Due bracci a spirale emergono dal disco ricco di gas attorno alla SAO 206462, una giovane stella nella costellazione del Lupus. Questa immagine, ripresa dal telescopio Subaru, è la prima a mostrare questo genere di formazioni sul disco circumstellare. Come si vede dall'immagine (cliccare per ingrandirla), il disco ha una dimensione due volte più grande dell'orbita di Plutone. Credit: NAOJ/Subaru.
Già da qualche tempo si sapeva che SAO 206462, una giovane stella di magnitudo 8,7 a 456 anni luce nella costellazione del Lupo, ha un disco di materiali che la circondano, motivo per cui è stata studiata con ogni mezzo a disposizione a caccia di evidenze di protopianeti in fase di formazione.
Nuove osservazioni, condotte col Telescopio Subaru, hanno ora rivelato una sorprendente doppia formazione spiraliforme estesa attorno alla stella, una struttura che confermerebbe la presenza di pianeti in formazione.
Le spirali si generano infatti da perturbazioni gravitazionali, dovute ad addensamenti interni ai dischi di materiali in rotazione, e i nodi presenti nelle ondulazioni di densità coinciderebbero con le posizioni occupate dai protopianeti nei dischi circumstellari attorno alle stelle neonate.
Le dimensioni del disco si estendono per circa 150 UA attorno alla stella: la doppia struttura individuata indicherebbe la presenza di due protopianeti in fase di accrescimento, ai primissimi stadi di formazione, ma i ricercatori del Subaru sono molto cauti: la strana formazione potrebbe essere dovuta anche ad altri processi non direttamente correlabili con protopianeti.
Ottima ragione per continuare a monitorare questo oggetto, in modo da seguirne con attenzione le fasi evolutive future.
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Questa simulazione di giovani sistemi stellari in formazione, suggerisce che un pianeta inserito in un disco circumstellare puo’ produrre strutture peculiari, come anelli, interruzioni e bracci a spirale. Questo video mette a confronto un ipotetico sistema simulato al computer con le immagini della stella SAO 206462 ottenute con il telescopio Subaru. [Credit: NASA’s Goddard Space Flight Center/NCSA]
Questa fantastica animazione di Giove è stata realizzata dal team francese composto da Jean-Luc Dauvergne, Xavi Nogués e Jean Pajus nell’ambito della campagna osservativa di Giove 2011 promossa in occasione della sua opposizione di quest’autunno.
Il film, della durata di 48 secondi, presenta una rotazione completa di Giove a una velocità accelerata di circa 700 volte quella reale, ed è stato ottenuto con il montaggio di cinque immagini di previsualizzazione (purtroppo le uniche sopravvissute alla rottura dell’hard disk di Dauvergne… da ciò la qualità un po’ irregolare del filmato) ottenute con il telescopio di un metro dell’Osservatorio Pic du Midi tra il 10 e il 15 ottobre scorsi.
La tecnica utilizzata è quella della creazione di proiezioni cilindriche assemblate in panorama circolare, seguita dalla successiva trasformazione in un ellissoide animato.
Indice dei contenuti
Riprese, elaborazione e montaggio di Jean-Luc Dauvergne, Xavi Nogués, Jean Pajus
Crédits: S2P / IMCCE / OMP / JL Dauvergne / Elie Rousset / Eric Meza / Philippe Tosi / François Colas / Jean Pajus / Xavi Nogués / Emil Kraaikamp
Benvenuti a bordo dell’incrociatore Nautilus-X
in rotta verso Marte.
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Incipit evocativo, vero? Pare che la NASA abbia superato se stessa: qualche tempo fa, durante una conferenza stampa, ha presentato una astronave, il Nautilus-X.
Sì, avete capito bene. È il primo progetto “concreto” di una nave spaziale interplanetaria, quello che tutti gli appassionati attendono da decenni. E improvvisamente, così, di punto in bianco il miracolo accade.
Ma andiamo con ordine.
Nautilus-X in versione estesa.
Due progettisti del JSC, Mark Holderman e Edward Henderson, appartenenti al gruppo NASA Future in Space Exploration (FISO) hanno presentato i risultati del Technology Applications Assessment Team (TAAT), che sta esaminando diverse tecnologie chiave per l’avanzamento nell’esplorazione spaziale. Punti fondamentali di questa operazione è la creazione di strutture realizzabili in poco tempo e soprattutto accessibili con le attuali tecnologie.
Fra tutte le tecnologie e i progetti presentati, quello più clamoroso è proprio stato il Multi-Mission Space Exploration Vehicle (MMSEV).
Il Nautilus-X è concepito come un veicolo riutilizzabile per esclusivo uso extra atmosferico ed infatti il nome è l’acronimo di Non Atmospheric Universal Transport Intended for Lenghty United States eXploration (Trasporto Universale non Atmosferico inteso per l’esplorazione americana di lunga durata) e si tratta fondamentalmente di una astronave interplanetaria da assemblare direttamente nello Spazio con diversi livelli di allestimento; nella versione più estesa potrà supportare trasportare e proteggere un equipaggio di 6 persone per 24 mesi. Sviluppata con l’uso di diversi accorgimenti che sono attualmente utilizzati nelle normali missioni spaziali, vedrà anche l’implementazione di nuovi apparati come una centrifuga in grado di simulare la forza di gravità per ridurre i problemi alla salute dell’equipaggio, avrà un sistema di scudi per proteggere le persone a bordo dai raggi cosmici e dalle tempeste solari e un sistema propulsivo modulare.
