
Quasi dieci anni dopo la fine della missione, i dati raccolti dalla sonda Cassini continuano ad essere analizzati e a mostrarci sorprese su Encelado, la piccola luna ghiacciata di Saturno.
Una nuova analisi dei dati è stata pubblicata sulla rivista Nature Astronomy dal gruppo guidato da Nozair Khawaja (Institute of Geological Sciences, Berlino). Il lavoro ha rivelato la presenza di molecole organiche complesse nel suo oceano sotterraneo.
La scoperta rafforza l’idea che questo mondo piccolo e lontano, di appena 500 chilometri di diametro, possa ospitare forme di vita.
Cassini, missione congiunta NASA–ESA–ASI attiva fino al 2017, aveva effettuato numerosi sorvoli ravvicinati di Encelado, attraversando i getti di vapore e particelle ghiacciate che sgorgano dalle famose “tiger stripes”, le fratture del polo sud del satellite. Quei pennacchi sono generati dall’oceano liquido sotto la crosta ghiacciata.
Oggi, grazie a nuove tecniche di interpretazione, i ricercatori hanno identificato in quei dati tracce di molecole più complesse di quanto si pensasse e che sono considerate mattoncini fondamentali della vita, i precursori degli amminoacidi. I chimici classificano queste sostanze come composti alifatici ed anelli eterociclici.
Già in passato cassini aveva rilevato molecole organiche semplici, ma questa nuova analisi ha rivelato una complessità inattesa, indicando che i processi chimici nell’oceano di Encelado potrebbero essere simili a quelli che, sulla Terra primordiale, hanno favorito la comparsa della vita.
La scoperta ha implicazioni più ampie: conferma che anche corpi celesti relativamente piccoli possono ospitare oceani globali e una chimica complessa.
Gli ingredienti essenziali della vita – acqua liquida, energia e composti organici – sembrano dunque essere tutti presenti. Non è la prova definitiva di un ecosistema, ma un indizio potente che rende Encelado una delle mete più promettenti per la ricerca di vita oltre la Terra.













