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ASSOCIAZIONE CASCINESE

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24.02: Fotografare la Luna, lezione pratica con gli strumenti sul campo (meteo permettendo).
Presso ”Parco Collodi” a San Benedetto (Cascina).

Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Spettacolare congiunzione tra Venere e Luna

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Venere e Luna

Venere e LunaL’evento più interessante del mese sarà senza dubbio la congiunzione stretta tra Venere e Luna del 26 febbraio. L’orario sarà un po’ scomodo, dato che bisognerà essere svegli alle cinque del mattino, ma un cielo sereno e limpido potrebbe regalarci la visione davvero mozzafiato di una brillante falce di Luna calante (completa di luce cinerea, fase 14%) accompagnata dall’intensissimo punto luminoso di Venere. Punto di luce che anche in un piccolo telescopio si dimostrerà essere una piccola falce quasi identica a quella lunare. All’ora indicata nella illustrazione, ovvero le 5:30, i due oggetti saranno alti circa +10°.

PLANETARIO DI VENEZIA/LIDO

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23.02: ”Giove e i suoi satelliti visti dalla Terra” di Enrico Stomeo.

Per info: planetario@astrovenezia.net
www.astrovenezia.net

Il Planetario a Piacenza DAL 14 FEBBRAIO AL 22 MARZO

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23.02: Collegamento Osservatorio dalle Dolomiti

Per informazioni: info@planetariopiacenza.com
www.planetariopiacenza.com

Club 100 asteroidi: “i nostri primi 50!”

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Ugo Tagliaferri – da sempre protagonista insieme a Paolo Palma – ha decisamente allungato, portando il suo bottino personale a quota 93. Il traguardo ormai si intravede e le motivazioni sono a mille.
Tutto benissimo per il nostro eroe dunque, tanto che in pochi mesi potrebbe chiudere i giochi ma… gettando uno sguardo ai sette oggetti che gli mancano, (50 Virginia, 74 Galatea, 77 Frigga, 36 Atlante, 62 Erato, 96 Eagle e 33 Polyhymnia), si prospetta all’orizzonte un’enorme difficoltà da superare, vale a dire la posizione di 36 Atlante; dalle latitudini del Centro Italia infatti, l’asteroide sarà sprofondato a una declinazione impossibile nel momento più propizio per coglierlo. E comunque la sua altezza muterà di poco sia prima che dopo l’opposizione.
Non bastasse ciò, non supererà la mag. +12,6. Per non dover aspettare l’opposizione seguente la soluzione sarebbe quella di programmare una vacanza nel profondo Sud Italia, sperando che i gradi guadagnati bastino per individuare un oggetto debolissimo e comunque basso.
Vediamo quale sarà la soluzione adottata da Ugo, ma anche dagli altri partecipanti, dato che il problema coinvolge anche loro. A cominciare da Paolo Palma che ultimamente ha portato a casa un unico bersaglio toccando quota 87.

Ma i protagonisti assoluti di questo aggiornamento sono senza ombra di dubbio Andrea Tomacelli e Valeria Starace, che in coppia stanno tentando l’impresa. Ben 25 i loro bersagli centrati nell’ultimo periodo, di cui 20 in un’unica nottata!!!
«Abbiamo spremuto all’osso la strumentazione che, appena spenta, ha tirato un sospiro di sollievo» hanno dichiarato Andrea e Valeria, che arrivano così a quota 50, esattamente a metà dell’opera. E per festeggiare il raggiungimento del “giro di boa”, come vedete qui in alto,  ci hanno inviato anche una bellissima foto.
Ancora nessun progresso per Edoardo Carboni, fermo quindi a 43, mentre Luca Maccarini, con due nuove osservazioni, sale a 25.

Ottima performance per Adriano Valvasori, l’ultimo iscritto, autore di 7 osservazioni che raddoppiano il suo bottino ammontante ora a 15 asteroidi catturati. Mancano invece notizie da giugno di Diego Rovere, che chiude la lista con 12 bersagli. Fatti sentire presto Diego, siamo preoccupati…

Claudio Pra

E l’ESA scelse PLATO

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UN CACCIATORE DI ESOPIANETI

È la missione Plato la terza missione scientifica di classe media selezionata dall’Agenzia Spaziale Europea nell’ambito della Cosmic Vision dell’ESA 2015-2025.

PLATO, Planetary Transits and stellar Oscillations, è un satellite, tecnologicamente molto sofisticato, composto da una batteria di piccoli telescopi (34) ma con un enorme campo di vista, in grado di osservare per la prima volta contemporaneamente immense zone di cielo, con l’ambizione di trovare il primo pianeta “abitabile” simile al nostro.

I 34 straordinari telescopi di PLATO sono stati disegnati dal team coordinato da Roberto Ragazzoni, astronomo dell’INAF – Osservatorio di Padova e docente di Ottica dell’Università patavina. Straordinari i telescopi di PLATO lo sono davvero; ognuno è in grado di vedere correttamente una regione di cielo di area 5000 volte quella della luna piena, tutti insieme abbracciano un campo di vista simile a quello dell’occhio umano. Con questi occhi PLATO è in grado di guardare a circa centomila stelle brillanti alla volta, quelle che si trovano a noi vicine.

Una volta lanciato PLATO sorveglierà un milione di stelle per sei anni e fra queste individuerà certamente mondi alieni che per dimensioni, composizione e temperatura possano permettere lo sviluppo della vita, in modo da poi potere concentrare su queste lo sforzo dei tanti telescopi spaziali ed a terra.

«PLATO completerà il lavoro iniziato da GAIA, il satellite lanciato lo scorso dicembre dall’Agenzia Spaziale Europea, che nei prossimi anni censirà le stelle nell’intorno del Sole determinandone posizione e tipologia con accuratezza mai raggiunta prima», dice Giampaolo Piotto, docente di Astronomia dell’Università di Padova, e membro dello Science Team «PLATO ci dirà quali tra queste stelle ospitino sistemi solari simili al nostro, e ci fornirà la completa comprensione dell’architettura di questi sistemi solari, e di dove possa essere presente la vita».

PLATO è  frutto dell’eccellenza italiana nel campo della ricerca in ottica – eccellenza che è riconosciuta a livello mondiale – e fornirà una prestigiosa opportunità all’industria italiana del settore. Anche l’elettronica di bordo sarà in parte made in Italy, grazie all’esperienza nel campo dei sistemi elettronici per lo spazio dei nostri ricercatori e della nostra industria spaziale.

Il contributo italiano a PLATO è finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana. Sono quasi un centinaio gli scienziati italiani, in gran parte dell’INAF, che lavorano alla progettazione della strumentazione e alla preparazione scientifica di PLATO in tutta la penisola, da Padova a Catania, Milano, Firenze, Palermo, Torino, Napoli, Roma. È italiano anche un segmento del centro elaborazione dati, curato dall’ASDC, il centro per i dati scientifici dell’Agenzia Spaziale Italiana.

«La comunità italiana è entusiasta per le opportunità fornite da PLATO. Siamo già molto attivi nello studio degli esopianeti; abbiamo in corso un progetto molto ambizioso (GAPS) con lo spettrografo HARPSN al Telescopio Nazionale Galileo, considerato uno degli strumenti di punta dell’astrofisica mondiale in questo settore, e stiamo preparando la missione CHEOPS, una piccola missione spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea, che partirà nel 2017, per caratterizzare esopianeti noti» – dice Isabella Pagano, coordinatrice per INAF del progetto – «PLATO sarà cruciale per progredire nella fisica degli esopianeti e nella fisica stellare e l’occasione per molti giovani studiosi di lavorare a un progetto di ampio respiro e di lungo termine fianco a fianco con i loro colleghi europei».

La missione Plato va ad aggiungersi ad altre due di classe media e con forte partecipazione INAF come Solar Orbiter e Euclid.

