LE LIBRERIE POSSONO RIVOLGERSI A LIBROSTORE
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Terzo sorvolo di Mercurio per BepiColombo

I tre scatti diffusi in anteprima del sorvolo di BepiColombo su Mercurio del 19 giugno 2023

La sonda Bepi Colombo dedicata al professore padovano sorvola Mercurio e ci restituisce immagini molto dettagliate

La missione ESA/JAXA BepiColombo ha effettuato il terzo dei sei sorvoli flyby su Mercurio, scattando immagini di un nuovo cratere da impatto ed evidenze tettoniche e vulcaniche. Le manovre sono indispensabili per regolare la traiettoria ed entrare nell’orbita di Mercurio nel 2025 in maniera corretta.

Il sorvolo più vicino è avvenuto alle 19:34 UTC del 19 giugno 2023, a circa 236 km dalla superficie del pianeta, sul lato notturno, quello cioè non rivolto al Sole.

“Tutto è andato come previsto per il sorvolo e le immagini delle telecamere di monitoraggio scattate durante la fase di avvicinamento sono state trasmesse a terra”, afferma Ignacio Clerigo, BepiColombo Spacecraft Operations Manager dell’ESA.

Curiosità geologiche

Durante l’incontro ravvicinato della scorsa notte,  la telecamera di monitoraggio n°3 ha scattato decine di immagini del pianeta roccioso. Si tratta di istantanee in bianco e nero con una risoluzione di 1024 x 1024 pixel, scaricate sulla Terra nell’arco di tutta la notte fra il 19 e il 20 giugno. Fra esse ecco le tre prescelte per “rilascio anticipato”.

1.

Crediti: Jaxa/ESA

A 1800 km di distanza la superficie è apparsa abbastanza illuminata da mostrare una miriade di caratteristiche geologiche, tra cui un cratere con un nuovo nome e intitolato all’artista Edna Manley.

Si tratta di un grande cratere da impatto circolare, largo 218 km visibile a destra dell’antenna nell’immagine sopra e a cui il Working Group for Planetary System Nomenclature dell’Unione Astronomica Internazionale ha assegnato il nome Manley in onore dell’artista giamaicana Edna Manley (1900-1987) .

«Durante la pianificazione degli scatti ci siamo resi conto che questo grande cratere sarebbe stato visibile, ma non aveva ancora un nome», spiega David Rothery, professore di geoscienze planetarie presso la Open University del Regno Unito e membro del BepiColombo MCAM imaging team. Dal punto di vista geologico continua Rothery “Sarà chiaramente di interesse per gli scienziati di BepiColombo perché l’impatto ha espulso ‘materiale a bassa riflettanza’ scuro che potrebbe essere composto dai resti della prima crosta di Mercurio, ricca di carbonio. Inoltre, il fondo del bacino al suo interno è stato inondato da lava liscia, a dimostrazione della prolungata storia di attività vulcanica di Mercurio.

BepiColombo continuerà a studiare il crate misurando quanto carbonio contiene e quali minerali sono associati ad esso, al fine di apprendere di più sulla storia geologica del pianeta.

2.

Crediti: JAXA/ESA

Montagne e scarpate

Nell’immagine si può vedere uno dei più spettacolari sistemi di spinta geologica del pianeta vicino al terminatore (passaggio dal giorno alla notte), appena in basso a destra dell’antenna della navicella. La scarpata, chiamata Beagle Rupes, è un esempio di una caratteristica tettonica e probabilmente si è formata, come altre, a seguito del raffreddamento e della contrazione del pianeta, azione che a fatto sì che la superficie diventasse rugosa come una mela secca.

Beagle Rupes è stato visto per la prima volta dalla missione Messenger della NASA durante il suo sorvolo iniziale del pianeta nel gennaio 2008. Ha una lunghezza totale di circa 600 km e attraversa un caratteristico cratere allungato chiamato Sveinsdóttir.

Beagle Rupes delimita una lastra di crosta di Mercurio che è stata spinta verso ovest di almeno 2 km sopra il terreno adiacente. La scarpata curva all’indietro a ciascuna estremità in maniera molto evidente.

I molti bacini d’impatto siti nelle vicinanze sono inoltre stati inondati da lave vulcaniche, rendendo questa regione particolarmente affascinante per gli studi successivi di BepiColombo.

La complessità della topografia è ben rappresentata, con ombre accentuate in prossimità del confine tra giorno e notte, che forniscono un’idea delle altezze e delle profondità delle varie formazioni.

I membri del team di imaging di BepiColombo stanno già conducendo un vivace dibattito sulle influenze del vulcanismo e del tettonismo che hanno contribuito a modellare la regione.

“Questa è una regione incredibile per studiare la storia tettonica di Mercurio”, afferma Valentina Galluzzi dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) e autrice di Coelum Astronomia. “La complessa interazione tra queste scarpate ci mostra che quando il pianeta si è raffreddato e si è contratto ha causato lo scivolamento della crosta superficiale, creando una varietà di formazioni curiose che seguiremo più in dettaglio una volta in orbita”.

3.

Crediti: JAXA/ESA

Nel terzo scatto, durante l’allontanamento la navicella sembra abbracciare Mercurio, un saluto prima di incontrarsi di nuovo così vicini nel settembre 2024.

Altri strumenti operativi sulla sonda nel frattempo hanno contribuito a rilere l’ambiente magnetico, plasmatico e particellare intorno alla navicella, da posizioni normalmente non accessibili durante una missione orbitale.

“La superficie fortemente craterizzata di Mercurio registra una storia di 4,6 miliardi di anni di bombardamenti di asteroidi e comete, che insieme a curiosità tettoniche e vulcaniche uniche aiuteranno gli scienziati a svelare i segreti del ruolo del pianeta nell’evoluzione del Sistema Solare”, afferma Jack Wright, ricercatore e scienziato planetario dell’ESA, anche lui membro del team di imaging di BepiColombo MCAM.

“Le istantanee viste durante questo sorvolo, il migliore di MCAM, hanno posto le basi per un’entusiasmante missione per BepiColombo. Con la serie completa di strumenti scientifici esploreremo tutti gli aspetti del misterioso Mercurio dal suo nucleo ai processi superficiali, campo magnetico ed esosfera, per comprendere meglio l’origine e l’evoluzione di un pianeta vicino alla sua stella madre”.

Prossimamente

Il prossimo sorvolo del Mercury di BepiColombo avverrà il 5 settembre 2024, ma nel frattempo c’è molto lavoro per occupare le squadre.

La missione entrerà presto in una parte impegnativa del suo viaggio, aumentando gradualmente l’uso della spinta elettrica solare usata anche contro l’enorme attrazione gravitazionale del Sole. Si tratta di periodi di propulsione “thrust arcs” che possono durare da pochi giorni fino a due mesi, con gli impulsi più lunghi interrotti periodicamente per ottimizzare la navigazione e la manovra.

La prossima sequenza propulsione inizierà all’inizio di agosto e durerà circa sei settimane.

Nota Bene: La missione è stata dedicata a Giuseppe Colombo, detto Bepi (1920 – 1984), matematico, fisico, astronomo e ingegnere padovano professore dell’Università degli Studi di Padova,che scoprì l’accoppiamento tra rotazione e rivoluzione di Mercurio.

Fonte: ESA

Congiunzione a tre per festeggiare il Solstizio

Congiunzione Luna-Marte-Venere il 21 giugno 2023 ore 21:00 da Roma. Credit: theskylive.com/

Falce di Luna Marte e Venere nelle sere del 21 e 22 giugno

 

Un’occasione speciale per festeggiare il Solstizio d’Estate con il giorno più lungo dell’anno che non ci impedirà di assistere ad una piacevolissima congiunzione a tre: Luna – Marte e Venere. Lo spettacolo si ripeterà anche il giorno 22 non identico ma molto simile.

Il giorno 21 a partire dal tramonto, il Sole passerà sotto l’orizzonte alle ore 21:00 per un osservatore sito a Roma, e per tutto il crepuscolo che terminerà più o meno intorno alla 23:30 potremo assistere ad un avvicinamento prospettico (i corpi celesti sembrano vicini ma è solo un gioco di prospettiva) fra la Luna cresce ed ancora molto piccola, con frazione illuminata 10% che si avvicinerà ai due pianeti ponendosi alla loro destra. In ordine quindi, da sinistra verso destra osserveremo Marte – Venere – Luna.

Congiunzione Luna-Marte-Venere il 21 giugno 2023 ore 21:00 da Roma. Credit: theskylive.com/

Alle ore 21:00 come mostrato nell’immagine Venere e Luna saranno quasi allineati con Marte più in alto a sinistra. L’altezza sull’orizzonte a quell’ora sarà di circa 25° gradi, non eccessivamente bassa ma con la luce del Sole ancora molto evidente scorgere la Luna sottile non sarà semplice. Lo sguardo andrà rivolto ad ovest fra la costellazione del Leone (in alto) e quella del Cancro (in basso).

Distanza Marte-Venere circa 4,5° 

Distanza Venere-Luna circa 4,3° 

La situazione andrà migliorando nelle due ore successive con la Luna che si alzerà lentamente rispetto agli altri due corpi sempre restando molto vicina ma questa volta la luce del Sole sarà quasi completamente scomparsa.

Alle 22:30 i tre corpi saranno ad un’altezza di circa 10° sull’orizzonte.

Congiunzione Luna Venere Marte alle ore 22:30 del 21 Giugno per un osservatore sito a Roma. Altezza sull’orizzonte circa 10°. Credit: theskylive.com

Per facilitare la visibilità si consiglia di posizionarsi in un luogo che abbia ad ovest l’orizzonte scoperto. Su un altura ad esempio.

Il giorno 22, il successivo, la distanza fra Luna e i tre corpi sarà leggermente aumentata ma non per questo il fenomeno sarà meno accattivante.

Al tramonto del Sole, sempre alle 21:00, la configurazione dei tre astri apparirà come nell’immagine sotto, con la Luna questa volta al di sopra con un allineamento più verticale in contrapposizione al giorno precedente ma con Venere spostato a destra.

Congiunzione Luna-Venere-Marte il 22 Giugno ore 21:00 al tramonto. Credit: theskylive.com

Alle 21:00 l’altezza sull’orizzonte avrà un media di circa 28°, molto favorevole anche se, come nel giorno precedente la luce ancora forte del Sole potrebbe rendere difficile l’osservazione.

Attendendo qualche decina di minuti però la luce del crepuscolo si farà via via sempre meno invadente per lasciare spazio alla meraviglia. Ricordiamo che la falce di Luna sarà davvero minima, solo 10° gradi, sarà una bella sfida catturarla nella stessa immagine con gli altri astri.

Per il giorno 22 le distanze saranno diverse e ancora più ridotte:

Distanza Marte-Luna circa 4,1° 

Distanza Venere-Marte circa 4,2° 

Congiunzione Luna-Marte-Venere del 22 giugno ore 22:30 altezza sull’orizzonte circa 14°. Credit: theskylive.com/

 

Solstizio d’Estate 21 giugno 2023 ore 16:57 (TU+2)

I dati di Luna, Marte e Venere calcolati al giorno 21 giugno (per il 22 giugno la variazione dei valori sarà davvero minima)

VENERE

Magnitudine: -4.4
Diametro: 29.5 ”
Frazione Illuminata: 0.389
Fase: 103 °
Distanza: 85221779 km
Distanza dal Sole: 108397193 km

MARTE

Magnitudine: 1.7
Diametro: 4.4 ”
Frazione Illuminata: 0.944
Fase: 27 °
Distanza: 321789658 km
Distanza dal Sole: 248861933 km

LUNA

Frazione Illuminata: 0.122
Distanza: 403638.2 km
Librazione in latitudine: -5.79
Librazione in longitudine: -0.35

 

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Concorso di Astrofotografia

1

Seconda edizione del concorso fotografico “L’Universo in una foto”.
Per partecipare c’è tempo dal 15 giugno 2023 fino al 15 settembre.
Ami scattare fotografie? Partecipa alla 2a edizione del concorso gratuito “L’Universo in una foto” in cui luna, pianeti, stelle, ma anche nebulose e galassie la fanno da padrone.
Si tratta di un concorso fotografico gratuito, rivolto a tutti – fotografi professionisti, ma anche semplici utenti con la passione della fotografia e del cielo.
A febbraio 2022, la Fondazione Museo Civico di Rovereto ha aperto al pubblico il nuovo percorso espositivo al Planetario e sull’onda di questa nuova apertura è nata l’idea di lanciare questo concorso fotografico volto a stimolare l’interesse per l’astronomia tramite l’uso creativo della fotografia. La prima edizione, svoltasi lo scorso anno, articolata in due diversi temi Nightscape Astrofotography e Planet and DeepSky Astrophotography, ha ottenuto una discreta partecipazione da parte di neofiti ma anche di esperti astrofotografi provenienti sia dal nostro territorio Trentino che da altre regioni d’Italia. Anche quest’anno, come l’anno scorso, il concorso si concluderà con l’allestimento di una mostra temporanea ad ingresso gratuito delle astrofotografie più meritevoli.

Per partecipare al contest è necessario inviare il materiale tramite il servizio WeTransfer all’indirizzo di posta elettronica sichardtcafe@gmail.com, a partire dal 15 giugno 2023 – ore 00:01 ed entro e non oltre il 15 settembre 2023 – ore 23:59.

Notizie recenti

Impressionante! 52 Starlink lanciati il 12 giugno

52 Starlink della costellazione satellitare di SpaceX lanciati il 12 giugno dalla Space Force Station Cape Canaveral in Florida solcano il cielo dell’Italia intorno alle 23 del 13.06.

Ben visibili ed ancora molto allineati, Elon Musk aveva promesso di renderli meno riflettenti ma così non sembra a giudicare dagli scatti.

Ripresi con un smartphone Huawei P30 Pro puntando verso ovest, i satelliti Starlink viaggiano da ovest a SEE

Un razzo Falcon 9 sormontato da 52 veicoli spaziali Starlink è decollato lunedì alle 3:10 EST (0710 GMT) dalla Space Force Station Cape Canaveral in Florida, nel primo dei due lanci SpaceX previsti per la giornata.

Foto scattate da Macerata ore 23:00

 


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Luna – Giove all’alba 14 giugno

Congiunzione Stretta Falce di Luna – Giove la mattina del 14 giugno ore 4:00

 

La mattina del 14 giugno dalle ore 3:03 fino all’alba (prime luci ore 04:30 circa*) ad EST potremo ammirare la congiunzione molto stretta fra Luna in fase calante e Giove.

*tutti gli orari sono riferiti ad un osservatore sito al centro di Roma

Sorgere Luna ore 02:54 – Sorgere Giove 03:05 (solo 10′ di differenza)

Distanza fra gli oggetti: meno di 0,5° 

Congiunzione Falce di Luna – Giove 14 giugno ore 04:00. Crediti: theskylive.com

Nell’immagine fissata alle ore 04:00 circa i due oggetti si trovano molto vicini ma lo saranno per tutto il periodo in cui saranno visibili per scomparire nelle luci del mattino. I primi chiarori vi affacceranno intorno alle 04:30. Il Sole sorgerà alle 05:30 circa.

Nel corso della mattinata i due oggetti continueranno ad avvicinarsi senza però dare luogo ad un’occultazione.

Alle ore 04:00 circa l’altezza sull’orizzonte ad EST sarà di circa 10 gradi mentre dopo circa mezz’ora i due oggetti saranno saliti a circa 15°.

Simulazione Congiunzione Luna-Giove Credit: Stellarium

Entrambi gli oggetti saranno nei Gemelli subito sotto la costellazione dell’Ariete.

Alcuni dati (ore 04:00)

LUNA
Magnitudine: -8.08
Diametro: 31’24.9″
Frazione Illuminata: 0.165
Fase: 228 °
Distanza: 380371.6 km
Angolo di posizione: -17.8
Librazione in latitudine: 0.47
Librazione in longitudine: 5.83

GIOVE
Magnitudine: -2.1
Diametro: 35.2 ”
Frazione Illuminata: 0.994
Fase: -9 °
Distanza: 5.597326394 au
Distanza: 837348110 km
Distanza dal Sole: 4.957087227 au
Distanza dal Sole: 741569694 km
Velocità: 13.7km/s

Nella stessa inquadratura ci sarà anche Urano molto lontano e debole e man mano che il Sole si avvicinerà vedremo spuntare Mercurio. I  basso a destra fanno da spettatrici le Iadi delle costellazione del Toro (troppo basse sull’orizzonte con il Sole già pronto a sorgere).

Configurazione al sorgere del Sole, circa le ore 05:30. Crediti theskylive.com

 

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I favolosi anni 90 dell’Astronomia – 1992

Ciao supergiovani! Dopo una lunga pausa eccoci qui per riprendere la nostra serie con un altro anno bestiale, fatto di storie e di meraviglie chicchissime.  Proprio in puro stile anni ’90. Eh sì, perché negli anni ’90 anche i cioccolatini erano incartati nella foglia d’oro. Il 1992 fu un anno bisestile, uno di quelli che meglio viaggiare con il casco di ghisa. Ve ne dico due? L’uragano andrew e l’incendio castello Windsor. Non vi basta? Ci fu l’ultima puntata dei Robinson!

Insomma, si stava come negli anni 90 le musicassette al cestone delle occasioni. Sì, quello vicino ai nuovissimi cd.

Però come in tutti gli anni ci furono alti e bassi, e questo non fa eccezione, anzi, si apprestava a cominciare un altro decimo degli anni 90 e, ovviamente, era tamarro come una gig nikko.

Nel 1992 comincia la storia che porterà alcune persone dissociate a comporre messaggi vocali di oltre 25 minuti. Viene infatti inviato il primo SMS che recita: “Buon Natale”. Si vocifera che l’altro messaggio candidato, “anche a te e famiglia” fosse la seconda scelta. In quell’anno Kevin McCallister era ancora alle prese con gli stessi ladri che non volevano lasciarlo in pace e “guardia del corpo” mieteva vittime anche fra i single più impenitenti.

Per l’astronomia fu un anno decisamente importante. Ci fu infatti il primo rilevamento confermato di pianeti al di fuori del Sistema Solare. Gli esopianeti in questione erano di massa terrestre ed in orbita attorno alla pulsar PSR B1257+12 distante 3000 anni luce dalla Terra. La scoperta venne fatta dai radioastronomi Aleksander Wolszczan e Dale Frail grazie al radiotelescopio di Arecibo. Poi il 30 agosto dello stesso anno venne anche scoperto 15760 Albion, il primo oggetto transnettuniano trovato dopo Plutone e Caronte.

Che il 1992 fosse l’anno dell’astronomia l’aveva capito anche il Papa, all’epoca Giovanni Paolo II che, a ottobre si scusò e revocò l’editto dell’Inquisizione contro Galileo Galilei. Meglio tardi che mai.

Nel 1992 vennero anche scoperto die buchi neri: V404 Cygni e Nova muscae, intorno ai quali orbitava molto rapidamente una stella. La cosa interessante era inoltre che V404 Cygni si trovava non molto distante da un altro buco nero, Cygnus X-1, scoperto nel 1962 come intensa sorgente di radiazione X.

Il 1992 vide anche il battesimo della prima missione del Tethered Satellyte System (TSS), nella quale un satellite artificiale veniva vincolato ad un altro satellite mediante un cavo lungo qualche chilometro e grazie a questa configurazione era possibile effettuare vari esperimenti, come ad esempio studiare il campo magnetico terrestre o spaziale misurando la tensione elettrica che si generava per induzione elettromagnetica nel cavo di vincolo.

Questa missione fu ideata da Giuseppe Colombo, dell’Università di Padova.

Vi dico anche che nel 1992, un signore dal volto appuntito e dagli occhi curiosi, Mart de Groot, dell’Osservatorio di Armagh, nell’Irlanda del Nord, rilevava aumenti regolari della luminosità della stella supergigante blu P Cygni, che si erano ripetuti regolarmente negli ultimi 300 anni. Era una dimostrazione e dell’evoluzione stellare. Infine, nello stesso anno vennero scoperte le disuniformità (anisotropie) della radiazione cosmica di fondo. I dati del satellite COBE, lanciato nel 1989 per studiare la radiazione cosmica di fondo a 3 K, mostravano infatti che la radiazione non era uniforme e che quelle disuniformità altro non erano se non i semi che avrebbero dato origine al prato fiorito di galassie, ammassi di galassie o altre grandi strutture che adornano l’intero Universo, in accordo con la teoria cosmica del Big Bang.

Insomma, un anno intenso dal punto di vista astronomico.

Ora vi saluto, ma ci sentiremo presto per una capatina nel 1993 e per vedere quali altre bizzarrie e turbe mentali gli anni 90 ci hanno lasciato.

Ciao patatozzi!

Non hai letto tutti gli anni ’80?? Li trovi qui

Qui invece il 1990!

20 anni di Mars Express

Il 2 giugno 2023 Mars Express, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea ESA ha festeggiato 20 anni dall’arrivo sul pianeta rosso

Per festeggiare l’evento è stata diffusa una nuova straordinaria immagine che mostra Marte sotto una luce completamente nuova, rivelando intricati dettagli della superficie marziana.

Da quando nel 2003 il Mars Express è entrato in orbita attorno a Marte il giorno di Natale del 2003, l’orbiter ha scattato immagini della superficie marziana da un’altitudine di circa 186 miglia (300 chilometri), la più vicina al pianeta rosso. Ciò si traduce in immagini larghe circa 50 chilometri. 

Questo nuovo mosaico è stato creato utilizzando un metodo leggermente diverso, tuttavia, utilizzando i dati raccolti dalla telecamera stereo ad alta risoluzione (HRSC) del veicolo spaziale . Il mosaico è stato costruito da 90 immagini che l’HRSC ha scattato mentre era piuttosto lontana dal pianeta nella sua orbita ellittica. Da altitudini comprese tra 4.000 chilometri e 50.000 chilometri sulla superficie marziana, HRSC può catturare immagini larghe circa 2.500 chilometri. Sebbene queste immagini ad alta quota vengano generalmente scattate per aiutare a osservare i modelli meteorologici su Marte , possono anche fornire una visione globale completa che rivela dettagli senza precedenti del pianeta quando sono uniti.

Vista simulata di Marte con colori e contrasti migliorati, le aree di Marte dai toni grigi più scuri rappresentano sabbie basaltiche grigio-nere di origine vulcanica; macchie più chiare mostrano minerali argillosi e solfati; e la grande cicatrice sulla faccia del pianeta è Valles Marineris.(Credito immagine: ESA/DLR/FU Berlino/G. Michael) Clicca per ingrandire.

 

Mars ‘Express’ è stato chiamato così perché è stato costruito e lanciato in tempi record e a un costo molto inferiore rispetto a precedenti missioni simili, ma niente è stato comunque tralasciato. Oggi Mars Express non solo è sopravvissuto ma ha superato le aspettative.

