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20a SCUOLA ESTIVA DI ASTRONOMIA A SAINT-BARTHÉLEMY

20a SCUOLA ESTIVA DI ASTRONOMIA A SAINT-BARTHÉLEMY

BUCHI NERI E ASTROFISICA ESTREMA

Da lunedì 10 a venerdì 14 luglio 2023

   

La Scuola estiva di astronomia a Saint-Barthélemy compie 20 anni!

La Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS, che gestisce l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) e il Planetario di Lignan, organizza la Scuola estiva di astronomia a Saint-Barthélemy, corso residenziale aperto a tutte le persone desiderose di approfondire le proprie conoscenze in ambito astronomico: docenti, studenti, astrofili, appassionati, semplici curiosi.

La ventesima edizione, in programma da lunedì 10 a venerdì 14 luglio 2023, è dedicata all’affascinante tema dei buchi neri e dell’astrofisica estrema. Che cosa sono i buchi neri? Come si studia ciò che, per definizione, non si può vedere? Sono davvero portali per altre dimensioni? Se ci inghiottissero, sopravviveremmo? E possiamo escludere di vivere dentro a un buco nero? Durante la Scuola estiva cercheremo di rispondere a queste e altre domande.

Il programma propone 36,5 ore complessive di attività tra test di ingresso e uscita, lezioni frontali in presenza, interventi in remoto, attività pratiche, esercizi, spettacoli al Planetario di Lignan, osservazioni del cielo a occhio nudo e con i telescopi nel primo Starlight Stellar Park in Italia riconosciuto dall’UNESCO.

In particolare, utilizzando il telescopio riflettore AG Optical Systems di 500 mm di apertura f/6,7 in configurazione Dall-Kirkham su montatura 10Micron GM3000 HPS, equipaggiato con una camera CCD di acquisizione Moravian G4 16000, i partecipanti riprenderanno galassie lontane che nelle loro regioni centrali nascondono buchi neri supermassicci. La strumentazione è stata acquisita nell’ambito del Progetto transfrontaliero Interreg ALCOTRA n. 1720 “EXO/ECO – Esopianeti – Ecosostenibilità – Il cielo e le stelle delle Alpi, patrimonio immateriale dell’Europa”, concluso a settembre 2020.

Gli incontri si svolgeranno a Lignan, frazione montana del Comune di Nus, a oltre 1.600 m di quota. Gli interessati possono iscriversi all’intero corso oppure alle singole giornate. L’iscrizione comprende la documentazione di benvenuto e la cartella digitale con i file concessi dai relatori.

Non sono richiesti prerequisiti specifici di fisica o di matematica, tranne…tanta curiosità nei confronti del cosmo! In particolare, i docenti scolastici incontreranno elementi utili per l’aggiornamento e la formazione, mentre studentesse e studenti di scuola secondaria di 2° grado riceveranno spunti per l’orientamento del proprio percorso di studi e professionale.

Per l’accoglienza i partecipanti possono rivolgersi all’Ostello per la gioventù di Lignan, allo Chalet Saint-Barthélemy Hotel, alla Locanda La Barma, all’Osteria del Passet e al Rifugio Magià. Le strutture sono indipendenti dalla Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS e vanno contattate in maniera autonoma, ai recapiti indicati nell’appendice del presente documento.

La Scuola estiva è un’occasione imperdibile di approfondimento sulle ultime novità in tema di cielo, spazio e non solo, dalla viva voce dei protagonisti del campo.

Vi aspettiamo numerosi alla Scuola estiva di astronomia a Saint-Barthélemy!

(2° annuncio – aggiornato al 12 aprile 2023)

Modalità di partecipazione

Per scaricare il programma completo (pdf) e la scheda di iscrizione (docx):

https://www.oavda.it/eventi/scuola-estiva-2023-buchi-neri

Conferma sperimentale per l’ipotesi di fine della Terra

Migliaia di osservazioni di stelle negli anni hanno rafforzato la teoria secondo cui, nella fase conclusiva della vita di una stella simile al nostro Sole, essa è destinata ad espandersi fino a inghiottire la Terra e i pianeti più interni del Sistema Solare.

Nonostante le conferme ci trovavamo tuttavia difronte ancora ad una teoria, sino ad oggi, quando un comunicato ricevuto dal NOIRLab annuncia che gli astronomi hanno direttamente osservato il fenomeno individuando un esopianeta proprio nella fase della caduta nella propria stella.

Studiando innumerevoli stelle in vari stadi della loro evoluzione, gli astronomi sono stati in grado di mettere insieme una comprensione del ciclo di vita delle stelle e di come interagiscono con i loro sistemi planetari circostanti man mano che invecchiano. Questa ricerca conferma che quando una stella simile al Sole si avvicina alla fine della sua vita, si espande ovunque da 100 a 1000 volte la sua dimensione originale, fino a inghiottire i pianeti interni del sistema. Si stima che tali eventi si verifichino solo poche volte all’anno in tutta la Via Lattea. Sebbene le osservazioni passate abbiano confermato le conseguenze degli inghiottimenti planetari, gli astronomi non ne hanno mai colto uno sul fatto, fino ad ora.

Con la potenza del Gemini South Adaptive Optics Imager ( GSAOI ) su Gemini South, gestito dal NOIRLab della NSF, gli astronomi hanno osservato la prima prova diretta di una stella morente che si espande per inghiottire uno dei suoi pianeti. La traccia dell’evento è stata trovata in un’esplosione rivelatrice “lunga e a bassa energia” da una stella nella Via Lattea a circa 13.000 anni luce dalla Terra. Uno sviluppo catastrofico che probabilmente presagisce il destino finale di Mercurio, Venere e Terra quando il nostro Sole inizierà la sua agonia in circa cinque miliardi di anni.

“Queste osservazioni forniscono una nuova prospettiva per trovare e studiare i miliardi di stelle nella nostra Via Lattea che hanno già consumato i loro pianeti”, afferma Ryan Lau, astronomo di NOIRLab e coautore di questo studio, pubblicato sulla rivista Nature .

Per la maggior parte della sua vita, una stella simile al Sole fonde l’idrogeno in elio nel suo nucleo caldo e denso, che consente alla stella di respingere il peso schiacciante dei suoi strati esterni. Quando l’idrogeno nel nucleo si esaurisce, la stella inizia a fondere l’elio in carbonio e la fusione dell’idrogeno migra verso gli strati esterni della stella, provocandone l’espansione e trasformando la stella simile al Sole in una gigante rossa .

Una tale trasformazione, tuttavia, è una cattiva notizia per tutti i pianeti del sistema interno. Quando la superficie della stella infatti espandendosi finirà per inghiottire uno dei suoi pianeti, l’interazione scatenerebbe una spettacolare esplosione di energia e materia. Processo che mettere un freno alla velocità orbitale del pianeta, facendolo precipitare nella stella stessa.

I primi indizi di questo evento sono stati scoperti nelle immagini ottiche della Zwicky Transient Facility o come siamo soliti conoscerlo ZTF. La copertura infrarossa d’archivio del Near-Earth Object Wide-field Infrared Survey Explorer ( NEOWISE ) della NASA, che è in grado di scrutare ambienti polverosi alla ricerca di esplosioni e altri eventi transitori, ha poi confermato l’evento denominandolo ZTF SLRN-2020.

Distinguere un’esplosione di inghiottimento planetario da altri tipi di esplosioni, come eventi di tipo brillamento solare ed espulsioni di massa coronale, è difficile e richiede osservazioni ad alta risoluzione.

Fonte originale: https://www.nature.com/articles/s41586-023-05842-x

AI per mappare la Luna

Gli scienziati hanno utilizzato il Segment Anything Model di META per creare una nuova tecnica per rilevare i crateri planetari, che potrebbe essere utilizzata nelle future missioni spaziali. Credito: Unsplash/CC0 Dominio pubblico
Una nuova tecnica per rilevare i crateri planetari che consentirà agli scienziati di mappare accuratamente le superfici dei pianeti utilizzando diversi tipi di dati potrebbe essere utilizzata nelle future missioni spaziali.

 

Un team di ricercatori dell’Università di Aberdeen ha sviluppato un nuovo algoritmo universale di rilevamento dei crateri (CDA) utilizzando il Segment Anything Model (SAM) di META AI.

SAM, rilasciato all’inizio di questo mese, è un nuovo modello di intelligenza artificiale in grado di “ritagliare” automaticamente qualsiasi oggetto in qualsiasi immagine.

La tecnologia ha consentito al team di mappare meccanicamente i crateri invece di procedere manualmente, un processo quest’ultimo che richiede tempo moltissimo tempo. Mentre, contemporaneamente con il nuovo sistema si possono usare diversi tipi di dati così da ottenere una caratterizzazione della superficie più accurata e flessibile.

Un tecnica per altro riproducibile su qualsiasi oggetto del Sistema Solare e che potrebbe aiutare a identificare siti di atterraggio per missioni robotiche o umane oppure per la navigazione automatica basata su osservazioni del terreno.

Il dottor Iraklis Giannakis, della School of Geosciences dell’Università, ha guidato la ricerca in collaborazione con altri colleghi dell’ateneo e una prestampa dei risultati è stata pubblicata su arXiv .

Il dottor Giannakis ha dichiarato: “Il rilevamento dei crateri è un compito cruciale nella scienza planetaria che ci consente di comprendere meglio la geologia, la storia e l’evoluzione dei corpi celesti come Marte, la Luna e altri pianeti”.

“Il nostro approccio CDA universale sfrutta la potenza di SAM per rilevare automaticamente i crateri con elevata precisione ed efficienza, riducendo la necessità di identificazione manuale”.

“Con le sue avanzate capacità di segmentazione, SAM ha dimostrato di essere un punto di svolta per CDA, consentendoci di identificare con precisione crateri di varie dimensioni, forme e orientamenti, anche in condizioni di terreno difficili”.

Si tratta quindi di un nuovo sviluppo per le scienze planetarie.

Mappando automaticamente i crateri, gli scienziati possono studiarne la distribuzione, le dimensioni e la morfologia per comprendere meglio la superficie planetaria e la sua evoluzione nel tempo. Ciò può aiutare a scoprire la storia geologica, i processi superficiali e la potenziale abitabilità di un pianeta o di una luna.

Articolo originale: DOI: 10.48550/arxiv.2304.07764

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News da Marte #15

Bentornati su Marte! Oggi abbiamo parecchia carne al fuoco con aggiornamenti da terra, dall’aria e dallo spazio. Iniziamo con questi ultimi.

Non solo MRO
In questa rubrica vediamo spesso immagini e resoconti del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, ma ci sono numerosi altri satelliti artificiali attorno a Marte.
Per esempio quello degli Emirati Arabi Uniti che con la sonda Hope (traduzione in inglese dall’arabo Misbar Al-Ama) sono entrati in orbita attorno al pianeta rosso per la prima volta nel febbraio 2021.

Dal momento della stabilizzazione dell’orbita per gli scopi di missione Hope ha percorso una traiettoria che la vedeva muoversi tra 44.000 e 22.000 km dalla superficie del pianeta. A febbraio è stato annunciato che la sonda avrebbe eseguito un’accensione dei suoi propulsori per raggiungere una nuova orbita di 43.000 x 20.000 km con inclinazione di 25° (tramite una manovra nota come ‘trasferimento orbitale alla Lambert’).

Da questa nuova orbita Hope, il 10 marzo, ha avuto l’occasione di eseguire un primo sorvolo estremamente ravvicinato di Deimos, la luna minore di Marte, e riprenderla da un punto di vista inedito a circa 100 km di distanza.

La luna Deimos con lo sfondo di Marte in questa immagine composita. Crediti: Emirates Mars Mission

È stata rilasciata anche la breve sequenza video con l’intero sorvolo della sonda alla piccola luna irregolare (appena 12.4 km di lunghezza).

Sorvolo di Hope. Crediti: Emirates Mars Mission

La particolarità di questa osservazione è legata alla traiettoria molto alta della sonda che consente di osservare il lato “lontano” di Deimos nonostante l’orbita di quest’ultimo abbia un raggio di circa 23.500 km. Il satellite, come la nostra Luna, è bloccato marealmente rispetto al suo pianeta, al quale rivolge sempre lo stesso lato.
Dal punto di vista scientifico Hope ha già prodotto dei risultati interessanti grazie alle osservazioni eseguite con i suoi tre strumenti che hanno eseguito rilevazioni ottiche che spaziano dall’infrarosso all’ultravioletto estremo.

Le caratteristiche spettrali di Deimos, relativamente piatte e prive dei picchi tipici dei meteoriti ricchi di carbonio, sembrano indicare che il satellite si sia formato dagli stessi materiali di cui è composto Marte. Apparentemente escludendo quindi la teoria per cui Deimos sia un asteroide catturato dalla gravità marziana.

Sempre a proposito di satelliti, risale a luglio dell’anno scorso l’incontro ravvicinato con l’altra luna di Marte stavolta però da parte di Tianwen 1, l’orbiter cinese che sta svolgendo osservazioni del pianeta e ha supportato del comunicazioni del rover Zhurong.
Phobos è stata osservata dalla distanza di 5.100 km con la camera ad alta risoluzione HiRIC montata su un apparato ottico con focale di 4640 mm.

Ripresa di Phobos da parte di Tianwen 1. Crediti: CNSA/PEC

Questa non è stata l’unica immagine molto suggestiva prodotta dalla missione cinese, che a inizio 2022 aveva stupito con la diffusione di un autoscatto decisamente particolare.

Selfie di Tianwen 1. Crediti: CNSA/PEC

Grazie al rilascio di una piccola camera, che comunicava con la sonda madre tramite wifi, abbiamo questa incredibile immagine di Tianwen 1 che sorvola il polo nord di Marte. In evidenza i pannelli solari, la grande antenna per le comunicazioni verso la Terra e le più piccole antenne per rilevazioni scientifiche.

Un nuovo software per Curiosity
La prima settimana di aprile ha visto il caricamento a lungo atteso di un grande aggiornamento per il computer del rover: nel corso di 5 Sol sono state applicate ben 180 patch.

Tra i tanti miglioramenti minori c’è una semplificazione dei messaggi di risposta generati da Curiosity, nonché una revisione di grandi porzioni di codice che avevano visto l’accumularsi di tante vecchie correzioni derivate dai primi update risalenti addirittura al 2012. Ci sono in particolare due aggiornamenti corposi e interessanti che allungheranno la vita operativa del rover.

Il primo di essi potenzia le abilità di Curiosity di fare più cose contemporaneamente. A differenza del suo giovane cugino Perseverance, che dispone di un computer dedicato per gestire la navigazione automatica, Curiosity è limitato in questa attività dalla sua scarsa potenza di calcolo. Non potendo analizzare rapidamente il terreno circostante fotografato dalle camere di navigazione, era costretto ad avanzare molto lentamente. Gli spostamenti automatici erano intervallati da pause di interi minuti nel corso delle quali il suo cervello elettronico processava le immagini per decidere il successivo, breve, avanzamento da compiere. Una parte del recente aggiornamento ottimizza enormemente il modo in cui Curiosity potrà processare le immagini impiegate durante la navigazione, facendo sì che le pause per l’elaborazione durino solo pochi secondi. Questo si tradurrà in spostamenti più rapidi, un minore consumo energetico e, sul lungo periodo, una vita più lunga per il rover. La potenza prodotta dal generatore di Curiosity sta calando in modo lento ma inesorabile, perciò tecnici e ingegneri sono sempre alla ricerca di modi nuovi per sfruttare al meglio l’energia a disposizione.

Il secondo importante aggiornamento aiuterà Curiosity a preservare le sue ruote. Grazie a due nuovi comandi a disposizione dei piloti del rover si potranno ottimizzare i percorsi che richiedono a Curiosity di sterzare nel suo percorso, riducendo l’azione di curvatura delle ruote e la conseguente usura a loro carico.

È dal 2013 che osserviamo le rocce marziane assestare i loro colpi alle ruote di Curiosity. I progettisti non si attendevano terreni così estremi come quelli che il rover si è effettivamente trovato a dover attraversare, con il tenero alluminio che sta soffrendo le rocce più appuntite.

Foto di Curiosity del 27 gennaio 2022, che disastro! NASA/JPL-Caltech/MSSS

Le primissime contromisure sono state le più semplici: cercare di evitare, finché possibile, i passaggi più pericolosi. In aggiunta a questa strategia è stato inserito un controllo di routine delle ruote ogni circa 500 metri per tenere sotto controllo i danni.

Da giugno 2017 il rover poteva contare su un nuovo algoritmo descrivibile come un “controllo di trazione”. Quando il robot si sposta su un terreno pianeggiante le sei ruote girano tutte alla stessa velocità, ma quando una di esse incontra un ostacolo le altre due dello stesso lato rischiano di iniziare a scivolare. Questa perdita di trazione diventa problematica nel passaggio su rocce appuntite o incassate. Quando ciò accade, le ruote anteriori tirano quella bloccata verso le rocce e le posteriori la spingono contro. In questi casi la ruota che si trova sull’ostacolo sperimenta forze maggiori che rischiano di portare a crepe o vere e proprie forature. L’algoritmo di controllo della trazione utilizza dati in tempo reale dai sensori per regolare la velocità di ogni ruota riducendo la pressione dalle rocce. Il software misura le modifiche al sistema di sospensione per capire i punti di contatto di ciascuna ruota, calcolando la velocità corretta per evitare lo slittamento.

Gli ottimi risultati ottenuti da questo aggiornamento avevano portato al diradamento delle sessioni di verifica delle ruote, che vengono attualmente eseguite a intervalli di un chilometro.

Ingenuity fa 50 (e 51)
A oltre due anni dal giorno in cui ha toccato il suolo di Marte, Ingenuity vola ancora e ha messo a segno due nuove attività.
La prima di esse, eseguita il 13 aprile, è stata un volo particolarmente significativo: il numero 50! Peraltro non è stata un’attività affatto banale in quanto l’elicottero ha frantumato un altro dei suoi innumerevoli record. Stavolta si è sollevato dal suolo per ben 18 metri, due in più di quelli toccati nel precedente spostamento.

I dati tecnici raccontano una movimentazione di 322 metri in 145.7 secondi. Ingenuity tiene il passo con il rover Perseverance sebbene, al momento, le sue potenzialità di ricognitore sembra non siano realmente sfruttate. Questo ci è suggerito dal fatto che pochissime immagini dei voli stanno venendo scaricate. Potremmo quindi dedurre che la regione esplorata è già nota con sufficiente dettaglio dalle immagini satellitari, e queste bastano per tracciare i percorsi di spostamento via terra.

Nei Sol del 50esimo volo i due robot si stavano spostando sul bordo del cratere Belva (visibile nell’immagine satellitare) diretti indicativamente verso nord-ovest.

Volo 50 e posizioni dei due robot nel Sol 766. NASA/JPL-Caltech/Piras

Come detto, non sono molte le immagini dei voli scaricate e disponibili. In particolare, per il 50esimo, solo 17 frame sono stati al momento recuperati. Li ho allineati nel video che segue con il quale riusciamo a osservare circa 90 secondi dei 146 complessivi del volo. Il tutto è mostrato a una velocità 5 volte quella reale.

Nei tre Sol successivi Perseverance si è spostato complessivamente di 450 metri facendosi vicinissimo al suo collega esploratore.
Così il 16 aprile, da appena 23 metri di distanza, ci ha potuto regalare questa splendida immagine di Ingenuity.

Un po’ impolverato ma in ottima forma! Ingenuity ripreso da Perseverance il 16 aprile. NASA/JPL-Caltech/Piras

Un ottimo modo per salutare e ringraziare Ingenuity che, il 19 aprile, ha festeggiato il suo secondo compleanno (terrestre…) di lavoro su Marte: in quel giorno del 2021 si sollevava per la prima volta nell’atmosfera del pianeta rosso. In quei 39.1 secondi l’umanità rendeva possibile il volo controllato su un altro pianeta, un momento storico tanto quanto il primo volo dei fratelli Wright il 17 dicembre 1903. Infatti, non casualmente, un frammento del tessuto che costituiva le ali del Wright Flyer è stato portato su Marte e si trova attualmente sotto il pannello solare dell’elicotterino.

Arriviamo così al 22 aprile, Sol 772, data del 51esimo e al momento ultimo volo confermato di Ingenuity.

Percorso del volo 51 e rispettive posizioni di rover ed elicottero. NASA/JPL-Caltech/Piras

In 137 secondi l’elicotterino si è spostato verso ovest di 188 metri, con un percorso a zig-zag che è probabilmente servito a eseguire alcune ricognizioni fotografiche. L’ipotesi è d’obbligo perché ancora meno immagini sono disponibili di questo volo. 10 fotogrammi ci consentono di ricostruire la sequenza di atterraggio, qui mostrata in tempo reale.

 

Una sola foto a colori è stata sinora resa disponibile, ma è senza dubbio una delle più belle mai scattate da Ingenuity. Pur elaborata in modo intenso per esaltarne i dettagli, ve la propongo a risoluzione originale (clic sull’immagine per il formato pieno).

Foto della camera RTE di Ingenuity scattata nel corso del volo 51. NASA/JPL-Caltech/Piras

Evidentissima, poco scostata dal centro dell’immagine, l’ombra proiettata dall’elicottero stesso. Risulta circondata da un alone luminoso, conseguenza del fenomeno ottico descritto con vari nomi tra cui opposition surge o effetto Seeliger. Vi rimando alle relative pagine Wikipedia per una migliore comprensione di questo affascinante gioco di luce.
In alto a sinistra una gradita sorpresa: Perseverance! È solo la seconda volta che Ingenuity riesce a fotografare il rover, la prima era stata in occasione del terzo volo il 27 aprile 2021. Si riescono anche a scorgere le tracce scure lasciate dalle sue ruote durante gli spostamenti dei precedenti Sol.
In basso al centro un frammento dello stadio EDL con cui rover ed elicottero sono atterrati su Marte oltre due anni fa. Molti detriti simili sono stati sparpagliati dal vento nella pianura del cratere Jezero, è la prima volta che uno di essi viene documentato così lontano dalla zona di atterraggio e a quota così elevata.

Alcuni dettagli dall’immagine scattata da Ingenuity. NASA/JPL-Caltech/Piras

In ultimo, ma non per importanza, un particolare così grande che potrebbe sfuggire all’osservazione: il grande cratere Belva che copre buona parte della porzione superiore dell’immagine con i suoi 900 metri di diametro.

Immagini e attività di Perseverance
Chiudiamo questo aggiornamento da Marte con il rover di Mars 2020. In queste settimane Perseverance sta esplorando e documentando per noi il versante occidentale del cratere più volte menzionato. Con una colossale sequenza di foto scattate dalle MastCam-Z possiamo immergerci quasi a 180° nei panorami di questa regione. Provo a mostrarveli con un mosaico da 225 Megapixel costituito da 226 singoli scatti (clic per la versione parzialmente ridotta ma comunque ad altissima risoluzione).

