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Dalla supernova in M106 alla fantastica estate dei cercatori di SN italiani

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Da quando nel 1885 l’astronomo tedesco Ernst Hartwig scoprì la prima supernova al di fuori della nostra galassia, la SN1885A in M31, sono state 61 le supernovae esplose nelle galassie del catalogo Messier. In quasi 130 anni abbiamo avuto una media di una supernova ogni poco più di due anni. Questo inizio 2014 ha invece stravolto queste statistiche ed in soli cinque mesi ci ha regalato ben tre supernovae esplose nelle galassie Messier.

Dopo le due famose supernovae di gennaio esplose nelle galassie M82 e M99 questa volta è toccato alla M106, un’altra bellissima galassia dell’emisfero boreale (vedi foto a destra).

Nella notte del 19 maggio il programma professionale di ricerca astronomica denominato PS1 Science Consortium, che utilizza il telescopio Pan-Starrs1 di 1,8 metri posto sul monte Halekala nelle isole Hawaii ha individuato una luminosa supernova di mag. +14,8 nella stupenda galassia a spirale M106, posta a “soli” 25 milioni di anni luce nella costellazione dei Cani da Caccia. Scoperta da Pierre Méchain nel 1781, M106 è un esempio classico di galassia seyfert con nucleo galattico attivo che emette onde radio e raggi X, indicando la presenza di un massiccio buco nero al suo interno.

La notte del 21 maggio il team dell’osservatorio di Asiago con il telescopio Galileo di 1,22 metri ha ottenuto lo spettro classificando la supernova di tipo II scoperta circa un mese e mezzo dopo l’esplosione, cui è stata assegnata la sigla definitiva SN2014bc. Lo spettro presenta anche intense righe in assorbimento del doppietto di NA I che provengono dal gas associato alle polveri interstellari. La luce della supernova è pertanto oscurata da polveri presenti sulla linea di vista che fa perdere alla sua luminosità circa una magnitudine.

Per quasi 45 giorni la supernova non è stata notata e questo perché si trova vicinissima al nucleo della galassia ospite, solo 1” Est e 3” Sud.

Vista la bellezza della galassia ospite, che la pone fra i soggetti più fotografati in questo periodo, non sono mancate, sia fra i professioni che fra gli astrofili, varie pre-discovery, cioè immagini ottenute prima della scoperta con la supernova presente.

Fra le più autorevoli abbiamo quelle del programma professionale di ricerca supernovae denominato LOSS, che ha ripreso l’oggetto il 9 il 12 ed il 14 Aprile, mentre non era presente in un’immagine del 6 Aprile. Controllate se nei vostri archivi avete immagini di M106 riprese dal 6 Aprile in poi perché potreste aver immortalato questa importante supernova, che dovrebbe aver raggiunto il massimo di luminosità intorno alla mag. +13. Per notarla però è necessario disporre di una lunga focale per staccare la supernova dal nucleo della galassia e de-saturare completamente l’immagine per evitare che il luminoso nucleo della galassia copra la luce della supernova.

Non è infatti semplice riuscire nell’impresa: bisogna disporre di un valido strumento e di un seeing molto buono. Esiste però un metodo non proprio ortodosso, ma molto efficace, per aumentare enormemente questa probabilità. L’idea è venuta ad un bravo astrofotografo pistoiese, Marco Burali, che i lettori della rivista conoscono bene per le stupende immagini pubblicate.

Consiste nell’applicare il filtro Larson-Sekanina durante l’elaborazione dell’immagine. Questo filtro viene normalmente utilizzato nelle immagini cometarie per evidenziare le strutture interne del nucleo delle comete, ma applicato in questo frangente all’immagine di M106 è riuscito a separare perfettamente la supernova dal nucleo della galassia, a scapito però della bellezza estetica dell’immagine elaborata (vedi foto a lato).

