleggiando alla pari con i più esperti astrofili giapponesi. Stiamo parlando della SN2013fw scoperta il 22 ottobre da Zhangwei Jin e Xing Gao nella galassia a spirale barrata NGC7042 posta in Pegaso al confine con le piccole costellazioni del Delfino e del Cavallino e distante circa 240 milioni di anni luce.

La supernova è stata individuata quando brillava di mag. +17,1 e nei giorni seguenti la sua luminosità è andata aumentando, a conferma che la scoperta era avvenuta prima del massimo. Lo spettro infatti, ripreso il 24 ottobre con il Faulkes Telescope North di 2 metri del Haleakala Observatory posto nelle Isole Hawaii, ha permesso di classificare la supernova di tipo Ia scoperta due settimane prima del massimo di luminosità ed ha evidenziato una particolarità: i gas espulsi da questa supernova dopo l’esplosione si espandono ad un’altissima velocità. Nella prima settimana di novembre la supernova ha raggiunto il picco di luminosità intorno alla mag. +14,8 ed è perciò un facile oggetto da seguire in prima serata alto nel cielo.

Vogliamo poi puntare l’attenzione su un’altra supernova alla quale, al momento in cui scriviamo, non è stata ancora assegnata la sigla ufficiale. Si tratta di una supernova scoperta il 30 ottobre nella piccola galassia PGC61330 dai canadesi Dave Lane, Nathan Gray e Paul Gray. La galassia ospite è posta nella costellazione del Drago a circa 610 milioni di anni luce di distanza e posizionata a soli 20° dal polo, perciò circumpolare e visibile tutta la notte.

in PGC 61330

La supernova al momento della scoperta mostrava una luminosità intorno alla mag.+18 e nei giorni seguenti ha raggiunto la mag.+17. Il transiente è quindi un oggetto poco notevole ed anche la galassia ospite non è poi molto fotogenica, però questa supernova è degna di nota perché detiene un particolare primato: Nathan Gray è infatti il più giovane scopritore di supernove di tutti i tempi avendo solo 10 anni di età! Record strappato per soli 33 giorni alla sorella Kathryn Aurora Gray che scoprì a sua volta la SN2010lt, anche lei all’età di soli 10 anni.

Leggendo queste righe chi non si interessa di supernovae potrebbe pensare che scoprire una supernova sia un gioco da ragazzi, ma in realtà non è assolutamente così. Ci viene il sospetto che papà Paul, che vanta al suo attivo la scoperta di 5 supernovae, abbia influenzato in maniera determinante l’esito delle scoperte dei suoi due figli, ma preferiamo invece pensare a questa famiglia canadese come a qualcosa di unico nel panorama mondiale della ricerca supernovae amatoriale.

La crescita esplosiva di una giovane stella

0
Il grafico mostra la giovane protostella nel centro circondata da nubi di gas e polveri. In rosso l’emissione della molecola organica metanolo, rilevata attorno al centro. In blu la distribuzione della molecola HCO+ che mostra chiaramente un’estesa struttura ad anello. Il cerchio giallo più interno indica dove attualmente la temperatura sia maggiore di 100 gradi sopra lo zero assoluto (-173 C); il cerchio più esterno indica dove c’era la stessa temperatura quando la stella era cento volte più brillante. Crediti: Jes Jørgensen (Niels Bohr Institute)
Il grafico mostra la giovane protostella nel centro circondata da nubi di gas e polveri. In rosso l’emissione della molecola organica metanolo, rilevata attorno al centro. In blu la distribuzione della molecola HCO+ che mostra chiaramente un’estesa struttura ad anello. Il cerchio giallo più interno indica dove attualmente la temperatura sia maggiore di 100 gradi sopra lo zero assoluto (-173 C); il cerchio più esterno indica dove c’era la stessa temperatura quando la stella era cento volte più brillante. Crediti: Jes Jørgensen (Niels Bohr Institute)

Quella di protostella può essere considerata la fase embrionale nello sviluppo di una stella. Una fase di veloce crescita conseguente al collasso gravitazionale di gigantesche nubi di gas e polvere, un tumultuoso addensamento che precede la vera e propria accensione dell’astro, ovvero l’innesco delle reazioni termonucleari di fusione dell’idrogeno nel nucleo stellare.

