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Al Planetario di Ravenna

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22.02: Osservazione della volta stellata (cielo permettendo, giardini pubblici).
Per info: tel. 0544-62534
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Trovati alcuni frammenti del meteorite russo

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Frammento di meteorite trovato in un lago ghiacciato negli Urali © Photo Denis Panteleev
Frammento di meteorite trovato in un lago ghiacciato negli Urali © Photo Denis Panteleev

La BBC riferisce il ritrovamento di alcuni piccoli pezzi del meteorite caduto venerdì in Russia (foto qui accanto). I frammenti sono stati trovati intorno a un lago ghiacciato nelle vicinanze di Cherbakul, nel quale era stato visto un cratere largo circa sei metri. Il meteorite sarebbe composto per il 10% da ferro e sarebbe una normale condrite. I danni stimati ammontano a circa 33 milioni di dollari, principalmente per la rottura di circa 200.000 metri quadri di vetri.

Il boato generato dall’attraversamento dell’atmosfera e dalla disintegrazione esplosiva della meteora è stato captato letteralmente in mezzo mondo, nella gamma degli infrasuoni (da 20 a 0,01 hertz), da undici elementi della rete di 45 sensori gestita dal CTBTO (Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty Organization), un ente che utilizza questi sensori per rilevare e localizzare eventuali detonazioni nucleari e altri fenomeni esplosivi nell’atmosfera.

Credit: Denis Panteleev

La scia della meteora è stata osservata anche dal satellite cinese FY-2D e dal satellite giapponese MTSAT-2. In questo articolo del CIMSS Satellite Blog trovate ottime immagini e animazioni di queste osservazioni. Una delle immagini è stata elaborata da Discover Magazine per evidenziare la scia.

Sempre Discover Magazine fa un po’ di conti su quanto spendiamo per difenderci contro questi rischi: praticamente nulla. Gli Stati Uniti, per esempio, vi investono circa un milionesimo del budget federale.

Il 99 per cento di Mercurio

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La mappa di Mercurio recentemente realizzata dalla missione Messenger. Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington

Poco meno di 2 anni di osservazioni, oltre 160mila immagini a partire da questo primo scatto, per realizzare una mappa che copre la quasi totalità (il 99%) della superficie di Mercurio e fornisce importanti informazioni sulla composizione e sulla storia geologica del pianeta. Questo e molto altro, messo a disposizione online – e per i più tecnologici in una App – dal team della missione Messenger.

La mappa di Mercurio recentemente realizzata dalla missione Messenger. Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington

L’immagine di oggi è un fotogramma del filmato recentemente distribuito dalla NASA, in cui si può osservare la più aggiornata mappa della superficie di Mercurio realizzata finora, frutto delle fatiche della sonda Messenger, la prima missione ad orbitare intorno al misterioso pianeta e a identificare la presenza di ghiaccio d’acqua al Polo. La mappa copre il 99% della superficie con una risoluzione maggiore di 1 km per pixel ed è stata ottenuta dalla Wide Angle Camera (WAC), combinando immagini ottenute con otto diversi filtri.

I colori della mappa non sono realistici ma rappresentano la diversa riflettanza, nei vari punti, delle rocce del pianeta, una caratteristica fondamentale che indica quanto il materiale sia in grado di riflettere la luce che lo colpisce. Questa caratteristica dipende contemporaneamente dalla composizione del materiale e da quanto tempo il materiale stesso sia rimasto esposto in superficie, subendo per tempi più o meno lunghi i processi che ne causano l’annerimento. In altre parole, i falsi colori della mappa permettono di identificare rocce con diverse composizioni e con diverse storie geologiche.

Guardando l’immagine, in celeste chiarissimo o in bianco, è possibile identificare i raggi che si estendono intorno ai crateri più giovani, formati dal materiale “sparato” sulla superficie durante gli impatti più recenti. In celeste più scuro fino al blu, aree note come materiale “low-reflectance”, zone ricche in minerali dall’aspetto scuro ed opaco. Le aree marroni scuro sono immaginabili come vaste pianure formate da colate fluide di lava durante le eruzioni vulcaniche più lente, mentre le macchie di piccole dimensioni e di colore più aranciato che punteggiano la superficie, possono essere assimilate a eruzioni vulcaniche più esplosive. Infine, la grande macchia al centro verso l’alto del disco del pianeta, altro non è che l’enorme bacino da impatto Caloris, una delle zone più note e studiate del pianeta Mercurio, con la sua superficie interna pianeggiante, ricoperta da materiale vulcanico di recente formazione (link).

Per chi volesse seguire da vicino i prossimi step di questa missione, che si avvicina alla conclusione del suo secondo e ultimo anno di attività previsto finora, la NASA mette a disposizione vari strumenti online come una mappa interattiva per esplorare la superficie del pianeta o una APP, che permette di ricevere gli ultimi dati da Mercurio sul proprio cellulare.

Per saperne di più:

Il sito della missione http://messenger.jhuapl.edu

Il filmato in alta risoluzione (23 mega)

Cronache del passaggio dell’asteroide 2012 DA14

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Grafico del passaggio dell'asteroide 2012 DA14, il 15.02.2013. Cortesia: NASA/JPL-Caltech

Il passaggio ravvicinato del NEO (Near Earth Object) 2012 DA14, si è svolto come previsto: alle 20:25 (ora italiana) l’asteroide è transitato a quota 27 600 km, all’interno dunque dell’orbita geostazionaria dei satelliti per le telecomunicazioni, che orbitano a poco meno di 36 mila km di altezza.

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Rispettate pure le previsioni sulla sua non pericolosità anche se, come abbiamo scritto ieri, la coincidenza con il drammatico evento verificatosi ieri in Russia, aveva creato non poche preoccupazioni. Appurato, invece, che i due oggetti seguivano traiettorie indipendenti e notevolmente diverse, si è potuto tirare un sospiro di sollievo e seguire con serenità il flyby del roccione celeste con la Terra.

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Innumerevoli le testimonianze di chi ha potuto – non penalizzato dal meteo – registrare il passaggio… dagli amatori di tutto il mondo agli Istituti professionali, alla NASA, non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Dall’Italia ad esempio, giunge l’importante testimonianza del CASt (Circolo Astrofili Talmassons – UD) che ha ripreso l’intero transito dell’asteroide e del suo successivo allontanamento, montando un’ottima sequenza animata delle varie fasi.