Nautilus-X in versione compatta.
L’idea di base è quella di sfruttare una struttura a tralicci che garantisce robustezza e leggerezza, sulla quale verranno agganciati i vari moduli abitativi e di servizio, fra i quali potrebbero anche essere utilizzati moduli gonfiabili (Bigelow Aerospace è l’azienda più avanzata in tal senso).
A una struttura prodiera rigida e completa di ponte di comando, pannelli solari per la produzione di energia elettrica, braccio robotico, compartimento stagno e sistema di aggancio compatibile sia con le capsule Orion che con i moduli europei e le capsule commerciali, viene accoppiato il modulo centrifugo che, composto di parti rigide e parti soffici (sempre del tipo gonfiabile e irrigidite da strutture di Hoberman), permette un notevole risparmio dal punto di vista del peso e della complessità di realizzazione.
Per variare la velocità di rotazione verrebbero utilizzati dei piccoli razzi di manovra posti all’esterno della circonferenza; semplificando quindi la struttura con l’assenza di motori elettrici e giunti di trasmissione ed impedire allo stesso tempo di indurre delle spinte e controrotazioni al vascello. L’eventuale alternativa è di montare un volano controrotante in modo da azzerare eventuali momenti torsionali. Con un diametro esterno compreso fra i 10 e i 13 metri, avrà la zona periferica abitabile di circa 1,3 metri di diametro e ruoterà fra i 4 e i 10 giri al minuto simulando una gravità massima di 0,5-0,6g. Sarà con tutta probabilità la zona notte, dove gli astronauti potranno dormire in condizioni di gravità parziale.
La centrifuga montata sulla ISS.
Il collaudo di questo modulo centrifugo potrà essere eseguito direttamente sulla ISS, utilizzando come giunto di interconnessione uno degli ex compartimenti stagni degli Space Shuttle, agganciandolo esattamente alla porta di attracco dove attualmente si posizionano le navette. Verrebbero quindi sfruttati sia gli airlock costruiti per lo Shuttle che la porta d’attracco all’estremità americana della ISS permettendo così una sperimentazione sul campo dell’intero sistema centrifugo. Un’apposita prolunga “soffice” di aggancio permetterà di smorzare le vibrazioni e i rumori provenienti dalla centrifuga durante la sua rotazione.
Il costo di questo test si posizionerebbe fra gli 84 e i 143 milioni di dollari, mentre il tempo di realizzazione sarebbe inferiore ai 39 mesi.
Proseguendo dalla prua alla poppa del Nautilus-X si passa alla sezione Environmental Control and Life Support System (ECLSS – Sistemi ambientali e di supporto vitale) che sarà pensata in modo da essere verificabile e permetterne la manutenzione direttamente dall’interno del veicolo, senza bisogno di attività extraveicolari. Questa è in pratica la zona da cui inizia la modularità del sistema e dove l’allestimento cambia a seconda che il Nautilus-X serva per missioni brevi o lunghe. Per missioni brevi, di tipo lunare, sarebbe presente un solo nodo con il modulo ECLSS e due moduli logistici, mentre per missioni più lunghe sono previsti fino a tre nodi su cui montare un massimo di nove moduli logistici e due compartimenti per veicoli di discesa/rientro, sonde robotiche o pod per escursioni su corpi a bassa gravità (come asteroidi o comete).
Subito dopo sarebbero posizionate le antenne di comunicazione e infine le unità di propulsione principali. Sarebbero anch’esse modulari ed intercambiabili, specifiche per ogni missione. Per ora si parla di motori a ioni o più classici motori chimici a bassa spinta, ma ad alto impulso specifico. Anche nuove tecnologie come i propulsori VASIMR potrebbero essere implementati. Non sono ancora pensabili motori nucleari a causa della difficile schermatura alle radiazioni.
E a proposito di radiazioni, l’equipaggio sarebbe protetto dai raggi cosmici grazie ad uno scudo magnetico (attualmente in sviluppo al MIT) e in caso di brillamenti solari o fenomeni particolarmente violenti, è prevista una zona protetta con acqua e idrogeno, in modo da massimizzare la resistenza e non dover schermare in modo pesante l’intero vascello.
La struttura verrebbe costruita a Terra e trasportata in orbita utilizzando una serie di lanci del vettore pesante HLV (si pensa 3 o 4 decolli e l’eventuale utilizzo dei Delta IV e degli Atlas 5) più un paio per l’equipaggio. L’assemblaggio vero e proprio avverrebbe in un punto Lagrangiano, probabilmente L1 del sistema Terra/Luna (quello di equilibrio fra i due corpi) e da lì la partenza e l’allontanamento sarebbero molto meno dispendiosi dal punto di vista della spinta e dei propellenti.
Ma quando riusciremo a vedere l’inizio della costruzione di questa meraviglia e, soprattutto, quanto verrà a costare?
Tenetevi forte.
Il tempo di realizzazione, inteso come progetto e costruzione, si attesta sui 64 mesi e il costo sui 3,7 miliardi di dollari.
Considerando che lo stanziamento per lo sviluppo della capsula Orion, solo per quest’anno, si posiziona sui 2,8 miliardi di dollari, il Nautilus-X appare praticamente regalato: quattro miliardi divisi su sei anni sono 660 milioni all’anno, meno di un lancio Shuttle.