Una crescita particolarmente vivace ed esplosiva ha contraddistinto IRAS 15398-3359, una protostella di massa ridotta che si è andata formando negli ultimi 100.000 anni all’interno della Via Lattea. Secondo un gruppo di ricerca a guida danese che l’ha studiata con il radiotelescopio ALMA dell’ESO in Cile, questa giovane stella è stata, nelle fasi iniziali del suo sviluppo, circa 100 volte più luminosa di quanto lo sia adesso. Lo studio è in via di pubblicazione sulla rivista Astrophysical Journal Letters.

“Abbiamo studiato la chimica del gas e della polvere che circondano la protostella”, spiega Jes Jørgensen dell’Istituto Niels Bohr all’Università di Copenaghen, leader della ricerca. “In questa densa nube si svolgono reazioni chimiche che portano alla formazione di varie molecole organiche complesse, compreso il metanolo. Ci aspettiamo di trovare queste molecole vicino alla stella, ma per una di esse abbiamo invece osservato una disposizione ad anello: qualcosa ha rimosso una specifica molecola, HCO+, da una vasta area attorno alla protostella.”

Jørgensen e colleghi ritengono che la scomparsa della molecola HCO+ sia da addebitare al vapore d’acqua, prodotto durante il processo di formazione stellare attraverso il riscaldamento del ghiaccio presente sui granelli di polvere. Seguendo poi le tracce della molecola mancante si possono conoscere i traumi che la stella ha incontrato nella sua crescita.

“Dalle dimensioni dell’area in cui la molecola HCO+ è stata dissolta dal vapore d’acqua possiamo calcolare quanto brillante sia stata la giovane stella – prosegue Jørgensen . E quello che salta fuori è che tale area è parecchio più grande di quanto ci si aspetterebbe rispetto alla luminosità attuale della stella: la protostella è stata fino a 100 volte più brillante di quanto lo sia la stella ora. Inoltre, dalla chimica implicata possiamo anche affermare che questo cambiamento è avvenuto negli ultimi 100-1000 anni, pochissimo tempo fa dal punto di vista astronomico.”

I ricercatori ritengono che non si sia trattato necessariamente di una singola esplosione di luce e calore, ma di un fenomeno che si può essere ripetuto diverse volte durante il processo di formazione stellare. Fenomeno che è interessante comprendere anche perché può avere un’influenza decisiva sull’abbondanza delle molecole organiche complesse che, in uno stadio successivo dell’evoluzione stellare, saranno incorporate nei sistemi planetari. Ma al momento non sappiamo se queste “eruzioni” siano un fenomeno comune tra le protostelle, oppure se IRAS 15398-3359 costituisca una notevolissima eccezione.

Il Cielo del Mese – Il Cielo di Dicembre

0

cartina dic 00 TL3

EFFEMERIDI di DICEMBRE

relative agli oggetti descritti in Coelum n.176

Arriva dicembre, e si apre ufficialmente la stagione in cui il cielo offre agli osservatori la parte più spettacolare di quanto è possibile vedere dal nostro emisfero, ovvero quel complesso di costellazioni che ha per centro la grande figura di Orione. Verso la metà del mese, alle 22:30, la figura del “cacciatore” sarà ancora defilata verso sudest, mentre saranno già in meridiano il Toro, con un luminosissimo Giove in opposizione, e più in basso l’anonimo Eridano. A ponente scenderanno lentamente gli asterismi che qualche mese fa erano allo zenit (Pegaso e Cigno su tutti), mentre ad est si preannunceranno già il Cancro e il Leone, con lo zenit attraversato dal Perseo. Un paio di ore dopo sorgerà anche Boote, mentre staranno già scendendo ad ovest la Balena, i Pesci e Andromeda.