Con i suoi 20 anni la missione è davvero oramai molto vecchia, ciò nonostante Mars Espress ha superato di oltre 5 volte le prospettive di lavoro ed anche se con qualche acciacco continua imperterrito a svolgere il suo lavoro, sollevando il velo che nasconde le meraviglie di Marte

Crediti ESA

 

Buon compleanno, Mars Express.

 

Lanciato il 2 giugno 2003 dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan, Mars Express ha iniziato il primo viaggio in Europa per esplorare il nostro vicino cosmico e qualsiasi altro pianeta. Con una speciale suite di strumenti scientifici, il veicolo spaziale mirava a studiare la geologia, il clima e l’atmosfera di Marte, fornendo preziose informazioni sulla sua storia e sul potenziale per ospitare la vita

Uno dei risultati più significativi della missione è stata la cattura di un’immagine che è passata alla storia

L’HRSC sul Mars Express dell’ESA ha ottenuto questa vista prospettica il 2 febbraio 2005 durante l’orbita 1343 con una risoluzione al suolo di circa 15 metri per pixel. Mostra un cratere da impatto senza nome situato su Vastitas Borealis e, al centro, ghiaccio d’acqua.

Il 2 giugno per festeggiare l’evento l’ESA ha organizzato una diretta streaming delle riprese di Mars Express intento nella sua rivoluzione intorno al pianeta. Ecco una breve animazione della ripresa

Questa gif è composta da tutte le immagini che sono scese durante quell’ora, a circa 50 secondi di distanza l’una dall’altra, trasmesse direttamente dalla Visual Monitoring Camera (VMC) a bordo del longevo ma ancora altamente produttivo orbiter marziano dell’ESA. Si noti il ​​divario nel mezzo: sfortunatamente*, la pioggia alla stazione di terra dell’ESA a Cebreros , in Spagna, ha fatto perdere la “telemetria” (dati) da Mars Express per un periodo durante il live.

Nel prossimo numero di COELVM ASTRONOMIA un approfondimento sulle imprese di Mars Express negli scorsi ultimi 20 anni. 

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Patatine fritte su Marte

Fritto Misto in condizioni di Microgravità

 

Il cibo che mangiamo determina come ci sentiamo e niente è meglio di una buona frittura, anche se ovviamente con moderazione. Mentre si preparano per le missioni sulla Luna e su Marte, gli astronauti saranno felici sapere dai ricercatori che un cibo di conforto di base non è fuori portata, anche nello spazio: le patatine fritte.

Bolle di vapore dalla frittura in condizioni di microgravità
Bolle di vapore dalla frittura in condizioni di microgravità

L’ESA sta conducendo una ricerca sui metodi di frittura in condizioni di microgravità per colmare le lacune di conoscenza sulla Terra e nello spazio. Anche se la frittura delle patate viene fatta ovunque nel mondo, comporta fisica e chimica complesse, e nello spazio tutto diventa più complicato. Non si era sicuri che fosse possibile friggere in assenza di gravità. Senza galleggiabilità che tira verso l’alto, infatti le bolle che normalmente risalgono potrebbero rimanere attaccate alla superficie di una patata, proteggendola in uno strato di vapore che i ricercatori pensavano potesse lasciarla poco cotta e indesiderabile.

“Chiedete a qualsiasi chef e vi confermeranno che la fisica e la chimica alla base del cibo sono un argomento complesso e affascinante che si estende ad altre discipline scientifiche”, afferma il professor Thodoris Karapantsios dell’Università Aristotele di Salonicco e membro del gruppo di ricerca.

Per studiare come la microgravità influenza le tecniche di cottura come la frittura, è stato progettato un nuovo apparato sperimentale tipo carosello sicuro e funzionante anche in assenza di gravità. Gli esperimenti sono stati condotti su due campagne di volo parabolico dell’ESA, in cui un aereo vola in archi ripetuti per ricreare brevi momenti di assenza di gravità.

Strumento (giostra) progettato e sviluppato per testare la possibilità di friggere in assenza di gravità

L’esperimento ha filmato il processo di frittura con una telecamera ad alta velocità e ad alta risoluzione per catturare le dinamiche delle bolle come il tasso di crescita, le dimensioni e la distribuzione, nonché la velocità di fuga dalla patata, la velocità delle bolle e la direzione di viaggio nell’olio. L’esperimento ha misurato la temperatura dell’olio bollente e le temperature all’interno della patata.

L’hardware dell’esperimento è automatizzato e chiuso per motivi di sicurezza. Mantiene una pressione costante all’interno della camera di frittura per evitare perdite, evitare che l’olio si rovesci e per consumare meno energia nel riscaldamento.

Patatine fritte su Marte

I ricercatori dell’Università di Salonicco, in Grecia, hanno scoperto che poco dopo che la patata è stata aggiunta all’olio in condizioni di bassa gravità, le bolle di vapore si sono staccate facilmente dalla superficie della patata in modo simile a quanto avviene sulla Terra. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per mettere a punto alcuni parametri, quanto sino ad ora raccolto indica che gli astronauti saranno in grado di avere più del cibo reidratato nel menu mentre esplorano nuovi mondi. 

Vedi video in alto

“Oltre alla nutrizione e al comfort, lo studio del processo di frittura nello spazio potrebbe anche portare a progressi in vari campi, dall’ebollizione tradizionale alla produzione di idrogeno dall’energia solare in condizioni di microgravità”, conclude John Lioumbas del team.

Nubi Nottilucenti fredde e rare nei cieli del solstizio

Nubi nottilucenti sulle prealpi di Lamberto Sassoli

Nuvole o Nubi Nottilucenti così vengono chiamate le nuvole alte e fredde visibili nelle settimane di inizio estate subito dopo il tramonto

 

Visibili verso nord, nelle ultime due settimane di giugno e le prime due di luglio le nubi appaiono di un blu cristallino e brillano rispetto al fondo scuro della notte.

Il fenomeno è stato studiato nel 2018 dalla NASA che ha classificato le nubi come le più alte e fredde della Terra poste a circa 76-85 kilometri di altezza sopra la superficie terrestre, sono qualche volta soprannominate Nuvole Spaziali o più comunemente dette NLC NoctiLucent Clouds, e NLC si formano appena sotto il confine invisibile dove finisce l’atmosfera terrestre e inizia lo spazio esterno , a circa 100 km sopra la superficie del pianeta, secondo la NASA.

Nel video dell’agenzia spaziale statunitense disponibile a seguire una breve animazione del meccanismo all’origine delle NLC.

Le Nubi Nottilucenti si verificano quando il vapore acqueo si congela in cristalli di ghiaccio che si aggrappano alla polvere e alle particelle lasciate dalle meteore che cadono in alto nell’atmosfera e sono in grado di riflettere la luce solare. La stagione migliore per osservare gli NLC dall’emisfero settentrionale è intorno al solstizio d’estate tra la fine di giugno e la fine di luglio, quando sono più facilmente visibili da circa 50 a 70 gradi di latitudine nord.

Una bella animazione e spiegazione è disponibile anche nell’app Windy

Gli avvistamenti sono diventati più frequenti negli ultimi anni e alle latitudini più basse, forse perché il cambiamento climatico genera più vapore acqueo nell’atmosfera a causa dell’aumento del metano atmosferico, secondo il NOAA.

Nubi nottilucenti a 45° N
di Paolo Bardelli

 

La cometa C/2020 F3 Neowise con le nubi nottilucenti. Immagine di Marco Bastoni.
Un orizzonte “nottilucente”
di Paolo Bardelli

 

A seguire due timelapse realizzati da appassionati.

Le nubi mesosferiche polari si formano durante i mesi estivi di ciascuna regione polare nel luogo più freddo dell’atmosfera, a 50 miglia sopra la superficie terrestre. Le nubi nottilucenti furono osservate per la prima volta nel 1885 da un astronomo dilettante e sono diventate sempre più luminose e frequenti. Negli ultimi anni sembra che si stiano spostando a latitudini più basse. Immagine e video time-lapse Credito: Jacek Stegman, MISU

Crediti: Mads Peter Iversen

 


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Candidatura ufficiale della Sardegna per l’Einstein Telescope

Oggi martedì 6 giugno 2023, alle ore 16.00, è stata presentata la candidatura italiana per Einstein Telescope, il telescopio di nuova generazione destinato alla caccia alle onde gravitazionali, di cui si sta definendo la più adatta localizzazione.

In lizza la candidatura della Regione Sardegna con l’ex miniera di Sos Enattos a Lula (Nuoro). In queste terre il grande cacciatore di terza generazione di onde gravitazionali Einstein telescope è concepita come una scommessa per combattere lo spopolamento, la crisi economica e la disoccupazione. E’ un progetto fortemente sostenuto dal Governo che ha partecipato nel giorno della presentazione della candidatura, con un’ampia rappresentanza, a Roma, presso la sede dell’Osservatorio Astronomico di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’INAF.

L’Einstein Telescope (ET) è inserito all’interno degli obiettivi indicati dal governo nel programma nazionale di riforma contenuto nel Def.

Sono intervenuti il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni; il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani; il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini; il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone; il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano. Alla presentazione parteciperanno anche: Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica e presidente del Comitato Tecnico Scientifico per la Candidatura Italiana per Einstein Telescope; Ettore Sequi, Ambasciatore e Capo delegazione italiana nel Board of Governmental Representatives di Einstein Telescope e Antonio Zoccoli, Presidente dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Istituto che coordina la comunità scientifica nazionale del progetto Einstein Telescope. Il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas.

A seguire l’intervento del direttore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Marco Tavani.

“L’Einstein Telescope (ET) sarà un’infrastruttura di Osservazione dell’Universo dalle straordinarie potenzialità di rivelazione di sorgenti di onde gravitazionali associate ai fenomeni più energetici del cosmo. L’interesse di INAF per oggetti peculiari quali stelle di neutroni e buchi neri che saranno rivelati da ET è pluridecennale, sia dal punto di vista osservativo che teorico. L’enorme contributo dell’Astronomia alla scienza di ET, oltre a consolidare linee di ricerca precedenti, sarà focalizzato sulle osservazioni delle sorgenti di onde gravitazionali con telescopi da terra e dallo spazio utilizzando tutte le frequenze, dal radio all’ottico fino ai raggi X e gamma. È questa un’attività di reazione rapida alle rivelazioni improvvise dei segnali gravitazionali che la comunità INAF sta già svolgendo e che sarà fortemente potenziata nell’immediato futuro nella prospettiva di realizzazione di ET. Quasi un centinaio di ricercatori e ricercatrici INAF partecipano attualmente alla preparazione di ET e al progetto ETIC nell’ambito del PNRR. In particolare, INAF è coinvolto nella definizione di parti opto-meccaniche del telescopio e nel potenziamento e sviluppo di strumentazione innovativa a multi-frequenza. Tra le infrastrutture osservative INAF è importante ricordare il potente radiotelescopio SRT in Sardegna che potrà essere collegato alle rivelazioni di ET in modo sinergico. L’annuncio della candidatura dell’Italia per questo progetto, da parte del Governo, è un importante passo in avanti per il nostro Paese. La rete degli Enti di Ricerca italiani, compreso INAF, si conferma ancora una volta protagonista dell’eccellenza scientifica italiana nel mondo”.

Qui il video dell’incontro

Dita incrociate quindi!

 

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News da Marte #17

 

Bentornati su Marte!
Continuiamo a seguire le attività in cui è impegnato Curiosity nelle vicinanze del cratere Gale. Abbiamo anche qualche nuova immagine da Perseverance, il video di un suo recente prelievo (mal riuscito) e un interessante aggiornamento della NASA sullo stato di Ingenuity. Si parte!

Curiosity conclude le analisi di Ubajara
Nello scorso aggiornamento ci eravamo lasciati con la prima serie di analisi da parte dello strumento Sample Analysis at Mars (SAM) in corso. Più nel dettaglio, Curiosity ha eseguito l’Evolved Gas Analysis (EGA) riscaldano il materiale roccioso a centinaia di gradi e analizzando i gas emanati dal campione. I tecnici hanno atteso i risultati del test per valutare se procedere con il secondo step delle analisi permesse da SAM, ovvero la Gas Chromatography Mass Spectrometry (GCMS).

I risultati parziali di SAM sul campione Ubajara non hanno però impressionato il team scientifico. Infatti il piano di lavoro inviato al rover il 19 maggio ha previsto di non procedere con l’analisi GCMS, ma non è ancora stato impartito l’ordine di versare al suolo il resto del materiale ancora contenuto nella punta del trapano. Analisi aggiuntive con lo strumento CheMin sono previste nei Sol successivi.

La campagna è stata conclusa eseguendo le ultime immagini del foro di estrazione.

Nel Sol 3834 (20 maggio) Curiosity esegue le ultime foto del foro sulla roccia Ubajara. NASA/JPL-Caltech

La prosecuzione delle attività di Curiosity ha visto volgere le attenzioni, dalla medesima posizione, verso una nuova roccia. È stata battezzata Salamangone, con riferimento a una località brasiliana (come brasiliana è anche Ubajara). Qui il rover ha svolto un’attività di abrasione e indagini fotografiche ravvicinate con la camera MAHLI. Per la prima volta da parecchio tempo questa camera è stata usata anche in notturna sfruttando gli illuminatori a led posizionati attorno alla lente frontale.

Foto diurna di Salamangone, Sol 3837. NASA/JPL-Caltech
Foto notturna dello stesso target, illuminato con i led a luce bianca di MAHLI. NASA/JPL-Caltech

Immagini della camera MAHLI durante le fasi di assemblaggio.Lo scopo di fotografare un target in luce artificiale è quello di poter contare su un’illuminazione con spettro controllato, non filtrato dall’atmosfera a dai riflessi rossi da ogni direzione dell’ambiente marziano. MAHLI è dotato anche di una coppia di led a ultravioletti (365 nm) che permettono di individuare eventuali fluorescenze o fosforescenze delle rocce in risposta alla stimolazione a questa lunghezza d’onda.

Dopo tre settimane di permanenza nel sito di Ubajara, il Sol 3839 (25 maggio) è stato quello in cui Curiosity si è mosso: 37 metri di spostamento programmato su morbida, e pericolosa, sabbia marziana. Dalla nuova posizione il rover ha avviato la quarta analisi del campione Ubajara ed eseguito una serie di panoramiche della regione appena raggiunta.

Vista di una delle Hazard Camera posteriori nel Sol 3839. NASA/JPL-Caltech
Panoramica composta da 79 immagini catturate dalla Left MastCam nel Sol 3843. NASA/JPL-Caltech/MSSS/Piras

Il 29 maggio, con un ultimo spostamento nel tardo pomeriggio del Sol 3843 (a giudicare dalla cronologia delle immagini successivamente alla ripresa del panorama qui sopra), Curiosity copre circa altri 8.5 metri segnando così un nuovo record della sua missione: raggiunge i 30 km percorsi su Marte. Prima di lui solo un altro rover, Opportunity nel giugno 2011, aveva raggiunto questo traguardo. Il piccolo esploratore del programma MER, atterrato sul pianeta rosso nel 2004 insieme al gemello Spirit, detiene ancora il record di distanza percorsa su Marte con 45.16 km.

Visuale dei terreni ostili circostanti catturati dall’occhio della Left Navigation Camera, Sol 3843. NASA/JPL-Caltech

La posizione attualmente raggiunta da Curiosity è vicinissima alla precedente (soli 4 metri di distanza) ma i piloti del rover sono riusciti nel compito non facile di muoverlo su un terreno accidentato e sabbioso, e contemporaneamente porre tutte e sei le ruote su della solida roccia.
Questa condizione di stabilità agevolerà le prossime analisi per mezzo degli strumenti posti sul braccio robotico. Gli scienziati del Jet Propulsion Laboratory, l’istituto di ricerca che gestisce le operazioni dei rover marziani, hanno già messo nel mirino i target Cujubim, Cumbal, Cariacau, Crique Yolande, Crique Rubin, Paleomeu River… Non c’è sicuramente da annoiarsi!

Perseverance ancora vicino a Belva
Sono poche le novità documentate dalla NASA nelle attività del suo rover più potente, che sta perlopiù svolgendo attività con analisi fotografiche supportato dalle sue numerose camere. La posizione è ancora quella nelle immediate vicinanze del cratere da impatto Belva dove è giunto nel Sol 770 (20 aprile).

Rispetto ai precedenti aggiornamenti di questa rubrica, nel corso di alcuni Sol Perseverance ha eseguito un complicato giro attorno alla roccia bersaglio oggetto dell’abrasione Ozuel Falls (vedi News da Marte #16) forse per stabilizzare le sue ruote su un basamento più solido.

Nella ricostruzione degli spostamenti del rover una grossa mano è venuta, ora come già in passato, dall’eccellente sito Marslife.com. Grazie al processamento automatico dei metadati delle foto rileva la direzione verso cui ciascuna camera è orientata nel momento dello scatto, permettendo di collocare spazialmente ogni immagine dal punto di vista di Perseverance.

Tra le operazioni che ho scovato nelle immagini grezze c’è un prelievo di roccia che però non sembra sia andato a buon fine. Lo vediamo con i video realizzati nel Sol 802 da una delle Front HazCam. Complessivamente l’operazione è durata 16 minuti.

Sol 803, osservazione del recente foro. NASA/JPL-Caltech/ASU

È possibile che già al momento del carotaggio i sensori del trapano abbiano restituito della telemetria inattesa, perché nel Sol successivo all’operazione i tecnici hanno immediatamente programmato una lunga serie di foto mirate a ispezionare l’interno della punta. Rilevando infatti grossi problemi nel campione che ambivano a raccogliere: il prelievo si rivela scarso ed estremamente friabile, con solo pochi frammenti che sono stati trattenuti.

Visuale da parte della Left MastCam-Z dell’interno della punta del trapano. NASA/JPL-Caltech/ASU
Foto analoga a quella superiore ma eseguita con un tempo di esposizione maggiore per osservare meglio il contenuto della punta. NASA/JPL-Caltech/ASU

È probabile che questo campione sarà scartato per tentare l’estrazione di uno migliore. Se però l’intera roccia di interesse dovesse presentare analoghe caratteristiche, potrebbe esserci un problema per il rover che si troverebbe nella condizione di non poter prelevare un carotaggio di adeguato volume.
Staremo a vedere e attenderemo degli aggiornamenti in merito per conto della NASA nei suoi usuali canali.

In chiusura di articolo, e dopo praticamente alcuni giorni di “silenzio fotografico”, rilevo che sono state rilasciate alcune nuove recentissime immagini scattate da Perseverance. Tra di esse una breve serie di osservazioni alla punta del trapano che dalle immagini correnti non è chiarissimo se al suo interno contenga ancora i frammenti rocciosi. Possiamo in ogni caso ipotizzare che un nuovo prelievo sia in vista, perché queste sessioni di ripresa sono frequentemente correlate alle operazioni con il trapano.

Nuova osservazione della punta del trapano eseguita nel Sol 810 (1 giugno). NASA/JPL-Caltech/Piras

Ingenuity alle prese con l’altimetria del delta
Su queste pagine vi avevo raccontato mesi fa dei problemi di comunicazione tra Perseverance e l’elicottero Ingenuity (vedi https://www.coelum.com/news/news-da-marte-11).

In una news scritta dall’ingegnere capo di Ingenuity Travis Brown viene raccontato di un più recente silenzio radio sperimentato dai team del JPL dopo il volo numero 49, compiuto ormai due mesi fa il 2 aprile nel Sol 752. La zona di atterraggio collocò l’elicottero in una sfortunata posizione da cui la line of sight verso la stazione radio del rover risultava bloccata dal bordo di alcuni rilievi.

Integrazione dell’immagine (NASA/JPL-Caltech) a cui ho aggiunto il profilo altimetrico tra Ingenuity e Perseverance in corrispondenza dei quattro Sol indicati.

Il team dell’elicottero era ansioso di caricare il piano per il volo 50, ma i problemi di comunicazione erano ulteriormente aggravati dai reset notturni di Ingenuity che richiedevano (e richiedono ancora) a Perseverance di restare in ascolto ogni mattina per i messaggi di risveglio dal suo compagno volante. La routine di lavoro prevede che i due prendano contatto e sincronizzino i timer di sistema, ma questa procedura risultava impossibile da eseguire.

La posizione di Perseverance all’ombra di Castell Henllys era certamente la peggiore per le comunicazioni, ma dopo lo spostamento verso Foel Drygam e il perdurare del silenzio di Ingenuity i team iniziarono a temere il peggio, ovvero che un inconveniente più grave e non risolvibile fosse capitato a Ingenuity. Neanche l’ampliamento della finestra mattutina di ascolto stava dando risultati, producendo quello che in oltre 700 Sol di lavoro congiunto si era tramutato nel primo blackout radio totale.

Come ben sapete Ingenuity ha ripreso contatto con Perseverance, ma questo è avvenuto solo nel Sol 761 con un piccolo pacchetto dati ricevuto alle 9:44 locali. L’indomani il team ha avuto l’effettiva conferma del buono stato di salute dell’elicotterino, la missione poteva continuare!

Appena possibile il piano del volo 50 è stato caricato, prima che il rover si avventurasse a meno di 45 metri da Ingenuity bloccando ogni tipo di attività dell’elicottero. Come abbiamo visto a metà aprile il nuovo spostamento si è svolto nel Sol 763 e ha spostato l’elicottero di 322 metri, mettendolo al sicuro dai temuti sorpassi da parte di Perseverance. Il sospiro di sollievo finale si è avuto la mattina successiva, con i dati di telemetria che hanno confermato il successo del volo e lo stato di salute di Ingenuity.

Attualmente distante 195 metri dal rover, l’elicottero è ancora in attesa del via libera per il volo 52 che è stato annunciato addirittura il 25 aprile.

Con riferimento al quesito di calcolo astrofotografico che ho posto nella News #16, ho preferito scrivere un articolo a parte raggiungibile a questo link.

Anche per questo aggiornamento marziano è tutto, grazie per la lettura e alla prossima.

Astrofotografia da Marte: un approfondimento tecnico

Bentornati su Mar- no, questo articolo ha un taglio un po’ diverso dal solito!

Nell’articolo #16 della rubrica News da Marte ho riportato una astrofotografia eseguita dalla superficie di Marte da Perseverance. Ve la ripropongo con una migliore postproduzione.

L’immagine è una composizione di tre scatti che Perseverance ha realizzato poco dopo la mezzanotte del suo Sol 785 di missione, quando da noi erano le 20:48 del 5 maggio.

La luminosissima scia è la luna maggiore di Marte, Fobos, che nei minuti dello scatto sorgeva dall’orizzonte occidentale.

Le altre scie, molto più deboli e corte, sono invece stelle viste da Marte!

Con l’ausilio del programma Stellarium, dopo aver inserito gli opportuni parametri (data, ora, posizione del rover e campo inquadrato dalla camera), è facile riconoscere la regione di cielo inquadrata. Siamo infatti a metà strada tra le grandi costellazioni di Orione e Toro, nelle quali spiccano le stelle alpha Betelgeuse e Aldebaran.