Queste cifre lasciano un po’ perplessi, soprattutto considerando che la NASA non è mai stata così precisa nella stima dei costi che fatalmente hanno sempre sforato, e di molto, le previsioni, ma in questo caso ci troviamo di fronte alla prima vera astronave del genere umano.
Un veicolo modulare, riutilizzabile, in grado di viaggiare nello spazio per due anni consecutivi sarebbe veramente un punto di svolta nell’esplorazione del Sistema Solare.
Senza contare che sarebbe realizzabile entro il 2020!
Inizio ore 21:00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. 15.11: “Melodie tra i mondi. Viaggio in musica nel Sistema solare… e oltre” (spettacolo musicale) di Andrea Milanesi.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, email info@arar.it
Web: www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it
11 novembre 2011, ore 17:30 – Teatro Corso, Mestre (VE) .
Explora 2011. Serata di Gala
Saluti e introduzione: Gianpietro Marchiori, Presidente EIE GROUP
Interventi e testimonianze:
– Riccardo Giacconi, Nobel per la Fisica – Michele Cheli, Astronauta – Giovanni Caprara, Giornalista – Giorgio di Bernardo, Giornalista
Moderatore: Adriano Favaro, Giornalista
Ospite della serata I‘Ambasciatrice del Kenya: Josephine W. Gaita
Nel corso della serata verrà presentato il libro “Luigi Broglio 11.11.11”:
si ripercorrerà la storia del cielo dall’antichità a oggi, collegandosi alla storia del volo con particolare riferimento al nostro territorio, per poi dare ampio spazio alla figura dello scienziato, alla
sua vita, professione ed esperienza in campo aerospaziale e si concluderà con uno sguardo sulle attuali tecnologie per lo spazio e le nuove sfide delle scienze ossenrative.
Verrà inoltre proiettato un film: “Luigi Broglio, una storia per Mestre”: un tributo al padre dell’astronautica italiana, “all’ingegnere mestrino”, a un uomo esemplare che ha portato alti i valori di intelligenza, costanza, fiducia e passione. Il film di ca 40 minuti celebrerà la storia e il sapere di Broglio ma vuole anche rendere omaggio alla generazione che per 50 anni ha rappresentato la spina dorsale del nostro territorio.
Ingresso libero.
Per informazioni:
Centro Studi Storici Mestre: Tel.: 0418020824 - e-mail: studistoricimestre@libero.it www.centrostudistoricidimestre.it
Cos’è Explora 2011
Mestre vuole ricordare i suoi personaggi celebri attraverso una serie di manifestazioni a cadenza annuale. Il tema scelto per il 2011 è quello dell’Astronomia e dell’Aerospazio.
Quest’anno infatti, l’11 novembre 2011, ricorre il centenario della nascita del prof. Luigi Broglio, nato a Mestre l’11.11.1911. Il prof. Broglio è il padre della prima stazione spaziale equatoriale del mondo, quella di Malindi in Kenya.
Da fine ottobre a dicembre 2011, una mostra, un libro, un film e una serie di convegni per ricordare Broglio e una città che ha nel suo passato e nel suo futuro uno stretto legame con il cielo, lo spazio e le tecnologie per scoprirlo ed esplorarlo.
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IL PROGRAMMA DI EXPLORA 2011
• UNA MOSTRA presso la Torre Civica di Mestre dal 29 ottobre al 22 dicembre
• UN LIBRO CELEBRATIVO su Luigi Broglio
• UN FILM contributo allo scienziato mestrino e alla sua città
• UNA SERATA DI GALA al Teatro Corso di Mestre 11 novembre 2011
• UN CICLO DI CONFERENZE al Centro Culturale Candiani di Mestre:
21 ottobre 2011: “LUIGI BROGLIO: un mestrino nello Spazio”
04 novembre 2011: “Venezia e il Nord Est alla conquista dello Spazio”
25 novembre 2011: “OSSERVARE L’UNIVERSO: i grandi telescopi del futuro”
02 dicembre 2011: “LE GRANDI MISSIONI SPAZIALI: scienza e tecnologia”
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I PROMOTORI DI Explora:
• EIE GROUP: azienda mestrina, leader mondiale nella realizzazione dei grandi telescopi e radiotelescopi per le osservazioni da terra.
• CENTRO STUDI STORICI DI MESTRE: associazione scientifica e culturale senza scopo di lucro, la cui finalità è lo studio e la divulgazione della storia di Mestre e del territorio di Terraferma.
CON IL PATROCINIO
ASI – AGENZIA SPAZIALE ITALIANA
ESA – AGENZIA SPAZIALE EUROPEA
INAF – ISTITUTO NAZIONALE DI ASTROFISICA
CISAS
COMUNE DI VENEZIA
PROVINCIA DI VENEZIA
REGIONE VENETO
Inizio ore 21:00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. 11.11: I venerdì dell’ARAR: “Buon compleanno Nettuno!“ di Agostino Galegati. Ingresso gratuito.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, email info@arar.it
Web: www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it
L'asteroide 2005 YU55 in una ripresa radar realizzata dalla parabola del rRadio telescopio di Goldston
L'asteroide 2005 YU55 in una ripresa realizzata il 7 novembre dalla parabola di 70 metri del Radiotelescopio di Goldstone
La Nasa ha rilasciato una nuova immagine radar dell’asteroide che in questi giorni sta catturando l’attenzione di astronomi e semplici appassionati…
Come preannunciato (vedi anche Rendez-vous con l’asteroide), proprio in queste ore 2005 YU55 sta infatti percorrendo un tratto della sua orbita “vicinissimo” alla Terra, transitando a “soli” 330 mila chilometri dal nostro pianeta (0,85 volte la distanza media della Luna), più vicino di quanto non sia passato nessun altro asteroide di questa taglia (400 metri di diametro) dal 1976. E il prossimo incontro di questo genere non avverrà prima del 2028.
