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Accademia delle Stelle

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2019-06 Coelum AdS

Grandi eventi di Astronomia a Roma

Sabato 22 giugno: evento gratuito con osservazioni al telescopio al Parco delle Valli

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La missione Apollo 11 minuto per minuto!

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La prima pagina del sito apollo11realtime.org. Da qui si può decidere di partire dall'inizio della missione o da dove si era lasciato (durante i giorni dell'anniversario si partirà dall'esatto istante di 50 anni prima).

La missione Apollo 11, minuto per minuto, proprio come se fossimo al Centro Controllo e potessimo spostarci da una postazione all’altra. Non solo, anche le riprese, le immagini, le trasmissioni televisive, e altro ancora… tutto sincronizzato e in successione nel tempo reale trascorso a terra.

Questo è il progetto, ora online, voluto e sviluppato da Ben Feist (sviluppatore di software e ricercatore nel campo della visualizzazione dei dati di volo alla NASA), simile al precedente progetto sull’Apollo 17, ma che ora ci permette di rivivere e riascoltare le ben 11 mila ore (!) di registrazioni audio e, quando esistono, vedere il filmati e le immagini relativi a quel momento (immaginate se davvero fosse stato un complotto… era decisamente più facile andarci davvero sulla Luna che costruire il tutto così minuziosamente e in modo così coordinato).

Sul sito apolloinrealtime.org possiamo tornare indietro di 50 anni ed entrare direttamente nell’azione in tempo reale della prima missione che ha portato l’uomo a scendere sul suolo lunare.

Si possono semplicemente seguire le conversazioni, lasciando scorrere il tempo e vedendo video e immagini come le vedevano loro in quel momento, oppure saltare da un canale all’altro (ben 50 canali diversi!), ascoltare le conversazioni tra il centro controllo e gli astronauti, o anche solo quelle dei tanti operatori a terra, che controllano lo stato di tutte le strumentazioni in gioco (le telemetrie… ricordiamo una serie di articoli che stiamo pubblicando in questi numeri, di Stefano Capretti, che ci spiegano proprio l’importanza e come funziona la telemetria di una sonda). O ancora, fare l’operazione contraria, e scegliere un’immagine o un video e venire trasportati nell’esatto momento in cui è stata scattata… ascoltando quello che si stavano dicendo.

«Ad esempio, se si vuole ascoltare ciò che l’ufficiale di guida (responsabile delle operazioni del computer di guida) stava dicendo durante l’atterraggio sulla Luna mentre l’equipaggio incontrava gli infami allarmi scattati durante la missione, basta sintonizzarsi (nel canale corretto). Poi si può tornare indietro, nuovamente all’inizio dello sbarco, e questa volta ascoltare il canale CapCom, o FIDO, ecc.» ha spiegato Feist in un’intervista a collectSPACE. «È la più ampia e vasta gamma di informazioni che si potevano raccogliere».

Si comincia 20 ore prima del lancio del Saturn V, il 16 luglio 1969, e si conclude quando Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins salirono a bordo della nave di recupero USS Hornet il 24 luglio, nove giorni dopo.

Lift-off. I motori si accendono e inizia il viaggio verso la Luna.

Il sito contiene tutti i filmati in 16 mm che sono stati scansionati per il documentario,”Apollo 11″, che verrà proiettato nelle sale italiane dal 9 all’11 settembre 2019. Gran parte di questi filmati possono anche essere ascoltati grazie al suono aggiunto per la prima volta in occasione del film, e accuratamente sincronizzato al labiale e all’audio registrato dalla sala controllo. Un’altra possibilità ancora è quella di effettuare una ricerca sui campioni lunari raccolti dagli astronauti, cliccando si vedrà il momento in cui il contenitore viene riempito.

«Ho fatto del mio meglio per rendere questo sito web uno strumento che permetterà alle persone di scoprire come le operazioni di missione sono state condotte dal “dietro le quinte”» dichiara Feist sempre a collectSPACE.

Collins, affascinato dall'orizzonte della Terra, non trova più l'Hassemblad, che sta fluttuando da qualche parte nella cabina...

E così, tra Collins che non trova l’Hassemblad per riprendere l’orizzonte della Terra, poco dopo aver raggiunto l’orbita, e si meraviglia di ogni nuovo panorama, e un Armstrong più secco e pragmatico, preso dalle procedure, ma che fa trasparire il suo senso dell’umorismo, possiamo già navigare nel tempo lungo tutto l’arco della missione.

Ma Feist ha pensato anche a un particolare in più.
Nei giorni dell’anniversario, a partire dal 16 luglio, cliccando sul pulsante di avvio, si verrà trasportati nel momento esatto al secondo di 50 anni prima, in modo che chiunque possa virtualmente sintonizzarsi nello stesso momento – secondo le parole dell’autore ciascuno “prendendosi una pausa dalla propria frenetica vita” – e ammirare assieme a tutti coloro che saranno sintonizzati quello che l’umanità può ottenere quando si lavora, assieme, a uno scopo comune.

Armostrong è sceso dalla scaletta, il suolo lunare è sotto di lui: "questo è un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l'umanità".

Il sito apolloinrealtime.org

Leggi anche

Buzz Aldrin. “La Luna? Una magnifica desolazione”
Michael Collins, l’uomo che non camminò sulla Luna


GIOVE il gigante venuto da lontano
Lo possiamo osservare brillante già in prima serata ma è anche oggetto di un nuovo studio che ne rivede l’origine e l’evoluzione…

Coelum Astronomia di Giugno 2019
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Marte e Mercurio alla minima distanza

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Bellissima sarà la congiunzione che potremo osservare la sera del 18 giugno, guardando verso ovest. Il cielo sarà coloratissimo, ancora infuocato dalle luci del tramonto e, proprio immersi in quelle luci colorate, sarà possibile scorgere, con forse un po’ di difficoltà, due pianeti, Marte (mag. +1,8) e Mercurio (mag. +0,1) in uno strettissimo incontro celeste.

I due pianeti si troveranno ad appena 13’ di distanza reciproca! A far da contorno a questo incontro ci saranno le stelle della costellazione dei Gemelli, tra cui spiccheranno Castore e Polluce.

Un quadretto da non perdere e da immortalare in alcune belle fotografie di paesaggio. Si consiglia di seguire l’evoluzione di questo incontro anche nei due giorni precedenti e successivi il 18 giugno, quando i due pianeti si faranno dapprima via via più vicini per allontanarsi nuovamente, offrendo uno spettacolo dinamico e affascinante.

Uno spunto in più La danza dei pianeti

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2019

➜ Il Cielo di giugno con la UAI che questo mese ci porta nella Lira

➜ Astrofotografia: il Sole nelle fotografie di paesaggio



Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Giugno su Coelum Astronomia 234

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Lezioni pratiche sull’uso del telescopio nell’osservazione di pianeti e oggetti “Deep Sky”

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CCAT_Corso di introduzione astronomia 2019

Il diapason di Hubble va un po’ riaccordato

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In questa immagine il metodo che utilizzano i ricercatori per classificare le galassie. Si chiama diagramma a diapason e venne ideato da Edwin Hubble quasi un secolo fa. Crediti: Karen Masters, Sloan Digital Sky Survey
In questa immagine il metodo che utilizzano i ricercatori per classificare le galassie. Si chiama diagramma a diapason e venne ideato da Edwin Hubble quasi un secolo fa. Crediti: Karen Masters, Sloan Digital Sky Survey

Gli appassionati di scienza sono accorsi in migliaia per dare una “spolverata” alla storica classificazione di galassie utilizzata ormai da quasi un secolo, il famoso digramma a diapason (o sequenza) di Hubble. Un nuovo studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society nell’ambito del progetto Galaxy Zoo (creato per permettere, tra gli altri progetti, ai citizen scientist di classificare le immagini scovate dai telescopi in giro per lo spazio) ha utilizzato un campione di oltre 6 mila galassie per rivelare dettagli finora inediti.

Come suggerisce il nome, il metodo venne ideato da Edwin Hubble nel 1927: si tratta di un modo efficace per classificare le galassie in base al tipo e alla forma (dalle ellittiche alle spirali, passando per quelle lenticolari e irregolari). Da allora la sequenza di Hubble è stato il metodo più utilizzato per classificare le galassie a spirale ed è ancora ampiamente presente nei libri di astronomia. Hubble affermava che le galassie con rigonfiamenti centrali più grandi tendevano ad avere bracci a spirale più stretti verso il centro.

Il nuovo studio contraddice in parte il lavoro dell’astrofisico: secondo i ricercatori e i citizen scientist che li hanno aiutati non c’è una forte correlazione tra il centro galattico e il tipo di bracci a spirale delle galassie stesse. Gli esperti hanno trovato spiegazioni alternative al classico modello dell’onda di densità, cioè l’idea che i bracci non siano strutture fisse, ma causate da increspature nella densità del materiale nel disco della galassia.

Dallo studio si evince che almeno alcuni bracci a spirale potrebbero essere strutture reali, non solo increspature, e dunque ammassi di stelle legate dalla gravità e che ruotano fisicamente insieme.

Per saperne di più:


GIOVE il gigante venuto da lontano
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Coelum Astronomia di Giugno 2019
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Luna e il pianeta del mese, Giove

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La sera del 16 giugno, guardando verso sudest, potremo osservare una bella congiunzione tra la Luna, quasi in fase di Piena, e il brillante pianeta Giove (mag. –2,6). L’abbraccio tra i due astri sarà piuttosto stretto, con la Luna che si posizionerà prospetticamente ad appena 1° e mezzo dal grande pianeta.

I due oggetti, all’orario indicato, saranno alti circa 11 gradi sull’orizzonte, risultando facilmente identificabili e permettendo di realizzare fotografie che comprendano elementi del paesaggio circostante.

Guardando più ad ampio campo, più verso est sarà possibile riconoscere l’inconfondibile figura dello Scorpione, dominata dalla rossa Antares (mag. +1,1).

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2019

➜ La Luna di Giugno 2019 e una guida all’osservazione dei crateri Stofler e Maurolycus



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Accademia delle Stelle

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2019-06 Coelum AdS

Grandi eventi di Astronomia a Roma

Sabato 15 giugno: TO THE MOON serata evento con spettacolo teatrale e telescopi per commemorare lo sbarco sulla Luna al WEGIL
Sabato 22 giugno: evento gratuito con osservazioni al telescopio al Parco delle Valli

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2006 QV89 è un pericolo per la Terra?

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Figura 1 – L’orbita eliocentrica nominale di 2006 QV89. Si tratta di un asteroide di tipo Apollo con un’orbita a bassissima inclinazione sull’Eclittica: In azzurro è rappresentata l’orbita della Terra (JPL Small-Body Database Browser).
Il 30 giugno è da qualche anno l'asteroid day, giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema degli asteroidi pericolosi. 2006 QV89 rientra tra questi, e sicuramente si approfitterà del prossimo passaggio di settembre per studiarne meglio l'orbita, ma il rischio di un reale impatto è praticamente nullo.

