Nella grafica le orbite delle nuove 20 lune attorno al sistema di Saturno. Le orbite di diverso colore indicano le diverse inclinazioni e direzione del moto, e l'appartenenza ai diversi gruppi Norreno, Innuit e Gallico in base ai quale dovranno essere scelti i nomi. Crediti illustrazione: Carnegie Institution for Science. (Crediti immagine di saturno NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute. Le stelle sullo sfondo sono di Paolo Sartorio/Shutterstock.)
Ma quante lune ha Saturno? La risposta sempre giusta è “tante”, ma compito dei ricercatori è anche contarle e conoscerne il più possibile le orbite perché sono parte integrante del Sistema e quindi importanti per studiare l’evoluzione del pianeta, dei suoi anelli ma anche della formazione dell’intero Sistema Solare. Ecco che allora un team guidato da Scott S. Sheppard del Carnegie Institution for Scienceva a caccia di lune attorno ai pianeti gassosi del nostro sistema solare eha trovato ben 20 nuove lune esterne che orbitano attorno al sistema di Saturno. Questo porta il conteggio delle lune a 82, sorpassando Giove che per il momento è a 79 lune.
Ognuna delle nuove lune ha un diametro di circa 5 chilometri, 17 ruotano in senso inverso (retrogrado) rispetto al pianeta, mentre solo 3 orbitano nella stessa direzione della rotazione di Saturno. Due di queste sono le più vicine al sistema di anelli, e impiegano circa due anni per compiere un’orbita, le altre invece circa tre.
«Lo studio delle orbite di queste lune può rivelare dettagli sulla loro origine, ma anche sulle condizioni dell’ambiente attorno a Saturno al tempo della sua formazione» spiega Sheppard nel comunicato della Carnegie.
La scoperta è stata annunciata il 7 settembre dal International Astronomical Union’s Minor Planet Center (MPEC), attraverso i suoi celebri bollettini (che riportano i dati osservativi e il calcolo delle orbite, con i nomi degli osservatori che hanno permesso la scoperta e l’assegnazione del nome temporaneo).
Un video che racconta la scoperta delle nuove lune (in inglese) rilasciato dalla Carnagie Science.
Le nuove lune sono state scoperte attraverso le osservazioni al Subaru Telescope, sul monte Mauna Kea alle Hawaii, e fanno parte del team di Sheppard anche David Jewitt dell’UCLA (università della California Los Angeles) e Jan Kleyna dell’Università delle Hawaii.
«Usando uno dei telescopi più grandi al mondo, stiamo completando l’inventario delle piccole lune attorno ai pianeti giganti» spiega ancora Sheppard, «che giocano un ruolo cruciale nell’aiutarci a determinare come i pianeti del nostro Sistema solare si sono formati e evoluti».
Le nuove lune scoperte sono risultate appartenere a tre diversi gruppi, che raccolgono lune con inclinazione e direzione del moto orbitale simili.
Due delle lune con moto diretto hanno un’inclinazione di circa 46° e farebbero parte del gruppo denominato Inuit (e i cui nomi vengono scelti all’interno della mitologia Inuit), e sono frammenti di una antica luna madre che si è rotta in pezzi in un lontano passato.
«Questo tipo di raggruppamento nelle lune esterne, è lo stesso trovato anche su Giove, indicando l’avvenuta collissione violenta tra lune del sistema di Saturno o oggetti esterni come comete e asteroidi» spiega sempre Sheppard.
Similmente, le lune retrograde hanno uguale inclinazione e direzione del moto del gruppo Norreno, e sono quindi anch’esse quasi certamente il risultato di una collisione che ha frammentato la loro luna madre. Una di queste è anche la luna più lontana da Saturno tra quelle conosciute.
La terza luna con moto diretto ha invece un’inclinazione di 36°, e anch’essa sembrerebbe non sfuggire a simili natali, potrebbe far parte delle lune del gruppo Gallico, che hanno stessa direzione e inclinazione ma mentre queste sono lune interne, la nuova luna (chiamata per il momento S/2004 S24) orbita molto più lontana di qualsiasi altra luna con moto diretto. Le immagini della scoperta di la luna conosciuta più distante di qualsiasi luna con moto diretto di Saturno. Si può notare come le stelle di fondo restino ferme mentre il suo moto e rilevabile dalle immagini riprese a distanza di una sola ora l'una dall'altra. Crediti: Scott Sheppard
Le possibilità quindi sono due: o qualcosa l’ha portata a migrare così lontano a differenza di tutte le altre compagne, o più semplicemente non fa parte del gruppo, e le caratteristiche orbitali simili sono solo una coincidenza…
E di Saturno parliamo anche nell'ultimo numero della nostra rivista, sempre in digitale gratuito, con riferimento però al suo sistema di anelli, così tanto studiato ma ancora così poco realmente conosciuto. Clicca sull'immagine per leggere!Il fatto che le nuove lune siano state trovate così distanti, indica che l’evento che le ha create deve essere avvenuto quando il processo di formazione di Saturno era ormai alla fine. Ai tempi della formazione del Sistema solare, infatti, il Sole era circondato da un denso disco di polveri e gas. Se quando sono avvenute le collisioni che hanno dato origine alle lune, ci fossero state ancora grandi quantità di polvere e gas nei dintorni di un Saturno in formazione, l’attrito avrebbe portato i frammenti della collisione a spiraleggiare verso il pianeta, portando quindi le giovani lune in formazione in orbite più interne.
Già lo scorso anno, Sheppard aveva scoperto altre 12 lune attorno a Giove, ed era stato indetto un concorso per dare il nome a cinque di esse. «Mi ha talmente elettrizzato l’enorme coinvolgimento del pubblico attorno al concorso per dare un nome alle lune di Giove, che abbiamo deciso di farne uno nuovo per trovare un nome alle nuove lune di Saturno» ha annunciato Sheppard. I nomi dovranno essere coerenti con il gruppo individuato per ogni luna, e quindi rientrare rispettivamente nelle mitologie Innuit, Norrena e Gallica. Per partecipare basta andare allapagina dedicata nel sito della Carnegie Science dove sono indicate tutte le regole per la scelta del nome e twittare a @SaturnLunacy il nome scelto, la motivazione e, fortemente suggerito, allegare un’immagine (foto, disegno, video… qualsiasi cosa) a tema. L’hashtag da non dimenticare è #NameSaturnsMoons.
Di Anelli, Comete, Telescopi e Vapor d’Acqua La prima cometa interstellare! Ma che età hanno gli anelli di Saturno? Leonardo precursore anche dell’invenzione del telescopio? Vapore acqueo trovato per la prima volta nell’atmsfera di una super-Terra e molto altro ancora su…
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A partire dal prossimo SETTEMBRE torna la nuova edizione de “DAL CIELO NOTTURNO AL COSMO – CORSO DI INTRODUZIONE ALL’ASTRONOMIA“!
Ancora una volta, protagonista il Cosmo, attraverso nr. 5 lezioni teoriche (tenute presso il Centro commerciale “Il Giulia” a Trieste) “dirette” dagli esperti relatori del Circolo Culturale Astrofili Trieste + nr. 3 lezioni pratiche sui telescopi tenute presso l’osservatorio “B.Zugna”, dove verrà applicato quanto imparato nella teoria sui telescopi assieme a prove di ricerca ed inseguimento dei corpi celesti.
Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).
L’OAPM apre gratuitamente al pubblico per l’osservazione del cielo notturno il 2° e 4° venerdì del mese. In caso di tempo incerto telefonare per conferma al numero 3472874176 o 3482650891.
11.10 e 25.10, ore 21:30: Il cielo al castello di Montarrenti. L’Osservatorio Astronomico di Montarrenti sarà aperto al pubblico per delle serate osservative, con particolare attenzione alla Luna (principalmente il giorno 11), agli ammassi stellari e ai vari oggetti del profondo cielo. Prenotazione obbligatoria tramite il sito www.astrofilisenesi.it o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.
Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi
Questa immagine mostra Barnard 59, parte di una vasta nube oscura di polvere interstellare nota come Nebulosa Pipa. Questa nuova immagine molto dettagliata di una nebulosa oscura è stata ottenuta dal WFI (Wide Field Imager) montato sul telescopio da 2,2 metri all'Osservatorio di La Silla dell'ESO. Questa immagine è così grande che si consiglia di usare la versione con ingrandimento, cliccando sull'immagine, per meglio apprezzarla nella sua interezza. Crediti: ESO
ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) ha catturato questa immagine ad altissima risoluzione di due dischi circumsterllari in cui crescono giovani stelle, alimentate dal materiale dei dischi stessi. La complessa rete di filamenti di gas e polvere distribuita in spirali ricorda la forma di un pretzel. L'osservazione di questo straordinario fenomeno getta nuova luce sulle prime fasi della vita delle stelle e aiuta gli astronomi a determinare le condizioni in cui si formano le stelle binarie. Crediti: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), Alves et al.
Le due stelline sono state trovate nel sistema [BHB2007] 11 – il membro più giovane di un piccolo ammasso stellare nella nebulosa oscura Barnard 59, che fa parte delle nubi di polvere interstellare chiamate nebulosa Pipa. Precedenti osservazioni di questo sistema binario avevano mostrato la struttura esterna, ora grazie all’alta risoluzione di ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) e a un gruppo internazionale di astronomi guidato da scienziati dell’Istituto Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE) in Germania, possiamo vedere la struttura interna di questo oggetto .
Questa immagine mostra Barnard 59, parte di una vasta nube oscura di polvere interstellare nota come Nebulosa Pipa. Questa nuova immagine molto dettagliata di una nebulosa oscura è stata ottenuta dal WFI (Wide Field Imager) montato sul telescopio da 2,2 metri all'Osservatorio di La Silla dell'ESO. Questa immagine è così grande che si consiglia di usare la versione con ingrandimento, cliccando sull'immagine, per meglio apprezzarla nella sua interezza. Crediti: ESO
«Vediamo due sorgenti compatte che interpretiamo come dischi circumstellari intorno alle due giovani stelle», spiega Felipe Alves di MPE che ha guidato lo studio. Un disco circumstellare è l’anello di polvere e gas che circonda una giovane stella. La stella accresce la materia dall’anello per ingrandirsi. «La dimensione di ciascuno di questi dischi è simile a quella della fascia di asteroidi nel nostro Sistema Solare e la separazione tra loro è 28 volte la distanza tra il Sole e la Terra», osserva Alves.
I due dischi circumstellari sono circondati da un disco più grande, con una massa totale equivalente a circa 80 volte la massa di Giove, che mostra una complessa rete di strutture di polvere distribuite in forme a spirale – gli anelli del pretzel. «Questo è un risultato davvero importante», sottolinea Paola Caselli, direttore a MPE, e a capo del Centro di studi astrochimici, coautrice del lavoro. «Abbiamo finalmente prodotto l’immagine della complessa struttura delle giovani stelle binarie con i loro filamenti che le alimentano e le collegano al disco in cui sono nate. Ciò fornisce importanti vincoli per gli attuali modelli di formazione stellare».
Le stelle infanti accrescono massa dal disco più grande in due fasi. Il primo stadio è quando la massa viene trasferita ai singoli dischi circumstellari in bellissimi anelli rotanti, che è ciò che ha mostrato la nuova immagine ALMA. L’analisi dei dati ha anche rivelato che il disco circumstellare meno massiccio ma più luminoso – quello nella parte inferiore dell’immagine – accumula più materiale. Nel secondo stadio, le stelle raccolgono massa dai loro dischi circumstellari. «Ci aspettiamo che questo processo di accrescimento a due livelli guidi la dinamica del sistema binario durante la sua fase di accrescimento di massa», aggiunge Alves. «Sebbene il buon accordo di queste osservazioni con la teoria sia già molto promettente, avremo bisogno di studiare in dettaglio un maggior numero di giovani sistemi binari per capire meglio come si formano le stelle multiple».