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Ernesto Guido, dell’Osservatorio di Remanzacco (UD), ha invece seguito l’evento dall’emisfero australe tramite iTelescope.net del Siding Spring Observatory (Australia) riprendendo con N. Howes 2012 DA14 già alle 18:40 (ora italiana).

animazione 2012 DA14 E.Guido
Cortesia E. Guido/N. Howes/Remanzacco Observatory

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Anche questa bellissima immagine targata NASA è stata ripresa dal telescopio (rifrattore 3″ + camera CCD a colori) del Siding Spring Observatory in Australia del network iTelescope.net. Mostra 2012 DA14 mentre transita sulla nebulosa Eta Carinae. La traccia del NEO è evidenziata dal rettangolo bianco.

2012 DA14 su Eta Carinae
Cortesia: NASA/MSFC/Aaron Kingery

Al Planetario di Ravenna

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19.02: “Sirio, la stella magica dei Dogon” di Massimo Berretti.
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Bolide in Russia: secondo la NASA nessuna correlazione con 2012 DA14

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un'immagine del satellite Meteosat-10 che mostra la scia della meteora e l'ho allineata con Google Maps. La lettera A indica la città di Celyabinks. La scia risulta lunga circa 320 chilometri. Credit: Paolo Attivissimo

Un'immagine del satellite Meteosat-10 che mostra la scia della meteora allineata con Google Maps da Paolo Attivissimo (http://attivissimo.blogspot.ch/). La lettera A indica la città di Celyabinks. La scia risulta lunga circa 320 chilometri. Credit: Paolo Attivissimo

Questa mattina una meteora è esplosa nei cieli diurni al disopra di Chelyabinsk, in Russia. Secondo la CNN, centinaia di persone sono rimaste ferite, per la maggior parte dai frammenti di vetro delle finestre infrante dall’onda d’urto dell’esplosione.

È naturale chiedersi se questo evento abbia qualche relazione con il flyby odierno dell’asteroide 2012 DA14, ma la NASA ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“La traiettoria del bolide russo era significativamente diversa da quella dell’asteroide 2012 DA14, cosa che lo rende un oggetto completamente estraneo. La raccolta delle informazioni è ancora in corso e le analisi sono ancora incomplete. Nel video della meteora, la si vede passare da sinistra a destra di fronte al Sole che sorge, il che significa che era in viaggio da nord a sud, mentre la traiettoria dell’asteroide DA14 è opposta, da sud a nord.”

I video dell’evento possono essere trovati qui e qui. In molti dei video si può sentire il suono delle finestre che vanno in frantumi quando l’onda d’urto raggiunge il suolo. Gli spettatori gridano in russo mentre ovunque suonano allarmi e sirene.

Rimanete sintonizzati per gli aggiornamenti!

RUSSIAN METEOR INJURES HUNDREDS: This morning, a meteor exploded in the daytime skies above Chelyabinsk, Russia. According to CNN, hundreds of people were injured, mainly from the glass fragments of windows shattered by shock waves from the explosion. It is natural to wonder if this event has any connection to today’s record-setting flyby of asteroid 2012 DA14. NASA has issued the following statement:

“The trajectory of the Russian meteorite was significantly different than the trajectory of the asteroid 2012 DA14, making it a completely unrelated object. Information is still being collected about the Russian meteorite and analysis is preliminary at this point. In videos of the meteor, it is seen to pass from left to right in front of the rising sun, which means it was traveling from north to south. Asteroid DA14’s trajectory is in the opposite direction, from south to north.”

Videos of the event may be found here and here. In many of the videos you can hear the sound of windows shattering as the meteor’s loud shock wave reaches the ground. Onlookers cry out in Russian as alarms and sirens sound in the background. Stay tuned for updates!
http://spaceweather.com/

Pioggia di meteoriti in pieno giorno sul cielo della Russia

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Secondo l’agenzia di stampa russa Interfax, una devastante pioggia di meteoriti verificatasi alle 9.20 locali (le 4.20 italiane) di stamane avrebbe provocato ingenti danni e centinaia di feriti in almeno sei città nella regione degli Urali e nella Russia centrale.

Gli abitanti di Satka, nella regione di Chelyabinsk, riferiscono di bolidi, esplosioni in serie e scie di fumo nel cielo, mentre le autorità locali parlano di almeno 400 feriti con tre persone in gravi condizioni, in gran parte più per la rottura dei vetri dovuta all’onda d’urto dell’esplosione, anche se sono numerose le segnalazioni di danni dovuti alla caduta di frammenti a terra.

Nell’intera regione sono in corso ispezioni per valutare la gravità dei danni a persone e cose, mentre non sembrano destare preoccupazioni le centrali nucleari presenti nella zona.

Tanti i video caricati su youtube, in questo l’intera ripresa dello spettacolare avvistamento:

In attesa di maggiori informazioni sulla natura dell’oggetto esploso sui cieli della Russia, non è ancora infatti ben chiaro se si sia trattato di un singolo oggetto, possiamo comunque escludere con buona certezza una correlazione con il passaggio dell’asteroide 2012 DA14 che sorvolerà i nostri cieli questa sera dalle 21.