In ricordo di un caro amico astrofilo: Vittorio Lovato

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Ci ha recentemente lasciato l’amico e grande appassionato di astronomia Vittorio Lovato, appartenente all’Associazione Astrofili Alta Valdera e conosciuto da tutti in ambito amatoriale come tra i massimi esperti di spettrografia.

Sul numero 179 di Coelum Astronomia abbiamo potuto ricordarlo solo con poche righe, in questa pagina invece la figura di Vittorio è tratteggiata da un lungo articolo scritto da Alberto Villa, presidente dell’AAAV, in base alle note biografiche fornite dal figlio di Vittorio, Roberto.

Vittorio Lovato è nato il 7.3.1929 a Schio (VI), dove ha frequentato le scuole elementari presso l’Istituto Padri Salesiani. Nonostante le ristrettezze imposte dal secondo conflitto mondiale ha proseguito gli studi fino a conseguire il diploma di perito elettrotecnico presso l’Istituto Industriale “A. Rossi” di Vicenza nel 1950. Laureatosi in Ingegneria elettronica presso l’università degli studi di Pavia, con tesi sulla sicurezza negli impianti di raffinazione, si è definitivamente stabilito con la famiglia a Voghera (PV), dove è stato dipendente  ENI presso la raffineria AGIP di Sannazzaro d.B.  fino all’età della pensione.

Suo figlio Roberto (che ringrazio per il contributo alla stesura di questo breve articolo), mi racconta che la passione di papa’ Vittorio per l’osservazione del cielo era ben evidente già negli anni 60: è sempre vivo il suo ricordo da bambino di papà Vittorio a casa il sabato e a volte anche la domenica, sul tavolo della cucina (non aveva una stanza da dedicare ad officina!) mentre costruiva pezzi che sarebbero poi diventati un telescopio completo. Il suo primo Saturno o la sua prima Luna non li aveva certamente visti sui libri di scuola, ma  dal balcone di casa quando aveva 6-7 anni attraverso il primo telescopio costruito da papà (e che aveva lasciato sul pavimento della cucina tanti trucioli di alluminio, polverino metallico di limatura, colle , tracce di vernice, ecc, con grande “gioia” di sua mamma!).

Per anni Vittorio si è dilettato a costruire ed affinare il telescopio originario, ed a costruirne di nuovi. Le prove le faceva tutte “sul campo”: dalla seconda metà degli anni 70 da una posizione più privilegiata a quota 1000 mslm. sull’appennino pavese, dove nel frattempo aveva acquisito un piccolo appartamento da utilizzare per le ferie con la famiglia.

Per diversi anni Vittorio ha dunque operato in solitudine, fino a quando ha incontrato un gruppo di giovani astrofili appassionati almeno tanto quanto lui con i quali ha cominciato una nuova fase di “condivisione” delle sue esperienze in campo astronomico: è proprio in questo periodo che conosco personalmente Vittorio Lovato. Infatti fondai nel 1978 la AAT – Ass.ne Astrofili Thetys con sede in Rivanazzano (PV), e appena Vittorio ne venne a conoscenza si presentò per vedere se la cosa potesse interessarlo e se potesse collaborare in qualche maniera. La sua passione per la costruzione di strumenti e la mia per la spettrografia ci portarono a scommettere sulla realizzazione di uno spettrografo, quando – al tempo – ben pochi si erano cimentati in tale settore a livello amatoriale. Le serate necessariamente passate a discutere sulla pratica e sulla teoria ci hanno fatto reciprocamente conoscere ed apprezzare, fino a far nascere una profonda amicizia: per quanto mi riguarda Vittorio è diventato quasi un secondo papà, che mi ha insegnato tanto non soltanto nel campo dell’astronomia. La costruzione dello spettrografo andò a buon fine e nel 1992 ci valse – davvero con tanta soddisfazione – la pubblicazione di un articolo di fondo sulla rivista “L’Astronomia”.

Fu questo uno stimolo molto forte per Vittorio che da questo momento si dedicò con successo alla realizzazione di spettrografi amatoriali: dopo tanti anni di dedizione a tale attività credo non ci sia astrofilo italiano appassionato di spettrografia che non conoscesse Lovato!

Nel 1993 mi sono trasferito in Toscana dove dal 2004 mi trovo a condurre la AAAV – Ass.ne Astrofili Alta Valdera con sede in Peccioli (PI). La distanza non ha certamente influenzato il rapporto di amicizia e di collaborazione con Vittorio e i lavori “a 4 mani” nel settore della spettrografia sono proseguiti, ben riuscendo a coordinarci anche a distanza. Il fatto di avere a disposizione in Toscana un telescopio RC da 50mm ha “stuzzicato” Vittorio per vedere cosa si potesse ottenere da uno strumento del genere con un suo “gioiellino” appositamente costruito. Ed ecco che nell’ottobre 2007 Lovato viene in Toscana con uno spettrografo fatto su misura per il telescopio dell’Osservatorio Astronomico di Libbiano (Peccioli) proprio nei giorni in cui la cometa Holmes ha un outburst che la rende improvvisamente visibile a occhio! Si completa così il primo di una nuova serie di interessanti lavori, tutti realizzati con gli spettrografi sapientemente costruiti da Vittorio e pubblicati da diverse riviste italiane, e ospitati in particolare proprio da “Coelum Astronomia” che in più di una occasione ne ha valorizzato i contenuti.

Vittorio ha deciso di lasciarci all’inizio dello scorso mese di ottobre: la cosa per me è arrivata inattesa ed è grande il vuoto che rimane per una profonda amicizia che dura da tanti anni e che all’improvviso viene a mancare. A volte non ci penso e viene naturale – quando ho un dubbio – pensare di chiamare Vittorio per un confronto, un consiglio e un saluto.

Tra i tanti momenti passati insieme, mi piace ricordarlo sorridente mentre sale ad applicare il suo nuovo spettrografo al telescopio di Libbiano.

Ciao Vittorio…. con la stima e l’affetto di sempre!

Alberto Villa (Presidente AAAV)

Al Planetario di Ravenna

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22.02: ore 16:30: …un pomeriggio al Planetario “Quante stelle lassù: il cielo della prossima primavera” di Marco Garoni (per bambini dai 6 anni).

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Kepler è vivo e lotta insieme a noi

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Riproduzione artistica della sonda Kepler. Crediti: NASA
Riproduzione artistica della sonda Kepler. Crediti: NASA

Per il telescopio Kepler la luce in fondo al tunnel potrebbe essere quella di WASP-28, una stella simile al Sole attorno alla quale orbita un pianeta già noto agli astronomi, che il telescopio è riuscito a rilevare durante una nuova osservazione di prova. Dopo aver scoperto migliaia di pianeti extrasolari (tra possibili e confermati) e aver raccolto una mole incredibile di dati che faranno lavorare ancora a lungo molti scienziati, nel maggio scorso Kepler era stato dato per finito e non più utilizzabile a seguito della rottura di una delle ruote di reazione, un giroscopio,  componente vitale per il funzionamento della sonda. Con uno scatto d’orgoglio, però, Kepler e il suo team hanno ora dimostrato di essere ancora in grado di rilevare la presenza di esopianeti distanti. In una osservazione dimostrativa durata tre giorni e mezzo sono infatti riusciti a tracciare il transito del già noto esopianeta WASP-28b nel suo passaggio davanti alla stella madre WASP-28. E non è un de profundis o un canto del cigno, anzi.  Ora tutto sembrerebbe pronto per dare a Kepler una nuova vita e iniziare una seconda fase della missione, già ribatezzata K2.Lanciata nel 2009, la sonda è stata una protagonista indiscussa nella scoperta di nuovi pianeti extrasolari. Per funzionare correttamente, Kepler aveva però bisogno di almeno tre ruote di reazione, ruote massicce con elevato momento d’inerzia che permettono il corretto funzionamento del satellite, assicurandone la precisione di puntamento e la stabilità. A partire dal 2012 e nel giro di un solo anno, due delle quattro ruote di reazione a bordo del satellite (una era di scorta) sono andate fuori uso.