Il cratere Belva visto da Perseverance con la Right MastCam-Z, Sol 772. NASA/JPL-Caltech/Piras

Le ultime foto che abbiamo ricevuto da Perseverance sono del Sol 777, 28 aprile, e riguardano un’attività di abrasione su una roccia non lontana dal punto da cui ha scattato il panorama (per la precisione 114 metri più a nord).
Non è detto che a questa attività faccia seguito un prelievo, perché come abbiamo visto le fiale a disposizione sono limitate. I target scientifici dovranno quindi essere selezionati con grande rigore per disporre di una varietà quanto più possibile eterogenea di campioni.

Vediamo con due immagini e un breve video come si sia svolta questa attività nell’arco di due Sol. L’operazione di abrasione è durata 20 minuti, nel video è documentata a velocità 100x grazie alla sequenza di foto della Front HazCam Left A.

Left NavCam, Sol 775. NASA/JPL-Caltech/Piras

Left NavCam, Sol 777. NASA/JPL-Caltech/Piras

Anche per oggi è tutto da Marte, alla prossima!

Librazioni di Maggio 2023

Come promesso ecco le librazioni del mese di Maggio.

Librazioni di Maggio

(In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).

Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.

Librazioni Regione Nordovest – Nord:

  • 06 Maggio. Fase calante 15,80 giorni – Librazione ovest crateri Struve, Russel
  • 07 Maggio. Fase calante 16,80 giorni – Librazione ovest Sinus Iridum
  • 08 Maggio. Fase calante 17,88 giorni – Librazione cratere Xenophanes
  • 09 Maggio. Fase calante 18,92 giorni – Librazione nord cratere Pythagoras
  • 10 Maggio. Fase calante 19,80 giorni – Librazione Regione Polare Nord
  • 11 Maggio. Fase calante 20,84 giorni – Librazione Regione Polare Nord

Librazioni Regione Sudest-Sud

  • 22 Maggio. Fase crescente 03,19 giorni – Librazione sudest cratere Helmholtz
  • 23 Maggio. Fase crescente 04,14 giorni – Librazione sudest cratere Boguslawsky
  • 24 Maggio. Fase crescente 05,19 giorni – Librazione Regione Polare Sud

Note:

– Immagini “Librazioni “: Su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”.

–  Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp


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Il Cielo di Maggio 2023

Ci siamo! La stagione calda è alle porte e via con le osservazioni!

Le costellazioni da seguire e in cui perdersi alla caccia degli oggetti del profondo cielo saranno il Leone seppur solo in prima serata, il Drago e la Chioma di Berenice.

Per approfondire Le Costellazioni di Maggio 2023 a cura di Teresa Molinaro

I principali eventi di Maggio 2023

Data Orario Oggetto/i Evento
02/05/2023 00:19:15 Mercurio Congiunzione Inferiore
04/05/2023 02:32:17 Luna-Spica Congiunzione
04/05/2023 12:09:15 Mercurio Nodo Discendente
04/05/2023 22:56:30 Luna Nodo Discendente
05/05/2023 18:33:59 Luna Piena
06/05/2023 00:54:45 Massimo Acquaridi
07/05/2023 14:10:18 Luna-Antares Congiunzione
09/05/2023 22:26:31 Urano-Sole Congiunzione
10/05/2023 21:14:14 Marte-Polluce Congiunzione
11/05/2023 05:57:25 Luna Perigeo
12/05/2023 15:28:14 Luna Ultimo Quarto
13/05/2023 14:05:37 Luna-Saturno Congiunzione
14/05/2023 20:09:41 Mercurio Afelio
15/05/2023 02:24:44 Luna-Nettuno Congiunzione
15/05/2023 04:24:11 Mercurio Stazionario Moto Diretto
17/05/2023 14:15:42 Luna-Giove Congiunzione
17/05/2023 20:35:58 Luna Nodo Ascendente
18/05/2023 02:34:40 Luna-Mercurio Congiunzione
19/05/2023 01:22:12 Luna-Urano Congiunzione
19/05/2023 16:53:09 Luna Nuova
19/05/2023 19:26:47 Luna-Pleiadi Congiunzione
23/05/2023 13:10:07 Luna-Venere Congiunzione
24/05/2023 03:15:18 Luna-Polluce Congiunzione
24/05/2023 18:32:47 Luna-Marte Congiunzione
25/05/2023 04:44:33 Luna-Presepe Congiunzione
26/05/2023 02:38:40 Luna Apogeo
27/05/2023 01:09:05 Luna-Regolo Congiunzione
27/05/2023 16:22:02 Luna Primo Quarto
29/05/2023 06:19:06 Mercurio Massima Elongazione Ovest
30/05/2023 17:21:49 Venere-Polluce Congiunzione
31/05/2023 00:26:24 Marte Afelio
31/05/2023 11:41:33 Luna-Spica Congiunzione

Tutte le effemeridi del mese di Maggio 2023 sono disponibili in file csv

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Mercurio

01/05 Sorge: h 05:07 Tramonta: h 19:11

31/05 Sorge: h 03:40 Tramonta: h 17:22

Il mese di  maggio si apre per Mercurio con una bella congiunzione inferiore, il piccolo pianeta eclisserà il Sole in maniera parziale per quasi tutto il giorno. Uscirà dalla traiettoria praticamente già a sera inoltrata continuando quindi il suo cammino di anticipazione verso ovest già fino ad arrivare alla massima elongazione intorno alla fine del mese, il 29 per esattezza. Tentativi di ripresa solo all’alba ma attenzione, Mercurio sarà molto basso sull’orizzonte e concederà solo poco meno di un’ora per le riprese. Continua il cammino di avvicinamento a Giove.

Venere

01/05 Sorge: h 07:17 Tramonta: h 22:50

31/05 Sorge: h 07:49 Tramonta: h 23:02

Venere protagonista del mese di Marzo nel mese di Maggio non offrirà grandi spettacoli pur rimanendo alto nel cielo sempre nelle costellazione dei Gemelli quando intorno al finire del mese si troverà nei pressi di Castore e Polluce e in congiunzione con quest’ultima il 30. Continua il suo cammino di avvicinamento a Marte ma bisognerà aspettare ancora il mese di Giugno per apprezzarne la proiezione.

Marte

01/05 Sorge: h 09:21 Tramonta: h 00:35

31/05 Sorge: h 08:51 Tramonta: h 23:31

Il tragitto di Marte attraverso la costellazione dei Gemelli piuttosto tranquillo e privo di eventi degli di nota si arricchirà lievemente avvicinandosi a Polluce, stiamo comunque parlando di circa 7-8 gradi di distanza, ancora eccessivi per una vero spettacolo. Da segnalare il 31 Marte si troverà all’afelio, il punto più distante dal Sole durante le sua rivoluzione.

Giove

01/05 Sorge: h 04:37 Tramonta: h 17:49

31/05 Sorge: h 02:57 Tramonta: h 16:26

Dopo la congiunzione con il Sole del mese scorso Giove si dispone alla destra della stella, in direzione Giove anticipandone il sorgere e segnando definitivamente  la chiusura della finestra di osservazione nelle ore serali. Nei mesi a venire giove sarà osservabile sempre più facilmente nelle tarde ore notturne, inizialmente solo poco prima dell’alba per poi rendersi meglio disponibile. Alla fine del mese di Maggio il pianeta avrà anticipato il sorgere del Sole di circa un’ora e mezzo, apparendo sull’orizzonte ad Est intorno alla 4 del mattino.

Saturno

01/05 Sorge: h 02:42 Tramonta: h 13:28

31/05 Sorge: h 00:49 Tramonta: h 11:38

Come nel mese precedente Saturno che oramai ha anticipato la sua levata a poco dopo la mezzanotte nel finire del mese, un orario accettabile. Nel frattempo il giorno 13 Saturno e la Luna proveranno a ripetere lo spettacolo del mese precedente, avvicinandosi poco dopo il sorgere dei entrambi gli astri, più o meno, dopo le ore 03:00, stiamo parlando però già di 8° di distanza circa.

Urano

01/05 Sorge: h 05:32 Tramonta: h 19:44

31/05 Sorge: h 03:39 Tramonta: h 17:55

Nel mese di Maggio vedremo la posizione del pianeta spostarsi da Est del Sole ad Ovest dopo aver superato la congiunzione prevista per il giorno 9. Da questo giorno in poi il pianeta non sarà più visibile al tramonto ma dovremo volgere lo sguardo verso Est all’alba tanto che il giorno 19 si presenterà al mattino circa 30 minuti prima del Sole accompagnato da una invisibile Luna Nuova. Il Sole non sarà ancora sorto ma la luce dell’alba sarà dominante.

Nettuno

01/05 Sorge: h 03:31 Tramonta: h 15:18

31/05 Sorge: h 01:34 Tramonta: h 13:23

Rispetto al mese precedente per il pianeta più lontano del nostro Sistema Solare le condizioni di osservazione saranno migliorate grazie ad un sorgere sempre più in anticipo rispetto al Sole. Il pianeta sarà disponibile già a fine mese intorno all’01:30 di notte e il giorno e il 15 metterà a disposizione dei più volenterosi qualche ora prima dell’alba per una interessante congiunzione con una ancora piccola falce di Luna.

LUNA

La luna di maggio inizia con un crescendo. Al tramonto del Sole, poco dopo le 19 la Luna con diametro apparente di 32’ e magnitudine -11.29 si mostrerà a sud est ad un’altezza di 44° sull’orizzonte. Troppo forte ancora la luce del tramonto per delle belle osservazioni dovremo aspettare ancora qualche ora, almeno un paio per osservare i dettagli del nostro satellite. La porzione di superficie illuminata sarà pari a circa lo 0,84%. Avremo tutta la notte per osservare il nostro satellite che tramonterà subito dopo le 4:00 del mattino successivo. Lo stesso giorno la Luna sorgerà alle 20:23 3d avremo tutta la notte, fin oltre alle 4 del mattino per seguirla.

Nel crescere fino al plenilunio del 5 maggio, il giorno 4 maggio la Luna in fase di 13,1 giorni e Spica (Stella Alfa Virginis, mag. 1,04 nella costellazione della Vergine) alle ore 03:34 del 4 Maggio (Italia centrale) ad un’altezza di +17° mentre i due corpi avranno una separazione prospettica di 2°12’.

Non perderti l’articolo: Luna di Maggio 2023

COMETE

unico bersaglio 237P/LINEAR

Per approfondire: le comete di Maggio 2023 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

Per Maggio ci aspettano in opposizione (44) Nysa e (67) Asia
Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Maggio 2023 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese della Primavera, auspicando come sempre in cieli sereni.

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Maggio 2023 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Leggi tutti gli aggiornamenti sulle ultime Supernovae scoperte nell’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini

Cieli sereni a tutti!


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La Luna di Maggio 2023

E la luna bussò alle porte del buio
“Fammi entrare”, lui rispose di no
E la luna bussò dove c’era il silenzio
Ma una voce sguaiata disse “Non è più tempo”
Quindi spalancò le finestre del vento e se ne andò
A cercare un po’ più in là
Qualche cosa da fare
Dopo avere pianto un po’
Per un altro no, per un altro no
Che le disse il mare

di Bruno Mario Lavezzi / Daniele Pace / Oscar Avogadro

La luna di maggio inizia con un crescendo. Al tramonto del Sole, poco dopo le 19 la Luna con diametro apparente di 32’ e magnitudine -11.29 si mostrerà a sud est ad un’altezza di 44° sull’orizzonte. Troppo forte ancora la luce del tramonto per delle belle osservazioni dovremo aspettare ancora qualche ora, almeno un paio per osservare i dettagli del nostro satellite. La porzione di superficie illuminata sarà pari a circa lo 0,84%. Avremo tutta la notte per osservare il nostro satellite che tramonterà subito dopo le 4:00 del mattino successivo. Lo stesso giorno la Luna sorgerà alle 20:23 3d avremo tutta la notte, fin oltre alle 4 del mattino per seguirla.

Nel crescere fino al plenilunio del 5 maggio, il giorno 4 maggio la Luna in fase di 13,1 giorni e Spica (Stella Alfa Virginis, mag. 1,04 nella costellazione della Vergine) alle ore 03:34 del 4 Maggio (Italia centrale) ad un’altezza di +17° mentre i due corpi avranno una separazione prospettica di 2°12’.

La Luna piena, come già anticipato arriverà il giorno 5 alle 19:34 quando sarà ancora sotto l’orizzonte ma comunque da li a breve, alle 20 3 23 infatti la vedremo spuntare ad Est e potremo ammirarla fino alla mattina successiva ben dopo le 5. Alle 21 la magnitudine darà di -12,64.

Inizia quindi la fase di discesa che ci condurrà fino all’ultimo quarto il 12 maggio alle ore 16:28, attenzione durante questi giorni la Luna ritarderà sempre di più il suo sorgere tanto che proprio il 12 non sarà visibile prima delle 02 e 40 del mattino successivo. Insomma sempre più complicato riprenderne i dettagli di superficie. Non dimentichiamo infatti che le notti si stanno accorciando e per il 13 il sorgere del Sole è previsto già alla 05:52. Per chi volesse provare la luminosità sarà di soli -9.72. Frazione illuminata 0.43%

Il nostro satellite in fase di 24,8 giorni ed il pianeta Nettuno si avvicineranno prospetticamente fino ad una separazione di 2°12’ la notte del 15 Maggio alle ore 03:27 (Italia centrale) ma in quel momento saranno a -4°41’ sotto l’orizzonte. Per osservare questa congiunzione basterà attendere alle ore 03:50 il sorgere della Luna.

Il 17 Maggio potremo assistere ad una spettacolare occultazione in orario diurno fra la Luna in fase di 27,4 giorni ed il pianeta Giove ad un’altezza di +20° circa. Dall’Italia Centrale l’occultazione avrà inizio alle ore 12:14 quando Giove si porterà lentamente dietro alla Luna mentre alle ore 16:14 il gigante gassoso apparirà quasi completamente occultato dal nostro satellite. Purtroppo l’egresso di Giove dall’occultazione avverrà mentre la Luna si appresterà a tramontare, infatti alle ore 18:14 questa scenderà sotto l’orizzonte. Notare che su tutto veglierà il pianeta Mercurio alla distanza di circa 6°. Anche in questo caso sarà importante considerare che il Sole si troverà alla distanza circa 26° attuando ogni precauzione al fine di prevenire danni permanenti alla propria vista. L’applicazione di un filtro IR Pass sull’oculare o sulla camera di acquisizione contribuirà a scurire il fondo cielo facilitando l’individuazione di Luna e Giove.

Siamo quindi alla Luna Nuova il 19 maggio alle ore 17:53 già tramontata ma comunque nelle ore precedenti troppo vicina al Sole.

Ancora una congiunzione in orario diurno con protagonisti questa volta la Luna in fase di 3,7 giorni e Venere che alle ore 14:09 del 23 Maggio (Italia centrale) si avvicineranno prospetticamente fino a 02°10’ ad un’altezza di +58° ma con l’ingombrante presenza del Sole che dominerà alla distanza di circa 45°. Come nei casi sopra citati risulterà di fondamentale importanza attuare ogni precauzione per evitare danni permanenti alla vista.

La Luna in fase di 4,8 giorni incontrerà il pianeta Marte alle ore 19:35 del 24 Maggio (Italia Centrale) ad un’altezza di +57° e con una separazione di circa 3°34’, mentre il Sole (altezza +8°) si starà avviando al tramonto previsto per le ore 20:30.

Il 27 Maggio alle ore 02:10 congiunzione fra la Luna (in fase di 6,8 giorni) e Regolo, la stella Alfa Leonis, di magnitudine 1,40 situata nella costellazione del Leone mentre questi due oggetti saranno appena sotto l’orizzonte separati da circa 4°, essendo il nostro satellite ormai tramontato alle ore 02:00 (Italia centrale). Basterà pertanto anticipare leggermente l’eventuale osservazione considerando che Regolo tramonterà alle ore 01:50 mentre la Luna scenderà sotto l’orizzonte alle ore 02:00. Sempre il 27 la Luna sarà al primo quarto alle 17:22.

Le librazioni di Maggio saranno pubblicate con qualche giorno di ritardo.

–  Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp


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Mondi in miniatura – Asteroidi, Maggio 2023

GLI ASTEROIDI DI MAGGIO

(44) Nysa è asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.380 giorni (3.78 anni) ad una distanza compresa tra le 2.06 e le 2.78 unità astronomiche (rispettivamente, 308.171.614 Km al perielio e 415.882.081 Km all’afelio).

Deve il suo nome alla mitica montagna di Nysa alle cui Ninfe fu affidato il compito di allevare il piccolo Dioniso. Scoperto dall’astronomo Hermann Goldschmidt il 27 Maggio 1857, questo grande asteoride é il membro principale della famiglia Nysa ed è stato oggetto di studio da parte della missione Hayabusa nel 2003 e della missione Dawn nel 2018. (44) Nysa sarà in opposizione il 21 di Maggio, momento nel quale raggiungerà la magnitudine 10.3. Il suo moto sarà di 0,63 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (44) Nysa trasformarsi in una bella striscia luminosa di 25 secondi d’arco.

https://www.spacereference.org/

(67) Asia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.380 giorni (3.78 anni) ad una distanza compresa tra le 1.97 e le 2.87 unità astronomiche (rispettivamente, 294.707.805 Km al perielio e 429.345.889 Km all’afelio). Scoperto da  Norman Robert Pogson il 17 Aprile 1861, fu così battezzato in quanto primo asteroide ad essere scoperto dal continente Asiatico. (67) Asia sarà in opposizione 26 di Maggio quando raggiungerà magnitudine 11.  Il suo moto sarà di 0,63 secondi d’arco al minuto, quindi per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini, anche in questo caso potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (67) Asia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 25 secondi d’arco.

https://www.spacereference.org/

Marzo Iozzi è membri di GRAM Gruppo Astrofili Montelupo Fiorentino


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SUPERNOVAE: aggiornamenti Maggio 2023

RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 110

 

Questo 2023 sembra essere, senza ombra di dubbio, l’anno degli astrofili cinesi del programma XOSS capitanati da Xing Gao.

In questi primi quattro mesi hanno messo a segno ben 10 scoperte di supernovae, riuscendo ad eludere lo strapotere dei programmi professionali di ricerca supernovae. Anche se si tratta di transiente molto deboli ed ubicati in anonime galassie, con queste nuove scoperte il team di XOSS raggiunge quota 76 e si posiziona al settimo posto della Top Ten mondiale scavalcando il nostro Emiliano Mazzoni a quota 70, l’astrofilo inglese Mark Armstrong fermo da anni a quota 73 e raggiungendo anche il principale scopritore italiano di supernovae, il nostro Fabrizio Ciabattari, appunto a quota 76, che purtroppo molto presto sarà scalzato dalla settima posizione.

Nei mesi precedenti non abbiamo analizzato le supernovae cinesi perché come abbiamo detto erano “esteticamente” di poco interesse, però questo mese vogliamo soffermare la nostra attenzione sulla loro scoperta della SN2023eoc perché posizionata in un interessante campo ricco di galassie.

 

1) Immagine della SN2023eoc ripresa dall’astrofilo francese Robert Cazilhac con un telescopio C14 da 35cm F.11 somma di 250 immagini da 10 secondi.

Questa supernova è stato individuata a mag.+17,4 la notte del 4 aprile in un’anonima galassia posta nella costellazione del Drago a circa 480 milioni di anni luce di distanza. Questa piccola galassia anonima è situata molto vicino (ad Est) ad un interessante galassia denominata NGC6090, che ricorda come aspetto la coppia di galassie conosciute come Antenne Galaxies o Arp 244 dal famoso catalogo di galassie interagenti e pecuniari redatto 1966 dall’astronomo statunitense Halton Arp. NGC6090 è costituita da due galassie interagenti poste a circa 410 milioni di distanza, che stranamente Halton Arp non ha inserito nel suo catalogo, che comprende ben 338 galassie peculiari. Ad Ovest della galassia ospite abbiamo invece la galassia ellittica PGC57421 posta alla solita distanza (410 milioni di anni luce) di NGC6090 con la quale forse in passato ha interagito a livello gravitazionale. A completare queste interessante ed esteticamente piacevole quadretto, troviamo la galassia a spirale UGC10261 posta ad Ovest della galassia PGC57421. La vicinanza di UGC10261 alle altre due galassie è in realtà solo prospettica, perché UGC10261 si trova posizionata molto più distante a circa 870 milioni di anni luce.

Stessa immagine della SN2023eoc ripresa dall’astrofilo francese Robert Cazilhac con evidenziati i nomi delle tre galassie principali presenti nel campo di ripresa

Apparentemente le tre galassie principali di questo campo si assomigliano come diametro angolare: NGC6090 ha un diametro di circa 50.000 anni luce, PGC57421 ha un diametro di circa 40.000 anni luce, invece UGC10261, che è posta molto più lontana, è una grande galassia, un “mostro” di circa 300.000 anni luce di diametro, circa tre volte la nostra Via Lattea.

Bella immagine a colori delle tre galassie NGC6090 – PGC57421 – UGC10261 ripresa nel 2015 dall’astrofilo americano Rick J. con un telescopio LX200R da 35cm F.10 e CCD STL-11000XM. Tempi di posa: L=10×4 minuti, RG=2×10 minuti, B=4×10 minuti

Dopo esserci soffermati sulla descrizione di questo campo di galassie, torniamo alla supernova cinese il cui spettro è stato ottenuto nella notte del 7 aprile dagli astronomi cinesi del Yunnan Observatory, con il Lijiang Telescope da 2,4 metri.

3) Xing Gao all’interno dell’Osservatorio Xingming

La SN2023eoc è una giovane supernova di tipo Ia, scoperta circa 9 giorni prima del massimo di luminosità, con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiano ad una velocità di circa 17.000 km/s. La supernova è infatti aumentata di luminosità fino a raggiungere il massimo a mag.+16 intorno alla metà di aprile. Abbiamo quindi la possibilità di riprendere un bel trittico di galassie, di svariate morfologie, con una relativamente brillante supernova che sovrasta di gran lunga in luminosità la piccola galassia anonima che la ospita.

Trovi tutti gli eventi osservabili e dell’ultimo mese nella sezione: Il Cielo del Mese


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Le Costellazioni di Maggio 2023

Se tu vuoi bene a un fiore che sta in una stella, è dolce, la notte, guardare il cielo. Tutte le stelle sono fiorite.

“Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry

Nelle sere di primavera c’è tutta l’attesa del cielo d’estate: sulla volta celeste, nel mese di maggio, è un fiorire di costellazioni note che, una dopo l’altra, possiamo cogliere con i nostri occhi e immortalare con gli strumenti a nostra disposizione.

Prima però di dare di accogliere gli asterismi che ci accompagneranno nelle notti più calde, vogliamo salutare all’orizzonte, oramai verso ovest la ricca costellazione del Leone.

Tra la debole costellazione del Cancro e quella della Vergine si trova il Leone, figura celeste che tramontando sempre prima sta lasciando il passo alle costellazioni più autunnali.

Nei primi giorni del mese di maggio tuttavia, già dalle prime ore della sera, Leo sarà visibile proprio a Sud, per riconoscere sarà sufficiente trovare la tipica forma trapezoidale che la identifica, di cui la stella Regolo (alfa Leonis) costituisce uno dei suoi vertici (quello orientato a Sud-Ovest).

