ABSTRACT

Dopo la Nebulosa del Granchio, rappresentante tipica dei residui di supernova, il secondo oggetto del Catalogo compilato dall’astronomo francese (“Messier 2”) inaugura una nuova tipologia di corpi celesti, quella degli ammassi globulari: un insieme sferico di centinaia di migliaia o anche milioni di stelle, tutte concentrate in un volume di decine di anni luce di diametro.

Gli ammassi globulari sono fra i più antichi, compatti e densi sistemi stellari oggi conosciuti. La loro lunghissima storia inizia all’alba dell’universo e ci racconta come il processo di formazione di questi gruppi di stelle si sia già completato un miliardo di anni dopo il Big Bang. Purtroppo non esiste ancora una spiegazione convincente di come tutto questo sia avvenuto. Le teorie sono tante e la più intuitiva è quella che li considera i mattoni costitutivi delle galassie.

Se così fosse, i 161 globulari che orbitano ancora intorno alla Via Lattea a distanze di decine di migliaia di anni luce, dovrebbero essere interpretati come i superstiti di uno sciame che doveva un tempo comprenderne milioni.  

Gli ammassi globulari ruotano attorno al nucleo di una galassia su orbite di elevata eccentricità e alta inclinazione rispetto al piano galattico, con tempi di rivoluzioni  dell’ordine del centinaio di milioni di anni.

Sebbene il più grande e luminoso dei globulari, Omega Centauri,  sia stato osservato a occhio nudo fin dall’antichità, per secoli fu creduto soltanto una stella un po’ strana, e nemmeno l’avvento del telescopio riuscì a chiarire la vera natura dei numerosi altri che vennero scoperti in seguito. Nelle prime osservazioni telescopiche, infatti, gli ammassi apparivano come macchie sfocate, definite dagli astronomi “stelle nebulose”… il che portò Charles Messier a includere i più luminosi – addirittura 28! –  nel suo catalogo, visto che potevano essere scambiati facilmente per piccole comete.

A partire dalla fine del 18° secolo, soprattutto grazie ai grandi e luminosi telescopi riflettori di  William Herschel (1738-1822), quei piccoli fiocchi di luce furono finalmente risolti in stelle. Quando Herschel iniziò la sua ricognizione completa del cielo nel 1782, c’erano 34 ammassi globulari conosciuti. Herschel ne scoprì altri 36 e fu il primo a risolverli praticamente tutti in stelle. In più, si deve proprio al più straordinario osservatore di tutti i tempi (di cui il prossimo 25 agosto ricorrerà il secondo centenario della morte) il termine “ammasso globulare”, che comparve per la prima volta nel suo Catalogue of Nebulae and Clusters of Stars, pubblicato nel 1789.

Bene. Se questo che abbiamo appena esposto può essere considerato il biglietto da visita dei globulari,  adesso diventa però necessario andare nello specifico e parlare di Messier 2, ovvero del primo ammasso globulare citato nel Catalogo.

Prima di tutto… chi l’ha scoperto?

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L’articolo è pubblicato in COELUM 255 VERSIONE CARTACEA