L’immagine è stata realizzata dal team di radioplanetologi del Goldstone Deep Space Communications Complex (Deserto del Mojave- California’s) il 7 novembre, quando l’asteroide si trovava ancora a 1,38 milioni di chilometri dalla Terra
L'immagine mostra un quasar ingrandito grazie a una lente gravitazionale, in questo caso ha fatto da lente una galassia posta tra noi e il quasar che è possibile vedere come una forma evanescente tra le due più brillanti immagini del quasar stesso. Una delle immagini di quello osservato ha mostrato variazioni di colore nel tempo, causate dalle stelle della galassia che ne hanno attraversato il cammino di luce amplificando quella proveniente da diverse parti del disco di accrescimento. Questo ha permesso al team di scienziati di ricostruire i profili di temperatura e colore del disco di accrescimento con una precisione senza precedenti. Il livello dei dettagli puo' essere paragonato al riuscire a studiare singoli granelli di sabbia sulla Luna osservandoli da terra. Credit: NASA, ESA and J.A. Muñoz (University of Valencia)
Grazie alla fantastica profondità d’immagine garantita dal Telescopio Spaziale Hubble, unita alla favorevole concomitanza di un effetto lente gravitazionale (ingrandimento naturale dell’immagine di una sorgente lontana, causato dall’interposizione di oggetti di grande massa sulla linea di vista da Terra: è praticamente come se venisse osservata al telescopio la luce di un oggetto remotissimo e piccolissimo osservato al microscopio), un team di astronomi è riuscito a compiere un’osservazione straordinaria: il disco di accrescimento di un quasar, nell’atto di attrarre materiali in rotazione attorno al buco nero al centro di un nucleo galattico attivo.
I ricercatori sono riusciti sia a misurare le dimensioni del disco, sia a valutare le differenti temperature presenti nelle diverse sezioni: il disco di accrescimento del quasar HE 1104-1805, ingrandito dall’effetto lente dovuto alla galassia WKK93G, con red-shift z = 0,73, si estende per circa 10-11 giorni luce (100-300 miliardi di km) attorno al centro del nucleo attivo del quasar, una misura considerata tipica dalle teorie per questa tipologia di oggetti.
L’incertezza nella misurazione è ancora piuttosto rilevante, ma l’applicazione di questa tecnica innovativa è di grandissima importanza: per la prima volta è stato possibile verificare sperimentalmente la correttezza delle ipotesi relative alla strutturazione interna dei quasar, conoscibili per ora soltanto in base alla stima della loro luminosità e distanza, in base a deduzioni di ordine teorico.
Diciamolo fuori dai denti: salvo errori “altamente improbabili” nelle modalità di misurazione, la Teoria della Relatività di Einstein (ristretta e Generale) è stata falsificata dal recente esperimento “Opera” condotto nei Laboratori del Gran Sasso in collaborazione con il CERN di Ginevra.
Neutrini prodotti in suolo svizzero nel Super Proton Sinchrotron e convogliati in direzione della grande montagna italiana, hanno coperto la distanza accuratamente predeterminata dai metrologi a una velocità superiore a quella della luce nel vuoto, giungendo ai rivelatori di segnale con un anticipo di circa 60 miliardesimi di secondo.
“Poca cosa” se si considerano i 20 metri di vantaggio accumulati da queste eteree particelle nel tragitto in questione (circa 730 chilometri), ma una differenza drammatica se rapportata alla scala astronomica degli eventi, alla distanza delle galassie, alle esplosioni delle supernovae lontane, ai gamma bursts, alle stupefacenti variabilità dei quasar… Per non parlare delle implicazioni con la cosmologia, la struttura interna dei black holes, le lenti gravitazionali, lo spazio-tempo cosmico, il cosiddetto “raggio di Hubble”, il problema dell’orizzonte, l’età dell’universo…
Il guaio della Relatività è che per poter descrivere una Natura che proceda dal passato verso il futuro in sistemi inerziali differenti, la velocità della luce è eletta a velocità-limite di tutti i moti e di tutte le informazioni fisiche nel Cosmo. E’ la trasmissione più estrema delle propagazioni e delle interazioni, il ritmo del Mondo, “la velocità di segnale” della Natura che deve dunque dover apparire in ogni condizione ovunque la stessa. Stressiamo la questione ancora un po’: è un’invariante assoluta, univoca, costante e invalicabile, Ogni secondo di tempo deve equivalere a 299.792,458 milioni di metri nella direzione del tempo, “c” come celeritas e non plus ultra.
Non ci sono alternative, teorizza Einstein, “perchè se velocità prossime a quelle della luce rallentano effettivamente lo scorrere del tempo”, velocità superiori ne provocherebbero addirittura il volgere all’indietro con immediata dissoluzione delle “distanze quadridimensionali” e violazione flagrante del principio di causalità. Alla velocità della luce il tempo di un oggetto materiale deve fermarsi mentre le percorrenze si annullano in un’apparenza di istantaneità, cosicchè per un oggetto che procedesse più veloce della luce – scandisce con parole immortali George Gamow – la coordinata temporale a causa del cambiamento del segno algebrico sotto il radicale pitagoreo diverrebbe reale e indicherebbe così una distanza spaziale, mentre tutte le lunghezze si ridurrebbero a zero e diverrebbero immaginarie”.