Ma piuttosto che abbandonare la sonda a un destino prematuro di spazzatura cosmica, gli ingegneri NASA hanno deciso di elaborare una qualche soluzione per mantenere in vita Kepler. L’idea era quella di recuperare la persa stabilità del telescopio sfruttando la forza del vento solare: fare leva sulla pressione solare, uniformemente distribuita tra le superfici della navicella, come surrogato della ruota mancante.

Sembrava un’operazione innovativa quanto disperata, ma a seguito delle nuove osservazioni il team di Kepler ha dimostrato di essere effettivamente in grado di continuare lavorare con la navicella menomata, anche se non nel pieno delle sue funzionalità. Per il suo ritorno dagli inferi Kepler ha utilizzato i sensori di orientamento montati sul piano focale per controllare il puntamento, evitando così significativi problemi di allineamento. Per raggiungere il nuovo livello di stabilità l’orientamento della sonda deve essere ora quasi parallelo al suo percorso orbitale intorno al Sole. E il lavoro di raccolta dati si fa più laborioso, perché il nuovo assetto dà nuovi problemi di calibrazione. Tutti però ampiamente superabili, secondo la NASA.

In che modo e per quali obiettivi verrà utilizzato il redivivo Kepler è ancora da stabilire. Il piano della  nuova missione è stato presentato al Kepler Science Conference II dello scorso novembre. Il team sta attualmente esaminando 126 diverse proposte e inizierà le prime nuove osservazioni di verifica a marzo.

I Venerdì dell’Universo 2014

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Tornano anche quest’anno i Venerdì dell’Universo, una serie di seminari scientifici per avvicinare, giovani e non, alla Fisica,
all’Astronomia e alle Scienze in generale, con la speranza che per molti giovani non sia solo una curiosità momentanea,
ma anche un’occasione di spunto per i loro studi professionali o amatoriali, dal momento che l’Università di
Ferrara offre importanti opportunità in questi campi.

21.02: “Una serata tra le stelle: storia e attualità del Planetario” a cura di MICHELE BONADIMAN.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica – www.fe.infn.it
Organizzati da: Dip. di Fisica Università di Ferrara, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Gruppo Astrofili Ferraresi “Columbia“ e Coop. Sociale Camelot.

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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21.02: “Orione e dintorni, escursione tra le meraviglie” di Maria Edvige Ravasio.
Conferenze inizio ore 21:00, a seguire osservazioni del cielo con i telescopi del Gruppo.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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21.02: ”Osservazioni al telescopio. In caso di cielo coperto: Le comete” di W. Marinello.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Circolo Astrofili Veronesi

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21.02: “Fotografare in remoto dall’Osservatorio Monte Baldo” a cura dei soci astrofotografi.

Per informazioni: info@astrofiliveronesi.it
Cell: 334 7313710 (Antonio Cagnoli)
www.astrofiliveronesi.it

BARI INCONTRA L’UNIVERSO

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21.02, ore 11:00: presso Licei Einstein-Leonardo da Vinci di Molfetta.

info@saitpuglia.it
w w w. s a i t p u g l i a . i t

BARI INCONTRA L’UNIVERSO

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21.02, ore 15:00: presso il Liceo Scientifico E. Fer-
mi di Bari.

info@saitpuglia.it
w w w. s a i t p u g l i a . i t

Dione in posa per Cassini

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Dione, uno dei satelliti naturali di Saturno, fotografato dalla sonda della NASA Cassini. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute
Dione, uno dei satelliti naturali di Saturno, fotografato dalla sonda della NASA Cassini. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute

Nella immagine è possibile vedere una delle caratteristiche più importanti di Dione, uno dei satelliti naturali più brillanti di Saturno studiati dalla sonda della NASA Cassini. Si tratta di una serie di dirupi scoscesi ricoperti di ghiaccio,  una rete di luminose e sottili striature che si alternano a profondi crateri: gli esperti sostengono che questo indica che si tratta di una formazione geologica piuttosto recente recente. Molti sostengono che queste striature si siano formate in seguito a eruzioni lungo le fessure che precipitarono sulla superficie sotto forma di neve o cenere, ma anche i terremoti potrebbero esserne i responsabili. I crateri, invece, sono stati creati durante un pesante bombardamento meteorico in passato.

Queste formazioni si trovano nell’emisfero posteriore di Dione. Quello anteriore, invece, è caratterizzato da una superficie uniforme e brillante. L’immagine in alto è stata scattata il 10 settembre 2013, a una distanza di 892,000 chilometri con una scala di 5 chilometri per pixel.

L’immagine qui sotto, invece, risale all’ottobre del 2008.

Un’immagine di Dione del 2008 scattata da Cassini. Crediti: NASA/JPL/Space Science Institute

Per saperne di più:

Visita il sito della missione Cassini-Huygens

La nuova Newsletter di Coelum Astronomia!

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Siamo giunti alla fine del primo ciclo della nuova Newsletter di Coelum astronomia,  che è stata completamente rivista nella sua veste grafica, nei contenuti e nella cadenza dei suoi appuntamenti.

Nuova Newsletter CoelumLa nuova Newsletter ci da ora anche la possibilità di inserire, tra i vari contenuti, un pool per raccogliere le opinioni dei nostri lettori su vari argomenti, ma anche per coinvolgerli maggiormente in quelle che saranno le future scelte editoriali.

A poco più di un mese e mezzo di distanza dalla  prima uscita, il primo parere  richiesto agli iscritti non poteva che riguardare proprio questo cambio d’abito e le risposte sono state più che gratificanti!

Alla domanda infatti “quanto ti piace la nuova newsletter”, tra quelli che hanno risposto solo il 5% ci ha dato un voto da 1 a 5, il 22% ci ha dato un voto tra il 6 e il 7, mentre ben il 73% ci ha assegnato un voto tra l’8 e il 10! (32% il voto massimo).
Non possiamo certo lamentarci… 🙂

La seconda domanda riguardava la quantità di contenuti, e qui i lettori si sono divisi in maniera abbastanza equa tra chi è soddisfatto così (34%), chi vorrebbe solo qualcosa in più (36%) e chi invece la vorrebbe tanto più ricca (30%). Cercheremo quindi di accontentare  in parte quest’ultimi aggiungendo qualche contenuto in più senza però appesantirla troppo, come viene invece richiesto dai primi.

L’intento infatti è di tenere aggiornato chi ci segue sulle ultime news, sugli argomenti e gli eventi del cielo più interessanti senza  però appesantire troppo la lettura via mail ma rimandando al sito e alla rivista per dettagli e approfondimenti.

La Newsletter ha una cadenza quindicinale (salvo invii extra speciali per eventi di particolare interesse) con due format principali:

  • Un invio intorno alla metà del mese con la segnalazione degli articoli o delle news più interessanti, i principali appuntamenti con il cielo dei giorni successivi e il sondaggio.
  • Un invio di fine/inizio mese,  sempre con la segnalazione di articoli o eventi astronomici di interesse, le anticipazioni sul numero di Coelum in uscita e la segnalazione delle discussioni e degli argomenti di punta del forum Coelestis.

Siamo ovviamente sempre disponibili a raccogliere suggerimenti per migliorarla e renderla sempre più gradita.