Il colore rosso delle loro scie non è una vostra impressione o un difetto di elaborazione, ma è testimonianza delle natura di questi due astri che sono infatti categorizzati rispettivamente come supergigante e gigante rossa. Le loro temperature superficiali basse (tra i 3800 e 4300 °C) si contrappongono all’azzurrino di Bellatrix, altra luminosa stella in Orione che invece ha una temperatura di 22000°C.

Perseverance si trova nell’emisfero nord di Marte, quindi osserva il cielo muoversi come noi lo vediamo dall’emisfero boreale terrestre, con le stelle che tramontano a ovest. La lunghezza delle scie delle stelle è determinata dalla velocità di rotazione di Marte, quindi potremmo dire dalla durata del suo giorno. Invece Fobos si muove attorno al suo pianeta con verso opposto e in modo estremamente rapido, così velocemente non solo da compensare il movimento apparente verso ovest del cielo ma persino da superarlo di parecchio e tracciare così una scia in direzione opposta.

È quindi interessante notare che, mentre Fobos sorgeva e si spostava “in alto” (verso est) le stelle stavano tramontando e spostandosi “verso il basso” (verso ovest).

L’ultimo dettaglio che vi voglio evidenziare riguarda la tonalità bluastra della luce attorno a Fobos, legata a un fenomeno che sperimentiamo anche sulla Terra: la dispersione atmosferica. Mentre da noi l’atmosfera filtra la luce così da “sparpagliare” il colore azzurro e farci apparire il Sole rosso in corrispondenza di albe e tramonti, su Marte le cose vanno un po’ diversamente.

Un contributo aggiuntivo determinante è dovuto alla presenza di sottilissime polveri sin nell’alta atmosfera, che vicino all’orizzonte accentuano le sfumature blu della luce attorno agli oggetti molto luminosi come il Sole e i satelliti naturali.

Calcoliamo il tempo di esposizione della foto

Vediamo come stimare il tempo di esposizione delle fotografie astronomiche eseguite da Perseverance. Possiamo ricondurre il problema a uno dei più classici esercizi di fisica:

[1] tempo = spazio / velocità

che nel nostro caso si traduce in:

[2] tempo di esposizione = lunghezza angolare scia / velocità angolare stella

Iniziamo calcolando il primo termine incognito, la lunghezza angolare della scia stellare.
Per questo calcolo ci baseremo sulla lunghezza dell’astro più brillante della foto: Betelgeuse.

 

Il punto di partenza sono le immagini raw, ne selezioniamo indifferentemente una delle due e individuiamo la luminosa stella.

Con un programma di elaborazione grafica (ho usato Gimp) misuriamo i pixel della scia.

Il risultato della misura soffre inevitabilmente un’approssimazione a causa dell’incertezza sui punti di inizio e fine. Con una tolleranza più che accettabile rilevo il valore 28.6 pixel.

Il prossimo step richiede di ricavare un angolo fisico da una lunghezza in pixel tramite la relazione:

[3] dimensione angolare scia [gradi] = lunghezza [pixel] x risoluzione angolare [gradi/pixel]

La risoluzione angolare è un dato tecnico della MastCam-Z. Essa dipende dalla lunghezza focale e dalla dimensione dei pixel del sensore.

La lunghezza focale a cui lo zoom era settato è di 26 mm. Questa informazione può essere dedotta sia dai metadata dell’immagine che, più semplicemente, dal nome del file. La lunga stringa del nome contiene verso la fine tre numeri che codificano i mm a cui lo zoom è settato per ciascuna fotografia, con il range ammesso che va da 026 a 110 (nella foto in oggetto il nome del file è ZR0_0785_0736583778_456EBY_N0390926ZCAM01071_0260LMJ02).

A questo punto prendiamo una lecita scorciatoia e ricorriamo alla tabella tecnica della MastCam-Z per scoprire la risoluzione angolare alla focale d’interesse (fonte: https://pds-geosciences.wustl.edu/m2020/urn-nasa-pds-mars2020_mission/document_camera/Mars2020_Camera_SIS.pdf).

In alternativa l’avremmo potuta calcolare come:

[4] risoluzione angolare = campo inquadrato / risoluzione immagine

A questo punto possiamo sostituire i numeri nell’equazione [3]:

dimensione angolare scia = 28.6 [pixel] x 283 [µrad/pixel]

= 8093.8 µrad ⇒ 0.4637 gradi

Questa è la dimensione angolare della scia tracciata da Betelgeuse durante il tempo di esposizione.
Nota: il movimento apparente delle stelle non è rettilineo ma segue una curva. Tuttavia, per tempi sufficientemente brevi come nel nostro caso, tale movimento è approssimato molto bene da una linea retta.

Ci serve ora il secondo termine incognito dell’equazione [2] ovvero la velocità angolare con cui Betelgeuse, a causa della rotazione del pianeta, appare spostarsi in cielo. Possiamo esprimere facilmente questa grandezza in termini di gradi al minuto ma ci occorre un termine correttivo trigonometrico che tenga conto della declinazione della stella che stiamo considerando. Infatti la velocità di spostamento è massima per i corpi con angolo di declinazione 0° e nulla per quelli con declinazione +90° e -90° (polo nord e polo sud celeste):

[5] velocità [°/min] = cos(Dec) x 360° / durata del giorno in minuti

Il giorno marziano, il cosiddetto Sol che nomino di continuo, dura 1479 minuti (39 minuti in più rispetto al giorno terrestre). La declinazione di Betelgeuse vista da Marte è -17° (fonte Stellarium). Mettiamo tutto nell’equazione [5] e otteniamo:

velocità angolare Betelgeuse = cos(-17°) x 360° / 1479 min = 0.2328°/min

 Abbiamo tutto quello che ci serve!
Facciamo le ultime sostituzioni nell’equazione [2] e otteniamo:

tempo di esposizione = 0.4491° / 0.2328 [°/min] =
1.99 minuti ≅ 120 secondi

 Il risultato finale dei calcoli mi è stato confermato la scorsa settimana dal professore dell’Arizona State University Jim Bell, Principal Investigator delle MastCam-Z e veterano dell’esplorazione planetaria con rover e sonde satellitari.
Il professor Bell, che ringrazio ancora, è stato così gentile da fornirmi alcuni metadata aggiuntivi al momento non ancora rilasciati al pubblico. Si tratta dei timestamp di inizio e fine esposizione i quali confermano i 120 secondi calcolati.

SPACECRAFT_CLOCK_START_COUNT     = “736583777.602”
SPACECRAFT_CLOCK_STOP_COUNT      = “736583897.602”

Jim Bell mi ha inoltre chiarito alcuni aspetti un po’ fumosi dei timestamp dichiarati nei dati NASA. Posso così confermarvi con sicurezza che le due foto hanno tempi di esposizione di 120 secondi, sono state scattate a distanza di 5 secondi e coprono qunidi il movimento del cielo marziano nell’arco di esattamente 245 secondi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Cielo di Giugno 2023

SOLSTIZIO D’ESTATE

il 21 del mese di Giugno alle 16:57m ora locale (GMT +2)

Le costellazioni da seguire e in cui perdersi alla caccia degli oggetti del profondo cielo saranno Ercole, Boote e la Corona Boreale.

Per approfondire Le Costellazioni di Giugno 2023 a cura di Teresa Molinaro

I principali eventi di Giugno 2023

Data Orario Oggetto/i Evento
01/06/2023 07:22:24 Luna Nodo
02/06/2023 19:30:03 Mar Congiunzione
03/06/2023 22:53:01 Luna-Antares Congiunzione
04/06/2023 04:41:39 Luna Piena
04/06/2023 05:40:37 Mercurio-Urano Congiunzione
04/06/2023 11:56:22 Venere Max Elongazione Est
07/06/2023 00:07:26 Luna Perigeo
09/06/2023 21:22:17 Luna-Saturno Congiunzione
10/06/2023 20:31:19 Luna Ultimo Quarto
11/06/2023 08:44:23 Luna-Nettuno Congiunzione
13/06/2023 16:11:14 Venere-Presepe Congiunzione
14/06/2023 01:04:51 Luna Nodo Ascendete
14/06/2023 07:34:11 Luna-Giove Congiunzione
15/06/2023 10:52:58 Luna-Urano Congiunzione
16/06/2023 02:25:14 Luna-Pleiadi Congiunzione
16/06/2023 11:39:28 Mercurio-Iadi Congiunzione
16/06/2023 21:38:19 Luna-Mercurio Congiunzione
17/06/2023 14:44:29 Saturno Stazionario Moto Retrogrado
17/06/2023 15:24:24 Mercurio-Aldebaran Congiunzione
18/06/2023 05:37:02 Luna Nuova
20/06/2023 10:49:50 Luna-Polluce Congiunzione
21/06/2023 12:17:43 Luna-Presepe Congiunzione
21/06/2023 15:57:43 Solsistizio Estivo
22/06/2023 01:47:34 Luna-Venere Congiunzione
22/06/2023 11:08:22 Luna-Mar Congiunzione
22/06/2023 19:30:28 Luna Apogeo
23/06/2023 08:45:55 Luna-Regolo Congiunzione
26/06/2023 08:49:33 Luna Primo Quarto
27/06/2023 19:47:37 Mercurio Perielio
27/06/2023 20:46:05 Luna-Spica Congiunzione
28/06/2023 13:22:17 Luna Nodo

Tutte le effemeridi del mese di Giugno 2023 sono disponibili in file csv

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Mercurio

01/06 Sorge: h 04:38 Tramonta: h 18:24

30/06 Sorge: h 05:29 Tramonta: h 20:51

Si affaccia un’estate particolare per i nostri pianeti. Molte le congiunzioni ma quasi tutte di giorno o sotto l’orizzonte. Non fa eccezione Mercurio, anche se per questo pianeta le difficoltà osservative non sono una novità. Nel mese di giugno sarà assente dai tramonti e visibile solo all’alba. La distanza dal Sole andrà via via sempre riducendosi accorciando le finestre di osservazione. Unica segnalazione notevole il giorno 19 Mercurio poco prima dell’alba ma bassissimo sull’orizzonte, massimo 8°, si avvicinerà alle Iadi del Toro.

 

Venere

01/06 Sorge: h 08:50 Tramonta: h 00:02

30/06 Sorge: h 09:10 Tramonta: h 23:07

Ben visibile ed alto nei cieli della sera inizia nei primi giorni di Giugno fra la costellazione del Cancro e quella del Leone il suo avvicinarsi a Marte che raggiungerà alla minima distanza sul fine del mese. Il giorno 22 tappa con Luna in falce sopra ai due pianeti, subito sotto Marte e in basso Venere. Altezza sull’orizzonte circa 24 gradi. Non dimenticatevi di Regolo sullo sfondo ad ammirare compiaciuto lo spettacolo. Visibile fino a poco prima della mezzanotte. Massimo avvicinamento invece appunto il 30 giugno con distanza circa 3°.

 

Marte

01/06 Sorge: h 09:50 Tramonta: h 00:30

30/06 Sorge: h 09:26 Tramonta: h 23:20

Unico pianeta ad accompagnarci per tutta l’estate Marte prosegue il suo passaggio dalla costellazione del Cancro al centro della costellazione del Leone che raggiungerà sul finire del mese. Nei trenta giorni verrà raggiunto contemporaneamente il giorno 22 sia dalla Luna, spettacolare e sottilissima, sia da Venere trovandosi al vertice di un triangolo isoscele e molto appiattito con i segmenti Marte-Luna a formare e Marte-Venere a formare i due cateti uguali. Sullo sfondo Regolo, la stella più luminosa della costellazione del Leone.

 

Giove

01/06 Sorge: h 03:53 Tramonta: h 17:23

30/06 Sorge: h 02:14 Tramonta: h 15:58

In questi primi mesi dell’estate Giove si farà pregare ed attendere. Disposto a mostrarsi solo nelle ultimissime ore della notte poco prima dell’alba, dovremo aspettare circa metà mese per avere ad est almeno un paio d’ore disponibili per uno scatto. Il 14 giugno già nelle luci dell’alba sarà raggiungo da una sottilissima falce di Luna, scatto difficile ma dal sicuro effetto. Siamo nei giorni più lunghi dell’anno e, allontanata la Luna, non assisteremo ad altri particolari cambiamenti.  Giove di trova fra Urano e Nettuno entrambi tuttavia molto lontani.

 

Saturno

01/06 Sorge: h 01:45 Tramonta: h 12:34

30/06 Sorge: h 23:48 Tramonta: h 10:40

Saturno anticipa il percorso del compagno gassoso Giove. Sorgendo già da inizio mese intorno alle 2 di notte andrà via via offrendo sempre più ore di osservazione. Immerso nella costellazione dell’Acquario sarà avvicinato dalla Luna all’ultimo quarto la mattina del 10 giugno, entrambi ad un’altezza di circa 28° sull’orizzonte. I lavoratori estivi abituati alla sveglia presto saranno di buona compagnia.

 

Urano

01/06 Sorge: h 04:35 Tramonta: h 18:51

30/06 Sorge: h 02:45 Tramonta: h 17:04

Braccio destro di Giove sempre più vicino al suo gigante all’inizio del mese sorge troppo tardi, quasi insieme a Mercurio ma tuttavia sempre a pochi gradi dal Sole. La situazione andrà però via via migliorando, il pianeta anticiperà il suo sorgere fino a mostrarsi alla fine del mese proprio a metà della linea che distanzia Giove dalle Pleiadi

 

Nettuno

01/06 Sorge: h 02:30 Tramonta: h 14:19

30/06 Sorge: h 00:37 Tramonta: h 12:26

Peccato per la sua distanza che lo rende un oggetto estremamente difficile da osservare altrimenti Nettuno sarebbe stato il re delle notti estive di quest’anno. In un lento ma inesorabile anticipare del sorge Nettuno sarà visibile in giugno per tutta la seconda parte delle notte. Nettuno segue Saturno dal quale non sembra volersi allontanare neanche di un grado!

LUNA

Iniziamo il mese con una Luna già quasi piena e fase quasi al 90% e all’11 giorno ben visibile a 18° sopra l’orizzonte alla sinistra, verso est quindi della costellazione della Vergine. Viaggerà sola, senza la compagnia degli oggetti più grandi del Sistema Solare ma già il giorno 2 dopo aver attraverso la costellazione della Lirasi avvicinerà ad Antares, regina della costellazione dello Scorpione.  La congiunzione con separazione 1,5° nord, inizierà già nelle prime ore della sera, quando la Luna sarà alta sull’orizzonte ma solo per 16 gradi. La situazione non migliorerà nella sera successiva, meglio cogliere quindi l’occasione, difficile ma spettacolare.

Congiunzioni spettacoli il 14 e il 22 Giugno, tutto nella rubrica Luna di Giugno 2023

COMETE

unico bersaglio 237P/LINEAR

Per approfondire: le comete di Giugno 2023 a cura di Claudio Pra

ASTEROIDI

Per Giugno ci aspettano in opposizione (11) Parthenope e (39) Laetitia
Trovi tutto qui: Mondi in miniatura – Asteroidi, Giugno 2023 a cura di Marco Iozzi

TRANSITI NOTEVOLI ISS

Chiuso il ciclo di fine maggio di transiti davvero interessanti, parecchi giorni di respiro ed appuntamento alla fine del mese di Giugno per ammirare nuovamente la stazione sopra i nostri cieli con magnitudini importanti. Gli orari invece non saranno favorevoli, siamo nelle ultime ore della notte o se preferite poco prima dell’alba. Forse adatte per uno scatto di transito sulla Luna?

Non perdere la rubrica Transiti notevoli ISS per il mese di Giugno 2023 a cura di Giuseppe Petricca

SUPERNOVAE – AGGIORNAMENTI

Leggi tutti gli aggiornamenti sulle ultime Supernovae scoperte nell’articolo a cura di Fabio Briganti e Riccardo Mancini

Cieli sereni a tutti!


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Transiti ISS notevoli per il mese di Giugno 2023

La ISSStazione Spaziale Internazionale sarà rintracciabile nei nostri cieli in orari mattutini, prima dell’alba. Avremo quattro transiti notevoli con magnitudini elevate durante gli ultimi giorni del mese, auspicando come sempre in cieli sereni.

Chiuso il ciclo di fine maggio di transiti davvero interessanti, parecchi giorni di respiro ed appuntamento alla fine del mese di Giugno per ammirare nuovamente la stazione sopra i nostri cieli con magnitudini importanti. Gli orari invece non saranno favorevoli, siamo nelle ultime ore della notte o se preferite poco prima dell’alba. Forse adatte per uno scatto di transito sulla Luna?

25 Giugno

Si inizierà il giorno 25 Giugno, dalle 04:34 alle 04:42, osservando da SSO ad ENE. La ISS sarà ben visibile dal Sud Italia con una magnitudine massima si attesterà su un valore di -3.2.

27 Giugno

Due giorni dopo, 27 Giugno, dalle 04:32 verso OSO alle 04:40 verso NE. Visibile da tutto il paese in questa occasione, con magnitudine di picco a -3.8. Sperando come sempre in cieli sereni per il miglior transito del mese.

28 Giugno

Passiamo al giorno 28 Giugno, dalle 03:44 in direzione SSO alle 03:50 in direzione ENE. Osservabile al meglio dal Centro Sud del paese, con una magnitudine massima di -3.7.

30 Giugno

L’ultimo transito del mese si avrà il giorno 30 Giugno, dalle 03:40 da O alle 03:47 a NE, con magnitudine massima a -3.5. Osservabile al meglio dal Centro Nord Italia.

 

N.B. Le direzioni visibili per ogni transito sono riferite ad un punto centrato sulla penisola, nel centro Italia, costa tirrenica. Considerate uno scarto ± 1-5 minuti dagli orari sopra scritti, a causa del grande anticipo con il quale sono stati calcolati.


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SUPERNOVAE: aggiornamenti Giugno 2023

RUBRICA SUPERNOVAE COELUM   N. 111

UNA STUPENDA SUPERNOVA NELLA GALASSIA MESSIER 101

CHE SARA’ RICORDATA PER MOLTO TEMPO

 

In questo periodo di dominio indiscusso dei programmi professionali di ricerca supernovae, vedere un astrofilo  riuscire a scoprire una supernova, addirittura in una galassia del catalogo di Messier, ci riempie il cuore di gioia. Lo scopritore è il veterano astrofilo giapponese Koichi Itagaki, che però non può essere considerato un astrofilo comune. Vanta infatti al suo attivo la scoperta di ben 175 supernovae, occupando la terza posizione nella Top Ten mondiale amatoriale e dispone di una strumentazione di tutto rispetto, con una schiera di telescopi davvero eccezionale sia per numero che per diametro, dove spiccano un 60cm e due 50cm, oltre ad altri strumenti di diametro inferiore. Non sono tutti dedicati alla ricerca di supernovae ed infatti l’esperto astrofilo del Sol Levante annovera nel suo palmares anche la scoperta di comete, pianetini, Novae e Variabili Cataclismiche della nostra galassia e numerose Novae Extragalattiche, veramente un “mostro sacro” dell’astrofilia mondiale.

L’attuale importantissima scoperta è stata effettuata la notte del 19 maggio, quando Itagaki si è accorto per primo di una nuova stella nella stupenda galassia a spirale M101 conosciuta come la galassia Girandola, situata nella costellazione dell’Orsa Maggiore a “soli” 21 milioni di anni luce di distanza. Quando è apparsa sul TNS la comunicazione del nuovo transiente di mag.+14,9  nella galassia M101, la notizia ha destato subito grande interesse ed infatti appena 5 ore dopo la scoperta, dall’Osservatorio del Roque de los Muchachos nelle Isole Canarie con il Liverpool Telescope di 2 metri, è stato ripreso lo spettro di conferma.

La SN2023ixf, questo il nome definitivo assegnato, è una supernova di tipo II molto giovane scoperta soltanto un giorno dopo l’esplosione, cioè dopo l’arrivo sul nostro pianeta della “prima luce”. La vera esplosione è infatti avvenuta 21 milioni di anni fa e la luce di questa immane esplosione ha impiegato tutti questi anni per giungere fino a noi, arrivando nella seconda parte del giorno 18 maggio. La galassia M101 è uno dei soggetti più fotogenici e più immortalati, non soltanto da chi fa ricerca di supernovae e perciò sono venute fuori numerose prediscovery che hanno permesso di calcolare con precisione questo dato. Nel giro di appena cinque giorni la supernova ha subito un repentino aumento di luminosità che dalla mag.+14,9 della scoperta, ha permesso di raggiunge il 24 maggio il massimo di luminosità alla notevole mag.+10,8 diventando una delle supernovae più luminose degli ultimi anni. Bisogna infatti risalire al gennaio 2014 con la SN2014j in M82 (mag.+10,1) per trovare una supernova più luminosa e vicina. Gli osservatori professionali di tutto il mondo la stanno seguendo in maniera assidua dal dominio X al radio, in polarimetria, fotometria e spettroscopia. Vengono inoltre ripresi spettri ad alta risoluzione per individuare le varie componenti del vento stellare. E’ stata fatta inoltre un’accurata analisi delle immagini di archivio dei Telescopi Spaziali Hubble e Spitzer, che ha permesso di individuare la stella progenitrice di questa supernova. Si tratta di una Supergigante Rossa di mag.+24,4 non troppo massiva, che negli ultimi anni aveva mostrato variazioni di luminosità, preannunciando l’imminente esplosione. Intanto i nuovi spettri ottenuti hanno permesso di affinare la classificazione che da tipo II è passata adesso a tipo IIn, dove “n” sta per narrow cioè stretto, riferito alle righe strette dell’Idrogeno. Non è però da escludere che la supernova possa subire un’ulteriore modifica con l’allargamento di queste righe dell’Idrogeno e aprendo perciò due scenari possibili: diventare una supernova di tipo IIL con la curva di luce che lentamente ma progressivamente diminuirà di luminosità, oppure diventare una supernova di tipo IIP. Le supergiganti rosse non troppo massive sono molto simili ai progenitori delle supernovae di tipo IIP. Noi perciò facciamo il tifo per questa seconda ipotesi, anche perché se così fosse la luminosità della supernovae dopo una leggera discesa si fermerà sul Plateau e rimarrà costante per oltre tre mesi, permettendoci di catturare delle stupende ed indimenticabili immagini. Sarà comunque la fotometria dei prossimi giorni a chiarire definitivamente il tipo di questa supernova.  Concludiamo ricordando che questa è la quinta supernova conosciuta in M101. Le quattro precedenti furono la famosa SN2011fe di tipo Ia, scoperta il 24 agosto del 2011 dal Palomar transient Factory, che nel settembre 2011 raggiunse la mag.+9,9 diventando una delle supernovae più luminose della storia; la SN1970G di tipo II, scoperta il 30 luglio 1970 dall’astronomo ungherese Miklos Lovas; la SN1951H scoperta il 1° settembre 1951 dall’astronomo americano Milton Humason e la SN1909A scoperta il 26 gennaio 1909 dall’astronomo tedesco Max Wolf.

