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20 luglio: Luca Parmitano pronto per il lancio nel giorno del 50° anniversario dello sbarco sulla Luna

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jsc2019e038379 - At the Baikonur Cosmodrome in Kazakhstan, Expedition 60 crewmembers Drew Morgan of NASA (left), Alexander Skvortsov of Roscosmos (center) and Luca Parmitano of the European Space Agency (right) pose for pictures July 5 in front of a mural
Da sinistra: Drew Morgan (NASA), Alexander Skvortsov (Roscosmos) e Luca Parmitano (ESA) posano per un selfie all'interno dell'Integration Building, a Baikonur, davanti ai motori del primo stadio del loro lanciatore Soyuz, che il 20 luglio li porterà sulla Stazione Spaziale Internazionale. Crediti: GCTC-A.Shelepin

Il lancio doveva avvenire qualche giorno fa, il 6 luglio, ma perché allora non approfittare di una finestra utile proprio il giorno dell’anniversario dello sbarco sulla Luna?

E così sabato 20 luglio, alle 18:28, a 50 anni dallo sbarco del primo uomo sulla Luna, avranno l’onore di partire per la Stazione spaziale Luca Parmitano (ESA), Drew Morgan (NASA) e Alexander Skvortsov (Roscosmos) dal cosmodromo di Baiknonur in Kazakhstan.

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Se l’anniversario celebra un successo tutto americano, non dobbiamo dimenticare che se quel successo è stato possibile in gran parte è anche “grazie” alla rivalità con l’allora superpotenza sovietica. Eravamo in tempo di guerra fredda ed era diventato importante, dopo i successi russi nella conquista dello spazio, che anche l’America si guadagnasse un primato, e doveva essere un primato storico. Ce ne ha parlato Rossella Spiga nel suo articolo La corsa alla Luna su Coelum Astronomia 235 (parte di uno speciale tutto dedicato all’evento).

Dal 1975, invece, il primo segno di una collaborazione tra i due paesi, grazie al programma test Apollo-Soyuz (ASTP) Stati Uniti d’America e Unione Sovietica inaugurano una nuova era che, anche se con una pausa di vent’anni prima della collaborazione vera e propria che partirà con il programma Shuttle-Mir, continua tutt’ora (e speriamo continui a lungo) e che ha inglobato nel tempo anche altri paesi, compresa l’Agenzia spaziale europea.

Il 17 luglio 1975, una navicella spaziale del programma Apollo e una capsula Soyuz si incontrano e si agganciano in orbita attorno alla Terra, consentendo ai due equipaggi di passare da una navicella all’altra, simbolicamente uniti negli stessi spazi e nello spazio.

Torniamo al 2019, e prima del lancio di questa nuova Expedition 60, che comprende un astroanuta per ognuna delle tre agenzie americana, russa e europea, non poteva mancare la foto di rito davanti al murales che celebra quello storico momento.

I tre astronauti di fornte al murales che ricorda la missione che ha segnato il primo timido inizio di una collaborazione tra le due superpotenze, gli Stati Uniti d'Amrica e l'allora Unione Sovietica, che porterà infine alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale. Crediti ESA
Il logo della missione Beyond spiegato nelle sue componenti: la forma di un casco da astronauta sulla cui visiera si riflettono la ISS e la Terra (in particolare l'Europa), all'interno la Luna e Marte, prossime tappe dell'esplorazione spaziale, e tre grandi stelle a indicare la scienza, la tecnologia e l'esplorazione. Crediti ESA

«Quello che facciamo sulla Stazione Spaziale Internazionale è per la Terra, per l’umanità. Lavorare sull’avamposto orbitale è l’unico modo per capire di quali conoscenze scientifiche e di quali tecnologie abbiamo bisogno per poterci spingere oltre» ricorda Luca Parmitano, un motto per la sua missione Beyond, un termine scelto per «indicare il nostro desiderio di esplorare l’universo, di guardare ben oltre il nostro pianeta e di ampliare le nostre conoscenze».

Il 20 luglio ESA TV manderà in onda l’evento a partire dalle 17:30. Avremo l’occasione di vedere le riprese fatte durante l’arrivo a Baikonur dei tre astronauti, la loro preparazione e tutte le attività del giorno del lancio, dalla vestizione fino agli ultimi saluti prima di salire a bordo della Soyuz. Seguirà poi in diretta il lancio a bordo della Soyuz MS-13.

Altre dirette sono previste poi per la fase di attracco alla Stazione spaziale, e per l’apertura della botola che darà effettivo inizio alla Expedition 60 e alla missione Beyond del nostro Luca, dopo il rituale benvenuto degli attuali abitanti della ISS: il cosmonauta Alexy Ochivin della Roscosmos e gli astronauti Nick Hague e Christina Koch della NASA.

Questi gli orari delle tre dirette:

  • 20 luglio: Launch 17:30-18:45
  • 21 luglio: Docking 00:00-01:00
  • 21 luglio: Hatch opening 02:00-03:00

Luca, nella seconda parte della sua missione, con l’inizio della Expedition 61, prenderà il comando della Stazione Spaziale, primo italiano ad avere questo onore e terzo astronauta europeo ad assumere questo importante incarico sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Si può seguire la missione via Twitter nei profili @esaspaceflight@ESA_Italia, oltre che degli astronauti coinvolti tra cui Luca Parmitano @astro_luca

Il blog della missione lo trovate invece su  http://blogs.esa.int/luca-parmitano/

Qui sotto la diretta ESA TV:

Leggi anche

  • Ritorno alla Luna. Il Programma ARTEMIS Il governo americano è pronto a finanziare una nuova corsa alla Luna, purché aperto ai privati e alla collaborazione internazionale, per restarci e per andare oltre…

50 ANNI FA
Lo Sbarco dell’Uomo sulla Luna
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Coelum Astronomia di Luglio e Agosto 2019
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Una falce di Luna e Aldebaran, tra le corna del Toro

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Il 28 luglio, dopo essere sorte poco dopo le due, all’orario indicato potremo osservare la Luna (fase del 20%) e la stella Aldebaran (alfa Tauri, mag. +0,9) separate di 1° e mezzo circa, con la Luna posta a est della stella dallo spiccato colore arancione.

I due soggetti saranno alti meno di 10° sull’orizzonte di est-nordest, cosa che ci permetterà di riprendere fotograficamente l’evento includendo con facilità gli elementi del paesaggio circostante, per arricchire l’inquadratura. Con il passare delle ore i due astri guadagneranno quota per sparire infine nella luce del mattino.

Molto più in alto potremo notare la presenza dell’ammasso delle Pleiadi (M 45), già a una ventina di gradi di altezza (a ben 14° 45’ a nord di Aldebaran).

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio 2019

Per arricchire l’osservazione, o se proprio il cielo fosse nuvoloso, ad Aldebaran e le Iadi sono dedicate più puntate della rubrica di Stefano Schirinzi sul ricco campo della costellazione del Toro.

Mito, scienza e curiosità fino alla scoperta dei tesori delle profondità del cosmo:

➜ I parte: La costellazione del Toro: la storia e il mito
➜ II parte: L’ammasso delle Iadi, storia e scienza
➜ III parte: Iadi: le stelle e i loro dintorni
➜ IV parte: …è il momento di Aldebaran!

Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. E se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in PhotoCoelum!

E ancora su Coelum astronomia 235

➜ Giorgia Hofer ci porta poi nuovi spunti per la ripresa del nucleo della Via Lattea, ora che il luminoso Giove si trova nei suoi pressi.

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS


Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Luglio e Agosto su Coelum Astronomia 235

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Il Museo del Balì Ritorna alla Luna

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Museo del BalìLuglio 1969
L’uomo cammina per la prima volta sulla luna.
“Un piccolo passo per l’uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”.
L’astronauta americano Neil Armstrong è il primo essere umano a calpestare il suolo lunare.

Luglio 2019
In occasione dell’anniversario dell’allunaggio: eventi, spettacoli ed esposizioni in Villa per un emozionante viaggio alla scoperta del nostro satellite.

06.07, ore 21:30 il matematico, professore e divulgatore scientifico Piergiorgio Odifreddi con uno spettacolo-conferenza dal titolo ” Da Verne all’Apollo XI”.
19.07, ore 21:30 l’ingegnere ed ex astronauta Paolo Nespoli.

Durante gli eventi, sarà possibile cenare nel parco del Museo grazie a diversi street food presenti per l’occasione.
www.museodelbali.it

Così da Arcetri captarono lo sbarco sulla Luna

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Guglielmo Righini ed il Radiotelescopio di Arcetri. Fonte: Mario Rigutti, ”I primi passi della radioastronomia in Italia”, Coelum Astronomia n. 209 (2017).
Guglielmo Righini ed il Radiotelescopio di Arcetri. Fonte: Mario Rigutti, ”I primi passi della radioastronomia in Italia”, Coelum Astronomia n. 209 (2017).
Clicca sulla copertina e leggi il numero gratuitamente in formato digitale o pdf.

Forse non tutti sanno che la sera del 20 luglio 1969, mentre molti italiani sono a casa guardando la televisione, sulla collina di Arcetri, a Firenze, un gruppo di tecnici e astronomi si affaccenda alla luce di una Luna che ancora non ha raggiunto il primo quarto.

Sono al lavoro intorno al radiotelescopio che in quei giorni fa bella mostra di sé sulla terrazza davanti all’Osservatorio, e che prima di essere definitivamente dismesso troverà ben più prestigiosa collocazione sul retro delle banconote da 2000 lire dedicate a Galileo.

Quel radiotelescopio è uno dei fiori all’occhiello degli strumenti costruiti dall’Osservatorio, e viene abitualmente utilizzato per studiare l’emissione solare. Quella sera, però, il suo obbiettivo è un altro.

