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Cygnus OB212, la stella che brillerebbe come Deneb

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In alto. A sinistra, una mappa a campo medio fornisce la posizione (indicata dalla freccia all’interno del riquadro giallo) di Cygnus OB2-12, 2,2° a estnordest da gamma Cygni. A destra, l’ingrandimento del riquadro mostra in modo più accurato la locazione della stellina in un campo di 30 primi.
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In alto. A sinistra, una mappa a campo medio fornisce la posizione (indicata dalla freccia all’interno del riquadro giallo) di Cygnus OB2-12, 2,2° a estnordest da gamma Cygni. A destra, l’ingrandimento del riquadro mostra in modo più accurato la locazione della stellina in un campo di 30 primi.

Avendo la fortuna di osservare la Via Lattea sotto un cielo scuro, anche il neofito o inesperto osservatore noterà come essa sia attraversata, divisa verrebbe più propriamente da dire, da lunghe aree scure dove la densità stellare sembra davvero minima; é ben noto che a produrre questo effetto selettivo, noto come estinzione della luce stellare, siano le vaste quantità di polveri interposte qua e la nel disco galattico, a volte disposte quasi come una vera muraglia che sembra impedire la visione di ciò che c’è oltre. L’effetto è ancor più evidente utilizzando un binocolo, tanto che a volte il passaggio tra le dense nubi galattiche e queste oscure fenditure polverose è netto; peraltro, numerose altre galassie come la nostra o ancor più esotiche come Centaurus A mostrano fenomeni di assorbimento della luce stellare anche più notevoli. E’ logico quindi pensare che molte delle stelle visibili ad occhio nudo tra quelle disposte lungo la Via Lattea potrebbero in realtà essere molto più luminose di come si presentano; a tutti gli effetti, esistono stelle, anche di eccezionale luminosità, la cui luce risente dell’estinzione al punto da sparire quasi del tutto alla vista. Ma come apparirebbero queste se il mezzo interstellare non avesse effetto? Considerando l’immenso numero di stelle presenti lungo la Via Lattea, sembrerebbe del tutto impossibile rintracciare tali campioni; la ricerca andrebbe ovviamente limitata a quelle che sono le stelle più luminose in assoluto, le supergiganti azzurre.

Ebbene, le più luminose tra queste si raggruppano nelle cosiddette associazioni OB, sigla che mette evidenza la loro appartenenza ai tipi spettrali più energetici; si tratta di veri e propri gruppi di giovani astri nati quasi contemporaneamente dalla stessa nube molecolare, stelle con masse 30 volte quella del Sole e temperature superficiali fino a 40.000°. Tali condizioni inducono loro un vita che generalmente non supera i 50 milioni di anni, al termine della quale deflagrano come supernovae; la loro breve vita potrebbe essere uno dei motivi per i quali le associazioni OB note nella Via Lattea sono non più di una settantina, davvero poche. Anche il numero delle componenti non è particolarmente elevato, variando mediamente tra le 10 e le 100 unità, sparse però su aree solitamente molto grandi, lunghe centinaia di anni-luce; è questo il motivo per cui l’estensione apparente di tali gruppi può rientrare in una singola costellazione o addirittura coprirne più d’una. Tra le associazioni OB più note, quella di Orione, centrata sulle tre stelle della cintura ed apprezzabile appieno con un binocolo, e Scorpione-Centauro, quest’ultima talmente estesa che molte delle stelle che delineano le costellazioni ne sono componenti effettive! Le associazioni OB furono per la prima volta catalogate a metà dello scorso secolo e da allora sono statti intrapresi approfonditi studi sulle singole componenti oltre che solo censirle.

Una delle più notevoli è Cyg OB2, situata nel mezzo dell’oscura fenditura del Cigno, l’area oscurata da polveri meglio visibile alle nostre latitudini, nettamente stagliata su una delle zone più luminose della Via Lattea. Al contrario di come si potrebbe pensare, lo spropositato numero di deboli stelle li presenti è tale impedirne l’immediato reperimento del gruppo stellare; tuttavia, l’ausilio di un buon binocolo assieme ad una buona dose di pazienza dovrebbe essere sufficiente a distinguere nei pressi di Sadr (γ Cyg), più precisamente ad 1/3 del percorso tra questa e la vicina Deneb (α Cyg), un gruppo di una quindicina di stelline sulla nona grandezza e dalla colorazione bianco-azzurrina, esteso non più di 2°; certo, non sfavillante in bellezza come altri ammassi stellari, ma sapendo quali mostri esso cela, nascosti dietro la muraglia di polveri del Cigno, varrà certamente la pena indagarlo, anche con l’aiuto di un modesto telescopio che ne permetterà di cogliere soprattutto le tonalità cromatiche delle componenti. Considerando la grande distanza, stimata in 4700 anni-luce, Cyg OB2 si estende per circa 195 anni-luce, ospitando al suo interno alcune delle stelle più calde e luminose conosciute della Galassia. Detiene il record di essere l’associazione OB col più grande numero di componenti presente in sistemi di questo tipo, tanto da annoverare circa 2600 componenti, 120 delle quali sono rare stelle di tipo O. Si tratta quindi dell’associazione OB più massiccia conosciuta: secondo stime recenti, Cyg OB2 include qualcosa come 30 mila masse solari, valore simile a quello delle più massicce regioni di formazione stellare sparse nella Galassia, massa distribuita non solo tra stelle gigantesche e luminosissime ma anche di piccola taglia, tutte non più vecchie di 3 milioni di anni! L’emissione energetica di queste e di altre associazioni OB vicine è talmente elevato da riscaldare i gas dell’enorme nube molecolare Cygnus-X, una delle più vaste regioni di formazione stellare presenti nella Galassia, le cui polveri sono proprio quelle ad affievolire molte delle stelle lungo quella visuale.