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XVII edizione di BergamoScienza, il festival di divulgazione scientifica organizzato dall’Associazione BergamoScienza, che si terrà dal 5 al 20 ottobre. Per 16 giornate animerà la città di Bergamo con incontri, conferenze, dialoghi e spettacoli dedicati alla scienza. Con un linguaggio chiaro ed accessibile a tutti, scienziati di fama internazionale aggiorneranno il pubblico del festival sulle possibili soluzioni per affrontare le sfide ambientali e sociali della società contemporanea.
Focus del festival, quest’anno, sarà infatti la sostenibilità della vita sul pianeta, sia in termini di impatto
climatico e salute dell’acqua e dell’aria che di alimentazione, ma verranno come sempre affrontati tutti gli aspetti della scienza e della tecnica, dalla storia della scienza ai rapporti con la società, fino all’intelligenza artificiale.
Tutti gli eventi di BergamoScienza sono a ingresso libero, ad eccezione di laboratori e mostre e di alcune conferenze e spettacoli indicati in programma per i quali è necessaria la prenotazione (da lunedì 30 settembre sul sito del festival).
Per le scuole invece la prenotazione è obbligatoria per tutti gli eventi (da giovedì 19 settembre sul sito).
Lo spettro della cometa interstellare 2I/Borisov ottenuto il 20 settembre usando lo spettrografo Isis sul William Herschel Telescope. La luce emessa dalle molecole di cianogeno è chiaramente identificata come picco a maggiore intensità rispetto alla luce riflessa dai granelli di polvere emessi anch’essi dalla cometa. Crediti: Alan Fitzsimmons/QubÈ una scoperta importante, quella firmata da Alan Fitzsimmons della Queen’s University di Belfast e colleghi. Una scoperta a suo modo storica. È infatti la prima volta che viene rilevato e analizzato il gas presente su un oggetto interstellare di questo tipo: “la cometa aliena” recentemente ribattezzata 2I/Borisov, immortalata per la prima volta dal Gemini North Telescope poche settimana fa. Si tratta di un gas costituito da atomi di carbonio e azoto legati assieme a formare un composto dalla formula molecolare (CN)2. Una molecola tossica, se inalata, ma abbastanza comune nelle comete: il cianogeno.
Come abbiano fatto i ricercatori a individuarlo è presto detto: puntando il William Herschel Telescope verso la cometa tra le 6:00 e le 7:00 della mattina del 20 settembre scorso e ottenendone lo spettrogramma con lo spettrografoIsismontato sul telescopio. Un’osservazione riuscita al secondo tentativo, dopo che il primo – il 13 settembre – non era andato a buon fine a causa dell’eccessiva luminosità del cielo. Buona la seconda, si potrebbe dire.
L’analisi dello spettrogramma ha portato gli astronomi a trarre la conclusione che si legge già nel titolo del preprint dell’articolo (ancora in attesa di essere accettato da una rivista scientifica, ma già consultabile online): le impronte digitali spettrali sono, appunto, quelle del cianogeno.
Marco Micheli, astronomo al Neo Coordination Centre dell’Esa e associato Inaf. Ha contribuito all’astrometria e al calcolo orbitale che ha permesso di avere un’effemeride sufficientemente accurata per ottenere lo spettro.
«In poche parole» spiega a Media InafMarco Micheli, astronomo al Neo Coordination Centredell’Esa, associato Inaf e coautore dello studio, «nello spettro della cometa si possono vedere le linee di emissione di alcuni composti gassosi emessi dall’oggetto. In questo caso, avendo ottenuto uno spettro che copriva lunghezze d’onda dell’intervallo visibile, alcune specie potevano creare linee di emissione nel range spettrale analizzato, e la presenza di tali linee è la prova diretta della sua esistenza nella chioma cometaria. Tra i composti che hanno linee spettrali nel visibile, tipicamente il CN è il più facile da rilevare ed è presente in molte comete del nostro Sistema solare. Pertanto ci si aspettava che potesse essere individuabile anche su un oggetto abbastanza debole come la cometa Borisov. Trovarlo su un oggetto interstellare è la conferma che anche comete generate in sistemi solari diversi dal nostro hanno una chimica e una composizione simili alle nostre, e pertanto plausibilmente sono state originate da meccanismi simili».
La storia della scoperta della cometa Interstellare e l'esperienza degli astrofili su Coelum astronomia di ottobre. Come sempre in formato digitale e gratuito! Clicca sull'immagine e leggi. E se vi state chiedendo se questa specie chimica sia l’unica emessa dalla cometa extrasolare, la risposta è no. «Ovviamente ci sono molti altri composti volatili su una cometa», aggiunge infatti Micheli. «Alcuni, presenti in grandi quantità, non hanno però righe di emissione alle lunghezze d’onda coperte da questo spettro, e pertanto non potevano essere visibili. Altri sono più rari, e pertanto la loro emissione è più debole rispetto al CN. Potranno forse essere individuati in futuro, osservando con telescopi più grandi e/o quando la cometa sarà più brillante e attiva, nei prossimi mesi».
Quanto alla precisione delle misure effettuate, l’astronomo non ha dubbi: «La linea di emissione del CN è estremamente ben visibile nello spettro ottenuto, e dalla sua intensità è possibile derivare l’abbondanza di CN con una ottima precisione, pertanto direi che la misura può considerarsi estremamente affidabile».
Per saperne di più:
Leggi su arXiv.org il preprint dell’articolo “Detection of CN gas in Interstellar Object 2I/Borisov” di Alan Fitzsimmons, Olivier Hainaut, Karen Meech, Emmanuel Jehin, Youssef Moulane, Cyrielle Opitom, Bin Yang, Jacqueline V. Keane, Jan T. Kleyna, Marco Micheli e Colin Snodgrass
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Coelum Astronomia di Ottobre 2019
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Il giorno 5 ottobre, alle ore 22:25 circa, potremo assistere a un nuovo incontro che vede protagonista il Quarto di Luna (fase del 51%) e uno dei pianeti giganti gassosi del Sistema Solare: Saturno (mag. +0,5).
Anche in questo caso, “l’abbraccio celeste” che potremo osservare sarà piuttosto stretto (circa 1° 12’) con la Luna che passerà a sud di Saturno.
Questa congiunzione, che avverrà entro i confini del Sagittario (di cui potremo riconoscere, sotto un cielo limpido, le stelle principali a sud della Luna), sarà meno “brillante” della precedente, per via della maggiore differenza di luminosità dei due soggetti, ma comunque molto gradevole da osservare.
All’orario indicato, i soggetti, localizzabili guardando verso sudovest, saranno alti circa 10° sull’orizzonte. Anche in questo caso il consiglio è quello di riprendere fotograficamente la coppia includendo il paesaggio, per rendere più originale la ripresa. La Luna con la sua luce illuminerà il paesaggio ma, attenzione, allo stesso tempo renderà più difficile regolare le impostazioni della fotocamera per rendere anche la presenza di Saturno.
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I prossimi giorni saranno inoltre i giorni migliori per osservare le formazioni lunari anche solo con un binocolo o un piccolo telescopio, scopri i consigli di Francesco Badalotti su
XIX Convegno della Società Italiana di Archeoastronomia
“Ad una ad una annoverar le stelle”
Centro Interuniversitario di Ricerca “Seminario di Storia della Scienza”, Università di Bari Aula I, Centro Polifunzionale Studenti
Comitato Scientifico: Elio Antonello (INAF-Osserv. Astron. Brera), Francesco Paolo De Ceglia (Università di Bari), Manuela Incerti (Università di Ferrara), Nicoletta Lanciano (Sapienza Università di Roma), Giulio Magli (Politecnico di Milano), Massimo Mazzoni (Università di Firenze), Andrea Polcaro (Università di Perugia), Guido Rosada (Università di Padova), Anna Maria Tunzi (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Bari).
Si svolgerà a Bari dal 10 al 12 ottobre 2019 il XIX Convegno della Società Italiana di Archeoastronomia.
Il Convegno, organizzato in collaborazione con Società Astronomica Italiana, Centro Interuniversitario di ricerca “Seminario di Storia della Scienza” Uniba e dalla Società Astronomica Pugliese, si svolgerà nell’Aula I del Centro Polifunzionale Studenti Uniba (Ex Palazzo Poste) in Piazza C. Battisti 1.
Sono previste 34 relazioni e 5 posters.
Venerdì 11 ottobrealle ore 17,30 si svolgerà l’Assemblea dei Soci della Società Italiana di Archeoastronomia.
È richiesto il versamento di una quota di partecipazione a coloro che intendono presenziare a tutti gli incontri del Convegno e vogliono ricevere il kit di partecipazione e la stampa degli atti.
Per le presenze occasionali l’ingresso è libero e gratuito.
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I convegni e le iniziative UAI 5 ottobre La Notte della Luna – International Observe the Moon Night (InOMN) è l’iniziativa mondiale dedicata alla scoperta e all’osservazione del nostro meraviglioso satellite naturale, in programma – quest’anno – sabato 5 ottobre
25-27 ottobre Meeting di Radioastronomia organizzato quest’anno dalla Sezione Radioastronomia dell’UAI e dalla Italian Amateur Radio Astronomy (IARA) presso i Colli Euganei (PD), con la collaborazione dell’Associazione Astronomica Euganea, delegazione territoriale dell’Unione Astrofili Italiani. La location scelta per il meeting è il Centro Visite e Laboratorio di Educazione Naturalistica “Casa Marina” di Galzignano Terme.
Per maggiori informazioni consultare il link: www.iaragroup.org/icara2019
Iniziamo la sera del 3 ottobre, alle ore 21:00 circa, quando una falce di Luna (fase del 31%) entrerà in congiunzione stretta con il pianeta Giove (mag. –2), con la Luna che si troverà a circa 1° 48’ a ovest del pianeta.
Sarà facile individuare i due soggetti, brillanti nel cielo della sera, nella cornice della costellazione dell’Ofiuco (anche se risalterà certamente di più la vicina costellazione dello Scorpione): basterà orientarsi verso sudovest.
All’ora indicata in cartina, vedremo la Luna e Giove formare un duetto a una decina di gradi di altezza sull’orizzonte. Considerata la loro altezza, sarà possibile scattare delle fotografie che comprendano elementi del paesaggio naturale o architettonico circostante per impreziosire e rendere più originali i nostri scatti.
I prossimi giorni saranno inoltre i giorni migliori per osservare le formazioni lunari anche solo con un binocolo o un piccolo telescopio, scopri i consigli di Francesco Badalotti su
La Notte della Luna o International Observe the Moon Night (InOMN) è l’iniziativa mondiale dedicata alla scoperta e all’osservazione del nostro meraviglioso satellite naturale, in programma – quest’anno – sabato 5 ottobre
Nel team promotore della InOMN rientrano la NASA e altre importanti istituzioni scientifiche, tra le quali: l’Astronomical Society of the Pacific & the NASA Night Sky Network, EU-Universe Awareness, Lunar and Planetary Institute, NASA Lunar Science Institute. In Italia da alcuni anni l’appuntamento è promosso dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e dall’Unione Astrofili Italiani (UAI).
Come ormai consuetudine, l’iniziativa internazionale sarà un’occasione per proporre osservazioni al telescopio dedicate alla Luna – al primo quarto – e per approfondire temi quali la genesi e le caratteristiche fisiche, le missioni spaziali passate e in programmazione, la mitologia, la poesia, la musica e le diverse espressioni artistiche ispirate al nostro satellite naturale.
In Italia, grazie al coinvolgimento delle Delegazioni territoriali della UAI, saranno allestite postazioni divulgative e osservative lungo tutta la penisola. Informazioni dettagliate sugli speciali Moonwatch Party a cura delle Associazioni astrofile saranno presto disponibili su Rete Astrofili, in home page.
5 ottobre: International Observe the Moon Night. Evento gratuito al Santuario del Divino Amore
I due nuovi corsi di Astronomia
L’anno accademico della nostra Scuola di Astronomia si apre con due corsi, uno il lunedì, l’altro il giovedì, che dureranno fino a dicembre presso la nostra sede dell’EUR. Sconto per i lettori di Coelum (chiedere coupon a eventi@accademiadellestelle.org)
Da lunedì 30 settembre: L’Astronomia insolita e curiosa.
Otto conferenze su moltissime curiosità e aneddoti raramente divulgati al pubblico, per scoprire gli aspetti più insoliti e incredibili del cielo e della scienza che lo studia.