Retro di una vecchia banconota da duemila lire, con la parabola del radiotelescopio e la cupola del telescopio di Arcetri ben visibili in basso a destra
Sotto la supervisione del professor Guglielmo Righini, l’allora direttore dell’Osservatorio, il radiotelescopio è stato modificato, con aggiunta di un nuovo ricevitore, costruito proprio per quell’occasione: perché questa volta non è un fenomeno naturale a interessare gli astronomi, ma uno artificiale.

Quattro giorni prima, alle 3:32 del pomeriggio del 16 luglio – da quelle stesse paludi della Florida meridionale in cui un ispirato Giulio Verne aveva collocato il suo grande cannone – tre navigatori, chiusi in un piccolo modulo, posto in cima a un moderno Ippogrifo di acciaio alto più di 100 metri, avevano cominciato un lungo viaggio, verso un mondo tanto familiare quanto sconosciuto. Così presente a tutti, eppure mai toccato prima. Un viaggio che raggiunge il suo scopo proprio in quella sera del 20.

Alle 22:17 del 20 luglio 1969, l’Aquila tocca il suo obiettivo, e con delicatezza si posa sulla superficie della Luna, ricoperta di sottile regolite. Dopo alcune ore, necessarie per fare controlli e verifiche, alle 2:51 del 21 luglio, Neil Armstrong posa il primo piede sul nostro satellite. È il primo essere vivente a farlo. Dopo più di quattro miliardi di anni, la Terra conquista la Luna. Il sogno millenario di scrittori, artisti e poeti, è realtà.

Per tutta la notte da Arcetri i ricercatori seguono in diretta le fasi dell’avvicinamento, e dell’allunaggio, ascoltando i messaggi inviati direttamente dalla Luna, li captano e decodificano. Ascoltano silenziosi gli scambi e le conversazioni verso le basi della Nasa a terra. Il professor Righini purtroppo non è con loro. Troppo famoso e importante per essere lasciato quella sera insieme ai suoi amici e colleghi, si trova in uno studio televisivo, dove commenta le immagini che arrivano direttamente dagli Stati Uniti.
Forse esteticamente più impressionanti dei semplici segnali radio che si ascoltano sulle colline di Firenze, ma di sicuro anche meno cariche di quell’emozione che si prova spesso solo nel piacere della condivisione con amici e colleghi.

Il ricevitore radio costruito allo scopo. Crediti: Inaf

Non molto rimane oggi di quelle vicende, se non la memoria di pochi che, allora molto giovani, parteciparono a quell’evento, e di altri che negli anni hanno cercato di conservarne il ricordo. Il radiotelescopio non c’è più, ma all’Osservatorio astronomico di Arcetri – oggi parte dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica – ancora si conserva  gelosamente il ricevitore (vedi foto qui a fianco), che fu costruito proprio per quello scopo. Da qualche parte si conservano anche i nastri della registrazione originale dello sbarco, prova indipendente che veramente sulla Luna ci siamo stati. Purtroppo, affidati alle cure dell’Iroe (Istituto di ricerca sulle onde elettromagnetiche), durante uno dei molti traslochi degli ultimi 50 anni, quando ormai sembrava che i viaggi sulla Luna fossero diventati quasi più banali di una crociera estiva, si sono persi.

Oggi sono chiusi forse in qualche vecchio scatolone senza nome, e attendono solo un moderno Indiana Jones che li riscopra.

Guarda anche il video “Spia il Sole” sul radiotelescopio di Arcetri, realizzato nel 1964 dall’Istituto Luce:


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Astronomiamo

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LocandinaCoelum_072019
Astronomiamo
LocandinaCoelum_072019
Astronomiamo

20 luglio ore 20:30: Apollo 11 Ritorno al ’69. Gilda on the Beach in spiaggia!

06.07: Sotto un cielo pieno di stelle a Canale Monterano
11.07: La situazione dei ghiacciai (Comitato Glaciologico Italiano)
12.07: Concerto sotto le stelle a 432 MHz al Castello di Ceccano

Informazioni:
https://www.astronomiamo.it

HiRise e un riflesso fortunato: tana per Curiosity!

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Nell'immagine Curiosity ripreso dalla HiRISE, la camera ad alta risoluzione di MRO, lo scorso 31 maggio. Il rover si mostra come un granello brillante e bluastro, tra le sabbie della clay.bearing unit, la zona ricca di argilla che il rover della NASA si appresta ad esplorare. Credit: NASA/JPL-Caltech

Un panorama marziano da togliere il fiato come ormai HiRISE, la camera ad alta risoluzione della NASA a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), ci ha abituati. Ma in questo panorama salta all’occhio un particolare in più, un piccolo grumolo luminoso e bluastro nella “Woodland Bay”.

Leggi l’articolo "Arte su Marte: il meraviglioso paesaggio marziano" pubblicato su Coelum Astronomia 205, in cui Lori Fenton ci racconta come il vento sia il principale artefice delle strutture marziane e di come lo studio di queste ci fornisca informazioni necessarie a comprendere i meccanismi che agiscono nell’atmosfera marziana. Clicca e leggi, è gratis!

L’immagine è stata ripresa il 31 maggio scorso, e quei punti luminosi altro non sono che il rover Curiosity, durante l’esplorazione della Woodland Bay, sovrastata nella parte superiore sinistra dalla Vera Rubin Ridge, dove il rover ha passato gran parte dell’anno. Nella parte superiore destra vediamo invece una chiazza scura di sabbia increspata.

La Woodland Bay si trova all’interno di un’ampia zona argillosa, indicata come “clay-bearing unit”, una nuova nuova tappa di un lungo cammino per il rover, che prevede di fargli attraversare e analizzare aree dalla diversa composizione, e probabilmente anche apparteneti a diversa ere.
La mappa che vedete qui sotto, che mostra le diverse aree divise per composizione, è stata costruita grazie ai dati del Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), raccolti non solo attraverso HiRISE ma anche dalle altre camere a bordo dell’orbiter – il Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) e la Context Camera (CTX) – e a quelli raccolti dalla High Resolution Stereo Camera (HRSC) a bordo della sonda europea Mars Express.

Ora che ormai è dimostrata, e data per assodata, la presenza di acqua liquida nel passato di Marte, lo scopo della missione è capire perché e come a un certo punto il clima marziano è cambiato facendolo diventare l’arido e sterile pianeta che abbiamo davanti oggi.

Nell'immagine sono indicate le diverse aree, per composizione ed età, del mount Sharp, che la missione vorrebbe arrivare a esplorare. Al momento Curiosity si trova all'interno della zona ricca di argille dove si trova la Woodland Bay. Cliccare sull'immagine se l'animazione non parte. Image credit: NASA/JPL-Caltech/ESA/Univ. of Arizona/JHUAPL/MSSS/USGS Astrogeology Science Center

Ma quel che rende questa immagine particolarmente interessante, è la ripresa dell’ombra del rover e del riflesso del Sole sulle superfici del rover e delle sue appendici. Perché HiRISE possa riprendere questo riflesso, infatti, MRO e le superfici riflettenti del rover devono trovarsi in una precisa angolazione rispetto al Sole: i raggi solari si riflettono su una superficie lucida del rover e vengono deviati tutti nella stessa direzione in un fascio molto stretto e visibile solo da quella particolare angolazione, come quando si cerca di colpire qualcuno con il riflesso di uno specchietto.

Curoisity e la sua strumentazione, il rilfesso più a nordovest sarebbe quello della "testa" del rover, che contiene mastcam, chemcam e navcam.

In questa immagine i colori sono stati enfatizzati, e il riquadro che contiente Curiosity ingrandito, per mostrare come si vedano tre o quattro riflessi distinti, con uno più a nordovest degli altri.

Inizialmente si è pensato che quest’ultimo fosse il braccio alzato del rover, più distaccato dal corpo centrale delle altre parti, ma studiando bene i riflessi e conoscendo l’orientamente di Curiosity al momento dello scatto, con ogni probabilità si tratta invece della testa del sistema di puntamento remoto, quella che antropomorfizzando il rover si potrebbe indicare proprio come la sua testa, dove sono posizionati la mastcam oltre ad altri sistemi di rilevamento della posizione e di analisi del terreno, e che al momento della ripresa era puntata un po’ in avanti rispetto al resto del rover.


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STAR PARTY DELLE DOLOMITI 2019

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Starparty delle Dolomiti

Star Party delle DolomitiLo Star Party delle Dolomiti, che si terrà in Alta Badia, San Vigilio di Marebbe e al Passo delle Erbe, dal 25 al 30 luglio compresi (con una data di riserva, il 31 luglio, qualora la serata del 30 non fosse favorevole all’osservazione, a causa maltempo), coinvolgerà appassionati del cielo e turisti, adulti e bambini. Sono infatti previste conferenze divulgative pubbliche e osservazioni sia diurne, del Sole, sia notturne, a caccia di oggetti astronomici, quali pianeti, comete, stelle e oggetti del profondo cielo, con telescopi e binocoli.
Per tutto il periodo dello Star Party funzionerà il planetario con cupola di 8 metri, con spettacoli avvincenti e l’impiego della realtà virtuale per esperienze indimenticabili.
Tanti i nomi noti ai nostri lettori tra coloro che accompagneranno le osservazioni con i loro strumenti: Andrea Boldrini, Fabio Falchi, Germano Marcon, Salvatore Albano, Paolo Campaner, Danilo Zardin, Massimiliano Rossi e Germano Borgatti.

Tra osservazioni del Sole e del cielo notturno, spettacoli al planetario, il lancio dei missili ad acqua, anche una mostra fotografica “Quattro sguardi tra cielo e Terra” con le immagini della nostra Giorgia Hofer e di Marcella Giulia Pace, Dario Giannobile e Marco Meniero. Due le tavole rotonde:

25 luglio in Alta Badia, presso la Sala manifestazioni San Cassiano, ore 21:00: “50 anni dallo sbarco sulla Luna: ci torneremo e poi esploreremo Marte ed i satelliti di Giove?”. Il giornalista scientifico Luigi Bignami presenta Roberto Ragazzoni, direttore dell’Osservatorio astronomico INAF di Padova.