All’inizio di dicembre il Sole si troverà nella costellazione zodiacale dell’Ofiuco e passerà in quella del Sagittario il giorno 17. Sempre più bassa e immersa nella foschia, la nostra stella raggiungerà in questo periodo, più precisamente il giorno 21, la minima altezza sull’orizzonte al momento del passaggio in meridiano (+24,5°). Sarà questo il giorno del Solstizio invernale (dal latino “solstitium”, che significa “Sole immobile”, stazionario, per il fatto che la sua apparente caduta in altezza sembra progressivamente arrestarsi). Da questo momento in poi avrà inizio nel nostro emisfero l’inverno astronomico.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione di Sole, Luna e pianeti, con tutte le immagini, nella Rubrica Il cielo di novembre di Luigi Becchi e Remondino Chavez presente a pagina 58 di Coelum n.176.

Gruppo Salese “G. Galilei”

0

A cura di Fabrizio Marchi, inizio ore 21:00, ingresso libero:
05.12: ”I Lakota Sioux e i popoli delle grandi pianure”.

Per info: cell. 340.3450274 – astrosalese@libero.it
www.astrosalese.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

0

06.12: ”Il super meteorite esploso su Chelyabinsk: può succedere di nuovo?” di Nicola Castellano.

Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Montecatini Val di Cecina Astronomical Centre

0

6 e 7.12: Star Party, osservazione del cielo autunnale, ed invernale, osservazione dei pianeti del sistema solare, la Via Lattea invernale.

Per informazioni e per osservazioni in altre date:
cell. 338 1251198 – info@astronomicalcentre.org
www.astronomicalcentre.org

Associazione Astrofili Centesi

0

06.12: “Favole dal cielo: le costellazioni invernali e i loro miti”. Al telescopio: Luna, Giove, Andromeda
e il doppio ammasso in Perseo.

Per info: 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

0

IMPORTANTE: La tua iscrizione al canale Youtube è molto preziosa per noi al fine di migliorare la qualità
della trasmissione. Basta cliccare sul pulsante sotto il video “iscriviti”, oppure andare al link diretto al nostro canale Youtube: www.youtube.com/subscription_center?add_user=skylivechannel
Ovviamente tutto completamente gratuito.
Questi gli appuntamenti mensili.
UAI con SKYLIVE Una Costellazione sopra di Noi – Il primo venerdì di ogni mese, a cura di Giorgio Bianciardi
(vicepresidente UAI).
06.12: La Costellazione di Andromeda.
SKYLIVE con UAI Rassegnastampa e cielo del mese – Quarto giovedì del mese a cura di Stefano Capretti.
www.skylive.it
www.uai.it

BARI incontra L’UNIVERSO

0

da ottobre 2013 a maggio 2014
BARI INCONTRA GIUSEPPE BIANCO Dir. Centro Geodesia Spaziale di Matera: “Misurare la Terra dalla spazio: geodesia spaziale e geodinamica”. In collaborazione con ASI.

06.12, ore 11:00: presso i Licei Leonardo da Vinci-Platone di Cassano delle Murge (Ba).
06.12, ore 16:00: presso il Liceo Scientifico Cartesio di Triggiano (Ba).
è un’iniziativa promossa dalla Società Astronomica Italiana Sezione Puglia, in collaborazione con Agenzia Spaziale
Europea (ESA), Istituto Nazionale di AstroFisica (INAF), Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Provincia di Bari, Comune di Bari, Comune di Cassano delle Murge, CEA Solinio e Coelum Astronomia.
info@saitpuglia.it
www.saitpuglia.it

Pio & Bubble Boy – Coelum n.176 – 2013

0
Pio e Bubble Boy
Pio & Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 176

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.176 – 2013. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Gruppo Astrofili Rozzano

0

Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri i venerdì e sabato: 06/07 e 27/28 dicembre.
Informazioni GAR: cell. 380 3124156 e 333 2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

0

06.12: “Il mistero della massa mancante: materia oscura o una nuova legge della gravità?” di Stefano Covino.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

BARI INCONTRA L’UNIVERSO La scienza si racconta

0

06.12, ore 11:00: presso i Licei Leonardo da Vinci-Platone di Cassano delle Murge (Ba).