L’asteroide near-Earth 2006 QV89 in questi primi mesi del 2019 ha attratto periodicamente l’attenzione dei media perché, come riportato dal sistema di monitoraggio Sentry della NASA, esiste una probabilità cumulativa dello 0,012% (ossia 1/8300) che possa collidere con la Terra nel periodo 2019-2117. In particolare, il prossimo flyby con la Terra è previsto attorno al 9 settembre 2019 ed è su questa data che si è focalizzata l’attenzione dei media, che hanno attribuito la probabilità di collisione cumulativa a quest’unico giorno. Per certi aspetti il caso di 2006 QV89 è simile a quello dell’asteroide 2012 TC4. Cerchiamo di capire come stanno davvero le cose e se 2006 QV89 costituisce un reale pericolo per la Terra.

La scoperta e l’orbita

2006 QV89 è un piccolo asteroide di circa 30 metri di diametro scoperto il 29 agosto 2006 dalla Catalina Sky Survey, il programma di detection dei NEA del Lunar and Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona (Tucson). Al momento della scoperta l’asteroide aveva una magnitudine apparente di +18,9 un oggetto debole quindi, ma non particolarmente difficile per i telescopi al suolo. La sua designazione ufficiale è stata assegnata, come consuetudine, dal Minor Planet Center con la circolare MPEC 2006-Q58. In questa circolare sono riportate le 22 osservazioni astrometriche originali usate per determinarne una prima orbita eliocentrica. Così ora sappiamo che 2006 QV89 si muove su un’orbita moderatamente ellittica (e = 0,22) che giace su un piano a bassissima inclinazione sull’Eclittica (i = 1,07°), con un semiasse maggiore a = 1,192 UA e impiegando 475,3 giorni per un giro completo attorno al Sole. Si tratta di un oggetto di tipo “Apollo”, con orbita quasi del tutto esterna a quella della Terra.

Per saperne di più su asteroidi pericolosi e rischio da impatto su Coelum Astronomia 212 uno speciale dedicato in occasione dell'Asteroid Day 2017. Clicca sull'immagine per cominciare a leggere, in formato digitale e gratuito.
L’asteroide venne seguito ancora per circa una settimana, l’ultima osservazione è dell’8 settembre 2006. In totale sono state fatte 69 osservazioni di posizione con una copertura osservativa di soli 10 giorni! Da allora l’asteroide non è mai più stato riosservato. Quando le osservazioni astrometriche per la determinazione dell’orbita sono fatte entro un lasso di tempo così breve gli elementi orbitali hanno delle incertezze elevate che, aumentando esponenzialmente nel tempo, non ci consentono di sapere esattamente dove si troverà l’asteroide a una certa data, anche a pochi anni di distanza: più o meno sappiamo che sarà vicino e lungo l’orbita nominale ma esattamente dove?

Nella stessa circolare che ne annunciava la scoperta, insieme agli elementi orbitali, è riportata anche la MOID ossia la Minimum Orbit Intersection Distance, la minima distanza possibile fra le orbite della Terra e dell’asteroide. Nel caso di 2006 QV89 si ha MOID ≈ 0,0001 AU, pari a circa 15.000 km. Questo asteroide può passare davvero molto vicino alla Terra se i due corpi celesti si trovano contemporaneamente al nodo discendente dell’orbita di 2006 QV89. Nel caso improbabile di collisione, considerato il piccolo diametro, l’asteroide probabilmente si frammenterebbe durante il passaggio in atmosfera e al suolo arriverebbero solo grossi frammenti, ciascuno con una massa di decine o centinaia di kg.

Figura 1 – L’orbita eliocentrica nominale di 2006 QV89. Si tratta di un asteroide di tipo Apollo con un’orbita a bassissima inclinazione sull’Eclittica: In azzurro è rappresentata l’orbita della Terra (JPL Small-Body Database Browser).

A “caccia” di asteroidi virtuali con il metodo Monte Carlo

No, non vi sto proponendo di andare al casinò, semplicemente voglio rispondere a questa domanda: come si fa a stimare l’incertezza della posizione orbitale di un asteroide e, da questa, la probabilità d’impatto con la Terra? In casi come questi si può utilizzare il metodo “Monte Carlo”. In questo approccio al problema si prendono le osservazioni astrometriche disponibili, si aggiunge loro un opportuno “rumore gaussiano”, compatibile con l’incertezza delle osservazioni, e si determina l’orbita che meglio si adatta a questi punti leggermente diversi, ma ancora paragonabili con quelli originali. Questo crea un “asteroide virtuale”, che avrà un’orbita che si adatta perfettamente alle osservazioni, ma che non necessariamente corrisponde al corpo reale.

Più sono numerosi gli asteroidi virtuali e meglio viene campionato lo spazio degli elementi orbitali compatibile con le osservazioni date. Una volta ottenuto un buon numero N di corpi virtuali la distribuzione statistica dei loro elementi orbitali ci dirà l’incertezza dell’orbita nominale e, riportando la loro posizione nello spazio per una certa data, si potrà vedere come si distribuisce la “nube” di asteroidi virtuali rispetto alla Terra.

Se n < N asteroidi virtuali colpissero la superficie terrestre, allora la probabilità d’impatto sarebbe stimabile come il rapporto n/N. Per propagare le orbite della nube di asteroidi virtuali in avanti nel tempo e fino alla data che ci interessa, bisogna tenere conto anche delle perturbazioni gravitazionali dovute ai pianeti. Di conseguenza le orbite non saranno delle semplici ellissi kepleriane come accade quando si tiene conto della sola gravità solare e bisogna ricorrere al calcolo numerico.

Figura 2 – La distribuzione dei semiassi maggiori delle orbite degli 11045 cloni di 2006 QV89 generati con Find Orb ci fa capire il concetto di indeterminazione orbitale. Se l’arco orbitale osservato dell’asteroide fosse stato molto più lungo di 10 giorni, la distribuzione avrebbe avuto un aspetto più compatto e con un picco centrale più elevato.

Per 2006 QV89 tutte le 69 osservazioni astrometriche disponibili possono essere scaricate dal database del MPC. Gli asteroidi virtuali, con gli elementi orbitali eclittici eliocentrici al J2000 per la data desiderata (epoca), possono – invece – essere generati usando il software per il calcolo orbitale Find Orb. Se il numero di cloni è elevato ci vorrà un po’ di tempo, specie se si tiene conto delle perturbazioni gravitazionali di tutti i pianeti. Per l’analisi di 2006 QV89 ho generato 11.045 cloni. Vediamo i risultati.

Il flyby del 9 settembre 2019

In base alle simulazioni fatte, per il prossimo settembre la nube di asteroidi virtuali associata a 2006 QV89 si estende per circa 13 milioni di km, ma tutti i cloni sono in prossimità e lungo l’orbita nominale.

Figura 3 – La nube di asteroidi virtuali di 2006 QV89 all’interno del sistema Terra-Luna. Sono le 00 UT del 9 settembre 2019 (plot 3D ottenuto con Celestia).

Uno dei cloni è l’asteroide vero, ma non sappiamo quale. La buona notizia è che nessun clone nel suo movimento eliocentrico colpirà la superficie terrestre. La minima distanza di circa 10.000 km fra il centro della Terra e la nube di asteroidi virtuali verrà raggiunta attorno alle 8 UT del 9 settembre 2019, poi il nostro pianeta e la nube si allontaneranno sempre di più.

Figura 4 – La nube di asteroidi virtuali mentre “sfila” al di sotto del polo sud terrestre nelle prime ore del 9 settembre 2019: In basso a sinistra è visibile la Luna (plot 3D ottenuto con Celestia)

Probabilmente, 2006 QV89 verrà riscoperto prima del flyby e potremo conoscerne la sua esatta posizione in cielo, in ogni caso la probabilità d’impatto con la Terra per il 9 settembre 2019 è zero oppure, volendo essere pignoli, inferiore a 1/11045.


GIOVE il gigante venuto da lontano
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Coelum Astronomia di Giugno 2019
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Alba con Luna e Saturno

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Giugno ci regala un’altra bella congiunzione tra la Luna (fase del 97%) e il pianeta Saturno (mag. +1) la mattina del 19 giugno. Il teatro dell’incontro è quello del Sagittario, di cui sarà possibile riconoscere l’asterismo della “teiera”, ormai prossimo al tramonto e decisamente diretto verso l’orizzonte di sudovest.

I due astri protagonisti della congiunzione, all’orario indicato, saranno alti circa 20° sull’orizzonte sud e separati di circa 1° e mezzo, con la Luna posta a sud-sudovest del pianeta.

Più lontano e vicinissimo all’orizzonte di sudovest potremo riconoscere anche il brillante pianeta Giove (mag. –2,6).

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➜ La Luna di Giugno 2019 e una guida all’osservazione dei crateri Stofler e Maurolycus



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Unione Astrofili Senesi

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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).

14.06 e 28.06: Il cielo al castello di Montarrenti
Come ogni secondo e quarto venerdì del mese, dalle ore 22.00 l’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (Sovicille, Siena) sarà aperto al pubblico delle serate osservative, con particolare attenzione alla Luna (soprattutto il 10), al pianeta Giove, agli ammassi stellari ed alle galassie primaverili. Per il pubblico è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.astrofilisenesi.it o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi

10 giugno. Giove in opposizione!

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Crediti: Francesco Badalotti
Crediti: Ennio Rinaldi

Il 10 giugno il pianeta Giove si troverà in opposizione al Sole: è il periodo più favorevole per la sua osservazione, con il pianeta che si mostra al meglio per tutto il mese di giugno e si presta quindi a comode osservazioni e ottime riprese.

Il termine opposizione, nel gergo astronomico, sta a indicare che il corpo celeste in questione si trova in una particolare posizione geometrica della sua orbita rispetto alla Terra, tale per cui si troverà allineato con il Sole e il nostro pianeta, ponendosi proprio “alle nostre spalle”.

Il gigante gassoso farà capolino sull’orizzonte orientale già in prima serata (sorge alle 21:16 a inizio giugno, anticipando alle 19:05 a fine mese) lasciandoci a disposizione quindi l’intera nottata per effettuare le nostre osservazioni e riprese.

Il transito al Meridiano (il momento migliore per l’osservazione e la ripresa) avviene poco dopo le ore 1:00, ma non raggiungerà grandi elevazioni: circa 25° e mezzo. Il diametro apparente del pianeta all’opposizione sarà di circa 46″, un valore apparentemente contenuto ma migliore rispetto a quello dell’anno scorso (44,8″) e va comunque considerato che tale valore non è poi molto distante dai circa 50″ che raggiungerà solo all’opposizione in prossimità del perielio del settembre del 2022.

Sarà comunque un grande spettacolo da osservare, sia a occhio nudo, sia con l’ausilio di un buon telescopio, o da riprendere in alta risoluzione.

➜ Continua su Giove in opposizione su Coelum Astronomia 234

Giove in congiunzione con la Luna il 16 giugno. Se per le riprese di paesaggio e l'osservazione a occhio nudo sarà uno spettacolo... per la ripresa planetaria e l'osservazione delle caratteristiche del pianeta la Luna sarà decisamente troppo invadente...