28 luglio a San Vigilio, presso la Tensiostruttura in piazza, inizio ore 21:00: “Le frontiere dell’astronomia e dell’astronautica nel nuovo millennio”. Modera Luigi Bignami con Roberto Orosei,
Roberto Ragazzoni, Ginevra Trinchieri.

Il 30 luglio è la nottata clou dedicata all’osservazione astronomica in un luogo magico, il Passo delle Erbe, a quota 2000 metri, totalmente immersi in uno straordinario panorama dolomitico! Osservazione pubblica delle stelle cadenti con concerto al pianoforte di Alex Trebo, in attesa del buio anche “Quattro chiacchiere in attesa delle stelle” con Ginevra Trinchieri, Luigi Bignami e Roberto Orosei.

Organizzazione scientifica Rodolfo Calanca (EAN)
Planetario Enrico Bonfante (Planetario di Verona)

Per il programma completo e tutte le informazioni scarica il flyer della manifestazione cliccando qui.
Oppure al sito www.eanweb.com/2019/star-party-delle-dolomiti-2019/

Destinazione Lune Inaf Padova

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Nel 2019 è programmata una rassegna di eventi dedicati all’allunaggio del 20/21 luglio 1969.
Gli eventi sono molti e si possono consultare nel dettaglio sul sito web dedicato www.destinazionelune.oapd.inaf.it che verrà costantemente aggiornato.
Questi alcuni appuntamenti per luglio e agosto:

A Padova:
Mostra “Le Lune di Padova” dal 16 luglio al 27 settembre presso la Specola. Un percorso iconografico per raccontare gli studi fatti sulla Luna (e sulle Lune) dagli astronomi che hanno operato a Padova, da Galileo ai giorni nostri.
16.07: 3, 2, 1, 0… DECOLLO!!! Aspettando l’eclissi parziale di Luna, aperitivo scientifico in Specola, rivivendo insieme agli astronomi quanto avvenne il giorno del lancio.
18.07: Tavola rotonda “Raccontare gli ultimi 50 anni dell’esplorazione spaziale per scrivere i prossimi 50” presso l’Aula Magna del Bo con Maurizio Cheli (Astronauta) e Monica Lazzarin (Università degli Studi di Padova), modera Roberto Ragazzoni (Direttore di INAF – Osservatorio Astronomico di Padova).
19.07: “The Planets” di Holst, con accompagnamento di proiezioni di immagini planetarie. Concerto dell’Orchestra di Padova e del Veneto presso il Castello Carrarese.
20.07, 21:45 – 22:17 (ora locale allunaggio): Spettacolo teatrale (di A. Pennacchi e R. Spiga), prodotto da Teatro Boxer. Partendo dalla rievocazione dell’Allunaggio (atterraggio del LEM alle 22:17) una storia sul futuro dell’Uomo..
29.07, ore 20:30 e 22:00: L’Angelo sulla Torre, straordinaria visita serale al Museo La Specola, accompagnata dal violino del Maestro Tommaso Luison organizzata con l’Associazione La Torlonga.

Ad Asiago:
22.08: Spettacolo teatrale “Con gli occhi di Galileo” di Nando Patat e Max Olitz al Teatro Millepini di Asiago.
23.08: Conferenza pubblica su ELT di Nando Patat.
24.08: Notte Nera.

https://www.destinazionelune.oapd.inaf.it

Unione Astrofili Italiani

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Le campagne nazionali UAI:

16-20 luglio La Settimana dell’Apollo 11. Una intera settimana dedicata al 50° anniversario del primo allunaggio e del “gigantesco balzo per l’umanità” di Neil Armstrong, che inizierà con l’evento dell’Eclisse parziale di Luna del 16 e si concluderà il 20 Luglio con La Notte Bianca dell’Apollo 11.

10-12 Agosto Le Notti delle Stelle. Il più atteso appuntamento dell’estate astronomica durante il quale le associazioni astrofile proporranno una o più serate dedicate all’osservazione delle Perseidi. L’iniziativa è abbinata a “Calici di Stelle” manifestazione enogastronomica promossa il 10 agosto dal Movimento Turismo del Vico e Associazione Nazionale Città del Vino
www.uai.it/divulgazione

Una Luna Piena per Saturno al suo meglio

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Alle ore 22:00 del 15 luglio potremo assistere a una nuova congiunzione tra la Luna (fase del 99%) e un altro pianeta brillante, questa volta si tratta di Saturno (mag. +0,1).

Li vedremo sorgere poco prima delle 21 dall’orizzonte sud-sudest, e all’ora indicata saranno alti una quindicina di gradi: la loro separazione sarà di circa 5° e mezzo. L’incontro avverrà tra le stelle del Sagittario, di cui sarà facilmente riconoscibile la caratteristica forma a “teiera” composta dalle stelle più brillanti della costellazione.

Avremo a disposizione praticamente tutta la notte per osservare la congiunzione, con i due astri che tramonteranno dopo le cinque del mattino. Per chi vorrà seguirli fino a tardi, segnaliamo che il 16 luglio, alle ore 4:45 la separazione tra Luna e Saturno raggiungerà il valore minimo di 3,1°, anche se i due saranno ormai prossimi al tramonto.

➜ Leggi anche Saturno in opposizione

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio 2019

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➜ Giorgia Hofer ci porta poi nuovi spunti per la ripresa del nucleo della Via Lattea, ora che il luminoso Giove si trova nei suoi pressi.

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Comete. Due compitini per le vacanze e un’altro bellissimo racconto di Claudio Pra: Un sogno con la coda.

➜ Supernovae: Una nuova scoperta per il gruppo senese, e una nuova supernova luminosa da riprendere prima che svanisca.

e il Calendario di tutti gli eventi di luglio e agosto 2019, giorno per giorno!


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Il sapere che viene dal vuoto

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Distribuzione della materia in una sezione cubica dell’universo. I filamenti blu rappresentano la materia (principalmente la materia oscura) e le regioni di spazio vuoto rappresentano i vuoti cosmici. Crediti: Wikimedia Common

Ci sono regioni nell’universo che contengono pochissime galassie, o addirittura nessuna. Sono note come vuoti cosmici e, secondo una nuova ricerca pubblicata su Physical Review D, possono aiutare a misurare l’espansione cosmica con una precisione molto maggiore di quanto sia stato possibile fare fino ad ora.

Lo studio ha esaminato la forma dei vuoti trovati nei dati della Sloan Digital Sky Survey (Sdss). I vuoti hanno forme diverse, ma poiché non hanno una direzione di allineamento privilegiata è stato possibile usarne un campione abbastanza grande come se fossero “sfere standard”, oggetti che in assenza di distorsioni dovrebbero apparire perfettamente simmetrici. Tuttavia, le forme osservate di queste sfere risultano essere distorte da spostamenti Doppler nei redshift delle galassie vicine, causati dai campi di velocità locali e dalla natura e quantità di materia oscura ed energia oscura, che di fatto costituiscono il 95 per cento dell’universo. Questa distorsione può essere modellata da un punto di vista teorico e il nuovo lavoro mostra che ora può essere misurata con precisione.

Il cambiamento nella forma dei vuoti causata dalle distorsioni Doppler e dagli effetti dell’energia oscura e della curvatura. Crediti: Dr. Seshadri Nadathur

La nuova misurazione della distorsione attorno ai vuoti ha utilizzato la Baryon Oscillation Spectroscopic Survey (Boss) delle galassie appartenenti alla Sdss, progettata per misurare l’energia oscura e la curvatura dello spazio. Il metodo implementato sembra superi di gran lunga quello basato sulle oscillazioni acustiche barioniche standard (Bao) per la quale è stata progettata la surveyBoss. I nuovi risultati concordano con il modello più semplice di un universo piatto con una costante cosmologica associata all’energia oscura, e forniscono vincoli sulle teorie alternative.

«Questa misura migliora enormemente i precedenti risultati ottenuti da Boss», dice Seshadri Nadathur, ricercatore presso Institute of Cosmology and Gravitation (Icg) e primo autore dello studio. «La precisione raggiunta equivale a quella che si otterrebbe dai dati di un’ipotetica survey quattro volte più grande. Sta davvero aiutando a definire le proprietà dell’energia oscura».

«Tutto questo significa anche che i risultati scientifici attesi da missioni come Euclid dell’Agenzia spaziale europea e Desi (Dark Energy Spectroscopic Instrument), nei quali la comunità astronomica ha investito molte risorse, potrebbero essere persino migliori di quanto si è sempre pensato».

Per saperne di più:


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Lo Sbarco dell’Uomo sulla Luna
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Unione Astrofili Italiani

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Le campagne nazionali UAI:
12-13 luglio
Le Notti dei Giganti.
Due serate dedicate ai “giganti” del Sistema Solare, che daranno spettacolo con Saturno in prossimità dell’opposizione e Giove in congiunzione con la Luna. In attesa del ritorno di “Occhi su Saturno” nel 2020 !

16-20 luglio La Settimana dell’Apollo 11. Una intera settimana dedicata al 50° anniversario del primo allunaggio e del “gigantesco balzo per l’umanità” di Neil Armstrong, che inizierà con l’evento dell’Eclisse parziale di Luna del 16 e si concluderà il 20 Luglio con La Notte Bianca dell’Apollo 11.

10-12 Agosto Le Notti delle Stelle. Il più atteso appuntamento dell’estate astronomica durante il quale le associazioni astrofile proporranno una o più serate dedicate all’osservazione delle Perseidi. L’iniziativa è abbinata a “Calici di Stelle” manifestazione enogastronomica promossa il 10 agosto dal Movimento Turismo del Vico e Associazione Nazionale Città del Vino
www.uai.it/divulgazione

Aspettando #ERN19: I pianeti gonfiabili di SPEAK SCIENCE

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di Gabriele Vallarino – Frascati Scienza

Promuovere la cultura scientifica, tecnologica e umanistica: è l’ambiziosa missione di Speak scienze.  E nel 2019 molti importanti eventi, nei quali bisognava tenere gli occhi all’insù, hanno contribuito a raggiungere questo obiettivo. «Assieme al Dipartimento di Matematica e Fisica di Roma Tre, abbiamo organizzato a febbraio Occhi su Marte e a giugno Occhi sulla Luna: due  kermesse sullo spazio, ricche di laboratori, conferenze, osservazioni dirette al telescopio», racconta Livia Giacomini, astrofisica, giornalista e membro del consiglio direttivo di Speak Science.