Da giovedì 17 ottobre: Come si osserva il cielo.
Corso base completo di astronomia pratica: tutte le competenze che servono per diventare astrofili! Con guida alla scelta del telescopio, tecniche osservative e fotografiche e lezioni pratiche sotto le stelle.
Le fasi della Luna in ottobre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione.
Una sottilissima falce di Luna crescente ripresa il 29 settembre sera da Anna Maria Catalano e Franco Traviglia (per i dettagli di ripresa cliccare sull’immagine). Per quanto riguarda le falci di Luna, questo mese si parte subito dal 1 ottobre, per poi passare alla fine del mese, tra il 26 e il 27 ottobre.Le fasi della Luna in ottobre, calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione.
Chiuso il mese scorso col nostro satellite in fase di 2 giorni dopo il Novilunio del 28 settembre, nella prima serata di ottobre dopo le 19:30 circa vedremo nel cielo occidentale una falce con età di 3 giorni che lascerà ben poco spazio all’osservazione andando a tramontare intorno alle 21:00. Andrà diversamente nelle successive serate, quando la Luna Crescente renderà il nostro satellite sempre più visibile con la fase di Primo Quarto prevista per le 18:47 del 5 ottobre a un’altezza di +21° poco prima del transito in meridiano che avverrà alle 19:17 a +21°.
Da notare che, nell’occasione, alla distanza di soli 2° ci sarà il pianeta Saturno con la Luna perfettamente osservabile per gran parte della serata, andando a tramontare poco prima di mezzanotte fra le stelle del Sagittario.
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➜ Continua, con maggiori dettagli in la Luna di ottobresu Coelum Astronomia 237
Falci di Luna
Questo mese, troviamo consigli per l’osservazione delle formazioni lunari anche nella pagina dedicata alle Falci di Luna, del Cielo di Ottobre. Iniziamo subito con la prima serata del mese, 1 ottobre, quando dalle 19:30 circa sarà possibile osservare una falce con età di 2,9 giorni a un’altezza iniziale di +23°. Ma per quel che riguarda l’osservazione dei dettagli del paesaggio lunare bisognerà attendere le falci di fine mese, dal 25 ottobre in poi.
La prima proposta in questo numero è per la serata del 2 ottobre quando, dalle 19:00 circa e fino al suo tramonto previsto per le 21:32, il punto di massima librazione si troverà alla latitudine di Humboldt, una grande e spettacolare struttura crateriforme di 213 km di diametro la cui origine risale al Periodo Geologico Imbriano Superiore (da 3,8 a 3,2 miliardi di anni fa). Per l’occasione il nostro satellite sarà in fase di 4 giorni, a un’altezza iniziale di +19°.
dal 6 all’8 ottobre Piton, Spitzbergen, Pico, Teneriffe e Recti
La seconda e principale proposta di questo mese, è per le serate del 6-7-8 ottobre quando con la Luna in fase da 8 a 10 giorni andremo a scandagliare nell’ordine i monti Piton, Spitzbergen, Pico, Teneriffe e Recti tutti situati nel mare Imbrium, osservazioni da effettuare contestualmente al progressivo avanzamento della linea del terminatore attraverso il suolo lunare da est verso ovest.
La terza proposta viene suddivisa nelle due serate del 9 e 10 ottobre, quando il nostro satellite si troverà rispettivamente in fase di 11/12 giorni a nostra disposizione per tutta la serata e fino alle prime ore della notte seguente. Andremo a osservare una ristretta e interessantissima regione vulcanica situata nel settore nordoccidentale del nostro satellite, al confine fra mare Imbrium e oceanus Procellarum, poco a sud-sudovest del Sinus Iridum, in cui oltre a due grandi strutture a domo sono presenti anche altri coni minori sempre di origine vulcanica.
Come sempre in casi analoghi precisiamo che la visibilità dei dettagli proposti sarà in stretta relazione col progressivo avanzamento della linea del terminatore attraverso la superficie lunare, da est verso ovest, ed è proprio questa la motivazione per cui la scelta è caduta sulle due serate consecutive del 9/10 ottobre.
Il segnale di FRB 181112 era composto da pochi impulsi, ciascuno di durata inferiore a 40 microsecondi (10.000 volte più breve di un battito di ciglia). La breve durata degli impulsi pone un limite superiore alla densità del gas dell'alone perché il passaggio attraverso un mezzo più denso amplierebbe la durata del segnale radio. Crediti: ESO/M. Kornmesser
Nell'immagine il percorso del segnale di FRB 181112, dalla galassia ospite verso la Terra, attraverso l'alone di una galassia intermedia. Il segnale era composto da pochi impulsi, ciascuno di durata inferiore a 40 microsecondi (10.000 volte più breve di un battito di ciglia), una durata che pone un limite superiore alla densità del gas dell'alone perché il passaggio attraverso un mezzo più denso l'avrebbe altrimenti ampliata. Crediti: ESO/M. Kornmesser
Usando un mistero cosmico per sondarne un altro, alcuni astronomi hanno analizzato il segnale proveniente da un lampo radio veloce (FRB fast radio burst) per far luce sul gas diffuso nell’alone di una galassia massiccia. Un vasto alone di gas a bassa densità si estende infatti ben oltre la zona luminosa di una galassia in cui sono concentrate le stelle. Molto difficile da studiare, anche se rappresenta una frazione della massa della galassia maggiore rispetto alle stelle.
Poco dopo che il radiotelescopio Australian Square Kilometer Array Pathfinder (ASKAP) ha individuato un lampo radio veloce, chiamato FRB 181112, il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO ha catturato questa immagine e altri dati per determinare la distanza dalla galassia ospite (l'ubicazione di FRB 181112 è indicata dallle ellissi bianche). L'analisi di questi dati ha rivelato che gli impulsi radio sono passati attraverso l'alone di una galassia massiccia (nella parte superiore dell'immagine) nel loro cammino verso la Terra. Crediti: ESO/X. Prochaska et al.
Nel novembre 2018 il radiotelescopio ASKAP (Australian Square Kilometre Array Pathfinder) ha individuato un lampo radio veloce, chiamato FRB 181112. Osservazioni successive con il VLT (Very Large Telescope) dell’ESO e altri telescopi hanno rivelato che gli impulsi radio sono passati, nel loro cammino verso la Terra, attraverso l’alone di una galassia massiccia. Questa scoperta ha permesso agli astronomi di analizzare il segnale radio alla ricerca di indizi sulla natura del gas nell’alone.
«Il segnale del lampo radio veloce ha rivelato la natura del campo magnetico attorno alla galassia e la struttura del gas nell’alone. Lo studio dimostra l’efficacia di una nuova tecnica rivoluzionaria per esplorare la natura degli aloni delle galassie», ha dichiarato J. Xavier Prochaska, professore di astronomia e astrofisica all’Università della California a Santa Cruz e autore principale di un articolo che presenta i nuovi risultati pubblicati oggi dalla rivista Science.
Gli astronomi continuano a non sapere quali siano le cause dei lampi radio veloci e solo recentemente sono stati in grado di rintracciare alcuni di questi segnali radio molto brevi e molto luminosi nelle galassie da cui hanno avuto origine. «Quando abbiamo sovrapposto le immagini radio e quelle ottiche, abbiamo potuto vedere subito che il lampo radio veloce ha attraversato l’alone di questa galassia che si trova casualmente sulla nostra linea di vista e, per la prima volta, abbiamo avuto un modo diretto di indagare sulla materia altrimenti invisibile che circonda questa galassia,» ha commentato la coautrice Cherie Day, una dottoranda presso la Swinburne University of Technology, in Australia.
Un alone galattico contiene sia materia oscura che ordinaria – o barionica – principalmente sotto forma di un gas ionizzato caldo. Mentre il corpo luminoso di una galassia massiccia potrebbe arrivare fino a circa 30.000 anni luce, il suo alone approssimativamente sferico ha un diametro dieci volte maggiore. Il gas dell’alone alimenta la formazione stellare cadendo verso il centro della galassia, mentre altri processi, come le esplosioni di supernova, possono espellere materiale dalle regioni che formano le stelle verso l’alone galattico. Una delle ragioni per cui gli astronomi vogliono studiare il gas dell’alone è capire meglio questi processi di espulsione che possono arrestare la formazione stellare.
«L’alone di questa galassia è sorprendentemente tranquillo», ha affermato Prochaska. «Il segnale radio è stato disturbato pochissimo dalla galassia, in netto contrasto con ciò che i modelli precedenti avevano previsto che sarebbe accaduto».
Il segnale di FRB 181112 era composto da pochi impulsi, ciascuno di durata inferiore a 40 microsecondi (10.000 volte più breve di un battito di ciglia). La breve durata degli impulsi pone un limite superiore alla densità del gas dell’alone perché il passaggio attraverso un mezzo più denso amplierebbe la durata del segnale radio. Da questo i ricercatori hanno calcolato che la densità del gas dell’alone deve essere inferiore a 0,1 atomi per centimetro cubo (equivalente a diverse centinaia di atomi in un volume delle dimensioni di un palloncino). Questo vincolo di densità limita anche la possibilità di turbolenza o la presenza di nubi di gas freddo all’interno dell’alone (freddo in questo campo è ovviamente è un termine relativo, poiché si riferisce a temperature intorno ai 10.000 °C, ma comunque molto minori rispetto al gas caldo dell’alone che si trova a circa 1 milione di gradi).
«Come l’aria che vibra in una calda giornata estiva, l’atmosfera tenue di questa galassia massiccia dovrebbe deformare il segnale del lampo radio veloce. Invece abbiamo ricevuto un impulso così incontaminato e nitido che non vi troviamo alcuna impronta del gas,» ha affermato il coautore Jean-Pierre Macquart, astronomo dell’International Center for Radio Astronomy Research presso la Curtin University, Australia.
Lo studio non ha trovato prove della presenza di nuvole fredde turbolente o di piccoli grumi densi di gas freddo di alone. Altre informazioni fornite sono quelle sul campo magnetico dell’alone, che è risultato molto debole, un miliardo di volte più debole di quello di un magnete da frigorifero. Con i risultati di un solo alone galattico, i ricercatori non possono però ancora dire se la bassa densità e la bassa intensità del campo magnetico che hanno misurato sono insolite o se gli studi precedenti sugli aloni galattici avevano prodotto una stima per eccesso di queste proprietà. Prochaska ha dichiarato di aspettarsi che ASKAP e altri radiotelescopi useranno i lampi radio veloci per studiare molti più aloni galattici e risolverne le proprietà.
«Questa galassia potrebbe essere speciale», ha detto. «Avremo bisogno di lampi radio veloci per studiare decine o centinaia di galassie su un vasto intervallo di masse ed età per valutare l’intera popolazione».
I telescopi ottici come il VLT dell’ESO mostrano quindi di avere un ruolo importante, non solo rivelando quanto è lontana la galassia che ospita un singolo lampo, ma anche fornendo ulteriori dati nel caso in cui un lampo sia passato attraverso l’alone di una qualsiasi galassia in primo piano, aiutandone quindi lo studio.
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Di Anelli, Comete, Telescopi e Vapor d’Acqua La prima cometa interstellare! Ma che età hanno gli anelli di Saturno? Leonardo precursore anche dell’invenzione del telescopio? Vapore acqueo trovato per la prima volta nell’atmsfera di una super-Terra e molto altro ancora su…
Coelum Astronomia di Ottobre 2019
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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).
L’OAPM apre gratuitamente al pubblico per l’osservazione del cielo notturno il 2° e 4° venerdì del mese. In caso di tempo incerto telefonare per conferma al numero 3472874176 o 3482650891.
05.10, ore 21:30: Il cielo autunnale. L’appuntamento è presso Porta Laterina a Siena da dove raggiungeremo a piedi la specola “Palmiero Capannoli” per osservare il cielo del periodo. Al centro dell’attenzione nebulose, ammassi stellari e stelle doppie. Prenotazione obbligatoria on line sul sito www.astrofilisenesi.it oppure tramite Davide Scutumella 3388861549. In caso di tempo incerto telefonare per conferma.