Ecco una carrellata di scatti di SN2023ixf, grazie a tutti gli astrofili per i numerosi contributi!

 

1) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Rolando Ligustri in remoto dagli Stati Uniti con un telescopio da 400mm F.3,75 posa L=5×180 secondi RGB=5×180 secondi.

 

2) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Riccardo Mancini con un telescopio Newton da 250mm F.5 somma di 30 immagini da 60 secondi.

 

3) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Alain Rosica con un telescopio Newton 200mm F.4 somma di 75 immagini da 240 secondi.

 

4) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa dall’astrofilo tedesco Gregor Krannich con un telescopio da 350mm F.10 somma di 40 immagini da 60 secondi.

 

5) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa da Mario Masucci con un telescopio da 300mm F.4 somma di 30 immagini da 180 secondi.

Trovi tutti gli eventi osservabili e dell’ultimo mese nella sezione: Il Cielo del Mese


Rimani aggiornato sull’evoluzione di SN2023ixf  in M101

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Coelum Astronomia 262 III 2023 Digitale

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La Luna di Giugno 2023

Se la luna pienaPoi divieneÈ perché il bambinoDorme beneMa se sta piangendoLei se lo trastullaCala e poi si fa culla

traduzione di “Figlio della Luna” di Cano Andres,jose Maria

Iniziamo il mese con una Luna già quasi piena e fase quasi al 90% e all’11 giorno ben visibile a 18° sopra l’orizzonte alla sinistra, verso est quindi della costellazione della Vergine. Viaggerà sola, senza la compagnia degli oggetti più grandi del Sistema Solare ma già il giorno 2 dopo aver attraverso la costellazione della Lira, si avvicinerà ad Antares, regina della costellazione dello Scorpione.  La congiunzione con separazione 1,5° nord, inizierà già nelle prime ore della sera, quando la Luna sarà alta sull’orizzonte ma solo per 16 gradi. La situazione non migliorerà nella sera successiva, meglio cogliere quindi l’occasione, difficile ma spettacolare.

Fase Data Ore Sorge Culmina tramonta Diam. Apparente arcsec Distanza Terra in Km
Luna Piena 04/06 05:41 21:36 00:59 05:23 1877.1 385368
Ultimo Quarto 10/06 21:31 01:29 06:56 12:28 1932.2 369299
Luna Nuova 18/06 06:37 05:18 12:36 21:35 1800.4 396050
Primo Quarto 26/06 09:49 13:22 18:52 01:07 1799.9 399704

Il giorno successivo, il 4 la Luna oramai piena avrà abbandonato lo Scorpione per dirigersi verso il Sagittario. Nei giorni 7 e 8 la Luna in fase decrescente si avvicinerà a Plutone, tutto molto basso sull’orizzonte, non oltre i 10 gradi e forse qualcosa in più nella mattina del giorno successivo ma a quel punto gli oggetti saranno più separati.

Il giorno 10, con la Luna già all’ultimo quarto, fase 48% e 21° giorno, bella da osservare sarà la congiunzione con Saturno a partire alla mezzanotte circa, potremo approfittare di circa 3/4 ore di  osservazione prima del sorgere del Sole. Direzione sud est ed altezza massima circa 14° gradi.

In genere il giorno successivo offre sempre un’altra occasione per immortalare gli spettacoli, a discapito della vicinanza, che tende ad aumentare ma, come in questo caso, magari aggiungendo elementi. I’11 infatti la congiunzione fra Luna e Saturno si trasformerà in un triangolo con un vertice assai debole: Nettuno. Appuntamento nella notte, dalla mezzanotte fino all’alba.

Volete un evento davvero clamoroso da segnare sul calendario? Allora appuntatevi questa data: 14 giugno. L’appuntamento è all’incirca per le 02, notte o mattina molto presto se volete. Luna e Giove si avvicineranno sempre più fino ad andare in occultazione a Sole oramai alto. Avrete due ore di tempo per uno scatto d’effetto con Luna quasi nuova, una sottilissima falce del solo 10% di visibilità. Altezza massima raggiunta all’alba circa 19°. Una particolarità nella stessa inquadratura, poco prima dell’alba, il Sole sorge circa alle 05:30, entreranno Mercurio, Urano e Nettuno. Telescopio puntato ad Est nel  lembo di cielo compreso fra la Balena, i Pesci e l’Ariete. Niente da fare per lo scatto nella sera, i due astri tramonteranno ben prima del Sole.

Congiunzione Luna-Giove 14 giugno ore 04:30. Crediti: https://theskylive.com/

Saltiamo al 21 e 22 giugno subito dopo il tramonto per un altro splendido ballo a tre. Una sottilissima falce di Luna, questa volta crescente, con fase intorno al 10%, al secondo e terzo giorno, si affiancherà al duetto Marte-Venere, inizio delle osservazioni non prima delle 21, altezza 25° sull’orizzonte verso ovest.

Congiunzione Luna-Marte-Venere il 21 giugno ore 22:00 Roma – Crediti https://theskylive.com/

 

Congiunzione Luna-Marte-Venere il 22 Giugno ore 22:00 Roma. Crediti: https://theskylive.com/

Il 30 giugno, ben alta sull’orizzonte, 21°, la Luna oltre l’Ultimo quarta transiterà molto vicino ad Antares, occhi verso Sud già dalle prime ore della sera.

–  Ogni fenomeno lunare e rispettivi orari sono rapportati alla Città di Roma, dati rilevati tramite software “Stellarium” e dal sito http://www.marcomenichelli.it/luna.asp


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Le Comete di Giugno 2023

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LA SORPRESA C/2023 E1 ATLAS

osservabile molto alta in cielo non appena fa buio

C/2023 E1 ATLAS

Scoperta il primo marzo di quest’anno dal programma di ricerca ATLAS (AsteroidTerrestrial-Impact Last Alert System) è cresciuta più di quanto previsto, tanto che tra fine giugno ed inizio luglio potrebbe brillare di nona magnitudine. Un bel regalo dunque, in un periodo non certo ricco di spunti interessanti. Si muoverà dal Dragone verso l’Orsa Minore, risultando circumpolare per tutto il mese, osservabile molto alta in cielo non appena fa buio. Inizialmente la sua luminosità dovrebbe sfiorare l’undicesima magnitudine, per crescere poi piuttosto rapidamente fino sotto la decima, raggiungendo, come già detto, forse la nona grandezza a fine mese (perielio previsto il primo luglio). Nei primi due giorni di giugno la cometa transiterà a circa mezzo grado dalla luminosa galassia NGC 4236-1 (mag. 9,6).

La cartina della 2023 E1 ATLAS riporta la posizione della cometa per le ore 23.15 ore legale. Le stelle più deboli sono di 10ma magnitudine.

237P/LINEAR

Piuttosto deludente (la sua luminosità si attesterà attorno alla dodicesima magnitudine per tutto il mese) si muoverà nella porzione meridionale dell’Aquila. Sarà osservabile nelle migliori condizioninell’ultima parte della breve nottata di giugno, quando la troveremo piuttosto alta in cielo.

La cartina della 237P/LINEAR riporta la posizione della cometa per le ore 3.20 ore legale. Le stelle più deboli sono di 10ma magnitudine.

 


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Le Costellazioni di Giugno 2023

COSTELLAZIONI DI GIUGNO 2023

Quando c’è una bella notte stellata, il signor Palomar dice:  – Devo andare a guardare le stelle -. Dice proprio: – Devo, – perchè odia gli sprechi e pensa che non sia giusto sprecare tutta quella quantità di stelle che gli viene messa a disposizione.

Palomar, I.Calvino

Il mese di giugno ci conduce verso l’estate, che farà il suo ingresso giorno 21 con il solstizio; ci aspettano serate in cui lasciarci travolgere dalla bellezza del cielo, cercare, osservare e fotografare la moltitudine di stelle e oggetti che brillano nel firmamento.

Tra le costellazioni che caratterizzano il mese di giugno spiccano quella di Ercole e del Boote,che con le loro stelle e le loro storie ci terranno con gli occhi incollati al cielo; ma attraverso i sentieri celesti ci imbatteremo anche in un piccolo diadema di stelle, la Corona Boreale.

COSTELLAZIONE DI ERCOLE

Posta tra il Boote e la Lira, quella di Ercole è una costellazione tipica dell’estate boreale, che culmina a mezzanotte verso metà giugno; per via della sua ampia estensione (1225 gradi quadrati) è classificata come la quinta più grande del firmamento.

Nonostante le sue vaste dimensioni, Ercole non vanta stelle particolarmente brillanti: la più luminosa è Beta Herculis, nota anche come Kornephoros, stella di magnitudine 2,78; vi è poi Zeta Herculis, nota anche come Ruticulus, una stella gialla di magnitudine 2.81 distante 35 anni luce da noi.

OGGETTI NON STELLARI IN ERCOLE

La costellazione contiene in compenso un gran numero di stelle doppie e stelle variabili, alcune osservabili già con piccoli strumenti e telescopi, come Alpha Herculis, detta anche Ras Algethi: si tratta di una stella doppia situata nella parte meridionale della costellazione di Ercole, la cui componente principale è una gigante rossa variabile di magnitudine 3.51.

La Costellazione di Ercole giace lontana dalla porzione di cielo attraversata dalla Via Lattea, in una regione priva di galassie luminose; tuttavia la costellazione ospita uno dei più conosciuti ammassi globulari: M13 o Ammasso Globulare di Ercole.

Si tratta dell’ammasso più luminoso dell’emisfero boreale, visibile già ad occhio nudo da luoghi bui, e più nitido e ben dettagliato se osservato rispettivamente con binocolo e telescopio. Con la sua magnitudine apparente pari a 5,8 l’ammasso contiene migliaia di stelle ed è uno degli oggetti più fotografati da dilettanti e professionisti.

L’Ammasso Globulare di Ercole rimane altresì famoso per il “messaggio Arecibo”: un messaggio radio trasmesso nello spazio dal radiotelescopio di Arecibo, a Porto Rico, (purtroppo ormai smantellato dopo gravi danneggiamenti ambientali) il 16 novembre 1974 e indirizzato verso M13, a 25 000 anni luce di distanza.

Presente nella costellazione anche l’ammasso globulare M92, meno facile da individuare rispetto ad M13, ma si può tentare con un binocolo 10×50, attraverso il quale l’ammasso apparecome una macchia biancastra diffusa, mentre con un telescopio da almeno 200mm di apertura sarà possibile risolverlo in stelle.

Nella costellazione di Ercole è situata una delle nebulose planetarie più grandi della nostra Via Lattea,  Abell 39, che possiede un diametro di ben 5 anni luce e la cui forma, circolare e trasparente, ricorda una bolla di sapone.

M13 immagine di Tommaso Stella PhotoCoelum

ABELL 39 di Poalo Zampolini PhotoCoelum

 

IL MITO DI ERCOLE

Quella di Ercole è certamente una delle figure più note della mitologia: la sua fama è legata alle 12 fatiche che l’eroe dovette affrontare e chi gli valsero la sua eterna gloria, di seguito citate:
Uccidere l’invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo;
Uccidere l’immortale idra di Lerna;
Catturare la cerva di Cerinea;
Catturare il cinghiale di Erimanto;
Ripulire in un giorno le stalle di Augia;
Disperdere gli uccelli del lago Stinfalo;
Catturare il toro di Creta;
Rubare le cavalle di Diomede;
Impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni;
Rubare i buoi di Gerione;
Rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi;
Portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.

Crediti Antonio del Pollaiolo Ercole e l’Idra

In origine i greci associavano alla figura di Ercole quella dell’Inginocchiato senza però attribuirgli un significato specifico; solo successivamente, in seguito alle 12 fatiche attribuite all’eroe, la figura venne ribattezzata con il nome che oggi conosciamo, e l’atto di inginocchiarsi è da ricondurre al riposo di Ercole dopo le sue gesta.

Ercole era venerato come simbolo di forza e abilità, ma anche come eroe generoso, che per il suo altruismo divenne esempio anche di grandezza morale oltre che fisica e proprio per queste sue virtù gli fu donato un posto sulla volta celeste.

Grazie alla mano di Ercole,
regna la Pace fra l’Aurora e il Vespero,
e nel luogo in cui il sole a mezzogiorno
nega le ombre ai corpi;
tutta la terra bagnata dal lungo circuito di Teti
è stata sottomessa dalla fatica di Alcide.
(Seneca, La follia di Ercole, 883-888)

Ma ad Ercole è legato anche un altro affascinante mito dove la protagonista è la nostra galassia, la Via Lattea: Ercole era figlio di Zeus e di Alcmena, una fanciulla, ennesima vittima degli inganni del padre degli dei: narra la mitologia che Zeus si trasformò nel marito della giovane per poterla possedere e proprio da questa unione nacque l’eroe mitologico, che però fu abbandonato dalla sua mamma.

Zeus teneva molto a quel figlio, per metà dio, e fece in modo che sua moglie Era lo trovasse e lo allattasse: accadde che Ercole fu preso in braccio da Era nel tentativo di attaccarlo al suo seno, ma il piccolo si mosse bruscamente (o fu Era stessa ad allontanarlo, secondo altre versioni) e lo schizzo di latte arrivò fino in cielo creando così il fiume di stelle che scorre sulla volta celeste e che dà vita alla Via Lattea.

LA COSTELLAZIONE DEL BOOTE

Nel cielo di giugno ci imbattiamo nella costellazione del Boote, facilmente individuabile con la sua forma di aquilone e soprattutto grazie alla sua stella alfa, Arturo(α Boo): si tratta della stella più luminosa della costellazione e la quarta più brillante del cielo notturno dopo Sirio, Canopo e α Centauri.

Arturo è una gigante rossa con un diametro di 35 milioni di km (circa 25 volte più grande della nostra stella) e la sua luminosità è 113 volte quella del Sole,ma se teniamo conto di tutte le bande dello spettro elettromagnetico, la sua luminosità totale arriva a circa 200 volte quella del Sole.

La stella è situata a una distanza di 36,7 anni luce da noi e, pur appartenendo all’emisfero boreale, la sua posizione 19° a nord dell’equatore celeste fa sì che Arturo sia visibile da ogni area popolata della Terra.

OGGETTI NON STELLARI NEL BOOTE

Nella costellazioni sono presenti stelle variabili come W Boötis, molto luminosa, e le stelle doppie ν1-ν2 Bootis e μ1-μ2 Bootis: la prima coppia è formata da una stella gigante arancione e una bianca; la seconda coppia è composta da due stelle bianco-giallastre.

Entrambe le coppie possono essere facilmente risolvibili anche con il solo utilizzo di un binocolo.

Da segnalare l’ammasso globulare NGC 5466, un oggetto del profondo cielo alla portata di telescopi anche amatoriali.

IMMAGINE NGC 5466 Globular Cluster Credit Esa/Hubble

IL BOOTE NELLA MITOLOGIA

Link di approfondimento https://www.coelum.com/coelum/archivio/articoli/lenigma-del-boote-che-tardi-tramonta

Nella mitologia greca la figura del Boote è strettamente legata a quella dell’Orsa Maggiore nella vicenda che vede coinvolta la ninfa Callisto, una bellissima fanciulla figlia del Re di Arcadia Licaone e ancella di Artemide.

Divenuta l’ennesimo oggetto del desiderio di Zeus, Callisto fu tramutata in orso dallo stesso padre degli Dei.

Le versioni della storia sono diverse, citiamo le due più note: la prima versione racconta che fu proprio Zeus a trasformare la giovane fanciulla in un’orsa per sottrarla alle ire di Era; mentre, la seconda versione, narra che fu Artemide a trasformare Callisto in orsa, per punizione, dopo aver scoperto lo stato di gravidanza della giovane ancella, votata alla castità.

La metamorfosi di Callisto avvenne dopo aver dato alla luce Arcade.

Questi, allevato da Artemide e dalle sue ancelle, venne a conoscenza della presenza di un orso nel bosco dove abitavano le ninfe, così si mise sulle sue tracce per ucciderlo.

Dopo averlo scovato, si preparò a colpire l’animale con una lancia, ignaro della sua vera identità.

Zeus, impietosito, fermò il tempo, trasformò sia l’orsa che Arcade in stelle e li collocò per sempre sulla volta celeste.

In cielo madre e figlio sono “vicini”poiché, prolungando la coda dell’Orsa, si arriva ad Arcade, ovvero Arturo. Il nome dell’astro significa appunto “inseguitore dell’Orsa”.

CORONA BOREALE

Posta tra le costellazioni di Ercole e del Boote brilla un piccolo gioiello fatto di stelle, che nel mese di giugno potremo provare a individuare nel cielo: la Corona Boreale.

Si tratta di una costellazione le cui stelle che la compongono sono disposte in maniera tale da ricordare la forma di una corona: Gemma (o Alphecca) è una stella binaria a eclissecon una magnitudine di 2,2 e distante dalla Terra 75 anni luce e rappresenta la stella alfa della costellazione.

Nusakan (Beta Corona Borealis) e Gamma Corona Borealis sono le altre due stelle più luminose della Corona Boreale.

La piccola costellazione non vanta un gran numero di oggetti non stellari, tranne che la presenza di alcune stelle variabili, osservabili anche con strumenti di piccole dimensioni, come la stella variabile supergigante gialla R Coronae Borealis.

Nella costellazione è presente anche un ammasso di galassie nominato Abell 2065,situato a un miliardo di anni luce dal nostro Sistema Solare, avente magnitudine 15.

LA CORONA BOREALE NELLA MITOLOGIA

Anche questa tiara di stelle è ricoperta da un velo mitologico: uno dei miti più noti fa riferimento alla corona come un regalo di nozze del dio Dionisio alla bella Arianna, figlia di Minosse, triste e sconsolata per essere stata lasciata, anzi proprio piantata in asso, dal suo promesso sposo Teseo sull’isola di Nasso (da qui si è spesso attribuita l’origine della locuzione “piantare in Nasso”).

Pare che il diadema donato alla giovane fanciulla si trasformò in una costellazione, dopo che il dio Efesto lo ebbe lanciato in cielo.

Mondi in miniatura – Asteroidi, Giugno 2023

GLI ASTEROIDI DI GIUGNO

(11) Parthenope è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.400 giorni (3.83 anni) ad una distanza compresa tra le 2.21 e le 2.70 unità astronomiche (rispettivamente, 330.611.293 Km al perielio e 403.914.249 Km all’afelio). Deve il suo nome a Parthenope, una delle Sirene nella mitologia Greca che, si narra in una tarda leggenda, morì gettandosi in mare assieme alle sorelle per l’insensibilità del prode Ulisse al loro Canto. Scoperto da Annibale Gasparis l’11 Maggio 1850, questo grande asteroide (149 Kilometri di diametro) quest’anno sarà in opposizione il 5 di Giugno brillando di magnitudine 9.5.  Ipotizziamo di volerlo riprendere tra le notti del 4 e del 5 Giugno quando solcherà il cielo muovendosi di 0,61 secondi d’arco al minuto: Per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini, dovremo utilizzare dei tempi di esposizione non superiori ai 4/5 minuti. Al fine di ottenere invece la bella traccia che metta in risalto il movimento, dovremo poter esporre (od integrare) per un tempo più lungo e con 40 minuti di posa vedremo (11) Parthenope trasformarsi in una bella striscia luminosa di 24 secondi d’arco.

(39) Laetitia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.680 giorni (4.60 anni) ad una distanza compresa tra le 2.46 e le 3.08 unità astronomiche (rispettivamente, 368.010.760 Km al perielio e 460.761.440 Km all’afelio). Deve il suo nome alla divinità Romana Laetitia, personificazione della gioia. Scoperto da Jean Chacornac l’8 Febbraio 1856, (39) Laetitia misura 179 Kilometri di diametro e quest’anno sarà in opposizione il 7 Giugno raggiungendo la magnitudine di 10.3. Il suo moto sarà di 0,55 secondi d’arco al minuto, quindi, utilizzando tempi di esposizione fino a 4/5 minuti manterremo l’oggetto di aspetto puntiforme. Per ottenere una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (39) Laetitia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 22 secondi d’arco.

Le rispettive posizioni di Parthenope e Laetitia il 6 giugno
https://www.spacereference.org/

(20) Massalia è un asteroide di fascia principale che compie un’orbita intorno al Sole ogni 1.370 giorni (3.75 anni) ad una distanza compresa tra le 2.06 e le 2.75 unità astronomiche (rispettivamente, 308.171.612 Km al perielio e 411.394.143 Km all’afelio). E’ il progenitore della famiglia di asteroidi Masssalia che popola le regioni interne della fascia principale. Scoperto da Annibale Gasparis il 19 Settembre 1852, questo grande asteroide (145 Km di diametro) raggiungerà l’opposizione il 16 Giugno, momento nel quale raggiungerà la decima magnitudine. Il suo moto sarà di 0,62 secondi d’arco al minuto, quindi, per far si che l’oggetto mantenga un aspetto puntiforme nelle  nostre immagini, anche in questo caso, potremo utilizzare tempi di esposizione fino a 4/5 minuti. Per ottenere  una traccia di movimento dovremo esporre (o integrare) per un tempo più lungo, e con 40 minuti di posa vedremo (20) Massalia trasformarsi in una bella striscia luminosa di 25 secondi d’arco.

Traiettoria di Massalia https://www.spacereference.org/

 

 


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Pianeti a colori…con gli occhi dei geologi

Figura 4. Carta geologica globale di Venere. Crediti: Ivanov e Head (2011).

Da quando negli anni ’60, Eugene M. Shoemaker compilò la prima carta geologica ufficiale di una regione della Luna, stendendo così le basi della cartografia geologica da osservazioni remote (cioè da fotografie telescopiche), i geologi planetari (oggi considerati suoi “figli”) non si sono più dati pace. Ogni corpo planetario osservabile può e deve essere descritto attraverso una carta geologica. Ma a cosa serve una carta geologica planetaria e come può essere questa affidabile se non è corroborata da dati “sul campo”, come quelli acquisiti durante una tradizionale campagna geologica terrestre?

 

Cosa è una carta geologica planetaria?

Le carte geologiche planetarie sono indagini esplorative, in molti casi pionieristiche, di superfici extra-terrestri che hanno il fine di ricostruire l’evoluzione crostale degli oggetti in esame. La loro preparazione si basa principalmente sull’osservazione ed interpretazione di immagini tele-rilevate. Quando disponibili, anche altri dati come l’altimetria, l’analisi composizionale e prospezioni geofisiche possono intervenire in aiuto. Tuttavia, quello che Shoemaker ha insegnato all’alba dell’esplorazione spaziale (e dell’astrogeologia) è che, ad una scala di osservazione da regionale a globale, la sola disponibilità di fotografie da remoto è spesso sufficiente a capire l’ordine geologico degli eventi che hanno plasmato un pianeta.