A tal proposito, osservando Cyg OB2 con attenzione sarà facile notare, non lontana dal centro geometrico di quello che a tutti gli effetti appare come un ammasso aperto molto sparso, una stella di undicesima grandezza dalla colorazione decisamente rossastra; essa indicata col numero 12 dall’astronomo Daniel H. Schulte in un catalogo del 1956 dettato dai risultati di osservazioni fotometriche e spettroscopiche effettuato su Cyg OB2, compiute con il famoso telescopio riflettore da 208 cm dell’Osservatorio McDonald. Al contrario di come essa appare, lo spettro di Cyg OB2 12, classificato come B3-B5Iae, corrisponde a quello di una supergigante azzurra dalla temperatura superficiale di 18.500° K e i cui valori di massa e raggio sono stimati rispettivamente in 110 e 246 volte quelli del Sole! Già i valori appena elencati sono da capogiro, ma è senz’altro quello relativo potere intrinseco ad essere letteralmente inimmaginabile, poiché alle –12,2 magnitudini assolute ad essa attribuite (quella del Sole è +4,75) corrisponde una luminosità assoluta pari a 6 milioni di volte quella solare! E’ proprio su questa stella che l’estinzione interstellare sferra il suo colpo migliore, tanto da indebolirne luminosità di ben 10,3 magnitudini, quantità finora ineguagliata; sono proprio le polveri interstellari ad assorbirne l’intensa luce azzurra riemettendola in seguito a lunghezze d’onda maggiori tanto da farle acquisire la tonalità rossastra con la quale si presenta all’osservazione telescopica. Non esistessero le polveri interstellari, Cyg OB2 12 splenderebbe nel bel mezzo della Via Lattea di magnitudine apparente 1,5, rendendosi appena più luminosa della vicina Deneb ed arricchendo la già splendida costellazione del Cigno di un’altra luminosa stella, dal color topazio!

Ebbene, abbiamo finalmente delineato quella che è in assoluto una delle stelle più luminose della Galassia, inferiore solo a R136a1, una stella del Dorado che detiene il record come la più massiccia conosciuta, la nota Pistol Star ed η Car durante il suo massimo del 1843! Non è certo facile idealizzare come un’anonima e debole stellina tra le sterminate abbia risposto alla nostra domanda iniziale. La natura di questa stella è comunque controversa, tanto da esibire anche irregolari variazioni spettroscopiche, spaziando tra B3 a B8 anche nel giro di un solo anno; il satellite IRAS, operante nell’infrarosso, mise in evidenza la presenza di materiale polveroso attorno ad essa, perso forse in un passato evento di tipo eruttivo. Tale fenomeno è tipico delle cosiddette variabili luminose blu (LBV), classe di variabili straordinariamente rare tanto che solo una ventina sono gli esemplari noti; queste presentano cambiamenti nella luminosità generalmente lunghi, interrotti da occasionali aumenti relazionati a sostanziali perdite di massa, come esibito da η Car e P Cyg: Cyg OB2 12 non ha mai mostrato variazioni luminose, ma la relazione tra la sua posizione nel diagramma HR, l’elevatissima luminosità intrinseca e le variazioni spettrali osservate ne fanno un ottimo candidato LBV. Ma c’è di più.

E’ ben noto, e lo abbiamo visto anche qui, che in astronomia l’aspetto di un determinato oggetto possa essere a volte ingannevole, anche in funzione di parametri come l’età e la distanza; a tal proposito, già negli anni ’60 dello scorso secolo fu proposta l’idea che l’associazione Cyg OB2 potesse essere in realtà un giovanissimo ammasso globulare, simile a quelli blu presenti in gran numero nella Grande nube di Magellano. La cosa certamente stupisce, d’altronde siamo portati a associare a questi oggetti sia rosse stelle vetuste che le enormi distanze che da loro ci separano, proiettandoli al di fuori del piano galattico; dimentichiamo invece che anch’essi erano popolati da giovani stelle azzurre in tempi remoti e che molti incrociano il piano galattico in un disegno non dissimile dalla classica rappresentazione di elettroni in moto attorno ad un atomo, proprio come Cyg OB2. D’altronde il suo numero di stelle è davvero al di fuori degli schemi per una comune associazione OB…

Sia come sia, lasciandosi trasportare ancora una volta dal pensiero, è bello immaginare come, in una futura notte, gli amanti del cielo alzeranno lo sguardo al cielo per ammirare due fari cosmici apparentemente vicini tra loro ma fortunatamente distanti da noi, maturati in diverso modo ma accomunati dalla stessa catastrofica, spettacolare fine che rischiarerà la notte con la loro bianca luce, il loro ultimo canto del Cigno.