Se a occhio nudo lo vedremo sempre brillare in cielo per tutta la notte, per scegliere le serate e orari migliori per le riprese ad alta definizione, c’è anche da considerare il disturbo della luce lunare, che da oggi si fa via via più invadente. Consigliamo quindi di consultare

➜ La Luna di Giugno 2019

Per altri consigli su cosa osservare con l’ausilio di uno strumento rimandiamo invece agli speciali pubblicati in occasione delle scorse opposizioni. Su Coelum Astronomia 210 trovate uno speciale dedicato all’osservazione di Giove, di seguito il sommario.

Crediti: Francesco Badalotti

A Occhio Nudo
Osserviamo Giove al telescopio
Giove: un’evoluzione veloce
I dettagli di Ganimede
La Grande Macchia Rossa
Lo spettacolo dei satelliti Medicei

Una guida per l’osservazione e una sfida “impossibile” per i più esperti invece a pag. 108 di Coelum Astronomia 198


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Giugno su Coelum Astronomia 234

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NameExoWorlds: dai il nome a un pianeta extra-solare

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Impressione artistica dell'esopianeta HD102195b.
Impressione artistica dell'esopianeta HD102195b, assegnato all'Italia dal concorso IAU NameExoWorlds per trovargli un nome.

Sono oltre 70 i paesi che hanno aderito al concorso IAU100 NameExoWorlds, competizione su scala globale per dare un nome a un pianeta extrasolare e alla sua stella. L’iniziativa rientra tra quelle messe in campo per festeggiare il centenario dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU) con lo scopo di coinvolgere quanta più gente possibile nel capire meglio quale sia il nostro posto nell’Universo e quali potrebbero essere le interazioni con civiltà provenienti da altri pianeti fuori dal Sistema solare.

I nomi di gran parte degli oggetti celesti vengono scelti dall’Unione Astronomica Internazionale (IAU) e si tratta nella maggior parte dei casi di sigle alfanumeriche.

In occasione delle celebrazioni per i suoi primi cento anni per coinvolgere il pubblico su scala mondiale, la IAU ha indetto un concorso internazionale aperto a tutti per “tenere a battesimo” un sistema planetario, cioè un esopianeta e la sua stella. Il progetto NameExoWorlds II – la cui prima edizione è stata nel 2015 – vuole stimolare il senso di identità globale, coinvolgendo il pubblico ma anche i professionisti del campo attraverso le comunità astronomiche nazionali.

«Con questa entusiasmante iniziativa ognuno di noi è chiamato a riflettere su quale sia il proprio posto nell’Universo, stimolando la creatività e il senso di cittadinanza globale» dice Debra Elmegreen, Vice Presidente IAU. «Il concorso NameExoworlds ci ricorda che siamo tutti sotto lo stesso cielo».

A ognuna delle nazioni partecipanti è stato assegnato un Sistema planetario: all’Italia è toccato HD102195, che si trova a una distanza di circa 95 anni luce dal Sistema Solare ed è composto da una stella di tipo spettrale K0V, con una temperatura superficiale leggermente inferiore a quella del nostro Sole, e dal pianeta HD102195b.

La "carta di identità" di HD102195b, cliccare per ingrandire l'immagine.

Quest’ultimo impiega solo quattro giorni per ruotare attorno sua stella madre ed è stato scoperto nel 2005 grazie all’utilizzo della tecnica delle velocità radiali. HD102195b ha una massa stimata pari a circa la metà di quella di Giove e si ritiene che sia un pianeta gassoso di tipo gioviano caldo.

Si può partecipare al concorso come singoli, in gruppi, come classe o scuola. Per la scelta del nome del sistema planetario bisogna seguire alcune semplici regole, disponibili nel regolamento disponibile sul sito, ad esempio i nomi proposti devono essere due ed entrambi legati dallo stesso tema: uno per l’esopianeta ed uno per la stella. Le proposte – che vanno inviate entro il 10 ottobre 2019 – saranno raccolte nel sito ufficiale altrimondi.inaf.it

A decidere in modo insindacabile quali saranno le migliori dieci proposte sarà un comitato nazionale, le prime tre saranno poi inserite nel sito altrimondi.inaf.it per la votazione da parte del pubblico, che potrà esprimere le proprie preferenze tra il 20 ottobre e il 10 novembre.

Le due proposte più votate saranno inviate all’Unione Astronomica Internazionale per l’approvazione definitiva. I nomi selezionati non andranno a sostituire la denominazione scientifica alfanumerica, ma saranno riconosciuti dalla IAU come nomi pubblici ufficiali, insieme a quello di chi li ha proposti.

E se non bastasse l’onore di vedere il nome prescelto essere assegnato a un sistema planetario ci sono anche numerosi premi in palio: un viaggio al Telescopio Nazionale Galileo, abbonamenti a riviste scientifiche e visite ai musei astronomici dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

«Siamo veramente felici di portare avanti questo concorso molto particolare per due motivi. Il primo è che ci dà la possibilità di raccontare a quanta più gente possibile i fantastici risultati che stiamo ottenendo in questo ambito di ricerca» dice Caterina Boccato, responsabile della Comunicazione dell’INAF di Padova e a capo del comitato nazionale di NameExoWorlds.

E continua: «Il nostro paese, e l’INAF in particolare, è in prima linea nello studio degli esopianeti sia da terra, con programmi osservativi quali GAPS e le strumentazioni montate al Telescopio Nazionale Galileo, che dallo spazio con satelliti come CHEOPS e PLATO. Il secondo è che il pianeta che ci è stato assegnato è importante per noi, perché proprio di recente è uscito un lavoro firmato da una giovane ricercatrice dottoranda all’INAF di Torino con i dati ottenuti con il TNG!».

Anche se Giordano Bruno già nel 1584 sosteneva esistessero “infiniti soli e innumerabili mondi”, lo studio dei pianeti extrasolari è una disciplina relativamente recente, che negli ultimi anni ha assunto un ruolo di punta nella ricerca astronomica.

Dall’inizio dello studio dei sistemi extrasolari è stata confermata la scoperta di circa 4000 esopianeti. Notevoli passi avanti sono stati fatti grazie al telescopio spaziale NASA Kepler, che dal 2009 al 2018 ha monitorato la luminosità di oltre 145000 stelle scoprendo una notevole quantità di esopianeti. Nel 2018 è stata lanciata la missione NASA TESS, con l’obiettivo di identificare e studiare nuovi sistemi planetari.

Due missioni dedicate allo studio degli esopianeti sono in programma anche per l’Agenzia spaziale europea (ESA): il lancio di Cheops è ormai prossimo, nell’autunno 2019, e sarà seguita dalla missione Plato, con opportunità di lancio nel 2024.

E chissà che una di queste missioni non riesca a dare risposte all’annosa domanda: “Siamo soli nell’Universo?”.

Link utili:
Name ExoWorlds website: http://nameexoworlds.iau.org/
The Extrasolar Planet Enciclopedya: http://exoplanet.eu/catalog/hd_102195_b/

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Alla scoperta della luna

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Carta della Luna di Giovanni Anselmi allegata al libro "Alla scoperta della Luna"

Alla Scoperta della Luna
Storia, tradizioni, osservazione astronomica

Tra le molte novità librarie dedicate al cinquantesimo anniversario dell’epica avventura umana dello sbarco sulla Luna, troviamo anche Alla Scoperta della Luna; un bel volume di ampio formato, uscito dalla penna di Giovanni Anselmi – cofondatore ed già direttore della rivista Coelum – ed edito da Il Castello. Al libro è allegata una dettagliata mappa formato poster.

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Carta della Luna di Giovanni Anselmi allegata al libro “Alla scoperta della Luna”. In basso, il retro del poster.

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Si tratta di un emozionante ritratto della Luna, dai giorni felici dell’Apollo 11 e della discesa di Armstrong e Aldrin nel Mare della Tranquillità, a ritroso nel tempo fino alle epoche buie della sua formazione. Un viaggio dove il nostro satellite viene indagato e spiegato sotto diversi profili: la sua influenza sull’immaginario dell’uomo attraverso secoli di arte, di tradizioni e di superstizioni; lo studio dal punto di vista fisico e astronomico, le sue origini e il suo ruolo di stabilizzatore del sistema Luna-Terra; l’osservazione astronomica, con tutte le informazioni che consentono di individuare le caratteristiche lunari più interessanti anche con un piccolo telescopio.

 

Puoi acquistare il libro QUI

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Leggi gratis la Prefazione del libro su Coelum Astronomia n.234 Giugno

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Editore: Il Castello (24 aprile 2019)
Copertina flessibile: 112 pagine
Formato 19×24 cm
Prezzo: € 19,00
Allegati: una mappa per l’osservazione lunare formato poster con una fantastica immagine del satellite sul retro.</5>

AstronomiAmo

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Loc_CoelumGiugno
6 giugno 2019, ore 21:30: Diretta streaming: RADIOSCIENZA E IL NUOVO MERCURIO. Con il Prof Antonio Genova (La Sapienza)

Gli altri impegni del mese:
La situazione dei ghiacciai con il Comitato Glaciologico Italiano (data da definire)
08.06: Osservazione del cielo a Sora (FR)
27.06, ore 21:30: Occhi al Cielo

Informazioni:
https://www.astronomiamo.it/

La Luna di Giugno 2019 e una guida all’osservazione ai crateri Stofler e Maurolycus

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Le fasi della Luna in giugno, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione
Le fasi della Luna in giugno, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione

Il nuovo mese è iniziato a pochi giorni dal Novilunio del 3 giugno con la contestuale ripartenza del nuovo ciclo lunare, che porterà il nostro satellite, il 10 giugno in Primo Quarto, rendendosi progressivamente sempre più visibile nelle ore serali, anche se la stagione estiva ci obbligherà a iniziare le nostre osservazioni intorno alle ore 22 circa.  Giro di boa della fase crescente col Plenilunio del 17 giugno. Iniziata la nuova fase calante, il nostro satellite sarà in Ultimo Quarto il 25 giugno per andare poi a chiudere il mese in fase di 27 giorni (esattamente come a maggio) a –25° sotto l’orizzonte.

Approfondisci in la Luna di Giugno su Coelum Astronomia 234

A giugno osserviamo

10 giugno L’area dei crateri Stofler e Maurolycus

La prima e principale proposta di questo mese è per la serata del 10 giugno quando il nostro target sarà costituito dai crateri Stofler e Maurolycus con l’area immediatamente circostante, situati nella medesima regione lunare dei crateri Heraclitus, Licetus, Cuvier che abbiamo già visto nell’articolo dello scorso mese di maggio. Nella serata del 10 giugno il nostro satellite sarà in fase di 7,4 giorni, con frazione illuminata del 57%, intorno alle 22:00 si troverà a un’altezza iniziale di +42°, perfettamente osservabile per tutta la serata fino al suo tramonto previsto per le primissime ore della notte successiva.