Geologia planetaria 

Sulle superfici planetarie gli affioramenti rocciosi sono continui e sempre esposti: mai coperti da vegetazione, né rimodellati dall’azione antropica. Le tonalità di grigio (più precisamente l‘albedo) possono indicare una natura e/o un’età diversa dei terreni, mentre la densità di craterizzazione dà indicazioni più certe sull’età relativa delle unità osservate. Sappiamo infatti che più crateri sono presenti su un’area, più antica è la superficie osservata, cioè più a lungo è rimasta esposta al bombardamento dei detriti presenti nel Sistema Solare. Se un’area limitrofa invece è estremamente liscia e intatta, sicuramente è indice di rimodellamento recente, cioè il vecchio bombardamento è stato nascosto da un evento secondario e la “nuova” superficie è rimasta esposta meno tempo agli impatti, tra l’altro decrescenti dall’origine del Sistema ad oggi.

Figura 1: Porzione della Luna (Nord in alto) dal cratere Copernicus in alto a sinistra (diametro 90 km) sovrastante il Mare Insularum (terreni scuri e lisci), alle highlands immediatamente a est di esso (terreni chiari ed irregolari). Crediti: NASA LRO/ASU.

Si prenda il caso evidente degli scuri maria lunari contro le circostanti e più chiare terrae (o highlands) ed immaginiamoci di voler riassumere ciò che vediamo ad occhio nudo con due colori. Con l’aiuto di un telescopio noteremmo che i primi sono più lisci e meno craterizzati delle seconde, sicuramente più giovani.

Mappe geologiche dei pianeti

E noteremmo anche che, effettivamente, questi si sovrappongono stratigraficamente alle terrae e che, ci sono altre unità, come ad esempio gli ejecta di alcuni crateri, che si sovrappongono a loro volta ai maria. Il principio di sovrapposizione è universale. Ciò che sta sopra è più recente, ciò che sta sotto più antico. Così, per ogni oggetto significativo aggiungiamo un colore per tenere traccia dei rapporti di sovrapposizione individuati. Ecco, quindi, che i colori della nostra carta iniziano ad aumentare raccontandoci una storia e che le intersezioni tra i molteplici colori (cioè gli eventi) aiutano a sbrogliare la complessità della storia stessa o, per meglio dire, la riassumono. Tutte le carte geologiche sono un riassunto della storia evolutiva dell’area investigata e quelle planetarie, anche se solo attraverso l’interpretazione remota, non fanno eccezione. E’ così che Shoemaker definì per la prima volta le ere geocronologiche lunari ancora in uso oggi ed il suo lavoro risultò preparatorio anche per la pianificazione dei percorsi al suolo delle missioni Apollo.

Carta geologica del cratere Copernicus (Luna) compilata da Eugene M. Shoemaker nel 1960 e mai formalmente pubblicata, oggi considerata il prototipo di carta geologica (o fotogeologica) planetaria.

 

A partire dal questo numero Valentina Galluzzi ci accompagnerà nei meandri della Geologia Planetaria, disciplina che sta diventando sempre più interessante alla luce dei nuovi dati raccolti dalle molte missioni in orbita nel Sistema Solare. Per l’articolo completo pubblicato leggi Coelum 262 III bimestre 2023

Luna – Venere – Marte 23 e 24 maggio

Crediti Theskylive.com

Occhi al tramonto la Luna e Venere si lasciano ammirare!

 

Il massimo della congiunzione in orario diurno con protagonisti questa volta la Luna in fase di 3,7 giorni e Venere che alle ore 14:09 del 23 Maggio (Italia centrale) si avvicineranno prospetticamente fino a 02°10’ ad un’altezza di +58° ma con l’ingombrante presenza del Sole che dominerà alla distanza di circa 45°. Come nei casi sopra citati risulterà di fondamentale importanza attuare ogni precauzione per evitare danni permanenti alla vista. Eppure eppure, anche nella sera potremo assistere ad uno spettacolo davvero romantico, con la falce di Luna che se non vicinissima al pianeta infuocato saprà regalare un scorcio in cui perdersi soprattutto se con un bel paesaggio a fare da contorno.

E poi, Castore e Polluce, dei Gemelli subito in alto, e leggermente a sinistra, sempre in alto, Marte. Occhi al cielo stasera finalmente sereno!

La Luna in fase di 4,8 giorni incontrerà il pianeta Marte alle ore 19:35 del 24 Maggio (Italia Centrale) ad un’altezza di +57° e con una separazione di circa 3°34’, mentre il Sole (altezza +8°) si starà avviando al tramonto previsto per le ore 20:30.

Luna – Marte Crediti: theskylive.com

Il 27 Maggio alle ore 02:10 congiunzione fra la Luna (in fase di 6,8 giorni) e Regolo, la stella Alfa Leonis, di magnitudine 1,40 situata nella costellazione del Leone mentre questi due oggetti saranno appena sotto l’orizzonte separati da circa 4°, essendo il nostro satellite ormai tramontato alle ore 02:00 (Italia centrale). Basterà pertanto anticipare leggermente l’eventuale osservazione considerando che Regolo tramonterà alle ore 01:50 mentre la Luna scenderà sotto l’orizzonte alle ore 02:00. Sempre il 27 la Luna sarà al primo quarto alle 17:22.

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Editoriale Coelum Astronomia 262 III bimestre

Editoriale Coelum Astronomia 262 III bimestre

 

Oramai ne parlano tutti

l’Intelligenza Artificiale applicata alla creatività ha mandato in tilt il web e in crush la mente di milioni di umani e a giudicare dai toni è la fine, siamo sull’orlo dell’inevitabile baratro. Ma sarà o è davvero così?

Nel corso dell’ultimo meeting di Planit, Associazione dei Planetari Italiani che si è tenuto a Ravenna lo dal 14 al 16 aprile scorsi, il presidente, Dario Tiveron ha saputo offrire una sorprendente ma anche sconcertante presentazione delle reali potenzialità dell’impiego dell’Intelligenza Artificiale se sapiente utilizzata anche per la divulgazione e la didattica. Certo ci vuole un po’ di abilità non certo difficile da acquisire visto che i servizi che sull’AI si basano sono studiati proprio per concederne l’accesso al più alto numero di utilizzatori possibile. Microsoft con la recente integrazione di ChatGPT (il più famoso fra i servizi in AI oggi in distribuzione) ha in maniera eclatante reso evidenti le grandi aspettative che tutti i più grandi stakeholders del web ripongono in questa nuova tecnologia.

L’Intelligenza Artificiale si sa non è una novità, già da alcuni anni sono a disposizione migliaia se non milioni di studi sui molteplici modi in cui gli algoritmi di apprendimento possono potenziare gli strumenti di ricerca e quali innumerevoli vantaggi se ne possono trarre. Non vanno per esempio dimenticati gli impieghi anche nella ricerca astronomica che vede moli quasi infinite di dati offerti in pasto a nuovi software in grado di ricostruire evoluzioni di oggetti celesti, distribuzione statistica di materia e catalogazione sulla base di funzioni di autoapprendimento.

Andava tutto bene a dire il vero finché, ma c’era da aspettarselo, qualcuno non ha ipotizzato che l’Ai avrebbe potuto “costruire una nuova realtà”. Nuove immagini, nuove notizie, nuovi ragionamenti, nuove testimonianze tutte create da dati reali ma totalmente originali e frutto della fantasia. Ma di una fantasia a cui non si può associare un io, non una mente pensante, non una proprietà, solo una creazione che vaga senza appartenenza distribuibile all’infinito e rigenerata all’infinito.

Le problematiche che si paventano sono davvero immani, spaventano chiunque a tal punto che anche le più complesse e stringenti norme da poco varate da altolocati organismi internazionali per la regolamentazione della circolazione delle informazioni nel web, appaiono letteralmente come acqua fresca.

…….  ”

L’editoriale completo è pubblicato su Coelum Astronomia 262 III bimestre 2023

 

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Notizia Flash: Scoperta una supernova in M101 pronti allo scatto!

3) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa il giorno dopo la scoperta da Rolando Ligustri in remoto dagli Stati Uniti con un telescopio da 400mm F.3,75 posa di 300 secondi (20 maggio 12,20 TU).

ULTIM’ORA: SCOPERTA UNA SUPERNOVA NELLA GALASSIA GIRANDOLA CHE FAN BEN SPERARE PER SCATTI UNICI

Una nuova supernova molto interessante è stata scoperta in una delle più belle galassie a spirale del catalogo di Messier.

1) Immagine di scoperta della SN2023ixf in M101 ripresa da Koichi Itagaki.

Stiamo parlando di M101, conosciuta come la galassia Girandola situata nella costellazione dell’Orsa Maggiore a “soli” 21 milioni di anni luce di distanza.

A mettere a segno questa importante scoperta , nella notte del 19 maggio, è stato il solito ed incredibile giapponese Koichi Itagaki, che ormai ci ha abituato a queste fantastiche performance. Al momento della scoperta il nuovo oggetto mostrava una luminosità pari alla mag.+14,9 ed appena 5 ore più tardi, dall’Osservatorio del Roque de los Muchachos nelle Isole Canarie con il Liverpool Telescope di 2 metri, è stato ripreso lo spettro di conferma.

La SN2023ixf, questo il nome definitivo assegnato, è una supernova di tipo II molto giovane scoperta solo 1 o 2 giorni dopo l’esplosione. M101 ha un modulo di distanza di circa 29, pertanto se questa supernova fosse stata di tipo Ia avrebbe raggiunto la notevole mag.+10 (29-19=10) come accadde per la precedente supernova esplosa in questa galassia cioè la SN2011fe. In questo caso difficilmente sarà raggiunta questa luminosità, ma dovremmo ugualmente arrivare a circa una magnitudine più in basso (+11).

Le supernovae di tipo II sono però molto imprevedibili e lasciano aperti vari scenari.

La SN2023ixf sta infatti aumentando rapidamente di luminosità e due giorni dopo la scoperta ha già raggiunto la mag.+12 lasciando presagire grandi prospettive. Vedremo nei prossimi giorni, con l’ottenimento di nuovi spettri, come evolverà questa supernova e di quale tipo II si tratta. Intanto stanno venendo fuori varie prediscovery di fondamentale importanza.

2) Incremento di luminosità della SN2023ixf in M101 visibile in queste tre immagini riprese dall’astrofilo americano Patrick Wiggins.

M101 è infatti uno dei soggetti più fotogenici e quindi uno fra i più ripresi.

Controllate pertanto i vostri archivi, perché l’arrivo sul nostro pianeta della “prima luce” di questa supernova dovrebbe essere avvenuto nel giorno 18 maggio, abbiamo infatti immagini del 17 maggio dove la supernova non è visibile. Vi terremo informati sull’evolversi di questa importante supernova e suggeriamo di spendere un po’ del proprio tempo osservativo per immortalare questa luminosa supernova posta in una stupenda galassia a spirale.

4) Immagine della SN2023ixf in M101 ripresa il giorno dopo la scoperta dall’astrofilo francese Robert Cazilhac con un telescopio C14 da 35cm F.11 somma di 90 immagini da 10 secondi (20 maggio 22,15 TU).

CONSEGNATO E PRONTO PER LA SPEDIZIONE

Emozionati! Ecco le copie di

COELVM ASTRONOMIA 262 III BIMESTRE 2023

appena consegnate dalla tipografia! 

 

COME PROMESSO spedizioni LUNEDì 21 MAGGIO!


📌📌IN VENDITA📌📌

Coelum Astronomia 262 anno XXV III/23

(bimestrale giugno/luglio)

+4 e con queste siamo a 112 pagine di PURA Astronomia!

 

BUON COMPLEANNO ALMA! 10 ANNI IN 10 SCATTI

Il telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) dell’ESO (European Southern Observatory o Osservatorio Europeo Australe, in italiano) compie i suoi primi dieci anni, durante i quali ci ha regalato scoperte rivoluzionarie ed emozioni crescenti.
Per festeggiarlo, abbiamo deciso di dedicargli dieci cartoline, una per ogni anno passato insieme. A cura di Anna Wolter, responsabile per l’Italia della rete di divulgazione scientifica dell’ESO, Roberto Volsa, Clementina Sasso e Giovanna Fabiola Valverde.

 

Complice il maltempo delle settimane appena trascorse e la mancanza di eventi spettacolari, gli scatti dal nostro territorio non sono stati molti. Approfittiamo per completare la galleria dando grande spazio a due testimonianze preziose giunte in redazione da ASTROFOLLI in giro per il mondo a caccia di eclissi! Due report emozionanti passo passo per raccontare i 59 secondi dell’eclissi totale e anulare in Australia del 20 aprile 2023.

Anteprima delle sei pagine dedicate all’eclissi di aprile con le testimonianze di Andrea Tomacelli e Anna Rendina, Alessandro De Benedectis

 

Cercando di districarsi nel quadro complesso di agenti che influenzano in maniera più o meno significativa la temperatura della nostra atmosfera, e quindi il clima della Terra, lo studio sostenuto dal team autore di questo articolo vuole concentrare l’attenzione sulla definizione di “Energia Totale Emessa dal Sole”, sulle difficoltà di determinarne le variazioni storiche e la stima del suo valore. Lo studio arriva dall’Università di Tor Vergata in collaborazione con il National Solar Observatory, Boulder (U.S.A).

Anteprima: 10 pagine dedicate all’influenza del Sole sulla terra e calcolo dell’Irradianza Solare

Nel numero 262 continua il racconto dell’Uomo e Universo che fa seguito gli articoli già pubblicati in Coelum n°261. Nella seconda ed ultima parte sono raccolte le due testimonianze affini per oggetto di riflessione: il TEMPO.
In nessuno dei due articoli, a cura di Nino Zanghì e Filippo Onoranti, troverete una verità o una conclusione ma entrambi suggeriscono spunti e passaggi non banali per seguire la ricerca lungo la strada della definizione corretta di TEMPO

Continuano le consuete rubriche a cura di Barbara Bubbi e le Meraviglie del Cosmo, Giuseppe Petricca per il catalogo Messier, Paola Giorgini per Hanc Marginis e Il Tratto Corsivo a cura di Stefano Marcellini.

Anteprima della rubrica le Meraviglie del Cosmo, con i suggerimenti osservativi di Cristian Fattinanzi

Cristian Fattinnanzi in vita da “Vita da Astrofilo” narra la sua esperienza da Autocostruttore e perchè, a suo parere, ogni astrofilo è a suo modo un vero autocostruttore!

Un’idea, uno sogno, un progetto e poi ti ritrovi all’ASI di fronte a Samantha Cristoforetti! Questo è ciò che è accaduto ad un gruppo di studenti e generosi insegnati che pensando ad un’attività formativa si sono trovati invece a realizzare una sonda per lo studio dei gas serra in grado di volare per ben due ore e raccogliere quanti più dati possibili. Tutto con le risorse scolastiche. Non c’è da meravigliarsi che l’Agenzia Spaziale Italiana abbia voluto conoscerli! INFINITY I è un progetto del Liceo Scientifico “E. Medi” di Montegiorgio (FM). Una traccia da seguire per professori volenterosi!

 

Ringraziamo ancora una volta Antonio Piras per il suo report dettagliato delle attività svolte dai rover su Marte: Bentornati su Marte! è l’appuntamento che in 6 pagine raccoglie tutto quello che c’è da sapere sul pianeta rosso e sulla sua rocciosa superficie.

a cura di Antonio Piras

Continuano in questo numero:
👉 Radioastronomia: la dott.ssa Silvia Casu di INAF ci accompagna alla scoperta dei misteriosi Fast Radio Burst, c’è ancora molto da capire sulla loro origine!

👉  Top10 Scenari perfetti: in ogni uscita un’esperta/o del proprio territorio ci guiderà alla scoperta dei luoghi migliori da cui immortalare scatti con panorami unici. Seconda ed ultima parte dedicata alla Sardegna, con Emanuele Atzeni.

👉 Torna su cartaceo la sezione dedicata alle Supernovae. Finalmente dopo tanta attesa una SN in un oggetto del catalogo Messier! Testi e immagini di Fabio Briganti e Riccardo Mancini.

👉 Nascono due nuovi appuntamenti più leggeri: AstroQuiz per mettersi alla prova sulle nostre conoscenze di Astronomia a cura di Francesco Veltri e AstroMiao, micio e razzo, amici di esplorazione da condividere con i più piccoli, un’idea di Laura Saba.

 

Facciamo il punto sui fatti più importanti delle ultime settimane grazie e Luca Nardi e sul X meeting della sezione Corpi Minori dell’UAI.

Sono davvero tanti i contenuti di questo numero, del resto in 112 pagine c’è spazio per tanta astronomia e, soprattutto TECNICA! Vi aspettano Simone Lochi con la sua personale sfida “Piccoli Setup per grandi Campi“, e lo ShaRA Team con gli scatti dell’impresa numero 4!

La sfida personale di Simone Lochi

ShaRA#4

Nel numero precedente abbiamo salutato la collaborazione degli autori della rubrica Sistema Solare ma non per questo gli approfondimenti sui pianeti nostri vicini sono terminati. Dal 262 arriva a Coelum la dott.ssa Valentina Galluzzi di INAF che ci parla di Geologia Planetaria ed in particolare delle basi della cartografia.

Non perdete il Cielo del Bimestre per tutti gli eventi dei prossimi due mesi. Nota Bene: il cielo del bimestre è un’ottima traccia da seguire per programmare le attività e le osservazioni con largo anticipo, completando il set di informazioni con i dettagli che verranno pubblicati di volta in volta sul sito in occasione dei fenomeni principali.

116 pagine in più questa volta si esagera!

In ultimo ma non di certo per importanza gli autori degli scatti più affascinanti 📸📸 e difficili le cui segnalazioni sono giunte alla nostra redazione e pubblicati in PHOTOCOELUM

GLI AUTORI DI QUESTO NUMERO

Stefano Antolini, Emanuele Atzeni, Francesco Badalotti, Luca Bertello, Fabio Briganti, Barbara Bubbi, Silvia Casu, Matteo Cantores, Serena Criscuoli, Cristian Fattinnanzi, Valentina Galluzzi, Paola Giorgini, Andrea Iorio, Marco Iozzi, Simone Lochi, Riccardo Mancini, Stefano Marcellini, Teresa Molinaro, Luca Nardi, Filippo Onoranti, Valentina Penza, Giuseppe Petricca, Antonio Piras, Claudio Pra, Alessandro Ravagnin, Clementina Sasso, Laura Saba, Andrea Vallorani, Giovanna Fabiola Vallorani, Francesco Veltri, Chiara Vitali, Roberto Volsa, Anna Wolter, Nino Zanghì.

SI RINGRAZIANO

Armando Mezzeo, Cristina Cellini, Lorenzo Montanari, Giacomo Pro’, Andrea Tomacelli e Anna Rendina, Alessandro De Benedectis

—->  Il numero sarà spedito con almeno 10 giorni di anticipo per compensare i tempi di consegna del servizio in abbonamento postale.

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Infinity1 Una Sonda per lo Studio dei Gas Serra presenti nella Stratosfera

“… Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani silenzi,
e profondissima quiete io nel pensier mi
fingo; …”
Giacomo Leopardi, L’infinito.

Chi di noi non ha pensato almeno una volta agli spazi sconfinati dell’Universo, al mistero celato al di là del conosciuto, al desiderio di visitare spazi lontani ed inesplorati?
È per questo che abbiamo dato forma ad un sogno realizzando, a scuola, un percorso chiamato Infinity1 – Viaggio nello spazio –  che ci ha portato al di là del nostro ultimo orizzonte.
Tutto ha avuto inizio nelle aule del Liceo Scientifico “Enrico Medi” di Montegiorgio (FM). Erano gli ultimi giorni dell’anno scolastico 2021/22, quando il prof. Vallorani ha presentato alle classi un’idea di progetto per formare, su base volontaria, un team di aspiranti esploratori.
Da quel giorno il progetto ha iniziato a respirare e crescere. Composto un gruppo di 19 studenti, si sono fissati gli obiettivi e si è iniziato a lavorare assiduamente per preparare la strumentazione necessaria. I lavori sono proseguiti ininterrottamente tra Giugno e Ottobre fino a quando non è arrivato il tanto atteso giorno del lancio. Il 3 novembre 2022, dal comune di San Gemini (TR) abbiamo lanciato la sonda Infinity1 recuperandola nello stesso giorno a 150 Km di distanza, ai confini del Parco Nazionale della Maiella nel territorio di Bocca di Valle (CH). Un mese dopo, il 17 dicembre, l’esperienza si è conclusa con un convegno di presentazione presso l’aula magna del nostro istituto con diversi ospiti d’eccezione: l’astronauta R. Vittori, il colonnello G. Filippo e il direttore M. Marcheggiani dell’ARPA Marche Sud. Pensavamo fosse finita qua, invece il progetto aveva ancora in serbo delle sorprese. Avendo inviato il lavoro al contest Insegnare con lo spazio, il team dell’Infinity1 è stato premiato a marzo di quest’anno, insieme ad altri validi progetti scolastici, direttamente dall’astronauta Samantha Cristoforetti durante il convegno “Verso lo spazio con Samantha”. In questo articolo vogliamo ripercorrere le tappe principali del nostro lavoro spiegando cosa è stato fatto e soprattutto come si è arrivati a completare un progetto sulla carta complesso per quelle che sono le risorse a disposizione di un istituto scolastico. Per approfondire i dettagli tecnici e le procedure realizzative presentate nell’articolo si invita il lettore alla consultazione del sito web infinity1. vallorani.org. 

Gli studenti dell’Infinity1 in uno scatto il giorno
del lancio

Indice dei contenuti

Obiettivi

Studenti al lavoro in una fase di preparazione del lancio.

Precisiamo sin da subito che il progetto nasce come attività didattica per alunni di scuola superiore quindi gli obiettivi sono stati calibrati in modo da favorire la buona riuscita sia dell’attività sperimentale e di ricerca sia dell’aspetto didattico e di formazione personale dei discenti.

Progetti di questo tipo sono eccellenti laboratori di formazione in cui sperimentare il lavoro in team, l’applicazione del metodo scientifico, la creatività ed il pensiero logico. Per questo motivo le attività sono state pensate in modo da porre gli studenti di fronte a compiti di realtà : sfidarli ad ideare proprie strategie risolutive lavorando di squadra. In didattica, tutto ciò rappresenta un valore aggiunto in quanto permette di uscire dai binari classici dell’insegnamento e preparare al meglio lo studente anche su competenze trasversali soft skill difficilmente potenziabili con un approccio tradizionale.

Ritornando agli obiettivi specifici del progetto, il tutto è nato dal desiderio di realizzare un’attività interdisciplinare che legasse i saperi umanistici con quelli scientifici. Il tema dell’infinito, che nel percorso liceale ritorna continuamente e viene studiato in quasi tutte le discipline, ci è sembrato sin da subito il filo conduttore ideale per costruire un lavoro in grado di coinvolgere ed emozionare gli studenti. Un concetto, quello dell’infinito, che ci porta naturalmente ad alzare lo sguardo verso il cielo e poi oltre, verso gli spazi immensi dell’Universo. E per staccare i piedi da terra, non solo con l’immaginazione, si è pensato allora ad uno strumento ampiamente conosciuto ma al tempo stesso ancora affascinante quale è il pallone aerostatico. Documentandoci in Internet, ci siamo resi conto che sarebbe stata una soluzione alla nostra portata sia per il budget che per le capacità tecniche richieste.