Il fondamento fisico di questa invalicabilità è noto anche agli attuali studenti di liceo e non è semplicemente di ordine logico o causale, perchè la massa di inerzia degli oggetti in movimento aumenterebbe al di là di ogni limite sviluppando masse (energie) e sezioni d’urto infinite.
Possiamo così comprendere lo stupore con cui gli addetti all’esperimento Opera devono aver constatato che niente di tutto questo si è verificato nella trasmissione di flussi di neutrini superluminali.
E’ anche presumibile – a pensarci bene – che il personale altamente specializzato di Opera non abbia mai temuto seriamente per la propria incolumità, per l’integrità dei Laboratori o per la stessa orografia del Gran Sasso d’Italia, preso di mira da reiterati bombardamenti di superneutrini. Ma l’ironia prodotta da un maldestro comunicato a firma del Ministero dell’Istruzione italiano (e che ha scatenato un putiferio mediatico senza precedenti) potrebbe rinfocolarsi al pensiero di un ipotetico sospiro di sollievo da parte della titolare del Ministero per lo scampato sbriciolamento del massiccio abruzzese… Le pungenti comari del WEB non sembrano tuttavia apprezzare che se il risultato sperimentale (già confermato dal CERN) viene ratificato dall’intera comunità scientifica, lo spazio curvo, il tempo che rallenta e tutta la teoria della gravitazione cedono di schianto.
Altro che Gelmini! Non sapremmo più tanto bene perchè un sasso cade in terra o perchè l’astronauta che sfreccia su un razzo a fotoni invecchia così poco rispetto al suo gemello rimasto a casa, né
perchè il tavolo di Michelson-Morley non riveli alcun “moto solare” dal momento che non ci sarebbe più uno spazio che lo contrae e un tempo che si dilata ma solo processi fisici senza tempo che si contraggono o si dilatano in funzione di velocità che non sarebbero più così relative.
Torneremo dunque alla fisica newtoniana, alla contrazione di Fitzgerald e alle trasformazioni assolute di Lorentz? Che ne sarà dei coni di luce di Minkowski, delle geodetiche dello spazio-tempo e di tutto il “secolo curvo” che ha soggiogato la fisica e la filosofia di fine millennio? Che ne sarà del Padre dei buchi neri o del raggio di Schwarzschild? E ancora: cosa resterà di tutta la paccottiglia dei GPS relativistici, cosa accadrà ai paradossi temporali, agli scrittori di fantascienza e quindi alla più ostinata delle illusioni, il tempo che passa? Cosa resterà dei Dipartimenti di Fisica Relativistica?
Morta una costante se ne farà un’altra?
Un’addetta ai lavori ha dichiarato in televisione che il presunto superamento del limite di Einstein apre alla possibilità di intervenire sul passato (viene chiamata “retrocausazione temporale”), mentre
un rinomato cosmologo ipotizza che una parte dei neutrini ottenuti al CERN si trovino adesso dentro un universo parallelo e in un tempo precedente a quello in cui sono stati prodotti in questo universo. Oppure, in opzione, potrebbero aver preso una scorciatoia sgaiattolando in un’altra dimensione…
La storia insegna che in ogni tempo le “contemporaneità” mal sopportano le rivoluzioni. E’ infatti già scattata la rappresaglia di chi dice che non è vero niente “perchè non è possibile che Einstein si sia sbagliato”, e che sono proprio i ricercatori di Opera ad aver preso la più terrificante delle cantonate (Boston University).
Altro che Gelmini. In attesa di capire chi si è sbagliato di più, non c’è dubbio che stiamo vivendo tempi straordinari.
Inizio ore 21:00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. 08.11: “Il Cielo qui da noi“ di Oriano Spazzoli.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, email info@arar.it
Web: www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it
Inizio ore 21:00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. 06.11 ore 10:30: Osservazione del Sole a cura di ARAR & ALPA.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, email info@arar.it
Web: www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it
L'immagine radar dell'asteoride 2005 YU55 generata dai dati raccolti nell'aprile 2010 dal Telescope Radar di Arecibo a Puerto Rico. Credit: NASA/Cornell/Arecibo.
Il9 novembre, mezz’ora dopo la mezzanotte, l’asteroide 2005 YU55, un NEO di 400 metri di diametro non nuovo a passaggi ravvicinati nei pressi del nostro pianeta, transiterà a soli 320.000 chilometri dalla Terra (vedi la notizia relativa all’evento), raggiungendo una magnitudine appena inferiore alla dodicesima, luminosità non eclatante ma alla portata di piccoli telescopi.
In Italia l’osservazione del NEO potrà essere tentata nella serata dello stesso giorno (sull’orizzonte est, in allontanamento), dato che nel momento del massimo avvicinamento 2005 YU55 per noi sarà già tramontato. La sua luminosità non dovrebbe comunque discostarsi molto dalla massima raggiunta.
Le condizioni osservative non saranno però favorevoli, visto che l’oggetto si troverà nella costellazione dei Pesci, annegato tra l’ intensa luce della Luna in fase decisamente avanzata. Ecco perché, pur alla portata di piccoli telescopi, è con aperture più generose che l’osservazione avrà più probabilità di riuscita, pur non risultando comunque agevole.