Alcuni dei prossimi pool riguarderanno infatti i contenuti o, ad esempio, la possibilità di tradurla in altre lingue per chi ci segue anche dall’estero. Coelum infatti conta (attraverso i social network: facebook, twitter, gplus ma anche via paper.li in inglese e in italiano) sempre più persone non solo di lingua italiana, ma che grazie ai vari strumenti di traduzione automatica in rete riesce a seguire i contenuti pubblicati  sul nostro sito, e sui siti da noi segnalati, e che potrebbero trovare utile una newsletter che gli indichi periodicamente nella loro lingua gli articoli più interessanti del momento…

Insomma, tante nuove opportunità per contribuire a diffondere sempre più la nostra passione per il cielo stellato!

E tu, che ne pensi? Non sei ancora iscritto?? Che aspetti?!

CLICCA QUI! 🙂

ATTENZIONE: Se eri già iscritto alla vecchia newsletter (attraverso Domeus o attraverso il forum Coelestis), ti invitiamo a reiscriverti al link indicato o potresti non ricevere più i nostri aggiornamenti, per ragioni di privacy infatti preferiamo avere nuovamente il tuo consenso ad aderire a questa nuova piattaforma.

Congiunzione Luna con Saturno

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Luna e Saturno

Luna e Saturno

Qualche giorno dopo l’incontro con Marte e Spica, la Luna incontrerà Saturno sull’orizzonte di sudest. I due oggetti saranno osservabili a partire dall’una del mattino del 22 febbraio nella costellazione della Libra, separati da una distanza angolare di circa 2,5°.

Al Planetario di Ravenna

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18.02: ”Le stelle Novae” di Massimo Berretti.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Associazione Astrofili Centesi

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18.05:ore 15.30: “Il Sole”. Osservazione Solare e laboratorio creativo per bambini.
Per info: 346.8699254, astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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17.02: Laboratorio di astrofotografia, lezione pratica in sede con computer e software di elaborazione.
A cura di Gimmi Ratto e Astronomical Centre.

Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
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CORSO DI ASTRONOMIA PRATICA 2014

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A partire dal 2 aprile, presso la sede dell’Associazione in Via Sebastiano Serlio 25/2 a Bologna. Ogni lezione è organizzata in una prima parte introduttiva che si svolge al chiuso e una seconda parte pratica che si svolge all’aperto. Per gli ovvi motivi legati all’inquinamento luminoso, una serata dedicata alle osservazioni ad occhio nudo, si svolgerà al Parco Cavaioni appena fuori Bologna. Un’altra lezione inerente il Sole si svolgerà domenica mattina 18 maggio.

Per info: info@associazioneastrofilibolognesi.it
oppure chiamate al numero 348 2554552

PLANETARIO DI VENEZIA/LIDO

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16.02: ”In viaggio tra i satelliti del Sistema Solare” di Enrico Salvadori.

Per info: planetario@astrovenezia.net
www.astrovenezia.net

Il Planetario a Piacenza DAL 14 FEBBRAIO AL 22 MARZO

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16.02: Collegamento Osservatorio dalle Dolomiti

Per informazioni: info@planetariopiacenza.com
www.planetariopiacenza.com

La danza delle aurore di Saturno

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Immagini all’infrarosso e all’ultravioletto scattate dalla sonda Cassini della NASA e dall’Hubble Space Telescope. Si vedono aurore attive ai poli di Saturno. Credit: NASA/JPL-Caltech/University of Colorado/Central Arizona College and NASA/ESA/University of Leicester and NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/Lancaster University
Immagini all’infrarosso e all’ultravioletto scattate dalla sonda Cassini della NASA e dall’Hubble Space Telescope. Si vedono aurore attive ai poli di Saturno. Credit: NASA/JPL-Caltech/University of Colorado/Central Arizona College and NASA/ESA/University of Leicester and NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/Lancaster University

Gli astronomi sono da sempre affascinati dalle aurore che si verificano sul pianeta Saturno e spesso vengono pubblicate foto di questo fenomeno osservato per la prima volta nel 1979, quando Pioneer 11 fotografò i poli del pianeta illuminati in ultravioletto. Lo spettacolare fenomeno è frutto dell‘interazione tra la magnetosfera e la ionosfera. Mentre l‘Hubble Space Telescope della NASA, in orbita intorno alla Terra, è stato in grado di osservare le aurore settentrionali nelle lunghezze d’onda ultraviolette, la sonda Cassini della NASA, in orbita attorno a Saturno, ha ottenuto close-up complementari della parte settentrionale, meridionale e della faccia non visibile dalla Terra agli infrarossi, in luce visibile e nelle lunghezze d’onda ultraviolette. Quello che è stato ottenuto è il dettaglio di una coreografia unica ai due poli del sesto pianeta del Sistema solare che mostra la complessità e la bellezza delle aurore.

A differenza della Terra, dove il magnifico spettacolo dura solo poche ore, su Saturno l’aurora può brillare anche per diversi giorni. La NASA, infatti, è stata in grado di osservare questo fenomeno dal 5 aprile 20 maggio 2013. Le immagini provenienti dall’UVIS (spettrometro ultravioletto), montato su Cassini e ottenute da un’insolita distanza ravvicinata, hanno fornito uno sguardo alle diverse caratteristiche delle deboli emissioni su una scala di poche centinaia di chilometri. Per gli esperti è ormai certo che il fenomeno sia legato alle variazioni causate dal vento solare che entra nell’atmosfera di Saturno: i gas fluorescenti presenti nell’alta atmosfera emettendo lampi di luce a diverse lunghezze d’onda formando le aurore che circondano i poli. Sempre più accreditata è, però, anche l’ipotesi che le aurore siano provocate dal campo magnetico dei due poli del pianeta.

Nel video si vede anche una zona particolarmente luminosa dell’aurora che ruota in sincronia con la luna di Saturno Mimas. In precedenza altre immagini ottenute con l’UVIS avevano mostrato un punto luminoso aurorale intermittente legato elettricamente alla luna Encelado, un flusso di particelle cariche che viaggia dalla luna ghiacciata a Saturno, interagendo con il suo intenso campo magnetico e generando deboli aurore, un po’ come accade su Giove. I nuovi dati suggeriscono, quindi, che anche un’altra luna è in grado di influenzare lo spettacolo di luci su Saturno. ”Le immagini che abbiamo ottenuto sono le migliori finora per quanto riguarda i rapidi cambiamenti nelle emissioni aurorali”, ha detto Wayne Pryor, del Central Arizona College. “Alcuni punti sono più luminosi e si accendono ad intermittenza nelle immagini. Altre zone, invece, sono perennemente illuminate e ruotano attorno al polo, ma più lentamente rispetto alla velocità di rotazione di Saturno”, ha aggiunto.

I nuovi dati ottenuti da Cassini e da Hubble stanno aiutando gli astronomi a risolvere anche alcuni misteri sulle atmosfere dei pianeti giganti gassosi. “Gli scienziati si sono chiesti perché le zone alte delle atmosfere di Saturno e  degli altri giganti gassosi sono riscaldate ben oltre quello che potrebbe essere normalmente previsto per la loro distanza dal Sole”, ha detto Sarah Badman, ricercatrice per la missione Cassini presso l’Università di Lancaster (Gb). “Guardando questa sequenza di immagini, realizzata da diversi strumenti, capiamo dove l’aurora colpisce e riscalda l’atmosfera”.

Attraverso i dati in luce visibile, invece, i ricercatori hanno potuto studiare i colori delle aurore. A differenza di quelle sulla Terra, che sono verdi nella parte bassa e rosse in alto, su Saturno sono rosse nella parte bassa e viola nella parte alta. Come sul nostro Pianeta, le aurore possono essere a forma di tenda che fluttua nel vento oppure a fiamma con le sembianze di fuoco che brilla in lontananza. Può assumere anche l’aspetto di un bagliore diffuso o di raggi isolati che si formano e scompaiono. Ma perché la differenza di colore? Sulla Terra la colorazione dipende dalla presenza di molecole di azoto e ossigeno eccitato, mentre su Saturno dalla presenza di molecole di idrogeno eccitate (ciò vuol dire che assorbono radiazioni ed emettono luce visibile). ”Ci aspettavamo di vedere un po’ di rosso nelle aurore di Saturno, dato che l’idrogeno emette una luce rossa quando si agita, ma sapevamo anche che potevano esserci variazioni di colore a seconda delle energie delle particelle cariche che bombardano l’atmosfera e della sua densità”, ha spiegato Ulyana Dyudina, del team di imaging presso il California Institute of Technology, Pasadena, California.