All’emozione del volo bisognava però unire un valido esperimento scientifico ed è per questo che si è pensato di realizzare uno strumento in grado di eseguire delle misurazioni durante il percorso del pallone. Con il prezioso aiuto del prof. Ettore Antolini la scelta è ricaduta sulla misurazione dei gas serra presenti nell’atmosfera. Per gas serra si intendono tutti quei gas, sia naturali che di origine antropica, considerati responsabili dell’effetto serra. In particolare, si è scelto di misurare le concentrazioni di anidride carbonica (CO2), monossido di azoto (NO), biossido di azoto (N2O), metano (CH4) e di ozono (O3) a vari livelli di altitudine per poterli poi confrontare con i dati ufficiali pubblicati dal CNR e studiarne così la presenza in atmosfera e l’incidenza nel fenomeno del riscaldamento globale. Naturalmente l’obiettivo delle misurazioni è stato quello di raccogliere dati per uno studio didattico dell’argomento con la consapevolezza che essi provengono da una strumentazione non professionale e sono limitati nel tempo e nello spazio. Per chi volesse visionarli, sono disponibili nel sito del progetto sottoforma di open-data. Li abbiamo condivisi con la speranza che possano essere di utilità anche per altri esperimenti scientifici, ad esempio come base di confronto per ulteriori rilevazioni.

La sonda

Costruire la sonda è stata l’attività centrale del progetto su cui abbiamo investito più tempo ed energie. In particolare, gli sforzi si sono profusi nel realizzare il circuito per la rilevazione dei gas serra. Per le altre componenti (telecamera, GPS tracker, rilevatore di altitudine) ci siamo, invece, affidati a prodotti già testati e facilmente reperibili sul mercato. Come involucro esterno è stato scelto un contenitore in polistirene (meglio conosciuto come polistirolo) delle dimensioni di 22x22x18cm a cui sono state fissate due ali disposte in verticale per stabilizzarne il volo.

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L’articolo è pubblicato in COELUM 262 VERSIONE CARTACEA

“Per Desiderio” docu-film alla Normale di Pisa

Appuntamento per il 27 maggio a Pisa per la prima proiezione di “Per-Desiderio”

Il progetto nasce dall’idea di Paola Tricomi, dottorata alla Normale di Pisa, e rappresenta un viaggio tra le immagini del cielo, da un punto di vista scientifico, fotografico e letterario. Un racconto che si snoda attraverso le interviste ai protagonisti, che si alternano portando in luce il loro rapporto con la volta celeste, esaminato da diverse prospettive.
Tra gli altri protagonisti troveremo l’Astrofotografa (e autrice di Coelum Astronomia) Teresa Molinaro, l’Astrofotografo Marco Meniero, l’Astronauta Luca Parmitano, il Professore Andrea Ferrara. La sceneggiatura è di Paola Tricomi, Andrea Orlando e Francesca Moscarella, il docufilm è stato prodotto da Ecoframes con il sostegno della Scuola Normale Superiore di Pisa, della Scuola Superiore di Catania e dell’Università degli Studi di Catania.

La prima di “Per desiderio” si terrà a Pisa, nella Sala Azzurra della Scuola Normale Superiore, in data 27 maggio alle ore 15, alla presenza della giornalista Rai Paola Severini, del Direttore della Normale di Pisa Luigi Ambrosio e dei docenti della scuola pisana Prof. Andrea Ferrara (ordinario di Astrofisica e Cosmologia) e Prof.ssa Ilaria Pavan (associato di Storia Contemporanea e delegata del rettore alle Pari Opportunità. Alla proiezione precederá, in data 23 maggio alle 16.30, l’inaugurazione di una mostra fotografica presso i locali della Torre del Conte Ugolino e del Chiostro della Scuola Normale di Pisa.

Saranno esposte le fotografie donate dai protagonisti del documentario: il gruppo di astrofisica e cosmologia della Scuola Normale Superiore (immagini tratte dal telescopio astronomico “James Webb”), l’astronauta Luca Parmitano (scattate durante le sue passeggiate nello spazio) e i fotografi Marco Meniero, Teresa Molinaro e Riccardo Agnello. La mostra sarà organizzata successivamente anche a Catania ed è un modo per avvicinare il pubblico spettatore al mondo dell’astrofotografia e dell’osservazione del cielo e accompagnarlo prima alla visione del film attraverso immagini mozzafiato ed esperienze sensoriali. Sarà un vero e proprio spazio culturale con letture di poesie e conferenze pubbliche sul tema del cielo e chi volesse, su prenotazione, potrà vivere un’esperienza di immersività con visore VR che permetterà l’osservazione delle stelle.
Per tutte le informazioni e prenotazione www.desidus.org.

News da Marte #16

 

Bentornati su Marte!
In questo 16esimo appuntamento della rubrica vediamo le ultime notizie sulla missione del rover cinese Zhurong e le più recenti operazioni di Curiosity e Perseverance. Ne approfittiamo anche per un piccolo approfondimento tecnico di astrofotografia marziana. Si parte!

Zhurong ancora al buio
Alla fine di aprile è arrivata finalmente una comunicazione ufficiale dall’agenzia spaziale cinese CNSA sullo stato del suo primo rover ad operare sulla superficie di un altro pianeta, Zhurong, nell’ambito della missione Tianwen-1 (che include anche l’omonimo orbiter). Il silenzio era legato alla situazione incerta del robot, che non si è ancora risvegliato dallo stato di ibernazione in cui è stato programmato a maggio dello scorso anno. Ne ho parlato nella passata News da Marte #9.

La CNSA ha confermato, come del resto ipotizzato da alcuni mesi dalla comunità scientifica, i problemi di alimentazione del rover. È evidente che allo stato attuale non è ancora stata ottenuta una produzione di energia sufficiente ad alimentare i sistemi per uscire, in modo automatico, dall’ibernazione. La spiegazione più probabile è che grandi quantità di sabbia e polvere si siano accumulate sui pannelli. I tecnici cinesi mantengono tuttavia ancora un atteggiamento di fiducia sulla prosecuzione della missione grazie alle capacità del rover di resistere alle basse temperature.

Zhang Rongqiao, capo progettista della missione Tianwen-1, in una intervista al network asiatico CCTV ha snocciolato qualche numero: una copertura del 20% dei pannelli secondo i calcoli inizia a generare dei problemi di alimentazione; 30% richiede condizioni di illuminazione molto intensa per un risveglio; 40% di copertura significa missione fatalmente compromessa e rover destinato a non riprendere funzionalità. Il solstizio d’estate, previsto il 12 luglio, potrebbe essere quindi il termine ultimo per le speranze cinesi. Nel momento in cui il rover si risvegliasse sarebbe possibile intervenire con i comandi di movimentazione dei pannelli solari, liberandoli così dalle particelle di sabbia più grosse che non subiscono gli effetti di attrazione elettrostatica.

In questi mesi, nonostante il silenzio da parte dell’agenzia CNSA, la comunità scientifica mondiale ha avuto modo di dare una sbirciatina a Zhurong grazie alle immagini della camera HiRISE di Mars Reconnaissance Orbiter. A febbraio la NASA ha infatti diffuso una combinazione di foto riprese tra marzo 2022 e febbraio 2023.

Sequenza di immagini dell’area dove è fermo il rover Zhurong. NASA/JPL/University of Arizona

In queste immagini dal dettaglio impressionante distinguiamo con discreta chiarezza il rover Zhurong come un puntino di colore azzurro e persino l’ombra che proietta al suolo. E abbiamo così una conferma del fatto che, tra settembre e febbraio, il robot non si sia effettivamente mosso dalla posizione in cui è stato ibernato il 18 maggio 2023.

Un altro prelievo per Curiosity
Il mese di maggio, per il veterano dei rover, ha visto alcuni brevi spostamenti finalizzati all’avvicinamento ad alcune rocce interessanti che sono state battezzate Ekeni, Fazendinha e Sao Miguel. In questa fase le investigazioni scientifiche hanno coinvolto numerosi strumenti: le MastCam con i loro filtri a banda stretta; la ChemCam grazie al suo laser; MAHLI, camera macro montata sul braccio robotico; APXS, spettrometro a raggi-X simile a PIXL di Perseverance. Curiosity è stato comandato anche per eseguire delle panoramiche della zona come questa a 360° che vi presento composta da 141 singole immagini.

Panoramica di Curiosity del Sol 3815. NASAJPL-Caltech/Piras

Un’altra roccia, Ubajara, ha focalizzato le attenzioni dei geologi. Dopo alcuni Sol di osservazioni fotografiche aggiuntive, necessarie per capire la fattibilità di utilizzo del Dust Removal Tool, è stato possibile procedere con i piani di attività e svolgere un po’ di contact science.

Lo strumento DRT di Curiosity che consiste in una coppia di spazzole metalliche rotanti. NASA/JPL-Caltech

Curiosity impegnato nella pulizia della roccia Ubajara, Sol 3819 (5 maggio). NASA/JPL-Caltech

Abrasione superficiale completata come testimonia questa immagine ravvicinata della camera MAHLI montata sulla torretta multifunzione del rover, Sol 3819. NASA/JPL-Caltech

Le successive indagini su Ubajara hanno confermato la validità scientifica del target. Rispetto alla regione denominata Marker Band visitata alcuni mesi fa, ora Curiosity si trova alcune centinaia di metri più a sud e circa 25 metri più in alto rispetto all’ultimo prelievo di roccia eseguito nell’area Tapo Caparo

Nei Sol successivi Curiosity ha eseguito le consuete verifiche di precarico (pre-load test), appoggiando la punta del trapano su quattro punti della roccia da perforare. Questo viene fatto in modo da appurare che le forze a cui sono sottoposti la punta e il braccio rispettino le previsioni. Test di questo genere vengono talvolta eseguiti anche di notte perché le enormi escursioni termiche su Marte portano il rover a sperimentare notevoli dilatazioni e restringimenti, che possono aumentare gli stress a cui gli apparati meccanici sono sottoposti. La verifica notturna viene eseguita nell’eventualità che le operazioni si prolunghino e costringano il rover ad operare con il braccio dispiegato anche durante le ore di buio.

Nel Sol 3823 è arrivato il via libera per la perforazione di Ubajara, con l’operazione che è stata eseguita con successo il 9 maggio.

Successivamente Curiosity ha inserito parte del campione nello strumento CheMin per le prime analisi. È seguita una pausa nelle attività per iniziare a preparare le successive indagini con lo strumento più potente a bordo del rover, Sample Analysis at Mars (o SAM).

La doppia imboccatura dello strumento SAM fotografato nel Sol 3824. NASA/JPL-Caltech

Questo apparato consuma una grande quantità di energia, perciò il suo funzionamento deve essere inserito con alta priorità nel resto delle attività di Curiosity. È per questa ragione che il rover è fermo nella stessa posizione da alcune settimane, ma non è una novità quando si svolgono le attività di prelievo.

Gli ultimi aggiornamenti ci raccontano delle analisi del campione attualmente in corso, con alcune serie di fotografie volte a documentare l’oscuramento atmosferico da parte delle polveri, la ricerca di diavoli di polvere e l’osservazione di piccole variazioni nella sabbia attorno al rover per intuire direzione e forza dei venti.

Ancora abrasioni per Perseverance
Il più avanzato rover marziano continua le sue attività sul bordo del cratere Belva. Dopo l’abrasione Solva di cui vi ho raccontato nel precedente aggiornamento, Perseverance ha eseguito un’analoga operazione su una roccia 20 metri più a sud-ovest.

Possiamo osservare questa attività velocizzata di 100 volte, nella realtà è durata circa 10 minuti.

Fotografia della recente abrasione denominata Ozuel Falls, Sol 788 (9 maggio). NASA/JPL-Caltech

I geologi sono estremamente interessati agli esiti che daranno le analisi spettroscopiche di questa roccia appena esposta, e la ragione sono i grani di notevoli dimensioni (per confronto, il diametro dell’abrasione è di 5 cm).
I grani più grandi offrono maggiori opportunità di analisi della composizione minerale utilizzando strumenti come PIXL (Planetary Instrument for X-ray Lithochemistry) e SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals). Questi strumenti forniscono informazioni sulla composizione chimica e minerale dei campioni. La dimensione dei grani è importante perché grani più grandi permettono una migliore risoluzione degli strumenti, facilitando così l’analisi della loro composizione.

Dal punto di vista geologico vale la pena soffermarsi sulla differenza tra grani polimineralici e monomineralici: i grani polimineralici sono composti da più di un minerale, mentre quelli monomineralici sono costituiti da un unico tipo di minerale. I grani polimineralici possono indicare la presenza di rocce di origine diversa nella zona di interesse, suggerendo la presenza di terreni di provenienza potenzialmente differenti.

Inoltre, i grani più grandi che sono polimineralici potrebbero conservare minerali che altrimenti non sarebbero sopravvissuti al trasporto sotto forma di grani individuali a causa delle loro dimensioni ridotte o della loro suscettibilità alla degradazione. Ecco spiegata l’importanza dello studio di Ozuel Falls.

Astrofotografia paesaggistica…da Marte
Scavando tra le recenti immagini di Perseverance ho trovato due coppie di immagini scattate dalle sue MastCam-Z. Il rover ha azionato sia la camera di sinistra che di destra, nel seguito dell’articolo farò riferimento solo alle immagini prodotte da quest’ultima ma il discorso si può applicare equivalentemente anche alle altre due immagini.

Immagini originali, Sol 785. NASA/JPL-Caltech

Si tratta di due lunghe esposizioni eseguite una di seguito all’altra durante la notte del Sol 785, quando in orario marziano era da poco passata la mezzanotte.

La luminosa scia di questi scatti è la luna maggiore di Marte, Phobos.
Visto che conosciamo con precisione la posizione di Perseverance e il momento dello scatto, possiamo provare a inserire questi dati in Stellarium e simulare la visuale risultante.

Data: 05/05/2023
Ora (corretta per il fuso orario italiano): 20:48:56
Coordinate: N 18° 26′ 44.52″ E 77° 27′ 2.87″
(in base alla vostra versione di Stellarium potrebbero essere già precaricate le coordinate di Perseverance. Visto che non siamo interessati a simulare particolari allineamenti possiamo trascurare di settare l’altitudine o una correzione per l’effettiva posizione del rover che dal momento dell’atterraggio si è spostato verso ovest di svariati km).

Con questi settaggi, qui corredati dalla simulazione del campo inquadrato dalla MastCam-Z a 26 mm di focale, otteniamo una fedele rappresentazione della visuale di Perseverance.

Le immagini risultano parecchio disturbate, sia da hot pixel che da numerose strisciature. Sono stato incuriosito da queste ultime, che sono orientate in due direzioni: verticali (numerosissime e parecchio intense) e, molto più deboli, oblique. Dal momento che nei minuti dello scatto il rover “guardava” molto vicino all’orizzonte (come documentato nei metadata delle immagini e confermato da Stellarium), l’angolo con cui le strisciature sono inclinate è compatibile con il movimento delle stelle alla latitudine di Perseverance.
Però le immagini sono inondate da rumore digitale, c’è un modo per provare a ridurlo?
Sì!

Mentre i due frame di cui sopra sono stati scattati con il filtro RGB della MastCam-Z, un terzo fotogramma è stato acquisito, pochi minuti prima, con il filtro solare ND5 con una trasmissibilità di solo lo 0.001%. Abbiamo così a disposizione quello che nel gergo fotografico si chiama dark frame: un’immagine che non presenta fonti luminose ma esclusivamente il disturbo digitale del sensore di acquisizione. Il dark frame viene matematicamente sottratto ai fotogrammi con informazione (i light frame) per migliorare l’immagine risultante.

Dark frame della MastCam-Z. NASA/JPL-Caltech

Ho potuto così combinare i due light frame e il singolo dark frame, una rapida sistemata ai livelli (ma non sono certo un elaboratore esperto) ed ecco a voi il risultato.

Phobos e startrail! NASA/JPL-Caltech/Piras

Uno startrail dalla superficie di Marte. C’è ancora un po’ di rumore residuo ma l’immagine è impressionante. Per aiutarci nel riconoscimento delle stelle ci viene ancora una volta in soccorso Stellarium che ci dà una mano a orientarci in questa regione di cielo a metà tra la costellazione di Orione e quella del Toro, rappresentate degnamente dalle loro alpha: Betelgeuse e Aldebaran. Perseverance si trova nell’emisfero nord di Marte, quindi ogni astrofilo sa riconoscere in quest’immagine un campo stellare che va a tramontare verso ovest.

Ritroviamo il profilo dell’orizzonte marziano nelle foto diurne della regione, in particolare in un’immagine scattata con la Right NavCam il giorno prima dell’osservazione di Phobos.

Right NavCam, Sol 784. NASA/JPL-Caltech/Piras

L’ultima considerazione sulla foto dello startrail riguarda le scie delle stelle e di Phobos, estremamente diverse tra loro in lunghezza.

Mentre le scie stellari sono dovute unicamente alla rotazione apparente del cielo, la scia di Phobos è invece dominata in massima parte dalla sua velocità orbitale attorno a Marte. La piccola luna compie un’orbita in meno di 8 ore, con il risultato che si sposta verso est molto più rapidamente della rotazione del cielo verso ovest: nel corso della lunga esposizione di Perseverance le scie delle stelle si disegnavano verso il basso mentre quella di Phobos si allungava verso l’alto.

Chiudo questo lungo articolo con un piccolo test per veri nerd dell’astronomia: provare a stimare la durata dell’esposizione delle due foto di Perseverance.
L’unico dato tecnico che dovrebbe servirvi riguarda il campo inquadrato della foto, che alla focale di 26 mm è pari a 25.6° x 19.2°. Suggerimento: servitevi delle immagini originali che metto a disposizione qui sotto, e occhio alla risoluzione.

Se avete piacere di cimentarvi nel calcolo, lasciate un commento nell’articolo o sui social con la vostra risposta. Vi darò la soluzione nel prossimo appuntamento di questa rubrica. Avviso: non usate i timestamp delle foto, in questo caso sono parecchio inaffidabili. E non vale usare Stellarium!
Le immagini originali (con cui vi incoraggio anche a provare delle rielaborazioni personali per ottenere dei risultati migliori dei miei) sono le seguenti:

https://mars.nasa.gov/mars2020-raw-images/pub/ods/surface/sol/00785/ids/edr/browse/zcam/ZR7_0785_0736583513_456ECM_N0390926ZCAM01071_0260LMJ02.png

https://mars.nasa.gov/mars2020-raw-images/pub/ods/surface/sol/00785/ids/edr/browse/zcam/ZR0_0785_0736583638_456ECM_N0390926ZCAM01071_0260LMJ02.png

https://mars.nasa.gov/mars2020-raw-images/pub/ods/surface/sol/00785/ids/edr/browse/zcam/ZR0_0785_0736583778_456ECM_N0390926ZCAM01071_0260LMJ02.png

Anche per oggi è tutto da Marte, alla prossima!

IL SOLE VARIABILE E L’UOMO: STORIA DI UNA LUNGA CONVIVENZA

Composizione dell’irradianza solare totale dal 1978 al 2014, realizzata dalla NASA in collaborazione con il“National Institute of Standards and Technology” (NIST). Credits: Greg Kopp, LASP, University of Colorado / NASA

IL SOLE VARIABILE E L’UOMO:

STORIA DI UNA LUNGA CONVIVENZA

di Valentina Penza, Francesco Berrilli, Luca Bertello, Matteo Cantoresi e Serena Criscuoli

Cercando di districarsi nel quadro complesso di agenti che influenzano in maniera più o meno significativa la temperatura della nostra atmosfera, e quindi il clima della Terra, lo studio sostenuto dal team autore di questo articolo vuole concentrare l’attenzione sulla definizione di “Energia Totale Emessa dal Sole”, sulle difficoltà di determinarne le variazioni storiche e la stima del suo valore.

Nell’approfondimento di oltre 10 pagine pubblicato in COELVM 262 gli autori introducono la Storia dello studio del Sole ed in particolare della sua Irradianza, cioè lo specifico agente che influenza in maniera diretta il Clima della nostra Terra, tuttavia c’è indubbiamente molta incertezza ed è proprio in un simile ambiente che proliferano le speculazioni che si ripercuotono anche sulla percezione del Climate Change.

Lo studio degli astronomi dell’Università di Tor Vergata insieme ad un team statunitense fissa un ennesimo mattoncino per costruire una teoria completa ed inattaccabile.

Nelle righe a seguire una preview dell’approfondimento disponibile in COELVM ora in distribuzione.

  1. Il Sole ed il clima terrestre

Il sistema climatico terrestre è un sistema dinamico tra i più complessi da studiare, in quanto le componenti che costituiscono il pianeta sono differenti in composizione e stato (atmosfera, idrosfera, criosfera, litosfera) ed interagiscono fra loro. Inoltre, ad esse si aggiunge la cosiddetta “quinta sfera”, rappresentata dalla vita organica (biosfera) che a sua volta modifica ed altera le precedenti sia in maniera che possiamo definire “naturale” (pensiamo ad esempio alla fotosintesi clorofilliana) che attraverso forzanti antropogeniche, come l’immissione di origine industriale di gas serra e lo sfruttamento intensivo del suolo.

A queste dinamiche, che potremmo definire interne, si sommano influenze esterne come le eruzioni vulcaniche e la variabilità dell’emissione di solare. In realtà, all’emissione totale di una stella si attribuisce generalmente il ruolo principale nella definizione di “zona di abitabilità” di un sistema planetario, ovvero l’area intorno ad una stella dove esistono le condizioni sulla superficie di un pianeta orbitante per la presenza acqua liquida. È quindi evidente come tale quantità, in qualità di sorgente di energia primaria, rivesta un’importanza determinante nel forgiare le caratteristiche climatiche di un pianeta.

Questa immagine mostra una spettacolare macchia solare con la Terra artificiosamente posizionata accanto per dare idea della scala di misura. L’immagine fu acquisita con lo strumento CRISP del telescopio solare svedese sull’isola La Palma in Spagna. Credits: Vasco Henriques, Dan Kiselman (ISP/Stockholm)

La Terra è stata soggetta da sempre a cambiamenti climatici su tempi scala molto lunghi e precedenti a quelli in cui l’attività umana possa aver giocato un ruolo importante, dovuti a variazioni del bilancio energetico del pianeta tra radiazione in entrata ed in uscita. Per ognuno di essi, da quelli più estremi come le ere glaciali a quelli più locali, come il cosiddetto periodo caldo medioevale o la piccola era glaciale del XVII secolo, le cause vanno ricercate in maniera puntuale e specifica.