➜ Continua su Guida all’osservazione dei crateri Stofler e Maurolycus

11 giugno Il cratere Eratosthenes

Con la seconda proposta di questo mese, prevista per l’11 giugno, andremo a visitare il cratere Eratosthenes situato all’estremità sud occidentale dei monti Appennini. Una formazione geologica con diametro di 60 km estremamente interessante e molto nota agli appassionati di osservazioni lunari. Nel caso specifico, il nostro satellite si troverà in fase di 8,4 giorni, con frazione illuminata del 68% e, dopo la culminazione in meridiano delle 20:48 a +45°, intorno alle 22:00 si troverà a un’altezza iniziale di +42°, sempre a nostra disposizione per tutta la serata fino alle prime ore della notte seguente quando andrà a tramontare alle 2:30 circa.

➜ vedi i dettagli sull’osservazione del cratere Eratosthenes

14 giugno Massima librazione: il Mare Australe

La terza proposta ci porterà in una vasta regione situata nel settore sudorientale della Luna. Infatti per la serata del 14 giugno è prevista l’osservazione del mare Australe. Una ulteriore motivazione per osservare questa regione lunare la sera del 14 giugno, consiste nel punto di massima librazione, che proprio quella sera coinciderà con l’area del mare Australe, spostandosi lungo il bordo lunare fra i crateri Oken (alle 22:00 del 14 giugno) fino in prossimità del cratere Lyot nelle prime ore della notte seguente.

➜ Continua a leggere all’interno della rubrica dedicata alla Luna di Giugno 2019

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2019

Una sottilissima falce di Luna, ripresa da Claudio Pra. L’età è di appena 18 ore e 37 minuti (fase dello 0,0068%)!

➜ Fotografiamo le sottili Falci di Luna di Giorgia Hofer

➜ Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.

La Luna illumina la notte Fotografiamo il paesaggio illuminato dalla Luna Piena di Giorgia Hofer

➜  La Luna mi va a pennello. Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione!

E tutte le precedenti rubriche di Francesco Badalotti, con tantissimi spunti per approfondire la conoscenza del nostro satellite naturale. Per ogni formazione basta attendere il momento giusto!


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Giugno su Coelum Astronomia 234

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Risolto il mistero della galassia trasparente

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La galassia ultra-diffusa [Kks2000]04 (Ngc1052-Df2), verso la costellazione del Cetus, precedentemente considerata una galassia senza materia oscura. Crediti: Trujillo et al.
Il Gruppo di NGC 1052 è un gruppo di galassie situato prospetticamente nella costellazione della Balena, in esso risiede la galassia oggetto dello studio. Crediti: ESA/Hubble

Vi ricordate lo strano caso della galassia trasparente?

Su Coelum Astronomia 210 di aprile 2017: Alla ricerca della Materia Oscura. La storia, la ricerca, le teorie principali e quelle alternative. Sempre in formato digitale e gratuito.

Le galassie prive di materia oscura sono impossibili da comprendere nel quadro dell’attuale teoria della formazione delle galassie, poiché il ruolo della materia oscura è fondamentale nel causare il collasso del gas che porta alla formazione delle stelle. Nel 2018, uno studio pubblicato sulla rivista Nature annunciò la scoperta di una galassia in cui sembrava mancare materia oscura. La notizia ebbe un forte impatto mediatico e occupò le copertine delle riviste scientifiche più popolari.

Ora, stando a quanto riporta un articolo pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, un gruppo di ricercatori dell’Instituto de Astrofísica de Canarias (Iac) ha risolto questo mistero tramite l’analisi di un set completo di osservazioni di Ngc1052-Df2 – o [Kks2000]04 –  la sorgente soprannominata “la galassia senza materia oscura”.

In questo studio i ricercatori, perplessi dal fatto che tutti i parametri che dipendevano dalla distanza della galassia risultavano essere anomali, hanno rivisto gli indicatori di distanza disponibili. Usando cinque metodi indipendenti per stimare la distanza dell’oggetto, hanno scoperto che tutte le stime coincidevano, e indicavano che la galassia è in realtà molto più vicina del valore presentato nella ricerca precedente.

La galassia ultra-diffusa (Kks2000)04 (Ngc1052-Df2) precedentemente considerata una galassia senza materia oscura. Crediti: Trujillo et al.

L’articolo originale pubblicato su Nature affermava che la galassia si trova a una distanza di circa 64 milioni di anni luce dalla Terra. Tuttavia, questa nuova ricerca ha rivelato che la distanza reale è molto inferiore, circa 42 milioni di anni luce. Grazie a questi nuovi risultati, i parametri della galassia dedotti dalla sua distanza sono diventati “normali” e si adattano alle tendenze osservate tracciate da galassie con caratteristiche simili.

Il dato più rilevante emerso dalla nuova analisi è che la massa totale di questa galassia è circa la metà della massa stimata in precedenza, ma la massa delle sue stelle è solo un quarto della massa precedentemente stimata. Ciò implica che una parte significativa della massa totale deve necessariamente essere costituita da materia oscura.

I risultati di questo lavoro mostrano l’importanza fondamentale della corretta misurazione delle distanze extragalattiche. D’altra parte, questo è sempre stato uno dei compiti più impegnativi in ​​astrofisica: come misurare le distanze di oggetti che sono molto lontani e che non possiamo toccare.

Per saperne di più:

  • Leggi su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society l’articolo “A distance of 13 Mpc resolves the claimed anomalies of the galaxy lacking dark matter” di Ignacio Trujillo, Michael A Beasley,  Alejandro Borlaff,  Eleazar R Carrasco, Arianna Di Cintio,  Mercedes Filho,  Matteo Monelli,  Mireia Montes,  Javier Román, Tomás Ruiz-Lara,  Jorge Sánchez Almeida,  David Valls-Gabaud e  Alexandre Vazdekis

GIOVE il gigante venuto da lontano
Lo possiamo osservare brillante già in prima serata ma è anche oggetto di un nuovo studio che ne rivede l’origine e l’evoluzione…

Coelum Astronomia di Giugno 2019
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Astroiniziative UAI – Unione Astrofili Italiani

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8 giugno Stelle per tutti La Giornata Nazionale della divulgazione inclusiva dell’Astronomia, con serate osservative pubbliche eosservatori aperti anche alle persone con disabilità. Iniziativa collegata alle attività del gruppo UAIDivulgazione Inclusiva
Tutte le informazioni: www.uai.it/stellepertutti/

I Giovedì dell’Astronomia 2019: dalla Terra alla Luna

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Celebrando i 50 anni dallo sbarco del primo uomo sulla Luna, tutte le novità sulla Luna, Pianeti, Asteroidi, Comete.

Tutte le conferenze saranno alle ore 18.30, in aula Jappelli, presso l’Osservatorio Astronomico (Vicolo dell’Osservatorio 5, Padova).
Prima di ogni appuntamento sarà organizzata la visita al Museo La Specola. La visita inizierà alle 17:30. I biglietti si acquistano dalle ore 17:15. La visita avrà durata di un’ora e al termine i visitatori potranno fermarsi in Specola per assistere alla conferenza programmata.

Maggiori dettagli sono presenti sul sito web dei Giovedì dell’Astronomia

Date e speaker:
06.06: “Il futuro dell’esplorazione della Luna”, di Gabriele Cremonese
20.06: “Asteroidi e Comete: testimoni incontaminati delle nostre origini”, di Fiorangela La Forgia

La sottile falce di Luna, Marte e Mercurio al tramonto

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La sera del 5 giugno, alle ore 21:30 circa, guardando verso occidente potremo scorgere una sottile falce lunare (fase del 7%) a poco meno di 3° a ovest del pianeta Marte (mag. +1,8). Quest’ultimo ci apparirà come un puntino luminoso, immerso nel chiarore del tramonto.

Più in basso sull’orizzonte e più verso nordovest potremo riuscire a vedere anche il piccolo pianeta Mercurio (mag. –0,8), ma solo se disporremo di un orizzonte occidentale sgombro da ostacoli: il pianeta sarà infatti molto basso, appena 5°.

Questo bell’incontro avverrà proprio nel cuore della costellazione dei Gemelli, di cui potremo riuscire a identificare le due stelle principali, Castore (Alfa Geminorum, mag. +1,9) e Polluce (Beta Geminorum, mag.+1,2), che sovrastano Marte e la Luna, più a nord di circa 11°.

Sarà interessante seguire l’evoluzione di questa congiunzione, in particolare il giorno 6 giugno, quando, alle ore 21:35 circa, Mercurio sarà già molto basso sull’orizzonte ma avremo la possibilità di veder passare la ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, poco a ovest del terzetto di oggetti (controllate con una app o con uno dei tanti software gratuiti, le corrette circostanze per la vostra località).

Come sempre, consigliamo di approfittare dell’occasione per includere nei propri scatti fotografici degli elementi del paesaggio naturale circostante o elementi architettonici per impreziosire la ripresa.

Ricordiamo i consigli di Giorgia Hofer:

➜ Fotografiamo le sottili Falci di Luna

È la volta di Marte, il Pianeta Rosso

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Giugno 2019

➜ La Luna di Giugno 2019 e una guida all’osservazione dei crateri Stofler e Maurolycus



Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Giugno su Coelum Astronomia 234

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AstronomiAmo

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Loc_CoelumGiugno

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6 giugno 2019, ore 21:30: Diretta streaming: RADIOSCIENZA E IL NUOVO MERCURIO. Con il Prof Antonio Genova (La Sapienza)

Gli altri impegni del mese:
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08.06: Osservazione del cielo a Sora (FR)
27.06, ore 21:30: Occhi al Cielo

Informazioni:
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Lezioni pratiche sull’uso del telescopio nell’osservazione di pianeti e oggetti “Deep Sky”

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CCAT_Corso di introduzione astronomia 2019

NEIL ARMSTRONG The First

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Neil Armstrong

Il 20 luglio 1969, noi esseri umani del pianeta Terra, eravamo su un altro mondo.
In quel preciso istante iniziava una nuova era dell’umanità.

Una mostra itinerante sulla vita e la carriera di Neil Armstrong commemorerà il 50° anniversario di Apollo 11 e tutto il programma lunare, include le foto della carriera di Neil Armstrong con scatti inediti o poco noti al grande pubblico. Potrete ammirare i modelli dei veicoli spaziali utilizzati da Neil Armstrong, le tute e le attrezzature utilizzate sulla superficie lunare, documenti originali, rari reperti dell’epoca, ricostruzioni a grandezza naturale. Video e suoni multimediali accompagneranno il visitatore nel più grande sogno dell’uomo: quello di raggiungere la Luna.
Leggi a pag. 176 di Coelum Astronomia 232 un articolo sulla mostra con tutti i dettagli.
Sul sito il calendario delle date e le località in continuo aggiornamento. Prossime date pubbliche confermate:

8/16.06 BOLOGNA
Organizzatore: Associazione Astrofili Bolognesi
info@associazioneastrofilibolognesi.it
Dove: FICO EATLY WORLD
indirizzo della location: Via Paolo Canali, 8 Bologna
08.06: “Neil Armstrong – The First” con il curatore della mostra Luigi Pizzimenti.