Tentare però è d’obbligo, anche perché non capita spesso di veder comparire nel campo dell’oculare un oggetto che “fila” alla velocità di 1’ al minuto. Magari sarà utile alzare gli ingrandimenti, in modo che il cielo appaia più scuro e aspettare il NEO al varco, scegliendo un favorevole punto di riferimento. Appena avvistato comincerà poi il folle inseguimento.
Are you ready?
Altre risorse online:
Effemeridi, Diagramma dell’orbita e tutti i dati su 2005 YU55
L'immagine radar dell'asteroide 2005 YU55 generata dai dati raccolti nell'aprile 2010 dal Telescope Radar di Arecibo a Puerto Rico. Credit: NASA/Cornell/Arecibo.
Il prossimo 8 novembrel’asteroide 2005 YU55 sarà protagonista di uno spettacolare incontro ravvicinato con la Terra: forte dei suoi 400 metri di diametro, passerà a circa 330.000 chilometri tra noi e la Luna, un vero record per un oggetto di tali dimensioni.
“Durante l’incontro ravvicinato, l’asteroide avrà una velocità relativa rispetto alla Terra di circa 14 chilometri al secondo”, spiega Giovanni Valsecchi, esperto di asteroidi dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Roma. “L’oggetto non sarà visibile a occhio nudo: potrà essere seguito grazie all’ausilio di radar, come lo statunitense Arecibo – aggiunge – ed è probabile che verso la mezzanotte possa essere osservato anche dagli astrofili grazie all’ausilio di un telescopio professionale”. [N.d.R. per i consigli all’osservazione vedere qui].
Animazione della traiettoria dell'asteroide 2005 YU55 tra l'8 e il 9 novembre 2011. Credit: NASA/JPL-CaltechLa traiettoria della'steroide 2005 YU55 vista di taglio rispetto al piano dell'eclittica (cliccare l'immagine per ingrandire).
L’occasione, del resto, è molto ghiotta. “Non è la prima volta che 2005 YU55 passa vicino alla Terra, l’ultimo incontro risale infatti all’aprile 2010, ma non è mai accaduto prima che si avvicinasse a tal punto”, ricorda l’esperto. Questo passaggio ravvicinato permetterà agli astronomi di saperne di più circa la forma, il periodo di rotazione e l’orbita di questo corpo. Di certo, l’eccezionale appuntamento dell’8 novembre non comporterà alcun pericolo. “Le probabilità di collisione con la Terra sono praticamente pari a zero, e le previsioni ci rassicurano che sarà così almeno fino al 2200”, conclude Valsecchi.
Saranno le antenne del Deep Space Network dell’agenzia di Goldstone, in California, a seguire l’asteroide durante il suo passaggio, che sarà appena più vicino dell’orbita della Luna intorno al nostro pianeta.
Il monitoraggio dell’asteroide delle dimensioni di una portaerei inizierà alle 9:30 locali (18.30 in Italia) il 4 novembre e durerà circa due ore. Poi giornalmente la base di Goldstone seguirà asterodie almeno 4 ore al giorno fino al 10 novembre, mentre le osservazioni radar da parte di Fondo Arecibo a Puerto Rico avrà inizio l’8 novembre, lo stesso giorno in cui l’asteroide farà il suo massimo avvicinamento alla Terra alle 15:28 PST (23.28 in Italia) .
Durante questo monitoraggio, gli scienziati useranno le antenne di Goldstone e Arecibo per far rimbalzare le onde radio sulla roccia spaziale. Gli echi radar restituiti da 2005 YU55 saranno raccolti e analizzati. Gli scienziati della NASA sperano di ottenere immagini dell’asteroide da Goldstone sottili come circa 7 piedi (2 metri) per pixel. Questo dovrebbe rivelare una ricchezza di dettagli sulle caratteristiche della superficie dell’asteroide, sulla sua forma e su altre proprietà fisiche.
Inizio ore 21:00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. 05.11 ore 16:30: “Alla scoperta di Andromeda“ (conferenza adatta a bambini da 6 anni). .
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, email info@arar.it
Web: www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it
Venezia e il Nord Est alla conquista dello Spazio .
RELATORI:
– Paolo Borgonovi, Storico
– Roberto Stevanato, Presidente Centro Studi di Mestre
– Adriano Favaro, Giornalista
– Carlo Logli, AD Superjet International
– Gianpietro Marchiori, Presidente EIE GROUP
Qual è il ruolo di Venezia e del Veneto nella storia del volo e, più in generale, nella conquista dello spazio?
Oltre alla nascita a Mestre di Luigi Broglio, figura di riferimento nell’avventura spaziale italiana, il nostro territorio ha svolto e svolge tutt’ora un ruolo di primo piano in questo straordinario settore della scienza. Dai primi tentativi di volo alle più innovative strumentazioni per esplorazione dello spazio. La conferenza svela scenari sorprendenti, ricchi di storie, aneddoti e avventure inimmaginabili.
presso il Centro Culturale Candiani – Piazzale Candiani Mestre (VE)
Per informazioni:
Centro Studi Storici Mestre: Tel.: 0418020824 - e-mail: studistoricimestre@libero.it www.centrostudistoricidimestre.it
In occasione della conferenza verrà presentata l’iniziativa Explora:
Mestre vuole ricordare i suoi personaggi celebri attraverso una serie di manifestazioni a cadenza annuale. Il tema scelto per il 2011 è quello dell’Astronomia e dell’Aerospazio.