info@saitpuglia.i
www.saitpuglia.it

BARI INCONTRA L’UNIVERSO La scienza si racconta

0

06.12, ore 16:00: presso il Liceo Scientifico Cartesio di Triggiano (Ba).

info@saitpuglia.i
www.saitpuglia.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

0

06.12: ”Astronomia antica”.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Il Cielo Sepolto – La Fenice risorge ma non vola

0
cielo sepolto 176fenice
L'illustrazione rappresenta il transito al meridiano della costellazione della Fenice vista dai tetti di Roma. Come è possibile vedere, tutte e tre le stelle principali sono sopra l'orizzonte soltanto di pochissimi gradi. La posizione delle galassie NGC 300 e NGC 55, trattate nella scorsa puntata, è stata mantenuta per dare l'idea di quanto ci si è abbassati in declinazione passando dallo Scultore alla Fenice.
cielo sepolto 176fenice
L'illustrazione rappresenta il transito al meridiano della costellazione della Fenice vista dai tetti di Roma. Come è possibile vedere, tutte e tre le stelle principali sono sopra l'orizzonte soltanto di pochissimi gradi. La posizione delle galassie NGC 300 e NGC 55, trattate nella scorsa puntata, è stata mantenuta per dare l'idea di quanto ci si è abbassati in declinazione passando dallo Scultore alla Fenice.

Questa volta affonderemo ancora più verso le regioni australi, andando a visitare la sottostante costellazione della Fenice; ma se la mitica Fenice era solita tornare a spiccare il volo dalle sue ceneri, la stessa cosa non avviene certamente per l’omonima costellazione, che non riesce mai ad alzare la testa sopra l’orizzonte per più di qualche grado. La Fenice, apparsa per la prima volta nell’Uranometria del Bayer nel 1603, è infatti una costellazione decisamente australe, distesa sulla fascia che va dai –40° a –57° di declinazione.
cielo_sepolto_tabellaNumeri che non lasciano scampo, tanto che anche durante il suo fugace apparire in prima serata, nel corso di questo mese, potremo sperare di vederne solo la parte settentrionale. Mai come in questo
caso diventa determinante la località da cui si osserva. Per gli abitanti d’oltralpe, e in particolare per coloro che vivono al di sopra del 50° parallelo, la Fenice rimane totalmente invisibile (per cui mai
leggerete di un oggetto o di una cometa scoperti da Messier nella Fenice, che non è mai osservabile da Parigi…), mentre per gli abitanti dell’altro emisfero rappresenta una caratteristica del cielo primaverile
nonché dell’inizio dell’estate australe.

Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Il Cielo Sepolto di Piero Mazza presente a pagina 60 di Coelum n. 176.

Nel Cielo – Le stelle fredde dell’Unicorno – Tre ammassi da rubare alle notti invernali

0
nel_cielo-176
La cartina del mese abbraccia l'intera costellazione del Monoceros (Unicorno), confinante con il Canis Major a sud e con Orione a ovest. I tre ammassi di cui si parla nel testo – M50, NGC 2301 e NGC 2232 – sono identificati dagli asterischi gialli e i primi due sono circondati da una regione rettangolare chiara corrispondente alla parte ingrandita nelle mappe seguenti.
nel_cielo-176
La cartina del mese abbraccia l'intera costellazione del Monoceros (Unicorno), confinante con il Canis Major a sud e con Orione a ovest. I tre ammassi di cui si parla nel testo – M50, NGC 2301 e NGC 2232 – sono identificati dagli asterischi gialli e i primi due sono circondati da una regione rettangolare chiara corrispondente alla parte ingrandita nelle mappe seguenti.