Risorse in rete:

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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17.02, ore 15:00: Meeting Provinciale di Astronomia
Incontro fra tutti gli astrofili della provincia.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

In arrivo 2012 DA14: una piccola Armageddon mancata

Fig. 1. Passaggio ravvicinato dell’asteroide 2012 DA14, proiettato sul piano dell’eclittica. I dischetti blu rappresentano le posizioni effettive che l’asteroide avrà rispetto alla Terra, e la loro incertezza, nella scala del grafico, è inferiore al diametro dei dischetti stessi. Il moto relativo alla Terra ha una grossa componente perpendicolare al piano dell’eclittica: l’asteroide “entra nel foglio” dal basso, ovvero da Sud (dischetti grigi) e passa a Nord del piano (dischetti blu). E’ da notare che, rispetto al Sole, l’asteroide viaggia quasi di concerto con la Terra (freccia corta orientata in diagonale verso sinistra nella figura) e, passando “davanti” ad essa, viene rallentato dalla sua attrazione gravitazionale (deflessione verso destra) da cui deriva la notevole contrazione dell’orbita (vedi Fig. 2). I dischetti verdi e rossi rappresentano l’incertezza sulla posizione dell’asteroide (ovvero la distribuzione delle posizioni possibili alle 19:30 del 15/2) così come ricavabile dalle osservazioni disponibili al 16 Marzo 2012 e al 12 Maggio 2012. Come si vede le recentissime osservazioni del 9-11 Gennaio 2013 hanno drasticamente ridotto il margine di incertezza.
AGGIORNAMENTO
del 14/2/13

Confermati i dati orbitali entro i limiti dell’amplificazione dell’errore angolare dovuta alla vicinanza (a una distanza di 30 mila km diventa di 6 secondi d’arco).

La minima distanza geocentrica del passaggio sarà di 34051 km, con una incertezza al massimo di un paio di km.

In seguito al “flyby” l’eccentricità passerà da 0,1087 a 0,0899 e il semiasse maggiore da 1,0023 UA a 0,9099 UA.

Per chi volesse seguirlo in streaming ci segnalano la diretta del  Barkeret Observatory in Israele, a partire dalle ore 20:00 italiane di domani 15 febbraio.

Un incontro davvero ravvicinato …

…è quello che ci aspetta il prossimo 15 Febbraio con un piccolo asteroide (40-50 metri di diametro, e quindi ben lontano dalle dimensioni di un eventuale “Armageddon” e da catastrofistiche previsioni di fine del mondo), che passerà ad una distanza dalla superficie di 27700 km, ad una velocità (relativa alla Terra) di 7,8 km/s.

Il “sasso” è designato con la sigla 2012 DA14, e sarebbe abbastanza insignificante se non fosse che a suo modo batte un record. Il suo incontro con la Terra è infatti il più ravvicinato che sia mai stato previsto in anticipo, per un oggetto di dimensioni uguali o superiori, un passaggio che, ad una magnitudine visuale prossima a 8, sarà abbastanza facilmente osservabile dai nostri cieli (meteo permettendo) anche con un normale binocolo.

Il piccolo NEO è stato scoperto nella notte fra il 22 e il 23 Febbraio 2012, dal riflettore di 0.45 m dell’osservatorio semi-amatoriale di La Sagra, in Andalusia, dedicato prevalentemente alla ricerca di corpi minori del Sistema Solare (comete e NEO) e operante automaticamente in controllo remoto. In quel momento l’oggetto presentava una magnitudine visuale di 18.8, ed erano passati pochi giorni dal suo massimo avvicinamento alla Terra, avvenuto il 16 Febbraio, ad una distanza di 2,6 milioni di km. L’asteroide è stato seguito fino al 12 Maggio 2012 (ultima osservazione effettuata da Mauna Kea, ad una debolissima magnitudine 23.8), e poi “riacciuffato” sette mesi dopo, il 9 Gennaio scorso.

Il percorso apparente dell’asteroide 2012 DA14 nel cielo di una località posta nei pressi di Roma. Dall’Italia il velocissimo transito (l’oggetto si muoverà al momento del massimo avvicinamento con una velocità angolare di circa 45 primi d’arco al minuto!) si potrà osservare a partire dalle 21:00. In quel momento l’asteroide disterà dall’osservatore circa 35350 km e la sua luminosità sarà prossima alla mag. +7,7, ancora alla portata di un buon binocolo. Alle 22:00 la distanza sarà salita a 48 000 km e la luminosità sarà scesa a +8,6. Ovviamente questa mappa non ha la risoluzione sufficiente per permettere all’osservatore visuale di identificare il pianetino in un cielo (speriamo) pieno di stelle di sfondo. Bisognerà dunque avvalersi di cartine a più grande scala, magari realizzate con un planetario software, oppure di precise coordinate equatoriali per programmare l’osservazione.

Già all’inizio, dopo meno di una settimana di osservazioni era chiaro che l’asteroide avrebbe avuto un incontro ravvicinato con la Terra un anno dopo, il 13 Febbraio 2013, ad una distanza geocentrica più probabile di circa 60.000 km, ma con un intervallo di incertezza ampio circa 200.000 km. Un impatto con la Terra poteva tuttavia essere categoricamente escluso, e questo ci porta ad una domanda intrigante: come mai, pur con un intervallo di incertezza così ampio, si poteva escludere un avvicinamento a meno di 27.000 km di distanza geocentrica?

Intanto occorre tener presente che l’incertezza nella previsione della traiettoria di un corpo celeste deriva dal fatto che le misure astrometriche (come qualsiasi misura sperimentale) non sono mai “esatte”, ma contengono sempre un sia pur piccolo margine di errore, errore che naturalmente si trasmette alla determinazione dei parametri orbitali e si propaga poi nel tempo alle previsioni della traiettoria futura. Si ha quindi che la posizione che prevedibilmente l’oggetto occuperà ad un dato istante nel futuro non è rappresentata da un punto ben definito, ma piuttosto da un insieme di posizioni possibili, distribuite in una regione di spazio tanto più ampia quanto maggiore è l’incertezza.

Ora, l’aspetto interessante della questione sta nel fatto che solitamente questo insieme di posizioni possibili non è distribuito a forma di nuvola, come può apparire uno sciame di api attorno ad un alveare o uno stormo di storni in un crepuscolo autunnale, ma è piuttosto sgranato in un filare, come una colonna di formiche in marcia lungo il sentiero che unisce due formicai. L’incertezza è quindi quasi interamente “monodimensionale”, e distribuita longitudinalmente lungo l’orbita, con un margine di errore trasversale di gran lunga inferiore. Ciò deriva dal fatto (vedi articolo “L’eventuale impatto di Apophis”, Coelum n. 134, dicembre 2009) che, mentre piccoli errori negli altri elementi geometrici comportano solo piccole incertezze di posizione oscillanti periodicamente, una incertezza nel semiasse maggiore (il raggio medio dell’orbita) comporta una incertezza nel periodo orbitale, e questo significa una divaricazione continua e progressiva delle diverse posizioni possibili lungo l’orbita. Ne discende quindi che, se il “filare” delle posizioni possibili (lungo magari centinaia di migliaia di chilometri, ma largo solo poche decine o centinaia di km) non interseca nello spazio l’orbita della Terra, ecco che si può avere la certezza che non vi sarà alcun impatto, malgrado l’incontro avvenga ad una distanza molto inferiore alla lunghezza del filare stesso.

