A fine gennaio 1848, sui giornali di New York apparve l’annuncio di una conferenza particolare: “Edgar Allan Poe terrà una conferenza alla Society Library giovedì 3 febbraio alle 19. Soggetto: L’Universo. Biglietti da 50 centesimi da prendere alla porta”. Poe aveva solo 39 anni, ma era già affermato come uno dei più grandi scrittori americani. Sul Daily Tribune di New York il commento era: “Da una mente così originale, nessun testo potrebbe fornire alcun indizio su quello che sarà il discorso. C’è solo una cosa certa: che sarà denso di pensiero, fresco, sorprendente e suggestivo.”

Fu effettivamente così. Per quasi tre ore, davanti a un pubblico esiguo e sempre più confuso, Poe espose un’originalissima e ambiziosa teoria della natura fisica e spirituale dell’Universo, unendo scienza, metafisica e poesia. “Era una notte tempestosa – ricorda un testimone – e nella sala non erano presenti più di sessanta persone. La sua conferenza fu una rapsodia del più intenso splendore. Poe era ispirato e la sua ispirazione colpì il pubblico in modo quasi doloroso.” Pochi mesi dopo, l’editore Putnam pubblicò “Eureka. Un poema in prosa”, il libro in cui Poe sviluppava le idee presentate durante la conferenza. Il titolo dell’opera è una citazione della nota esclamazione di Archimede, ma anche il grido di gioia dei cercatori d’oro in California ai tempi di Poe. Lo scrittore, infatti, era convinto di aver scritto un’opera fondamentale, superiore per importanza ai Principia di Newton. Tuttavia l’editore non condivideva l’entusiasmo e ne stampò solo 500 copie. Il libro non fu il successo che Poe si aspettava: i lettori trovarono gli argomenti complessi e forse stravaganti e lo stile enigmatico. “Eureka” fu l’opera meno venduta di Poe e ancora oggi è la meno conosciuta.

Edgar Allan Poe, nato Edgar Poe – Boston, 19 gennaio
1809 – Baltimora, 7 ottobre 1849.

IL CONTENUTO

Eureka è un libro affascinante, molto diverso da qualsiasi altra cosa scritta da Poe. È un grandioso tentativo di armonizzare la scienza del suo tempo con la sua visione filosofica, di fornire una risposta sul significato dell’Universo. Non è un trattato scientifico. Ad esempio manca completamente il supporto del rigore matematico. Poe basa il suo discorso su una visione metafisica e cerca la verità ultima delle cose attraverso l’intuizione piuttosto che attraverso i ragionamenti di carattere induttivo e deduttivo tipici del metodo scientifico. Ma questo non gli impedisce di descrivere in modo corretto le conoscenze scientifiche del suo tempo e di intuire idee originali che sono parte della cosmologia di oggi. Il libro è stato per molto tempo quasi ignorato dagli esperti. Forse è un effetto della separazione fra la cultura scientifica e quella umanistica, per cui un testo scientifico di un poeta appariva come una stravaganza sia ai letterati che agli scienziati. L’astrofisico inglese Edward Harrison ha dato la giusta interpretazione del singolare destino di quest’opera: “Eureka non riuscì a rivoluzionare il mondo della fisica e della metafisica; la sua scienza era troppo metafisica e la sua metafisica troppo scientifica per i gusti contemporanei.” L’obiettivo di questo articolo è dare una breve introduzione alle speculazioni cosmologiche di Poe. È impossibile sintetizzare in poche pagine il contenuto scientifico dell’opera. Per un’analisi più approfondita rimandiamo agli articoli di Alberto Cappi e al libro di David Stamos Edgar Allan Poe, Eureka, and Scientific Imagination.

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L’articolo è pubblicato in COELUM 272 VERSIONE CARTACEA