Regolo è un sistema stellare composto da quattro stelle divise in due coppie; con la sua magnitudine +1,40 è la ventunesima stella più luminosa del cielo notturno. Dista circa 79 anni luce da noi e la sua vicinanza all’Equatore celeste fa sì che possa essere osservata da tutte le aree popolate della Terra.

Con il suo colore bianco-azzurro, Regolo è facilmente individuabile nelle serate primaverili: insieme ad altre stelle della costellazione del Leone, alfa Leonis va a comporre un asterismo chiamato Falce.

Si tratta di un asterismo molto brillante noto anche come Falce Leonina, la cui forma richiama appunto quella dell’oggetto di cui porta il nome.

Il vertice Sud-Orientale della figura del Leone è costituito dalla stella Denebola, che rappresenta la coda dell’animale: è una delle stelle più vicine a noi, trovandosi a 36 anni luce di distanza; con la sua luce bianca è circa 17 volte più luminosa del Sole.

Denebola è una stella variabile della tipologia Delta Scuti, con una luminosità che varia leggermente nel giro di poche ore.

Da studi cinematici risulta che Denebola potrebbe essere una componente di un’associazione stellare di cui fanno parte anche Alpha Pictoris, Beta Canis Minoris e l’ammasso aperto IC 2391.

GLI OGGETTI DEL PROFONDO CIELO NELLA COSTELLAZIONE DEL LEONE

La costellazione del Leone ospita diversi oggetti non stellari come le galassie M65, M66, M105 e NGC 2903. Quest’ultima, oltre ad essere una galassia a spirale barrata, è anche l’oggetto più brillante della costellazione. Inoltre, visibile anche attraverso un piccolo telescopio, vi è la grande galassia ellittica NGC 3607.

Le Galassie M66, M65 e NGC 3628  formano il Tripletto del Leone, che si trova a 35 milioni di anni luce dalla Terra.

Tripletto ripreso da Salvo Lauricella

Entro i confini della costellazione sono stati scoperti anche diversi sistemi planetari: attorno alla nana rossa Gliese 436, posta a 33 anni luce dal Sole, orbita un pianeta la cui massa è simile a quella di Nettuno; vi è poi la stella HD 102272 attorno alla quale orbitano due pianeti di tipo gioviano.

LEONE NELLA MITOLOGIA

Nota già ai tempi dei Babilonesi per la sua identificazione con il Sole, poiché ospitava il Solstizio d’Estate, la costellazione del Leone è mitologicamente legata alla figura di Ercole.

Secondo il mito, la dea Era possedeva un famelico leone che tormentava il popolo di Nemea. Il leone, dotato di una spessa e invulnerabile pelliccia, sembrava essere immune a qualsiasi arma.

Leone ed Ercole Crediti: MARCO ANTONIO PRESTINARI

Nell’impresa di cacciarlo e ucciderlo vi riuscì solamente Ercole, che dopo aver sconfitto la feroce bestia, la scuoiò, indossando da quel momento la pelliccia impenetrabile del leone. La fierezza dell’animale fu tramutata in stelle da Zeus, che collocò la sua figura sulla volta celeste.

LA CHIOMA DI BERENICE

Tra la costellazione del Leone e quella del Boote vi è una piccola costellazione piena di significato mitologico: la Chioma di Berenice.

“Qui la deami pose, tra le antiche, stella nuova. Della Vergine e del fiero Leone tocco gli astri, nei pressi di Callisto Licaonia volgo al tramonto, dirigendo il corso dinanzi al lento Boote, che si immerge nell’Oceano profondo, a stento tardi”.

Nella poesia di Catullo (carme 66) è sostanzialmente racchiusa la mappa stellare per individuare la Chioma di Berenice che, esprimendosi in prima persona, ci guida tra le costellazioni del Leone e del Boote passando per quella della Vergine per trovare finalmente gli astri che la compongono.

La costellazione non spicca di certo per luminosità poiché molte delle stelle che costituiscono l’oggetto sono membri di un ammasso aperto, uno dei più vicini a noi posto a soli 250 anni luce: si tratta di Mel 111 o Ammasso della Chioma di Berenice, oggetto visibile al meglio soprattutto attraverso un binocolo, il cui oculare è in grado di contenere meglio la visuale delle poche stelle che compongono l’ammasso.

Le sue stelle principali sono Diadem(α Comae Berenices), la seconda stella più luminosa della costellazione e β Comae Berenices: la prima è una stella binaria di magnitudine +4,32 che si trova a 60 anni luce di distanza dal sistema solare mentre la seconda, molto simile al nostro Sole, ha una magnitudine apparente 4,23.

Vi è infine la stella binaria Al Dafirah, che dall’arabo significa “treccia”.

OGGETTI NON STELLARI NELLA CHIOMA DI BERENICE

Uno degli oggetti deep sky più interessanti e amati dagli astrofili è sicuramente NGC 4565, nota come Galassia Ago: si tratta di una galassia a spirale distante circa 52 milioni di anni luce che ha la caratteristica di mostrarsi di taglio, favorendo così una dettagliata osservazione del suo nucleo e restituendoci delle immagini spettacolari attraverso le adeguate strumentazioni.

NGC4565 Galassia Ago Crediti Massimiliano Zulian latorredelsole.it

Un nuovo straordinario lavoro di Paolo Palma, inerente proprio alle costellazioni del Leone e della Chioma di Berenice, riguarda la realizzazione di due mosaici che presentano tutte le stelle fino alla sesta magnitudine riportate da Stellarium, più la debole e rossa R Leonis  per un totale di 120 astri.

Mosaico Chioma di Berenice e Leone Crediti Paolo Palma

 

CHIOMA DI BERENICE NELLA MITOLOGIA

Regina cirenaica di splendida bellezza, Berenice era la moglie del re egizio Tolomeo III: ella consacrò la sua fluente chioma, come pegno d’amore, alla dea Afrodite, affinché favorisse il ritorno di suo marito sano e salvo dalla guerra. Quando questi tornò trionfante e tutto intero, per la bella regina non restò altro che mantenere fede alla sua promessa: Berenice agghindò così i suoi capelli in un raccolto che poi tagliò e portò al tempio dedicato ad Afrodite.

Ma il giorno dopo di quel pegno d’amore non vi era traccia, qualcuno lo aveva trafugato e i sovrani andarono su tutte le furie: a calmare gli animi e a fare chiarezza intervenne Conone di Samo, un matematicoe astronomo dell’epoca il quale cercò di tranquillizzare i sovrani asserendo di aver trovato lui la chioma della regina, ma in un posto speciale, ovvero sulla volta celeste trasformata in luminose stelle.

Berenice CREDITI Rosalba Carriera

 

COSTELLAZIONE DEL DRAGO

Tra le costellazioni visibili durante il mese di maggio c’è quella circumpolare del Drago: si tratta di una figura situata tra l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore e Cefeo e risulta essere una delle più estese della volta celeste.

La parte immediatamente visibile della  costellazione è il quadrato dato dalle stelle che ne formano la testa, le cui due più brillanti sono Eltanin e Rastaban, rispettivamente Gamma Draconis e β Draconis; quest’ultima deriva dall’arabo (Al Rās al Thuʽbān) e significa “la testa del serpente”.

Il Drago non spicca certo per grande luminosità, in compenso vanta un buon numero di stelle doppie come ν Draconis e ο Draconis, risolvibili già con un discreto telescopio.

OGGETTI NON STELLARI

Proiettata nella costellazione del Drago vi è la nebulosa planetaria NGC 6543, detta anche Nebulosa Occhio di Gatto, scoperta da William Herschel nel 1786, la cui struttura è stata scandagliata dal Telescopio Spaziale Hubble, rivelando dettagli interessanti.

IL DRAGO NELLA MITOLOGIA

Il Drago trova riferimenti sia negli antichi popoli Sumeri e Babilonesi che nella mitologia greca, dove veniva configurato con Ladone, il guardiano delle mele d’oro.

Tutto ebbe inizio con il matrimonio di Giove e Giunone, i quali ricevettero come regalo di nozze dalla dea Gea (la Terra) un albero speciale, in grado di produrre mele d’oro.

Giunone lo fece piantare in giardino, ma l’albero era così prezioso che serviva qualcuno che lo sorvegliasse: così Giunone incaricò un terribile mostro, Ladone, con sembianze metà di donna e metà di serpente.

E qui entra in scena Ercole che venne convocato dal re di Micene, Euriseo, il quale gli affidò il compito di uccidere il mostro e trafugare l’albero dal giardino di Giunone; l’eroe prese alla lettera l’incarico e, giunto nel giardino e individuato il temibile mostro, scagliò una delle sue fatali frecce contro Ladone, che stramazzò a terra esanime.

Il Drago venne posto in cielo in ricordo di quell’impresa e fu sistemato attorno all’albero dai frutti d’oro, rappresentato dall’asse terrestre.

Per maggio è tutto, appuntamento al prossimo mese!

Segui gli eventi del mese in Il Cielo del Mese

Transiti ISS notevoli per il mese di Maggio 2023

La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante l’ultimo mese della primavera, auspicando come sempre in cieli sereni.

Il mese di maggio si presenta molto più interessante per i transiti, occhio agli appuntamenti di metà mese e del 29 particolarmente favorevoli per l’osservazione.

 

11 Maggio

Si inizierà il giorno 11 Maggio, dalle 05:10verso ONO alle 05:20 verso SE. Visibilità perfetta da tutta Italia, con magnitudine di picco a -3.8. Uno dei migliori transiti mattutini del mese, meteo permettendo.

12 Maggio

Si replica il 12 Maggio, dalle 04:20 alle 04:31, osservando da NO ad ESE. La ISS sarà ben visibile dal Centro Nord e regioni Adriatiche con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.4.

Un altro transito notevole si avrà alla sera del 12 Maggio, dalle 22:39 verso OSO alle 22:46 verso ESE. Visibilità migliore dal Centro Nord Italia con magnitudine di picco a -3.4.

13 Maggio

Ancora al 13 Maggio, nuovamente di sera, dalle 21:50 in direzione SO alle 22:01 in direzione NE. Questo sarà un nuovo transito ottimale per tutta Italia. Magnitudine massima di -3.9 per il miglior transito serale del mese.

14 Maggio

Il giorno dopo,14 Maggio, dalle 04:19 alle 04:29, da ONO a SE, avremo un nuovo transito apprezzabile principalmente dalle isole maggiori e dall’occidente italiano. Magnitudine massima a -3.7.

Sempre il 14 maggio, ma alla sera, dalle 21:01 alle 21:11, da SO ad ENE, nuovo transito notevole osservabile al meglio dal Sud Italia. Magnitudine di picco a -3.5.

16 Maggio

Il 16 Maggio, da OSO a NE, dalle 20:58 alle 21:09, la ISS attraverserà il cielo di tutta la nazione con una magnitudine massima di -3.4.

26 Maggio

Saltando di dieci giorni, al 26 Maggio, avremo un transito parziale dalle 22:25 alle 22:31, da NO ad E. Visibilità migliore dal Centro e dal Nord, con magnitudine massima a -3.5.

28 Maggio

Alla sera 28 Maggio, dalle 22:22 verso ONO alle 22:28 verso S, visibile al meglio dalle isole maggiori, un nuovo transito della Stazione Spaziale, con magnitudine massima a -3.4. Se osservata dal Centro, la ISS sarà vicina al pianeta Venere, basso all’orizzonte occidentale.

29 Maggio

L’ultimo transito notevole del mese sarà nuovamente perfetto per tutto il paese, il 29 Maggio. Dalle 21:32 alle 21:40, da NO aSE. Magnitudine di picco a -3.8 per il secondo miglior transito serale del mese.

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.


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Prima immagine di un buco nero che espelle un potente getto

Per la prima volta alcuni astronomi hanno osservato, nella stessa immagine, l'ombra del buco nero al centro della galassia Messier 87 (M87) e il potente getto da esso espulso. Le osservazioni sono state effettuate nel 2018 con i telescopi del GMVA (Global Millimeter VLBI Array), di ALMA ('Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), di cui l'ESO è partner, e del GLT (Greenland Telescope). Grazie a questa nuova immagine, gli astronomi possono capire meglio come riescano i buchi neri a lanciare getti così energetici.

La maggior parte delle galassie ospita nel proprio centro un buco nero supermassiccio. Si sa che i buchi neri inghiottono la materia nelle loro immediate vicinanze, ma essi possono anche lanciare potenti getti di materia che si estendono ben oltre la dimensione della galassia che li ospita. Capire come i buchi neri possano creare getti così enormi è un problema ormai annoso. “Sappiamo che i getti vengono espulsi dalla regione che circonda i buchi neri“, afferma Ru-Sen Lu dell’Osservatorio Astronomico di Shanghai in Cina, “ma non comprendiamo ancora del tutto come ciò effettivamente avvenga. Per studiarlo direttamente, dobbiamo osservare l’origine del getto il più vicino possibile al buco nero”.

La nuova immagine pubblicata oggi mostra esattamente questo per la prima volta: come la base del getto si connette con la materia che ruota intorno a un buco nero supermassiccio. L’oggetto osservato è la galassia M87, ubicata a 55 milioni di anni luce di distanza, nel nostro quartiere in senso cosmico, e ospite di un buco nero 6,5 miliardi di volte più massiccio del Sole. Osservazioni precedenti erano riuscite a fotografare separatamente la regione vicina al buco nero e il getto, ma questa è la prima volta che entrambe le strutture sono state osservate insieme. “Questa nuova immagine completa il quadro mostrando contemporaneamente la regione intorno al buco nero e il getto“, aggiunge Jae-Young Kim del Max-Planck-Institut für Radioastronomie in Germania.

L’immagine è stata ottenuta con GMVA, ALMA e GLT, che formano una rete di radiotelescopi sparsi in tutto il mondo in grado di lavorare insieme come un telescopio virtuale delle dimensioni della Terra. Una rete così grande può distinguere dettagli minutissimi nella regione attorno al buco nero di M87.

La nuova immagine mostra il getto che emerge dalla vicinanza del buco nero, così come quella che gli scienziati chiamano l’ombra del buco nero. Mentre la materia orbita intorno al buco nero, si riscalda ed emette luce. Il buco nero distorce e cattura parte di questa luce, creando una struttura ad anello intorno al buco nero visibile dalla Terra. La zona scura al centro dell’anello è l’ombra del buco nero, ripresa per la prima volta dall’EHT (Event Horizon Telescope o Telescopio dell’Orizzonte degli Eventi) nel 2017. Sia questa nuova immagine che quella di EHT combinano i dati ottenuti da diversi radiotelescopi in tutto il mondo, ma l’immagine pubblicata oggi mostra la luce radio emessa a una lunghezza d’onda maggiore di quella di EHT: 3,5 mm invece di 1,3 mm. “A questa lunghezza d’onda, possiamo vedere come il getto emerge dall’anello di emissione intorno al buco nero supermassiccio centrale“, conferma Thomas Krichbaum del Max-Planck-Institut für Radioastronomie.

La dimensione dell’anello come osservata dalla rete GMVA è circa il 50% più grande rispetto all’immagine dell’EHT. “Per comprendere l’origine fisica di questo anello più grande e più spesso, abbiamo dovuto utilizzare simulazioni numeriche per verificare diversi scenari“, spiega Keiichi Asada dell’Academia Sinica di Taiwan. I risultati suggeriscono che la nuova immagine riveli una maggior quantità di materiale in caduta verso il buco nero rispetto a quanto sia osservabile con l’EHT.

Queste nuove osservazioni del buco nero di M87 sono state condotte nel 2018 con il GMVA, formato da 14 radiotelescopi in Europa e Nord America. Inoltre, altre due strutture sono state collegate al GMVA: il Greenland Telescope e ALMA, di cui l’ESO è partner. ALMA è costituito da 66 antenne ubicate nel deserto cileno di Atacama e ha svolto un ruolo chiave in queste osservazioni. I dati raccolti da questi telescopi sparsi in tutto il mondo vengono combinati utilizzando una tecnica chiamata interferometria, che sincronizza i segnali presi da ogni singola struttura. Ma per catturare adeguatamente la vera forma di un oggetto astronomico è importante che i telescopi siano ben distribuiti su tutta la Terra. I telescopi di GMVA sono per lo più allineati da est a ovest, quindi l’aggiunta di ALMA nell’emisfero australe si è rivelata essenziale per catturare l’immagine del getto e dell’ombra del buco nero di M87. “Grazie all’ubicazione e alla sensibilità di ALMA, abbiamo potuto rivelare l’ombra del buco nero e nello stesso tempo vedere più in profondità l’emissione del getto“, spiega Lu.

Le prossime osservazioni con questa rete di telescopi continueranno a svelarci come i buchi neri supermassicci possano lanciare potenti getti. “Abbiamo in programma di osservare la regione intorno al buco nero al centro di M87 a diverse lunghezze d’onda nella banda radio per studiare ulteriormente l’emissione del getto“, racconta Eduardo Ros del Max-Planck-Institut für Radioastronomie. Le osservazioni simultanee dovrebbero permettere al gruppo di lavoro di districare i complicati processi che avvengono vicino al buco nero supermassiccio. “I prossimi anni saranno entusiasmanti, poiché potremo imparare di più su ciò che accade nei pressi di una delle regioni più misteriose dell’Universo“, conclude Ros.

Notizia originale: https://www.eso.org/public/italy/news/eso2305/

Le Comete di Maggio 2023

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IN ATTESA DI TEMPI MIGLIORI

Fase di stanca per quanto riguarda le comete. Dopo un inverno “frizzante” la primavera non porta infatti in dote nessun oggetto almeno discretamente luminoso. Occorre quindi accontentarsi di quel poco che passa il cielo di questo periodo.

 

237P/LINEAR

La cometa protagonista di maggio, appartenente alla famiglia delle gioviane, fu scoperta giusto ventuno anni fa (nel maggio del 2002) dal programma di ricerca LINEAR (Lincoln Near-Earth Asteroid Research) e fu scambiata per un asteroide. Solo successive osservazioni a distanza di qualche anno da parte del telescopio spaziale WISE ne rivelarono la vera identità. Sulla carta è l’oggetto più luminoso del mese. Scrivo “sulla carta” perché in aprile è risultata meno brillante del previsto, il che pone qualche dubbio rispetto alla luminosità preventivata che indica un valore di punta compreso tra la decima e l’undicesima grandezza. Staremo a vedere, anzi ad osservare la sua evoluzione mentre si muoverà tra il Sagittario e l’Aquila, osservabile in piena notte ad un’altezza discreta ma non eccessiva sull’orizzonte. Da annotarsi le date del 6 e 7 maggio, quando passerà a meno di mezzo grado dalla piccola nebulosa planetaria NGC 6818 e a circa un grado dalla galassia nana NGC 6822.

La cartina riporta la posizione della 237P/Linear alle 3.00 ora legale. Le stelle più deboli sono di undicesima magnitudine.

 


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Prima ricerca per il SuperBIT

La Nebulosa Tarantola ripresa dal Super Pressure Balloon Imaging Telescope (SuperBIT). Crediti: NASA/SuperBIT

Il Super-pressure Balloon-borne Imaging Telescope (SuperBIT) è un telescopio altamente stabilizzato e ad alta risoluzione che opera nella stratosfera tramite il sistema Super-pressure Balloon (SPB) della NASA. A 40 km di altitudine sul livello del mare, il pallone delle dimensioni di uno stadio di calcio trasporta SuperBIT in un ambiente suborbitale al di sopra del 99,2% dell’atmosfera terrestre per ottenere immagini di qualità spaziale.

Il pallone a super pressione della NASA è completamente gonfiato e pronto per il decollo dall’aeroporto di Wānaka, in Nuova Zelanda, nel 2017.

Come strumento di ricerca, l’obiettivo scientifico principale di SuperBIT è fornire informazioni sulla distribuzione della materia oscura negli ammassi di galassie e in tutta la struttura su larga scala dell’Universo. Come dimostrato da numerosi voli di prova, i dati del sondaggio generati da SuperBIT dovrebbero avere una qualità e un’efficienza di raccolta dei dati simili a quelli del telescopio spaziale Hubble, integrando al contempo i sondaggi di altri osservatori emergenti come il James Webb Space Telescope (JWST), l’ Osservatorio Vera C. Rubin e il telescopio spaziale romano Nancy Grace (precedentemente WFIRST).

SuperBIT a settembre 2019 in preparazione per il lancio. Crediti: Steven Benton, Princeton University

SuperBIT è un telescopio da 0,5 m, ad ampio campo, a diffrazione limitata, che opera all’interno della stratosfera per ottenere condizioni operative e prestazioni simili allo spazio. Con la sensibilità ottica dal vicino infrarosso (900 nm) al vicino ultravioletto (300 nm), SuperBIT mira a effettuare misurazioni precise di lenti gravitazionali deboli di ammassi di galassie al fine di dedurre la presenza e la relativa quantità di materia oscura in questi ammassi come anche la struttura su larga scala dell’Universo.

Per ottenere misurazioni di alta precisione da un ambiente in mongolfiera SuperBIT stabilizza il suo telescopio con una precisione inferiore al secondo d’arco (simile a una Steadicam a tre gradi di libertà) mentre l’ottica sofisticata stabilizza ulteriormente la fotocamera SuperBIT a < 50 milli-secondi d’arco. Un’utile analogia per questo livello di stabilità consiste nell’infilare un ago in cima alla CN Tower dall’isola centrale di Toronto (a circa 2,5 km di distanza) e impedire al filo di toccare i lati dell’ago per un massimo di 60 minuti. Questo livello di precisione, unito all’ottica a diffrazione limitata e a un ampio campo visivo di 0,5 gradi, consente a SuperBIT di intraprendere rilevamenti astronomici con una cadenza e una qualità che rivaleggia con il telescopio spaziale Hubble. In questo senso, uno degli obiettivi generali di sviluppo scientifico e tecnologico di SuperBIT è rendere le piattaforme astronomiche suborbitali accessibili alla comunità astronomica a una frazione del costo di un’equivalente piattaforma spaziale.

La Nebulosa Tarantola ripresa dal Super Pressure Balloon Imaging Telescope (SuperBIT). Crediti: NASA/SuperBIT

A pochi giorni dal suo volo del 16 aprile 2023, da Wānaka, in Nuova Zelanda, il SuperBIT ha catturato le sue prime immagini della Nebulosa Tarantola e delle Galassie Antenne.

La Nebulosa Tarantola è una grande regione di formazione stellare di idrogeno gassoso ionizzato che si trova a 161.000 anni luce dalla Terra nella Grande Nube di Magellano, e le sue turbolente nubi di gas e polvere sembrano turbinare tra le luminose stelle appena formate. La Nebulosa Tarantola è stata precedentemente catturata sia dal telescopio spaziale Hubble che dal telescopio spaziale James Webb.