Fig. 1. (cliccare per ingrandire l'immagine) Passaggio ravvicinato dell’asteroide 2012 DA14, proiettato sul piano dell’eclittica. I dischetti blu rappresentano le posizioni effettive che l’asteroide avrà rispetto alla Terra, e la loro incertezza, nella scala del grafico, è inferiore al diametro dei dischetti stessi. Il moto relativo alla Terra ha una grossa componente perpendicolare al piano dell’eclittica: l’asteroide “entra nel foglio” dal basso, ovvero da Sud (dischetti grigi) e passa a Nord del piano (dischetti blu). E’ da notare che, rispetto al Sole, l’asteroide viaggia quasi di concerto con la Terra (freccia corta orientata in diagonale verso sinistra nella figura) e, passando “davanti” ad essa, viene rallentato dalla sua attrazione gravitazionale (deflessione verso destra) da cui deriva la notevole contrazione dell’orbita (vedi Fig. 2). I dischetti verdi e rossi rappresentano l’incertezza sulla posizione dell’asteroide (ovvero la distribuzione delle posizioni possibili alle 19:30 del 15/2) così come ricavabile dalle osservazioni disponibili al 16 Marzo 2012 e al 12 Maggio 2012. Come si vede le recentissime osservazioni del 9-11 Gennaio 2013 hanno drasticamente ridotto il margine di incertezza.

Naturalmente il margine di incertezza si riduce progressivamente man mano che aumenta l’estensione temporale delle osservazioni astrometriche, tanto di più quanto più vicina è l’epoca della previsione a quella delle ultime osservazioni disponibili.

Ciò è ben rappresentato dalla Fig. 1, che mostra le posizioni possibili dell’asteroide al momento dell’incontro del 15 Febbraio 2013, così come erano prevedibili rispettivamente al 16 Marzo 2012 (verde), al 12 Maggio 2012 (rosso), e infine dopo il “ricupero” del 9-11 Gennaio 2013 (blu).

Le ultime osservazioni hanno ristretto il margine di incertezza di oltre 100 volte, e in più hanno consentito di escludere totalmente il labile rischio (probabilità stimata 1/25.000) di un impatto successivo, che avrebbe potuto verificarsi 13 anni dopo, il 15 Febbraio 2026. Le ulteriori osservazioni che saranno fatte in concomitanza e successivamente al passaggio ravvicinato consentiranno di definire l’orbita con estrema precisione, almeno fino al prossimo incontro, che avverrà il 15 Febbraio 2046, anche in questo caso senza alcun rischio di impatto.

Nel frattempo vale la pena osservare il clamoroso cambiamento di “famiglia” che l’incontro di questo mese provocherà al nostro NEO, che si troverà costretto dal “flyby” a passare dalla famiglia degli Apollo a quella degli Aten, un cambiamento inverso a quello che subirà Apophis a seguito dell’incontro del 13 Aprile 2029. Infatti, nel suo percorso rispetto al Sole, 2012 DA14 si troverà a passare “davanti” alla Terra (vedi ancora Fig. 1, traccia blu), e sarà quindi “frenato” dalla sua attrazione gravitazionale. Per conseguenza subirà una drastica contrazione dell’orbita, il cui semiasse maggiore passerà di colpo da 1,002 U.A. a 0,910 U.A. con la distanza perielica che passerà da 0,893 U.A. a 0,828 U.A. (Fig. 2).

Fig. 2. Rappresentazioni prospettiche dell’orbita dell’asteroide 2012 DA14 rispetto a quella della Terra prima e dopo l’imminente incontro del 15 Febbraio 2013. I dischetti tracciati sulle orbite servono a dare l’idea della profondità (cliccare per ingrandire le immagini).


Ma veniamo ora agli aspetti osservativi

La minima distanza sarà raggiunta alle 19:25 T.U., e la posizione geografica più favorevole all’osservazione è rappresentata dal Sud-Est asiatico, dall’Indonesia e dal Nord dell’Australia, mentre per noi in Italia l’asteroide sarà al di sopra dell’orizzonte solo a partire dalle ore 20:45 (tempo civile) quando si troverà già in fase di allontanamento.

Fig. 3. Traccia del percorso sulla volta celeste dell’asteroide 2012 DA14, come visibile da una località dell’Italia centrale (Pistoia), nelle ore immediatamente successive al passaggio ravvicinato (cliccare per ingrandire'immagine).

Il debole puntino luminoso apparirà sopra l’orizzonte verso Est, spostandosi rapidamente verso Nord, in direzione dell’Orsa Maggiore, passando intorno alle 22:30 (l’ora esatta dipende dalla località) circa a metà strada fra le stelle δ (Megrez) e ε (Alioth) e diminuendo progressivamente di luminosità (Fig. 3).

In sé e per sé, niente di speciale, ma se si pensa al fiume di inchiostro virtuale che è stato versato (oltre 500.000 le pagine internet che ne hanno parlato), al lavoro osservativo e computazionale che lo ha riguardato e lo riguarderà nei prossimi giorni, e all’idea che lassù c’è una bella roccia che ci sta facendo visita, prima di sparire nello spazio per i prossimi 33 anni, in quel puntolino luminoso anche i più freddi fra di noi un po’ di fascino riusciranno a trovarlo.

Di seguito le coordinate equatoriali di DA14 calcolate a intervalli di 5 minuti nell’arco di 3 ore, dalle 20:50 alle 23:55 TMEC del 15 febbraio. Sono dati anche azimut, altezza, magnitudine e distanza da un osservatore posto a 42N, 12E.

Cliccando qui invece le effemeridi minuto per minuto dal 15 al 16 febbraio.