Se desiderate ospitare la mostra scrivete a: info@neilarmstrongthefirst.it
www.neilarmstrongthefirst.it

In Italia il Centro di Controllo Europeo di Exomars 2020

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Un cantiere in cui lavorare con un modello del rover nelle stesse condizioni in cui si troverà, per risolvere eventuali problemi e seguire le operazioni come se fossimo lì, su Marte, con lui. Crediti: ALTEC

Il rover della missione ExoMars, missione ha un nuovissimo centro di controllo in uno dei più grandi “cantieri marziani” d’Europa. Il ROCC, Rover Operations Control Centre – centro di controllo delle operazioni del rover – è stato inaugurato oggi a Torino in vista dell’avventura esplorativa del rover sul Pianeta Rosso nel 2021.

Il centro controllo sarà il polo operativo che gestirà gli spostamenti del laboratorio su ruote – di costruzione europea – intitolato a Rosalind Franklin, dopo il suo arrivo sulla superficie marziana a bordo di Kazachok, la piattaforma di atterraggio russa.

«Questo è il luogo strategico sulla Terra da dove ascolteremo gli strumenti del rover, vedremo ciò che vede e invieremo comandi per dirigere la ricerca di evidenza di vita sopra e sotto la superficie», ha detto Jan Wörner, Direttore Generale dell’ESA.

Il rover ExoMars sarà il primo nel suo genere che potrà sia muoversi sulla superficie di Marte, come Curiosity, che studiarla in profondità, con una trivella capace di raccogliere campioni fino a due metri sotto la superficie, come il lander NASA InSight. L’epicentro dell’azione, per dirigere le operazioni sulla superficie di Marte da Terra, è quindi ora lo stabilimento ALTEC di Torino. Da qui, ingegneri e scienziati lavoreranno spalla a spalla al controllo della missione, proprio accanto a uno speciale cantiere marziano.

Crediti: ALTEC

Si tratta di una vera e proprio sandbox riempita con 140 tonnellate di terra, con un suolo simile a quello di Marte, che presenta zone sabbiose e rocce di varie misure. Sarà come trovarsi lì, sulla superficie marziana, accanto al rover e aiuterà a testare i vari possibili scenari di missione. Nel caso in cui il rover Rosalind Franklin atterri su una collinetta o debba superare una duna, il cantiere marziano ha anche una piattaforma oscillante di 64 metri quadri che permette di simulare fino a 30 gradi di inclinazione e aiutare il team di controllo nel decidere le strategie per il odo migliore di procedere.

Per quanto riguarda poi la trivella, il nuovo centro offre una opportunità unica: una piattaforma con un pozzo che permetterà all’operatore del rover di fare pratica della sequenza completa, per raccogliere campioni marziani fino a due metri di profondità. La struttura dispone anche di speciali lampade per simulare le condizioni di luce su Marte, diverse da quelle sulla Terra, mettendosi quindi ancor più letteralmente nelle stesse condizioni in cui si troverà il rover.

«Grazie al ROCC, l’Europa avrà la grande opportunità di gestire le attività del rover su Marte. Sarà questo il primo passo verso nuove missioni robotiche per lo studio di Marte e di altri corpi celesti», ha detto Giorgio Saccoccia, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ASI, durante la cerimonia di apertura.

ROCC and roll

Crediti: ALTEC

Utilizzando modelli del rover, le squadre di ExoMars potranno allora testare ogni comando e si potranno preparare a qualsiasi eventualità.

«Oltre a servire per l’addestramento e per seguire le operazioni, questo centro adatto allo scopo è l’ideale per la risoluzione dei problemi», fa notare Luc Joudrier, il responsabile delle operazioni del rover di ExoMars, che da 15 anni studia come si muove un rover su Marte.

L’enorme distanza tra la Terra e Marte significa che a un segnale possono servire dai 4 ai 24 minuti per raggiungere il centro di controllo, rendendo poco pratico il controllo diretto di ExoMars. Rosalind Franklin sarà quindi in grado di prendere alcune decisioni in autonomia, che andranno programmate in base all’esperienza, invece diretta, possibile a Terra.

«Con il cantiere marziano vicino al controllo missione, gli operatori possono acquisire esperienza lavorando con la navigazione autonoma e avere una visione completa», aggiunge Joudrier.

All’inaugurazione del ROCC faranno seguito molte attività. Il team scientifico di ExoMars si riunirà per acquisire familiarità con il posto, eseguire delle dimostrazioni con un modello e pianificare le operazioni per ciascuno strumento scientifico considerando diversi scenari. Le strutture saranno brulicanti di attività a partire da luglio 2020, quando un razzo Proton inserirà la navicella ExoMars in un viaggio interplanetario lungo otto mesi, segnando l’inizio di una ambiziosa missione di esplorazione scientifica e robotica.

Il Trace Gas Orbiter di ExoMars, che ruota intorno a Marte dal 2016, si sta già preparando per quel momento e aggiusterà la propria orbita per sostenere l’entrata, la discesa e l’atterraggio della navicella. Il luogo individuato per l’atterraggio è Oxia Planum, una regione che conserva un ricco archivio della storia geologica del passato più umido del pianeta.

Attrezzatura marziana

A Terra, team in tutta Europa stanno facendo progressi in vista della data di lancio il prossimo anno.

«Si tratta di un lavoro di squadra tra industria e partner al suo meglio», ha detto David Parker, Direttore dell’Esplorazione Abitata e Robotica dell’ESA, anch’egli presente alla cerimonia di inaugurazione. «È stimolante essere testimoni di come le varie parti della sonda marziana si compongano, e voglio sottolineare il grande lavoro delle squadre che eseguono, senza sosta, campagne di test e di integrazione dei nuovi componenti», ha aggiunto.

Un modello di prova del rover sta già camminando, su ruote, su dune sabbiose simulate con una speciale piattaforma inclinabile in Svizzera, nel frattempo la telecamera panoramica sarà presto integrata per “dargli la vista”.

L'Analytical Laboratory Drawer sottoposto ai test che ne hanno decretato la compatibilità con l'ambiente marziano.

La trivella e un insieme fondamentale di strumenti scientifici – l’Analytical Laboratory Drawer – sono stati dichiarati idonei per Marte lo scorso 8 maggio, e sono ora in fase di integrazione sul rover Rosalind Franklin presso la Airbus Stevenage, nel Regno Unito. Il laboratorio è formato da tre stumenti che analizzeranno i campioni di materiale raccolto alla ricerca di segni di vita su Marte: lo strumento MicrOmega, lo spettrometro Raman e il Mars Organics Molecule Analyser, MOMA.

Durante l’estate il rover sarà spostato a Tolosa, Francia, dove verrà testato in condizioni simili a quelle del pianeta Marte. Alla fine dell’anno Rosalind Franklin andrà a Cannes per incontrare i moduli di atterraggio e Carrier, per l’assemblaggio finale.


GIOVE il gigante venuto da lontano
Lo possiamo osservare brillante già in prima serata ma è anche oggetto di un nuovo studio che ne rivede l’origine e l’evoluzione…

Coelum Astronomia di Giugno 2019
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Astrochannel: seminari e coffee-talk

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INAFUna TV via web sulle attività dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. La visione e l’utilizzo di Astrochannel sono gratuiti e consentiti a tutti (se però siete interessati solo a singoli video, suggeriamo d’iscriversi). Suggeriamo di seguito i seminari in lingua italiana, ma il programma è decisamente più ampio e può essere consultato qui: http://www.media.inaf.it/inaftv/seminari/#3151
Attenzione: l’elenco che segue potrebbe essere non aggiornato. Per maggiori informazioni e aggiornamenti in tempo reale sui singoli seminari, vi invitiamo a fare riferimento ai siti web delle singole sedi.

04/06/2019, 14:00: Osservatorio Astronomico di Brera
“Ma allora, questo buco nero?” di Marcello Giroletti & Gabriele Ghisellini (INAF)

05/06/2019, 15:00: Osservatorio Astronomico di Palermo
“Conoscere per conservare e conservare per conoscere”. Relatore: Giada Genu (INAF Palermo)

Per seguire i seminari, installare il software (http://www.media.inaf.it/inaftv/) o cercare il video sul canale YouTube INAF-TV.
Astrochannel è un software di Marco Malaspina – Copyleft INAF Ufficio Comunicazione – 2007-2015

Accademia delle Stelle

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2019-06 Coelum AdS

2019-06 Coelum AdS

Grandi eventi di Astronomia a Roma

Domenica 2 giugno: Serata conclusiva gratuita di Across The Universe con osservazioni al telescopio al Villetta Social Club
Sabato 15 giugno: TO THE MOON serata evento con spettacolo teatrale e telescopi per commemorare lo sbarco sulla Luna al WEGIL
Sabato 22 giugno: evento gratuito con osservazioni al telescopio al Parco delle Valli

Informazioni:
https://www.facebook.com/accademia.dellestelle
https://www.accademiadellestelle.org

Riferimenti celesti: costellazioni, coordinate, atlanti

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CCAT_Corso di introduzione astronomia 2019

Il cielo di giugno 2019

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La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Giu > 00:00; 15 Giu > 23:00; 30 Giu > 22:00. Crediti Coelum Astronomia CC-BY

EFFEMERIDI
(apr.-ott. 2019 – TU+2)

Luna

Sole e Pianeti

A quell’ora il cielo apparirà attraversato nel basso meridiano dalla costellazione del Sagittario, individuabile facilmente grazie alla sua caratteristica figura a “teiera”, e dallo Scorpione, in cui brilla la rossa Antares. Più in alto, sempre rivolti a sud, si passerà dall’Ofiuco all’Ercole, con quest’ultimo situato quasi allo zenit.

Il Leone, che ci ha accompagnati nei mesi passati, si starà invece avviando al tramonto, mentre verso est comincerà ad alzarsi l’asterismo del Triangolo estivo formato da Vega, Deneb e Altair (le stelle più brillanti di Lira, Cigno e Aquila), insieme ai ricchissimi campi stellari che compongono la Via Lattea. Sull’orizzonte di nordest, più tardi durante la notte, farà capolino la grande Galassia di Andromeda (M 31), che raggiungerà una buona altezza sull’orizzonte già prima dell’alba, precedendo il sorgere delle Pleiadi (M 45) nel Toro.

Continua l’esplorazione del cielo con:

➜ Il Cielo di giugno con la UAI che questo mese ci porta nella Lira

➜ Ricordiamo la rubrica di Giorgia Hofer, su Coelum astronomia 214, dedicata alla ripresa del Triangolo estivo e della Via Lattea.

IL SOLE

In giugno, continua l’apparente moto di risalita del Sole, che il giorno 21 raggiungerà il punto di massima declinazione nord dell’eclittica (pari a +23° 26′). In quel momento si verificherà il solstizio estivo, che nell’emisfero boreale sancirà l’inizio dell’estate astronomica.

➜ Continua a leggere, sempre gratuitamente, sul Cielo di Giugno all’interno del nuovo numero.

COSA OFFRE IL CIELO

Lo dice anche la copertina del nuovo numero… Giove è il protagonista di queste settimane, il 10 giugno sarà in opposizione e quindi, già adesso e per il resto del mese, visibile per tutta la notte già dalla prima serata, e al meglio della sua visibilità per quest’anno.