Un altro gruppo di ricercatori sta analizzando i dati raccolti nello stesso periodo dai i due telescopi terrestri del W.M. Keck Observatory alle Hawaii e dall’Infrared Telescope Facility della NASA. I risultati aiuteranno a capire come le particelle vengono ionizzate (caricate) nell’atmosfera alta di Saturno e li aiuterà a mettere in ordine un decennio di osservazioni terrestri di Saturno in prospettiva, perché possono vedere che cosa cosa disturba e interferisce nei dati che provengono dall’atmosfera terrestre.

Per saperne di più:

Congiunzione Luna, Spica e Marte

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Marte Luna e Spica

Marte Luna e Spica

Poco dopo le undici della sera del 19 febbraio si avrà l’opportunità di osservare in direzione est-sudest il sorgere di un terzetto di oggetti formato dalla Luna all’ultimo quarto, da Spica – stella alfa della Vergine (mag. +1,0) – e da un Marte che avrà appena superato la soglia della magnitudine negativa (–0,2). Alle 23:15 il trio avrà un’altezza media sull’orizzonte di circa +9°, con la Luna distante da Marte circa 3,5°.

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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14.02: ”Errori astronomici” di Pietro Planezio.

Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Al Planetario di Ravenna

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14.02: Fanta-Scienza, avventure nel tempo e nello spazio: “Armate dallo spazio; la guerra dei mondi” di A. Galegati in collaborazione col Circolo Sogni.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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14.02: ”Sciami meteorici” di A. Soffiantini.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Trento – MUSE, Artesella e Osservatorio Astronomico di Celado

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“MUSE” di TRENTO Museo delle Scienze
ARTE CONTEMPORANEA di ARTESELLA
OSSERVATORIO ASTRONOMICO di CELADO
Osservazioni Notturne con Telescopio

4/6 Aprile 2014

1° giorno, venerdì 04/04 – FERRARA / BOLOGNA / MODENA / VERONA / TRENTO / LEVICO

Ritrovo dei partecipanti (luoghi di carico ed orari da riconfermare) e partenza in pullman GT per Trento.
Arrivo e ingresso al MUSE, il nuovo museo della scienza, sul modello delle grandi città europee e americane. L’edificio, è stato progettato da Renzo Piano: richiama nel profilo, con le grandi vetrate inclinate, nel disegno interno e nell’ alternanza di vuoti e di pieni, i pendii delle montagne da cui è circondato. E proprio la montagna e l’ambiente sono uno dei fili conduttori della visita: a partire dalla vetta, il piano più alto dell’edificio, che ospita le mostre sui ghiacciai, sull’esplorazione e la vita negli ambienti estremi, si scende gradualmente a valle per conoscere l’ambiente alpino con la sua geologia, la sua flora e la fauna, e osservare come si è evoluto e trasformato a opera del tempo e dell’uomo.
Visita guidata inclusa del percorso: STORIA ED EVOLUZIONE DELLA VITA Dalla formazione del sistema solare, alla galleria dei dinosauri, in cui sono presenti scheletri a grandezza naturale, fino alle nuove scoperte della tecnologia dei nostri giorni. Un viaggio nel tempo e nello spazio lungo 4,5 miliardi di anni, nel quale si ripercorrono le principali tappe evolutive della vita sulla Terra, fino alla comparsa dell’uomo e il suo complesso rapporto con l’ambiente naturale, le problematiche ambientali, economiche e sociali racchiuse nei temi contemporanei della sostenibilità. La visita al museo potrà continuare liberamente in tutte le sezioni.
Pranzo libero a carico dei partecipanti e, nel pomerigio, visita guidata di TRENTO: il Duomo, la Torre Civica eretta nel XIII sec., il vicino Palazzo Pretorio, il Castello del Buon Consiglio il monumento più significativo della città, sede del Museo provinciale d’arte antica, medioevale, moderna e contemporanea. Al termine, trasferimento nella vicina Levico, sistemazione in hotel, cena e pernottamento. In serata osservazioni astronomiche facoltative.

2° giorno, sabato 05/04 – BORGO VALSUGANA / CASTELLO TESINO / CELADO / LEVICO TERME

Dopo la prima colazione in hotel, trasferimento nella vicina Borgo Valsugana per la visita guidata di ARTE SELLA: una manifestazione internazionale di arte contemporanea nata nel 1986, che si svolge all’aperto nei boschi della Val di Sella. Il progetto vuole essere non solo un’esposizione qualificata di opere d’arte, ma anche un processo creativo: l’opera è seguita giorno per giorno nel suo crescere e l’intervento dell’artista deve esprimere il rapporto con la natura basato sul rispetto, traendo da essa ispirazione e stimolo.
La visita ad Arte Sella prevede: il percorso ArteNatura e l’area espositiva di Malga Costa e Cattedrale Vegetale.
Il percorso ArteNatura consiste in una strada forestale, lunga 3 Km circa, percorribile a piedi in circa 2 ore, lungo la quale si incontrano circa 25 installazioni artistiche.
Al termine, arrivati nei pressi della località Carlon, si prosegue per circa 10 minuti a piedi fino ad arrivare all’area espositiva di Malga Costa. Dopo aver visitato l’esposizione annuale, si continua tra il sentiero nel bosco per accedere alla magnifica Cattedrale Vegetale, opera monumentale realizzata nel 2002 dall’artista italiano Giuliano Mauri. Pranzo libero a carico dei partecipanti e, nel pomeriggio, ingresso e visita guidata alla Grotta di Castello Tesino, una cavità di natura carsica caratterizzata da gallerie, arabeschi, stalattiti e stalagmiti formatisi nel corso dei millenni.
Cena in ristorante e a seguire visita guidata all’Osservatorio Astronomico di Celado: la cupola che sovrasta la struttura ha un diametro di 7 metri e può essere aperta e ruotare su se stessa per permettere di puntare il telescopio sulla stella che si vuole inquadrare. Osservazioni astronomiche all’Osservatorio e descrizione delle costellazioni.
Al termine, rientro in hotel per il pernottamento.

3° giorno, domenica 06/04 – LEVICO TERME / VERONA / MODENA / BOLOGNA / FERRARA

Prima colazione in hotel e mattinata a disposizione per attività libere sul lungolago, in paese o all’interno degli stabilimenti termali della città. Pranzo in hotel e, nel pomeriggio, partenza per il rientro con arrivo previsto in serata.

QUOTA di PARTECIPAZIONE, minimo 35 partecipanti € 295,00
Supplemento singola € 40,00

La quota comprende: * viaggio in pullman GT (quotazione pullman effettuata nel rispetto del regolamento CEE nr. 561/2006 entrato in vigore in
data 11/04/2007) * sistemazione in hotel 3*** a Levico Terme, in camere doppie con servizi privati * pasti come da programma (1 cena in hotel +
1 cena in ristorante, 2 prime colazioni in hotel + 1 pranzo in hotel il 3° giorno) * forfait bevande (1/4 vino e 1/2 acqua) ai pasti * ingresso al MUSE
e percorso guidato di 1h30 “Storia ed evoluzione della vita” * ingresso e visita guidata di ARTESELLA (percorso ArteNatura, Area di Malga
Costa, Cattedrale Vegetale) * ingresso e visita guidata serale (fascia oraria 21.00/23.00) all’Osservatorio Astronomico di Celado * ingresso e
visita guidata alla Grotta di Castello Tesino * assicurazione medico-bagaglio * capogruppo/guida astronomica.