Ma quest’anno ricorrendo l’anniversario della passeggiata più importante della storia: la camminata sulla Luna – sono, infatti, passati ben 50 anni dall’allunaggio – Speak Science ha proposto per festeggiare un progetto divulgativo molto interessante.


«Lo abbiamo battezzato ‘Pianeti gonfiabili’,  si tratta della ricostruzione di alcuni corpi celesti, lune e pianeti del Sistema Solare, su grandi palloni in PVC – spiega Giacomini – ed è stato un lavoro impegnativo che ha chiamato in causa sia qualità da scienziati che da comunicatori.

«Per prima cosa, è stata fatta un’analisi che partiva dai dati scientifici, esaminando sia le fotografie che le mappe delle missioni che hanno studiato questi corpi celesti; successivamente si è intrapreso un lavoro di semplificazione e ottimizzazione grafica, in modo da rendere i pianeti gonfiabili dei veri strumenti divulgativi di grande impatto».

Di sicuro oltre a essere coinvolgenti sono molto didattici: «Permettono di toccare con mano le enormi distanze e le dimensioni dello spazio che spesso si fa fatica ad immaginare e mettere in relazione. Inoltre, mostrano quanto lune e pianeti del Sistema Solare siano a tutti gli effetti altri mondi con montagne, canyon, letti di fiumi, calotte polari, vulcani».

I pianeti gonfiabili sono palloni giganti in PVC, alcuni superano qualche metro di diametro, e presentano una superficie stampata ad altissima risoluzione. Sono prodotti grazie alla partnership tra Speak Science e l’azienda di Forlì Space World Air, con la quale da un po’ di tempo è in corso una collaborazione per costruire degli innovativi percorsi narrativi per raccontare aspetti dello spazio che ci circonda in modo semplice, efficace e low-cost.

Il progetto divulgativo dei Pianeti Gonfiabili verrà presentato a settembre a Ginevra, al Congresso scientifico di Scienze Planetarie EPSC e probabilmente, troverà posto anche tra le installazioni e le sorprese della Notte Europea dei Ricercatori coordinata da Frascati Scienza di cui Speak Science è partner.


La Luna incontra Giove

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La sera del 13 luglio, alle ore 22:30 volgendoci verso sud, potremo assistere a una bella congiunzione piuttosto stretta (separazione di circa 1° e mezzo, 1,2° dal lembo lunare) tra la Luna (fase del 91%) e il brillante pianeta Giove (mag. –2,5).

I due astri, all’orario indicato, si troveranno già alti in cielo (circa 27°), consentendoci di ammirare la congiunzione con comodità.

Se però vorremo fotografare il fenomeno, magari arricchendo la ripresa con elementi del paesaggio circostante, sia naturali sia architettonici, allora dovremo posticipare l’orario. I due astri saranno infatti già visibili appena il cielo si sarà fatto sufficientemente scuro, la sera, ma saranno comunque piuttosto alti. Non ci resta quindi che attendere che si avvicinino all’orizzonte occidentale, cosa che però richiederà di fare le “ore piccole” (tramonteranno alle 3:20 circa).

Anche all’orario indicato, comunque, il quadro sarà molto suggestivo, contando anche sul maestoso teatro in cui si svolge l’incontro, ossia quello dell’Ofiuco, a poca distanza dalle belle costellazioni dello Scorpione (con la rossa Antares – Alfa Scorpii, mag. +1,1 – posta a 7° 40’ a sudovest di Giove) e del Sagittario. Non distante scorre anche il nastro argenteo della Via Lattea che però sarà invisibile a causa della luminosità della Luna.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio 2019

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16 luglio: Eclisse parziale di Luna

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L'Italia si trova proprio sul confine tra la visibilità completa dell'evento, per le regioni del Centrosud, e il sorgere della Luna a eclissi appena iniziata, per le regioni del Nord. In ogni caso, uno spettacolo sicuramente suggestivo da non perdere, meglio se con l'orizzonte sudest libero.

Il mese di luglio 2019 ci riserva una nuova eclisse lunare, questa volta parziale, la cui osservabilità sarà condizionata dall’altezza del nostro satellite, mentre ne verranno esclusi Nord America, Groenlandia ed Estremo Oriente.
Considerando come riferimento l’Italia centrale, per la Città di Roma, l’eclisse di Penombra (P1) avrà inizio alle 20:44 con la Luna (in Plenilunio alle 23:38) in prossimità della linea dell’orizzonte. In questa prima fase iniziale le regioni maggiormente penalizzate saranno quelle Centro Settentrionali, mentre le Meridionali vedranno il disco lunare non oltre i 4°-5° sopra l’orizzonte.

L’inizio dell’eclisse Parziale (U1) è previsto per le 22:02 col nostro satellite a circa 11° sopra l’orizzonte (nella zona di Roma), con un range compreso dai +6° della Valle d’Aosta ai +15° della Calabria.

La fase massima di questa eclisse si verificherà alle 23:31 mentre il termine della fase Parziale (U4) è previsto per le 01:00 della notte seguente.

La conclusione dell’evento col termine dell’eclisse di Penombra (P4) è previsto per le 02:18.

L’eclisse Parziale del 16 luglio 2019 avrà una magnitudine di penombra di 1,704 (frazione lunare oscurata con l’ingresso della penombra della Terra) e una magnitudine di ombra con valore di 0,653 (frazione lunare oscurata dal cono d’ombra della Terra).

Eclissi parziale di Luna di Giorgia Hofer. In questo caso sono state riprese tutte le fasi, al centro il massimo. Il 16 luglio non per tutti sarà possibile creare un mosaico così completo... dal Nord la Luna starà sorgendo, ma sarà suggestivo riprendere l'alba lunare, dal Centrosud si potrà invece tentare la panoramica compelta, ma per entrambi sarà neessario un'orizzonte libero. Crediti: Giorgia Hofer

Anche se questa eclisse parziale di Luna non si verificherà in ottimali condizioni osservative, ad eccezione delle estreme regioni meridionali, si tratterà in ogni caso di un fenomeno estremamente interessante, da non perdere anche considerando che la prossima eclisse lunare parziale si verificherà il 23 ottobre 2023, mentre dovremo attendere fino al 7 settembre 2025 per la prossima eclisse lunare totale.

➜ Per maggiori dettagli 16 luglio: eclisse parziale di Luna

Per riprendere l’eclissi parziale di Luna, ricordiamo come sempre i consigli di Giorgia Hofer, considerando però anche che la Luna si troverà immersa nel paesaggio e con Saturno (che ricordiamo è nel suo periodo di miglior visibilità) a poco più di 7 gradi a nordovest della Luna (e ancor più in lontananza il luminoso Giove, sul’orizzonte sud).

➜ Riprendiamo l’Eclissi parziale di Luna

Un'altro bell'esempio di composizione. Anche se qui si tratta di un'eclissi totale, è possibile comporre le fasi dell'eclissi parziale per evidenziare la forma dell'ombra della Terra, nel suo passaggio sul disco lunare. L'immagine è di Antonio Finazzi, per tutti i dettagli di ripresa cliccare sull'immagine.

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Piani di razionalizzazione dell’energia per le Voyager

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Nel numero di coelum astronomia 217, per l'anniversario dei 40 anni dal lancio delle missioni Voyager uno speciale dedicato a queste due straordinarie sonde. In formato digitale e gratuito, clicca sull'immagine e leggi!
Rappresentazione artistica di una delle due sonde Voyager della Nasa, con evidenziato lo strumento del sottosistema per la rivelazione dei raggi cosmici. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech

Poco più di un anno e mezzo fa abbiamo celebrato i 40 anni di questa straordinaria missione, la più longeva della storia dell’esplorazione spaziale. Due sonde, le Voyager 1 e 2, che continuano a viaggiare e a inviare dati a Terra grazie alla rigorosa pianificazione, prima e durante la missione, e la creatività con la quale gli ingegneri al JPL (Jet Propulsion Laboratory, al Caltech di Pasadina, in California) hanno ideato soluzioni per mantenere in volo, e operative, le due sonde.

Il problema principale è ovviamente l’energia. Le sonde viaggiano grazie a tre RTG, generatori termoelettrici a radioisotopi che producono energia dal calore emesso dal decadimento naturale di radioisotopi di plutonio-238, lo stesso tipo di generatori utilizzati anche, tra le altre, nelle missioni Viking, Pioneer, dalla Cassini e dalla New Horizons, ma anche durante la missione Apollo 12, la “seconda volta” che l’uomo è sceso sulla Luna.

Il decadimento degli atomi di Plutonio garantisce un’autonomia davvero enorme, ma anche il plutonio nel tempo si consuma. Si calcola che le sonde abbiano prodotto all’incirca 4 Watt di potenza in meno ogni anno e ad oggi, quindi, i generatori forniscono circa il 40% di potenza in meno rispetto a quella che producevano al momento del lancio.

L’energia serve ovviamente a far funzionare i sistemi di bordo e gli strumenti scientifici, ma non solo. Viene infatti utilizzata anche per “tenere al caldo” la strumentazione. Le Voyager ormai si trovano troppo lontane dal Sole, immerse nello spazio interstellare, dove le temperature sono diverse decine di gradi sotto lo zero e possono danneggiare meccanismi e elettronica.