05.10, 18:30 – 20:00: La notte della Luna – International Observe the Moon Night (InOMN). In contemporanea con molte altre località a livello internazionale, questa sera sarà dedicata all’osservazione del nosto satellite naturale, nella fase di primo quarto. L’osservazione sarà effettuata all’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (SI). Serata gratuita ma su prenotazione tramite il sito www.astrofilisenesi.it o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.
11.09 e 25.09, ore 21:30: Il cielo al castello di Montarrenti. L’Osservatorio Astronomico di Montarrenti sarà aperto al pubblico per delle serate osservative, con particolare attenzione alla Luna (principalmente il giorno 11), agli ammassi stellari e ai vari oggetti del profondo cielo. Prenotazione obbligatoria tramite il sito www.astrofilisenesi.it o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.
I convegni e le iniziative UAI 4-6 ottobre Meeting Esopianeti e Stelle variabili sarà ospitato quest’anno nell’ambito delle attività del 27º Convegno nazionale del Gruppo Astronomia Digitale (GAD), in programma a Todi (PG), presso il Teatro dell’Istituto Ciuffelli-Einaudi. A organizzarlo, le Sezioni “Pianeti extrasolari” e “Stelle Variabili” dell’Unione Astrofili Italiani (UAI), con la collaborazione dell’Associazione astronomica umbra e dell’Istituto Spezzino Ricerche astronomiche. ⇒ Per i dettagli sulle relazioni del Convegno consultare il link: http://www.astronomiadigitale.com/gad27/relazioni_2019.html
5 ottobre La Notte della Luna – International Observe the Moon Night (InOMN) è l’iniziativa mondiale dedicata alla scoperta e all’osservazione del nostro meraviglioso satellite naturale, in programma – quest’anno – sabato 5 ottobre http://observethemoonnight.org/
25-27 ottobre Meeting di Radioastronomia organizzato quest’anno dalla Sezione Radioastronomia dell’UAI e dalla Italian Amateur Radio Astronomy (IARA) presso i Colli Euganei (PD), con la collaborazione dell’Associazione Astronomica Euganea, delegazione territoriale dell’Unione Astrofili Italiani. La location scelta per il meeting è il Centro Visite e Laboratorio di Educazione Naturalistica “Casa Marina” di Galzignano Terme.
Per maggiori informazioni consultare il link: www.iaragroup.org/icara2019
A partire dal prossimo SETTEMBRE torna la nuova edizione de “DAL CIELO NOTTURNO AL COSMO – CORSO DI INTRODUZIONE ALL’ASTRONOMIA“!
Ancora una volta, protagonista il Cosmo, attraverso nr. 5 lezioni teoriche (tenute presso il Centro commerciale “Il Giulia” a Trieste) “dirette” dagli esperti relatori del Circolo Culturale Astrofili Trieste + nr. 3 lezioni pratiche sui telescopi tenute presso l’osservatorio “B.Zugna”, dove verrà applicato quanto imparato nella teoria sui telescopi assieme a prove di ricerca ed inseguimento dei corpi celesti.
Un0immagine radente del luogo in cui sarebbe dovuto atterrare il land indiano Vikram. Il satellite della NASA LRO ha effettuato un passaggio sopra questa area, poco prima che il Sole tramontasse, per provare a individuare i resti del lander.
Un'immagine in prospettiva del luogo in cui sarebbe dovuto atterrare il land indiano Vikram. Il satellite della NASA LRO ha effettuato un passaggio sopra questa area, poco prima che il Sole tramontasse, per provare a individuare i resti del lander.
Nel nuovo numero di ottobre di Coelum Astronomia, vi raccontiamo la missone indiana Chandrayaan-2, che ha “quasi” realizzato il sogno indiano di sbarcare sulla Luna, con un lander e un rover: secondo ambizioso passo nell’esplorazione indiana della Luna. Purtroppo se la prima parte della missione, l’inserimento in orbita dell’orbiter, è stato un successo, tutto ha funzionato da manuale solo fino a quando, il 6 settembre scorso, il lander Vikram non è stato lasciato a sé stesso per effettuare l’atterraggio morbido sul suolo lunare, e portare a termine la sua missione di due settimane (un giorno lunare) in cui avrebbe dovuto far uscire anche un piccolo rover per effettuare analisi del terreno. Il lander è si atterrato sulla Luna, ma non con l’atterraggio morbido sperato.
A un paio di chilometri dalla superficie infatti si sono persi i contatti con i lander. La velocità troppo elevata rispetto alla tabella di marcia già non era un buon segno, e l’ultima telemetria recuperata poco dopo, che lo dava a soli 330 metri dalla superficie, ha reso palese a tutti che un atterraggio morbido non c’era proprio stato… ma la storia (e tutte le informazioni sulla missione che comunque continua grazie all’orbiter Chandrayaan-2 in stato nominale) la trovate nel bell’articolo di approfondimento di Massimo Orgiazzi cliccando sull’immagine qui a destra (in formato digitale e gratuito).
Grazie però proprio all’orbiter, che avrebbe dato prova di ottimo funzionamento, dall’Agenzia spaziale indiana è arrivata la notizia che il lander era stato rintracciato, che ne avevano ripreso delle immagini, e che si erano effettuati tentativi di comunicazioni ai quali però il lander non ha mai risposto. In realtà, foto del lander non ne sono ancora state rilasciate e non è dato sapere se esistono, se riprendono un lander ancora parzialmente intatto o completamente distrutto dallo schianto con il suolo.
Un mosaico realizzato con l'intera serie di immagini riprese il 17 settembre da LRO, centrate sul luogo del previsto atterraggio del lander. Cliccando sull'immagine potete vedere il mosaio a piena risoluzione di ben 28314 pixel per 57851 linee. La risoluzione è di 1,25 metri per pixel in proiezione stereoscopica. Credits: NASA/Goddard/Arizona State University
Anche la NASA ha quindi messo al lavoro il suo Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), con lo scopo di riprendere il terreno attorno al luogo previsto per l’atterraggio: a circa 600 chilometri dal polo sud, in un terreno relativamente antico (70.8°S Lat., 23.5°E Long.). Il 17 settembre scorso LRO ha quindi raccolto un set di immagini ad alta risoluzione di un’area di circa 150 chilometri attorno al piccolo altipiano scelto, tra i crateri Simpelius N e Manzinus C.
Il team della camera a bordo di LRO non è però riuscito ancora a identificare Vikram. Al momento del passaggio di LRO, l’area ripresa era al tramonto (alla fine del giorno lunare in cui avrebbe dovuto operare il lander) e le lunghe ombre che coprono gran parte del terreno potrebbero nascondere il lander indiano. Le analisi delle immagini sono ancora in corso, per provare a scrutare tra le ombre, ma si attende anche il prossimo passaggio di ottobre, che permetterà a LRO di avere condizioni di luce migliori e, forse, magiori probabilità di individuarlo, sempre che l’alta velocità di discesa non l’abbia portato fuori dal campo ripreso.
Intanto la ricerca continua…
Una bella immagine ripresa dall'alto della zona incriminata, prima del tentato allunaggio. L'immagine riprende un'area di circa 87 chilometri di larghezza. Credits: NASA/Goddard/Arizona State University
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Di Anelli, Comete, Telescopi e Vapor d’Acqua La prima cometa interstellare! Ma che età hanno gli anelli di Saturno? Leonardo precursore anche dell’invenzione del telescopio? Vapore acqueo trovato per la prima volta nell’atmsfera di una super-Terra e molto altro ancora su…
Coelum Astronomia di Ottobre 2019
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All’inizio della notte astronomica l’asterismo del “Triangolo Estivo” sarà ancora alto nel cielo, anche se in procinto di cedere la regione zenitale al grande quadrato di Pegaso. Il Boote sarà già al tramonto e l’Ercole lo segue, lasciandoci ancora la possibilità di osservare il suo magnifico ammasso globulare, M 13. A nordest si potrà seguire l’ascesa della coppia Perseo- Cassiopea, con la sua inconfondibile forma a “W”, e il sorgere della brillantissima Capella con l’Auriga. Faranno poi capolino sull’orizzonte le stelle del Toro, con Aldebaran, che assieme alle Pleiadi rappresentano le avanguardie del cielo invernale. Questo scenario vedrà il suo completamento con il sorgere di Orione e dei Gemelli nella seconda parte della notte. A sud dominano lo spazio al Meridiano le costellazioni del Pesce Australe, con la brillante Fomalhaut, il Capricorno e l’Acquario mentre, più in alto ancora, vedremo il grande quadrato di Pegaso. Sull’orizzonte nord, l’asterismo del Grande Carro si troverà al punto più basso del suo percorso attorno alla stella Polare.
L’arco diurno percorso dalla nostra stella diverrà sempre più breve nel corso del mese, con un consistente calo in declinazione di quasi 11°. Come è facilmente intuibile, la durata della notte astronomica sarà invece in continua crescita…
È da ricordare, per il corretto uso delle effemeridi, che alle ore 3:00 di domenica 27 ottobre finirà il periodo dell’ora estiva (TU+2) e bisognerà portare indietro le lancette degli orologi alle ore 2:00.
Si ritornerà così all’ora solare TU+1.
COSA OFFRE IL CIELO
Per quanto riguarda i pianeti, nella prima serata potremo seguire Giove nell’Ofiuco, ormai indirizzato verso ovest, e Saturno nel Sagittario. Marte tornerà invece a mostrarsi nel cielo del mattino, dopo aver da poco superato la congiunzione con il Sole. Mercurio e Venere saranno invece visibili la sera, al tramonto, ma non sempre con facilità a causa della scarsa altezza sull’orizzonte.
Approfondisci le condizioni dei singoli pianeti, dei pianeti nani e dei principali asteroidi in opposizione nelle sezioni dedicate del Cielo di ottobre, oltre alle cartine e ai dettagli delle principali congiunzioni del mese.
Questo mese poi, per quanto riguarda gli asteroidi, abbiamo accolto un invito speciale: Paolo Campaner ci invita ad osservare l’asteroide (25276) Dimai, che sarà (anche se non facilmente) visibile da fine ottobre a circa metà dicembre, per ricordare Alessandro Dimai, amico e astrofilo che ci ha lasciati la primavera scorsa. Tutti i dettagli e la cartina per l’osservazione li trovate nell’articolo: Ricordando Alessandro Dimai tra le stelle.
Come sempre tutti i consigli per l’osservazione del cielo li trovate sul Cielo di Ottobre 2019, su Coelum Astronomia.
Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. E se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto inPhotoCoelum!
I due nuovi corsi di Astronomia
L’anno accademico della nostra Scuola di Astronomia si apre con due corsi, uno il lunedì, l’altro il giovedì, che dureranno fino a dicembre presso la nostra sede dell’EUR. Sconto per i lettori di Coelum (chiedere coupon a eventi@accademiadellestelle.org)
Da lunedì 30 settembre: L’Astronomia insolita e curiosa.
Otto conferenze su moltissime curiosità e aneddoti raramente divulgati al pubblico, per scoprire gli aspetti più insoliti e incredibili del cielo e della scienza che lo studia.
Da giovedì 17 ottobre: Come si osserva il cielo.
Corso base completo di astronomia pratica: tutte le competenze che servono per diventare astrofili! Con guida alla scelta del telescopio, tecniche osservative e fotografiche e lezioni pratiche sotto le stelle.
Luca Parmitano a bordo della Stazione Spaziale durante il suo primo collegamento dedicato ai media europei, il 29 luglio scorso.
Luca Parmitano a bordo della Stazione Spaziale durante il suo primo collegamento dedicato ai media europei, il 29 luglio scorso.
Terzo europeo e primo italiano ad assumere il comando della Stazione Spaziale Internazionale, Luca Parmitano si trova ora a metà della sua permanenza a bordo.
Il 2 ottobre, il cosmonauta Alexei Ovchinin, che rientrerà a terra il giorno 3, passerà le consegne al nostro Luca che diverrà (per esteso) International Space Station crew commander ovvero comandante dell’equipaggio, dando inizio così alla Expedition 61.