Saturno, anche lui verso l’opposizione di luglio, lo accompagnerà brillante ma più basso sull’orizzonte e solo dalla seconda serata.

Marte tramonterà invece sempre prima, e con l’allungarsi delle giornate lo vedremo sparire prima che il cielo diventi davvero buio, questo però gli farà incontrare Mercurio, abitante del crepuscolo serale, in un lungo avvicinamento che culminerò la sera del 18 giugnoVenere continuerà ad essere visibile al mattino.

Approfondisci le condizioni dei singoli pianeti, dei pianeti nani e dei principali asteroidi nella sezioni dedicate del Cielo del mese di Giugno.

Per quanto riguarda le falci lunari, che trovate in dettaglio sempre all’interno della rivista, le troviamo alla sera nei giorni dopo la Luna Nuova del 3 giugno per passare agli ultimi giorni del mese, subito prima dell’alba. Per maggior informzioni su cosa osservare del nostro satellite naturale, leggi anche:

La Luna di Giugno 2019

Trovate come sempre tutte le informazioni sulle rubriche:

E ancora su Coelum astronomia 234

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Comete. In mancanza di comete di nota da seguire, rispolveriamo con Claudio Pra il tema de L’imprevedibilità delle comete.

➜ Supernovae: Una supernova in M 100

La Chioma di Berenice (III parte): nell’ammasso di galassie della Chioma.

e il Calendario di tutti gli eventi di giugno 2019, giorno per giorno!

Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com.
E se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in
PhotoCoelum!

Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Giugno su Coelum Astronomia 234

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C’è un “pianeta proibito” nel deserto nettuniano

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L’esopianeta NGTS-4b, soprannominato “il pianeta proibito”. Crediti: University of Warwick/Mark Garlick
L’esopianeta NGTS-4b, soprannominato “il pianeta proibito in transito davanti al suo sole, la stella NGTS-4”. Crediti: University of Warwick/Mark Garlick

Tre volte più grande e 20 volte più massiccio della Terra; un raggio inferiore del 20 per cento rispetto a Nettuno e una temperatura decisamente più alta di Mercurio, con i suoi 1000 gradi Celsius. Ecco a voi l’esopianeta nettuniano Ngts-4b, soprannominato “il pianeta proibito” perché trovato – da un gruppo di ricercatori guidati dell’Università di Warwick con i telescopi dell’Eso Next-Generation Transit Survey (Ngts) – in quello che dovrebbe essere un “deserto nettuniano”.

Questo oggetto sarebbe dotato di una rispettabilissima atmosfera gassosa e completa un’orbita attorno alla sua stella madre in soli 1,3 giorni (l’orbita terrestre attorno al Sole è di 365 giorni). Ed è proprio per questi due motivi che la scoperta ha dell’incredibile: un pianeta di tipo nettuniano non potrebbe trovarsi così vicino alla sua stella madre, poiché a distanze così brevi i pianeti perdono quasi del tutto l’atmosfera, che evapora lasciando solo il nucleo roccioso. Con l’espressione “deserto nettuniano” s’intende, infatti, proprio quella regione prossima a una stella dove si ritiene che non si possano trovare pianeti con dimensioni pari a quelle di Nettuno.

L’ipotesi dei ricercatori è che Ngts-4b possa essersi fatto strada verso il deserto nettuniano della sua stella solo di recente, cioè nell’ultimo milione di anni. «Questo pianeta deve essere “tosto”, è proprio nella zona in cui ci aspettavamo che i pianeti delle dimensioni di Nettuno non potessero sopravvivere», dice il primo autore dello studio, Richard West, dell’Università di Warwick.

Il pianeta è stato avvistato con il metodo del transito: gli esperti osservano una stella e la sua luce in cerca di un calo della luminosità provocato dal passaggio di un pianeta. I sistemi a terra attualmente disponibili di solito possono individuare cali di luminosità almeno dell’1%, ma i telescopi Ngts riescono a registrare cali di luminosità dello 0,2%.

Per saperne di più:


GIOVE il gigante venuto da lontano
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Coelum Astronomia di Giugno 2019
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NEIL ARMSTRONG The First

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Neil Armstrong

Il 20 luglio 1969, noi esseri umani del pianeta Terra, eravamo su un altro mondo.
In quel preciso istante iniziava una nuova era dell’umanità.

Una mostra itinerante sulla vita e la carriera di Neil Armstrong commemorerà il 50° anniversario di Apollo 11 e tutto il programma lunare, include le foto della carriera di Neil Armstrong con scatti inediti o poco noti al grande pubblico. Potrete ammirare i modelli dei veicoli spaziali utilizzati da Neil Armstrong, le tute e le attrezzature utilizzate sulla superficie lunare, documenti originali, rari reperti dell’epoca, ricostruzioni a grandezza naturale. Video e suoni multimediali accompagneranno il visitatore nel più grande sogno dell’uomo: quello di raggiungere la Luna.
Leggi a pag. 176 di Coelum Astronomia 232 un articolo sulla mostra con tutti i dettagli.
Sul sito il calendario delle date e le località in continuo aggiornamento. Prossime date pubbliche confermate:

28.05/02.06 – FERNO (VA)
Organizzatore: ASSOCIAZIONE PER LA DIVULGAZIONE ASTRONOMICA E ASTRONAUTICA ADAA
email: info@adaa.it
Dove: Sala Consiliare
Via Roma, 51, 21010 Ferno VA
31.05: Conferenza di Luigi Pizzimenti presso la Sala Consiliare Via Roma, 51 Ferno VA

Inoltre in occasione della mostra, e inaugurazione della nuova sede ADAA, prende il via una serie di conferenze e incontri che trovate nella locandina qui a lato.

8/16.06 BOLOGNA
Organizzatore: Associazione Astrofili Bolognesi
info@associazioneastrofilibolognesi.it
Dove: FICO EATLY WORLD
indirizzo della location: Via Paolo Canali, 8 Bologna
08.06: “Neil Armstrong – The First” con il curatore della mostra Luigi Pizzimenti.

Se desiderate ospitare la mostra scrivete a: info@neilarmstrongthefirst.it
www.neilarmstrongthefirst.it


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Unione Astrofili Senesi

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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).

01.06: Il cielo di giugno.
Come ogni primo sabato del mese, l’appuntamento per il pubblico è alle ore 22.00 presso Porta Laterina a Siena da dove raggiungeremo a piedi la specola ”Palmiero Capannoli” per osservare il cielo del periodo. Al centro dell’attenzione nebulose, ammassi stellari e galassie. Per il pubblico è obbligatoria la prenotazione da effettuare on line sul sito www.astrofilisenesi.it oppure tramite Davide Scutumella 3388861549. In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

14.06 e 28.06: Il cielo al castello di Montarrenti
Come ogni secondo e quarto venerdì del mese, dalle ore 22.00 l’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (Sovicille, Siena) sarà aperto al pubblico delle serate osservative, con particolare attenzione alla Luna (soprattutto il 10), al pianeta Giove, agli ammassi stellari ed alle galassie primaverili. Per il pubblico è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.astrofilisenesi.it o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi

Astrobiologia, nasce l’istituto europeo

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Partecipanti al convegno. Crediti: Caterina Boccato / Media Inaf

Si chiama European Astrobiology Institute e viene inaugurato domani, mercoledì 29 maggio, in Repubblica Ceca, a cinquanta chilometri da Praga, nella splendida cornice del Castello Boemo di Liblice progettato dall’architetto italiano Giovanni Battista Aliprandi a fine del 1600. Alla conferenza di apertura – della durata di tre giorni, da oggi al 30 maggio – parteciperanno migliori studiosi del campo, provenienti da tutto il mondo, per confrontarsi sulle domande più spinose dell’astrobiologia: quando si è formata la vita sulla Terra? Come si è formato il sistema Solare e come si evolverà in futuro? E ancora: c’è vita su altri corpi celesti? Tra gli speaker, oltre all’esperto di atmosfere esoplanetarie Svatopluk Civiš, a battezzare ufficialmente il nuovo istituto sarà presente, durante la cerimonia d’apertura, anche John Robert Brucato dell’Inaf di Arcetri. Oltre agli scienziati delle diverse discipline coinvolte, non mancheranno scrittori di fantascienza, filosofi e professionisti della comunicazione scientifica.

Partecipanti al convegno. Crediti: Caterina Boccato / Media Inaf

Le grandi domande sull’origine della vita, sull’evoluzione del Sistema solare e sulla probabilità dell’esistenza di vita aliena esercitano e hanno sempre esercitato un indiscutibile fascino non solo per gli scienziati ma per l’umanità intera. Sono altresì domande alle quali non si può pensare di rispondere partendo da un’unica disciplina e nemmeno dalle “piccole” comunità di ricercatori esistenti nei diversi paesi europei. Questo tipo di ricerca ha bisogno di un coordinamento adeguato dei tanti ricercatori coinvolti, di diversi paesi e appartenenti a una vasta gamma di discipline, dalla fisica alla astronomia, dalla chimica alle scienze planetarie, geologiche e biologiche.

Questo è il motivo per cui i membri di un buon numero di enti di ricerca europei hanno deciso di fondare un istituto europeo di astrobiologia, lo European Astrobiology Institute (Eai), appunto. Così da garantire all’Europa un ruolo di primo piano in questo campo. L’Eai sarà un istituto virtuale – nessuna sede fisica e un’amministrazione snella – ma metterà insieme i centri di ricerca e i ricercatori stessi da tutta Europa per collaborare nel modo più efficace possibile.

«Molti enti di ricerca, europei e non, hanno mostrato un enorme interesse per l’Istituto», dice Wolf Geppert, segretario scientifico ad interim del Consiglio dell’Eai. «Siamo felicissimi di celebrare finalmente la nascita dell’istituto alla presenza di così tanti colleghi e colleghe da ogni parte d’Europa, e di farlo da un luogo nel quale è nato il pensiero di due grandi pionieri dell’innovazione astronomica, Johannes Kepler e Tycho Brahe».

L’Istituto nazionale di astrofisica è uno degli enti proponenti alla guida del neonato istituto.  «L’Inaf ha da sempre avuto un ruolo attivo nell’astrobiologia: dalla fondazione, oltre dieci anni fa, della Società italiana di astrobiologia e la partecipazione a vari programmi europei di ricerca e didattica in questo campo», ricorda a Media Inaf John Robert Brucato, portavoce e rappresentante dell’Inaf presso l’Eai. «La ricerca della vita nello spazio non può che essere legata all’esplorazione del Sistema solare, alla ricerca di pianeti extrasolari e allo studio della chimica del mezzo interstellare, tematiche in cui l’Inaf è leader internazionale. Insieme ai più grandi istituti di ricerca europei, siamo uno dei core memberdell’Eai: una grande famiglia con la quale poter affrontare i grandi temi della ricerca moderna».