Recentemente gli ingegneri della missione, dopo attente discussioni e in accordo con il team scientifico, hanno deciso di intervenire. Per poter mantenere l’attività delle sonde il più a lungo possibile, bisogna razionalizzare l’uso dell’energia.

La Voyager 2 ha avuto la precedenza, in questo piano di razionalizzazione, avendo uno strumento in più e avendo quindi anche consumato più energia nel corso degli anni.

Tra le prime azioni già messe in pratica si è deciso di disattivare il suo spettrometro a ultravioletti e, recentemente, un riscaldatore al CRS, lo strumento per la rilevazione di raggi cosmici ma non l’energia per farlo funzionare. Lo strumento ha infatti svolto un ruolo cruciale, lo scorso novembre, nel determinare se la Voyager 2 era definitivamente uscita dall’eliosfera, la bolla creata dal vento di particelle ionizzate emesse dal Sole che avvolge il Sistema solare. Da allora però, la sonda ha comunque continuato a inviare dati sull’interazione della nostra eliosfera e lo spazio interstellare. Studi importanti non solo per conoscere meglio zone fin’ora inesplorate, ma anche per ottenere informazioni chiave per le missioni umane di esplorazione spaziale. Il problema delle radiazioni è infatti il problema principale per missioni di lunga durata come quelle che l’umanità si appresta a intraprendere. E anche se a temperature inferiori a quelle testate in fase di costruzione, CRS continua a inviarci dati importanti.

«È incredibile come gli strumenti delle Voyager si siano dimostrati così resistenti», ha dichiarato la responsabile del progetto Voyager, Suzanne Dodd. «Siamo orgogliosi di come hanno resistito alla prova del tempo: la lunga vita della sonda ci dice anche che abbiamo a che fare con ambienti che non avremmo mai pensato di arrivare a incontrare. Continueremo a ricercare ogni opzione che permetta alle Voyager di continuare a produrre la migliore scienza possibile».

Al momento la sonda Voyager 2 raccoglie dati grazie a, oltre al rilevatore di raggi cosmici, due strumenti dedicati allo studio del plasma e un magnetometro per lo studio delle nubi di materiale nello spazio interstellare. La Voyager 1, che ha attraversato lo spazio interstellare nell’agosto 2012, continua anch’essa a raccogliere dati dal suo CRS, da uno strumento al plasma, da un magnetometro e da uno strumento a particelle cariche a bassa energia.

Diventa quindi strategico scegliere con attenzione cosa far continuare a funzionare e cosa invece tagliare.

Cosa significa telemetria, come funziona la comunicazione con una sonda? Su Coelum Astronomia 235, ora online, la seconda parte di un "tutorial" che ci aiuta a capire le basi delle telecomunicazioni nelle missioni spaziali. Clicca l'immagine per leggere gratuitamente.

Quello che proprio non può rischiare di essere lasciato in balia del freddo è per ovvi motivi il sistema di puntamento che permette alle sonde di orientarsi nella direzione giusta per inviare dati alla Terra. Se mancasse l’alimentazione o se il freddo lo danneggiasse non potremmo più ricevere dati e nemmeno comunicare con le sonde per inviare nuove istruzioni. La sfida quindi è quella di capire a cosa togliere man mano energia, a quale delle due sonde, quali informazioni si riveleranno più importanti e quali invece sacrificabili, per continuare a fare scienza il più a lungo possibile con entrambe.

Un altro problema con il quale si sono dovuti confrontare gli ingegneri della missione è l’usura dei propulsori, non solo quindi l’energia necessaria per farli funzionare, ma anche la meccanica stessa, e anche qui le due sonde hanno sorpreso e stupito gli ingegneri. Per ovviare al problema, già sulla Voyager 1 sono stati messi in funzione un set di propulsori inutilizzati da 37 anni… e hanno funzionato brillantemente. La stessa cosa verrà tentata con la Voyager 2, riattivando dei propulsori non più utilizzati dall’incontro con Nettuno del 1989.

«Entrambe le sonde Voyager stanno esplorando regioni mai visitate prima, quindi ogni giorno è un giorno di scoperta», spiega Ed Stone, Project Scientist della missione . «Le Voyager continueranno a sorprenderci con nuove informazioni sullo spazio profondo».

Per ripercorrere i primi 40 anni della missione Voyager, Coelum Astronomia ha dedicato uno speciale nel numero del dicembre 2017, in occasione dell’aniversario. Per leggero basta cliccare sulla copertina qui a destra (la lettura è come sempre in formato digitale e gratuito, e scaricabile in formato pdf).

Per saperne di più:

Il sito NASA dedicato alla missione
Il sito JPL dedicato alla missione in cui potete controllare anche lo stato delle due sonde


50 ANNI FA
Lo Sbarco dell’Uomo sulla Luna
La Storia, le Persone, le Emozioni… e tutte le immagini più belle.

Coelum Astronomia di Luglio e Agosto 2019
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Apollo 11: prevendite per il film

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Apollo 11

Apollo 11In occasione delle Celebrazioni dei 50 anni dallo sbarco dell’uomo sulla Luna un’esperienza cinematografica senza precedenti.

APOLLO 11

L’appuntamento per rivivere, “in presa diretta” e per la prima volta al cinema, la storica missione della NASA con immagini inedite nella straordinaria definizione del formato 70 mm.

Il racconto di quel viaggio epico, con immagini mai viste prima recuperate dagli archivi US, sarà nelle sale italiane solo il 9, 10, 11 settembre.

Le prevendite dell’evento cinematografico apriranno ufficialmente dal 20 luglio, a 50 anni esatti dallo Sbarco.

Guarda il trailer:

Unione Astrofili Senesi

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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).
L’OAPM apre gratuitamente al pubblico per l’osservazione del cielo notturno il 2° e 4° venerdì del mese. In caso di tempo incerto telefonare per conferma al numero 3472874176 o 3482650891.

12.07 e 26.07, ore 22:00: Il cielo al castello di Montarrenti. L’Osservatorio Astronomico di Montarrenti sarà aperto al pubblico per delle serate osservative, con particolare attenzione alla Luna (principalmente il 12), ai pianeti Giove e Saturno, agli ammassi stellari e ai vari oggetti del profondo cielo. Prenotazione obbligatoria sul sito o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) o un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi

9 luglio – Saturno in opposizione

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Eccolo Saturno, visibile tutta la notte lo si può cercare tra le stelle del Sagittario. Il suo moto apparente non è particolarmente veloce, essendo molto distante da noi, ed è anche il motivo per cui il giorno dell'opposizione non è l'unico giorno in cui osservarlo nelle migliori condizioni, ma lo è stato nelle ultime settimane e lo sarà nelle prossime! Crediti: Coelum Astronomia CC-BY

Come abbiamo avuto modo di ripetere più volte, quando un pianeta (o un corpo celeste in generale) è in opposizione rispetto al Sole viene a trovarsi nelle migliori condizioni di osservabilità. Essendo infatti nel punto più vicino alla Terra e, contemporaneamente, diametralmente opposto al Sole, risulterà visibile per tutta la notte, lasciandoci un ampio margine temporale per compiere le osservazioni e le riprese fotografiche.

Quella di quest’anno non sarà però una grande opposizione, meglio di quella dello scorso anno, il 9 luglio, giorno dell’opposizione il pianeta raggiungerà un diametro di 41,8″ e una magnitudine pari a +0,1.

Sarà comunque facile rintracciare Saturno in cielo: a occhio nudo ci apparirà come una stella ben marcata sul fondo del cielo. Lo troveremo tra le stelle del Sagittario, proprio vicino alla curiosa forma a “teiera” che identifica la zona più caratteristica della costellazione. Sarà posizionato a circa 2° a ovest-sudovest dalla stella Omicron Sagittarii (mag. +3,8).

➜ Maggiori dettagli sull’Opposizione di Saturno 2019 su Coelum Astronomia 235

Quando Saturno è in opposizione ci offre la possibilità di osservare e riprendere con maggiore facilità i suoi magnifici anelli e di osservarne le caratteristiche più evidenti, come la Divisione di Cassini, scoperta dal matematico e astronomo italiano Gian Domenico Cassini nel 1675.

Un’altra opportunità è quella di seguire con facilità i moti delle numerose lune del pianeta, le più luminose delle quali – Tethys (mag. +10,2), Dione (+10,4), Rhea (+9,7) e Titano (+8,3) – saranno osservabili con un telescopio.

Riportiamo qui sotto alcuni link con i consigli per l’osservazione e la ripresa, comunque validi, dello speciale dedicato all’opposizione del 2016, con due sfide:

Una sfida osservativa: quanti satelliti riuscite a vedere?

Una sfida fotografica: riprendere il disco di Titano

E per la ripresa ad alta risoluzione, come chi fa astrofotografia ben sa, occhio alla Luna!

➜ Consulta la Luna di luglio e agosto su Coelum Astronomia 235

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio 2019

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E ancora su Coelum astronomia 235

➜ Giorgia Hofer ci porta poi nuovi spunti per la ripresa del nucleo della Via Lattea, ora che il luminoso Giove si trova nei suoi pressi.

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Comete. Due compitini per le vacanze e un’altro bellissimo racconto di Claudio Pra: Un sogno con la coda.

La Chioma di Berenice (IV parte): le galassie più belle e luminose.

e il Calendario di tutti gli eventi di luglio e agosto 2019, giorno per giorno!


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Unione Astrofili Italiani

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11-14 luglio Astro-Academy: la formazione UAI. La scuola estiva residenziale di astronomia a Campo Catino (FR), finalizzata alla “formazione dei formatori” sia nel settore della didattica che della divulgazione e degli operatori di Osservatorio e Planetario. Per gli insegnanti, la Scuola è accreditata sulla piattaforma SOFIA del MIUR quale aggiornamento professionale.

www.uai.it/didattica/

Le campagne nazionali UAI:
12-13 luglio
Le Notti dei Giganti.
Due serate dedicate ai “giganti” del Sistema Solare, che daranno spettacolo con Saturno in prossimità dell’opposizione e Giove in congiunzione con la Luna. In attesa del ritorno di “Occhi su Saturno” nel 2020 !