Il comando vero e proprio della stazione spaziale infatti si trova a terra, al centro di controllo in mano ai direttori di volo, ma se c’è un’emergenza a bordo è il comandante dell’equipaggio a dover intervenire e a diventare vitale perché la missione continui e abbia successo. Ma non è l’unico caso in cui interviene, è suo compito far si che l’equipaggio si trovi sempre nelle migliori condizioni per portare avanti tutti i compiti assegnati, ed ha anche quindi la responsabilità di tenere alto il morale e il benessere dei compagni a bordo.
La cerimonia di cambio di comando verrà trasmessa in diretta streaming sui canali di NASA TV tra le 15:20 e le 15:40 (CEST) del 2 ottobre, e potrete seguirla anche qui sotto.
Cosa farà quindi ora Luca Parmitano?
Oltre a seguire gli esperimenti a bordo della missione Beyond (ve ne abbiamo parlato nell’articolo dedicatoMissione Beyondsul numero di settembre), si troverà ad assumere il comando in un momento particolarmente indaffarato per le operazioni della Stazione. Sono state programmate infatti più passeggiate spaziali a novembre per estendere la vita dell’Alpha Magnetic Spectrometer (AMS-02), un rivelatore di raggi cosmici creato per analizzare le proprietà della materia oscura, dell’antimateria e della materia mancante, per lo studio dell’origine dell’Universo. Poi Luca stesso dovrà testare il controllo remoto di un robot sulla Terra, che raccoglierà campioni di terreno sotto la direzione di ricercatori dell’esperimento Analog-1.
Luca ha già espresso il suo orgoglio nel ricoprire questo ruolo: «Sono onorato che il programma della Stazione Spaziale mi abbia scelto per questo ruolo, e allo stesso tempo emozionato per l’incarico. Essere il comandante delle persone più addestrate e preparate sulla Terra e fuori, può non essere semplice».
«Mi vedo come un facilitatore, il mio scopo sarà di mettere tutti nella condizione di lavorare al meglio delle proprie capacità. In definitiva, però, sono responsabile per la sicurezza dell’equipaggio e della Stazione, e per il successo della missione in generale».
Buon lavoro, Comandante!
Potete seguire le attività di Luca Parmitano tramite la pagina lucaparmitano.esa.int che riunisce blog, canali social e youtube.
Da non perdere le puntate del podcast Luca & Beyond sui principali fornitori di podcast e nelle pagine del blog.
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La cometa, ora ufficialmente denominata 2I/Borisov, nell'immagine ripresa dal Gemini Observatory sul monte Mauna Kea alle Hawaii.
E così alla cometa C/2019 Q4 (Borisov) è stato finalmente assegnato il nome che è suo di diritto. Confermata la sua provenienza dall’esterno del nostro Sistema solare, lo IAU Minor Planet Center gli ha assegnato il nome 2I/Borisov, dove 2I significa proprio secondo oggetto interstellare catalogato.
Era già sembrato abbastanza evidente dai primi controlli, anche amatoriali, che ci si trovava davanti a un oggetto speciale, e la sua traiettoria si mostrava di controllo in controllo sempre più evidentemente aperta, un’iperbole che significa solo una cosa: la cometa non orbita attorno a qualche centro di gravità interno al nostro Sistema solare, ma è stata catturata mentre era di passaggio nello spazio interstellare e la sua velocità la porterà nuovamente fuori dalla nostra influenza gravitazionale.
Perché tanto scompiglio? Perché si è dimostrato non così facile osservare un oggetto che arriva da fuori dei nostri confini. Da quando l’uomo osserva il cielo con tutti gli strumenti a sua disposizione, solo un’altra volta, e solo due anni fa, si è riusciti a vedere (o comunque riconoscere) un corpo, in quel caso un asteroide, allontanarsi da noi lungo una rotta nettamente interstellare. Ne abbiamo parlato molto anche noi di ‘Omuamua, il visitatore interstellare. In quel caso l’asteroide è stato scoperto mentre già era in allontanamento da noi, e quindi il tempo per seguirlo e studiarlo è stato relativamente poco.
In questo caso invece, la cometa è stata scoperta lo scorso 30 agosto mentre era, ed è, ancora in avvicinamento. Raggiungerà il perielio solo il 7 dicembre, passando a 2 unità astronomiche dal Sole, e si avvicinerà alla minima distanza alla Terra a fine anno, il 29 dicembre, per poi cominciare ad allontanarsi per non tornare mai più. Rimarrà però visibile (per la seconda parte del viaggio solo dall’emisfero sud) per tutto il prossimo anno. Gli astronomi, che hanno già cominciato a seguirla e raccogliere dati, contano stavolta di avere tutto il tempo necessario per studiarla per bene. Un’occasione ghiotta quindi per studiare da vicino un oggetto che può permetterci di dare un occhio fuori dai nostri confini, di osservare un oggetto che non si è creato dallo stesso miscuglio primordiale da cui si è nato il nostro Sistema Solare.
Le domande a cui si cerca risposta sono molte, e oltre a indizi importanti sulla composizione e formazione di sistemi stellari diversi dal nostro, e sul confronto con oggetti simili ma nati nel nostro, ci si chiede anche: perché fin’ora ne abbiamo intercettati solo due e a distanza tutto sommato ravvicinata? Qual è il tasso che possiamo aspettarci di oggetti interstellari in visita al nostro Sistema Solare? Le grandi survey telescopiche di oggi, che scansionano il cielo settore per settore, possono senz’altro arrivare a una risposta nel prossimo futuro.
Raccogliendo dati e osservazioni da astronomi e astrofili, al Minor Planet Center sono riusciti quindi a costruire un’orbita abbastanza definitiva e indubbiamente interstellare per questa cometa. Una stima della dimensione del nucleo, come per tutte le comete in realtà, non è altrettanto semplice, perché il nucleo è nascosto dalla coma, la chioma di gas che avvolge la cometa, ma dalla luminosità osservata potrebbe avere un diametro di alcuni chilometri. Uno dei più grandi telescopi al mondo, il Gran Telescopio Canarias da 10,4 m nelle Isole Canarie, ha già ottenuto uno spettro di 2I/Borisov che somiglia a quelli dei nuclei cometari classici che già conosciamo, ma siamo solo all’inizio…
Lacronaca della scoperta, con anche il contributo degli astrofili italiani a firma di Paolo Bacci, la trovate in un articolo di approfondimento nel nuovo numero di Coelum Astronomia di ottobre (in formato digitale e gratuito) uscito proprio in questi giorni, assieme anche aconsigli per l’osservazione oltre che nella rubrica Comete del nostro Claudio Pra. Pur non brillando di magnitudini di nota è infatti comunque alla portata di un buon telescopio amatoriale, basta pensare che Gennady Borisov l’ha scoperta con il suo telescopio da 65 cm autoscotruito. Aspettiamo quindi le prime vostre immagini della cometa su Photocoelum!
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I convegni e le iniziative UAI 28-29 settembre Meeting Sole-Luna-Pianeti Organizzato dalle sezioni Sole, Luna e Pianeti dell’UAI, presso l’Osservatorio Astronomico di Fiemme a Tesero (TN) in collaborazione con il Gruppo Astrofili Fiemme
Info: https://www.uai.it/sito/ricerca-e-studi/
A partire dal prossimo SETTEMBRE torna la nuova edizione de “DAL CIELO NOTTURNO AL COSMO – CORSO DI INTRODUZIONE ALL’ASTRONOMIA“!
Ancora una volta, protagonista il Cosmo, attraverso nr. 5 lezioni teoriche (tenute presso il Centro commerciale “Il Giulia” a Trieste) “dirette” dagli esperti relatori del Circolo Culturale Astrofili Trieste + nr. 3 lezioni pratiche sui telescopi tenute presso l’osservatorio “B.Zugna”, dove verrà applicato quanto imparato nella teoria sui telescopi assieme a prove di ricerca ed inseguimento dei corpi celesti.
Per chi vorrà affrontare una levataccia, la mattina del 25 settembre, alle ore 3:30 circa, sarà possibile osservare una bella congiunzione tra una falce di Luna (fase del 18%) e l’ammasso aperto del Presepe (M 44) nella costellazione del Cancro.
La Luna si posizionerà a poco meno di 3° dal centro dell’ammasso, tenue oggetto deep-sky che sarà facilmente localizzabile grazie alla presenza delle stelle Asellus Borealis (Gamma Cancri, mag. +4,65) e Asellus Australis (Delta Cancri, mag. +3,90) del Cancro.
Complessivamente sarà un incontro suggestivo e, in fotografia, sarà possibile giocare con la sensibilità e il tempo di posa per far risaltare più o meno le stelle dell’ammasso… ma attenzione alla falce di Luna che, invece, considerata la sua luminosità, apparirà sempre più invadente con l’aumentare del tempo di scatto. Considerata l’altezza di circa 18° sull’orizzonte est-nordest dei due soggetti, sarà possibile incorniciare l’incontro sfruttando gli elementi del paesaggio naturale circostante o elementi architettonici.
Immagini dei due sistemi di lenti utilizzati in questo studio, B1608+656 e Rxj1131. Le lettere da A a D indicano immagini del quasar sullo sfondo, G1 e G2 sono le galassie che fungono da lenti (nell’immagine a sinistra), G è la galassia lente (nell’immagine a destra) che ha una galassia satellite, S. Crediti: Mpa.
Immagini dei due sistemi di lenti utilizzati in questo studio, B1608+656 e Rxj1131. Le lettere da A a D indicano immagini del quasar sullo sfondo, G1 e G2 sono le galassie che fungono da lenti (nell’immagine a sinistra), G è la galassia lente (nell’immagine a destra) che ha una galassia satellite, S. Crediti: Mpa.
Negli ultimi anni, i cosmologi hanno sempre più utilizzato le lenti gravitazionali per misurare le distanze, sfruttando il fatto che, in un sistema di immagini multiple, un osservatore vedrà i fotoni arrivare da direzioni diverse in momenti diversi a causa della differenza nelle lunghezze del percorso ottico per le varie immagini. Questa misurazione fornisce pertanto una dimensione fisica della lente e il confronto con la dimensione osservata in cielo permette di stimare la distanza geometrica chiamata distanza di diametro angolare. Tali misurazioni di distanza in astronomia sono alla base della misura della costante di Hubble.
«Esistono diversi modi per misurare le distanze nell’universo, in base alla nostra conoscenza dell’oggetto la cui distanza si vuole misurare», spiega Sherry Suyu (Mpa/Tum), esperto mondiale nell’uso delle lenti gravitazionali per determinare la costante di Hubble. «Una tecnica ben nota è la distanza di luminosità che utilizza esplosioni di supernove; tuttavia, occorre adottare un calibratore esterno della scala della distanza assoluta. Con la nostra analisi dei sistemi di lenti gravitazionali possiamo fornire un vincolo completamente nuovo e indipendente per questo metodo».
Il team ha utilizzato due potenti sistemi di lenti gravitazionali – B1608+656 e Rxj1131 – in ciascuno dei quali sono evidenti quattro immagini di una galassia sullo sfondo, con una o due galassie in primo piano che agiscono come lenti. Questa configurazione relativamente semplice ha permesso agli scienziati di produrre un modello di lente accurato e quindi di misurare le distanze di diametro angolare con una precisione dal 12 al 20 per cento per ogni lente. Queste distanze sono quindi state usate come riferimento per 740 supernove riportate nel catalogo pubblico Joint Light-curve Analysis dataset.
Diagramma di Hubble derivato, utilizzando i due sistemi di lenti (punti rossi e gialli) come ancore per le supernovae 740 nel set di dati JLA. Crediti: Mpa.
«Per costruzione, il nostro metodo è insensibile ai dettagli del presunto modello cosmologico», afferma Inh Jee (Mpa), che ha fatto l’analisi statistica e ha combinato i dati della supernove con le distanze della lente. «Abbiamo ottenuto un valore abbastanza elevato per la costante di Hubble e, sebbene la nostra misurazione abbia una maggiore incertezza rispetto ad altri metodi diretti, il valore trovato è dominato dall’incertezza statistica perché utilizziamo solo due sistemi di lenti». Il valore per la costante di Hubble basato su questa nuova analisi è 82 +/- 8 chilometri al secondo per megaparsec, coerente con i valori derivati dalla scala delle distanze che utilizzano candele standard, nonché con i valori delle distanze di ritardo, in cui sono stati utilizzati altri sistemi di lenti gravitazionali per determinare direttamente la costante di Hubble.