L’Eai avrà anche un altro compito istituzionale molto importante: portare direttamente al grande pubblico, tramite la divulgazione e la didattica nelle scuole, la conoscenza dei temi propri dell’astrobiologia, e in particolare della vita extraterrestre. In un mondo in continuo cambiamento, segnato da sfide tecnologiche e scientifiche sempre crescenti, è importante porsi come fonte d’ispirazione affinché i giovani intraprendano carriere nel campo delle cosiddette Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics),  cioè le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche.


Corso di introduzione all’astronomia del Circolo Culturale Astrofili Trieste

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CCAT_Corso di introduzione astronomia 2019

I Giovedì dell’Astronomia 2019: dalla Terra alla Luna

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Celebrando i 50 anni dallo sbarco del primo uomo sulla Luna, tutte le novità sulla Luna, Pianeti, Asteroidi, Comete.

Tutte le conferenze saranno alle ore 18.30, in aula Jappelli, presso l’Osservatorio Astronomico (Vicolo dell’Osservatorio 5, Padova).
Prima di ogni appuntamento sarà organizzata la visita al Museo La Specola. La visita inizierà alle 17:30. I biglietti si acquistano dalle ore 17:15. La visita avrà durata di un’ora e al termine i visitatori potranno fermarsi in Specola per assistere alla conferenza programmata.

Maggiori dettagli sono presenti sul sito web dei Giovedì dell’Astronomia

Date e speaker:
30.05: Leopoldo Benacchio “Stregati dalla Luna. 1000 anni di viaggi verso Selene”

Astronomiamo

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LocandinaCoelum

Le Dirette:
30.05, ore 21:30: Occhi al Cielo

Informazioni:
https://www.astronomiamo.it

Chiamata a raccolta dalla NASA in aiuto di Osiris-Rex e per un viaggio su Marte con Mars 2020

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La carta di imbarco ricordo per chi vorrà inviare il proprio nome su Marte con la prossima missione NASA in partenza per il Pianeta Rosso, ma la NASA in questi giorni non offre solo una partecipazione simbolica alle sue missioni, ma anche una, più concreta, per la missione Osiris-Rex, in difficoltà per la natura ispida e poco accomodante dell'asteroide Bennu. Credits: NASA/JPL-Caltech

Già un paio di mesi fa abbiamo visto come l’ESA ha aperto al pubblico la scelta degli obiettivi scientifici da perseguire nel prossimo futuro, o per lo meno ha chiesto al pubblico un’opionione. Ormai è sempre più ampio il coinvolgimento del semplice appassionato nelle “cose di scienza”, e sempre più rivolto al pubblico generico e non solo agli astrofili, nel caso della ricerca astronomica, più accaniti.

Il motivo è presto detto, da una parte la comunicazione scientifica viene sempre più agevolata dai social media e da un’informazione veloce e subito disponibile, anche da parte direttamente delle grandi agenzie e istituti. L’interesse del singolo aumenta e la richiesta di nuova informazione di conseguenza. Dall’altra le agenzie spaziali, e la ricerca in genere, hanno comunque bisogno di fondi per sopravvivere, e l’aspetto educativo e divulgativo assume anche un ruolo importante nelle scelte politiche e nella predisposizione più o meno alta dei governi per lo stanziamento di fondi a favore. Più l’opinione pubblica è sensibilizzata e interessata, più le parti politiche saranno meglio predisposte (anche se, a nostro parere, servirebbe un po’ di lungimiranza in più da parte della classe politica, non necessariamente legata alla ricerca di voti…, ma anche la “classe politica” è fatta di persone e della loro cultura).

Ecco allora che la NASA, già da tempo, invita a viaggiare con le sue missioni spaziali, e sono in tanti in questi giorni ad aver già “prenotato il biglietto” per far viaggiare il proprio nome a bordo del prossimo rover diretto sulla supeficie marziana, il Mars 2020 – la cui partenza è prevista per luglio 2020, e l’arrivo sul pianeta rosso per il febbraio 2021. Il rover americano (dal peso di circa una tonnellata ed evoluzione di Curiosity), che andrà alla ricerca di segni di vita microbica nel passato del Pianeta Rosso, studierà clima e geologia del pianeta, raccoglierà campioni per il rientro a terra e aprirà la strada all’esplorazione umana di Marte.

«Mentre ci prepariamo a lanciare questa storica missione su Marte, vogliamo che tutti siano coinvolti in questo viaggio di esplorazione», spiega Thomas Zurbuchen, amministratore associato della Direzione della missione scientifica alla NASA (SMD) a Washington. «È un momento emozionante per la NASA, che si appresta a intraprendere questo viaggio per rispondere a domande profonde sul pianeta nostro vicino ma anche sulle origini della vita stessa».

Così si ha l’opportunità di far viaggiare il proprio nome con la missione, inciso in un chip di silicio su linee di testo più piccole della millesima parte di un capello umano (75 nanometri), grazie a un fascio di elettroni presso il Microdevices Laboratory del JPL. In questo modo in un solo chip troveranno posto più di un milione di nomi!

A chi lascerà il suo nome rimarrà in ricordo una carta d’imbarco da incorniciare, come è successo anche per InSight e altre missioni, alla quale però viene associato anche un programma di punti, un po’ come con tutte le compagnie aeree. Si tratta di una campagna che vuole in qualche modo evidenziare e collegare tra loro quelle missioni, e quelle tappe, che porteranno l’uomo a viaggiare dalla Luna a Marte, il grande impegno che l’agenzia americana ha ormai di deciso di intraprendere.

Fino al 30 settembre, quindi, avete tempo per prenotare il vostro posto a questo link: go.nasa.gov/Mars2020Pass

Ma non è l’unico appello della NASA di questi giorni. Non solo coinvolgimento emotivo, ma anche scientifico, o comunque di utilità pratica e concreta. La missione Osiris-Rex è in difficoltà per la scelta del luogo in cui tentare un avvicinamento per la raccolta di un campione della superficie ddell’asteoroide Bennu, da portare a Terra. Ne abbiamo parlato anche un paio di mesi fa, e se ne parla da quando la sonda si è avvicinata abbastanza da scoprire il vero volto dell’asteoride, più ispido e inospitale di quanto ci si aspettava. È  però di pochi giorni fa l’appello al pubblico e ai cosidetti cittadini scienziati:

«Cittadini scienziati a raccolta!  La missione OSIRIS-REx della NASA sull’asteroide Bennu ha bisogno di coppie di occhi extra per aiutare a scegliere il sito di raccolta dei campioni sull’asteroide – e per cercare qualsiasi altra cosa che potrebbe essere scientificamente interessante».

Comincia così l’appello rilasciato qualche giorno fa, in cui la NASA chiede appunto un aiuto agli appassionati per velocizzare il processo di selezione del sito di raccolta dei campioni. In pratica si tratta di dare una mano a costruire una mappa “contando i sassi” che si riescono a individuare su singoli fotogrammi della superficie dell’asteroide. Un vero ago in un pagliaio per i componenti del team, ma se si è in tanti, ognuno avrà solo una manciata di erba secca da spulciare… e contare!

Una immagine della superficie di Bennu, ripresa da Osiris-Rex il 21 marzo scorso quando si trovava a circa 3,5 chilometri di altezza. L'immagine ricopre un campo di poco meno di 50 metri di larghezza, come riferimento, il masso chiaro in alto a sinistra ha una lunghezza di circa 7,4 metri. Credits: NASA/Goddard/University of Arizona.

Poi, come per la missione Juno ad esempio, o per i tanti progetti della piattaforma di citizen science Galaxy Zoo, ci sarà la possibilità di notare strutture particolari, o anomale, che possano essere target di studio per la missione.

«Per la sicurezza del veicolo spaziale, il team di missione ha bisogno di un catalogo completo di tutti i sassi vicini ai potenziali siti di raccolta campioni e invito i membri del pubblico ad assistere il team di OSIRIS-REx nel portare a termine questo compito essenziale», spiega Dante Lauretta, PI di OSIRIS-REx presso l’Università dell’Arizona, a Tucson.

Per questo appello, la NASA si è appoggiata a CosmoQuest, un progetto del  Planetary Science Institute che sostiene iniziative di citizen science. I volontari svolgeranno gli stessi compiti che fanno gli scienziati planetari – misurando i massi di Bennu e mappando rocce e crateri – attraverso l’uso di una semplice interfaccia web, segnando anche caratteristiche di possibile interesse scientifico sull’asteroide per ulteriori indagini.

Un lavoro di precisione ma non così difficile, basta avere a disposizione un computer con un buono schermo, e un mouse in grado di fare spostamenti precisi (o una mano ferma). Si parte con un tutorial interattivo e si hanno a disposizione canali di assistenza e discussione grazie a una comunità su Discord e sessioni in live streaming su Twitch.

Meglio di un videogioco insomma…

«Siamo molto lieti ed entusiasti di rendere disponibili le immagini di OSIRIS-REx per questo importante progetto di scienza dei cittadini», ha dichiarato Rich Burns, project manager di OSIRIS-REx presso il NASA Goddard Space Flight Center. «Bennu ci ha sorpreso con un’abbondanza di massi. Chiediamo l’aiuto degli scienziati cittadini per valutare questo terreno accidentato in modo da poter tenere al sicuro il nostro veicolo spaziale durante le operazioni di raccolta dei campioni».

Che si voglia partecipare solo come passeggeri simbolici o per dare un aiuto più concreto ormai le occasioni per farsi coinvolgere nelle missioni spaziali sono tante, e un giorno potremo dire ai nostri nipoti… “c’ero anch’io!”.

…e Coelum Astronomia poteva forse mancare?


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Coelum Astronomia di Maggio 2019
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Le galassie: dalla Via Lattea all’Universo extragalattico

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Le due facce della Luna: gemelle diverse

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A sinistra il volto della Luna che tutti conosciamo, a destra il lato nascosto, che si mostra molto diverso dal lato che la Luna rivolge verso di noi. Crediti: NASA's Lunar Reconnaissance Orbiter/GSFC/Arizona State University/Slate.
A sinistra il volto della Luna che tutti conosciamo, a destra il lato nascosto, che si mostra molto diverso dal lato che la Luna rivolge verso di noi. Crediti: NASA's Lunar Reconnaissance Orbiter/GSFC/Arizona State University/Slate.

Diverse come se appartenessero a due corpi diversi. Parliamo delle due facce della Luna, le cui differenze da anni interrogano gli scienziati. Il lato nascosto (cioè quello che non vediamo) è profondamente segnato da numerosi crateri, mentre quello sempre rivolto in sincrono verso la Terra presenta dei bacini più ampi. Perché? Una delle ultime teorie la troviamo su uno studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Planets.

I ricercatori affermano che, agli albori del Sistema solare, un pianeta nano ribelle (o magari un grande asteroide) si scontrò con la Luna provocando schiaccianti differenze tra le due metà del satellite naturale. Secondo Meng Hua Zhu, primo autore dello studio per lo Space Science Institute dell’Università della Scienza e della Tecnologia di Macao, l’impatto risalirebbe a quando la Luna aveva già una solida crosta.

