L’eredità di Planck

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L’astronomia ci ha abituato da tempo a splendide immagini: stelle, pianeti, lontani quasar… Eppure, raramente troviamo un’immagine così densa come quella che ci ha fornito il satellite Planck e che racchiude, conchiude – quasi come una icona – la nostra attuale concezione di Universo.
Di cosa è fatto insomma il nostro Universo? Di cosa è fatto tutto quel che c’è? Scoprirlo, è il compito della sonda Planck.

Era il 21 marzo 2013: scienziati e giornalisti scientifici da tutto il mondo si erano riuniti nella sede parigina dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per assistere al momento in cui la missione Planck dell’ESA avrebbe svelato la sua “immagine” del cosmo. Un’immagine ottenuta non con la luce visibile ma con le microonde: quella che Planck stava rilevando era una radiazione emessa quando l’universo ebbe inizio.
L’espressione che si usa per indicare questa radiazione nel suo complesso è fondo cosmico a microonde, o CMB (dall’inglese cosmic microwave background). Misurando le differenze quasi impercettibili che questa radiazione presenta da una regione all’altra del cielo, era possibile leggere nell’immagine ottenuta da Planck l’età, l’espansione, la storia e il contenuto dell’universo. Niente di meno che il progetto del cosmo!