«Ancora una volta, questa nuova misurazione conferma che sembra esserci una differenza sistematica nei valori ottenuti per la costante di Hubble derivata direttamente da sorgenti locali o intermedie e indirettamente dal fondo cosmico a microonde», afferma Eiichiro Komatsu, direttore di Mpa, che ha supervisionato questo progetto. «Se confermato da ulteriori misurazioni, questa discrepanza richiederebbe una revisione del modello cosmologico standard».
Gli eventi sono molti e si possono consultare nel dettaglio sul sito web dedicato www.destinazionelune.oapd.inaf.it che verrà costantemente aggiornato.
Questi alcuni appuntamenti per settembre: A Padova, Museo La Specola fino al 18 settembre 2019 200 gradini verso la Luna
Visite straordinarie serali al Museo La Specola di Padova. L’Osservatorio Astronomico di Padova, in collaborazione con l’Associazione La Torlonga, propone al pubblico l’eccezionale apertura alle ore 21:00 del Museo La Specola, per tutti i mercoledì fino al 18 settembre. In quest’occasione, all’interno del percorso museale saranno esposte alcune delle mappe lunari più antiche realizzate, appartenenti al patrimonio bibliografico storico dell’Osservatorio.
Informazioni Mostra “Le Lune di Padova” presso il Museo La Specola fino al 27 settembre (Notte dei Ricercatori). Un percorso iconografico per raccontare gli studi fatti sulla Luna (e sulle Lune) dagli astronomi che hanno operato a Padova, da Galileo ai giorni nostri. https://www.destinazionelune.oapd.inaf.it
La Grande Nube di Magellano nel vicino infrarosso, in una immagine ottenuta dalle osservazioni del telescopio VISTA dell'ESO. Il dettaglio è talmente alto da permettere agli astronomi di raccogliere dati precisi su oltre (per il momento) 10 milioni di stelle! Crediti: ESO/VMC Survey
La Via Lattea è una galassia gigante (anche se non tra le più grandi) e attorno ad essa, nella sua corte di ammassi e galassie nane che popolano il suo alone, orbitano la Grande Nube di Magellano, o LMC, con la vicina Piccola Nube di Magellano, due tra le galassie nane satelliti più note e più vicine e visbili a occhio nudo (purtroppo solo dai cieli dell’emisfero australe). Sono quindi laboratorio ideale per gli astronomi che studiano i processi evolutivi che modellano le galassie.
Nel video la differenza tra un’immagine Grande Nube di Magellano ripresa nel visibile e l’immagine in vicino infrarosso ripresa da VISTA
Per questo motivo, nell’arco degli ultimi dieci anni, gli astronomi stanno raccogliendo dati per mappare la loro struttura tridimensionale e l’evoluzione della loro formazione stellare, grazie al telescopio VISTA dell’ESO. La principale caratteristica che ha reso questa immagine la più dettagliata che abbiamo al momento è la lunghezza d’onda su cui lavora, oltre ovviamente alla definizione. VISTA infatti lavora nel vicino infrarosso, e come abbiamo visto in altre occasioni, questo permette di osservare attraverso il velo della polvere interstellare, trasparente a quelle lunghezze d’onda, riuscendo a svelare con maggior definizione le stelle che si nascondo dietro.
In questo modo sono state analizzate in dettaglio circa 10 milioni di stelle della Grande Nube, delle quali è stata determinata l’età grazie a modelli stellari all’avanguardia, che prevedono la vita e la morte delle stelle legando tra loro età, massa e temperatura, scoprendo che le stelle più giovani tracciano nella Nube bracci a spirale multipli. Non solo stelle, ma in questa immagine possiamo vedere alcune delle più spettacolari regioni della LMC, riuscite a individuarle nell'immagine navigabile linkata qui sotto alla fine dell'articolo? Crediti: ESO/VMC SurveyTutto questo aiuterà gli astronomi non solo nello studio dell’evoluzione stellare e delle stelle variabili ma anche della dinamica della nostra galassia. Le stelle rivelate in questa immagine sono discusse nell’articolo “The VMC Survey – XXXIV. Morphology of Stellar Populations in the Magellanic Clouds” che verrà pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Immagine composita bicolore ottenuta dall’osservatorio Gemini, di C/2019 Q4 (Borisov): la prima cometa interstellare mai identificata. Questa immagine è stata ottenuta utilizzando lo spettrografo multi-oggetto Gemini North (Gmos) a Maunakea, Hawaii. L’immagine è stata ottenuta con quattro esposizioni di 60 secondi in bande (filtri) r e g. I trattini blu e rosso sono immagini di stelle sullo sfondo, che sembrano striate a causa del movimento della cometa. Crediti: Travis Rector
Immagine composita bicolore ottenuta dall’osservatorio Gemini, di C/2019 Q4 (Borisov): la prima cometa interstellare mai identificata. Questa immagine è stata ottenuta utilizzando lo spettrografo multi-oggetto Gemini North (Gmos) a Maunakea, Hawaii. L’immagine è stata ottenuta con quattro esposizioni di 60 secondi in bande (filtri) r e g. I trattini blu e rosso sono immagini di stelle sullo sfondo, che sembrano striate a causa del movimento della cometa. Crediti: Travis Rector
Si chiama C/2019 Q4 (Borisov), è la prima cometa interstellare che sta entrando nel Sistema solare interno, ed è immortalata nell’immagine qui a fianco, ottenuta dal Gemini Observatory nella notte tra il 9 e il 10 settembre usando lo spettrografo multi-oggetto Gmos (Gemini North Multi-Object Spectrograph), montato sul Gemini North Telescope a Maunakea, Hawaii.
«Questa immagine è stata possibile grazie alle capacità del Gemini di adattare rapidamente le osservazioni e osservare oggetti come questo, che hanno finestre di visibilità molto brevi», spiega Andrew Stephens del Gemini Observatory. «Tuttavia, abbiamo dovuto davvero lottare per avere questi dati, che abbiamo ottenuto alle 3 del mattino, dopo 4 ore e 45 minuti di osservazione».
L’immagine mostra una coda molto pronunciata, indicativa di degassificazione, che definisce un oggetto cometario. È la prima volta che un visitatore interstellare del nostro Sistema solare mostra chiaramente una coda a causa del degassamento. L’unico altro visitatore interstellare, studiato nel nostro Sistema solare, è stato‘Oumuamua, un oggetto molto simile a un asteroide, senza evidenti degassamenti.
Le osservazioni utilizzate per questa immagine sono state ottenute in due bande di colore (filtri), combinate per produrre un’unica immagine a colori. Le osservazioni sono state ottenute nell’ambito di un programma guidato da Piotr Guzik e Michal Drahus dell’Università Jagellonica di Cracovia (Polonia) e verranno pubblicate in un articolo dedicato.
C/2019 Q4 attualmente si trova, nel cielo, vicino alla posizione apparente del Sole, ed è di conseguenza difficile da osservare a causa del bagliore del crepuscolo. Il percorso iperbolico della cometa, che è la prova della sua origine extrasolare, la porterà a condizioni di osservazione più favorevoli nei prossimi mesi.
A partire dal prossimo SETTEMBRE torna la nuova edizione de “DAL CIELO NOTTURNO AL COSMO – CORSO DI INTRODUZIONE ALL’ASTRONOMIA“!
Ancora una volta, protagonista il Cosmo, attraverso nr. 5 lezioni teoriche (tenute presso il Centro commerciale “Il Giulia” a Trieste) “dirette” dagli esperti relatori del Circolo Culturale Astrofili Trieste + nr. 3 lezioni pratiche sui telescopi tenute presso l’osservatorio “B.Zugna”, dove verrà applicato quanto imparato nella teoria sui telescopi assieme a prove di ricerca ed inseguimento dei corpi celesti.
Pluricorona Lunare sopra Torino (Italy). Torino, 1 novembre 2014, local time 20.22 Nikon D5100 e Nikkor 18-55 mm. Posa i 4 secondi, lunghezza focale 18 mm, f/3,5 iso 640. Autore: Giorgia Hofer www.giorgiahoferphotography.com
Due magnifici scatti del cielo italiano impreziositi da due fenomeni alla portata di tutti, ma non sempre noti e facili da osservare. La pagina APOD della NASA premia infatti non solo immagini astronomiche belle dal punto di vista tecnico o estetico, ma tra i requisiti chiede che abbiano anche un valore educativo rispetto ai temi dell’astronomia e dell’osservazone del cielo. E le bellissime immagini di Giorgia Hofer non mancano mai il bersaglio.
Sperimentatrice e con la voglia di mettersi alla prova e scoprire sempre nuove tecniche e nuove prospettive, con una sua visione poetica del cielo, fin dai suoi primi passi ha cercato qualcosa di più della sola “bella foto” e della sola tecnica, ed è stato proprio questo che ci ha convinto, ormai da alcuni anni, ad offrirle lo spazio per una rubrica dedicata ogni mese a uno scatto diverso, un diverso fenomeno, un diverso modo di riprendere quello che offre il nostro cielo, ma sempre (o quasi) a portata di reflex o poco più, per dare una marcia in più alla fotografia astronomica di paesaggio ma che possa essere, con pochi accorgimenti, alla portata di tutti.
E così siamo ormai a oltre trenta “scatti” con soggetti, spunti e racconti sempre diversi e sempre attraverso la meraviglia di chi ha a disposizione un cielo buio e stellato come quello delle sue Dolomiti.
Non è la prima volta che l’APOD sceglie una sua immagine, o un’immagine di altri bravissimi astrofotografi italiani, ma due in meno di un mese… Brava Giorgia!
La prima, il 2 settembre scorso, riprende la bella congiunzione tra Luna e Giove del 9 agosto scorso, ripresa proprio dalle sue Dolomiti. Uno dei panorami riconosciuti tra i più belli e simbolo delle Dolomiti, oltre che patrimonio UNESCO: le Tre Cime di Lavaredo viste dal rifugio Locatelli, in primo piano. Nell’angolo in alto a destra Saturno.
La fotografia è uno scatto singolo di 8 secondi di esposizione, iso 1000, f/2,2 eseguito con una Nikon D750 e obiettivo Nikkor 20 mm f/1,8.
Se questa testimoniava la presenza, e quindi la possibilità di osservare, Giove e Saturno nel cielo estivo e i loro incontri con la Luna, la seconda di oggi, che avete viato in alto in apertura, rappresenta invece un fenomeno più raro, ma non impossibile da vedere, quello delle Corone Lunari, che Giorgia ha raccontato nell’articolo Le Corone Lunari, su Coelum astronomia 232, dell’aprile scorso. Spiega Giorgia:
«La Corona Lunare appare quando la Luna viene vista attraverso nuvole sottili. L’effetto è creato dalla diffrazione della luce attorno a goccioline d’acqua di dimensioni tra loro simili, che formano un nuvola per lo più trasparente. Poiché la luce di colori diversi ha lunghezze d’onda diverse, ogni colore viene diffratto in modo diverso dalle gocce d’acqua. Le corone lunari sono una delle poche fotometeore che possono essere facilmente viste ad occhio nudo».
«Nel 2014 assieme agli amici dell’associazione astronomica di Cortina, ho avuto l’onore di visitare l’osservatorio astronomico di Torino, una struttura di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Quella sera è stata veramente magica, perché oltre ad osservare i crateri Lunari con il fantastico rifrattore “Morais” con uno specchio di 42 cm di diametro, c’era anche un altro fenomeno che si poteva ammirare al di fuori della cupola».
«Sopra la città di Torino la Luna di 8 giorni era davvero alta e splendente: alcune velature nuvolose giocavano a voler nascondere la Luna ma senza riuscirci, troppo poco consistenti per bloccare la prorompente luce Lunare. Ma questo non fu di certo uno svantaggio, infatti si presentò di fronte a noi uno spettacolo eccezionale. Osservai infatti per la prima volta il bellissimo e raro spettacolo della Pluricorona o Corona Lunare. Attorno alla Luna si vedevano tanti cerchi concentrici colorati, una specie di arcobaleno circolare. Sembrava che un occhio gigante osservasse la città dall’alto».