La quota non comprende: * pranzi del 1° e del 2° giorno * altre visite guidate ed altri ingressi a musei e/o monumenti non indicati inl programma
* mance, extra personali in genere tutto quanto non indicato alla voce “La quota comprende”.

Informazioni e prenotazioni:

CTM di Robintur spa Via Bacchini 15, Modena Tel 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it

www.robintur.it

Informazioni astronomiche:

Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550

www.esploriamoluniverso.com

Come nasce una stella

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Nuove immagini da Hubble

Sembrano le esili ali di una farfalla, ma sono in realtà enormi getti di gas e plasma espulsi da una stella in formazione.  Questa nuova suggestiva immagine, catturata dal telescopio spaziale Hubble, testimonia il processo di formazione stellare  all’interno della nube molecolare del Camaleonte.

I sottili flussi di gas espulsi dalle stelle in formazione creano una debole nebulosa che prende il nome di oggetto di Herbig-Haro (in questo caso l’etereo oggetto catturato in foto è stato battezzato HH 909A). Questi giochi di luce si formano durante lo scontro tra il gas dei getti, estremamente veloci, e le dense nubi di  gas e polveri che circondano la futura stella.

E se all’album fotografico della neonata stella non potremo probabilmente aggiungere molte altre diapositive,  visti i tempi astronomici, potrà essere possibile però osservare nei prossimi anni diversi cambiamenti nella nube. Gli oggetti di Herbig-Haro sono infatti strutture dalla breve durata, che si evolvono piuttosto velocemente. Queste strutture sono molto comuni nelle regioni di formazione stellare, come la Nebulosa di Orione, o la nube molecolare del Camaleonte rappresentata in foto. In quest’ultima gli astronomi nel corso degli anni hanno osservato diversi oggetti di Herbig-Haro, la maggior parte dei quali creata dai getti espulsi da stelle con massa simile a quella del Sole.Il telescopio spaziale Hubble è nello spazio dal 1990, e nonostante l’avvicinarsi del lancio del ben più potente James Webb Space Telescope (previsto per il 2018), continua a fornire informazioni preziose ai ricercatori (e immagini spettacolari agli appassionati).

Roma, chiusi Planetario e Museo dell’Astronomia

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Dal 28 gennaio il Planetario e il Museo dell’Astronomia di Roma sono chiusi. I due siti museali, che con oltre 100.000 visitatori ogni anno sono tra le più frequentate attrazioni culturali capitoline, sono stati dichiarati inagibili insieme all’intero complesso del Museo della Civiltà Romana in cui sono ospitati, inadeguato secondo gli ispettori del Ministero del Lavoro alle normative vigenti in materia di igiene e prevenzione degli incendi. La buona notizia è che che i fondi per il restauro della struttura sono già disponibili. Anche se i lavori inizieranno in tempi brevi, come assicurano dal Comune, i due musei sembrano però destinati a rimanere chiusi per almeno un anno.

A stupire è però il fatto che il Planetario e l’annesso museo dell’Astronomia sono spazi relativamente nuovi, inaugurate non più di 10 anni fa. Come spiega Vincenzo Vomero, professore di Museologia Scientifica della Sapienza che fino allo scorso ottobre ha diretto i due musei, non sono infatti le nuove strutture a rappresentare un problema, quanto piuttosto l’intero complesso del museo della Civiltà Romana: “La sala della grande cupola del Planetario è di recente costruzione, e quindi moderna e agibile. I problemi riscontrati durante i controlli riguardano piuttosto la prevenzione incendi, la messa in sicurezza degli spazi e l’eliminazione delle barriere architettoniche di tutto il mastodontico edificio della Civiltà Romana. Si sa da tempo che questi lavori andavano fatti, ma la struttura è enorme, circa 17.000 metri quadri, e i soldi fino a oggi non si erano trovati”.

Una questione prettamente legale dunque: l’edificio va chiuso, nonostante le nuove sale siano perfettamente a norma. Dal comune fanno sapere comunque che i fondi per il restauro sono stati già stati sbloccati, e che presto dovrebbe essere indetta la gara d’appalto. I lavori saranno inoltre un’occasione per rinnovare gli spazi espositivi e gli allestimenti dell’intera struttura, come si legge in una nota congiunta del Sindaco Ignazio Marino e dell’Assessore alla Cultura Flavia Barca: “Finalmente il museo didattico per eccellenza di questa città sarà riqualificato con lavori che ormai erano diventati improcrastinabili”.

I lavori però non dureranno meno di un anno, e nel frattempo il Planetario e il Museo dell’Astronomia resteranno chiusi. Non c’è nulla da fare? “La sala del Planetario è perfettamente a norma, e direttamente raggiungibile dall’ingresso principale. Con un po’ di buona volontà si potrebbe forse identificare il sistema più adeguato per tenerla aperta, e non interrompere il lavoro di comunicazione dell’astronomia condotto fino ad oggi con grande successo di pubblico e di critica”, ragiona infatti Vomero. “È un peccato privare i cittadini romani, gli studenti delle scuole e i turisti di questa perla della comunicazione scientifica della capitale”.

In attesa di sapere come si concluderà la vicenda, quel che è certo è che la riqualificazione del Museo della Civiltà Romana sembrerebbe inserirsi nel più ampio progetto di rilancio dei musei scientifici capitolini previsto con la nascita della nuova Città della Scienza di Roma. “La Città della Scienza deve essere un “hub” di rilevanza internazionale e insieme un punto di riferimento per la valorizzazione di tutto il patrimonio scientifico, tecnologico e culturale della città”, ha dichiarato recentemente la consigliera Valentina Grippo, aprendo il Tavolo su la Città della Scienza alla presenza dell’Assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo. “Il nuovo edificio”, ha aggiunto Grippo, “che secondo le stime dell’assessore Caudo costerà tra i 54 e i 60 milioni di euro e si estenderà su una superficie di 27mila mq, di cui oltre 10mila saranno dedicati a spazi espositivi all’interno dell’ex caserma di via Guido Reni, non deve sovrapporsi alle realtà esistenti né fagocitarle ma dev’essere un’occasione di valorizzazione di quell’imponente “museo diffuso” dei saperi già esistente a Roma”.
Credits immagine:frattaglia/Flickr

Palomar Cube – approfondimenti sul quesito e soluzione

Cubi celebri

Il protagonista indiscusso della rubrica Moebius pubblicata su Coelum 176 di dicembre era il cubo 3x3x3. Un oggetto fondamentale, direi, nella storia della matematica ricreativa.

Alzi la mano chi non ha mai provato, almeno una volta, a mettere in ordine il celeberrimo cubo di Rubik, geniale marchingegno ideato nel 1974 dall’architetto ungherese Ernő Rubik (qui a destra).

Da una quarantina d’anni i matematici studiano questo rompicapo in profondità, ricavandone continue sorprese. Ad esempio, una questione matematicamente interessante (e per nulla facile) consiste nel trovare la via più breve per portare il cubo della disposizione ordinata a partire da una situazione iniziale qualsiasi. Questo problema è strettamente correlato ad un altro: qual è il numero minimo di mosse con cui possiamo certamente risolvere il rompicapo partendo da una configurazione qualsiasi? I matematici hanno assegnato a questo numero un nome molto altisonante: il numero di Dio. Nel 1981 fu dimostrato che tale numero non poteva essere maggiore di 52. Successivamente molti matematici cercarono di abbassare il numero, e riuscirono nell’intento. Nel luglio del 2010, Morley Davidson, Tomas Rokicki, Herbert Kociemba e John Dethridge, sfruttando software sofisticati e computer molto potenti, dimostrarono che il numero di Dio è uguale a 20.