Quest’anno infatti, l’11 novembre 2011, ricorre il centenario della nascita del prof. Luigi Broglio, nato a Mestre l’11.11.1911. Il prof. Broglio è il padre della prima stazione spaziale equatoriale del mondo, quella di Malindi in Kenya.
Da fine ottobre a dicembre 2011, una mostra, un libro, un film e una serie di convegni per ricordare Broglio e una città che ha nel suo passato e nel suo futuro uno stretto legame con il cielo, lo spazio e le tecnologie per scoprirlo ed esplorarlo.
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IL PROGRAMMA DI EXPLORA 2011
• UNA MOSTRA presso la Torre Civica di Mestre dal 29 ottobre al 22 dicembre
• UN LIBRO CELEBRATIVO su Luigi Broglio
• UN FILM contributo allo scienziato mestrino e alla sua città
• UNA SERATA DI GALA al Teatro Corso di Mestre 11 novembre 2011
• UN CICLO DI CONFERENZE al Centro Culturale Candiani di Mestre:
21 ottobre 2011: “LUIGI BROGLIO: un mestrino nello Spazio”
04 novembre 2011: “Venezia e il Nord Est alla conquista dello Spazio”
25 novembre 2011: “OSSERVARE L’UNIVERSO: i grandi telescopi del futuro”
02 dicembre 2011: “LE GRANDI MISSIONI SPAZIALI: scienza e tecnologia”
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I PROMOTORI DI Explora:
• EIE GROUP: azienda mestrina, leader mondiale nella realizzazione dei grandi telescopi e radiotelescopi per le osservazioni da terra.
• CENTRO STUDI STORICI DI MESTRE: associazione scientifica e culturale senza scopo di lucro, la cui finalità è lo studio e la divulgazione della storia di Mestre e del territorio di Terraferma.
CON IL PATROCINIO
ASI – AGENZIA SPAZIALE ITALIANA
ESA – AGENZIA SPAZIALE EUROPEA
INAF – ISTITUTO NAZIONALE DI ASTROFISICA
CISAS
COMUNE DI VENEZIA
PROVINCIA DI VENEZIA
REGIONE VENETO
Inizio ore 21:00. Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero. 04.11: Osservazione dello volta stellata a cura di ARAR & ALPA.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, email info@arar.it
Web: www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it
Il percorso apparente in novembre della C/2009 P1 (Garradd), una cometa che in lento ma costante miglioramento luminoso darà il meglio di sé nei primi mesi del 2012.
Durante questo mese sarà facilmente osservabile in Ercole, anche alla portata di un normale binocolo.
La tabella riporta il sorgere, la culminazione, l’altezza sull’orizzonte astronomico dell’osservatore raggiunta dalla cometa all’istante del transito in meridiano, e il tramonto. Sono quindi indicate: la magnitudine visuale (la magnitudine totale indicata è quella teorica calcolata in base a dei parametri fisici e geometrici; l’effettiva magnitudine visuale delle comete può risultare a volte decisamente diversa da quella tabulata), la distanza dalla Terra (in Unità astronomiche), l’elongazione
dal Sole – occidentale “W” (la cometa è visibile alla mattina prima del sorgere del Sole), od orientale, “E” (la cometa è visibile alla sera dopo il tramonto del Sole) – l’Ascensione Retta, la Declinazione e la costellazione in cui si trova. Gli istanti sono topocentrici e calcolati per le 00:00 TMEC per una località situata a 12° di longitudine Est e 42° di latitudine Nord.
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 68 di Coelum n.153
Le esperienze didattiche previste per la stagione 2011-2012 non si limitano all’osservazione o allo spettacolo “virtuale“ del planetario; prevedono altresì lezioni a diversi livelli: uno “base“ su storia dell’astronomia, geografia astronomica, mitologia celeste, astronautica e Sistema Solare; uno “più avanzato“ su evoluzione stellare, buchi neri, supernovae; e ancora incontri su altri argomenti di astronomia o scienza generale da concordare. Costi e modalità di organizzazione di queste iniziative si possono trovare nella sezione “i nostri corsi“ alla nostra pagina web.
Questo il programma di ottobre. Inizio ore 21,15, c/o il Centro Civico Rosario Livatino di Tavernerio.
06.11, ore 17:00: “PIZZA SOTTO LE STELLE“. Ritorna “L’astronomia della domenica“: riproponiamo infatti una “vecchia“ abitudine, ovvero l’osservazione, al tramonto, all’Alpe del Vicere, a caccia di Mercurio e Venere e in compagnia della Luna. A seguire “pizzata“ in compagnia. Ritrovo sempre al Centro Civico Rosario Livatino.
Per informazioni: tel 328 0976491
astrofili_lariani@virgilio.it – luigi.viazzo@email.it www.astrofililariani.org
In novembre Eunomia si muoverà con moto indiretto nel Perseo in direzione della stella Xi Persei. Il 29 raggiungerà un’opposizione che la porterà alla sua più massima luminosità apparente (+7,9), proprio in concomitanza con il transito sulla Nebulosa California.
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 70 di Coelum n.153
La bella congiunzione tra Venere e Mercurio, iniziata a fine ottobre, proseguirà per tutta la prima quindicina del mese di novembre. I due pianeti, infatti, si sposteranno con moto diretto dallo Scorpione all’Ofiuco, mantenendo una separazione di circa 2°. La figura ricostruisce la situazione alle 17:15 del 10 novembre, quando i due pianeti si troveranno nel cuore dello Scorpione, coinvolgendo nella congiunzione anche Antares.