Le Galassie Antennae riprese dal Super Pressure Balloon Imaging Telescope (SuperBIT). Crediti: NASA/SuperBIT

Le galassie Antenne, catalogate come NGC 4038 e NGC 4039, sono due grandi galassie che si scontrano a 60 milioni di anni luce di distanza verso la costellazione meridionale del Corvo. Le galassie sono state precedentemente catturate dal telescopio spaziale Hubble , dall’osservatorio a raggi X Chandra e dal telescopio spaziale Spitzer, ora in pensione. Un’immagine composita delle galassie combina i dati presi da tutti e tre i telescopi.

Le prime immagini di ricerca di SuperBIT di questo volo sono state rilasciate dalla Durham University qui . Il team SuperBIT è una collaborazione tra la NASA; Università di Durham, Regno Unito; l’Università di Toronto, Canada; e l’Università di Princeton nel New Jersey.

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Non solo gravità: Effetto Yarkovsky e Effetto YORP per gli asteroidi

Proprio come il pomeriggio è la parte più calda della giornata sulla Terra, la roccia spaziale sviluppa una regione calda che irradia luce infrarossa nella sua quantità massima durante il pomeriggio sull'asteroide. Quella radiazione infrarossa in uscita fornisce una spinta delicata ma decisa simile a un getto all'asteroide. La direzione della rotazione dell'asteroide determina se "pomeriggio" è avanti o indietro rispetto alla sua direzione di movimento. Se il punto caldo è in avanti rispetto alla direzione del movimento, la spinta a infrarossi rallenterà la velocità orbitale dell'asteroide e se il punto caldo è all'indietro rispetto alla direzione del movimento, accelererà il movimento orbitale. Questo effetto, nel tempo, può apportare un cambiamento significativo nell'orbita. Questo è chiamato Effetto Yarkovsky, dal nome dell'ingegnere che per primo lo identificò. Credito: A. Angelich, NRAO/AUI/NSF

Sebbene la gravità sia di gran lunga la forza dominante che influenza il movimento degli asteroidi nello spazio, esistono anche altre forze che esercitano un effetto misurabile sulle loro traiettorie. Nel complesso queste forze non gravitazionali sono relativamente piccole rispetto agli effetti della gravità, ma essendo esercitate per lunghi periodi di tempo possono avere un’influenza significativa: ad esempio, la forza esercitata dalla luce solare su di una superficie, nota come pressione della radiazione solare, nel tempo può far deviare un asteroide dal suo percorso.

Una delle più importanti tra le forze non gravitazionali è il cosiddetto effetto Yarkovsky.

L’effetto Yarkovsky è una forza di radiazione termica che deriva dal riscaldamento irregolare della superficie di un asteroide da parte del Sole. Mentre un asteroide ruota, un lato è rivolto verso il Sole, e questo lato si riscalda, mentre l’altro si raffredda. Questo riscaldamento irregolare crea un gradiente di temperatura sulla superficie dell’asteroide, che provoca l’emissione di radiazione termica dal lato riscaldato, impartendo una piccola quantità di spinta nella direzione opposta, con la direzione della spinta che dipende dall’asse di rotazione del corpo e dalla sua posizione nell’orbita.

L’effetto Yarkovsky è particolarmente importante per asteroidi e comete, poiché la loro massa ridotta comporta che l’effetto, benchè minimo, abbia un impatto significativo sul loro movimento.

Altre forze non gravitazionali includono l’effetto YORP, che nasce dall’interazione tra la rotazione di un asteroide, la sua forma, e il vento solare, che è un flusso di particelle cariche emesse dal Sole.

L’effetto YORP è un fenomeno che si verifica in piccoli asteroidi, con YORP che sta per “Yarkovsky–O’Keefe–Radzievskii–Paddack”, i cognomi dei quattro scienziati che per primi descrissero l’effetto nel 2003.

Mentre un asteroide ruota su se stesso, diverse parti della sua superficie si riscaldano e si raffreddano a velocità diverse a causa delle variazioni dell’angolo e dell’intensità della luce solare che colpisce la superficie irregolare del pianetino. Questo crea un gradiente di temperatura, che a sua volta crea una coppia, piccola ma misurabile, sull’asteroide.

Figure a e b che mostrano la spinta indotta diurnamente e stagionalmente, rispettivamente, dall’effetto Yarkovsky ed effetto Yorp Credit: University of Arizona

Se l’asteroide sta ruotando in una particolare direzione, questa coppia può fargli accelerare o rallentare la sua rotazione, a seconda dell’orientamento del gradiente di temperatura. Questo cambiamento nella velocità di rotazione può modificare la traiettoria dell’asteroide nel tempo, portando a una deriva nella sua posizione, così come può portare ad una redistribuzione del materiale sulla sua superficie e, in casi estremi, alla disgregazione parziale del pianetino.

Nel complesso, le forze non gravitazionali sono un fattore importante da considerare quando si studiano le dinamiche a lungo termine dei corpi minori nel nostro sistema solare, in quanto possono avere implicazioni significative per le loro orbite, la cui variazione, come adesso sappiamo, può comportare potenziali rischi di impatto con altri corpi, incluso il nostro pianeta Terra.

 

StarShip: la strada verso una nuova era

Il 20 aprile 2023 è stata una giornata storica per la SpaceX e per l’esplorazione spaziale. Per la prima volta, la Starship, il veicolo spaziale progettato per portare carichi ed equipaggi sulla Luna, su Marte e anche oltre, ha effettuato un lancio di prova dal sito di Boca Chica, in Texas. Il razzo, alto 50 metri e dotato di sei motori Raptor, ha raggiunto un’altitudine di circa 35 chilometri, fino a velocità superiori ai 1500 km/h, uno spettacolo entusiasmante e un’ascesa vertiginosa.

Il momento del lancio

Le riprese dalle numerose telecamere hanno tuttavia evidenziato che ben 6 dei 35 motori del Booster hanno presentato anomalie, risultando addirittura spenti dalle riprese delle telecamere. Un mal funzionamento che non poteva non avere conseguenze sul proseguimento della missione.

Motori spenti

All’altezza di circa 35 km infatti, poco prima della separazione dello stadio uno (il distaccamento della navicella dal booster) il razzo, già in posizione quasi orizzontale ha iniziato a una serie di manovre non previste compiendo addirittura dei giri su se stesso.

Traiettoria irregolare

Un minuto è trascorso da quando la missione è sembrata subito compromessa fino a quando i direttori di volo hanno deciso di abbandonare la missione innescando l’esplosione del razzo che in quel momento, dopo circa 4 minuti di test ed alla velocità di oltre 2000 km/h, stava pericolosamente dirigendosi verso terra.

L’esplosione è stata innescata proprio per evitare incidenti in caso di caduta libera al suolo.

Il momento dell’esplosione

Il test è stato di fatto un successo. Fino ad ora la SpaceX aveva testato la capacità solo della navicella di atterrare con successo in maniera verticale senza quindi il distruggersi nell’atmosfera, elemento chiave alla base del progetto infatti è il riutilizzo della navicella che consente di abbattere i costi. Il lancio avvenuto senza esplosione sula rampa e fino a raggiungere quasi all’altezza della messa in orbita è stato perfetto ed ha consentito la raccolta dei dati necessari per la messa a punto del programma fino al prossimo lancio destinato a portare StarShip in orbita in maniera sicura.

Ricordiamo che la StarShip è progettata per portare in orbita un equipaggio di almeno 100 persone e raggiungere Marte in maniera sicura. Quando la StarShip diverrà operativa a tutti gli effetti saremo di fronte a nuove potenzialità per l’esplorazione spaziale, una nuova era sta per iniziare.

 

Eclissi di Sole Ibrida: le testimonianze

Gli spettatori di Australia e Indonesia restano senza parole.

Il 20 aprile 2023 si è verificato un fenomeno astronomico molto raro: un’eclissi solare ibrida, che ha mostrato sia la fase totale che quella anulare a seconda del luogo di osservazione. Questo tipo di eclissi si produce quando la Luna si trova in una posizione tale da avere la stessa dimensione apparente del Sole, visto dalla Terra. L’ombra della Luna proiettata sul nostro pianeta ha creato uno spettacolo suggestivo, visibile soprattutto da Timor Est, Australia e Indonesia.

L’eclissi è iniziata alle 01:34 GMT (Greenwich Mean Time), ovvero le 3:34 ora italiana, e ha avuto una durata di circa cinque ore e mezza. La fase totale è durata poco più di un minuto e ha raggiunto il massimo alle 03:17 GMT. La fase anulare, invece, ha mostrato l’effetto dell’anello di fuoco, ovvero la parte esterna del Sole non coperta dalla Luna.

Meteo perfetto, nessuna nuvola, peccato che il luogo ideale fosse in acqua!

Il percorso seguito dall’eclisse

Credit: https://earthsky.org/

Per chi non ha potuto assistere dal vivo a questo evento eccezionale, sono disponibili in rete alcuni scatti che ne immortalano la bellezza. Ecco alcune testimonianze:

L’astronomo della NASA Henry Throop era tra quelli di Exmouth che applaudivano ad alta voce nell’oscurità.

“Non è incredibile? È così fantastico. È stato strabiliante. Era così nitido ed era così luminoso. Si poteva vedere la corona attorno al sole lì”, ha detto il residente di Washington visibilmente eccitato.

“È durato solo un minuto, ma è sembrato davvero tanto tempo. Non c’è nient’altro che puoi vedere che assomigli a questo. È stato semplicemente fantastico. Spettacolare. E poi potevi vedere Giove e Mercurio  durante il giorno, persino vedere Mercurio è piuttosto raro. Quindi è stato semplicemente fantastico”, ha aggiunto Throop.

Aaron Bunch/Immagine AAP tramite AP
Credito: AP Photo/Lorenio L.Pereira

 

Credito: Aaron Bunch/Immagine AAP tramite AP
Credito: AP Photo/Tatan Syuflana
Credito: AP Photo/Tatan Syuflana

Queste immagini testimoniano la magia di un fenomeno che si ripete solo poche volte ogni secolo e che ci ricorda la meraviglia dell’universo in cui viviamo.

Nasce HARP Science Citizen per ascoltare lo spazio

Nel 2007, la NASA ha lanciato cinque satelliti come parte della missione Time History of Events and Macroscale Interactions during Substorms, o THEMIS. Distribuito attraverso la magnetosfera, il veicolo spaziale THEMIS ha studiato come il plasma e l'energia che si muovono attraverso l'ambiente terrestre innescano diversi tipi di aurore (aurora boreale e australe). Nel 2010, due veicoli spaziali sono stati riassegnati per studiare l'ambiente della Luna, ma gli altri tre continuano a studiare la magnetosfera e le aurore terrestri. Credito: NASA/Goddard Space Flight Center Conceptual Image Lab

Il progetto HARP è un’iniziativa di citizen science che permette di ascoltare i suoni dello spazio generati dalle onde elettromagnetiche che si propagano nel plasma interplanetario. Queste onde sono normalmente inaudibili per l’orecchio umano, ma grazie a un processo di conversione chiamato audificazione, possono essere trasformate in suoni udibili.

L’ambiente magnetico terrestre è pieno di una sinfonia di suoni che non possiamo sentire. In tutto il nostro pianeta, le onde a frequenza ultrabassa compongono un’operetta cacofonica che ritrae la drammatica relazione tra la Terra e il sole.

Ora, un nuovo progetto di citizen science chiamato HARP – o Heliophysics Audified: Resonances in Plasmas – ha trasformato quelle onde un tempo sconosciute in fischi, scricchiolii e sibili udibili.

“Ciò che mi entusiasma di più del progetto HARP è la capacità dei cittadini scienziati di fare nuove scoperte nella ricerca eliofisica attraverso l’analisi audio”, ha affermato il ricercatore principale del progetto, Michael Hartinger, eliofisico presso lo Space Science Institute in Colorado. “Abbiamo bisogno del loro aiuto per comprendere schemi complessi nell’ambiente spaziale vicino alla Terra”.

Tra la Terra e il Sole, lo spazio non è veramente vuoto, ma è pieno di una zuppa di particelle cariche chiamate plasma. Questo plasma proviene dal Sole, espulso in un flusso costante chiamato vento solare e sporadicamente esploso in eruzioni solari. Quando questo plasma solare colpisce la Terra, fa vibrare le linee del campo magnetico e il plasma attorno alla Terra come le corde pizzicate di un’arpa, producendo onde a frequenza ultrabassa.

Nel 2007, la NASA ha lanciato cinque satelliti per volare attraverso l'”arpa” magnetica della Terra, la sua magnetosfera, come parte della missione THEMIS (Time History of Events and Macroscale Interactions during Substorms). Da allora, THEMIS ha raccolto una grande quantità di informazioni sulle onde del plasma attraverso la magnetosfera terrestre.

“THEMIS può campionare l’intera arpa”, ha detto Hartinger, “ed è là fuori da molto tempo, quindi ha raccolto molti dati”.

Tuttavia, le frequenze delle onde misurate da THEMIS sono troppo basse per essere udite dalle nostre orecchie. Quindi il team HARP li ha velocizzati per convertirli in onde sonore. Utilizzando uno strumento interattivo sviluppato dal team, puoi ascoltare queste onde e individuare le caratteristiche interessanti che senti nei suoni.

Il progetto HARP è stato lanciato da NASA nel 2023 e si basa sui dati raccolti dalle sonde spaziali STEREO, che orbitano intorno al Sole. Chiunque può partecipare al progetto HARP, ascoltando i suoni dello spazio e annotando le loro caratteristiche e le loro possibili fonti. Il progetto HARP ha lo scopo di coinvolgere il pubblico nella scienza eliofisica e di contribuire alla comprensione dei fenomeni spaziali che influenzano il clima spaziale e la vita sulla Terra.

Spirale del cielo dell’Alaska – evento raro ma spiegabile

In questa foto fornita da Christopher Hayden, una spirale azzurra simile a una galassia appare per alcuni minuti in mezzo all'aurora nei cieli dell'Alaska vicino a Fairbanks, sabato 15 aprile 2023. La spirale si è formata quando il carburante in eccesso che era stato rilasciato da un razzo SpaceX lanciato dalla California circa tre ore prima si è trasformato in ghiaccio, quindi il vapore acqueo ha riflesso la luce solare nell'atmosfera superiore. Credito: Christopher Hayden tramite Associated Press

La spirale che ha illuminato il cielo dell’Alaska sabato mattina 15 aprile 2023 è stata causata dal rilascio di carburante da parte di un razzo Falcon 9 della SpaceX, impegnato a portare in orbita diversi satelliti. Il carburante, ha reagito con l’atmosfera terrestre gelando e creando una scia luminosa e colorata che ha assunto la forma di una spirale.

La spirale è stata visibile per diversi minuti in un’ampia area dell’Alaska, tra cui Anchorage, Fairbanks e Juneau. Molti testimoni hanno immortalato il fenomeno con le loro fotocamere e smartphone, condividendo le immagini sui social media. Alcuni hanno pensato si trattasse di un’aurora boreale, altri di un’esplosione nucleare o di un segnale extraterrestre.

In realtà, la spiegazione è più semplice e scientifica. Il razzo Falcon 9, dopo aver raggiunto l’orbita e aver sganciato il modulo Dragon con il carico utile per la ISS, ha eseguito una manovra di deorbitazione per rientrare nell’atmosfera e autodistruggersi. Durante questa fase, ha rilasciato il carburante residuo per ridurre il peso e la velocità. Il carburante ha formato una nube che ha riflesso la luce solare, creando l’effetto visivo della spirale.

Questo tipo di fenomeno non è nuovo e si verifica occasionalmente quando i razzi rilasciano il carburante in orbita. Ad esempio, nel 2009 una spirale simile fu vista nei cieli della Norvegia, causata dal lancio di un missile russo Bulava. Anche in quel caso, ci furono molte speculazioni e teorie alternative sull’origine della spirale.

Qui a seguire un altro scatto questa volta immortalato da Mauna Kea alle Hawaii

Questa immagine tratta dal video fornito dal NAOJ e Asahi Shimbun, mostra una spirale che vortica nel cielo notturno dal Mauna Kea, la montagna più alta delle Hawaii. I ricercatori ritengono che mostri i postumi del lancio di un razzo SpaceX quando il razzo Falcon 9 dell’azienda ha inviato in orbita un satellite GPS. Le immagini sono state catturate il 18 gennaio 2023 da una telecamera al vertice del Mauna Kea fuori dal telescopio Subaru dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone. Credito: NAOJ e Asahi Shimbun tramite AP

 

StarShip ammiraglia SpaceX alla prova lancio

SpaceX, la società spaziale fondata da Elon Musk, sta per compiere un passo storico nella sua ambiziosa missione di portare l’umanità su Marte. Il 20 aprile, infatti, è previsto il primo test di volo della navicella STARSHIP in cima al razzo Super Heavy, il vettore più potente mai realizzato. Se tutto andrà bene, si tratterà della prima dimostrazione della capacità di SpaceX di lanciare e riportare a terra un veicolo spaziale completamente riutilizzabile e in grado di trasportare fino a 100 persone o 100 tonnellate di carico utile nello spazio profondo.

Il progetto Starship nasce dall’idea di Elon Musk di creare un sistema di trasporto interplanetario che possa rendere l’umanità una specie multiplanetaria.

L’obiettivo finale è quello di stabilire una colonia permanente su Marte, ma anche di esplorare altri mondi del Sistema Solare, come la Luna o le lune di Giove e Saturno. Per fare questo, SpaceX ha progettato una navicella spaziale versatile e modulare, che possa adattarsi a diverse missioni e destinazioni. Starship è composta da due elementi principali: il razzo Super Heavy, che fornisce la spinta necessaria per uscire dall’atmosfera terrestre, e la navicella Starship vera e propria, che ospita l’equipaggio e il carico utile.

Il razzo Super Heavy è alto circa 70 metri e ha un diametro di 9 metri. È dotato di 28 motori Raptor, i più avanzati al mondo, che possono generare una spinta totale di oltre 70 meganewton. Il razzo è in grado di sollevare circa 3.000 tonnellate al decollo e può essere riutilizzato più volte, atterrando verticalmente su una piattaforma apposita.

StarShip componente razzo. Crediti SpaceX

 

La navicella Starship è alta circa 50 metri e ha lo stesso diametro del razzo. È dotata di sei motori Raptor, tre per il volo atmosferico e tre per il volo spaziale. La navicella ha una capacità di 1.000 metri cubi, suddivisi in diversi compartimenti per l’equipaggio, il carico utile, i serbatoi e i sistemi di bordo. La navicella può anche essere configurata in diversi modi a seconda della missione: può trasportare passeggeri, satelliti, sonde, rover o materiali per la costruzione di basi spaziali. La navicella è anch’essa completamente riutilizzabile e può atterrare verticalmente su qualsiasi superficie solida.

StarShip navicella. Crediti: SpaceX

Il test del 19 aprile sarà il primo tentativo di lanciare e recuperare sia il razzo che la navicella. In precedenza, SpaceX aveva già condotto alcuni test con prototipi della sola navicella Starship, raggiungendo altitudini massime di circa 12 chilometri e dimostrando la capacità di controllare l’assetto durante la discesa. Tuttavia, nessuno dei prototest era riuscito ad atterrare intatto a causa di problemi tecnici o errori umani. Il test del 19 aprile sarà quindi una sfida molto più impegnativa e rischiosa, ma anche molto più significativa per il futuro del progetto Starship.

Se il test avrà successo, SpaceX avrà dimostrato al mondo che il suo sistema di trasporto interplanetario è fattibile e affidabile. Questo aprirà la strada a una serie di missioni sempre più ambiziose e importanti per la scienza e l’esplorazione spaziale. Tra queste anche il viaggio di ArtemisIII e il ritorno dell’Umanità sulla Luna.

Se il lancio avrà successo e StarShip fosse completamente riutilizzabile passeremo da costi di 10 milioni di euro circa per kilogrammo di peso in orbita a 100 euro. Decisamente un risparmio notevole.

Il lancio di Starship è ora previsto per il 20 aprile alle 14:00 BST (+1 ora in anticipo, UTC+01), 8:00 CT/ 9:00 ET/ 6:00 PT. La diretta streaming di SpaceX inizierà 45 minuti prima dell’orario di lancio previsto.

 

 

Rara Eclissi di Sole Ibrida il 20 aprile

Image Credit & Copyright: Left: Fred Espenak - Right: Stephan Heinsius

Come da norma è importante per Coelum essere subito ben chiari:

non si vedrà dall’Italia.

 

L’eclissi di Sole, così detta ibrida, è un evento raro ma partiamo dall’inizio.

Un’eclissi solare è un fenomeno astronomico che si verifica quando la Luna si interpone tra il Sole e la Terra, oscurando in tutto o in parte il disco solare. Questo avviene solo quando la Luna è in fase di luna nuova, cioè quando è allineata con il Sole e la Terra. A seconda della posizione della Luna rispetto al piano dell’orbita terrestre, si possono verificare tre tipi di eclissi solari: totale, parziale o anulare.

Un’eclissi solare totale si verifica quando la Luna copre completamente il disco solare, creando un effetto di buio e di spettacolare corona luminosa attorno alla Luna. Questo tipo di eclissi è visibile solo da una ristretta fascia della superficie terrestre, chiamata zona di totalità, dove la Luna proietta la sua ombra più scura (ombra). Un’eclissi solare parziale si verifica quando la Luna copre solo una parte del disco solare, creando un effetto di morso sul Sole. Questo tipo di eclissi è visibile da una zona più ampia della superficie terrestre, dove la Luna proietta la sua ombra più chiara (penombra). Un’eclissi solare anulare si verifica quando la Luna è più lontana dalla Terra e il suo diametro apparente è minore di quello del Sole, creando un effetto di anello luminoso attorno alla Luna. Questo tipo di eclissi è visibile solo da una stretta fascia della superficie terrestre, chiamata zona di anularità, dove la Luna proietta la sua ombra.

Un’eclissi solare ibrida è un caso particolare di eclissi solare che cambia da anulare a totale (o viceversa) a seconda del punto geografico di osservazione e della posizione della Luna sulla volta celeste. Questo avviene perché il diametro apparente della Luna varia leggermente durante il suo moto orbitale attorno alla Terra, e perché la superficie terrestre non è perfettamente sferica ma presenta delle irregolarità (montagne, valli, ecc.). Queste due condizioni fanno sì che in alcuni punti la Luna copra completamente il Sole (eclissi totale), mentre in altri punti lasci un anello luminoso (eclissi anulare).

La prossima eclissi solare ibrida avrà luogo il 20 aprile 2023 e sarà visibile da alcune regioni dell’Indonesia, dell’Australia, della Papua Nuova Guinea, delle Isole Salomone e del Cile. L’eclissi inizierà alle ore 18:17 UTC come eclissi anulare e terminerà alle ore 21:28 UTC come eclissi totale. La durata massima dell’eclissi totale sarà di 1 minuto e 16 secondi e si verificherà alle ore 19:53 UTC nel sud-est dell’Indonesia. La larghezza massima della zona di totalità sarà di 29 km e si verificherà alle ore 20:11 UTC nel nord-est dell’Australia.

