Plutone - ACS - Hubble Space Telescope

Il Telescopio Hubble scopre dei cambiamenti sulla superficie di Plutone

Le immagini dell'Hubble Space Telescope (HST) mostrano che Plutone è un mondo dinamico con cambiamenti importanti sulla sua superficie.

2009ip, da brutto anatroccolo a cigno?

La storia di 2009ip, una LVB (Luminous Blue Variable) che, secondo gli ultimi studi, potrebbe presto trasformarsi in supernova.

Cygnus OB212, la stella che brillerebbe come Deneb

TWINKLE STAR. Storie di Stelle. Una stella che, se non fosse immersa nelle polveri della Dark rift, splenderebbe nel bel mezzo della Via Lattea con una magnitudine apparente di +1,5, rendendosi appena meno luminosa della vicina Deneb!

Rilasciate le prime immagini di EUCLID, e sono solo delle prove!

Rilasciate le prime immagini catturate dai due strumenti montati su Euclid: tutto fa ben sperare!

False purtroppo le speranze sulla P/2006 T1 (Levy)

Nel numero 148 di Coelum, parlando di comete, abbiamo illuso parecchi appassionati vagheggiando la possibilità che la P/2006 T1 (Levy) potesse nel corso del suo ritorno del 2011-2012 sfiorare la Terra avvicinandosi fino ad una distanza record di soli 3,6 milioni di chilometri, diventando così visibile anche ad occhio nudo. Questo articolo spiega il motivo per cui in letteratura si sono venute a creare due distinte previsioni sulle circostanze del prossimo ritorno di questa piccola cometa, generando così una certa confusione...

Webb indaga mondi lontani

La potenza di Webb non si attesta solo con le immagini spettacolari a cui ci sta abituando. Webb ha una capacità di raccolta dati...

Hubble sotto attacco: un approfondimento

Accuse di plagio per le ricerche di Hubble sull’espansione dell’universo e sulla classificazione morfologica delle galassie? Dopo l'articolo che analizza le "prove" pubblicato su Coelum n. 152, leggiamo un approfondimento di Alberto Cappi e Andrea Biviano.

Nuova teoria post-quantistica della gravità rigetta l’esistenza della materia oscura

Da anni gli scienziati cercano di conciliare la relatività generale di Einstein e la meccanica quantistica in una teoria unificata, la gravità quantistica, nella speranza di individuare un unico formalismo matematico capace di spiegare i fenomeni fisici sia su larga che su piccola scala. L’insuccesso degli innumerevoli tentativi finora effettuati ha indotto il fisico inglese Jonathan Oppenheim a domandarsi se quantizzare la gravità sia realmente la mossa giusta: perché, al contrario, non concentrarsi soltanto sulla gravità, modificando la relatività generale? Da qui la proposta di una nuova teoria post-quantistica della gravità, che sembra escludere l’esistenza della materia oscura.

Al lupo al lupo! (Ma non era arsenico?)

“La NASA scopre gli alieni!” No, non esageriamo. “Sono tra noi. Scoperte forme di vita aliene sul nostro pianeta!” No, no. “Scoperte forme di vita terrestri con un DNA a base di arsenico (e quindi un po' aliene lo sono, dai!).” No, nemmeno questo. Ok, allora “scoperte forme di vita terrestri in grado di nutrirsi di arsenico!” Neanche qui ci siamo… E quale sarebbe la scoperta della NASA in grado di monopolizzare l'attenzione di tutti i media per giorni?

Più che un’intervista, un referendum su ALH 84001

Leggiamo per esteso l'intervista/referendum a cura di Claudio Elidoro, che accompagna l'articolo di copertina di Coelum 158 su ALH84001 e la vita su Marte, e che per motivi di spazio non abbiamo potuto pubblicare integralmente all'interno della rivista.

La relazione Gutiérrez

Dove si racconta del senso della vita, e di una sorprendente previsione sulla distanza del “decimo pianeta” Eris

Oscure stelle

il telescopio spaziale James Webb ha osservato degli oggetti che potrebbero proprio essere dei candidati promettenti ad essere stelle oscure.

EINASTO il superammasso grande 360 milioni di anni luce

Il superammasso Einasto appena scoperto che misura l'incredibile larghezza di 360 milioni di anni luce e ospita 26 quadrilioni di stelle (un quadrilione è pari in Italia a un milione di miliardi)! 

Sulla formazione dei buchi neri primordiali nell’epoca post-inflattiva

Si ritiene che i buchi neri primordiali siano oggetti antichi quanto l’Universo, sebbene essi non siano stati ancora osservati. Nati al termine della breve epoca inflattiva appena successiva al Big Bang, essi avrebbero avuto origine dal collasso gravitazionale di regioni ad alta densità nel fluido cosmico pre-esistente. Perché tale processo abbia luogo, d’altronde, è necessario che siano rispettate alcune fondamentali condizioni durante la fase post-inflazione di riscaldamento cosiddetto “lento”. Grazie ad esse, infatti, si genererebbero quelle particolari strutture che fungerebbero da sede per il futuro sviluppo di buchi neri primordiali. Partendo da poche, indispensabili basi teoriche di cosmologia, astrofisica e fisica delle particelle, questo articolo si propone quindi di discutere i diversi meccanismi di formazione dei buchi neri primordiali nell’intento di fornire nuovi spunti di riflessione sui primi stadi di vita dell’Universo.

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