La costellazione del Cetus, che oggi viene comunemente chiamata “della Balena”, ma che in realtà (come si può vedere negli antichi atlanti stellari) veniva raffigurata in origine da un “mostro marino” serpentiforme, si trova lontano dalla proiezione del piano galattico ed è perciò priva dei ricchi campi stellari caratteristici di quelle aree di cielo; questo fatto favorisce l’osservazione del cielo profondo, dove è possibile scorgere numerose galassie. Questo mese ne visiteremo un paio, dando però la precedenza a una nebulosa planetaria tra le più grandi e belle di quelle “poco conosciute”.
Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 56 di Coelum n.153
Proseguono le spettacolari osservazioni del Sole (domenica pomeriggio) e della volta celeste notturna (sabato sera). 31.10, ore 21:00. “Halloween sotto le stelle“ tra folklore, costumi e mostri dello spazio. CONCORSO per i più piccoli: al costume più terrificante, simpatico o strano che mostri un legame con il cielo un premio per avvicinarsi alla conoscenza del cielo.
Proseguono le spettacolari osservazioni del Sole (domenica pomeriggio) e della volta celeste notturna (sabato sera). 02.10, ore 16 e ore 17: “Il racconto del cielo: le costellazioni (l’astronomia per i più piccoli)“.
Proseguono le spettacolari osservazioni del Sole (domenica pomeriggio) e della volta celeste notturna (sabato sera). 01.10, ore 21:30: “I Maya e il cielo: mostra e conferenza Il calendario Maya, la Luna e Venere“. Secondo dei tre appuntamenti dedicati alla mostra temporanea (dal 24 ottobre all’8 novembre) “I Maya e il cielo“ dell’artista romana Loredana Apolloni.
In programma per i giovanissimi “Una notte da brividi“. In occasione della notte di Halloween verranno proposte delle letture recitate sui mostri celesti.
Sono invitati i bambini coraggiosi! L’ingresso è libero.
Un altro fenomeno interessante ma condizionato dalla scarsa altezza sull’orizzonte accadrà la sera del 30 ottobre, quando, proprio come già avvenuto il 10 agosto scorso, la Luna (questa volta una falce sottile – fase 20%) si troverà proiettata in piena Via Lattea, tra le due famose nebulose del Sagittario Laguna e Trifida. L’osservazione sarà ovviamente impossibile nel visuale (per la forte differenza di luminosità tra gli oggetti), ma sia pure con molte più difficoltà si potrà forse tentare di ottenere una ripresa simile a quelle che hanno immortalato Luna e Via Lattea in occasione dell’eclisse del 15 giugno scorso.
Un'immagine del Telescopio Spaziale Hubble di Plutone e delle sue lune, Caronte, Notte e Idra. Credit: NASA, ESA, H. Weaver (JHU/APL), A. Stern (SwRI), and the HST Pluto Companion Search Team
Ad Eris, già battezzato dal suo scopritore Mike Brown “Pianeta X” del Sistema Solare, venne poi assegnato il nome della dea della discordia (e al suo satellite Dysnomia, quello dell’ingiustizia): questo la dice lunga sulla disputa che ha contrapposto gli astronomi fin dall’epoca della scoperta dell’oggetto, valutato inizialmente di 3000 Km di diametro. L’esistenza di un corpo di dimensioni pari o superiori a quelle di Plutone scatenò una polemica, che alla fine portò la IAU a declassare tutti gli oggetti transnettuniani al rango di pianeti minori, con Plutone come capostipite ed Eris a contendergli la palma di oggetto più massivo.
I nuovi dati, pubblicati ora dalla American Astronomical Society e dalla European Planetary Science Congress al meeting di Nantes, sembrano ridimensionare la stima sul diametro medio di Eris, che risulterebbe nel suo massimo valore inferiore al minimo attribuibile a Plutone.
Eris e la sua luna, Dysnomia. Credit: NASA, ESA, and M. Brown (California Institute of Technology)
La nuova valutazione deriva dall’entità dell’eclissi provocata da Eris nell’occultazione di una debole stella di 17ma magnitudine, avvenuta il 6 novembre 2010, e osservata dal team di Sicardy con strumenti da 40 e 60 cm di diametro da Atacama e La Silla. L’elaborazione dei dati ha consentito sia di ricavare una valutazione del diametro di Eris, sia della sua albedo e della sua composizione, fornendo più di una sorpresa.
Il diametro risulterebbe compreso tra 2314 e 2338 Km, corrispondente al minimo della stima ottenuta dallo stesso Sicardy nel 2009 per Plutone, col medesimo metodo dell’occultazione di una stella di sfondo. La massa, invece, risulterebbe la stessa valutata in precedenza, quindi Eris sarebbe più denso del previsto, con una costituzione rocciosa ed uno strato superficiale ghiacciato relativamente sottile.
Il valore di albedo colloca Eris al terzo posto per luminosità nel Sistema Solare, dopo le lune ghiacciate di Saturno Tethys ed Enceladus. Mentre queste sarebbero ricoperte dal ghiaccio fuoriuscito per criovulcanismo o depositato dai detriti che formano gli anelli, il ghiaccio di Eris deriverebbe da un’antica collisione che ha asportato parte della sua crosta esterna esponendo l’interno, oppure per congelamento stagionale (all’afelio della lunga orbita di 557 anni) della tenue atmosfera di azoto, metano e argon.
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