Articolo pubblicato su Coelum n. 167

Un terribile “uno-due” per Vesta

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Ricostruzione dell’impatto da cui avrebbe avuto origine il cratere Rheasilvia su Vesta (credit: M. Jutzi)

Ricostruzione dell’impatto da cui avrebbe avuto origine il cratere Rheasilvia su Vesta (credit: M. Jutzi)

Altro capitolo, su Nature di questa settimana, della biografia di Vesta. Da quando la sonda DAWN della NASA ha osservato da vicino questo asteroide (ormai promosso a vero e proprio protopianeta) nell’estate del 2011, i planetologi si danno da fare per ricostruire nei dettagli composizione ed evoluzione di questo corpo celeste, considerato tra i più antichi del sistema solare e quindi una vera miniera di informazioni sulla sua storia.

Questa volta, Martin Jutzi dell’Università di Berna e i suoi colleghi ci raccontano un momento chiave della storia di Vesta, quello in cui la sua parte meridionale fu colpita violentemente da…non uno, come si pensava inizialmente, ma due violentissimi impatti, di cui il pianeta porta ancora evidenti le cicatrici.

Le prime analisi delle immagini della sonda Dawn avevano mostrato un grande cratere nella parte sud di Vesta. Tuttavia, quando gli astronomi avevano provato a simulare al computer l’impatto di un asteroide più piccolo su quel punto di Vesta, per quanto manipolassero i vari parametri (dimensioni e velocità dell’”intruso”, composizione geologica e così via) non c’era verso di ottenere risultati che combaciassero con la topologia superficiale effettivamente osservata da Dawn. Distribuzione dei rilievi e conformazione complessiva del pianeta non tornavano. Finché…finché un’analisi più approfondita dei dati di Dawn non ha rivelato che in realtà, presso il Polo Sud di Vesta, ci sono due crateri sovrapposti ma distinti: li hanno chiamati Veneneia (il più antico) e Rheasilvia (il più recente). Due crateri vuol dire due impatti, e infatti finalmente il modello costruito da Jutzi e colleghi, basato proprio sull’ipotesi di due impatti successivi, “predice” correttamente la forma di Vesta (che da sferico, come doveva essere prima degli impatti, diventò irregolare come è oggi) e la sua topografia. La simulazione usata dai ricercatori americani prevede, per la formazione di Veneneia, l’impatto di un corpo di circa 550 km di diametro, non in rotazione al momento dell’impatto e caduto su Vesta alla velocità di 5,4 km al secondo. E per Rheasilvia un “proiettile” da 66 km, questa volta in rotazione su se stesso.

La simulazione però apre nuove domande. Come detto, predice esattamente la topografia di Vesta, ma (partendo dall’ipotesi che Vesta sia un vero protopianeta, con una struttura differenziata in nucleo, mantello e crosta) finisce con una composizione della superficie del pianeta molto diversa da quella effettivamente osservata da Dawn. In particolare, vorrebbe che i due impatti avessero “sparso” sulle aree circostanti rocce ricche di un minerale chiamato olivina. Che invece non si vede. Tre le spiegazioni possibili: che l’olivina ci sia, ma le tecniche spettroscopiche usate dalla missione Dawn non siano in grado di rilevarla; che Vesta abbia una crosta spessa oltre 100 km e molto composita, per cui i due impatti avrebbero sollevato rocce dalla composizione più varia, anziché le sole olivine. Oppure, terza possibilità, che collisioni precedenti avessero già “rimescolato” gli strati più esterni dell’asteroide al momento della formazione di quei due crateri. Toccherà ancora a nuove elaborazioni dei dati di Dawn provare a rispondere.

Per saperne di più:

ASTROINIZIATIVE UAI – Unione Astrofili Italiani

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15.02, ore 21:00: “Ripresa dei corpi del sistema solare in alta risoluzione” conferenza pubblica di Marco Guidi.
Sede: Piazza della Vittoria 10, a Parona (VR).
www.astrofiliveronesi.it
www.uai.it

Congiunzione Luna e Giove

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18 febbraio 2013: congiunzione Luna Giove

18 febbraio 2013: congiunzione Luna Giove

La scarna lista dei fenomeni celesti di febbraio sarà chiusa dall’ennesima congiunzione tra Luna e Giove nel contesto spettacolare dell’ammasso delle Iadi, con i due luminosi oggetti che raggiungeranno la minima distanza angolare (3 gradi) verso  le 19:00.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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14.02: “Parole d’amore e note d’infinito”. Conferenza-concerto per la Festa degli Innamorati, di Loris Lazzati, alla marimba Marco Beschi.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Gruppo Astrofili Villasanta

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15.02: “L’evoluzione della fotografia astronomica” a cura di Mauro Maggioni.
Per info: marco.saini@email.it Cell. 333 3999917 (Saini) – 335 8113987 (Milani) http://gav.altervista.org

Gruppo Astrofili Lariani

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15.02: “Viaggio nello spazio e nel tempo”. Un tour, a cura di Walter Scarpone, che parte dalla Terra per avventurarsi nello spazio profondo fra i suoi misteri e meraviglie.
Per info: tel. 328/0976491
info@astrofililariani.org
www.astrofililariani.org

Al Planetario di Padova

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Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di febbraio consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

ASTROINIZIATIVE UAI – Unione Astrofili Italiani

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SKYLAUNCH – Ogni secondo giovedì del mese.
Partiremo a bordo dei razzi che hanno dato il via alle principali missioni di esplorazione del Sistema Solare ripercorrendone il lancio, fino
alle scoperte, con Stefano Capretti.
14.02: “Un passo sulla Luna”.

Rassegnastampa e cielo del mese – Ogni quarto giovedì del mese. Ciclo di serate dedicate all’approfondimento delle principali notizie di attualità astronomica e all’anteprima degli eventi del cielo del mese, con Stefano Capretti.
http://telescopioremoto.uai.it/

www.uai.it

ASTROINIZIATIVE UAI – Unione Astrofili Italiani

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14.02: Corso di astronomia Gruppo Astrofili di Padova (Voltabarozzo). Quattro incontri dedicati all’approfondimento e alla divulgazione
di argomenti astronomici.
www.astrofilipadova.it

www.uai.it

Marte, finalmente si scava

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Un primo piano del drill effettuato da Curiosity. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Doveva sembrare il Dio del Giudizio Universale, quando il robot in un gesto imperioso ha puntato al suolo il dito meccanico posto alla fine del suo lungo braccio snodato. E’ l’8 febbraio 2013 e Curiosity, al suo 182 esimo giorno di missione, fa sul serio. Niente più prove, niente più calibrazioni, per la prima volta il rover procede al “drill”, al trapanamento della roccia marziana ribattezzata John Klein” per raccogliere campioni di suolo marziano. Le  immagini di oggi, scattate in questi giorni nel cratere Gale, sono i souvenir di questa prima volta destinata a rimanere nella storia.