Trattandosi di una questione di “bilancio energetico”, i meccanismi principali chiamati in causa sono fondamentalmente tre:

  • il cambiamento della radiazione solare in entrata (ad esempio per modifiche dell’orbita terrestre o del Sole stesso);
  • il cambiamento della cosiddetta “albedo”, ossia della frazione di radiazione solare riflessa (ad esempio per cambiamenti della copertura di nubi, della quantità di particelle di aerosol o della copertura di terraferma);
  • alterazione della percentuale di radiazione a lunghezza d’onda maggiori, come quelle infrarosse, riemesse nello spazio (ad esempio per cambiamenti di concentrazioni di gas serra nell’atmosfera).

A questo si aggiungono effetti locali, come la ridistribuzione del calore dovuta ai venti ed alle correnti oceaniche o fenomeni estremi come grandi eruzioni di vulcani o impatti di asteroidi.

Tutti questi fenomeni contribuiscono – insieme od alternativamente – a spiegare il susseguirsi di periodi climatici differenti sulla Terra, a partire dalle ere glaciali che sembrano presentare cicli sufficientemente regolari con forte correlazione alle variazioni dei parametri orbitali terrestri (i cosiddetti cicli di Milankovich). L’orbita terrestre può influenzare l’apporto di energia solare alla superficie attraverso la variazione di tre caratteristiche principali: l’eccentricità (ossia il valore di schiacciamento dell’ellissi orbitale), l’obliquità (cioè l’angolo formato dall’asse di rotazione terrestre rispetto al piano su cui giace il moto orbitale, detto eclittica) e la precessione (il fenomeno per il quale l’asse terrestre stesso subisce un movimento rotatorio rispetto alle stelle fisse).

In realtà una spiegazione esaustiva dell’intero fenomeno è ancora un’area molto attiva della ricerca scientifica, in quanto entrano in gioco processi fisici non lineari che possono amplificare – o per contro attutire – l’effetto di tali variazioni. Ad esempio, un periodo di glaciazione può risultare amplificato dalla conseguente diminuzione di concentrazione di anidride carbonica oppure dall’aumento di albedo dovuto alla crescita di frazione di area coperta da ghiacci. Secondo un’affascinante ipotesi del geologo Joseph Kirschvink, è possibile che la Terra abbia attraversato un periodo – tra i 590 e i 900 milioni di anni fa – in cui fosse completamente ricoperta di ghiacci. A tale fenomeno è stato dato il colorito nome di “Snowball Earth” (Terra a palla di neve). Essa sembrerebbe una situazione anche priva di “via di uscita”; si suppone che la “scappatoia” sia stata fornita da fortissime eruzioni vulcaniche che hanno re-immesso nell’atmosfera sufficienti gas serra da consentire lo scioglimento dei ghiacci.

Il ruolo dell’anidride carbonica, e dei gas serra in generale, è dirimente anche nei periodi più caldi, durante i quali, ad esempio, i geologi hanno traccia che la Terra fosse completamente priva di ghiacciai e che coincidono con quelli in cui i livelli di anidride carbonica erano più alti.

In questo complicatissimo quadro, s’inserisce l’ulteriore fattore della variabilità intrinseca dell’energia emessa dal Sole. Anche trascurando tutti i fenomeni legati all’attività magnetica della nostra stella, il Sole…. ”

Per ricevere la copia della rivista Coelum Astronomia n°262 III bimestre 2023

AstroFOLLI a caccia di Eclissi – 1° parte

Composizione artistica eclissi 20 aprile 2023 di Andrea Tomacelli e Anna Rendina

Eclissi di Sole Ibrida del 20 aprile – folli in azione

di Andrea Tomacelli e Anna Rendina

 

Lo scorso 20 aprile si è aperto il sipario sull’eclisse di Sole totale. Fascia di Terra interessata: Australia e buona parte dell’oceano, non proprio un’eclissi fortunata per le osservazioni.

Quasi subito si sono diffusi nel web i primi scatti ad opera di entusiasti appassionati stranieri o facilitati a raggiungere il posto “migliore”. Non ci aspettavamo di ricevere in redazione gli scatti di quelli che abbiamo definito AstroFolli italiani, capaci di partire dall’Italia con nello zaino la strumentazione per immortalare quei pochi secondi. In PhotoCoelum del numero 262 è pubblicata la cronostoria completa di ben due testimonianze.

Nelle righe a seguire alcuni scatti e parte delle parole che li hanno accompagnati scritti da Andrea Tomacelli e Anna Rendina, che ringraziamo per la vivacità trasmessa anche con scatti diciamo più creativi!

Combinazione di 11 foto della durata dell’eclissi
Canon EOS 600D + Tamron 70-300 + Astrosolar
Crediti: Andrea Tomacelli e Anna Rendina

 

“Cinque aerei, due treni, 2800km in auto valgono 58 secondi? Stiamo parlando dell’eclissi di Sole che si è verificata lo scorso 20 aprile. …..

…..

La scelta su cosa vedere, eclissi anulare o totale, però, è stata obbligata dalle uniche terre emerse interessate dal cono d’ombra: l’Indonesia orientale, l’isola di Timor Est e la piccola cittadina di Exmouth posta nella penisola nord occidentale dell’Australia. Così alla fine la scelta è stata facile: visto che l’anularità si sarebbe verificata in pieno oceano indiano, abbiamo optato per quel piccolo lembo di terra, casa di canguri ed emù, bagnato dall’oceano indiano e protetto dalla barriera corallina. Dopo un po’ di indecisione iniziale per un viaggio così lungo mia moglie ed io decidiamo di partire.

La prima domanda a cui rispondere in fase di preparazione è stata: quale strumentazione ci portiamo per vederla? L’ideale sarebbe stato il telescopio, ma essendo un viaggio di molti giorni con biglietti in economy class il compromesso è stato inevitabilmente drastico fra il necessario per sopravvivere quindici giorni in zone isolate e recondite e gli strumenti. Perciò, dopo una dolorosissima cernita siamo partiti con un binocolo 20×60, un monocolo zoom 20×60, una Canon 600D, una Canon M50 mark II e tutti gli obiettivi che sono entrati in zaino perché dopotutto vai a vedere l’eclissi, ma c’è anche una parte di continente da visitare!

Partiti da Firenze in treno fino a Roma e poi dritti da Fiumicino a Perth con una piccola sosta a Dubai per sgranchire le gambe. Alla dogana mi chiedono di aprire lo zaino, senza battere ciglio e sfoggiando il mio miglior sorriso con sguardo ammiccante apro lo zaino, alla vista di fotocamere, binocoli, batterie, scotch, obiettivi e diavolerie varie ed eventuali l’addetto alla sicurezza comincia a ridere ed esclama: ”Eclipse?” e allora, fiero, esclamo: ”Yeah”. Ed è proprio nella terra degli Emiri che ho cominciato a pensare che in quell’armadio che definivo “zaino” avevamo messo troppa roba ma che forse, in fondo, non eravamo gli unici a fare quella folle traversata: non eravamo soli.”….

Totalità Canon EOS 600D f/5.6 1/30sec iso100 300mm di Andrea Tomacelli e Anna Rendina

 

Il racconto, con tutte le immagini dell’eclissi, continua su Coelum Astronomia n°262 III bimestre 2023

ALMA compie 10 anni. Buon compleanno!

Il telescopio ALMA dell’ESO compie già 10 anni

Uno dei doveri di una rivista di settore è scandire il tempo. Tenere il conto degli avanzamenti, riportare l’attenzione su strumenti ed eccellenze, dare voce e visibilità alla collaborazione e alla coesione internazionale, fissare i mattoni su cui poi si baseranno nuove e sensazionali scoperte. Le notizie poi, quelle davvero importanti su scoperte o ricerche capaci di condizionare il corso della storia, arrivano ed arriveranno, ma tutto il processo è molto più lento e serio di quanto il web non voglia farci credere.

10 anni di collaborazioni, prestigio, eccellenze, cooperazione: ALMA è tutto questo ed ogni appassionato di astronomia dovrebbe subire il suo fascino, uno strumento immenso.

Il telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) dell’ESO (European Southern Observatory o Osservatorio Europeo Australe, in italiano) compie i suoi primi dieci anni, durante i quali ha regalato scoperte rivoluzionarie ed emozioni crescenti. Per festeggiarlo, gli autori dell’articolo hanno deciso di dedicargli dieci cartoline, una per ogni anno passato insieme.

Siete pronti per il viaggio?

Cos’é ALMA

ALMA è il più grande progetto in campo astronomico attualmente esistente: opera nella banda millimetrica e sub-millimetrica e si trova sull’altopiano di Chajnantor, nel deserto cileno di Atacama, a un’altezza di circa 5.000 m sul livello del mare.

L’altopiano in cui si trova ALMA a 5000 metri sul livello del mare.

È una collaborazione internazionale tra l’ESO, la statunitense National Science Foundation (NSF) e il National Institute of Natural Science (NINS) del Giappone; i quali a loro volta cooperano con il Cile che ospita il radiotelescopio formando il Joint ALMA Observatory (JOA).

Sull’altopiano di Chajnantor si trovano le antenne e le strutture operative note come Array Operation Site (AOS), mentre a 2.900 metri, una quota dove risulta meno difficoltoso lavorare, si trovano tutte le strutture di supporto, note come Operation Support Facility (OSF), dedicate al personale non coinvolto fisicamente con il radiotelescopio. I dati raccolti ed elaborati a Chajnantor vengono inoltrati a Santiago del Cile dove sono immagazzinati nel database centrale per essere poi inviati ai centri regionali, sparsi nelle varie sedi del mondo: gli ALMA Regional Center (ARC); è da qui che il ricercatore inizia il suo lavoro per trasformare i bit raccolti da ALMA in risultati utili alla nostra conoscenza dell’Universo.

Il radiotelescopio è composto da un insieme di 66 antenne paraboliche, disposte su un territorio vasto fino a 16 km, sfruttando l’interferometria per ottenere immagini di gran lunga più definite di quelle realizzabili con una singola antenna.

Il campo di indagine di ALMA non è visibile ad occhio nudo: la banda millimetrica e sub-millimetrica, confinante con la banda radio da una parte e quella infrarossa dall’altra dello spettro elettromagnetico, quell’intervallo dello spettro in cui si osservano regioni dell’Universo altrimenti oscurate da polveri. ALMA infatti è progettato proprio per indagare il Cosmo e la sua evoluzione di oltre 13 miliardi di anni, catturare i dettagli delle regioni di formazione planetaria, ricercare gli ingredienti della vita in regioni lontane dal Sistema Solare, identificare la struttura delle galassie e la distribuzione delle molecole in nubi in esse contenute, tutti oggetti troppo freddi per essere osservati nella banda della luce visibile.

La nascita di ALMA

Le origini di ALMA risalgono agli ultimi decenni del XX secolo, quando la comunità scientifica matura la necessità di costruire un potente radiotelescopio, dalle caratteristiche paragonabili a quelle che conosciamo oggi, in grado di osservare nella banda millimetrica e submillimetrica.

Tre istituzioni, l’ESO, l’NRAO e l’NAOJ mettono sul tavolo ciascuno un progetto ambizioso, diverso per la dimensione delle parabole e per il loro numero. Per fortuna si comprende presto l’estrema difficoltà, se non addirittura l’utopia, di realizzare le singole proposte senza una collaborazione: prevale dunque l’idea di unificare gli sforzi.
La scelta del sito è uno dei primi problemi da affrontare: la necessità di avere un clima estremamente secco pone un vincolo stringente, così come la disponibilità di una superficie estesa e piana su cui disporre le numerose antenne. Si escludono dunque luoghi come il Nuovo Messico (USA), Mauna Kea (Hawaii, USA) e il Plateau de Bure (Francia). Viene in aiuto l’esperienza dell’ESO in Cile: le condizioni uniche del Deserto di Atacama sono le più favorevoli all’impresa.

Antennas of the Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), on the Chajnantor Plateau in the Chilean Andes. The Large and Small Magellanic Clouds, two companion galaxies to our own Milky Way galaxy, can be seen as bright smudges in the night sky, in the centre of the photograph.

Le misure con palloni sonda nei dintorni di San Pedro de Atacama, nel 1995, confermano che l’altopiano di Chajnantor è perfetto in ogni senso. La strada è segnata! Nel 1999 l’ESO e l’NRAO firmano un primo memorandum, poi condiviso anche dall’NAOJ due anni dopo; rapidamente si giunge alla posa della prima pietra nel 2003.

I lavori di costruzione non sono affatto facili: le condizioni tanto perfette per le osservazioni si rivelano altrettanto difficili per le operazioni di costruzione e trasporto del materiale. La mancanza di ossigeno, in particolare, rappresenta la causa delle principali complicazioni per le maestranze impegnate durante l’intero periodo di costruzione di ALMA.

La prima luce di ALMA risale al 2011 e immortala due galassie interagenti note come “Antenne” (guarda caso!) usando le prime 16 delle attuali 66 parabole. L’inaugurazione ufficiale risale al 17 marzo 2013: nel 2023 dunque festeggiamo i primi 10 anni di attività.

Le Antenne

……. —–> tutte le cartoline sulla storia, il presente e i futuro di ALMA sono su Coelum Astronomia n° 262 III bimestre 2023

Si ringraziano:

Roberto Volsa: Fisico e consulente informatico, appassionato divulgatore, collabora alla gestione dei canali social di ESO Italy
Clementina Sasso: Ricercatrice INAF, si occupa di fisica solare, coordinatrice del gruppo di gestione dei canali social di ESO Italy
Giovanna Fabiola Valverde: Specialista in comunicazione digitale per la ricerca, collabora alla gestione dei canali social di ESO Italy
Anna Wolter: Ricercatrice INAF, si occupa di osservazioni multibanda, responsabile per l’Italia della rete di divulgazione scientifica dell’ESO.

Juno missione gioviana si avvicina a Io

Immagine raccolta da JunoCam di Io il 1 marzo 2023. Al momento del più stretto avvicinamento, Juno era a circa 51.500 chilometri da Io. Crediti NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS e Kevin M. Gill (CC BY)

La missione Juno della NASA si avvicina alla luna di Giove, Io

Le missioni spaziali durano anni e capita che per mesi non se ne senta più parlare. La fase di lancio è sempre fonte di attenzione, poi c’è il viaggio, nel buio e nel freddo dello spazio fra pianeti e satelliti. Durante quei giorni i team continuano a lavorare a prepararsi per l’arrivo, misurare costantemente la traiettoria e scattare immagini delle fasi di avvicinamento.

Così, fra un trasferimento da un satellite di Giove e l’altro, la sonda Juno a cui abbiamo dedicato il primo numero 254 del nuovo percorso di Coelum, resta in silenzio nelle cronache per poi riapparire ogni tanto con dei brevi aggiornamenti, in attesa dei momenti più caldi della missione.

La navicella spaziale Juno della NASA in questi giorni sta sorvolando la luna vulcanica di Giove, e poco dopo tornerà al gigante. Il sorvolo della luna gioviana sarà il più vicino fino ad oggi, a un’altitudine di circa 35.500 chilometri. Nel frattempo, già al terzo anno della missione, approfitterà per avvicinarsi e studiare anche gli anelli del gigante in cui risiedono altre lune.

Ad oggi, Juno ha effettuato 50 sorvoli di Giove e ha anche raccolto dati durante incontri ravvicinati con tre delle quattro lune galileiane: i mondi ghiacciati Europa e Ganimede e l’infuocata Io.

“Io è il corpo celeste più vulcanico che conosciamo nel nostro sistema solare”, ha dichiarato Scott Bolton, investigatore principale di Juno del Southwest Research Institute di San Antonio. “Osservandolo nel tempo su più passaggi, possiamo annotare come variano i vulcani: quanto spesso eruttano, quanto sono luminosi e caldi, se sono collegati da canali o da solitari e se la forma del flusso di lava cambia.”

Poco più grande della Luna, Io è un mondo in costante tormento stirato dalla gravità del suo enorme pianeta ma anche dall’effetto delle altre lune Europa e Ganimede.

Juno nasce per studiare Giove tuttavia nel corso dei mesi, anche se il sospetto era già maturato in fase di progettazione, oggi si dimostra estremamente potente ed utile anche per raccogliere dati sulle lune del pianeta. Facendo lavorare insieme JunoCam, il JIRAM (Jovian InfraRed Auroral Mapper), l’SRU (Stellar Reference Unit) e l’MWR (Microwave Radiometer) della navicella approfitterà dell’avvicinamento per studiare i vulcani di Io e il modo in cui le eruzioni vulcaniche interagiscono con la potente magnetosfera e le aurore di Giove.

La missione Juno della NASA si avvicina alla luna di Giove, Io
Scatti infrarossi dell’attività vulcanica della luna di Giove Io raccolte dallo strumento JIRAM (Jovian Infrared Auroral Mapper) a bordo della navicella spaziale Juno della NASA durante un sorvolo della luna il 16 ottobre 2021. Credito: NASA/JPL-Caltech/SwRI/ASI /INAF/JIRAM

“Stiamo entrando in un’altra parte straordinaria della missione di Juno in relazione ad Io”, ha detto Bolton. “Partendo dal questo 51° sorvolo, con i successivi previsti a luglio e ottobre e poi ancora dicembre e febbraio del prossimo anno, finiremo per volare a 1.500 chilometri dalla sua superficie. Tutti voli ravvicinati che forniranno viste spettacolari dell’attività vulcanica di questa incredibile luna . I dati saranno sorprendenti.”

Un “mezzo secolo” su Giove

Alcuni dati sulle straordinarie performance di Juno. Durante i suoi passaggi ravvicinati ha sfrecciato sopra le cime delle nuvole del pianeta, fino a circa 3.400 chilometri.

Juno è in orbita attorno a Giove da oltre 2.505 giorni terrestri e ha volato per oltre 820 milioni di chilometri. Il veicolo spaziale è arrivato su Giove il 4 luglio 2016. Il primo sorvolo scientifico è avvenuto 53 giorni dopo e il veicolo spaziale ha continuato con quel periodo orbitale fino al suo sorvolo di Ganimede il 7 giugno 2021, per poi ridurlo a 43 giorni. Il sorvolo di Europa del 29 settembre 2022 ha ridotto il periodo orbitale a 38 giorni. Dopo i prossimi due passaggi ravvicinati di Io, il 16 maggio e il 31 luglio, il periodo orbitale di Giunone rimarrà fisso a 32 giorni.

Fonte: NASA

Piccoli Setup per Grandi Campi

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Dettaglio del sistema cinghia/puleggia. Crediti Simone Lochi

Nella sezione Astrofotografia di Coelum Astronomia in ogni uscita sono trattati temi tecnici specifici per gli appassionati di astronomia che amano dedicarsi alle riprese e alla fotografia del cielo notturno.

Per ogni problema tecnico o esigenza la testimonianza di un esperto fornisce suggerimenti e spunti per integrare creatività e abilità alla ricerca delle soluzioni più performanti.

Per il numero 262 ospitiamo con piacere una di queste narrazioni a cura di Simone Lochi, fervente e attivo astrofotografo sempre ad accogliere nuove sfide da superare.

Nel testo l’autore sperimenta soluzioni mini ingegneristiche assolutamente efficaci per affrontare con la propria attrezzatura la fotografia a grande campo, potenziando gli strumenti con applicazioni costruite ad hoc.

Di seguito l’introduzione all’articolo la cui versione completa è pubblicata in Coelum 262 III bimestre 2023.

PICCOLI SETUP PER GRANDI CAMPI Guida alla creazione

Sono sempre stato affascinato dalle grandi nubi molecolari del catalogo di Bernard che permeano la nostra galassia di cui si trovano spesso immagini online. Mi incuriosisce in particolare tutto il complesso nebulare della costellazione del Toro le cui riprese a largo campo invece sono rare. Farsi un’idea generale di tutta l’area compresa tra le Pleiadi e le stelle Nath ed Aldebaran non è semplice e mi sono sempre domandato  quali macro forme e strutture avesse quella iper-nube così vasta da contenere più oggetti di Barnard. Anche lo stesso ammasso delle Pleiadi è avvolto da questa tenue nebulosità che brilla illuminata dal chiarore delle stelle stesse. Con una ricerca approfondita alla fine sono riuscito a trovare delle riprese abbastanza ampie in grado di suggerire la forma della  “Taurus Molecular Cloud” dove collocare le nubi di Barnard che avrei ripreso col mio Newton da 800 mm di focale. Ma oramai nel mio cervello era partito un trip intergalattico che attraversava, in un turbinio di banchi di polveri e la luce di grosse nebulose spazzate e ionizzate da poderosi venti solari, la vastità di quel che avrei potuto riprendere abbinando una buona camera ad un obbiettivo fotografico dalla corta focale. Oramai l’Enterprise era partita e non la potevo fermare. Volevo un setup in grado di riprendere intere costellazioni o quantomeno una buona porzione di esse e lo avrei costruito!

Il Setup finale raggiunto dall’autore per gli scatti ad ampio campo. Crediti Simone Lochi

 

STUDIO DEI COMPONENTI.

Ho iniziato quindi a pensare più seriamente a come poter realizzare un astrografo compatto e probabilmente sarebbe stata un’operazione  abbastanza abbordabile se avessi seguito i passi delle molte persone che in passato si sono già cimentate nell’impresa. Il passaggio sostanziale è semplice: modificare cioè la vecchia reflex e piazzarla su un semplice astro-inseguitore. Tuttavia il sensore della mia reflex oramai datato avrebbe prodotto troppo rumore e se avessi voluto riprendere solo le macro-aree di idrogeno forse sarebbe bastata, ma desideravo fare un passo in più, volevo una configurazione strumentale altamente performante ed abbastanza piccola da essere maneggevole nel trasporto lontano dall’inquinamento luminoso per ottenere in una sola notte d’integrazione, immagini così pulite da rivelare anche le nubi più tenui.

Ho deciso per cui di optare per la mia solita camera astronomica, ASI 294 MC PRO, che abbinata alla focale di 85 mm di un obiettivo Samyang 1.4 interamente manuale avrebbe inquadrato un campo di 12,5° x 8,5°. Un area talmente vasta da contenere in un unico scatto parte della costellazione di Orione con le sue principali nebulose oppure la regione di Rho Ophiuchi vicina allo Scorpione o, appunto, la Taurus Molecular Cloud, quest’ultima tra i miei soggetti maggiormente desiderati.

Per connettere la camera all’obiettivo ho sfruttato un adattatore ZWO dedicato di cui ero già in possesso; perfetto per lo scopo anche perché esso possiede un filetto interno, comodissimo per installare dei filtri in cella da 2”, alternando in pratica un filtro anti inquinamento luminoso ad un filtro dual band per isolare meglio le nebulose di idrogeno ionizzato.

Assemblato il core ho poi fissato tutto su una barra vixen style mediante due anelli ZWO per camere da 78 mm di diametro. Gli anelli, venduti separatamente, oltre alla camera sostengono benissimo anche la parte frontale dell’obiettivo avendo all’incirca lo stesso diametro. Con spessori in gomma o in ferro si possono agevolmente adattare anche anelli di altri tipi che non abbiano esattamente le stesse misure della lente.