Un altro rompicapo, certamente meno famoso, basato sul cubo 3x3x3, è il cubo Soma, creato nel 1936 dal poliedrico matematico danese Piet Hein. Cercatelo nei negozi: ne esistono versioni in legno molto belle, con le quali vi divertirete un sacco.

La vita di Hein sembra uscita da un romanzo: discendente di un altro Piet Hein, comandante navale nella guerra degli Ottant’anni nel Seicento e ricordato in Olanda come eroe nazionale, si arruolò durante la seconda guerra mondiale come partigiano, si sposò quattro volte, ebbe cinque figli, fu matematico, fisico, ingegnere, inventore, divulgatore scientifico, poeta e scrittore.

Ma fu soprattutto un geniale creatore di affascinanti giochi matematici: per esempio l’Hex, studiato da John Nash (quello del film “A beautiful mind”) e descritto da Martin Gardner, e appunto il cubo Soma.

Hein s’inventò questo gioco mentre seguiva una lezione di fisica quantistica di Werner Heisenberg: ebbe l’ispirazione quando il premio Nobel cominciò a parlare di uno spazio diviso in celle cubiche, e cominciò a chiedersi quali fgure possono essere create unendo tra di loro più cubetti.

Il giovane danese concentrò la sua attenzione sulle combinazioni concave di cubetti, e si accorse che con tre cubetti si può creare una sola struttura di questo tipo, fatta a “L”, mentre con quattro cubetti esistono sei diverse figure concave.

Ora, si chiese Hein, quanti cubetti elementari servono per allestire questo kit di sette configurazioni? Contateli: sono in tutto 27.

Piet pensò allora che anche in un cubo 3x3x3 ci sono 27 cubetti elementari, e la domanda nacque spontanea: è possibile assemblare le sette strutture in modo da creare un tale cubo 3x3x3.
La risposta è sì: ed esistono addirittura 240 diversi modi per farlo! E non è finita qui, perché le sette parti possono essere utilizzate anche per creare innumerevoli figure diverse dal cubo 3x3x3, come potete vedere nella figura qui a destra (peraltro largamente incompleta).

Il problema

Ma veniamo al problema con il quale ho voluto allietare il periodo natalizio dei lettori di Coelum. Prendiamo il cubo di Rubik. Essendo un cubo 3x3x3, i cubetti costitutivi sono in tutto 27.

Essendovi 6 facce, ciascuna con 9 quadratini, ci sono 54 quadratini.

Come osservavo nell’articolo, nel rompicapo ungherese ci sono tre diversi tipi di cubetti:

  • quelli posti al centro delle sei facce (6);
  • quelli posti sugli angoli (8);
  • quelli posti a metà degli spigoli (12).

In tutto sono 26. Aggiungendo il cubetto nascosto nel centro del cubo grande, arriviamo a 27.

L’enigma proposto era il seguente: scrivere un numero su ciascuno dei 54 quadratini del cubo, in modo che:

  • su ogni faccia del cubo grande ci siano tutti i numeri da 1 a 9;
  • la somma dei numeri presenti sui quadratini esposti da ogni cubetto d’angolo e da ogni cubetto di spigolo sia la stessa.

Vediamo alla pagina seguente le soluzioni proposte dai lettori.

Al Planetario di Ravenna

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11.02: “(Ri)cadute dallo spazio” di Paolo Morini.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE

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10.02: Corso base di astrofotografia con digitale reflex e camera web, lezione pratica con gli strumenti sul campo (meteo permettendo).
Presso ”Parco Collodi” a San Benedetto (Cascina).

Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Prova di vista per GAIA

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L’immagine di calibrazione Gaia sull’ammasso stellare NGC1818 nella Grande Nube di Magellano a circa 50 Kpc da noi. Il campo coperto è di circa 3.5 minuti d’arco per lato e la durata dell’esposizione è di circa 2.5 sec. Per chi volesse confrontarla con altra immagini prese da telescopi da Terra e/o dallo spazio l’orientamento è con il Nord in alto e Est a sinistra, per le altre due Nord a destra e Est in basso. Credits : ESA / DPAC / Airbus DS

L’immagine di calibrazione Gaia sull’ammasso stellare NGC1818 nella Grande Nube di Magellano a circa 50 Kpc da noi. Il campo coperto è di circa 3.5 minuti d’arco per lato e la durata dell’esposizione è di circa 2.5 sec. Per chi volesse confrontarla con altra immagini prese da telescopi da Terra e/o dallo spazio l’orientamento è con il Nord in alto e Est a sinistra, per le altre due Nord a destra e Est in basso. Credits: ESA / DPAC / Airbus DS

Come per ogni neonato, anche gli occhi di Gaia (vedi Media INAF), il satellite dell’ESA che mapperà circa 1,5 miliardi di oggetti nella Galassia, si stanno lentamente mettendo a fuoco. Gaia ci ha rilasciato la prima immagine test, NGC1818, un fitto ammasso di stelle nella Grande Nube di Magellano, la galassia satellite della nostra Via Lattea .

Gaia è stata lanciata il 19 dicembre 2013 e sta orbitando attorno al punto langrangiano del sistema Terra-Sole L2, a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.

Arrivata in L2 lo scorso 19 Gennaio, ora Gaia si trova in fase di commissioning ovvero di verifica e calibrazione strumentale. Una volta terminato il collaudo, verso fine maggio, Gaia inizierà le misurazioni di routine e genererà quantità enormi di dati. Per massimizzare i risultati attesi sugli aspetti scientifici fondamentali della missione, saranno inviati sulla Terra per l’analisi solo piccoli ‘cut -outs’ centrati su ciascuna delle stelle rilevate.

Questo ammasso di stelle è stato catturato con lo scopo di “sintonizzare” il funzionamento degli strumenti ed è una delle prime “immagini”, nel senso proprio del termine, ad essere elaborata da Gaia; ma, ironia della sorte , sarà anche una delle ultime .

Infatti, quando comincerà ad operare in modo nominale, Gaia misurerà le stelle, o gli oggetti rilevati, uno per uno, ovvero, “ritagliando” delle piccole finestre di pixels attorno a essi. Godiamoci quindi questa vista di NGC1818 di Gaia!

L’immagine di Hubble

L’obiettivo di Gaia è quello di creare una mappa estremamente accurata della Via Lattea. Rispetto al predecessore Hipparcos, questo nuovo satellite astrometrico sarà 200 volte più preciso, la sua survey 50,000 volte più profonda in luminosità ed il volume coperto almeno 1.000.000 di volte più grande: un’immensa mappa celeste multidimensionale, la prima costruita dall’uomo in grado di guidarci con precisione per gran parte della Via Lattea. Gaia potrà, difatti, estendere il suo orizzonte galattico fino al centro della Via Lattea, a comprendere i due bracci a spirale principali di Carina-Sagittario (verso l’interno) e di Perseo (verso l’esterno), in sostanza con un’accuratezza tale da spingerci fino a circa 33000 anni luce dal Sole. In astrofisica, la distanza di un oggetto stellare è ritenuta utilizzabile come dato individuale se l’errore non va oltre il 10% della distanza stessa. Quindi i 10 µas d’errore sulla parallasse trigonometrica corrispondono a misure di qualità per parallassi fino a 100 µas, ovvero distanze entro 10.000 parsec o ~ 33.000 anni luce.

Di conseguenza possiamo affermare che grazie al volume della regione censita da Gaia, per la prima volta, misureremo le caratteristiche chimico-dinamiche “individuali” delle stelle appartenenti alle varie popolazioni/strutture galattiche (di disco, alone e bulge), verificando così in dettaglio i modelli teorici di evoluzione dinamica e chimica delle galassie e, quindi, della cosmologia generatrice, a rispondere a domande sulla sua origine ed evoluzione, nonché testare la fisica della gravitazione.