Un primo piano del drill effettuato da Curiosity. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Un breve filmato di questo momento è disponibile online, grazie alle immagini della camera Hazard-Avoidance montata sul rover, mentre il dettagliatissimo primo piano del suolo pubblicato qui sopra è stato realizzato dallo strumento MAHLI (Mars Hand Lens Imager), la camera all’estremità del braccio robotico già nota per le imprese realizzate nei mesi scorsi. Al centro di questa preziosa immagine, il foro praticato sulla roccia dal trapano di Curiosity per prelevare i campioni marziani. Per dare un’idea delle dimensioni, il buco misura 1,6 centimetri di diametro ed è profondo 6,4 centimetri. Sulla sua destra, uno dei tanti test effettuati prima di procedere all’esperimento: un mini foro di stesso diametro ma di minore profondità (2 centimetri) realizzato nei giorni precedenti, senza prelevare materiale ma solo per verificare la forza che sarebbe stata necessaria all’operazione (leggi l’articolo).

L’area del Gale Crater marziano dove Curiosity sta effettuando le sue misure. Crediti: NASA/JPL-Caltech/MSSS

In realtà i test effettuati dal rover nei giorni precedenti al drilling sono tutti interessanti dal punto di vista scientifico e sono ben descritti dall’immagine qui sopra, un mosaico dell’area interessata dall’esperimento realizzato con le immagini della Mastcam qualche giorno prima dell’evento.

Oltre alla zona finalmente prescelta per il trapanamento, sono indicati i 3 luoghi in cui Curiosity ha attivato e sperimentato i suoi strumenti. Nel punto indicato come “Brock Inlier” Curiosity si è limitato a raccogliere immagini e dati con la camera MAHLI e con lo strumento APXS (Alpha Particle X-ray Spectrometer), mentre nel punto  indicato con “Wernecke” sono stati accesi il DRT (Dust Removal Tool) e sono state effettuate misure con la ChemCam. Il target “Thundercloud” è stato invece il punto prescelto per un test della fase stessa di trapanamento. Tutte queste tappe intermedie hanno permesso alla missione di far funzionare tutti i suoi strumenti nel target finale, il punto indicato in giallo nell’immagine, destinato a diventare, appena inizieranno ad essere pubblicati i dati, uno dei punti più studiati e noti del suolo marziano.

Un piccolo foro di meno di 2 cm di diametro di cui nei prossimi anni, sentiremo molto parlare.

Per saperne di più:

PREMIO INTERNAZIONALE FEDERICO II E I POETI TRA LE STELLE V EDIZIONE 2014

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La Società Astronomica Italiana (SAIt), con la collaborazione di IIC (Istituti Italiani di Cultura), ESA (European Space Agency), ESO (European Southern Observatory), INAF (Istituto Nazionale Astrofisica), ASI (Agenzia Spaziale Italiana), UAI (Unione Astrofili Italiani), Coelum Astronomia, Nuovo Orione e Le Stelle, indice il PREMIO INTERNAZIONALE FEDERICO II E I POETI TRA LE STELLE – V edizione 2014 – concorso per opere poetiche, narrative, artistiche e fotografiche contenenti temi, esperienze, ispirazioni e soggetti riferibili all’astronomia e agli oggetti e meraviglie del cosmo. Possono partecipare autori residenti in Italia e all’estero e gli studenti frequentanti le scuole italiane secondo l’apposito Bando consultabile anche sul sito del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (www.istruzione.it).

Il testo integrale del Bando è consultabile sul sito ufficiale del Premio.
Scadenza del Bando. Le opere dovranno pervenire entro il 20 marzo 2014.
La partecipazione al Premio è GRATUITA per tutti.

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ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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SKYLAUNCH – Ogni secondo giovedì del mese.
Partiremo a bordo dei razzi che hanno dato il via alle principali missioni di esplorazione del Sistema Solare ripercorrendone il lancio, fino alle scoperte, con Stefano Capretti.

14.02: “Un passo sulla Luna”.

http://telescopioremoto.uai.it/
www.uai.it

Al Planetario di Ravenna

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12.02: “I giganti gassosi del sistema solare” di Agostino Galegati.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE ASTROFILI

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11.02: “Fotografia del profondo cielo – 2° lezione” a cura di Gianmichele Ratto.
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736 domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it Simone Pertici: Cell: 329-6116984 simone.pertici@domenicoantonacci.it www.astrofilicascinesi.it

Congiunzione Mercurio, Marte e Luna

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11 febbraio 2013: congiunzione Mercurio, Marte e Luna

11 febbraio 2013: congiunzione Mercurio, Marte e Luna

Alle 18:00 dell’11 febbraio, Marte e Mercurio si mostreranno ancora insieme, sebbene con una congiunzione piuttosto larga (2,5°), ma in compenso verranno raggiunti da una bella falce di Luna crescente distante circa 4,5°. Sarà forse questo il fenomeno celeste più interessante del periodo. Peccato che, verificandosi ancora con il cielo chiaro, la visibilità dei due oggetti potrebbe essere compromessa anche solo da una leggera foschia all’orizzonte.

ABITABILITA’ COMPLICATA… su Urania di questa settimana

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La ricerca di nuovi pianeti abitabili si complica. Va infatti rivista la posizione della cosidetta fascia di abitalità, ovvero la distanza giusta che un pianeta deve avere dalla sua stella per essere né troppo caldo né troppo freddo.

E per poter mantenere l’acqua allo stato liquido. Tutte condizioni ritenute essenziali per lo sviluppo e il mantenimento della vita come noi la conosciamo. Per calcolare questa distanza si tiene conto di numerosi fattori: quanto la stella è grande e calda, quanto è grande il pianeta e il tipo di atmosfera che possiede.