Concludiamo ricordando che questa è la seconda supernova esplosa in M106. Nel 1981 infatti la galassia aveva ospitato un’altra supernova anch’essa di tipo II, la SN1981K che fu scoperta tramite le onde radio da E. Hummel al Max-Planck-Institut fur Radioastronomie. Il tedesco divise la scoperta con l’astronomo svizzero Paul Wild direttore dell’Astronomical Institute Berne University, che riuscì a confermare l’oggetto ritrovandolo su delle immagini d’archivio prese il 3 Novembre 1981 dal Zimmerwald Observatory. La supernova aveva una luminosità intorno alla mag. +17 ed era posta a 17” Est e 76” Nord dal centro della galassia, in perfetto accordo con la posizione rilevata dal radiotelescopio tedesco.

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Veniamo adesso alle scoperte di casa nostra che grazie all’arrivo della bella stagione, con un maggior numero di notti serene, ha permesso agli astrofili italiani di mettere a segno numerosi successi.

Il primo è stato ottenuto nella notte del 5 giugno da Mirco Villi, Mario Bombardini e Alessandro Benazzi del Gruppo Astrofili “G.B.Lacchini” di Faenza. La supernova, che al momento della scoperta brillava di mag. +17, è stata individuata nella piccola galassia a spirale barrata UGC9396 distante circa 500 milioni di anni luce nella costellazione del Boote, a pochi gradi a Nord-Est della stella Arturo. Per Bombardini e Benazzi si tratta della prima scoperta ed immaginiamo perciò che grande sia la loro gioia. L’esperto Mirco Villi invece, che agli inizi degli anni ’90 dette inizio alla ricerca supernovae amatoriale in Italia insieme a Giancarlo Cortini, è tornato a fare centro dopo sette anni di digiuno, ottenendo la sua settima scoperta. I tre emiliani hanno battuto sul tempo due osservatori dell’ISSP, Monte Agliale (LU) e Montarrenti (SI) che hanno ottenuto una pre-discovery immortalando la supernova rispettivamente il 3 Giugno e nella stessa notte della scoperta ufficiale. Il programma professionale di ricerca supernovae denominato The intermediate Palomar Transient Factory ha invece ottenuto una scoperta indipendente riprendendo la supernova il 25 Maggio con il grande telescopio Keck2 da 10 metri situato nelle isole Hawaii. Lo spettro infine ripreso da Asiago con il telescopio Copernico di 1,82 metri ha permesso di classificare la supernova di tipo Ia scoperta pochi giorni dopo il massimo di luminosità, a cui è stata assegnata la sigla definitiva SN2014bg.

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Le scoperte nostrane proseguono con una bella tripletta messa a segno in soli cinque giorni dall’osservatorio lucchese di Monte Agliale, principale esponente del progetto ISSP, utilizzando il telescopio Newton da 51 cm di diametro F.4,6.

La prima è stata effettuata da F. Ciabattari, E. Mazzoni e S. Donati nella notte fra il 5 ed il 6 giugno nella galassia compatta NGC 6456 distante circa 570 milioni di anni luce e posta nella costellazione del Drago a meno di 33° dal Polo Nord celeste (circumpolare). Al momento della scoperta la supernova, a cui è stata assegnata la sigla SN2014bm, brillava di mag. +17,4 e nei giorni seguenti la luminosità è andata a diminuire superando la mag. +18. Fortunatamente il transiente è posizionato al di fuori del compatto nucleo della galassia ospite (offset 8” Nord – 2” Est) rendendolo perciò di facile individuazione. L’8 Giugno da Asiago è stato ripreso lo spettro. Si tratta di una supernova di tipo Ia scoperta circa una settimana dopo il massimo di luminosità.