Scansionando ripetutamente il cielo, Gaia osserverà un oggetto celeste in media 70 volte nell’arco di cinque anni. La combinazione delle misure astrometriche con quelle fotometriche e spettroscopiche a bordo, consentirà a Gaia non solo di misurare posizioni e moti – sia la componente trasversale e sia quella lungo la linea di vista, radiale – ma anche le principali proprietà fisiche di ogni stella, compresa la sua luminosità, temperatura e composizione chimica .

Per raggiungere il suo obiettivo, Gaia girerà lentamente su stessa, spazzando con i suoi due telescopi tutto il cielo e mettendo a fuoco la luce proveniente da due direzioni di vista simultaneamente sul suo piano focale, una singola macchina fotografica digitale – la più grande che abbia mai volato nello spazio, con quasi un miliardo di pixel.

Ma prima, i telescopi devono essere allineati e messi a fuoco, unitamente alla calibrazione precisa degli strumenti, una procedura minuziosa che durerà diversi mesi prima che Gaia sarà pronta ad entrare nella fase operativa di cinque anni.

Come parte di questo processo, il team di Gaia sta adottando come modalità di test quella di scaricare sezioni di dati dalla fotocamera, tra cui l’immagine di NGC1818 , un giovane ammasso stellare nella Grande Nube di Magellano. L’immagine copre un’area meno dell’1 % del campo di vista completo di Gaia (1.45 m x 0.5 m).

Una volta che tutto il miliardo di stelle a cui punta Gaia sarà stato osservato durante i primi sei mesi di attività, saranno necessarie osservazioni ripetute nell’arco di cinque anni per misurare i loro piccoli movimenti e permettere agli astronomi di determinare le loro distanze e moti attraverso lo spazio.

L’immagine da Terra

Il catalogo finale di Gaia sarà rilasciato solo tre anni dopo la fine nominale della missione. Saranno pubblicati tuttavia dei dati intermedi; inoltre se venissero rilevati oggetti estremamente variabili come supernovae, saranno prontamente comunicati entro poche dal processamento dei dati .

Alla fine, l’archivio dati Gaia supererà un milione di gigabyte, pari a circa 200 000 DVD di dati. Per produrre questo colossale tesoro di dati, la comunità scientifica si è organizzata all’interno di un Consorzio dedicato specificatamente all’elaborazione e all’analisi dei dati di Gaia: il DPAC. Nato nel 2006 attualmente annovera più di 400 scienziati da ben 22 paesi europei: grazie al convinto sostegno di ASI ed INAF che finanziano l’impegno, l’Italia è, con la Francia, il maggiore contributore al DPAC.

Mario Gilberto Lattanzi, Responsabile della partecipazione Italiana in Gaia, con alle spalle già l’esperienza di Hipparcos e Hubble, così commenta: “Davvero emozionante poter vedere la prima immagine presa con i CCD astrometrici di Gaia! La prima valutazione è decisamente positiva. Nonostante la messa a fuoco ancora da raffinare (infatti è proprio una delle immagini prese dagli ingegneri di Astrium ed ESA per le sequenze di messa a fuoco fine che sono ancora in corso),

Si vede già subito sia il vantaggio di essere nello spazio (in 2.5 sec vediamo migliaia di oggetti!) sia la risoluzione paragonabile a quella dell’Hubble (il cui primario circolare ha un diametro di 2.4 m)! Si vedono anche le caratteristiche della tipica immagine di diffrazione ‘a croce’ dei telescopi di Gaia che hanno i primari rettangolari (1.45 m x 0.5 m). Questo spiega anche perché i ‘baffi’ di diffrazione nella direzione Est-Ovest sono più larghi di quelli nella direzione Nord-Sud. Avanti cosi!’”

Guarda e ascolta su INAF-TV Mario Lattanzi commentare l’immagine:

Leggi anche:

Colazione con GAIA: il satellite dell’ESA pronto per il lancio del 19 dicembre

Comincia la missione di Gaia

Al Planetario di Ravenna

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09.02, ore 10:30: Osservazione del Sole.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

PLANETARIO DI VENEZIA/LIDO

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09.02: ”Dalla Terra alla Luna, andata e ritorno” di Salvatore Spampinato.

Per info: planetario@astrovenezia.net
www.astrovenezia.net

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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UAI con SKYLIVE Una Costellazione sopra di Noi – Il primo venerdì di ogni mese, a cura di Giorgio Bianciardi
(vicepresidente UAI).

SKYLIVE con UAI Rassegnastampa e cielo del mese – Quarto giovedì del mese a cura di Stefano Capretti.

w w w. u a i . i t
www.skylive.it

Il Cielo Sepolto – La Colomba posata sull’antenna

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cielo sepolto colomba2
L’illustrazione rappresenta il transito al meridiano della costellazione della Colomba vista dai tetti di Roma, da dove le due stelle principali si vedono alte circa +13°. Molto più difficile riuscire a identificare l’ammasso globulare NGC 1851 – alto appena +8° (vedi la fotografia alla pagina successiva) – malgrado la buona luminosità apparente e il discreto diametro angolare (12 primi d’arco).
cielo sepolto colomba2
L’illustrazione rappresenta il transito al meridiano della costellazione della Colomba vista dai tetti di Roma, da dove le due stelle principali si vedono alte circa +13°. Molto più difficile riuscire a identificare l’ammasso globulare NGC 1851 – alto appena +8° (vedi la fotografia alla pagina successiva) – malgrado la buona luminosità apparente e il discreto diametro angolare (12 primi d’arco).

NGC 1851Ebbene, ancora più a sud della Lepre si trova una piccola costellazione di 270 gradi quadrati, la Colomba, situata tra –27 e –43 gradi e quindi potenzialmente osservabile anche dal Nord Italia. Anche perché, se eccettuiamo la stella eta Columbae che si trova all’estremo confine meridionale, la maggior parte delle stelle più luminose sono disposte attorno ai –35° di declinazione. La creazione della Colomba viene
di solito attribuita a Jakob Bartsch (1600-1633), astronomo tedesco, nonché genero di Keplero. Tuttavia la costellazione è già presente nell’Uranometria del Bayer del 1603, raffigurata a SW del Cane Maggiore, con un ramoscello d’ulivo nel becco; è evidente l’allusione alla colomba che Noè avrebbe inviato fuori dall’arca dopo il Diluvio. La stelle più brillanti sono alfa Columbae, gigante azzurra di mag.
+2,7 chiamata anche Phact, e la gigante gialla beta Columbae, di mag. +3,1 e di nome Wezn. Entrambe facilmente osservabili da tutto il territorio italiano, visto che la loro massima altezza sull’orizzonte va dai +10° di Milano ai +17° di Palermo. Molto più complicata potrebbe essere l’osservazione di eta Columbae, la stella più meridionale di tutte, situata a quasi –43° di declinazione proprio sul confine con la costellazione del Pittore (+1,5° di altezza da Milano, +5° da Roma e +9° da Palermo). Tuttavia, la sfida di questo mese sarà quella di riuscire a puntare l’oggetto deepsky più brillante della Colomba, ovvero l’ammasso globulare NGC 1851 (vedi scheda a destra), situato verso la parte sud-occidentale della costellazione a una declinazione di –40°; un ammasso intrinsecamente molto brillante e concentrato,
distante quasi 40 000 anni luce e di magnitudine apparente +7,2. Per trovarlo visualmente col consolidato metodo dello star hopping conviene partire dalle tre stelle più brillanti della Colomba che abbiamo
presentato. È già visibile, seppure al limite, in un binocolo o un cercatore di almeno 50 mm, mentre un piccolo telescopio di 15 cm, a un centinaio di ingrandimenti, è già in grado di mostrare le componenti più brillanti. Buona fortuna!

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