NOTA BENE: Per osservare un’eclissi solare, di qualsiasi tipo essa sia, è necessario usare delle protezioni oculari adeguate, come occhiali appositi o filtri solari certificati, per evitare danni permanenti alla vista. Non si devono mai usare occhiali da sole normali, pellicole fotografiche, lastre radiografiche o altri materiali improvvisati.

Image Credit & Copyright: Left: Fred Espenak – Right: Stephan Heinsius

Le eclissi solari ibride sono eventi molto rari e affascinanti, che si verificano solo quando le condizioni geometriche e dinamiche sono particolarmente favorevoli. In questo secolo, si verificheranno in totale 224 eclissi solari, ma solo 7 saranno ibride. La prossima eclissi solare sarà visibile il 14 ottobre 2023 e sarà di tipo anulare, mentre per vedere la prossima eclissi solare ibrida bisognerà aspettare il 14 novembre 2031. Le eclissi solari ibride sono state osservate fin dall’antichità e hanno suscitato diverse reazioni nelle popolazioni che le hanno vissute, tra stupore, paura, meraviglia o venerazione. Alcune di esse sono state associate a eventi storici o mitologici significativi, come la nascita o la morte di re, eroi o profeti.

Una piccola curiosità del 19° secolo: il 28 maggio 1900 si verificò un’eclissi solare totale che fu visibile da gran parte del territorio italiano, in particolare dal nord-est. L’eclissi durò circa due minuti e mezzo e fu osservata da molti scienziati e astronomi, tra cui il famoso Guglielmo Marconi, che sfruttò l’occasione per condurre dei test sulla propagazione delle onde radio durante il fenomeno. Marconi riuscì a trasmettere dei segnali da una stazione a Bologna a una stazione a Bordighera, in Liguria, dimostrando che le onde radio non erano influenzate dall’eclissi.

Il Glossario di Astronomia su Coelum.com

 

In linea con gli standard qualitativi europei e nazionali in merito ai siti di informazione Coelum.com si dota di un glossario di termini integrato

L’accesso all’informazione avviene in maniera diretta e immediata durante la lettura di un qualsiasi articolo. Nello scorrere il testo infatti le parole di significato astronomico appariranno sottolineate con un leggero tratto. Al passaggio del mouse sulla parola il significato si mostrerà in automatico in forma di popup e si chiuderà automaticamente appena spostato il medesimo cursore.

In caso di utilizzo con smartphone il significato in forma pop up sarà mostrato solo in caso di tocco sul termine. Per la chiusura del pop up sarà sufficiente cliccare sulla x in alto a destra.

Nella pagina Glossario di Astronomia sono raccolti, in ordine alfabetico, molti dei termini di astronomia di uso comune.

Regolamento Concorso Lucky Coelum

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REGOLAMENTO INTEGRALE DEL CONCORSO A PREMI

“LUCKY COELUM”

 

SOGGETTO PROMOTORE

Visione Futuro srl con sede in Via F.lli Bandiera, 46 in Civitanova Marche 62012 MC p.iva 01988340434 con iscrizione alla Camera di Commercio numero MC-198345. Proprietaria del marchio registrato “Coelum Astronomia”.

 

DENOMINAZIONE

L’iniziativa è denominata “Lucky Coelum” ( di seguito anche “iniziativa” o “concorso”)

 

AREA DI DIFFUSIONE

Il Concorso si svolgerà su tutto il territorio nazionale e della Repubblica di San Marino (di seguito, “Territorio”), e sarà comunicato tramite materiale promo pubblicitario offline e online.

 

DESTINATARI

Potranno partecipare al Concorso tutte le persone fisiche maggiorenni, residenti o domiciliate all’interno del Territorio (di seguito “Destinatari”) al 20 settembre in regola con la sottoscrizione dell’abbonamento annuale (di seguito “Abbonati”).

 

FINALITA’

L’iniziativa ha la finalità di promuovere la sottoscrizione di nuovi abbonamenti o rinnovi alla versione cartacea della rivista Coelum Astronomia.

 

DURATA

La durata è prevista dal 16 luglio (ore 00 del 16 luglio 2023) con chiusura sottoscrizioni e scadenza concorso al 20 settembre 2023 ore 23:50. L’estrazione dei premi è prevista per il giorno martedì 26 settembre.

 

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

Tutti coloro che al 20 settembre, alla data di scadenza del concorso, potranno vantare un abbonamento attivo alla rivista Coelum Astronomia, ossia un abbonamento  a proprio nome alla versione cartacea di durata di un anno (abbonamento annuale per n°6 uscite).

L’abbonamento non dovrà necessariamente essere stato sottoscritto durante il periodo di durata dell’iniziativa, altresì potranno quindi partecipare anche coloro che hanno sottoscritto un abbonamento in data antecedente al 16 luglio 2023 purchè lo stesso non risulti scaduto.

Ogni abbonato potrà partecipare con uno o più abbonamenti a proprio nome.

 

 

ASSEGNAZIONE DEI PREMI

Fermo restando che il gestionale WooCommerce implementato nel sito ufficiale www.coelum.com unico canale di accesso alla sottoscrizione, associa ad ogni ordine un codice univoco (ID ordine) contestualmente alla sottoscrizione comunicato all’abbonato. Suddetto codice sarà inserito in apposita urna sigillata, in un’unica copia, senza duplicati o mancanze. Da tale urna, durante l’estrazione fissata al giorno 26 verranno estratti in maniera manuale tre numeri i quali corrisponderanno rispettivamente al primo, secondo e terzo premio. L’estrazione si svolgerà in maniera causale nel rispetto di uguali possibilità per ogni abbonato.

All’estrazione parteciperà un funzionario ad attestare il regolare svolgimento dell’assegnazione dei premi.

 

COMUNICAZIONE DI VINCITA

Il vincitore riceverà, entro i 3 gg successivi all’estrazione, una mail al proprio indirizzo comunicato in fase di sottoscrizione con indicato il premio e la modalità di ritiro.

 

PREMI

Unica estrazione al 26 settembre 2023:

  • Primo estratto premio in strumenti per osservazione astronomica del valore di euro 1700,00
  • Secondo estratto: premio in strumenti per osservazione astronomica del valore di euro 800,00
  • Terzo estratto: premio in strumenti per osservazione astronomica del valore di euro 500,00

 

La marca e il modello degli strumenti saranno valutati e comunicati alla data di inizio della promozione dell’iniziativa, a partire dal 1 luglio 2023.

 

NOTE SUI PREMI

Il Vincitore non può contestare il premio assegnato, né richiedere il valore corrispondente in denaro o il cambio/sostituzione per nessun motivo. Tuttavia, il Promotore, nel caso in cui non sia possibile consegnare il premio vinto per impossibilità sopravvenuta e/o per cause allo stesso non imputabili, si riserva il diritto di sostituire il premio annunciato con un altro di analoga o simile natura e di pari o maggior valore e comunque, laddove possibile, con caratteristiche analoghe o simili, in conformità alle previsioni di legge.

 

MONTEPREMI E CAUZIONE

Il montepremi del concorso è di euro 3.000,00 ( tremila euro Iva Inclusa)

A garanzia dei premi promessi è stata prestata cauzione (assicurativa o bancaria) in bollo o deposito cauzionale pari a 3000,00 €, con scadenza il 20/09/2024.

Il beneficiario della fideiussione sarà il MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

Dipartimento per l’Impresa e l’Internazionalizzazione

DGMCCVNT – Divisione XIX

Manifestazioni a premio Via Molise, 2 00187 ROMA

 

ONLUS

Alla conclusione del Concorso, i premi che, per qualsiasi motivo, non s Alla conclusione del Concorso, i premi che, per qualsiasi motivo, non siano stati richiesti e/o assegnati, ad esclusione dei premi espressamente rifiutati, saranno devoluti Fondazione Lega del Filo d’oro di Osimo  Via Linguetta 3, 60027 Osimo – AN Cod. fisc.80003150424.

iano stati richiesti e/o assegnati, ad esclusione dei premi espressamente rifiutati, saranno devoluti Fondazione Lega del Filo d’oro di Osimo  Via Linguetta 3, 60027 Osimo – AN Cod. fisc.80003150424.

 

COMUNICAZIONE

Il Concorso a premi sarà pubblicizzato tramite materiale promo pubblicitario offline e online, nonché attraverso le properties digitali della Visione Futuro srl e con tutti gli altri mezzi che il Promotore riterrà utili alla diffusione della conoscenza del Concorso stesso.

I messaggi pubblicitari saranno coerenti con il presente Regolamento.

Eventuali modifiche che dovessero essere apportate al Regolamento nel corso dello svolgimento del Concorso, nel rispetto dei diritti acquisiti, saranno preventivamente comunicate ai Destinatari con le medesime modalità di comunicazione riservate al presente Regolamento.

Una versione sempre aggiornata del presente Regolamento sarà disponibile in qualunque momento sul sito Internet WWW.COELUM.COM.

 

VARIE

La partecipazione al Concorso a premi comporta per i Destinatari l’accettazione incondizionata e totale delle regole e delle clausole contenute nel presente Regolamento senza limitazione alcuna. I

l Concorso si svolge in osservanza del D.P.R. 430/2001 e secondo le istruzioni indicate nella circolare 28 marzo 2002 n. 1/AMTC del Ministero delle Attività Produttive (ora Ministero dello Sviluppo Economico) e in tutti i successivi chiarimenti forniti dal predetto Ministero in materia di manifestazioni a premio.

Il Promotore dichiara di rinunciare alla facoltà di rivalsa nei confronti dei vincitori. Il Promotore non si assume alcuna responsabilità in caso di mancato recapito della comunicazione dell’avvenuta vincita e/o di altre eventuali comunicazioni effettuate ai vincitori e/o ai partecipanti, dovuta all’indicazione da parte dei Destinatari di dati errati e/o non aggiornati, a indirizzi e-mail inesistenti/errati, non disponibili o inseriti in una black-list, a mailbox piene o disabilitate, a server irraggiungibili, oppure a filtri antispam.

Il Promotore non si assume alcuna responsabilità per eventi ad esso non imputabili, quali a titolo esemplificativo e non esaustivo: problemi tecnici di qualunque tipo, come disfunzione o difficoltà riguardante gli strumenti tecnici, il computer, la linea telefonica, i cavi, l’elettronica, il software e l’hardware, la trasmissione e la connessione, il collegamento a internet, che possano impedire ai Destinatari di partecipare al presente Concorso.

Nel caso in cui si dovesse riscontrare che i vincitori abbiano utilizzato mezzi e strumenti fraudolenti o in violazione del normale svolgimento del Concorso, essi perderanno il diritto al premio. In tal caso, il Promotore si riserva il diritto di procedere, nei termini giudicati più opportuni, e nel rispetto delle leggi vigenti, per limitare e inibire ogni iniziativa avente lo scopo di frodare e/o aggirare, direttamente od indirettamente, il sistema ideato e la meccanica del Concorso. Il server su cui vengono effettuate la registrazione dei dati e la gestione delle partecipazioni è ubicato in Italia.

Civitanova Marche30.06.2023

L’Europa lancia con successo la missione JUICE per studiare le lune ghiacciate di Giove

Juice dell’ESA parte alla ricerca dei segreti delle lune ghiacciate di Giove

 

Il Jupiter Icy Moons Explorer (Juice) dell’ESA è decollato con un razzo Ariane 5 dallo spazioporto europeo nella Guyana francese alle 14:14 CEST del 14 aprile. Il successo del lancio segna l’inizio di un ambizioso viaggio per scoprire i segreti dei mondi oceanici attorno al gigantesco pianeta Giove.

Dopo il lancio e la separazione dal razzo, l’ESOC (European Space Operations Centre) dell’ESA a Darmstadt, in Germania, ha confermato l’acquisizione del segnale tramite la stazione di terra di New Norcia in Australia alle 15:04 CEST. I vasti pannelli solari lunghi 27 m del veicolo spaziale si sono dispiegati nelle loro distintive forme a croce alle 15:33 CEST, assicurando a Juice il viaggio verso il Sistema Solare esterno. Il completamento di questa operazione critica ha segnato il successo definitivo del lancio.

“L’ESA, con i suoi partner internazionali, è in viaggio verso Giove”, afferma il direttore generale dell’ESA Josef Aschbacher. “Lo spettacolare lancio di Juice porta con sé la visione e l’ambizione di coloro che hanno concepito la missione decenni fa, l’abilità e la passione di tutti coloro che hanno costruito questa incredibile macchina, la spinta del nostro team delle operazioni di volo e la curiosità della comunità scientifica globale. Insieme, continueremo a spingere i confini della scienza e dell’esplorazione per rispondere alle più grandi domande dell’umanità”.

Giove,  che brilla luminoso nel cielo notturno, ha suscitato fascino sin da quando i nostri antichi antenati hanno alzato lo sguardo per la prima volta. L’astronomo Galileo Galilei mise a fuoco Giove nel 1610, osservando per la prima volta il pianeta attraverso un telescopio e scoprendo le sue lune orbitanti. Le sue osservazioni hanno ribaltato l’idea di lunga data che tutto nei cieli ruotasse attorno alla Terra. Secoli dopo, Juice –  che porta una targa commemorativa in onore delle scoperte di Galileo  – vedrà Giove e le sue lune in un modo che Galileo non avrebbe nemmeno potuto sognare.

Grazie all’eredità delle  precedenti missioni su Giove,  sappiamo che tre delle lune più grandi del pianeta – Europa, Ganimede e Callisto – contengono quantità di acqua sepolte sotto la loro superficie in volumi molto maggiori di quelli degli oceani terrestri. Queste lune delle dimensioni di un pianeta ci offrono indizi allettanti che potrebbero esistere condizioni per la vita diverse, e Juice è attrezzata per avvicinarci di un passo alla risposta a questa affascinante domanda.

Juice è l’ultima missione in ordine cronologico di scienze spaziali dell’ESA a essere lanciata su un Ariane 5, in una lunga eredità  che parte dal 1999 con il lancio di XMM-Newton, che è ancora oggi in funzione, e più recentemente, la NASA/ESA/CSA James Webb Telescopio spaziale nel 2021.

“Che magnifica dimostrazione della capacità dell’Europa di sognare in grande e fornire risultati all’altezza”, afferma Daniel Neuenschwander, direttore del trasporto spaziale dell’ESA. “Possiamo tutti essere orgogliosi di Ariane 5 per aver reso possibili missioni come Juice e aver stabilito uno standard così elevato per la nostra nuova generazione di sistemi di lancio”.

Nelle prossime due settimane e mezzo Juice dispiegherà le sue varie antenne e bracci strumentali, tra cui l’antenna radar lunga 16 m, il braccio magnetometrico lungo 10,6 m e vari altri strumenti che studieranno l’ambiente di Giove e il sottosuolo del ghiacciaio lune.

Una crociera di otto anni con quattro sorvoli assistiti dalla gravità sulla Terra e su Venere lancerà la navicella spaziale verso il Sistema Solare esterno. Il primo sorvolo nell’aprile 2024 segnerà prima un’esplorazione spaziale.

Fonte ESA

Per sapere di più leggi Coelum Astronomia n°260 pag. 18 – Sistema Solare – I Satelliti di Giove e la missione Juice

DOBSON.. una storia infinita!

C’era una volta un bambino che alzava lo sguardo al cielo e sognava di veleggiare tra pianeti e nebulose, a cavallo di un telescopio.

Non cominciano così tutte le storie di noi astrofili?

Il mio primo strumento fu un rifrattore giocattolo da 60mm con cui provai le prime ineguagliabili emozioni, poi arrivò il classico newtoniano da 114 della Konus— sì, proprio lui… quello arancione! — che mi permise di effettuare osservazioni più “serie” e profonde, annotate in un brogliaccio che ancora oggi conservo come una reliquia sacra.

E il sogno non era finito. Nel 1991 chiesi e ottenni dai miei genitori un (per allora) ambitissimo Schmidt-Cassegrain Meade 2080 da 20 cm, e da quel momento mi lanciai in una fase nuova del mio percorso di astrofilo, concentrandomi sullo studio sistematico dei pianeti e del deepsky, in qualità di socio dell’UAI.

Maramonte Dobson

Ma, come si sa, non ci si accontenta mai e per anni, nonostante la gioia delle visioni che mi regalava il Meade, sfogliai fino a consumarle le pagine del mitico catalogo Miotti su cui, tra gli altri, facevano bella mostra di sé i Dobson Meade Starfinder di dimensioni ragguardevoli per l’epoca. In particolare accarezzavo il desiderio di possedere la versione da 16” e mi divertivo a fantasticare sulle meraviglie cosmiche che un tale secchio di luce avrebbe potuto mostrarmi.

Tuttavia, dovette passare molta acqua sotto i ponti prima di acquistarne uno. Il momento giunse improvviso. A un certo punto avvertii pressante l’esigenza di fare il salto di diametro, causa l’ormai ventennale assuefazione alle immagini fornite dal 20 cm, che pure mi aveva dato grandissime soddisfazioni (e continua a darmene, nonostante i suoi 30 anni e più di onorato servizio!).

Ad aprile del 2006 risposi a un annuncio su una rivista cartacea per cogliere al volo un autentico affarone. Un privato marchigiano vendeva un dobson a tralicci in alluminio a un prezzo irrisorio. Mi fiondai in loco ed ebbi la prima sorpresa. Nonostante avessi visionato qualche foto via mail, il telescopio si presentò in tutta la sua atipicità: era formato da un unico grosso “tubo” scoperto suddiviso in due tronconi di tralicci, uno per il supporto del secondario e uno per la cella del primario (fig. 1 e 2). Il primario, oltretutto, era un massiccio blocco da 44 cm di diametro formato da due dischi di vetro incollati tra loro con qualcosa di simile a un mastice (fig.3 e 3bis). La struttura con i tralicci, poi, poggiava su una massiccia forcella a sua volta avvitata a una pesante base di legno ricavata dall’anta di un armadio!

La gioia dell’acquisto si trasformò ben presto in perplessità per l’inquietante prospettiva di gestire con affanno un tale mastodonte, soprattutto pensando che non potevo beneficiare di una postazione fissa e quindi, come moltissimi astrofili, ero costretto a vagabondare di notte per raggiungere siti osservativi adatti a strumenti del genere.

Procedetti comunque all’acquisto e affrontai un primo spinoso problema: come stipare i due tronconi, lo specchio, la base e la forcella in una Alfa Romeo 156, il cui abitacolo non era propriamente il vano di carico di un furgone. Non conservo testimonianze fotografiche del trasporto, ma posso dire che furono 430 chilometri di contorsioni, tribolazioni e ansie per le sorti delle ottiche e… dell’incolumità mia e dell’automobile.

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Usai il dobson così com’era per un anno e i miei timori furono confermati: lo strumento aveva una gestibilità assai difficoltosa, nonostante la comodità di poterlo manovrare con fluidità, grazie all’ingegnoso innesto di cuscinetti a sfera sui bracci della montatura altazimutale. Inoltre, ahimè, scoprii un altro inconveniente. Le immagini che lo specchio restituiva non mi convincevano affatto. I dischi stellari, in intra ed extra focale, erano diversi e le stelle apparivano contornate da un alone composto da una folta raggiera luminosa. Ciò palesava la presenza di difetti importanti quali stigmatismo e aberrazione sferica. Provai ad agire maniacalmente sulla collimazione, sull’ortogonalità del focheggiatore e su altre variabili ma la situazione non migliorò. Mi sorse il tremendo sospetto che la lavorazione del blank non fosse stata effettuata a regola d’arte, però non avevo competenze tecniche per accertarlo.

Mi rivolsi a un artigiano del Sud Italia. Mi recai presso il suo laboratorio e insieme a lui feci alcune importanti verifiche. In quell’occasione concluse che il deterioramento delle immagini fosse imputabile alle tensioni provocate dalla colla tra i due dischi di vetro. Mi propose di lasciargli lo specchio per rifigurarne la superficie. Dopo vari tentennamenti e riflessioni, accettai.

L’attesa durò mesi. Sollecitai più volte la conclusione del lavoro e alla fine lo specchio mi fu riconsegnato. Lo feci alluminare e quarzare da Zaot e finalmente lo rimontai sulla cella; eseguii tutti i test del caso ma la resa delle ottiche ancora non mi convinceva. Avevo speso soldi e tempo per niente? Non mi soffermo sulle successive vicende che segnarono (negativamente) il rapporto con l’artigiano in questione, ma il destino dello specchio non fu affatto felice.

Decisi di affidarmi a un altro esperto del settore. Scoprii, in seguito, che il primario, qualche anno prima, era stata una sua creazione! Lui fu ben felice di riaccogliere a braccia aperte e “curare” una sua creatura, così smontai nuovamente lo specchio e glielo spedii.

La sfortuna mi perseguitò. Dopo qualche giorno, l’esperto mi contattò personalmente per informarmi che lo specchio gli era giunto danneggiato, scheggiato e crepato in più punti. Mi inviò via mail delle foto per mostrarmi l’entità del danno. Lo scoramento salì alle stelle. Mi propose una rilavorazione totale del blocco di vetro ma a condizioni economiche che non accettai. Decisi di non volerne più sapere di quel macigno sventurato e mi misi in cerca di un’altra soluzione.

Continua….

L’articolo completo di Emiliano Maramonte è pubblicato su Coelum Astronomia 261 di aprile/maggio 

Jack Astro Miao approda su Coelum

Coelum Astronomia non è, e mai è voluto essere, un semplice notiziario. La sua missione è vivere l’Astronomia fianco a fianco agli appassionati e professionisti, divertendosi, sperimentando e immaginando. 

Dal numero 261 una nuova rubrica entra nell’indice: si tratta dei racconti di Jack AstroMiao, per i piccoli astronomi di domani che giocano con gli adulti di oggi.

JACK ASTROMiao – AVVENTURE NELLO SPAZIO sinossi

Jack esiste, è vero, è un gattino rimasto solo durante un temporale, mentre mamma gatta stava trasferendo i suoi cuccioli dalla cantina dove erano nati, in un luogo più sicuro. Viene casualmente trovato e adottato da una donna e la sua famiglia. Cresce pensando di essere un bambino più che un gatto quindi partecipa a tutte le attività familiari. Segue la sua mamma umana in tutto quello che fa quando lei è a casa, e cerca di convivere con altre due gatte adulte poco socievoli, già presenti, quando la mamma non c’è.

Quando rimane da solo, Jack va alla cesta dei giochi dove trova un razzo di gomma che diventa suo amico e col quale vivranno molte avventure. Insieme al razzo, Jack passa da una dimensione reale ad una dimensione fantastica, propria dei bambini, in cui animali e oggetti parlano, dialogano, i tempi e le distanze perdono di significato e si annullano.

Jack e Razzo viaggiano nello spazio fra stelle e pianeti, incontrano il Sole e la Luna, ascoltano storie e miti legati alle costellazioni. Si rivolgono alla stella Polare per un problema di furto di stelle, al Sole per comprendere come mai si trova al centro del Sistema solare, alla Luna per capire il funzionamento delle fasi, svelano il mistero delle Stelle cadenti e della macchia rossa di Giove.