Passano solo due giorni dalla scoperta precedente e l’8 giugno i due più grandi scopritori di supernovae italiani di tutti i tempi, Fabrizio Ciabattari ed Emiliano Mazzoni, questa volta insieme a G. Petroni individuano un oggetto intruso di mag. +17,6 nel sistema multiplo di galassie denominato IC1370. La galassia ospite non è proprio “dietro l’angolo” dista infatti circa 690 milioni di anni luce nella costellazione dell’Acquario al confine con quella del Cavallino, a pochi gradi a Nord-Ovest dell’ammasso globulare M2. La luminosità del transiente, unita all’enorme distanza della galassia ospite faceva presagire che potessimo essere di fronte ad un’altra supernova di tipo Ia. Ed infatti il 9 Giugno viene ripreso lo spettro ancora una volta dal team dell’osservatorio di Asiago che conferma la classificazione della supernova del tipo Ia scoperta questa volta pochi giorni prima del massimo di luminosità. Alla supernova è stata infine assegnata la sigla definitiva SN2014bn.

L’ultima scoperta, ottenuta il 10 giugno, a chiusura di una settimana da incorniciare per gli amici lucchesi, è risultata essere la più interessante. F. Ciabattari, E. Mazzoni e M. Rossi l’hanno individuata di mag. +16,9 nella piccola galassia PGC59263 distante circa 500 milioni di anni luce nella costellazione di Ercole. Si tratta infatti, come evidenziato dallo spettro ripreso nuovamente da Asiago, di una rara supernova di tipo IIn. A differenza delle supernovae di tipo Ia che raggiungono tutte una magnitudine assoluta di -19 ed utilizzate perciò come candele cosmiche per misurare le distanze astronomiche, le supernovae di tipo IIn hanno un range di magnitudine assoluta che è il più elevato fra tutte le supernovae. Si va infatti dai bassi valori di -11 dei Supernova Impostori, ai tradizionali -17 delle normali supernovae di tipo II, fino arrivare nei casi più estremi ai rarissimi “mostri superluminosi” di magnitudine assoluta pari a -22. Questa supernova “lucchese” è molto brillante ma non eccezionale, ha infatti un valore di -19 che la fa assomigliare, come luminosità, ad una classica supernova di tipo Ia, ma in realtà nel suo spettro sono intense le righe strette in emissione dell’idrogeno, causate dagli ejecta della supernova che interagiscono con il mezzo circumstellare denso e ricco di idrogeno. Alla supernova è stata assegnata la sigla definitiva SN2014bw.

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Le scoperte italiane però non si fermano qui ed il 18 giugno Giancarlo Cortini, dall’osservatorio di Monte Maggiore a Predappio (FC), ottiene la sua scoperta numero 24 individuando una luminosa supernova di mag. +16, la SN2014bv, nella galassia NGC4386. Posta a circa 90 milioni di anni luce nella costellazione del Drago ed a soli 25° dal Polo Nord celeste, NGC4386 è una galassia lenticolare SAB0, un tipo di galassia che nella sequenza di Hubble rappresenta l’anello di congiunzione fra le galassie ellittiche e quelle a spirale.

Il primo ad ottenere lo spettro di questa supernova è stato l’italiano Gianluca Masi che nella notte seguente la scoperta, con il telescopio da 35cm del Virtual Telescope Project di Ceccano (FR) è riuscito ad isolare la linea del Si II intorno ai 6100 angstroms tipico delle supernoave di tipo Ia.

Lo spettro ufficiale viene invece ottenuto il 20 Giugno dallo Steward Observatory a Tucson Arizona con il Bok Telescope da 2,3 metri che conferma la classificazione della supernova in Ia, scoperta circa una settimana prima del massimo di luminosità. Nei giorni seguenti infatti la luminosità aumenta ulteriormente fino a raggiungere la notevole mag. +14, diventando la supernova più luminosa in questo inizio d’estate. Si tratta perciò di un facile oggetto, visibile tutta la notte e posizionato al di fuori del luminoso nucleo della galassia ospite (offset 24” Nord e 10” Est).

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Maggiori informazioni:

  • Italian Supernovae Serch Project
  • List of Recent Supernovae
  • La rubrica Ultime supernovae nell’ultimo numero di Coelum
  • Centro Astronomico di Montecatini Val Di Cecina (PI)