Organizzato da INAF IASF Palermo, il convegno “L’uomo e il cosmo nella storia” si propone quale confronto fra studiosi di diverse aree disciplinari (dalla fisica all’antropologia culturale, dalla storia delle religioni e delle tradizioni popolari alla sociologia) per analizzare, da prospettive diverse, la complessa trama di relazioni che lega la cosmologia scientifica e le concezioni “cosmiche” elaborate sia dalle culture antiche e folkloriche sia dalle società contemporanee. Soltanto attraverso un contributo sinergicamente orientato tra vari settori delle scienze umane e sociali con le scienze cosiddette “dure” si potrà meglio intendere il valore del rapporto tra cosmo e uomo e, ne varietur, tra cosmo e storia, proponendo così validi orientamenti conoscitivi a fronte del diffuso senso di smarrimento, storico e scientifico al contempo, in cui sembrano versare la società e l’uomo contemporanei.
È disponibile l’interoprogramma della Notte Europea dei Ricercatori organizzata da Frascati Scienza che prevede circa 400 eventi in 30 città italiane grazie alla collaborazione di circa 60 partner. La Notte Europea dei Ricercatori in programma il 27 settembre è un evento promosso dalla Commissione Europea nell’ambito delle azioni Marie Sk?odowska-Curie, nato con l’obiettivo di avvicinare i giovani al mondo della ricerca e che si è ormai consolidato come uno dei più importanti eventi di divulgazione al mondo.
La Notte Europea dei Ricercatori 2019 organizzata da Frascati Scienza, giunta alla 14esima edizione, ha come tema principale la citizen science, ossia la scienza che nasce dalla collaborazione tra il mondo della ricerca e i cittadini. BEES, acronimo di BE a citizEn Scientist, prende spunto proprio dalle api e dalla loro organizzazione (dove il contributo fornito da ogni componente è importante per il benessere della collettività) e che vuole sottolineare le incredibili possibilità che la scienza può concretizzare attraverso la collaborazione tra ricercatori e cittadini, fautori di scoperte scientifiche di cui tutti possono godere e sentirsi reali protagonisti, in un processo di condivisione di un bene comune, qual è la ricerca.
La Notte Europea dei Ricercatori sarà la ciliegina sulla torta di un’intera Settimana della Scienza che partirà sabato 21 settembre e che prevede decine di iniziative sparse in tutta Italia. Frascati, nella cui area si concentrano moltissimi enti di ricerca rendendola di fatto uno dei poli scientifici più grandi d’Europa, sarà il quartier generale della grande manifestazione firmata Frascati Scienza, animato di laboratori didattici, conferenze, mostre, presentazioni e molte altre iniziative organizzate da decine di partner.
Il 26 settembre che abbiate visto o no il film Interstellar, venite a scoprire cosa si sa, cosa si pensa e cosa si immagina dell’Universo e soprattutto la dura vita degli scienziati al cinema insieme all’astrofisico e divulgatore scientifico Luca Perri con la sua conferenza spettacolo ‘La fisica di Interstellar‘.
In primo piano,le donne spaziali. Se a un bambino si chiede di disegnare un astronauta, probabilmente rappresenterà un uomo. Ma lo spazio è ‘costellato’ di scienziate e ricercatrici che hanno determinato il successo di missioni come quella dell’Apollo 11 o di scoperte come la prima rappresentazione grafica di un buco nero. A raccontare le storie di ‘Donne spaziali‘ saranno 4 ospiti eccezionali: Licia Troisi, la più famosa scrittrice fantasy italiana, divulgatrice e astrofisica, Viviana Fafone, professoressa di Fisica e coordinatore del gruppo Virgo dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, insieme a Eddie Settembrini e Davide Paolino della redazione di Lercio.it che contribuiranno con notizie irriverenti e domande divertenti alle due scienziate sul palco.
Altro evento di primo piano, quello con l’autore del libro ‘Il CERN e il Bosone di Higgs: La ricerca dei mattoni fondamentali della realtà’, James Gillies per raccontare la storia avvincente della fisica delle particelle dalla Grecia antica fino al CERN. In compagnia Paola Catapano, giornalista scientifico, CERN Communications ed Eugenio Coccia, direttore del laboratori Infn del Gran Sasso.
Barbara Gallavotti, giornalista e autrice di Superquark e Ulisse, racconterà invece la lotta tra gli esseri umani e i patogeni, presentando il suo libro, ‘Le Grandi Epidemie, come difendersi. Tutto quello che dovreste sapere sui microbi‘. Più delle guerre e immensamente più dei grandi predatori, i minuscoli agenti infettivi, invisibili a occhio nudo, hanno seminato infatti la morte fra gli esseri umani.
Anche questa edizione della Notte Europea dei Ricercatori è all’insegna della citizen science a al tema saranno dedicatiBe a data scientist, il progetto scritto a quattro mani da Giornalisti Nell’Erba e Frascati Scienza che ha indagato su come e dove si informano i giovani,Capitan Vaccino, il super eroe che con gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità cercherà di avvicinare i partecipanti all’evento al mondo della ricerca e al ruolo dei ricercatori, eTo bee or not to bee, ideato da Tecnoscienza per comprendere quanto siano indispensabili le api per il funzionamento degli ecosistemi e per la sopravvivenza dell’uomo. Inoltre, si ricorda che c’è tempo fino al 15 settembre per partecipare al concorso fotografico Photo Bee a cura dell’Ufficio statistica e censimento del Comune di Ariccia.
Per gli amanti di tecnologie, immancabili le attività organizzate da Banca d’Italia – Centro Donato Menichella sullacybersicurezza, i più potenti strumentianticontraffazione delle banconote e i sistemi di pagamentodigitali, e sull’applicazione della tecnologia BIM alla progettazione e gestione degli edifici e per la fruizione delle opere d’arte, mentre con Moveo Walks sarà possibile sperimentare le avanguardie della locomozionerobotica e gli esoscheletri, insomma un po’ come vedereIron Man in azione. I robot saranno i protagonisti diOh my robot, un workshop realizzato da MindSharing.tech e CoderDojo Roma SPQR con il supporto di Logica Informatica srl, mentre con Giuliano Coppotelli dell’università Sapienza di Roma e Arte e Scienza si potranno conoscere tutte le novità supiloti in remoto e futuro dei droni.
Per non cadere nelle trappole delle tante fake news che circolano riguardo al consumo delle carni arriva ilBBQuiz di Giornalisti Nell’Erba, mentre in compagnia dei ricercatori di ToScience e AIRC si imparerà a districarsi tra le bufale del web e scoprire conCambia-mente se davvero le diete alcaline possano curare il cancro oppure se i deodoranti siano davvero pericolosi per la salute. Chi invece vuol passare la Notte a stomaco pieno può fare un salto a Paesaggi? di gusto, un cooking show con ricercatori, chef, gelatieri e produttori vinicoli che vi guideranno in un viaggio scientifico-gastronomico senza eguali.
Da sempre uno degli immancabili protagonisti della Notte Europea dei Ricercatori è la Luna e anche quest’anno saranno molte le occasioni per stare a naso in su per ammirare il nostro satellite. A partire dall’evento ATA nella sede Esa-Esrin che, tra le molte attività in programma, ha una serie di telescopi allestiti sulla terrazza. Alla Luna sono dedicati ancheCosì lontana, così vicina, di Speak Science, il laboratorio didatticoGira la Luna di B:Kind, l’evento di osservazione organizzato dall‘Unione Astrofili Italiani e, con Arte e Scienza, la serata sulla Luna 50 anni dopo. Ma risparmiate le energie anche per un Viaggio nel Cosmo 3D insieme ad Astronomitaly.
I cambiamenti climatici sono un problema sempre più attuale e sentito, non poteva mancare una variegata sezione di attività dedicate al tema. A partire dall’emergenza Amazzonia, Frascati Scienza e Quintaprima mettono in scena uno spettacolo su cui riflettere dal titolo il giaguaro e lo sciamano. All’Agenzia Spaziale Europea (Esa), sessioni divulgative con scienziati, laboratori scientifici per piccoli e visite al Centro interattivo dell’Osservazione della Terra. LaStoria della plastica in 6 oggetti e 12 meme, con Associazione G.Eco e Associazione Giovani per l’Unesco, per svelare invece i retroscena del materiale più dibattuto del momento. Ricercatori e studenti dell’università di Tor Vergata racconteranno leVirtù del riuso, alBioeconomy Village di Unitelma Sapienza e FVA New Media Research: si potrà comprendere come le scelte consapevoli dei consumatori possano avere un impatto positivo sull’ambiente, la società e l’economia. In compagnia degli operatori Inspire si potrà fare unEcotrekking al monte Tuscolo, purtroppo martoriato dagli incendi di fine agosto.
Tanti animali, ancheda favola da conoscere durante BEES. Leformiche, con le loro incredibili capacità, saranno le protagoniste di un’avvincente escape room ideata da k-production. Ifaunamon, invece, sono gli esperti della metamorfosi e i protagonisti di un appassionante gioco proposto da G.Eco.
Dalla prima osservazione delle onde gravitazionali siamo entrati in una nuova era dello studio dell’universo e a raccontare le potenzialità di questanuova astronomia multimessaggera saranno alcuni ricercatori dell’università di Tor Vergata, mentre al tema dellaVita nell’universo sono dedicati vari appuntamenti all’interno della Biblioteca di Frascati. Sempre a Frascati, la premiazione delPremio Livio Gratton alla miglior tesi di dottorato in astronomia o astrofisica.
I successi della scienza sono il frutto della cooperazione degli ingegni umani ma fondamentale è stato il contributo di alcuni grandi geni come Leonardo da Vinci, a cui sarà dedicato lo spettacolo teatraleOmo sanza lettere di Raffaele Collicenza con Edoardo Siravo e la mostraSe fossi Leonardo… organizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, o come Isaac Newton, il cui enorme talento scientifico sarà al centro del laboratorio. Il fisico eterno ideato da ScienzaImpresa. Un grande della letteratura ma allo stesso importante scienziato e chimico fu Primo Levi a cui Arte e Scienza ha voluto dedicare l’incontroLa tavola periodica degli elementi e Primo Levi. Come tutti i grandi dimostrano,il ricercatore umanistico – spesso delegittimato rispetto ad altri – ha invece sempre avuto un ruolo fondamentale, come si dirà durante l’evento proposto dall’Università Tor Vergata.
Scienza vuol dire anche storia, arte, antropologia earcheologia, tantissimi modi diversi, nuovi, appassionanti di capire il passato, dall’analisi direperti archeologici in compagnia dei ricercatori di GEA Scarl, lastoria vista con occhi nuovi, il divertenteCoco, lo scheletro loco, il viaggiotra i miti e i fiori, quello nella realtà virtuale dei musei e dell’arte, e un appuntamento almercato degli antichi romani, tra cibi, aromi e merci.A proposito di merci, dietro ognuna c’è una storia che passa attraverso numerosi controlli tesi a garantirne la qualità, la sicurezza e la commerciabilità e a raccontarcelo saranno i ricercatori dell’università Sapienza di Roma.
Negli spazi delle mura del Valadier torna infine anche lo spettacolareSurgery Theatre realizzato dall’Associazione infermieri di sala operatoria.
In programma infine anche eventi speciali dedicati esclusivamente alle scuole. Qui tutto il programma.
Il progetto coordinato da Frascati Scienza è realizzato con il contributo della Regione Lazio e il supporto del Comune di Frascati, dell’Ente Parco Regionale Appia Antica e di Roma Capitale. Come in ogni edizione, saranno coinvolti moltissimi partner tra enti istituzionali, associazioni e aziende.