M50, un ammasso a forma di cuore? – Nella parte meridionale della costellazione, quasi al confine con il Cane Maggiore e 2,5° a nordovest della famosa “Seagull Nebula” (IC 2177), si trova un oggetto deep-sky decisamente appariscente. Stiamo parlando di M50, un ammasso aperto esteso per circa 15 primi d’arco e popolato da un centinaio di stelle che brillano di una luminosità compresa tra la mag. +9 e +13; il che lo porta a una magnitudine apparente integrata di +5,9 e quindi alle soglie della visibilità ad occhio nudo, tanto che non pochi osservatori assicurano di essere riusciti a vederlo sotto
cieli sufficientemente scuri come una tenue nubecola lattescente. Ufficialmente l’ammasso fu individuato da Messier il 5 aprile 1772 anche se Jacques Cassini (1677-1756), figlio di Giandomenico, nel suo “Elements d’astronomie”, del 1740, asserisce che nel 1711 suo padre scoprì una “nebula” «…nell’area tra il Cane Maggiore e il Cane Minore (…) una delle più belle che si possano ammirare al telescopio». Indicazione però alquanto vaga, che a ben considerare rimette in gioco anche la rivendicazione di Giovan Battista Hodierna (1597-1660), dato che l’astronomo siciliano lasciò scritto nel 1654 che, in un anno imprecisato prima di quella data, vide una “Nebulosa Intercanicularis”, cioè una “nebulosa tra i due Cani”.
nel_cielo-tabellaPer approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici, le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 56 di Coelum n. 176.

MUSEI CAPITOLINI I MERCOLEDÌ DI ARCHIMEDE STORIE DI SCIENZA ANTICA

0

04.12: “I classici e la scienza”, G. Di Pasquale.

www.museicapitolini.org

La Luna raggiunge Mercurio e Saturno nel cielo del mattino

0

Per trovare un terzo evento abbastanza interessante per il mese di novembre, sarà necessario sconfinare nel primo giorno di dicembre per osservare la medesima ragione di cielo (la Libra) in cui il 26 novembre si è verificata la congiunzione tra Mercurio e Saturno. Poco prima dell’alba, verso le 5:45, sarà così possibile osservare una sottilissima falce di Luna calante sorgere dall’orizzonte est-sudest in congiunzione con Saturno (3° a est) e Mercurio (più in basso, sorgerà dopo le 6:00).

La cosa particolare sarà però che la Luna a quell’ora starà occultando la stella Zuben el Genubi (alfa Librae, di mag. +2,7) e che quindi questa volta si tratterà di cercare quello che non si vede, piuttosto di quello che si vede…

N.B. Le dimensioni del disco lunare sono esagerate di 4x rispetto alla scala della figura.

ISON, come la fenice risorta dalle sue ceneri?

1
Ultimo aggiornamento delle 9:11 (TU) dal LASCO C3.
La cometa in alto a sinistra nell'immagine della sonda STEREO

Dopo averla vista affievolirsi poco prima di sparire dietro al disco di oscuramento del coronografo LASCO C2 della sonda SOHO, senza poi riapparire nel campo del Solar Dynamics Observatory dove gli scienziati la stavano “aspettando”, era stata data per spacciata. Evaporata.

Ma qualcosa è sopravvissuto, e continua il suo cammino. Sono solo i resti della cometa destinati a dissolversi man mano che si allontanano dal Sole o una parte del nucleo è sopravvissuto?

.

Di sicuro nessuna cometa è mai stata seguita da così tanti appassionati nel suo avvicinamento al Sole, ne stiamo seguendo l’imprevedibile evoluzione (propria in realtà di questo genere di comete) praticamente in diretta assieme agli stessi scienziati. Di conseguenza non sappiamo ancora cosa è davvero successo e come si comporterà nei prossimi giorni.

Per il momento possiamo solo stare ad aspettare…

.
.
Qui a destra il passaggio al perielio nel campo del coronografo LASCO C2, mostra la cometa affievolirsi e riapparire, come una flebile scia, dall’altro lato.
Più sotto un video che mostra l’intero giro di boa attorno al Sole aggiornato alle ultime immagini riprese dal LASCO C1 (che riprende un campo più ampio) mostra la cometa (o quel che ne resta) riprendere forma e intensificare la sua luminosità.

×
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

There was an error while trying to send your request. Please try again.

Autorizzo Coelum Astronomia a contattarmi via e-mail utilizzando le informazioni che ho fornito in questo modulo sia per fini informativi (notizie e aggiornamenti) che per comunicarmi iniziative di marketing.