16-20 luglio La Settimana dell’Apollo 11. Una intera settimana dedicata al 50° anniversario del primo allunaggio e del “gigantesco balzo per l’umanità” di Neil Armstrong, che inizierà con l’evento dell’Eclisse parziale di Luna del 16 e si concluderà il 20 Luglio con La Notte Bianca dell’Apollo 11.

10-12 Agosto Le Notti delle Stelle. Il più atteso appuntamento dell’estate astronomica durante il quale le associazioni astrofile proporranno una o più serate dedicate all’osservazione delle Perseidi. L’iniziativa è abbinata a “Calici di Stelle” manifestazione enogastronomica promossa il 10 agosto dal Movimento Turismo del Vico e Associazione Nazionale Città del Vino
www.uai.it/divulgazione

Astronomiamo

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LocandinaCoelum_072019
Astronomiamo

20 luglio ore 20:30: Apollo 11 Ritorno al ’69. Gilda on the Beach in spiaggia!

06.07: Sotto un cielo pieno di stelle a Canale Monterano
11.07: La situazione dei ghiacciai (Comitato Glaciologico Italiano)
12.07: Concerto sotto le stelle a 432 MHz al Castello di Ceccano

Informazioni:
https://www.astronomiamo.it

Hayabusa-2 si prepara al secondo touchdown

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Modelli di elevazione digitale del terreno (dem) della zona del touchdown previsto l'11 luglio. Crediti: JAXA - Processing: M. Di Lorenzo
Modelli di elevazione digitale del terreno (dem) della zona del touchdown previsto l'11 luglio. Crediti: JAXA - Processing: M. Di Lorenzo

Antefatto

Come i lettori ricorderanno, dopo un rinvio di 4 mesi, lo scorso 22 febbraio il “falco” giapponese effettuò il primo touchdown con raccolta di materiale nei pressi dell’equatore dell’asteroide Ryugu. Il 5 aprile, poi, Hayabusa ha rilasciato l’ordigno SCI che, esplodendo, ha scagliato un proiettile di rame sull’asteroide e scavato un cratere di 10 metri.
Nei mesi successivi, la sonda ha effettuato molteplici manovre di approccio a questo cratere, in vista di una eventuale discesa, per prelevare un secondo campione di materiale dal suo interno; qui, potete vedere un grafico che riporta la distanza dalla superficie dell’asteroide durante le tre manovre in questione, il cui nome è riportato in alto nei rettangoli rossi.

Image credit: JAXA, Chiba Institute of Technology, University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo University, Nagoya University, Meiji University, University of Aizu, AIST - Processing: Marco Di Lorenzo

Durante la prima manovra di metà maggio, è stato rilasciato un “Target Marker” (una sorta di piccolo riferimento catarifrangente) nei pressi del cratere artificiale. Nell’ultima manovra a giugno (una ripetizione della precedente, che non era perfettamente riuscita) Hayabusa si è avvicinata a soli 9 metri dal suolo, a nord del cratere, in prossimità della regione denominata CO1. In quella occasione, è stato ripreso il mosaico qui a destra di immagini a risoluzione crescente.

Durante la fase di risalita della manovra intermedia, invece, è stata scattata la seguente immagine del Target Marker con una risoluzione migliore di 1 centimetro, utilizzando camera telescopica ONC-T:

Image credit: JAXA, Chiba Institute of Technology, University of Tokyo, Kochi University, Rikkyo University, Nagoya University, Meiji University, University of Aizu, AIST - Processing: Marco Di Lorenzo

Il secondo touchdown (PPTD)

Un secondo prelievo era previsto fin dall’inizio della missione ma, ultimamente, ci sono stati molti dubbi sull’opportunità di effettuare una manovra così delicata; se qualcosa fosse andato storto, infatti, si sarebbe compromesso anche il ritorno a Terra del primo campione prelevato con successo. Finalmente, dopo una approfondita analisi delle immagini, delle misure e delle performances della sonda durante le ultime manovre, si è giunti all’annuncio del 25 giugno, in cui si è stabilito che, a metà della prossima settimana, la manovra verrà effettivamente eseguita.

Alla decisione si è giunti sulla base delle seguenti considerazioni:

  • • Elevato valore scientifico del prelievo;
  • • conferma della fattibilità del touchdown nella posizione prescelta;
  • • conferma che non ci saranno ulteriori ostacoli anche nel corso delle operazioni successive, nonostante un irraggiamento solare inferiore a quello del primo touchdown.

La data prescelta per il touchdown è giovedì 11 luglio, nel tardo pomeriggio, ma le operazioni inizieranno due giorni prima. Come finestra di riserva, ci sarebbe la settimana intorno al 22 luglio ma sarebbe l’ultima data utile perchè, dalla fine del mese, la distanza dal sole scenderà sotto 1 unità astronomica e le condizioni termiche renderebbero proibitiva l’operazione.

Qui in alto, le fasi dell’intera manovra con gli orari puramente indicativi; sotto, il dettaglio della fase più critica. Come si vede, giunta a 8,5 metri dalla superficie, Hayabusa-2 cambierà il suo assetto in maniera da toccare terra perpendicolarmente al terreno, nei pressi del Target Marker.

La zona prescelta per l’atterraggio è denominata CC01-Cb e ha un diametro di soli 7 metri; essa presenta alcuni massi non più alti di 65 cm, come mostrato nelle immagini sottostanti e in quella d’apertura; questo dovrebbe garantire il contatto della proboscide di campionamento senza che la sonda e i pannelli vengano danneggiati.

La zona del touchdown: a sinistra, una visione del contesto, con il cratere artificiale in basso; a destra, ingrandimento con indicazione della massima altezza stimata di alcuni rilievi - Image credit: JAXA

Come si vede, il luogo d’atterraggio è una decina di metri dal bordo del cratere artificiale e include, di fatto, il Target Marker; questo fa si che, contrariamente al primo touchdown, in cui la sonda si è dovuta muovere in diagonale rispetto alla superficie, qui la discesa sarà praticamente verticale e quindi dovrebbe risultare più precisa. Una volta raccolti i campioni, questi verranno sigillati in un contenitore che, all’interno di una capsula, dovrebbero atterrare nel deserto australiano a fine 2020.

Cercheremo di seguire in diretta le operazioni, sul nosto sito Aliveuniverse.today

Incrociamo le dita e state sintonizzati!

Riferimenti:

http://www.hayabusa2.jaxa.jp/en/topics/20190619e_PPTD_approach1/

http://www.hayabusa2.jaxa.jp/en/enjoy/material/press/Hayabusa2_Press20190625_ver5_en2.pdf


50 ANNI FA
Lo Sbarco dell’Uomo sulla Luna
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Explore. Sulla Luna e oltre

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Explore Sulla Luna e oltre

Explore Sulla Luna e oltrePer i 50 anni dal primo uomo sulla Luna Palazzo Blu e National Geographic presentano ‘Explore. Sulla Luna e oltre’. Dall’incredibile avventura che ha portato l’uomo sulla Luna, di cui quest’anno ricorrono i 50 anni, fino alle fantastiche immagini dei confini dell’Universo. È il cuore del percorso espositivo “Explore. Sulla Luna e oltre”, la mostra inedita che approda a Palazzo Blu da marzo 2019, curata da National Geographic e con la collaborazione speciale dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Informazioni mostra: tel. +39 050 220 46 50
Mail: info@palazzoblu.it Mob. 377 1672424

https://palazzoblu.it/

Space weather, è l’ora della citizen science

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Il grafico mostra come l’andamento della “complessità” della Cme (in alto) segua quello dell’attività solare (in basso). Nel riquadro superiore si vede l’andamento nel tempo della complessità relativa delle Cme. I punti rossi rappresentano le immagini della sonda Stereo-A, quelli blu sono invece relativi a Stereo-B. Le linee tratteggiate mostrano le medie annuali. Crediti: University of Reading, World Data Center SILSO, Royal Observatory of Belgium, Brussel
La home del sito dedicato al progetto, cliccando sull'immagine si accede direttamente.

Grazie a un progetto di citizen science – Protect our Planet from Solar Storms, avviato dalla University of Reading, dallo Science Museum Group e da Zooniverse nel maggio del 2018 – un nutrito gruppo di volontari ha scoperto una relazione tra i cicli di attività solare e la complessità delle espulsioni coronali di massa. Il team di ricerca avvierà ora il seguito del progetto, che conta già oltre 2600 partecipanti, per individuare quale relazione esiste tra la luminosità delle espulsioni coronali e la loro complessità strutturale.

Qualche tempo fa avevamo parlato della famiglia di scienziati amatoriali di Zooniverse, che conta ormai ben oltre il milione di volontari ed è in continuo aumento. Appassionati di astronomia, fisica, biologia, medicina, letteratura, storia, scienze sociali, che dedicano il proprio tempo alla collaborazione con enti di ricerca, osservando immagini dell’oggetto di studio e aiutando attivamente nella loro interpretazione e classificazione.

Nel numero di febbraio di quest'anno, trovate uno speciale dedicato all'argomento Space Weather. Come sempre in formato digitale e gratuito, clicca qui sopra e leggi!

Protect our Planet from Solar Storms è uno dei progetti Zooniverse, per il quale migliaia di volontari hanno classificando in ordine di complessità 1100 osservazioni di espulsioni coronali di massa del Sole (Cme, dall’inglese coronal mass ejection), ottenute dalle fotocamere a bordo delle sonde gemelle Solar Terrestrial Relations Observatory (Stereo) della Nasa. Queste espulsioni liberano nubi di particelle cariche dalla corona solare che viaggiano nello spazio a velocità altissime (fino a milioni di chilometri orari). L’interesse in queste tempeste sta nella loro interazione col campo magnetico terrestre, durante la quale potrebbero liberare tanta energia da mettere in difficoltà i sistemi di griglie elettriche, di navigazione satellitare e di telecomunicazioni, fino a renderli inservibili – nei casi più gravi – per giorni o persino settimane.