In pratica con pochi passaggi ero già pronto per iniziare le mie riprese ma puntavo ad un setup ancora più completo ed in grado di garantirmi il controllo totale di ogni aspetto in fase di ripresa con la possibilità di un’automatizzazione totale.

Vista laterale del blocco ripresa: a sinistra l’obiettivo ZWO, in basso il focheggiatore a destra una maniglia di supporto per la movimentazione. Crediti Simone Lochi

—– fine anteprima

La premessa dell’articolo di Simone Lochi termina qui, con le premesse per un lavoro di autocostruzione che si è rivelato utile anche se da ottimizzare soprattutto nelle ottiche. I dettagli degli elaboratori e le valutazioni finali sono nell’articolo completo pubblicato in Coelum 262 III bimestre 2023

Il fotomontaggio in Astrofotografia ha dei limiti?

Crediti e copyright: Amr Abdulwahab

Qualche giorno fa, esattamente il 10 maggio, il sito APOD Astronomy Picture of the Day ha scelto come immagine rappresentativa quella dell’autore Amr Abdulwahab, eccola senza le label.

Image Credit & Copyright: Amr Abdulwahab

Si tratta, come dichiarato nella didascalia ufficiale  https://apod.nasa.gov/apod/ap230510.html  di un fotomontaggio complesso che ha richiesto diversi giorni di ripresa, addirittura settimane, dei singoli soggetti dello scatto: l’uomo in abiti tradizionali, il paesaggio desertico ed infine il cielo. Soggetti poi sapientemente scontornati e rimontati in un’unica ammaliante immagine, che, come di consueto accade con le immagini APOD ha fatto velocemente il giro del web ricevendo un numero difficilmente quantificabile di like.

Il sito APOD opera dal 16 giugno 1995 e sin dall’inizio i suoi fondatori hanno scelto di pubblicare non solo scatti reali ma anche immagini artistiche accompagnate da una spiegazione. La pagina principale di APOD è ospitata su sito NASA anche se quest’ultima non è ufficialmente coinvolta nella scelta dei contenuti.

La scelta di pubblicare immagini elaborate quindi non è una novità e neanche un “falso ideologico” ma invece una tradizione consolidata che negli scorsi decenni è stata assolutamente tollerata anche dai tantissimi astrofotografi che al pari di  autori più creativi, hanno sempre inviato i propri scatti, il termine “scatto” questa volta è giusto, alla redazione nella speranza di vederla scelta e pubblicata. Insomma aggiudicarsi un APOD è da sempre motivo di vanto, anche per molti astrofotografi italiani.

Sembrerebbe tutto nella norma, eppure questa volta “qualcuno ha protestato”. La scelta del 10 maggio scorso infatti ha suscitato, proprio nel web, e in alcuni social, un dibattito, i cui toni seppur caldi restano civili e colgono l’occasione per sollevare una questione di opportunità o di etica.

Trascorso qualche anno dalla nascita dei social, a tutti, non solo ai professionisti, è balzato agli occhi il proliferare di immagini a tema astronomico, e a molti non è certo sfuggito il notevole successo, espresso in termini di interazioni, che esse sono in grado di suscitare. Un coinvolgimento spontaneo che può aver fatto gola a chi è abbastanza sensibile alla visibilità.

Di seguito un’altra immagine il cui post ha raccolto oltre 10k like.

Crediti: Rami Ammoun

 

Insomma la prassi di “ritoccare” gli scatti del deepsky o del Sistema Solare non è assolutamente una pratica inusuale. Ogni appassionato è in grado, con alcuni semplici click su programmi di fotoritocco di “migliorare” l’aspetto di una ripresa. Sono nati addirittura software specifici proprio per sbrigare al meglio questo passaggio e online, come anche nella pagine di Coelum, non sono mancati i tutorial correlati da tanti suggerimenti utili.

C’è da chiedersi allora come mai oggi si sia alzato un rumoroso brusio di fondo.

La sensazione sembrerebbe essere quella di un “overdose” di immagini di effetto. Quasi che il numero delle immagini artistiche fosse divenuto così insostenibilmente enorme da aver eclissato quelle reali. Insomma gli scatti più difficili raccolti con molte ore di fatica rischiano di finire nel dimenticatoio perchè banalmente meno interessanti di grafiche create al pc. E se poi a crearle fosse addirittura l’intelligenza artificiale?

La domanda che volendo ci si potrebbe porre è, tornando al titolo di questo post: esiste un limite all’elaborazione? Un confine in grado di definire uno scatto come accettabile?  

In una uggiosa domenica di primavera, ci piacerebbe chiedere ai lettori di Coelum il proprio parere. Per partecipare o contribuire abbiamo messo a disposizione un modulo google disponibile a questo link https://forms.gle/19kiNKnuCGSi3Rch6

La Redazione di Coelum Astronomia

UNIVERSO IN FORTEZZA

FORTEZZA NUOVA presenta

 UNIVERSO IN FORTEZZA

dal 26 al 28 maggio – Livorno

Prima edizione del festival di astronomia

Dal 26 al 28 maggio, in Fortezza Nuova, si terrà “Universo in Fortezza”, prima edizione del festival di astronomia. Organizzato dall’A.L.S.A., Associazione livornese scienze astronomiche attiva sul territorio da oltre trent’anni, l’evento si presenta come un contenitore divulgativo a tema astronomico per appassionati e non, adatto a tutte le età.

Con focus dedicati alle donne nell’astronomia, al suo interno si svolgeranno una mostra di astrofotografia, laboratori, conferenze, serate osservative con telescopi, proiezioni e videoproiezioni dell’universo, un’esposizione di meridiane e orologi solari. Una straordinaria opportunità di approfondire un settore tutt’altro che ordinario lasciandosi guidare dagli esperti e da strumentazioni tecnologiche. Patrocinata dal Comune di Livorno e dal Museo di storia naturale del Mediterraneo, la manifestazione godrà della partecipazione di importanti enti, come l’Osservatorio gravitazionale europeo EGO-Virgo, insignito del premio Nobel per la fisica nel 2017 per aver contribuito alla scoperta delle onde gravitazionali, l’azienda aerospaziale Kayser Italia, specializzata nella ricerca scientifica e tecnologica a bordo di piattaforme spaziali, l’Ordine degli architetti di Livorno, la rivista Coelum, il progetto didattico ABCirco, @TOMOS-podcast e come media partner PuntoRadio.

“Questa manifestazione di astronomia costituisce una novità nel territorio livornese e si colloca all’interno di un percorso divulgativo della astronomia e della scienza in generale, che rientra nello statuto A.L.S.A.” affermano gli organizzatori Alessio Biondi, Daniele Righetti e Massimo Del Greco. E proseguono: “Da sempre l’umanità si interroga sul proprio posto all’interno dell’Universo e l’astronomia accende passione e curiosità in persone di ogni età e cultura. La meraviglia che genera in noi il cielo stellato e la bellezza affascinante dell’universo farà da guida in questo festival”.

La mostra di astrofotografia

In esposizione, per tutta la durata del festival nella Sala degli archi, circa 50 fotografie astronomiche in grande formato scattate dai soci A.L.S.A. ai cieli livornesi condurranno il visitatore in un viaggio tra i corpi celesti più belli e visibili durante le quattro stagioni. Si tratta di un continuum con la mostra “Immagini dall’Universo”, che nell’ottobre 2022 ha registrato presso il Museo di storia del Mediterraneo di Livorno un successo di presenze.

Le conferenze

Fiore all’occhiello del festival saranno le conferenze previste per tutti e tre i giorni, che vedranno prestigiose testimonianze di scienziati e astrofili. Un’occasione per i fruitori di entrare in contatto con tematiche astronomiche da più punti di vista: scientifico, tecnologico, architettonico, artistico.

A inaugurare il percorso, venerdì 26 alle ore 18:00, saranno gli ospiti e le autorità prima di un aperitivo a buffet. Alle 21:00, Massimo Carpinelli, direttore dell’Osservatorio gravitazionale europeo e professore all’Università di Milano Bicocca e Maria Felicia De Laurentis, vice coordinatrice del progetto EHT e professoressa all’Università Federico II di Napoli, saranno moderati dalla giornalista scientifica Letizia Davoli nell’incontro dal titolo: “Esplorare i confini dell’Universo”.

Per la giornata di sabato 27 sono previste quattro conferenze. Si parte alle 19:00 con “Uomo e Universo, l’astronomia che cerca risposte” con Molisella Lattanzi, direttrice del mensile di divulgazione astronomica a diffusione nazionale Coelum Astronomia. Alle 19:45 sarà dedicato uno spazio alle “Donne nell’astronomia” con l’astrofisica Valentina Luridiana che racconterà le sue esperienze dalle Canarie al Messico e alle 21:00 a “La missione ESA Plato: alla ricerca di esopianeti analoghi e gemelli terrestri”, con il ricercatore Mauro Focardi (INAF Firenze) e Carlo Del Vecchio Blanco (Kayser Italia). Il ciclo si concluderà alle 21:45 con l’incontro “Donne in ascolto del Cosmo“, moderato da Vincenzo Napolano, responsabile della comunicazione di EGO-Virgo, con protagoniste Pia Astone, Università La Sapienza di Roma e Istituto nazionale di fisica nucleare e Julia Casanueva, scienziata EGO-Virgo.

Le conferenze di domenica 28 inizieranno alle 18:15 con l’Ordine degli Architetti di Livorno: Jacopo Morganti presenterà “Fabrica Progetti: 10 modi in cui la luna cerca di ucciderti”, seguirà Luca Barontini con “Eutropia Architettura. L’utopia della realtà: una città di fondazione su Marte”. Alle 19.00 sarà la volta di “Forza di Gravità e Giocoleria” con Francesco Boni, giocoliere, equilibrista e fondatore del progetto ABCirco  che illustrerà la teoria alla base dell’alternanza temporale dei lanci e delle prese. Alle 19:45 ci sarà il terzo appuntamento dedicato a “Le Donne nell’astronomia”, con Gloria Andreuzzi in diretta dalle Canarie, alla ricerca dei pianeti extrasolari. La serata proseguirà con “Virgo e le onde gravitazionali”, prevista per le 21:00 e tenuta da Valerio Boschi dell’Istituto nazionale di fisica nucleare. Alle 21:45 avrà luogo la conferenza di chiusura: “Alla scoperta della natura degli esopianeti con la missione Ariel”, condotta dai relatori Emanuele Pace (INAF, UniFi) e Alessandra Tortora (Kayser Italia).

Le serate al telescopio

“Se le stelle, anziché brillare continuamente sopra le nostre teste, fossero visibili solo da un particolare luogo del pianeta, tutti vorrebbero andarci per assistere allo spettacolo”. Margherita Hack – Notte di Stelle, 2010.

A completare la proposta divulgativa, nello spazio all’aperto della collinetta l’A.L.S.A. metterà a disposizione ogni giorno i suoi telescopi per osservare il sole, la luna e i pianeti. Il pubblico, guidato dagli associati, potrà partecipare o assistere comodamente seduto alle proiezioni sullo schermo collocato nel prato antistante.

Meridiane e orologi solari

Una sezione del festival sarà curata dal Professore Sebastiano Trovato, punto di riferimento italiano per la gnomica, che mostrerà al pubblico la costruzione pratica di meridiane e di orologi solari e le sue connessioni con la pittura, l’arte incisoria dell’acquaforte e la scultura.

Orari

Venerdì 26 maggio H 18:00-24:00
Sabato 27 maggio H 10:00-24:00
Domenica 28 maggio H:00-24:00
Download immagini: https://bit.ly/3pvsHKu
Info: www.alsaweb.itFB: ALSALivorno

La Redazione di Coelum Astronomia ringrazia l’associazione AlsaWeb per l’invito. L’intervento della dir. Lattanzi è previsto per Sabato 27 maggio ore 19:00 

Le congiunzioni all’alba di metà maggio

Congiunzioni all'alba di metà maggio CREDITI: https://theskylive.com/

Periodo davvero in sordina per l’Astronomia italiana amatoriale, vuoi la mancanza di eventi davvero accattivanti da immortalare, vuoi il cattivo tempo che sembra ancora imperversare sullo stivale ancora per alcuni giorni.

Nel box in alto richiamiamo l’attenzione sulla configurazione presa dagli oggetti più luminosi del nostro cielo per i prossimi giorni, da oggi, 12 maggio fino a circa il 16.

Nonostante molto bassi sull’orizzonte e nelle ultime ore della notte, guardando verso est poco prima dell’alba la Luna, sarà in compagnia dei pianeti gassosi maggiori, Saturno prima e Giove poi.

La Luna sarà in fase calante passando dall’ultimo quarto, visibilità al 50%, fino alla fase nuova prevista per il 19. Il giorno 16 una bella falce sarà individuabile non molto lontana da Giove.

Meteo permettendo qualcuno potrebbe tentare uno scatto con le prime luci dell’alba sullo sfondo ma, se così non fosse, i tanti appassionati sapranno sapientemente approfittare di questo per programmare ancor più minuziosamente le sezioni di osservazione del periodo estivo.

E’ proprio il caso di augurare.. cieli sereni!

PREVENDITA: Coelum Astronomia 262 anno XXV III/23

📌📌IN PREVENDITA📌📌

Coelum Astronomia 262 anno XXV III/23

(bimestrale giugno/luglio)

+4 e con queste siamo a 112 pagine di PURA Astronomia!

 

BUON COMPLEANNO ALMA! 10 ANNI IN 10 SCATTI

Il telescopio ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) dell’ESO (European Southern Observatory o Osservatorio Europeo Australe, in italiano) compie i suoi primi dieci anni, durante i quali ci ha regalato scoperte rivoluzionarie ed emozioni crescenti.
Per festeggiarlo, abbiamo deciso di dedicargli dieci cartoline, una per ogni anno passato insieme. A cura di Anna Wolter, responsabile per l’Italia della rete di divulgazione scientifica dell’ESO, Roberto Volsa, Clementina Sasso e Giovanna Fabiola Valverde.

 

Complice il maltempo delle settimane appena trascorse e la mancanza di eventi spettacolari, gli scatti dal nostro territorio non sono stati molti. Approfittiamo per completare la galleria dando grande spazio a due testimonianze preziose giunte in redazione da ASTROFOLLI in giro per il mondo a caccia di eclissi! Due report emozionanti passo passo per raccontare i 59 secondi dell’eclissi totale e anulare in Australia del 20 aprile 2023.

Anteprima delle sei pagine dedicate all’eclissi di aprile con le testimonianze di Andrea Tomacelli e Anna Rendina, Alessandro De Benedectis

 

Cercando di districarsi nel quadro complesso di agenti che influenzano in maniera più o meno significativa la temperatura della nostra atmosfera, e quindi il clima della Terra, lo studio sostenuto dal team autore di questo articolo vuole concentrare l’attenzione sulla definizione di “Energia Totale Emessa dal Sole”, sulle difficoltà di determinarne le variazioni storiche e la stima del suo valore. Lo studio arriva dall’Università di Tor Vergata in collaborazione con il National Solar Observatory, Boulder (U.S.A).

Anteprima: 10 pagine dedicate all’influenza del Sole sulla terra e calcolo dell’Irradianza Solare

Nel numero 262 continua il racconto dell’Uomo e Universo che fa seguito gli articoli già pubblicati in Coelum n°261. Nella seconda ed ultima parte sono raccolte le due testimonianze affini per oggetto di riflessione: il TEMPO.
In nessuno dei due articoli, a cura di Nino Zanghì e Filippo Onoranti, troverete una verità o una conclusione ma entrambi suggeriscono spunti e passaggi non banali per seguire la ricerca lungo la strada della definizione corretta di TEMPO

Continuano le consuete rubriche a cura di Barbara Bubbi e le Meraviglie del Cosmo, Giuseppe Petricca per il catalogo Messier, Paola Giorgini per Hanc Marginis e Il Tratto Corsivo a cura di Stefano Marcellini.

Anteprima della rubrica le Meraviglie del Cosmo, con i suggerimenti osservativi di Cristian Fattinanzi

Cristian Fattinnanzi in vita da “Vita da Astrofilo” narra la sua esperienza da Autocostruttore e perchè, a suo parere, ogni astrofilo è a suo modo un vero autocostruttore!

Un’idea, uno sogno, un progetto e poi ti ritrovi all’ASI di fronte a Samantha Cristoforetti! Questo è ciò che è accaduto ad un gruppo di studenti e generosi insegnati che pensando ad un’attività formativa si sono trovati invece a realizzare una sonda per lo studio dei gas serra in grado di volare per ben due ore e raccogliere quanti più dati possibili. Tutto con le risorse scolastiche. Non c’è da meravigliarsi che l’Agenzia Spaziale Italiana abbia voluto conoscerli! INFINITY I è un progetto del Liceo Scientifico “E. Medi” di Montegiorgio (FM). Una traccia da seguire per professori volenterosi!

 

Ringraziamo ancora una volta Antonio Piras per il suo report dettagliato delle attività svolte dai rover su Marte: Bentornati su Marte! è l’appuntamento che in 6 pagine raccoglie tutto quello che c’è da sapere sul pianeta rosso e sulla sua rocciosa superficie.

a cura di Antonio Piras

Continuano in questo numero:
👉 Radioastronomia: la dott.ssa Silvia Casu di INAF ci accompagna alla scoperta dei misteriosi Fast Radio Burst, c’è ancora molto da capire sulla loro origine!

👉  Top10 Scenari perfetti: in ogni uscita un’esperta/o del proprio territorio ci guiderà alla scoperta dei luoghi migliori da cui immortalare scatti con panorami unici. Seconda ed ultima parte dedicata alla Sardegna, con Emanuele Atzeni.

👉 Torna su cartaceo la sezione dedicata alle Supernovae. Finalmente dopo tanta attesa una SN in un oggetto del catalogo Messier! Testi e immagini di Fabio Briganti e Riccardo Mancini.

👉 Nascono due nuovi appuntamenti più leggeri: AstroQuiz per mettersi alla prova sulle nostre conoscenze di Astronomia a cura di Francesco Veltri e AstroMiao, micio e razzo, amici di esplorazione da condividere con i più piccoli, un’idea di Laura Saba.

 

Facciamo il punto sui fatti più importanti delle ultime settimane grazie e Luca Nardi e sul X meeting della sezione Corpi Minori dell’UAI.

Sono davvero tanti i contenuti di questo numero, del resto in 112 pagine c’è spazio per tanta astronomia e, soprattutto TECNICA! Vi aspettano Simone Lochi con la sua personale sfida “Piccoli Setup per grandi Campi“, e lo ShaRA Team con gli scatti dell’impresa numero 4!

La sfida personale di Simone Lochi

ShaRA#4

Nel numero precedente abbiamo salutato la collaborazione degli autori della rubrica Sistema Solare ma non per questo gli approfondimenti sui pianeti nostri vicini sono terminati. Dal 262 arriva a Coelum la dott.ssa Valentina Galluzzi di INAF che ci parla di Geologia Planetaria ed in particolare delle basi della cartografia.

Non perdete il Cielo del Bimestre per tutti gli eventi dei prossimi due mesi. Nota Bene: il cielo del bimestre è un’ottima traccia da seguire per programmare le attività e le osservazioni con largo anticipo, completando il set di informazioni con i dettagli che verranno pubblicati di volta in volta sul sito in occasione dei fenomeni principali.

116 pagine in più questa volta si esagera!

In ultimo ma non di certo per importanza gli autori degli scatti più affascinanti 📸📸 e difficili le cui segnalazioni sono giunte alla nostra redazione e pubblicati in PHOTOCOELUM

GLI AUTORI DI QUESTO NUMERO

Stefano Antolini, Emanuele Atzeni, Francesco Badalotti, Luca Bertello, Fabio Briganti, Barbara Bubbi, Silvia Casu, Matteo Cantores, Serena Criscuoli, Cristian Fattinnanzi, Valentina Galluzzi, Paola Giorgini, Andrea Iorio, Marco Iozzi, Simone Lochi, Riccardo Mancini, Stefano Marcellini, Teresa Molinaro, Luca Nardi, Filippo Onoranti, Valentina Penza, Giuseppe Petricca, Antonio Piras, Claudio Pra, Alessandro Ravagnin, Clementina Sasso, Laura Saba, Andrea Vallorani, Giovanna Fabiola Vallorani, Francesco Veltri, Chiara Vitali, Roberto Volsa, Anna Wolter, Nino Zanghì.

SI RINGRAZIANO

Armando Mezzeo, Cristina Cellini, Lorenzo Montanari, Giacomo Pro’, Andrea Tomacelli e Anna Rendina, Alessandro De Benedectis

—->  Il numero sarà spedito con almeno 10 giorni di anticipo per compensare i tempi di consegna del servizio in abbonamento postale.

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GJ 1214 b “comandante ci siamo”

Raffigurazione artistica di pianeta GJ 1214 b Crediti: NASA/JPL-Caltech/R. Ferito (IPAC)

Ennesima prova di forza del James Webb Telescope, se mai ne avessi ancora bisogno.

Nuove riprese e di conseguenza nuove informazioni per l’esopianeta GJ 1214 b. Già il nome fa pensare a quando a bordo di un’astronave sentiremo il primo ufficiale annunciare “comandante siamo nei pressi del pianeta GJ 1214 b, destinazione raggiunta”. I nomi in codice di pianeti lontani e sconosciuti rievocano sempre un linguaggio più tecnico tipico degli anni settanta.

Tornando a noi, Webb dicevamo colpisce ancora. La particolarità di questo pianeta è la sua alta capacità di riflessione che lo rende individuabile anche se sito al di fuori del Sistema Solare.

“Il pianeta è totalmente ricoperto da una sorta di foschia o strato di nuvole”, ha detto Eliza Kempton, ricercatrice presso l’Università del Maryland e autrice principale di un nuovo articolo, pubblicato su Nature, sul pianeta.

Per penetrare una barriera così spessa, il team di ricerca ha colto l’occasione con un nuovo approccio: oltre a effettuare l’osservazione standard – catturando la luce della stella ospite che è filtrata attraverso l’atmosfera del pianeta – hanno seguito GJ 1214 b attraverso quasi tutta la sua orbita attorno la stella.

“La capacità di ottenere un’orbita completa è stata davvero fondamentale per capire come il pianeta distribuisce il calore dal lato diurno al lato notturno”, ha detto Kempton. “C’è molto contrasto tra il giorno e la notte. Il lato notturno è più freddo di quello diurno. In effetti, le temperature sono passate da da 279 a 165 gradi Celsius”.

Questi dati fanno del pianeta un oggetto piuttosto freddo rispetto alle aspettative vista la sua vicinanza alla stella, tuttavia ciò potrebbe essere dovuto alla forte capacità di riflessione proprio del pianeta.

In ultimo, il punto cruciale, la presenza di acqua, improbabile ma non da escludere.

Fonte NASA

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