Il libro, oltre ad essere una raccolta di favole, è pensato come progetto didattico il cui obiettivo è quello di introdurre i più piccoli, e non solo, a temi scientifici. Queste favole sono dedicate all’astronomia. Concetti ritenuti difficili sono presentati in modo divertente, semplice, alla portata di tutti, ma col rispetto del rigore scientifico benché ripulito da termini incomprensibili.

Jack è il ‘ponte’ tra la realtà e la scienza, la quotidianità e la fantasia.

La prima parte di ogni favola segue le tappe della crescita di Jack e le sue conquiste come gatto; la seconda parte della favola tratta la relazione di Jack con un tema astronomico, per un totale di sette favole interconnesse tra di loro.

Il personaggio di Jack, gattino curioso, è in sintonia con il mondo dei bambini e la loro naturale propensione all’esplorazione di oggetti e luoghi, e alla ricerca di risposte alle domande che si rigenerano, nuove, per ogni risposta ricevuta.

Acquisizione di competenze, stelle e costellazioni, curiosità scientifiche, si muovono fluide nelle favole di Jack per trasmettere a tutti un messaggio positivo di meraviglia e interesse per il cielo sopra di noi, in compagnia di un personaggio al quale non sarà possibile non affezionarsi.

Jack AstroMiao è un’invenzione di Laura Saba – Autrice di fiabe a tema scientifico

I disegni sono di Manola Piselli.

La prima puntata di Jack AstroMiao è su Coelum Astronomia n°261

 

Meeting Planetari – Programma definitivo

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Il prossimo meeting di PLANit avrà luogo dal 14 al 16 Aprile 2023 al Planetario di Ravenna. Vai alla pagina dell’evento.

È il convegno dei planetari italiani che PLANit organizza ogni anno.
Partecipano planetaristi, costruttori di planetari e operatori del settore.

DESCRIZIONE

Dal 1986, i planetari italiani si incontrano nel corso di un meeting che si svolge ogni anno in un luogo, e in un planetario, diverso. Attualmente, il meeting si tiene in un fine settimana del mese di aprile.

Il convegno è l’occasione per incontrarsi, conoscersi, scambiarsi informazioni ed esperienze. È invitato chiunque lavori o collabori con un planetario, ma sono i benvenuti anche gli astrofili, gli insegnanti e tutti coloro che hanno interesse per l’astronomia, la divulgazione e la didattica della scienza.

Di volta in volta il programma del meeting può essere diverso, ma sono sempre presenti gli interventi dei soci riguardo al loro lavoro e delle principali ditte internazionali che realizzano planetari. In occasione del meeting vengono anche annunciati i vincitori dei premi che PLANit ogni anno mette in palio.

SEDE DEL MEETING

Il Planetario di Ravenna si trova all’interno dei Giardini Pubblici della città, immerso nel verde e collocato fra il viale che conduce alla stazione ferroviaria e la Loggetta Lombardesca, a 950 m dal centro storico.

Il planetario è facilmente raggiungibile anche dalla stazione ferroviaria, che dista meno di 10 minuti a piedi. In auto, i parcheggi limitrofi sono: Viale Santi Baldini (€ 1,50/giorno, domenica gratuito), Parcheggio Piazzale delle Blacherne (gratuito), Parcheggio XIII Giugno (gratuito), Parcheggio Serra (gratuito) e Parcheggio Segurini (a pagamento, max. 250 minuti).

Il Planetario di Ravenna è dotato del sistema opto-meccanico ZPK2 della ZEISS, installato sotto una cupola di 8 m di diametro che accoglie fino a 54 spettatori.

Planetario di Ravenna
Viale Santi Baldini 4/A, Ravenna

Planetario di Ravenna - Logo

WORKSHOP

Venerdì 14 aprile è in programma il workshop “Divulgazione scientifica
e gestione del pubblico”, organizzato da PLANit e dedicato all’arricchimento delle competenze divulgative e alla gestione del pubblico in cupola.

Il workshop è composto da due moduli di 2 ore ciascuno:

  • 14:00 – 16:00: Lo smarting up ci salverà dal dumbing down: si può essere chiari parlando di cose incomprensibili?
    relatore: Luca Perri, astrofisico e divulgatore.
  • 16:30 – 18.30: Spontaneità, narrazione creativa, gioco e rapporto con il pubblico.
    relatore: Graziano Garavini, attore e formatore.

La presentazione dettagliata dei contenuti e delle finalità del workshop è riportata nella parte finale del programma del meeting.

Il workshop non è incluso nella quota di iscrizione al meeting e richiede un’iscrizione separata e indipendente. Il costo di partecipazione al workshop di 4 ore è di € 40 per i soci, € 80 per i non-soci.

PRE-MEETING TOUR

Per coloro che non fossero interessati a partecipare al workshop di venerdì 14 aprile, PLANit, in collaborazione con gli amici e colleghi del Planetario di Ravenna, propone un tour della città.

Ravenna è una città di grande interesse turistico che vanta ben 8 monumenti patrimonio dell’umanità. Molte di queste tappe sono anche di interesse astronomico e costituiscono i passaggi di questa visita guidata, che si svolgerà a piedi. Il ritrovo è fissato alle 14:00, presso il Planetario di Ravenna. L’escursione porterà verso la vicina Sant’Apollinare Nuovo, spostandoci poi in Piazza del Popolo e San Vitale, presso il mausoleo di Galla Placidia. Concluderemo la visita tornando al Planetario alle 18:30.

Il costo dell’uscita è di € 20 a partecipante e include i costi di accesso ai musei che saranno visitati durante la visita.

Coelum Astronomia vi Aspetta al meeting! 

News da Marte #14

Bentornati su Marte!
Riprendiamo il filo delle attività di Ingenuity e Perseverance.

Nel precedente articolo (News da Marte #13) avevamo lasciato il rover impegnato con un’abrasione sulla roccia Berea nell’area battezzata Tenby.

Abrasione superficiale della roccia Berea in uno scatto del 26 marzo. NASA/JPL-Caltech/Piras

Vi avevo anticipato che di lì a poco avremmo probabilmente assistito a un nuovo prelievo di roccia e così è effettivamente avvenuto. Il 30 marzo, Sol 749 di missione, Perseverance ha sfoderato una delle speciali punte nel suo arsenale e ha forato Berea. Questo 19esimo campione, chiamato dai tecnici Melyn, è il primo dell’attuale parte di missione denominata Delta Top. Si tratta del 16esimo campione roccioso, a cui vanno aggiunti i due prelievi di regolite e un campione atmosferico (dovuto al fallimento della tribolata prima operazione di perforazione).

Il team di Perseverance ritiene che Berea si formò da depositi rocciosi trascinati verso valle da un antico fiume. Questo significa che il materiale proverrebbe da aree molto lontane da qui e persino esterne al cratere Jezero, aumentando così il valore scientifico del campione.

Le analisi preliminari, eseguite con il laser della SuperCam e con osservazioni in banda stretta da parte delle MastCam-Z, hanno già rivelato la presenza in questa roccia di carbonati. È noto che sulla Terra questo tipo di formazioni riesce a conservare bene i resti fossili di vita microbica. Ebbene, se in quest’area di Jezero sono presenti le agognate biosignature, è molto probabile che esse si nascondano all’interno di rocce come Berea.
Lo studio di questo campione darà anche ulteriori indizi per decifrare il clima dell’antico Marte dal momento che i minerali carbonati si formano in presenza di acqua. Gli scienziati avranno un nuovo elemento per capire i processi occorsi nel cratere Jezero miliardi di anni fa.

Il prelievo nel dettaglio

Quest’ultima operazione di prelievo è stata documentata nel dettaglio dalle camere del rover, in particolare le HazCam frontali che hanno eseguito uno scatto al minuto durante la mezz’ora di lavoro e che ci consentono di assemblare un breve video.
Fate caso alle lunghe ombre in movimento di un tardo pomeriggio di metà primavera (per coincidenza Terra e Marte stanno attualmente sperimentando la stessa stagione)

Foto dell’operazione di foratura, Sol 749. NASA/JPL-Caltech/Piras

Abbiamo anche numerose foto a operazione conclusa scattate sia con le MastCam-Z che con le NavCam (entrambe ospitate sulla torretta del rover a circa 2 metri di altezza). L’elaborazione delle foto è risultata un po’ difficoltosa a causa dell’illuminazione in forte controluce, dovuta al fatto che Perseverance era rivolto verso ovest perfettamente in direzione del sole calante. Risulta più che evidente il campione di roccia all’interno della punta cava del trapano.

Collage di nove subframe scattati dalla Left NavCam. NASA/JPL-Caltech/Piras
Right MastCam-Z, Sol 749. NASA/JPL-Caltech/Piras
Left MastCam-Z, Sol 749. NASA/JPL-Caltech/Piras
Left MastCam-Z, Sol 749. NASA/JPL-Caltech/Piras
Left MastCam-Z, Sol 749. NASA/JPL-Caltech/Piras

A seguire abbiamo anche la documentazione fotografica della CacheCam, la camera dedicata a osservare la fase finale dell’operazione di raccolta. Questo step consiste nell’inserimento del campione di roccia all’interno della fiala e nella sigillatura di quest’ultima.
Il flusso di operazioni prevede una o più serie di foto della fiala che viene spostata progressivamente in alto dal braccio dedicato (Sample Handling Assembly o SHA). Grazie alla profondità di fuoco molto stretta della CacheCam è possibile ottenere una buona stima di lunghezza e volume del campione. È complicato da spiegare, ma risulterà più chiaro dal video seguente.

 

La fiala del 19esimo campione finalmente sigillata! NASA/JPL-Caltech

Nuove rocce e soliti diavoli
Nei giorni successivi al prelievo di roccia Perseverance esegue due spostamenti rispettivamente di 329 e 131 metri per dirigersi verso ovest.
Dalla nuova posizione il rover viene istruito per eseguire alcune panoramiche della regione. C’è una roccia in particolare che attira la curiosità degli scienziati e a cui vengono dedicate attenzioni aggiuntive.

Roccia fotografata nel Sol 756 (6 aprile) con la MastCam-Z di sinistra. NASA/JPL-Caltech/Piras

Questa roccia presenta quelle che i geologi chiamano diaclasi di esfoliazione. Sono i segni lasciati dall’erosione dovuta agli agenti atmosferici che agiscono rimuovendo strati di roccia paralleli alle superfici, smussando le porzioni prominenti e col tempo arrotondando le rocce. Sono processi ben studiati sulla Terra, noti per agire sia su piccola che su grandissima scala.

Esempio di esfoliazione su lastre di granito della struttura Half Dome, Yosemite National Park. Crediti: Ronnie Macdonald

Nel Sol prima di osservare la particolare roccia Perseverance ha rivisto un fenomeno atmosferico che probabilmente mancava dalle sue osservazioni dallo scorso autunno: i diavoli di polvere. Si tratta di piccoli vortici generati dalle differenze di temperatura nell’atmosfera di Marte che sollevano particelle di polvere nell’aria, raggiungendo altezze di decine di metri.

Avvistamento del diavolo di polvere ripreso dalla NavCam di destra, Sol 755. NASA/JPL-Caltech/Piras

Orientandoci con le caratteristiche fisiche visibili e la mappa possiamo stimare questo piccolo vortice distante 1100/1200 metri in direzione sud-ovest.
All’indomani di questa osservazione Perseverance vede un altro diavolo di polvere, curiosamente nella stessa direzione ma leggermente più vicino, e stavolta riesce a riprenderlo in 3 fotogrammi catturati a distanza di quattro secondi l’uno dall’altro. Li ho messi in loop nel video sottostante.

Le prossime tappe
Dopo aver sigillato la sua 22esima fiala (non vi siete scordati dei tre tubi testimone, vero? Ne ho parlato qui) Perseverance è ripartito verso nuove aree da esplorare. Nel mirino c’è una regione chiamata Castell Henllys dove gli scienziati ambiscono a raccogliere un altro campione. In totale sono 43 le fiale che Perseverance ha portato su Marte, e con metà di esse già utilizzate bisognerà selezionare con rinnovata attenzione gli obiettivi scientifici per massimizzare il valore di ogni opportunità di raccolta. A differenza di quanto fatto nel primo anno e mezzo di missione, ora il rover raccoglierà un solo campione per sito invece di una coppia come garanzia di successo per la Mars Sample Return. Metà di quei campioni gemelli è stata infatti rilasciata tra dicembre e gennaio nel Sample Depot realizzato nella grande piana di Three Forks. L’altra metà invece è ancora custodita dal rover, che verso la fine del decennio dovrebbe auspicabilmente consegnarla personalmente al lander dell’ambiziosa missione di recupero.

49 per Ingenuity
L’elicottero marziano festeggia in questi giorni due anni dal suo rilascio su Marte! Era il 4 aprile 2021 quando Perseverance ultimava le operazioni per deporre Ingenuity, il quale aveva trascorso tutto il viaggio verso il pianeta rosso e i suoi primi Sol di missione ben protetto solo la plancia del rover. Nel video qui di seguito la sequenza della delicata operazione di rilascio durata ben 22 Sol.

Da allora Ingenuity non ha smesso di superare i suoi record, con due di essi ritoccati proprio con il suo più recente spostamento.

Il 2 aprile ha volato per la 49esima volta spostandosi di 282 metri in 143 secondi. Tutto in linea con i suoi voli recenti, ma ha fatto questo alla velocità di 6.5 metri al secondo e alla quota massima di 16 metri (raggiunta alla fine del volo). Sono numeri da record, che infrangono i precedenti di 5.3 m/s e 12 metri di quota.
Poter contare su una velocità di spostamento maggiore permette di eseguire voli più brevi, usurando meno batterie e meccanica, o con maggiori percorrenze. Una quota di volo superiore va invece a vantaggio della ripresa del suolo in quanto all’interno del campo visivo si possono far stare più metri quadrati di superficie e rendere più proficua ogni attività.

Sono solo tre le immagini del volo 49 disponibili, perciò ci sarà ancora da attendere per vederne lo svolgimento nel dettaglio.

Sol 752, immagine a colori del volo 49 ripresa da Ingenuity. NASA/JPL-Caltech
Una delle due immagini disponibili della camera di navigazione durante la sequenza di atterraggio. NASA/JPL-Caltech

Siamo in attesa da alcuni giorni per il volo numero 50, programmato per il 5 aprile ma del quale non è stata rilasciata conferma. Ingenuity dovrebbe spostarsi di 306 metri verso nord-ovest, proseguendo il suo riposizionamento e l’attività di osservazione a vantaggio di Perseverance. Viste le performance evidentemente soddisfacenti dell’altimetro laser, i tecnici intendono osare ancora di più e porteranno Ingenuity a 18 metri dal suolo. Continuiamo ad allontanarci dai 12 metri che, a inizio missione, erano considerati la quota massima di operatività del nostro elicottero. L’altimetro con tecnologia LIDAR, un modello commerciale prodotto dalla Garmin, garantisce un funzionamento sino a 40 metri di distanza. Sin dove potrà spingersi il nostro coraggioso Ingenuity?

La più grande mappa marziana di sempre
Doverosa menzione al progetto basato sulle immagini di CTX, una delle tre camere a bordo del satellite Mars Reconnaissance Orbiter della NASA.

Prima di rimandarvi alla lettura dell’articolo di Coelum Astronomia vi presento tre screenshot relativi alle posizioni di Perseverance, Curiosity e il defunto Insight (che ho marcato con un puntino rosso).

Anche per questo aggiornamento marziano è tutto, alla prossima.

Cassiopea A sotto indagine Webb

Cassiopeia A (Cas A) is a supernova remnant located about 11,000 light-years from Earth in the constellation Cassiopeia. It spans approximately 10 light-years. This image combines various filters with the colour red assigned to 25.5 microns (F2550W), orange-red to 21 microns (F2100W), orange to 18 microns (F1800W), yellow to 12.8 microns (F1280W), green to 11.3 microns (F1130W), cyan to 10 microns (F1000W), light blue to 7.7 microns (F770W), and blue to 5.6 microns (F560W).[credit NASA]

L’esplosione di una stella è un evento drammatico, ma i resti che la stella lascia dietro di sé possono essere ancora più drammatici. 

Una nuova immagine nel medio infrarosso dal telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA fornisce un esempio straordinario di ciò che intendiamo dire. Mostra il residuo di supernova Cassiopea A (Cas A), creato da un’esplosione stellare di 340 anni fa. L’immagine mostra colori vividi e strutture intricate che richiederanno un ulteriore approfondimento. Cas A è il residuo più giovane conosciuto di una stella massiccia che esplose nella nostra galassia ed offre agli astronomi l’opportunità di eseguire analisi forensi stellari per comprendere meglio il meccanismo di morte di una stella.

Cassiopea A è un residuo di supernova prototipo, ampiamente studiato da numerosi osservatori terrestri e spaziali. Le osservazioni a più lunghezze d’onda possono essere combinate per fornire agli scienziati una comprensione più completa del residuo.

I colori sorprendenti della nuova immagine Cas A, in cui la luce infrarossa viene tradotta in lunghezze d’onda della luce visibile, contengono una tale ricchezza di informazioni scientifiche che i ricercatori solo ora hanno appena iniziando a svelare. All’esterno della bolla, in particolare in alto e a sinistra, giacciono cortine di materiale dall’aspetto arancione e rosso dovute all’emissione di polvere calda. Il confine tra il materiale espulso dalla stella esplosa che poi viene spinto dal gas e dalla polvere circumstellare circostante.

All’interno di questo guscio esterno giacciono filamenti disomogenei di rosa brillante tempestati di ciuffi e nodi composto dal materiale della stella stessa, che risplende grazie alla luce prodotta da un mix di elementi pesanti, come ossigeno, argon e neon, oltre all’emissione di polvere. 

Tra le domande scientifiche a cui Cas A può aiutare a rispondere c’è: da dove viene la polvere cosmica? Le osservazioni hanno scoperto che anche le galassie molto giovani nell’Universo primordiale sono pervase da enormi quantità di polvere. È difficile spiegare le origini di questa polvere senza invocare le supernove, che espellono grandi quantità di elementi pesanti (i mattoni della polvere) nello spazio. 

Tuttavia, le osservazioni esistenti di supernove non sono state in grado di spiegare in modo definitivo la quantità di polvere che vediamo in quelle prime galassie. Studiando Cas A con Webb, gli astronomi sperano di ottenere una migliore comprensione del suo contenuto di polvere, che può aiutare a capire dove vengono creati gli elementi costitutivi dei pianeti e noi stessi.

Le supernove come quella che ha formato Cas A sono cruciali per la vita così come la conosciamo. Diffondono elementi come il calcio che troviamo nelle nostre ossa e il ferro nel nostro sangue attraverso lo spazio interstellare, seminando nuove generazioni di stelle e pianeti.

Il resto di Cas A si estende per circa 10 anni luce e si trova a 11.000 anni luce di distanza da noi nella costellazione di Cassiopea.

CTX Mosaico Globale di Marte

Il GLOBAL CTC MOSAIC OF MARS consente agli scienziati e al pubblico di esplorare il pianeta. Include anche diversi livelli di dati e offre bottoni per raggiungere velocemente le zone di interesse

Praticamente Google Earth applicato a Marte, un lavoro immenso ma divertente ed intuitivo da usare.

Grazie alle immagini catturate dal Mars Reconnaissance Orbiter MRO e ad un lavoro importante di assemblaggio di 110.000 immagini catturate dalla camera Context Camera in bianco in nero, oggi è disponibile al pubblico un applicativo in browers con cui navigare sulla superficie del pianeta rosso scorgendone subito i dettagli.

Le immagini sono talmente tante che se si volesse esplodere il montaggio in un formato flat con i suoi 5,7 trilioni di pixel coprirebbe un’area pari al Rose Bowl Stadium di Pasadena, in California, ciò rende il GLOBAL CTC MOSAIC OF MARS l’immagine globale a più alta risoluzione di Marte mai creata.

Il servizio del Bruce Murray Laboratory for Planetary Visualization del Caltech, ha impiegato sei anni e decine di migliaia di ore di sviluppo. In parte autocostruito grazie ad un algoritmo, in parte completato a mano, ma alla fine il risultato è ottimale perchè facilissimo da usare per chiunque

“Volevo qualcosa che fosse accessibile a tutti”, ha detto Jay Dickson, lo scienziato che ha guidato il progetto e gestisce il Murray Lab. “Gli scolari e persino mia madre, che ha appena compiuto 78 anni, possono usufruirne raggiungendo l’obiettivo di abbattere le barriere di accesso alle informazioni per favorire l’interesse”

Global CTX Mosaic of Mars schermata home

CTX è tra le tre telecamere a bordo di MRO, che è guidato dal Jet Propulsion Laboratory della NASA nel sud della California. Una di queste fotocamere, la High-Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE), fornisce immagini a colori di caratteristiche superficiali fino alle dimensioni di un tavolo da pranzo. Il CTX invece fornisce una visione più ampia del terreno. La sua capacità di catturare vaste distese del paesaggio ha reso CTX particolarmente utile per individuare i crateri da impatto sulla superficie. Una terza telecamera, il Mars Color Imager (MARCI), guidata dallo stesso team che gestisce CTX, produce una mappa globale giornaliera del tempo su Marte con una risoluzione spaziale molto inferiore.

Marte da vicino

Scattando da quando MRO è arrivato su Marte nel 2006, CTX ha documentato quasi tutto il Pianeta Rosso, rendendo le sue immagini una base ottimale per gli scienziati per sviluppare una mappa. Un po’ come cercare un ago in un pagliaio e allo stesso tempo mettere insieme un puzzle, la creazione di mappe richiede il download e il setacciamento di un’ampia selezione di immagini per trovare quelle con le stesse condizioni di illuminazione e cieli sereni.

Per creare il nuovo mosaico, Dickson ha sviluppato un algoritmo per abbinare le immagini in base alle caratteristiche catturate. Ha unito manualmente le restanti 13.000 immagini che l’algoritmo non poteva abbinare. Le lacune rimanenti nel mosaico rappresentano parti di Marte che non erano state riprese dal CTX quando Dickson ha iniziato a lavorare a questo progetto, o aree oscurate da nuvole o polvere.

Laura Kerber, una scienziata marziana del JPL, ha fornito un feedback sul nuovo mosaico mentre prendeva forma. “Ho sognato uno strumento simile per molto tempo”, ha detto Kerber. “Alla fine è un bellissimo prodotto artistico anche utile per la scienza.”

Kerber ha recentemente utilizzato l’applicativo per visitare il suo posto preferito su Marte: Medusae Fossae, una regione polverosa delle dimensioni della Mongolia. Gli scienziati non sono sicuri di come si sia formato; Kerber ha proposto che potrebbe essere un mucchio di cenere di un vulcano vicino. Con un clic di un pulsante sul mosaico CTX , può ingrandire e ammirare antichi canali fluviali, ora prosciugati, che si snodano attraverso il paesaggio lì.

Gli utenti possono anche saltare in regioni come Gale Crater e Jezero Crater – aree esplorate dai rover Curiosity e Perseverance della NASA – o visitare Olympus Mons, il vulcano più alto del sistema solare, aggiungendo dati topografici dalla missione Mars Global Surveyor della NASA . Una delle caratteristiche più interessanti del mosaico è che evidenzia i crateri da impatto in tutto il pianeta, consentendo agli spettatori di vedere quanto sia sfregiato Marte.

