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Webb cattura l’iconica Nebulosa Testa di Cavallo

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Credito immagine: ESA/Webb, NASA, CSA, K. Misselt (Università dell'Arizona) e A. Abergel (IAS/Università Paris-Saclay, CNRS)
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Il telescopio spaziale James Webb della NASA/ESA/CSA ha catturato le immagini a infrarossi  di uno degli oggetti più caratteristici dei nostri cieli, la Nebulosa Testa di Cavallo. Queste osservazioni mostrano una parte dell’iconica nebulosa sotto una luce completamente nuova, catturandone la complessità con una risoluzione spaziale senza precedenti.

Grazie alla sua vicinanza e alla sua posizione quasi di taglio, la Nebulosa Testa di Cavallo è un bersaglio ideale per gli astronomi per studiare le strutture fisiche dei PDR, o regione di fotodissociazione, e l’evoluzione delle caratteristiche chimiche del gas e della polvere nei rispettivi ambienti, e le regioni di transizione tra loro. È considerato uno dei migliori oggetti del cielo per studiare come la radiazione interagisce con la materia interstellare.

Grazie agli strumenti MIRI e NIRCam di Webb , un team internazionale di astronomi ha rivelato per la prima volta le strutture su piccola scala del bordo illuminato della Testa di Cavallo. Hanno inoltre messo in evidenza una rete di strutture striate che si estendono perpendicolarmente al fronte del PDR e contengono particelle di polvere e gas ionizzato trascinati nel flusso fotoevaporativo della nebulosa. Le osservazioni hanno inoltre consentito agli astronomi di studiare gli effetti dell’attenuazione e dell’emissione di polvere e di comprenderne meglio la forma multidimensionale della nebulosa.

Successivamente, gli astronomi intendono studiare i dati spettroscopici ottenuti dalla nebulosa per evidenziare l’evoluzione delle proprietà fisiche e chimiche del materiale osservato attraverso la nebulosa.

Le osservazioni arrivano dal programma Webb GTO n. 1192 (PI: K. Misselt) e i risultati sono stati accettati per la pubblicazione in Astronomy & Astrophysics (Abergel et al. 2024).

La Nebulosa Testa di Cavallo catturata dalla MIRI – ESA/Webb, NASA, CSA, K. Misselt (University of Arizona) and A. Abergel (IAS/University Paris-Saclay, CNRS)

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