LE DINAMICHE DELL’INFORMAZIONE
L’informazione sta vivendo un periodo di profonda crisi: i contenuti che girano sul web sono spesso di dubbia provenienza, la rapidità imposta dalla comunicazione odierna non consente ai più di effettuare una verifica accurata di contenuti e fonti, la condivisione compulsiva sui social network permette il diffondersi e il proliferare di mezze verità e bufale, inoltre, come se ciò non bastasse, capita che persino la carta stampata riprenda le notizie del web contribuendo ad aggravare la situazione. Il risultato? Si stanno perdendo i punti di riferimento e a farne le spese è l’informazione di qualità che viene spesso scavalcata dalla disinformazione e misinformazione. E i giovani, coloro che diventeranno i decisori di domani, come si comportano davanti a questo fenomeno? Qual è il loro approccio alle informazioni? E gli adulti che vivono intorno a loro (genitori, docenti…) condividono lo stesso approccio?
Be a Data Scientist è un progetto di citizen science il cui obiettivo è quello di scoprire, insieme ai giovani, se e come questi si informano. Ma poi vuole comprendere se a loro volta informano, anche solo condividendo – con la facilità del tasto condividi, onnipresente sulle piattaforme social.
Per scoprire più nel dettaglio dove le dinamiche dell’informazione approderanno nel prossimo futuro, non rimane che attendere la presentazione dei risultati di Be a Data Scientist il 27 settembre durante la Notte Europea dei Ricercatori coordinata da Frascati Scienza che sarà, appunto, a Frascati, città nel cuore dei Castelli Romani, alle porte della Capitale.
Per ulteriori informazioni fare riferimento al sito web di Frascati Scienza: www.frascatiscienza.it
Tra le congiunzioni minori, tra Luna e stelle e non particolarmente stretti, abbiamo anche il ricorsivo, per il periodo Luna e Aldebrana. La sera del 20 settembre, alle ore 23:00, potremo osservare la Luna (fase del 63%) sorgere a est in congiunzione con la stella Aldebaran (Alfa Tauri, mag. +0,85).
I due soggetti, separati di circa 3° 50’, all’orario indicato saranno ancora bassissimi sull’orizzonte ma guadagneranno velocemente altezza, permettendoci così di includerli nelle nostre fotografie di paesaggio.
Questa illustrazione di un lago al polo nord della luna di Saturno Titano mostra i bordi rialzati a forma di terrapieno come quelli osservati dalla sonda Cassini intorno al Winnipeg Lacus. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech
Questa illustrazione di un lago al polo nord della luna di Saturno Titano mostra i bordi rialzati a forma di terrapieno come quelli osservati dalla sonda Cassini intorno al Winnipeg Lacus. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech
Esclusa la Terra, Titano è l’unico corpo planetario del Sistema solare che ospita stabilmente un liquido sulla sua superficie, non acqua ma una miscela d’idrocarburi, metano ed etano, che si presenterebbe gassosa sul nostro pianeta ma che invece si trova in forma liquida alle rigide temperature che contraddistinguono la principale luna di Saturno.
Miscela d’idrocarburi che colma gli innumerevolilaghi di Titano, formatisi probabilmente grazie all’equivalente di un fenomeno carsico, dove l’azione del metano ha dissolto gli strati di ghiaccio e composti organici solidi, scavando dei serbatoi naturali che si sono progressivamente riempiti di liquido. Ma se questo tipo di carsismo extraterrestre può spiegare bene la genesi dei laghi che si presentano con bordi netti, rimane il mistero di alcuni laghi più piccoli – localizzati verso il polo nord di Titano, come il Winnipeg Lacus – che presentano bordi scoscesi, innalzati anche centinaia di metri al di sopra del livello del mare titaniano.
Un nuovo studio, appena pubblicato su Nature Geoscience, propone una teoria alternativa a quella del carsismo per l’origine dei laghi con i bordi rialzati, rilevati nelle immagini radar riprese dalla sonda Cassini il 22 aprile 2017, durante l’ultimo sorvolo ravvicinato di Titano prima della conclusione della missione. Secondo gli autori del nuovo studio, guidati da Giuseppe Mitri dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, sacche di azoto liquido presenti nella crosta di Titano si sono riscaldate, formando un gas la cui esplosione ha formato dei crateri, poi riempitisi di metano liquido.
Giuseppe Mitri
«Il bordo di alcuni laghi sporge verso l’alto, ma il processo carsico funziona in modo opposto. Non trovavamo alcuna spiegazione adatta a un bacino lacustre carsico», spiega Mitri. «Ci siamo resi conto che, in realtà, la morfologia era più coerente con un cratere di esplosione, in cui il bordo è formato dal materiale espulso dall’interno del cratere. È un processo completamente diverso».
La spiegazione proposta nel nuovo studio si sposa bene con i modelli climatici di Titano che prevedono una precedente “era glaciale” per la luna. Nonostante la temperatura media attuale di Titano sia abissalmente fredda, attorno a meno 180 °C, potrebbe essere comunque più calda rispetto a mezzo miliardo o un miliardo di anni fa. In questo periodo, infatti, il metano periodicamente presente nell’atmosfera della luna avrebbe agito come gas serra, facendo attraversare alla luna epoche di riscaldamento, avvicendate ad altre di raffreddamento.
Nei periodi più freddi, l’azoto sarebbe stato predominante in atmosfera, ricadendo in pioggia e infiltrandosi attraverso la crosta ghiacciata, per raccogliersi in pozze appena sotto la superficie. Anche un semplice riscaldamento localizzato, secondo gli autori del nuovo studio, sarebbe stato quindi sufficiente a trasformare l’azoto liquido in vapore, facendolo espandere rapidamente e provocando un esplosione che lascia dietro di sé un cratere, dai bordi rialzati.
Gli eventi sono molti e si possono consultare nel dettaglio sul sito web dedicato www.destinazionelune.oapd.inaf.it che verrà costantemente aggiornato.
Questi alcuni appuntamenti per settembre: A Padova, Museo La Specola fino al 18 settembre 2019 200 gradini verso la Luna
Visite straordinarie serali al Museo La Specola di Padova. L’Osservatorio Astronomico di Padova, in collaborazione con l’Associazione La Torlonga, propone al pubblico l’eccezionale apertura alle ore 21:00 del Museo La Specola, per tutti i mercoledì fino al 18 settembre. In quest’occasione, all’interno del percorso museale saranno esposte alcune delle mappe lunari più antiche realizzate, appartenenti al patrimonio bibliografico storico dell’Osservatorio.
Informazioni Mostra “Le Lune di Padova” presso il Museo La Specola fino al 27 settembre (Notte dei Ricercatori). Un percorso iconografico per raccontare gli studi fatti sulla Luna (e sulle Lune) dagli astronomi che hanno operato a Padova, da Galileo ai giorni nostri. https://www.destinazionelune.oapd.inaf.it
A partire dal prossimo SETTEMBRE torna la nuova edizione de “DAL CIELO NOTTURNO AL COSMO – CORSO DI INTRODUZIONE ALL’ASTRONOMIA“!
Ancora una volta, protagonista il Cosmo, attraverso nr. 5 lezioni teoriche (tenute presso il Centro commerciale “Il Giulia” a Trieste) “dirette” dagli esperti relatori del Circolo Culturale Astrofili Trieste + nr. 3 lezioni pratiche sui telescopi tenute presso l’osservatorio “B.Zugna”, dove verrà applicato quanto imparato nella teoria sui telescopi assieme a prove di ricerca ed inseguimento dei corpi celesti.
Elisabetta Liuzzo (sx) e Kazi Rygl (dx). Crediti: Media Inaf
Elisabetta Liuzzo (sx) e Kazi Rygl (dx). Crediti: Media Inaf
Il premio Breakthrough 2020 per la Fisica fondamentale è stato assegnato alla collaborazione dell’Event Horizon Telescope (Eht) “per la prima immagine di un buco nero supermassiccio grazie a una rete di telescopi su scala globale”. Nel team che verrà ufficialmente premiato il 3 novembre prossimo all’Ames Research Center della Nasa a Mountain View, in California, fanno parte le ricercatrici dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl.
Giunto alla sua ottava edizione, il Breakthrough Prize, noto come “Oscar della scienza”, premia ogni anno le ricerche e le scoperte più importanti nelle scienze della vita, nella fisica e nella matematica. I soci finanziatori della Breakthrough Prize Foundation sono Sergey Brin, Priscilla Chan, Mark Zuckerberg, Ma Huateng, Yuri e Julia Milner, Anne Wojcicki. Considerato il premio scientifico più generoso al mondo, ogni Breakthrough Prize ammonta a 3 milioni di dollari. Questo importo verrà equamente ripartito tra i 347 scienziati che hanno firmato i sei articoli scientifici pubblicati dalla collaborazione Eht il 10 aprile 2019.
Lo speciale dedicato alla prima immagine di un buco nero su Coelum astronomia di maggio 2019. Lettura come sempre in digitale e gratuita, clicca e leggi (l'abbonamento sempre gratuito permette di essere avvisati delle prossime uscite).
Elisabetta Liuzzo è raggiante: «La notizia del premio è stata inaspettata e sorprendente! Costituisce l’ennesima conferma dei traguardi incredibili che più di trecento persone possono raggiungere insieme. È un onore essere parte di questa collaborazione internazionale e un privilegio aver avuto l’opportunità di contribuire a questi risultati». Le fa eco Kazi Rygl: «È fantastico aver ottenuto questo riconoscimento pubblico facendo ciò che ci piace. Un raggiungimento straordinario per la nostra collaborazione che premia lo sforzo di tanti scienziati ed ingegneri appassionati sparsi in tutto il globo. Ad meliora et maiora semper!»
«È con grande soddisfazione che apprendiamo questa notizia, sia per l’importante risvolto scientifico di questo risultato, sia soprattutto per il suo rilievo tecnologico: il Breakthrough Prize è infatti un premio alle innovazioni che portano svolte radicali, e l’Inaf anche in questo caso è protagonista, confermando ancora una volta le sue eccellenze a livello internazionale» sottolinea il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica, Nichi D’Amico.
Il buco nero supermassiccio al centro di Messier 87. Crediti: The Event Horizon Telescope
L’Event Horizon Telescope è un gruppo di otto radiotelescopi da Terra che opera su scala planetaria, nato grazie a una collaborazione internazionale e progettato con lo scopo di catturare le immagini di un buco nero. Obiettivo che è stato raggiunto e presentato il 10 aprile scorso, quando è stata mostrata al pubblico la prima immagine di un buco nero supermassiccio, quello al centro di Messier 87, un’enorme galassia situata nel vicino ammasso della Vergine. Questo buco nero dista da noi 55 milioni di anni luce e ha una massa pari a 6,5 miliardi e mezzo di volte quella del Sole.
L’Inaf ha un importante coinvolgimento nella rivoluzionaria osservazione come parte del progetto europeo BlackHoleCam (Bhc), il cui project Scientist è l’italiano Ciriaco Goddi, già in forza all’Inaf e attualmente ricercatore presso la Radboud University nei Paesi Bassi, nonché segretario del consiglio scientifico del consorzio Eht. Elisabetta Liuzzo e Kazi Rygl dell’Istituto nazionale di astrofisica a Bologna sono due ricercatrici del nodo italiano dell’Alma Regional Centre, uno dei sette che compongono la rete europea che fornisce supporto tecnico-scientifico agli utenti di Alma, e che è ospitato proprio presso la sede dell’Inaf – Istituto di radioastronomia a Bologna. Nel 2018 entrambe sono entrate a far parte del progetto Bhc finanziato dall’Erc come partner del progetto Eht, e fanno a tutti gli effetti parte dell’Event Horizon Telescope Consortium, in cui sono membri dei gruppi di lavoro che si occupano di calibrazione e imaging. A completare la squadra italiana coinvolta nel progetto Eht ci sono Luciano Rezzolla, astrofisico della Goethe University di Francoforte nonché principal investigator di BlackHoleCam, e Mariafelicia De Laurentis, dell’Università Federico II di Napoli e associata Infn.
Guarda il servizio video su MediaInaf Tv:
Indice dei contenuti
Esopianeti Vicini Lo studio dei sistemi stellari più vicini al Sole
…e tante pagine dedicate alle vostre immagini e ai vostri contributi!
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