I risultati di Protect our Planet from Solar Storms – presentati martedì 2 luglio, in occasione del congresso National Astronomy Meeting della Royal Astronomical Society a Lancaster – sono uno strumento in più per il monitoraggio delle tempeste solari in arrivo.

«La sonda Stereo cattura le immagini delle tempeste solari mentre esplodono dalla nostra stella. Alcune Cme sembrano molto semplici, come delle bolle, mentre altre sono molto più complesse, sembrano lampadine frantumate. Sorprendentemente, abbiamo scoperto che i valori della complessità media annuale seguono effettivamente il ciclo di attività solare», osserva Shannon Jones della University of Reading.

In base all’orientamento dei campi magnetici all’interno delle tempeste solari, si riesce a stimare l’entità degli effetti della Cme sulle nostre tecnologie, ma queste misure possono effettuarsi solo entro circa un’ora dall’arrivo verso la Terra del materiale espulso. Troppo tardi, dunque, per correre ai ripari.

«Le tempeste più dannose hanno un campo magnetico che è sfasato di 180 gradi rispetto a quello della Terra. Poiché le tempeste complesse hanno un campo magnetico che continua a cambiare direzione, è più probabile che assumano questo allineamento almeno per un breve periodo di tempo. Il legame tra la complessità e il ciclo solare è importante perché non solo ci sono più tempeste durante il massimo solare, ma la loro variabilità le rende anche più suscettibili ad avere un orientamento del campo magnetico che può influenzare le nostre moderne tecnologie», spiega Chris Scott, anch’egli della University of Reading, che ha ideato lo studio.

Mettere in relazione, come si sta tentando di fare, l’intensità delle espulsioni coronali di massa con altri parametri misurabili, come l’attività solare o la luminosità delle esplosioni stesse, permetterebbe di avere un po’ di tempo in più per avvisare i gestori di sistemi elettrici e di telecomunicazione in caso di eventi di grande portata.

Il grafico mostra come l’andamento della “complessità” della Cme (in alto) segua quello dell’attività solare (in basso). Nel riquadro superiore si vede l’andamento nel tempo della complessità relativa delle Cme. I punti rossi rappresentano le immagini della sonda Stereo-A, quelli blu sono invece relativi a Stereo-B. Le linee tratteggiate mostrano le medie annuali. Crediti: University of Reading, World Data Center SILSO, Royal Observatory of Belgium, Brussel

Nella seconda fase del progetto, ci si concentrerà anche nello studio delle differenze tra le immagini prodotte dalle due diverse fotocamere, Stereo A e Stereo B. «I nostri risultati mostrano che le tempeste nella fotocamera Stereo B sono state costantemente classificate come meno complesse rispetto a Stereo A, e ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le due fotocamere non sono identiche», precisa Jones. «L’input dei volontari sarà inestimabile per aiutarci a capire meglio la struttura delle Cme».

Per saperne di più:


50 ANNI FA
Lo Sbarco dell’Uomo sulla Luna
La Storia, le Persone, le Emozioni… e tutte le immagini più belle.

Coelum Astronomia di Luglio e Agosto 2019
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Unione Astrofili Senesi

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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).
L’OAPM apre gratuitamente al pubblico per l’osservazione del cielo notturno il 2° e 4° venerdì del mese. In caso di tempo incerto telefonare per conferma al numero 3472874176 o 3482650891.
06.07, ore 22:00: Il cielo di luglio. L’appuntamento per il pubblico è alle ore 22.00 presso Porta Laterina a Siena da dove raggiungeremo a piedi la specola ”Palmiero Capannoli” per osservare il cielo del periodo. Osserveremo nebulose, ammassi stellari e il pianeta Giove. Prenotazione obbligatoria sul sito oppure tramite Davide Scutumella 3388861549. In caso di tempo incerto telefonare per conferma.
12.07 e 26.07, ore 22:00: Il cielo al castello di Montarrenti. L’Osservatorio Astronomico di Montarrenti sarà aperto al pubblico per delle serate osservative, con particolare attenzione alla Luna (principalmente il 12), ai pianeti Giove e Saturno, agli ammassi stellari e ai vari oggetti del profondo cielo. Prenotazione obbligatoria sul sito o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) o un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi

Astronomiamo

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LocandinaCoelum_072019
Astronomiamo

20 luglio ore 20:30: Apollo 11 Ritorno al ’69. Gilda on the Beach in spiaggia!

06.07: Sotto un cielo pieno di stelle a Canale Monterano
11.07: La situazione dei ghiacciai (Comitato Glaciologico Italiano)
12.07: Concerto sotto le stelle a 432 MHz al Castello di Ceccano

Informazioni:
https://www.astronomiamo.it

Il Museo del Balì Ritorna alla Luna

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Museo del Balì

Museo del BalìLuglio 1969
L’uomo cammina per la prima volta sulla luna.
“Un piccolo passo per l’uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”.
L’astronauta americano Neil Armstrong è il primo essere umano a calpestare il suolo lunare.

Luglio 2019
In occasione dell’anniversario dell’allunaggio: eventi, spettacoli ed esposizioni in Villa per un emozionante viaggio alla scoperta del nostro satellite.

06.07, ore 21:30 il matematico, professore e divulgatore scientifico Piergiorgio Odifreddi con uno spettacolo-conferenza dal titolo ”Da Verne all’Apollo XI”.
19.07, ore 21:30 l’ingegnere ed ex astronauta Paolo Nespoli.

Durante gli eventi, sarà possibile cenare nel parco del Museo grazie a diversi street food presenti per l’occasione.
www.museodelbali.it

La Luna di Luglio e Agosto 2019 e una guida all’osservazione del sito di atterraggio dell’Apollo11! Statio Tranquillitatis

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Le fasi della Luna in luglio (a sinistra) e agosto (a destra), calcolate per le ore 00:00 in TMEC. La visione è diritta (Nord in alto, Est dell’osservatore a sinistra). Nella tavola sono riportate anche le massime librazioni topocentriche del mese, con il circoletto azzurro che indica la regione del bordo più favorita dalla librazione.

Aperto luglio col nostro satellite in fase calante, già il secondo giorno del mese era in Novilunio pochi minuti dopo il suo tramonto. Il nuovo ciclo lunare vedrà la fase di Primo Quarto il 9 luglio. Al culmine della fase crescente, alle 23:38 del 16 luglio, il nostro satellite sarà in Plenilunio fra le stelle della costellazione del Sagittario, contestualmente alla fase massima dell’Eclisse parziale di Luna prevista per le 23:30 visibile da tutta Italia.

La successiva fase calante porterà il nostro satellite in fase di Ultimo Quarto il 25 luglio con la Luna in età di 22 giorni a un’altezza di +25° fra le stelle della Balena e dei Pesci.

Continua, con maggiori dettagli in la Luna di luglio e agosto su Coelum Astronomia 235

Gli appuntamenti dell’estate


Oltre all’Eclisse parziale di Luna del 16 luglio, che trovate ai link sopra e che troverete sempre qui, nel cielo del mese, nei prossimi giorni. Veniamo ai consigli di Francesco Badalotti per l’osservazione telescopica delle formazioni del nostro satellite naturale. E partiamo subito con il pezzo da novanta! I consigli osservativi della principale proposta di questo mese (anzi di questa estate) varranno sia per il mese di luglio che per quello di agosto, vista l’eccezionalità dell’evento (anche se un po’ tutti questi consigli osservativi valgono per ogni volta che la Luna si trova nelle stesse condizioni di illuminazione).

9 luglio, 6 e 7 agosto. Il sito di atterraggio di Apollo 11

In considerazione, infatti, del cinquantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna di Apollo 11 non potevamo non inserire fra le proposte di questo numero di Coelum Astronomia l’osservazione della Statio Tranquillitatis, ovvero il sito di atterraggio della prima missione lunare che, alle 20:18 UTC del 20 luglio 1969, portò gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Edwin Aldrin a posarsi sulla superficie del nostro satellite, mentre sei ore più tardi, alle 02:56 UTC, Armstrong fu il primo essere umano a lasciare la propria impronta sul suolo lunare seguito da Aldrin.

➜ Continua su Guida all’osservazione del sito di atterraggio di Apollo 11

19 e 20 luglio Il Polo Nord della Luna fra le “Vette della Luce Eterna”

Per la proposta osservativa del mese di luglio cogliamo al volo la possibilità, purtroppo non molto frequente, di osservare la regione polare settentrionale del nostro satellite in concomitanza del massimo di librazione che, dalla tarda serata del 19 fino alla notte del 20 luglio verrà a coincidere proprio con la regione lunare oggetto delle nostre osservazioni.

9 agosto Il Sinus Aestuum

Per la serata del 9 agosto proponiamo l’osservazione del Sinus Aestuum, un’antichissima regione relativamente pianeggiante con una superficie di 40.000 km^2 e un diametro di circa 260/280 km, la cui formazione viene fatta risalire al Periodo Geologico Pre Imbriano (da 4,5 a 3,8 miliardi di anni fa). Nel caso specifico il nostro satellite sarà in fase di 8 giorni, Colongitudine 18,6°, illuminazione al 71,4%. Dopo il transito in meridiano delle 20:52 a +25°, la Luna sarà a nostra disposizione per tutta la serata fino al suo tramonto previsto per le 01:30 circa della notte seguente.

➜ Tutti i dettagli delle due proposte nella Luna di Luglio e Agosto 2019

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio e Agosto 2019

Una sottilissima falce di Luna, ripresa da Claudio Pra. L’età è di appena 18 ore e 37 minuti (fase dello 0,0068%)!

➜ Fotografiamo le sottili Falci di Luna di Giorgia Hofer

➜ Fotografare la Luna di Giorgia Hofer su Coelum Astronomia di novembre 2016.