“Per 17 anni, MRO ci ha rivelato Marte come nessuno l’aveva mai visto prima”, ha detto lo scienziato del progetto della missione, Rich Zurek del JPL. “Questo mosaico è un modo nuovo e meraviglioso per condividere alcune delle immagini che abbiamo raccolto.”

Il mosaico è stato finanziato come parte del programma Planetary Data Archiving, Restoration and Tools (PDART) della NASA, destinato a sviluppare nuovi modi per fruire i dati NASA esistenti.

Prova subito GLOBAL CTX MOSAIC OF MARS

Stasera la Luna Piena ecco cosa vedere

Luna Piena poco prima dell’alba ma nella serata non mancherà lo spettacolo.

Al culmine della fase crescente alle ore 06:35 del 6 Aprile la Luna sarà in Plenilunio alla distanza di 390135 km dalla Terra, con un diametro apparente di 30,63’ ma ad un’altezza di soli +3°23’ avviandosi verso il tramonto previsto per le ore 06:57 contestualmente al sorgere del Sole. Per eventuali osservazioni della Luna Piena basterà attendere la medesima serata del 6 Aprile quando sorgerà alle ore 20:10 rendendosi visibile fino alle prime luci dell’alba. Ripresa contestualmente la fase calante, il nostro satellite sposterà sempre più la propria finestra osservativa dalle comode ore tardo pomeridiane e serali fino alle più lontane ore della notte passando dalla fase di Ultimo Quarto previsto per le ore 11:11 del 13 Aprile.

Nel frattempo ci stiamo dirigendo verso la massima ELONGAZIONE EST di Mercurio che culminerà il giorno 11 aprile, ma anche questa sera, 6 aprile, sarà possibile scorgerlo dopo il tramonto del Sole.

Ma tornando alla Luna, ecco alcuni suggerimenti su cosa osservare nello specifico.

Librazioni di Aprile

(In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).

Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.

Librazioni Regione Sudovest-Nordovest:

Librazioni Regione Sudovest-Nordovest:
  • 06 Aprile. Fase calante 16,03 giorni – Librazione nord mare Orientale

Nei prossimi giorni:

  • 07 Aprile. Fase crescente 17,08 giorni – Librazione ovest cratere Kepler
  • 08 Aprile. Fase calante 18,13 giorni – Librazione ovest Aristarchus Plateau
  • 09 Aprile. Fase calante 19,18 giorni – Librazione ovest Sinus Iridum
  • 10 Aprile. Fase calante 19,20 giorni – Librazione ovest Sinus Iridum
  • 11 Aprile. Fase calante 20,23 giorni – Librazione ovest cratere Babbage

Per scoprire cosa sono le librazioni Clicca QUI

Note:

Immagini “Librazioni “: Su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”.

–  Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp


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Due BUCHI NERI supermassicci in rotta di collisione

Il concetto di questo artista mostra il bagliore brillante di due quasar che risiedono nei nuclei di due galassie che sono nel caotico processo di fusione. Il tiro alla fune gravitazionale tra le due galassie innesca una tempesta di nascita stellare. I quasar sono brillanti fari di luce intensa provenienti dai centri di galassie lontane. Sono alimentati da buchi neri supermassicci che si nutrono voracemente di materia in caduta. Questa frenesia alimentare scatena un torrente di radiazioni che può eclissare la luce collettiva di miliardi di stelle nella galassia ospite. In poche decine di milioni di anni, i buchi neri e le loro galassie si fonderanno, così come la coppia di quasar, formando un buco nero ancora più massiccio. Crediti: NASA, ESA, Joseph Olmsted (STScI).

Affascinante l’immagine artistica che vuole rappresentare due Quasar generati da due buchi neri talmente tanto vicini da impatto inevitabile.

Ma vediamo in dettaglio la scoperta.

Utilizzando una suite di telescopi spaziali e terrestri , tra cui due osservatori Maunakea alle Hawaii, il WM Keck Observatory e il Gemini North, i ricercatori hanno scoperto la coppia di buchi neri incorporati in due galassie che si sono fuse quando l’Universo aveva appena 3 miliardi di anni.

Lo studio, condotto dall’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign, è pubblicato nel numero di oggi della rivista Nature.

Trovare un tale sistema è difficile a causa dell’enorme distanza che limita la capacità di distinguere individualmente due buchi neri così vicini tra loro. Ma in questa particolare combinazione, chiamato J0749+2255, entrambi i buchi neri sono in preda a una frenesia alimentare, divorando gas e polvere che si sono riscaldati a temperature così elevate che il duo ha prodotto un enorme spettacolo pirotecnico. Questa attività è chiamata quasar, un fenomeno che si verifica quando i buchi neri emettono un’enorme quantità di luce attraverso lo spettro elettromagnetico mentre festeggiano.

J0749+2255 è molto insolito perché il sistema non ha uno, ma due quasar che sono attivi contemporaneamente e sono abbastanza vicini da fondersi.

“Non vediamo molti doppi quasar in un’epoca così primordiale nell’Universo ed è  eccitante”, ha detto lo studente laureato Yu-Ching Chen dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign, autore principale dello studio.

L’osservatorio spaziale Gaia dell’ESA (Agenzia spaziale europea) ha rilevato per primo il doppio quasar irrisolto, catturando immagini che indicano due fari di luce strettamente allineati nel giovane Universo. Chen e il suo team hanno quindi utilizzato il telescopio spaziale Hubble della NASA per verificare che i punti di luce provenissero effettivamente da una coppia di buchi neri supermassicci .

Il telescopio spaziale Hubble ha recentemente scattato queste immagini di due diverse coppie di doppi quasar nell’universo distante. All’interno di ciascuna coppia, i quasar distano solo 10.000 anni luce. Alla fine si uniranno a spirale e creeranno un unico buco nero supermassiccio. NASA, ESA, Hsiang-Chih Hwang (JHU), Nadia Zakamska (JHU), Yue Shen (UIUC)

Alle prime osservazioni sono seguite altre a più lunghezze d’onda; utilizzando la seconda generazione di Keck Observatory Near-Infrared Camera (NIRC2) abbinata al suo sistema di ottica adattiva, così come Gemini North, l’Osservatorio a raggi X Chandra della NASA e la rete di radiotelescopi Very Large Array nel New Mexico, i ricercatori hanno escluso che il doppio quasar fosse il frutto di un’illusione ottica prodotta dalla lente gravitazionale.

Poiché i telescopi scrutano nel lontano passato, questo doppio quasar probabilmente non esiste più. Negli ultimi 10 miliardi di anni, le loro galassie ospiti si saranno probabilmente fuse in una gigantesca galassia ellittica, come quelle viste oggi nell’Universo locale mentre dei buchi neri non ci sarà più traccia, forse inghiottiti in un enorme buco nero ancora supermassiccio.

Così potrebbe essere accaduto alla vicina galassia ellittica gigante, M87, che ha un mostruoso buco nero che pesa 6,5 ​​miliardi di volte la massa del nostro Sole. Forse questo buco nero è cresciuto da una o più fusioni di galassie negli ultimi miliardi di anni.

Ci sono prove crescenti che le grandi galassie si formano attraverso fusioni. Sistemi più piccoli si uniscono per formare sistemi più grandi e strutture sempre più estese. Un processo che dovrebbe favorire la fusione dei rispettivi buchi neri.

“Conoscere la popolazione progenitrice dei buchi neri alla fine ci parlerà dell’emergere di buchi neri supermassicci nell’universo primordiale e di quanto frequenti potrebbero essere queste fusioni”, ha detto Chen.

“Stiamo iniziando a scoprire la punta dell’iceberg della prima popolazione binaria di quasar”, ha detto il coautore Xin Liu dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign. “Questa è l’unicità di questo studio. Ora sappiamo che questa popolazione esiste, ed abbiamo sperimentato un metodo per identificare i doppi quasar che sono separati da dimensioni inferiori a quelle di una singola galassia”.

Fonte: NATURE

Arco di luce rosso sangue nel cielo scandinavo

Un primo piano della luce rossa che attraversa il cielo notturno. (Credito immagine: Ruslan Merzlyakov)

Un fiume di nebbiosa luce rossa si è allungato nel cielo notturno sopra la Danimarca dopo che la più potente tempesta solare degli ultimi sei anni si è abbattuta sul nostro pianeta. Il raro fenomeno però non è un’aurora.

Una striscia di luce rossa brillante è apparsa nel cielo sopra la Scandinavia la scorsa settimana dopo che una tempesta solare a sorpresa si è abbattuta sulla Terra e ha innescato aurore mozzafiato in tutto il pianeta. Ma la fascia rosso vivo non era un’aurora: era qualcosa di molto più raro. 

La striscia, che appariva come un fiume di luce rossa nebbiosa che si estendeva per tutto il cielo notturno, è stata ben visibile sopra la Danimarca. L’astrofotografo Ruslan Merzlyakov ha catturato uno scatto spettacolare dell’insolito spettacolo di luci del 23 marzo sopra Møns Klint, una serie di scogliere calcaree sull’isola danese di Møn nel Mar Baltico. 

L’insolito fenomeno è noto come stable auroral red arc (arco rosso aurorale stabile SAR), tuttavia nonostante il nome, non si tratta di un’aurora, quanto invece di un fenomeno prodotto dalla luce che viene emessa dalle molecole di ossigeno nell’atmosfera superiore surriscaldate dalla corrente dell’anello terrestre, un enorme anello carico che circonda il nostro pianeta.

Il SAR ha coinciso con la più potente tempesta geomagnetica che ha colpito la Terra negli ultimi sei anni, innescata da un’espulsione di massa coronale a sorpresa – una massa gigantesca e in rapido movimento di plasma e campo magnetico rilasciata dal sole – che è stata espulsa da un enorme buco nel Sole.

Durante le aurore, le particelle altamente energetiche delle tempeste solari e del vento solare aggirano il campo magnetico terrestre , o magnetosfera, ed eccitano le molecole di gas nell’alta atmosfera. Questo crea luci vorticose e multicolori che fluiscono e rifluiscono nel tempo. I vari colori della luce provengono da diversi atomi, che emettono colori specifici quando sono eccitati.

Durante i SAR, l’energia del sistema di corrente ad anello, che circonda la magnetosfera, riscalda il gas nell’atmosfera superiore e lo fa risplendere come un’aurora. Per ragioni sconosciute, solo l’ossigeno viene riscaldato durante un SAR, il che significa che questi fenomeni emettono sempre la stessa identica tonalità di rosso.

I SAR in realtà si verificano abbastanza frequentemente, ma sono normalmente invisibili agli esseri umani perché sono troppo deboli e i nostri occhi sono scarsamente in sintonia con la lunghezza d’onda della luce rossa emessa dai SAR. Enormi strisce come quella sopra la Danimarca diventano visibili solo quando forti tempeste solari indeboliscono la magnetosfera, il che consente a più calore del sistema di correnti ad anello di entrare nell’atmosfera superiore.

Il SAR sulla Danimarca non è stato l’unico insolito spettacolo di luci osservato durante la recente tempesta solare. Il fenomeno simile all’aurora STEVE, un grande nastro di luce colorata che rimane sospeso nel cielo per un massimo di un’ora, è stato avvistato anche negli Stati Uniti e in parti del Regno Unito.

Fonte spaceweather.com

Possibile soluzione al paradosso di Hawking

Un'illustrazione di un buco nero circondato da materia agitata. Una nuova ricerca suggerisce che le informazioni sulla creazione del buco nero potrebbero essere trovate come radiazioni in questa regione. (CC0 Public Domain)
Il famoso paradosso del buco nero di Stephen Hawking potrebbe finalmente avere una soluzione

così titolano oggi alcune ricerche internazionali pubblicate da poche ore per i quali sembra che la “radiazione di Hawking” emessa dai buchi neri potrebbe essere in grado di trasportare informazioni nascoste nelle strutture note come “capelli quantici“.

Il paradosso sostiene infatti che essendo la radiazione emessa dai buchi neri termica essa non è in grado di conservare le informazioni sull’origine degli oggetti e su quali stelle l’hanno generato in contrapposizione con le leggi della meccanica quantistica che affermano che l’informazione non può essere distrutta e che lo stato finale di un oggetto può rivelare indizi sul suo stato iniziale.

Oggi invece il ricercatore Xavier Calmet, professore di fisica all’Università del Sussex  studio, suggerisce una modifica alla radiazione di Hawking che la renda “non termica” e quindi in grado di portare con sé informazioni lontano dal destino finale del buco nero.

I buchi neri sono oggetti così massicci che nulla può sfuggire all’attrazione della loro gravità, nemmeno la luce. Si formano quando enormi stelle esauriscono il carburante e collassano su se stesse.

Nella fisica classica, i buchi neri sono “oggetti molto semplici”, ha detto Calmet. “Così semplici che possono essere caratterizzati da tre numeri: la loro massa, il momento angolare e la carica elettrica”.

Il famoso fisico John Wheeler descrisse questa mancanza di caratteristiche distintive dicendo” i buchi neri non hanno capelli (si apre in una nuova scheda).” Ma, ha spiegato Calmet, mentre il buco nero finale è molto semplice, la stella originale che lo ha generato è un oggetto astrofisico complesso, costituito da un complicato amalgama di protoni, elettroni e neutroni che si uniscono per formare gli elementi che costruiscono il composizione chimica di quella stella.

Mentre i buchi neri non portano “memoria” delle stelle che erano una volta, le regole della fisica quantistica dicono che le informazioni non possono essere semplicemente cancellate dall’universo . Nel 1976, Hawking introdusse una mosca in questo unguento cosmico, mostrando che questa informazione non poteva risiedere indefinitamente all’interno di buchi neri sigillati dall’universo esterno. Applicando le regole della meccanica quantistica ai buchi neri, Hawking suggerì che emettessero un tipo di radiazione termica, in seguito chiamata radiazione di Hawking. Per immensi periodi di tempo, la fuoriuscita di questa radiazione fa evaporare completamente i buchi neri, lasciando dietro di sé solo un vuoto. In questo modo, le informazioni vengono irrimediabilmente perse.

“Questo tuttavia non è consentito dalla fisica quantistica, che ipotizza che il film della ‘vita’ di questo buco nero possa essere riavvolto”, ha detto Calmet. “A partire dalla radiazione dovremmo essere in grado di ricostruire il buco nero originale e poi alla fine la stella”.

Alla ricerca dei “capelli” del buco nero

Insieme al suo collega Steve Hsu, professore di fisica teorica alla Michigan State University, Calmet lavora dal 2021 per risolvere il paradosso di Hawking. In uno studio precedente, pubblicato nel marzo 2022, il team ha sostenuto che i buchi neri hanno effettivamente “peli quantici, (si apre in una nuova scheda)” sotto forma di un’impronta quantistica unica nei campi gravitazionali che li circondano

Nella loro nuova ricerca, il team ha rivalutato i calcoli di Hawking del 1976, ma questa volta ha tenuto conto degli effetti della ” gravità quantistica ” – la descrizione della gravità secondo i principi della meccanica quantistica – qualcosa che Hawking non aveva fatto.

“Sebbene queste correzioni gravitazionali quantistiche siano minuscole, sono cruciali per l’evaporazione dei buchi neri”, ha detto Calmet. “Siamo stati in grado di dimostrare che questi effetti modificano la radiazione di Hawking in modo tale che questa radiazione diventi non termica. In altre parole, tenendo conto della gravità quantistica, la radiazione può contenere informazioni”.

Mentre i capelli quantici suggeriti nel precedente lavoro di Calmet e Hsu erano un concetto matematico astratto, il team ha ora identificato l’esatto fenomeno fisico attraverso il quale le informazioni sfuggono al buco nero attraverso la radiazione di Hawking e come potrebbero essere recuperate da un osservatore esterno .(si apre in una nuova scheda). Questo al momento non è possibile, in quanto richiederebbe uno strumento sufficientemente sensibile per misurare la radiazione di Hawking, che attualmente è puramente teorica.

Attualmente non esiste un vero modo per gli astrofisici di misurare l’effetto proposto dai ricercatori, poiché è minuscolo, ha riconosciuto Calmet. Invece, suggerisce che un modo per far progredire questa teoria sarebbe studiare simulazioni di buchi neri nei laboratori sulla Terra. La modellazione matematica del team della radiazione di Hawking e dei buchi neri potrebbe rivelarsi preziosa in queste simulazioni.

Lo studio è stato pubblicato il 6 marzo sulla rivista Physics Letters B.

Gli astronauti per la prossima missione “in orbita” intorno alla Luna

PHOTO DATE: March 29, 2023. LOCATION: Bldg. 8, Room 183 - Photo Studio. SUBJECT: Official crew portrait for Artemis II, from left: NASA Astronauts Christina Koch, Victor Glover, Reid Wiseman, Canadian Space Agency Astronaut Jeremy Hansen. PHOTOGRAPHER: Josh Valcarcel

Lo diciamo subito, non sono i primi astronauti a tornare sulla Luna, e non sembra ma è un grand risultato anche questo, è da un pò che non succede.

L’equipaggio preparerà la strada per ArtemisIII la missione destinata all’allunaggio.

A seguire il comunicato ufficiale di NASA e CSA.

La NASA e la Canadian Space Agency (CSA) hanno annunciato i quattro astronauti che si avventureranno intorno alla Luna su Artemis II, la prima missione con equipaggio con obiettivo stabilire una presenza a lungo termine sulla Luna per la scienza e l’esplorazione attraverso Artemis. 

“L’equipaggio di Artemis II rappresenta migliaia di persone che lavorano instancabilmente per portarci alle stelle”, ha dichiarato l’amministratore della NASA Bill Nelson. “Gli astronauti della NASA Reid Wiseman, Victor Glover e Christina Hammock Koch, e l’astronauta del CSA Jeremy Hansen, ognuno ha la propria storia, ma, insieme, rappresentano il nostro credo: E pluribus unum – tra tanti, uno. Insieme, stiamo inaugurando una nuova era di esplorazione per una nuova generazione di velisti stellari e sognatori: la Generazione Artemis”. 

Gli incarichi dell’equipaggio sono i seguenti: comandante Reid Wiseman , pilota Victor Glover , specialista di missione 1 Christina Hammock Koch e specialista di missione 2 Jeremy Hansen . Lavoreranno come una squadra per eseguire una serie ambiziosa di test durante il volo.

Date: 03-29-2023
Location: Bldg 5, Orion Mockup
Subject: Artemis II Crew Announcement products and still images of crew in Building 5s Orion Simulator.
Photographer: James Blair

Il test di volo Artemis II della durata di circa 10 giorni verrà lanciato sul razzo Space Launch System dell’agenzia, testerà i sistemi di supporto vitale della navicella Orion e convaliderà le capacità e le tecniche necessarie agli esseri umani per vivere e lavorare nello spazio profondo.  

“Stiamo tornando sulla Luna e il Canada è al centro di questo entusiasmante viaggio”, ha dichiarato l’onorevole François-Philippe Champagne, ministro responsabile dell’Agenzia spaziale canadese. “Grazie alla nostra collaborazione di lunga data con la NASA, un astronauta canadese volerà in questa storica missione. A nome di tutti i canadesi, voglio congratularmi con Jeremy per essere stato in prima linea in uno degli sforzi umani più ambiziosi mai intrapresi. La partecipazione del Canada al programma Artemis non è solo un capitolo determinante della nostra storia nello spazio, ma anche una testimonianza dell’amicizia e della stretta collaborazione tra le nostre due nazioni”.  

Il volo, che si basa sul successo della missione Artemis I senza equipaggio completata a dicembre, porrà le basi per la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna attraverso il programma Artemis, aprendo la strada al futuro per missioni di esplorazione umana a lungo termine. sulla Luna e infine su Marte. Questo è l’approccio di esplorazione Moon to Mars dell’agenzia.

“Per la prima volta in più di 50 anni, questi individui – l’equipaggio di Artemis II – saranno i primi esseri umani a volare nelle vicinanze della Luna. Tra l’equipaggio ci sono la prima donna, la prima persona di colore e il primo canadese in missione lunare, e tutti e quattro gli astronauti rappresenteranno il meglio dell’umanità mentre esplorano a beneficio di tutti”, ha dichiarato la direttrice Vanessa Wyche, NASA Johnson. “Questa missione apre la strada all’espansione dell’esplorazione umana dello spazio profondo e presenta nuove opportunità per scoperte scientifiche, partnership commerciali, industriali e accademiche e per la generazione Artemis”. 

Incontra gli astronauti di Artemis II 

Questo sarà il secondo viaggio nello spazio di Wiseman, che ha prestato servizio in precedenza come ingegnere di volo a bordo della Stazione Internazionale per Expedition 41 da maggio a novembre 2014. Wiseman ha registrato più di 165 giorni nello spazio, di cui quasi 13 ore come guida spaziale durante due viaggi al di fuori del complesso orbitale. Prima del suo incarico, Wiseman è stato capo dell’ufficio astronauti da dicembre 2020 a novembre 2022.

La missione sarà il secondo volo spaziale di Glover, in precedenza come pilota sulla SpaceX Crew-1 della NASA, che è atterrata il 2 maggio 2021, dopo 168 giorni nello spazio. In qualità di ingegnere di volo a bordo della stazione spaziale per Expedition 64, ha contribuito a indagini scientifiche, dimostrazioni tecnologiche e ha partecipato a quattro passeggiate spaziali.

Koch effettuerà anche il suo secondo volo nello spazio con la missione Artemis II. Ha servito come ingegnere di volo a bordo della stazione spaziale per Expedition 59, 60 e 61. Koch ha stabilito un record per il volo spaziale singolo più lungo di una donna con un totale di 328 giorni nello spazio e ha partecipato alle prime passeggiate spaziali di sole donne.

In rappresentanza del Canada, Hansen sta effettuando il suo primo volo nello spazio. Colonnello delle forze armate canadesi ed ex pilota di caccia, Hansen ha conseguito una laurea in scienze spaziali presso il Royal Military College of Canada a Kingston, Ontario, e un master in fisica presso la stessa istituzione nel 2000, con un focus sulla ricerca sul monitoraggio satellitare con ampio campo visivo. È stato una delle due reclute selezionate dalla CSA nel maggio 2009 attraverso la terza Canadian Astronaut Recruitment Campaign e ha servito come Capcom nel Mission Control Center della NASA a Johnson e, nel 2017, è diventato il primo canadese a cui è stato affidato il compito di guidare una classe di astronauti della NASA, guidando la formazione di candidati astronauti provenienti da Stati Uniti e Canada.

Attraverso  le missioni Artemis , la NASA utilizzerà tecnologie innovative per esplorare più superficie lunare che mai. Collaboreremo con partner commerciali e internazionali e stabiliremo la prima presenza a lungo termine sulla Luna. Quindi, utilizzeremo ciò che apprendiamo sulla Luna e intorno alla Luna per fare il prossimo balzo da gigante: inviare i primi astronauti su Marte. 

