Nel cuore del nord-ovest dell’Arabia Saudita, un’area ricca di patrimonio archeologico ereditato da civiltà antiche, è oggi sede di un’importante iniziativa scientifica e tecnologica. AlUla è una terra famosa per i suoi siti storici come la città nabatea di Hegra, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2008, per i paesaggi mozzafiato e per le radicate tradizioni narrative. Presto ospiterà un osservatorio astronomico unico nel suo genere. L’Osservatorio di AlUla Manara, attualmente in fase di sviluppo, è concepito come una struttura scientifica multifunzionale, finalizzata non solo alla ricerca, ma anche alla valorizzazione culturale e alla formazione. Il progetto mira a integrare attività scientifiche, educative e divulgative in un unico contesto operativo, con una prospettiva di lungo termine.
Su scala nazionale, AlUla Manara si inserisce negli sforzi dell’Arabia Saudita per ridurre la dipendenza dal petrolio, puntando su turismo, istruzione e ricerca. Il progetto vuole anche favorire innovazione, collaborazioni e dialogo internazionale.
L’osservatorio però guarda oltre i confini del paese: nasce come spazio in cui astronomia, educazione, sostenibilità e identità culturale si intrecciano sotto uno dei cieli più limpidi del pianeta. In linea con la Vision 2030, l’obiettivo è diventare un punto di riferimento per la scienza e la comunità, aprendo l’accesso al cielo non solo ai ricercatori, ma anche agli astrofili, alle scuole e alle istituzioni di tutto il mondo.

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L’Osservatorio di AlUla Manara
Il valore di AlUla Manara sta soprattutto nel suo cielo. L’osservatorio sorgerà su un altopiano naturale nel deserto, circa 74 chilometri a nord della città vecchia di AlUla e poco a ovest della Riserva Naturale di Gharameel. Nel 2024 l’area ha ottenuto il riconoscimento di International Dark Sky Park da parte di DarkSky International, entrando così in quel ristretto 5% di luoghi al mondo dove l’oscurità del cielo è davvero eccezionale.
Questo non è solo un titolo: significa che qui l’inquinamento luminoso è quasi assente, l’umidità è molto bassa e ci sono più di 280 notti limpide all’anno. A tutto ciò si aggiungono l’altitudine del plateau e la stabilità del clima, che rendono il sito uno dei migliori del Medio Oriente per osservazioni astronomiche.

Ma il legame con il cielo non è una novità. Per secoli le comunità di AlUla hanno usato le stelle per orientarsi, per misurare il tempo e come punto di partenza per racconti e tradizioni tramandate di generazione in generazione. L’arrivo di un osservatorio moderno non spezza questa continuità: la aggiorna, trasformando una curiosità antica in conoscenza scientifica.
AlUla Manara non sarà solo un centro di ricerca. Vuole aprirsi anche a insegnanti, studenti, turisti, artisti e appassionati, offrendo esperienze che uniscono scienza, paesaggio naturale e cultura locale. Un luogo in cui guardare il cielo diventa non solo osservazione, ma anche racconto e condivisione.
“Manara”, in arabo faro, è il nome scelto per l’osservatorio: un simbolo di luce e orientamento, pensato per diventare un punto di riferimento nella ricerca e nella formazione.
L’idea alla base è semplice: far crescere le conoscenze astronomiche e allo stesso tempo dare impulso a nuove competenze, sia umane che tecnologiche.
Il progetto si inserisce nella cornice della Vision 2030 saudita, con l’ambizione di sostenere la diversificazione dell’economia, rafforzare l’istruzione e aprire sempre di più lo scambio culturale con il resto del mondo.
Ma AlUla Manara non è solo un osservatorio: è parte di un mosaico più grande, fatto di iniziative culturali, di progetti per la tutela del patrimonio e di attenzione all’ambiente, portati avanti dalla Royal Commission for AlUla.

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L’articolo è pubblicato in COELUM 276 VERSIONE CARTACEA