Una visione artistica dell'impatto tra due planetoidi, come potrebbe essere accaduto tra la Luna e un più piccolo pianeta nano errante, agli albori del nostro sistema solare. Crediti: NASA JPL-Caltech/AGU.
I ricercatori hanno utilizzato dati del 2012 raccolti dalla missione Gravity Recovery and Interior Laboratory (Grail) e ben 360 simulazioni computerizzate per testare differenti scenari da impatto. Il miglior candidato è risultato un corpo dal diametro di circa 780 chilometri arrivato a colpire la Luna a una velocità di 22.500 chilometri all’ora. Dobbiamo pensare a oggetto leggermente più piccolo del pianeta nano Cerere che viaggiava a circa un quarto della velocità dei frammenti di meteorite e dei granelli di sabbia che si trasformano in “stelle cadenti” nell’atmosfera terrestre. Un secondo candidato misurerebbe 720 chilometri e sarebbe però un po’ più veloce: 24.500 chilometri all’ora.

L‘impatto avrebbe liberato una grande quantità di materiale che sarebbe poi ricaduto sulla superficie della Luna, seppellendo con i detriti la crosta primordiale del lato nascosto per 5 o 10 chilometri. Questo è lo strato aggiunto di crosta rilevato sul lato nascosto da Grail.

Le novità non finiscono qui: l’impatto spiegherebbe anche perché tra la Terra e la Luna ci sono diverse abbondanze degli isotopi di potassio, fosforo e terre rare (come tungsteno-182). Si tratta di elementi che potrebbero essere stati portati dal devastante impatto.

Per saperne di più:


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Ultima Thule. Su Science il più lontano oggetto del Sistema solare mai raggiunto da una sonda

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Immagine composita di Ultima Thule, bilanciata per renderla il più vicino possibile a quello che vedrebbe un occhio umano. Questa è l'immagine che ha conquistato la copertina di Science di questo mese. Credits: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute/Roman Tkachenko

Analizzando solo le prime serie di dati raccolti dalla New Horizons durante il sorvolo del primo dell’anno 2019 di 2014 MU69 (soprannominato Ultima Thule), il più lontano mondo mai esplorato si è rivelato molto più complesso del previsto. Dopo soli quattro mesi ecco i primi risultati pubblicati sul numero del 17 maggio della rivista Science che ci parlano dell’evoluzione, la geologia e la composizione di questo bizzarro oggetto.

Sua principale caratteristica è quella di trovarsi talmente al limite del nostro Sistema solare da essersi conservato nelle condizioni che aveva ancora ai tempi della formazione dei pianeti. Complici le temperature estremamente basse e la lontananza dal Sole – 6,5 miliardi di chilometri circa dalla Terra – e quindi dall’azione delle sue radiazioni e del vento solare, estremamente indeboliti. E sono molte le evidenze che ci confermano che si tratta di un oggetto che si è formato nelle prime fasi di formazione del Sistema solare e ha attraversato il tempo quasi immutato da allora.

Ultima Thule non si è guadagnata la copertina solo per la quantità e qualità dei risultati raggiunti, ancora agli inizi, o per la straordinarietà della sua missione, ma anche per la quantità di coautori presenti negli studi pubblicati: più di 200 co-autori, in rappresentanza di oltre 40 istituzioni. Alan Stern, PI della missione e autore principale degli studi pubblicati, ha infatti voluto dare merito di queste prime scoperte a tutti i membri dei team che hanno avuto un ruolo nel flyby di Ultima Thule. Ecco che allora, il lavoro di Stern include autori dai team scientifici, dal team di volo, dal progetto missione, dai team di gestione e comunicazione, nonché tra i più disparati collaboratori, tra cui lo scienziato, specializzato in immagini stereo (oltre che leggendario chitarrista dei Queen), Brian May, al Direttore della Divisione Planetaria della NASA Lori Glaze, al Capo ricercatore della NASA Jim Green e all'Amministratore associato NASA per la direzione della missione scientifica Thomas Zurbuchen. Crediti: AAAS / Scienza.

«Stiamo esaminando i resti ben conservati di un passato antico», spiega Alan Stern, PI della missione al Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado. «Non c’è dubbio che le scoperte fatte su Ultima Thule faranno fare passi in avanti alle teorie sulla formazione del istema solare».

Sappiamo già che si tratta di un oggetto binario, con due lobi a contatto nettamente diversi, che hanno informalmente preso il nome di Ultima e Thule, dalla separazione del nome avuto all’inizoo della missione. Ultima, il lobo più grande, ha una lunghezza di circa 36 chilometri ed è stranamente piatto, come un pancake, ed è collegato a un lobo più piccolo, Thule, che invece è risultato un po’ più rotondo, con una forma “ammaccata”. Tra loro la parte che li congiunge è soprannominata “il collo”.

Resta ancora sconosciuta la causa per cui i singoli lobi mostrano questa forma insolita, un mistero che con ogni probabilità, risale alla loro formazione miliardi di anni fa. Due delle ipotesi parlano di alta velocità di rotazione al momento della formazione, velocità rallentata poi nel tempo, oppure di erosione dovuta alla nube di polveri in cui si trovavano, che potrebbe aver avuto anche un’influenza sul loro avvicinamento.

Si sta facendo luce invece sulla dinamica della sua formazione. Su come i due lobi sono entrati in contatto senza fondersi l’uno con l’altro. I ricercatori infatti hanno determinato che il loro deve essere stato più un incontro, delicato, che uno “scontro”: i due lobi probabilmente erano in un sistema di orbita mutua, come molti oggetti della fascia di Kuiper, che per qualche motivo ha perso energia facendoli avvicinare. Perché l’incontro non fosse traumatico, infatti, le forze che li hanno fatti avvicinare devono essersi dissipate in qualche modo.
Di sicuro tutto questo è accaduto ai tempi della nascita del Sistema solare. Le velocità attuali di impatto tra corpi della fascia di Kuiper sono stimate nell’ordine dei mille chilometri all’ora, troppo alte e distruttive per dare vita a un oggetto come Ultima Thule, che sembra invece sia dovuto a un incontro a poco meno di 9 km/h, più compatibile con un ambiente in formazione come quello dell’alba del nostro Sistema solare.

«Sembra che i due si siano avvicinati letteralmente a una velocità di approdo come fossero due astronavi» spiega Alan Stern ai microfoni di Space.com, «Il che è particolarmente esplicativo di come debba essere stata l’origine dei planetesimi da queste parti».

Forse a causa, appunto, di forze aerodinamiche dovute al gas e alle polveri dell’antica nebulosa solare, oppure alla presenza di altri lobi che sono stati in qualche modo esplusi dal sistema lasciando soli Ultima e Thule che, come reazione, hanno man mano, lentamente, ridotto la loro mutua orbita. L’allineamento degli assi di Ultima e Thule indica inoltre che prima della fusione i due lobi dovevano essere in un orbita sincrona, ovvero ruotavano mostrandosi sempre lo stesso lato, come due danzatori sulla pista di ballo.

Oltre alla dinamica della loro formazione, gli studi pubblicati su Science descrivono anche  un’ampia gamma di caratteristiche superficiali di MU69: punti luminosi e macchie, colline e depressioni, crateri e pozzi.

La depressione più grande si trova su Thule, ed è una formazione di 8 chilometri di larghezza, che il team ha soprannominato “cratere Maryland”, dovuta con ogni probabilità a un impatto.  Alcune depressioni più piccole invece non mostrano caratteristiche da impatto, ma si sono probabilmente formate da parte della superficie che ha ceduto, crollando in vuoti sotterranei, o a causa di blocchi di ghiacci esotici nel tempo sublimati.

Altra curiosità, mentre Ultima mostra numerosi bozzi affiancati di dimensioni simili, che sembrano essere i contorni di pezzi più piccoli uniti assieme nel suo passato e che ne hanno dato origine, Thule invece non mostra nulla di simile. Il che potrebbe significare che i due lobi abbiano avuto una formazione molto diversa, ma potrebbe anche significare che l’impatto che ha creato il cratere Maryland su Thule ne abbia cancellato le tracce (Ultima non mostra infatti tracce di crateri simili).

A colori e composizione, poi, Ultima Thule ricorda molti altri oggetti trovati nella sua area della fascia di Kuiper. Anche questo, assieme all’omogeneità della colorazione, è un indizio della sua antica età. È molto rosso – più rosso persino di Plutone, principale target della missione, raggiunto nel 2015 – tanto da essere l’oggetto del Sistema solare più arrossato mai visitato da una sonda. Tale colorazione, a queste distanze, è causato dalla modifica di materiali organici sulla sua superficie in toline, o qualcosa di simile, e dai dati risultano prove della presenza di tracce di metanolo, acqua ghiacciata e molecole organiche.

New Horizons si trova ora a 6,6 miliardi di chilometri dalla Terra, e la trasmissione dei dati dal flyby continuerà ancora per un anno, fino alla fine dell’estate 2020. Nel frattempo, continua a eseguire nuove osservazioni di ulteriori oggetti della fascia di Kuiper, anche se da lontano. Oggetti troppo distanti per consentire scoperte come quelle su MU69, ma continuerà a misurare caratteristiche come la luminosità degli oggetti nel suo cammino, a mappare le radiazioni di particelle cariche e le polveri dell’ambiente della fascia di Kuiper.

La sonda in realtà ha sufficiente carburante da poter effettuare un ulteriore flyby, ma servirebbe un’estensione di missione che al momento non è ancora arrivata. Per il momento godiamoci questa bella vista ravvicinata del mondo più lontano del nostro Sistema solare mai raggiunto da una sonda.


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Una Luna gibbosa e Saturno

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Concludiamo il mese di maggio con un altro incontro tra la Luna e un pianeta brillante, il magnifico Saturno. Per osservare questa congiunzione piuttosto stretta, dovremo rivolgere la nostra attenzione verso sudest.

Ci apparirà immediatamente evidente il duetto composto dalla Luna (fase dell’83%) e da Saturno (mag. +1,2) la cui luminosità sarà contrastata dall’abbagliante luce lunare che avvolgerà nel suo alone anche il pianeta con l’anello, distante solo 1,4° dal bordo lunare.

Il contesto stellare è quello della bellissima costellazione del Sagittario, di cui, sotto cieli limpidi, sarà possibile riconoscere il gruppo di stelle più brillanti che compongono la figura della “teiera”.

All’orario indicato, mezzanotte e mezza circa, i due astri saranno ancora piuttosto bassi (circa 4°) e se non si dispone di un orizzonte libero da ostacoli basterà attendere qualche minuto in più per vedere alzarsi Saturno, seguito a breve distanza (un grado e mezzo) dalla Luna.

Come sempre, consigliamo di approfittare dell’occasione per includere nei propri scatti fotografici degli elementi del paesaggio circostante.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Maggio 2019

➜ La Luna di Maggio 2019 e una guida all’osservazione del Sinus Medii

➜ La Chioma di Berenice (II parte): l’ammasso stellare della Chioma e le sue stelle.


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Maggio su Coelum Astronomia 233

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Lezioni pratiche sull’uso del telescopio nell’osservazione di pianeti e oggetti “Deep Sky”

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