La NASA ha messo a disposizione un sito con tutte le informazioni sui membri dell’equipaggio https://www.nasa.gov/specials/artemis-ii/

Il Cielo di Aprile 2023

Ci siamo! La stagione calda è alle porte e via con le osservazioni!

Mappa del cielo alle ore (TMEC): 1 Apr > 23:00; 15 Apr > 22:00; 30 Apr > 21:00

Le costellazioni da seguire e in cui perdersi alla caccia degli oggetti del profondo cielo saranno la Vergine e I Cani da Caccia

Per approfondire Le Costellazioni di Aprile 2023 a cura di Teresa Molinaro

I principali eventi di Aprile 2023

Data Orario Oggetto/i Evento
02/04/2023 08:59:56 Luna-Regolo Congiunzione
06/04/2023 05:34:30 Luna Piena
06/04/2023 18:21:03 Luna-Spica Congiunzione
07/04/2023 14:51:20 Luna Nodo
10/04/2023 07:25:53 Luna-Antares Congiunzione
10/04/2023 22:21:19 Venere-Pleiadi Congiunzione
11/04/2023 21:50:05 Giove-Sole Congiunzione
11/04/2023 23:03:12 Mercurio Massima Elongazione Est
13/04/2023 10:11:23 Luna Ultimo Quarto
16/04/2023 03:22:25 Luna Perigeo
16/04/2023 04:48:15 Luna-Sa Congiunzione
17/04/2023 16:53:51 Venere Perielio
17/04/2023 18:22:28 Luna-Ne Congiunzione
19/04/2023 18:29:51 Luna-Giove Congiunzione
20/04/2023 05:12:26 Luna Nuova
20/04/2023 12:31:54 Luna Nodo
21/04/2023 08:04:54 Luna-Mercurio Congiunzione
21/04/2023 09:35:43 Mercurio Stazionario Moto Retrograto
21/04/2023 13:59:41 Luna-Urano Congiunzione
22/04/2023 10:50:50 Luna-Pleiadi Congiunzione
23/04/2023 04:50:18 Massimo Liridi
23/04/2023 14:03:53 Luna-Venere Congiunzione
26/04/2023 03:18:44 Luna-Mar Congiunzione
26/04/2023 19:05:02 Luna-Polluce Congiunzione
27/04/2023 20:40:24 Luna-Presepe Congiunzione
27/04/2023 22:19:48 Luna Primo Quarto
28/04/2023 07:43:20 Luna Apogeo
29/04/2023 16:59:10 Luna-Regolo Congiunzione

Tutte le effemeridi del mese di Aprile 2023 sono disponibili in file csv

Clicca sul banner per scaricare

Clicca sul banner per accedere alle Effemeridi Febbraio 2023!

Mercurio

01/04 Sorge: h 06:24 Tramonta: h 19:53

30/04 Sorge: h 05:11 Tramonta: h 19:19

Mercurio è sempre ostico all’osservazione a causa delle sua vicinanza al Sole, tuttavia se proprio vogliamo metterci in caccia il periodo migliore è sempre quello che coincide con le massime elongazioni. Cioè i giorni del periodo di rivoluzione del pianeta intorno alla stella in cui esso arriva alla massima distanza. Per aprile la massima elongazione Est sarà il giorno 11 quando il pianeta tarderà a tramontare rispetto al Sole di circa 1h e 40 minuti. Come sempre tempi minimi perciò massima preparazione. Il 21 Mercurio apparirà stazionario in moto retrogrado

 

Venere

01/04 Sorge: h 07:23 Tramonta: h 21:49

30/04 Sorge: h 07:17 Tramonta: h 22:48

Niente da fare per Venere all’alba, per tutto il mese sorgerà a sole già molto alto rendendone impossibile l’osservazione a tutto vantaggio però di una finestra molto più ampia al tramonto. Nei primi giorni del mese infatti ritarderà il suo tramontare di ben 3 ore, non sono moltissime ma dopo le ore 21 Venere apparirà ancora molto splendente nelle serate primaverili. Da segnalare il giorno 10 una bella congiunzione con le Pleiadi. Il giorno 17 Venere sarà al perielio

Marte

01/04 Sorge: h 10:02 Tramonta: h 01:33

30/04 Sorge: h 09:23 Tramonta: h 00:37

Marte continua ad essere ben alto sopra alle nostre teste per tutto l’arco della giornata. Sorgendo però con qualche ora di ritardo ci concederà al tramonto qualche ora di osservazione in più tutte nella prima parte della notte. In aprile sarà il pianeta rosso a dominare la costellazione dei Gemelli. Il giorno 26 molto molto basso sull’orizzonte una lieve falce di Luna apparirà proprio vicino al pianeta. Condizioni di osservazione piuttosto difficili.

 

Giove

01/04 Sorge: h 06:18 Tramonta: h 19:10

30/04 Sorge: h 04:41 Tramonta: h 17:52

Giove oramai sempre più prossimo al Sole non ci offrirà spettacoli unici come il “bacio” consumato con Venere sul finire del mese di Marzo, tuttavia sarà protagonista di alcuni passaggi interessanti. Il giorno 11 infatti, terminando il suo viaggio di avvicinamento al sole sarà in congiunzione con la stella. Il massimo ci sarà a notte iniziata quindi con entrambi gli astri al di sotto dell’orizzonte ma durante la giornata saranno separati da solo un grado. Nei giorni successivi e precedenti tuttavia la situazione muterà di poco e le distanze non aumenteranno considerevolmente. Il giorno 19, sul tramontare il pianeta di avvicinerà ad un’invisibile Luna Nuova, il Sole però non sarà ancora tramontato.

Saturno

01/04 Sorge: h 04:33 Tramonta: h 15:13

30/04 Sorge: h 02:46 Tramonta: h 13:52

Per fortuna le temperature stanno migliorando ed anche se non ancora in periodo di ferie tali da poter optare per una “notte in bianco” per i più nottambuli sarà possibile scorgere un Saturno nelle tarde ore della notte, inizialmente poco prima dell’alba ma già verso la fine del mese intorno alle 03:00 quando lo vedremo salire ad Est. La mattina del 16, intorno alle 05:00 con il Sole non ancora sorto sarà Il pianeta dai grandi anelli si avvicinerà ad una lieve falce di Luna Calante, con poco più di 4° di distanza.

Urano

01/04 Sorge: h 07:25 Tramonta: h 21:34

30/04 Sorge: h 05:36 Tramonta: h 19:48

Urano già difficile da riprendere per la sua lontananza dal nostro pianeta, se nei primi giorni del mese ci lascia ancora qualche spiraglio di visibilità entro la fine di Aprile completerà il suo ciclo di sorgere e tramontare praticamente in contemporanea con il Sole rendendo vano ogni tentativo di ripresa. Il 21 del mese, tuttavia, poco dopo il tramonto fino alle 21:00 circa assisteremo ad una bella triangolazione fra Mercurio, Urano e una lievissima falce di Luna Crescente.

Nettuno

01/04 Sorge: h 05:26 Tramonta: h 17:10

30/04 Sorge: h 03:34 Tramonta: h 15:21

Nettuno sorge prima e tramonta prima del Sole, nel mese di Aprile anticiperà di ben due ore il suo sorgere anche se il distacco dalla stella sarà minimo continuando anche quest’ultima ad anticare velocemente il momento dell’apparizione sull’orizzonte. Il giorno 17 per circa un’ora prima di scomparire nella luce diurna il pianeta sarà vicino ad una gentile falce di Luna Calante. Se solo Nettuno fosse più vicino…

LUNA

Il nostro satellite sempre ricco di dettagli!

Questo mese inizia col nostro satellite in un crescendo di serate estremamente favorevoli per l’osservazione lunare, trovandosi infatti alle ore 00:00 della prima notte di Aprile in fase di 10 giorni ad un’altezza di +53° e visibile fin verso l’alba quando poco dopo le ore 05:00 scenderà sotto l’orizzonte. E’ opportuno segnalare che nel caso specifico il punto di massima librazione verrà a trovarsi proprio in corrispondenza della Regione Polare meridionale, con la concreta possibilità di individuare con relativa facilità (seeing e meteo permettendo) strutture geologiche situate oltre il confine fra i due emisferi lunari in prossimità del Polo Sud, un target a cui non si può rinunciare tanto facilmente.

Al culmine della fase crescente alle ore 06:35 del 6 Aprile la Luna sarà in Plenilunio

Gli approfondimenti sull’osservazione e i fenomeni celesti legati al nostro satellite per il mese di Aprile 2023, continua nell’articolo di Francesco Badalotti.

Non perderti l’articolo: Luna di Aprile 2023

COMETE

 

CIAO C/2022 E3 ZTF, BENVENUTA C/2023 A3 TSUCHINSHAN-ATLAS

Per approfondire: le comete di Aprile 2023 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

Per Marzo di aspetta in opposizione (1) Ceres il  primo degli asteoidi
Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Aprile 2023 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

La ISS – Stazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli sia ad orari mattutini che serali. Avremo molti transiti notevoli con magnitudini elevate durante il primo mese della Primavera, auspicando come sempre in cieli sereni.

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Aprile 2023 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Leggi tutti gli aggiornamenti sulle ultime Supernovae scoperte nell’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini

Cieli sereni a tutti!


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Transiti ISS notevoli per il mese di Aprile 2023

La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli in orari serali e mattutini (nell’ultima settimana). Avremo cinque transiti notevoli con magnitudini elevate durante il mese, auspicando come sempre in cieli sereni.

 

02 Aprile

Si inizierà il giorno 2Aprile, dalle 20:32alle 20:40, osservando da ONO a SE. La ISS sarà ben visibile da tutta Italia, in particolare dalle isole maggiori, con una magnitudine massima che si attesterà su un valore di -3.5. Sperando come sempre in cieli sereni per il miglior transito serale del mese.

25 Aprile

Saltando direttamente a fine mese, il25Aprile, dalle 05:10 verso SO alle 05:18 verso ENE. Visibilità migliore dal Centro Sud Italia per questa occasione, con magnitudine di picco a -3.7.

26 Aprile

Il giorno dopo, 26 Aprile, dalle 04:23 in direzione SSE alle 04:29 in direzione ENE. Osservabile al meglio dal Sud Italia, il transito avrà una magnitudine di -3.2.

27 Aprile

Il penultimo transito si avrà il giorno 27 Aprile, dalle 05:09 da O alle 05:17 a NE, con magnitudine massima a -3.3. Visibilità ottimale dal Centro Nord Italia, meteo permettendo.

28 Aprile

L’ultimo transito del mese sarà meglio apprezzabile da tutto il paese, il 28 Aprile. Dalle 04:22 alle 04:28, da O a NE. Magnitudine di picco a -3.8.Transito parziale, con la ISS che avrà la massima luminosità appena uscita dall’ombra della Terra.

 

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.


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SUPERNOVAE: aggiornamenti Aprile 2023

RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 109

Finalmente una Supernova in una Messier!

L’aspettavamo da quasi tre anni, l’ultima era stata infatti la SN2020nlb scoperta il 25 giugno 2020 nella galassia M85. Stiamo parlando di una supernova esplosa in una galassia del catalogo di Messier. Queste supernovae sono solitamente la più luminose e le più spettacolari, quelle che per vari motivi sono ricordate per molti anni e tutto questo è dovuto naturalmente al fatto che le galassie del catalogo di Messier sono le più vicine a noi in termini di distanza. Adesso è toccato alla galassia M108, ma purtroppo questa supernova sarà ricordata per essere una delle più deboli e poco appariscenti fra tutte le 69 supernova scoperte ad oggi nelle galassie Messier. Nella notte del 13 marzo il programma professionale americano di ricerca supernovae denominato Zwicky Transient Facility (ZTF) individua una debole stellina di mag.+19,47 nella galassia M108.

1) Immagine della SN2023dbc in M108 ripresa dall’astrofilo inglese David Strange con un telescopio Ritchey-Chretien da 254mm F.8 somma di 20 immagini da 120 secondi

Scoprire una supernova oltre la mag.+19 in una piccola galassia non è una cosa difficile, ma scoprirla in una galassia luminosa come M108 e riuscire a staccarla dalla luminosità dei bracci della galassia non è per niente una cosa facile e dimostra la qualità delle immagini e l’efficacia dei controlli che questi programmi professionali dispongono. Questo ci fa capire bene come sia sempre più difficile la vita per gli astrofili, che si dedicano alla ricerca di supernova, nel cercare di competere con queste realtà professionali.

La galassia ospite M108 è una spirale barrata posta nella costellazione dell’Orsa Maggiore a circa 30 milioni di anni luce di distanza ed è accompagnata in cielo, naturalmente solo prospetticamente, da un altro oggetto del catalogo di Messier, M97 la famosa nebulosa planetaria Gufo, posta a soli 39’ a Sud di M108 formando un fotogenico quadretto nelle immagini a campo largo.

4) Immagine a largo campo della SN2023dbc in M108 insieme alla nebula planetaria “Gufo” M97 ripresa dall’astrofilo spagnolo Rafael Ferrando con un telescopio da 150mm F.4 somma di 10 immagini da 180 secondi.

La supernova a cui è stata assegnata la sigla definitiva SN2021dbc è aumentata di luminosità nei giorni seguenti la scoperta, raggiungendo la mag.+16,50-17,00 ma rimanendo un oggetto non facile da evidenziare a causa delle debole luminosità e della posizione fra le condensazioni della galassia. Anche dallo spettro si è intuito subito che questa era una supernova Messier un po’ anomala. Di solito quando esplode una supernova in una galassia del catalogo di Messier gli osservatori professionali fanno a gara a riprendere per primi lo spettro di conferma, che a volte viene ottenuto anche solo poche ore dopo la scoperta. Per questa supernova invece lo spettro di conferma tardava ad essere caricato nel TNS a causa della difficoltà a chiarirne la natura.

2) Immagine della SN2023dbc in M108 ripresa dall’astrofilo francese Robert Cazilhac con un telescopio C14 F.11 somma di 500 immagini da 5 secondi.

I primi a pubblicare l’analisi dello spettro, il16 marzo, tre giorni dopo la scoperta, sono stati gli astronomi cinesi del Yunnan Observatory, con il Lijiang Telescope da 2,4 metri. La SN2023dbc risultava (erroneamente) come una giovane supernova di tipo II molto arrossata, cioè con una forte estinzione dovuta alle polveri della galassia. Dal 14 marzo fino al 17 marzo vari osservatori professionali avevano provato a riprenderne lo spettro con vari strumenti di qualità, come per esempio il Liverpool Telescope di 2 metri o il Nordic Optical Telescope di 2,56 metri, ma i risultati ottenuti erano incerti e poco chiari.

Il 20 marzo però è stato messo in campo il “gigante” Kerck I da 10 metri di diametro e la situazione è apparsa subito più chiara. La linea dell’Idrogeno tipica delle supernovae di tipo II, che aveva tratto in inganno gli astronomi cinesi non era emessa dalla supernova, ma bensì dalla regione HII della galassia, situata appena sotto la supernova. La SN2023dbc è in realtà una supernova molto giovane di tipo Ic con i gas eiettati dall’esplosione che viaggiano ad una velocità di circa 15.000 km/s. Molto probabilmente siamo di fronte alla supernova di tipo Ic più vicina a noi, scoperta ad oggi.

3) Immagine della SN2023dbc in M108 ripresa dall’astrofilo spagnolo Rafael Ferrando con un telescopio Meade LX200 da 400mm F.7 somma di 10 immagini da 60 secondi.

A differenza di altre galassie del catalogo di Messier come M51, M61, M100 e M101 cioè stupende galassie a spirale viste di faccia, M108 è appunto una galassia a spirale, ma con un’inclinazione rispetto al nostro punto di vista di circa 80 gradi, pertanto la luce di una supernova deve attraversare molti strati della galassia. M108 ha un modulo di distanza di circa 30, quindi una supernova di tipo Ia potrebbe raggiungere la mag.+11 (30-19=11) mentre una supernova di tipo II si posizionerebbe un paio di magnitudini più in basso a mag.+13. In questo caso purtroppo il forte assorbimento di polveri toglie almeno tre magnitudini alla luminosità della supernova, che difficilmente riuscirà a raggiungere la mag.+16 e più probabilmente rimarrà ferma intorno alla mag.+17. Questa è la seconda supernova conosciuta esplosa nella galassia M108. La prima fu la SN1969B scoperta il 6 febbraio 1969 dall’astronomo svizzero Paul Wild, di tipo II che raggiunse la mag.+14.

Chiudiamo questa carrellata con la ripresa dell’astrofilo italiano, autore anche di questa rubrica, Riccardo Mancini

5) Immagine a largo campo della SN2023dbc in M108 insieme alla nebula planetaria “Gufo” M97 ripresa da Riccardo Mancini con un telescopio Newton da 250mm F.5 mosaico di due immagini da 30 minuti.

 

Trovi tutti gli eventi osservabili e dell’ultimo mese nella sezione: Il Cielo del Mese


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La Luna di Aprile 2023

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
0 mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!

Giacomo Leopardi

Questo mese inizia col nostro satellite in un crescendo di serate estremamente favorevoli per l’osservazione lunare, trovandosi infatti alle ore 00:00 della prima notte di Aprile in fase di 10 giorni ad un’altezza di +53° e visibile fin verso l’alba quando poco dopo le ore 05:00 scenderà sotto l’orizzonte. E’ opportuno segnalare che nel caso specifico il punto di massima librazione verrà a trovarsi proprio in corrispondenza della Regione Polare meridionale, con la concreta possibilità di individuare con relativa facilità (seeing e meteo permettendo) strutture geologiche situate oltre il confine fra i due emisferi lunari in prossimità del Polo Sud, un target a cui non si può rinunciare tanto facilmente.

Al culmine della fase crescente alle ore 06:35 del 6 Aprile la Luna sarà in Plenilunio alla distanza di 390135 km dalla Terra, con un diametro apparente di 30,63’ ma ad un’altezza di soli +3°23’ avviandosi verso il tramonto previsto per le ore 06:57 contestualmente al sorgere del Sole. Per eventuali osservazioni della Luna Piena basterà attendere la medesima serata del 6 Aprile quando sorgerà alle ore 20:10 rendendosi visibile fino alle prime luci dell’alba. Ripresa contestualmente la fase calante, il nostro satellite sposterà sempre più la propria finestra osservativa dalle comode ore tardo pomeridiane e serali fino alle più lontane ore della notte passando dalla fase di Ultimo Quarto previsto per le ore 11:11 del 13 Aprile.

Nell’occasione sarà sufficiente anticipare di alcune ore la propria attività osservativa considerando che alle ore 03:04 la Luna sorgerà in fase di 21,8 giorni a nostra disposizione fino all’alba. Il procedere della fase calante porterà il nostro satellite al Novilunio del 20 Aprile alle ore 06:12, quando questo verrà a trovarsi fra la Terra ed il Sole presentando l’emisfero rivolto al nostro pianeta completamente in ombra. Contestualmente al Novilunio ripartirà un ulteriore nuovo ciclo lunare di Luna crescente riportando progressivamente il nostro satellite di sera in sera nelle migliori condizioni osservative. Il Primo Quarto è previsto alle ore 23:20 del 27 Aprile con la Luna in fase di 7,7 giorni e ad un’altezza di +39°, rendendosi visibile fino alla notte seguente quando alle ore 03:07 scenderà sotto l’orizzonte. Nelle ultime tre serate di questo mese il nostro satellite si presenterà ai nostri telescopi sempre nelle migliori condizioni per potere scandagliare le innumerevoli formazioni geologiche situate sulla sua variegata superficie, fino alla sera del 30 Aprile quando si troverà in fase di 10,7 giorni esattamente come avevamo iniziato.

Le Falci lunari di Aprile

Primo appuntamento per chi insegue le falci di Luna per la tarda nottata del 17 Aprile con una bella falce di 26,4 giorni che sorgerà alle ore 05:23 preceduta dal pianeta Saturno. Il breve tempo a disposizione prima che la luce solare prevalga su tutto consentirà solamente qualche rapida occhiata nell’oculare o veloci foto per non rischiare danni permanenti alla propria vista. Andrà ancora peggio la notte successiva, il 18 Aprile, con una falce di 27,4 giorni che sorgerà alle ore 05:46 per la cui osservazione sarà di fondamentale importanza attuare ogni precauzione per evitare di intercettare la luce solare, fonte di danni irreversibili alla vista.

Passando alle falci di Luna crescente appuntamento per la serata del 22 Aprile con una falce di 2,7 giorni che alle ore 22:51 scenderà sotto l’orizzonte fra le stelle della costellazione del Toro. In questo caso ci sarà il tempo per passare in rassegna le numerose strutture già individuabili sul suolo lunare lungo il bordo orientale del nostro satellite. Ovviamente rimane inteso che per questa tipologia di osservazioni, oltre agli ormai noti parametri osservativi, risulterà determinante disporre di un orizzonte il più possibile libero da ostacoli.

Librazioni di Aprile

(In ordine di calendario, per i dettagli vedere le rispettive immagini).

Si precisa che, per ovvi motivi, non vengono indicati i giorni in cui i punti di massima Librazione si discostano dalla superficie lunare illuminata dal Sole.

Librazioni Regione Sudovest-Nordovest:

Librazioni Regione Sudovest-Nordovest:
  • 05 Aprile. Fase calante 14,99 giorni – Librazione ovest mare Humorum
  • 06 Aprile. Fase calante 16,03 giorni – Librazione nord mare Orientale
  • 07 Aprile. Fase crescente 17,08 giorni – Librazione ovest cratere Kepler
  • 08 Aprile. Fase calante 18,13 giorni – Librazione ovest Aristarchus Plateau
  • 09 Aprile. Fase calante 19,18 giorni – Librazione ovest Sinus Iridum
  • 10 Aprile. Fase calante 19,20 giorni – Librazione ovest Sinus Iridum
  • 11 Aprile. Fase calante 20,23 giorni – Librazione ovest cratere Babbage

Librazioni Regione Nord e Regione Polare Settentrionale:

Librazioni Regione Nord e Regione Polare Settentrionale:
  • 12 Aprile. Fase calante 21,28 giorni – Librazione ovest crateri Pythagoras, Anaximander
  • 13 Aprile. Fase calante 22,32 giorni – Librazione nord cratere Anaximander
  • 14 Aprile. Fase calante 23,35 giorni – Librazione nord cratere Philolaus
  • 15 Aprile. Fase calante 24,38 giorni – Librazione cratere Peary

Librazioni Regione Sudest-Sud:

Librazioni Regione Sudest-Sud
  • 23 Aprile. Fase crescente 03,74 giorni – Librazione mare Australe
  • 24 Aprile. Fase crescente 04,44 giorni – Librazione mare Australe
  • 25 Aprile. Fase crescente 05,48 giorni – Librazione sud mare Australe
  • 26 Aprile. Fase crescente 06,51 giorni – Librazione sud cratere Boussingault
  • 27 Aprile. Fase crescente 07,55 giorni – Librazione sud cratere Demonax

Note:

Immagini “Librazioni “: Su immagini tratte dal globo di “Virtual Moon Atlas”.

–  Dati e visibilità delle strutture lunari: Software “Stellarium” e “Virtual Moon Atlas”.

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp


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