E qui le cose si complicano. Nuovi esperimenti di laboratorio hanno simulato la capacità di trattenere calore da parte di atmosfere ritenute idonee alla vita. E sembra che lo trattengano più di quanto calcolato in precedenza. Risultato: un pianeta extrasolare come Kepler-22b, che sino a ieri sembrava essere alla giusta distanza dalla sua stella, ora risulterebbe troppo caldo e andrebbe quindi scartato.

Tuttavia va detto che sulla base dei nuovi calcoli, anche la Terra risulterebbe troppo calda, al punto che non dovrebbe possedere acqua allo stato liquido, quando invece ne è piena. Perché questo controsenso? Perché nei calcoli non si è tenuto conto delle nuvole, che riflettono la luce del Sole e tengono al fresco la Terra. Le nuvole giocano allora un ruolo fondamentale, ma al momento non siamo in grado di stabilirne la presenza e l’abbondanza su di un pianeta extrasolare. I nuovi calcoli sulla posizione della fascia di abitabilità sono quindi incompleti, ma restano comunque migliori rispetto ai precedenti.

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URANIA è il notiziario settimanale realizzato da Luca Nobili ed Elena Lazzaretto.

Con Urania è davvero facile tenersi aggiornati sulle ultime news dell’astronautica e dell’astrofisica! Visita il sito: www.cieloblu.it

Adesso Wikipedia è anche un asteroide

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Il piccolo asteroide 274301 dalla settimana scorsa ha un nome, è stato infatti chiamato “Wikipedia” in onore della popolare “enciclopedia libera” online.

Il cambio di nome sembra sia stato promosso da un membro del consiglio di Wikimedia Ucraina e indicato al Committee for Small Body Nomenclature da Yuri Ivashchenko, il capo dell’osservatorio ucraino in cui l’asteroide è stato osservato.

La denominazione ufficiale del nuovo asteroide è stata annunciata la scorsa settimana, nella pagina 82403 della IAU, come si può vedere nelle ultime circolari del Minor Planet:

L’oggetto è stato scoperto nel 2008, è circa largo un miglio, e orbita attorno al Sole una volta ogni 3,68 anni Terra ad una distanza di 2,4 volte quella che separa la Terra dal sole.

Non si sa ancora se la Fondazione Wikimedia intende affrontare emblazon Jimmy Wales ‘sulle astrofili oggetto e segugio per le donazioni, ma l’avevamo considerato come una possibilità concreta.

Congratulazioni a Wikipedia!

E non è la sola sorpresa… Dalla stessa circolare arriva infatti anche un’altra inaspettata dedica:  l’asteroide 214715 a cui è stato dato il nome dell’amico Silvano Fuso, insegnante, scrittore e socio effettivo del CICAP,  di cui tra l’altro presenteremo, nella consueta rubrica su Coelum, l’ultimo libro: La Falsa Scienza Perciò, congratulazioni anche a Silvano!

Al Planetario di Padova

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Il venerdì alle ore 21:00, il sabato alle ore 17:30 e 21:00, la domenica alle ore 16:00 e 17:30. Per il programma di febbraio consultare il sito del Planetario.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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08.02: Presentazione del corso sull’uso del telescopio.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

I Venerdì dell’Universo 2013

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08.02: “Raggi Cosmici: un Secolo di Scoperte e di Enigmi” a cura di ALESSANDRO DE ANGELIS.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it

Congiunzione tra Marte e Mercurio

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Congiunzione tra Marte e Mercurio

Congiunzione tra Marte e Mercurio
Sarà forse il fenomeno celeste più interessante del periodo questa congiunzione stretta tra Marte e Mercurio, osservabile alle 18:00 dell’8 febbraio sull’orizzonte di ovest-sudovest; peccato che, verificandosi ancora con il cielo chiaro, la visibilità dei due oggetti potrebbe essere compromessa anche solo da una leggera foschia all’orizzonte. I due pianeti saranno distanti solo circa 15’, il che significa che per qualche minuto si potrebbe anche provare a osservarli nello stesso campo di un telescopio usato a buoni ingrandimenti. È da tenere presente (almeno a livello emotivo) che meno di 3° a sudovest dalla coppia farà parte della scena anche Nettuno, sia pure inosservabile a causa della sua debole luminosità..

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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08.02, ore 21:00: “Asteroidi e comete contro la Terra: chi vin- cerà?” di Luigi Foschini.
Dopo le conferenza, meteo permettendo, si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo. Per info: Tel. 0341 367 584
www.deepspace.it

Gruppo Astrofili Villasanta

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08.02: “Vita di una stella come il nostro Sole” a cura di M. Saini.
Per info: marco.saini@email.it Cell. 333 3999917 (Saini) – 335 8113987 (Milani) http://gav.altervista.org

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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07.02: “Sono possibili i viaggi nel tempo?“.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

La tempesta che si morde la coda

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Il vortice della tempesta du Saturno (Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University)

Il vortice della tempesta du Saturno (Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University)

Il team della missione Cassini, in un nuovo studio apparso sulla rivista Icarus, rivela le dinamiche di una violenta tempesta su Saturno, la cui testa è arrivata a inglobare la sua scia, proprio come il leggendario Uroboro, il serpente che si morde la coda.  L’evoluzione della tempesta è stata osservata dagli scienziati della NASA tramite gli strumenti della sonda Cassini (NASA/ESA/ASI): per la prima volta i ricercatori hanno potuto studiare un fenomeno simile, unico nel nostro Sistema solare.

La tempesta è stata avvistata per la prima volta il 5 dicembre del 2010, a 33 gradi di latitudine Nord. La testa della tempesta si poi mossa verso ovest, portando con sé tutta la sua potenza e creando un vortice che ha rallentato la sua corsa. Nel corso dei mesi, tra fulmini e saette (verrebbe da dire) la tempesta ha letteralmente avvolto il gigante gassoso, percorrendo circa 300mila chilometri.

Proprio come gli uragani terresti, che si alimentano con l’energia dell’acqua calda e lasciano dietro una scia di acqua fredda, questa  tempesta di Saturno si è nutrita dell’aria calda presente nell’atmosfera del pianeta.

Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University

Gli uragani terresti, seppur potenti e devastanti, non arrivano mai a “mangiarsi la coda” in questo mode, a causa del conformazione morfologica e orografica del pianeta: incontrato prima le montagne  che li portano a esaurire le loro energia, infrangendo e bloccando venti e tempeste. Su Saturno la tempesta, invece, ha avuto campo libero, non trovando ostacoli davanti il suo drammatico e turbolento cammino.

Nel giugno del 2011, gli occhi di Cassini hanno visto che la testa della tempesta entrava in un vortice, e in quel momento tutta la potenza della tempesta ha cominciato a scemare. Ma gli studiosi continuano a domandarsi il come e il perché di un simile fenomeno. La tempesta si è definitivamente placata il 28 agosto, dopo ben 267 giorni di attività.

«Questa tempesta su Saturno era davvero un bestione», ha detto Kunio Sayanagi, autore dello studio. «Ha mantenuto la sua intensità e forza per un periodo di tempo insolito. La testa della tempesta ha corso attorno al pianeta per 201 giorni e la forza della corrente ascensionale avrebbe potuto risucchiare l’intera atmosfera terrestre in 150 giorni». Il vortice osservato da Cassini è risultato essere il più grande mai visto nella troposfera di Saturno, circa 12 mila chilometri di larghezza: questo lo porta a superare il record delle grandi tempeste di Giove, come Oval BA e la Grande Macchia Rossa. Nel 2009 era stato avvistato la più lunga e duratura tempesta mai vista su Saturno, che durò circa 334 giorni, ma 100 volte meno potente rispetto a questa.

Crediti: NASA/JPL-Caltech/SSI/Hampton University

Per saperne di più:

Accademia delle Stelle

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Corso divulgativo di astronomia rivolto ad un pubblico generico, in 8 lezioni a partire dal 7 febbraio, (inizio alle ore 21:00 Sede dell’Accademia delle Stelle Via Stradella 59 – Roma). Il corso è concepito per fornire a chiunque una corretta conoscenza generale dell’astronomia, dal Sistema Solare alla cosmologia. Sarà dato spazio ad una prospettiva storica per comprendere appieno il senso delle ul- time fondamentali scoperte. L’uso di multimedia agevolerà la comprensione certa e consapevole dell’universo nella sua struttura, varietà ed evoluzione, e, allo stesso modo, della scienza che lo studia. Non è richiesta alcuna conoscenza scientifica particolare.

Per info: eventi@accademiadellestelle.org
www.accademiadellestelle.org

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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08.02, ore 21: “Asteroidi e comete contro la Terra: chi vincerà?” di Luigi Foschini.
Dopo le conferenze serali, meteo permettendo, si potranno osservare gli oggetti del cielo con i telescopi del Gruppo.
Per info: Tel. 0341 367 584
www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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05.02: “Il problema dei pianeti. Dalle sfere celesti alla gravitazione universale” di Oriano Spazzoli.
Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Associazione Astrofili Centesi

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05.04: “Pericoli dallo spazio: i raggi cosmici”. Al telescopio: Giove e gli ammassi stellari.
Per info: cell. 346.8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

La Luna in viaggio da Spica verso Saturno

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la Luna in congiunzione con Spica

Dopo la congiunzione della notte tra l’1 e il 2 febbraio con Spica, la Luna prosegue nel suo cammino e, due giorni e due ore dopo, si avvicinerà a Saturno fino a una distanza osservabile di 4,7°, mentre alla stessa ora del 5 febbraio, la falce calante sarà osservabile nella testa dello Scorpione (nella illustrazione la Luna è ingrandita di circa 3 volte rispetto alle reali dimensioni apparenti).

Nel Cielo – Messier 42, la REGINA delle NEBULOSE

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È curioso notare come nell’osservazione visuale del cielo si creino talvolta delle situazioni per cui alcuni oggetti vengono sistematicamente ignorati perché troppo deboli, altri perché troppo brillanti (!). La nebulosa M42, ad esempio, è conosciuta anche tra coloro che non frequentano ambienti strettamente astronomici e – forse proprio a causa di questa sua notorietà – ritenuta da alcuni estremamente scontata, al punto che in molti hanno smesso di visitarla e di studiarla in dettaglio. Questo mese, dopo che già nella rubrica di gennaio abbiamo esplorato certi suoi dintorni, dedicheremo un po’ di tempo a focalizzare altri aspetti di questa magnifica nebulosità, senza ovviamente avere la pretesa di esaurire un argomento di cosìvasta complessità.

Come avviene sempre per gli oggetti estesi del cielo profondo, la loro estensione apparente nel visuale è di molto inferiore a quella rivelata dalle fotografie a lunga posa. E questo avviene a maggior ragione per oggetti dalle delicatissime velature come M42. Il disegno che presentiamo esemplifica molto bene, specialmente dopo un confronto con la foto a fronte, la differenza quantitativa e qualitativa tra la visualizzazione biologica e quella digitale, e allo stesso tempo coglie l’essenzialità del forma della nebulosa, molto simile al profilo alare di un uccello in volo. I numeri sovrimposti alla figura segnano le zone in cui John Herschel suddivise nel 1827 la nebulosa per identificare certe caratteristiche: 1) Regio Huygeniana, così chiamata in onore dell’astronomo olandese Christiaan Huygens (da Herschel creduto lo scopritore di M42): è l’area che circonda il Trapezio; 2) Rostrum (Herschel considerava l’intero corpus della nebulosa come quello di un mitico mostro marino); 3) Proboscis Mayor; 4) Regio Messieriana, la cordonatura di polveri che separa le due proboscidi; 5) Proboscis Minor; 6) Sinus Magnus (o “Grande golfo”, la bocca aperta della “bestia”); 7) Regio Fouchiana, in onore dell’osservatore francese, Jean-Paul Grandjean De Fouchy (1797-1788); 8 ) Regio Godiniana, in ricordo di Louis Godin (1704-1760); 9) Regio Picardiana, in onore di Jean Picard (1620-1682).

Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici,  le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 54 di Coelum n. 167.

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