La Luna illumina la notte Fotografiamo il paesaggio illuminato dalla Luna Piena di Giorgia Hofer

➜  La Luna mi va a pennello. Se la fotografia non basta, Gian Paolo Graziato ci racconta come dipingere dei rigorosi paesaggi lunari, nei più piccoli dettagli… per poi lasciarsi andare alla fantasia e all’imaginazione!

E tutte le precedenti rubriche di Francesco Badalotti, con tantissimi spunti per approfondire la conoscenza del nostro satellite naturale. Per ogni formazione basta attendere il momento giusto!


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Tramonto con una sottile falce di Luna, Marte e Mercurio

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Lo diciamo subito, si tratta di un’osservazione davvero al limite: i soggetti della congiunzione che avverrà nella serata del 4 luglio, alle ore 21:30, saranno davvero bassi sull’orizzonte occidentale e, a complicare ancor di più le cose, il cielo sarà molto chiaro, colorato dalle luci del tramonto (il Sole è sceso sotto l’orizzonte una quarantina di minuti prima). I protagonisti sono una bella falce lunare in fase di 2 giorni (tramonterà alle ore 22:47) e i pianeti Marte (mag. +1,8) e Mercurio (mag. +1,5), posti a circa 7° a sudovest dalla falce di Luna e distanziati fra loro di 3° circa (con Mercurio leggermente più in basso sull’orizzonte).

Come anticipato, sarà necessario disporre di un orizzonte completamente sgombro da ostacoli per riuscire a osservare i due pianeti, la cui luminosità permetterà loro di risaltare sul fondo cielo  in modo molto lieve, considerando la luce intensa del tramonto. Sarà, in ogni caso, una sfida interessante da tentare, e una delle ultime occasioni per osservare Marte, diretto verso la congiunzione eliaca.

Le effemeridi di Luna e pianeti le trovi nel Cielo di Luglio 2019

Hai compiuto un’osservazione? Condividi le tue impressioni, mandaci i tuoi report osservativi o un breve commento sui fenomeni osservati: puoi scriverci a segreteria@coelum.com. E se hai scattato qualche fotografia agli eventi segnalati, carica le tue foto in PhotoCoelum!

E ancora su Coelum astronomia 235

➜ Giorgia Hofer ci porta poi nuovi spunti per la ripresa del nucleo della Via Lattea, ora che il luminoso Giove si trova nei suoi pressi.

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Comete. Due compitini per le vacanze e un’altro bellissimo racconto di Claudio Pra: Un sogno con la coda.

La Chioma di Berenice (IV parte):  le galassie più belle e luminose.

e il Calendario di tutti gli eventi di luglio e agosto 2019, giorno per giorno!


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Eclisse di Sole… dal Cile!

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Ecco come apparirà l'eclisse dal cielo della Silla, sperando in un cielo limpido e pulito. Credit: ESO/B. Tafreshi (twanight.org), M. Druckmüller, P. Aniol, K. Delcourte, P. Horálek, L. Calçada, M. Zamani.
Ecco come apparirà l'eclisse dal cielo della Silla, sperando in un cielo limpido e pulito. Credit: ESO/B. Tafreshi (twanight.org), M. Druckmüller, P. Aniol, K. Delcourte, P. Horálek, L. Calçada, M. Zamani.

Il 2 luglio, alle 21:15 CEST, l’ESO mostrerà in diretta webcast l’eclisse totale solare visibile da La Silla, in Cile. La totalità attraverserà l’Oceano Pacifico meridionale, il Cile e l’Argentina, non sarà quindi visibile dall’Italia, e per questo, per chi volesse comunque seguirla, ci vengono incontro i telescopi dell’ESO.

Un'immagine combinata di esposizioni multiple per mostrare i più aspetti di un'eclisse solare, dalla superficie della Luna, debolmente illuminata dalla luce riflessa dalla Terra, alle strutture della corona solare scolpite dal campo magnetico della nostra stella. Credit: ESO/P. Horálek/Solar Wind Sherpas project

Sarà un’opportunità unica per osservare l’eclisse, anche se solo via streaming, dal celebre altopiano cileno, il deserto di Atacama, dalla cima del monte scelto per essere il primo sito dell’Osservatorio Europeo. Un’occasione unica perché, suglio Osservatori,  il fenomeno si ripeterà solo tra 212 anni… in realtà è molto raro di per sé che la fascia della totalità passi esattamente sopra un sito che ospita un Osservatorio: in effetti, negli ultimi 50 anni è accaduto solo in due casi, nel 1961 all’Observatoire de Haute-Provence in Francia, e nel 1991 al Mauna Kea alle Hawaii.

Un bel regalo se si pensa che quest’anno La Silla festeggia anche il suo 50esimo anniversario, essendo stata inaugurata nel marzo del 1969. E proprio per celebrare l’evento, l’Osservatorio Europeo ha aperto le porte al pubblico, migliaia di visitatori, tra genete comune, studenti, autorità e ricercatori. Essendo poi l’altipiano del Cile uno dei posti migliori sulla Terra per ospitare un Osservatorio astronomico, altri istituti saranno coinvolti, sarà visibile anche da Cerro Tololo Inter-American Observatory e dal Cerro Pachón Observatory. Gli Osservatori di Las Campanas potranno invece godere solo della fase parziale.

Accederanno ai telescopi dell’ESO anche pochi selezionati gruppi di ricerca, per portare avanti una serie di esperimenti, che riguarderanno la corona solare, ma anche lo studio della ionosfera terrestre, tra cui una replica del celebre esperimento del 1919 di Eddington per verificare la Relatività di Einstein.

Per maggiori informazioni sulle Eclissi di Sole, nella storia e il loro significato per la scienza, ricordiamo il numero speciale pubblicato in occasione dell’Eclissi Totale di Sole del 21 agosto 2017,  che ha attraversato il territorio degli Stati Uniti per l’intera larghezza diventando l’Eclissi più osservata, in diretta e in streaming, di tutti i tempi. Per leggere il numero. in formato digitale e gratuito, clicca direttamente sulla copertina! >>>

La trasmissione ESO sarà disponibile in HD sul sito e sul canale Youtube dell’ESO, e la troverete anche nella home del nostro sito, qui su coelum.com, per tutta la durata dell’eclissi fino attorno alla mezzanotte (sempre ora italiana o CEST). L’eclisse sarà mostrata così come viene vista dai telescopi, in formato grezzo e senza commenti, ma saranno alternate le fonti di osservazione. Qui sotto tutti gli orari.

02.07.2019

Tempo locale in Cile
CLT

TU

CEST

Inizio delle trasmissioni

15:15:00

19:15:00

21:15:00

Primo contatto, inizio dell’eclissi parziale (C1)

15:23:51

19:23:51

21:23:51

Inizio dell’eclissi totale (C2)

16:39:24

20:39:24

22:39:24

Massimo dell’eclissi

16:40:20

20:40:20

22:40:20

Fine dell’eclissi totale (C3)

16:41:15

20:41:15

22:41:15

Fine della fase parziale (C4)

17:47:16

21:47:16

23:47:16

Tramonto

17:54:00

21:54:00

23:54:00

Fine della trasmissione

18:00:00

22:00:00

24:00:00

Durata della Totalità

00:01:52


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Lo Sbarco dell’Uomo sulla Luna
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Coelum Astronomia di Luglio e Agosto 2019
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MOONIGHT

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moonight

moonightGiovedì 4 luglio 2019 dalle 18.00 alle 24.00

Talk, open lab, poetry slam, tour notturni e dj set per celebrare i 50 anni del primo uomo sulla Luna.
Festeggiamo con la nostra Cult Night il “grande passo per l’umanità”.
Dress code: a touch of silver.

Incontri, attività, divertimento e musica. Talk su scienza, tecnologia e cultura pop, open lab e tour notturni tra le collezioni del Museo. Selfie lunari, una sfida di poesia, una perfomance teatrale, dj set e cibi spaziali.
Tutte le attività sono comprese nel biglietto di ingresso, compresa la visita libera alla mostra Leonardo da Vinci Parade.

Inoltre, ogni fine settimana fino al 21 luglio si potrà rivivere di persona la missione Apollo 11 in Realtà Virtuale

Informazioni, prenotazioni e biglietti sul sito del Museo
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”
via San Vittore 21, Milano

http://www.museoscienza.org

Una libellula per Titano

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Un'immagine artistica di Dragonfly in fase di atterraggio. Credits: NASA/JHU-APL
Un'immagine artistica di Dragonfly in fase di atterraggio. Credits: NASA/JHU-APL
DI LUCA FRIGERIO astronautinews.it

Grazie a Dragonfly (libellula), gli scienziati potranno raccogliere e analizzare i dati relativi a questa singolare luna ricca di materiale organico, alla ricerca degli elementi costitutivi della vita. Grazie alla sua dotazione tecnologica, la sonda sarà in grado di spostarsi e di compiere sortite multiple per esaminare diverse zone della luna ghiacciata del gigante gassoso.

Dragonfly verrà lanciata nel 2026 e arriverà a destinazione nel 2034. Come detto, essa sarà in grado di spostarsi volando, per visitare dozzine di zone della superficie di Titano di spiccato interesse scientifico, alla ricerca delle evidenze dei processi chimici prebiotici che la luna saturnina potrebbe avere in comune con il pianeta Terra.

Questa sarà la prima volta in cui NASA farà volare un veicolo scientifico multirotore su di un altro mondo; infatti Dragonfly sarà dotata di otto rotori che la renderanno in sostanza un grosso drone capace di sfruttare la densità dell’atmosfera di Titano (quattro volte quella terrestre) per trasportare il suo intero payload scientifico in zone diverse della superficie del pianeta.

Titano viene considerato un pianeta analogo a quello che è stata la Terra primordiale e si ritiene quindi che esso sia in grado di fornire delle indicazioni su come possa essere nata la vita sul nostro pianeta. In poco più di due anni e mezzo di missione pianificata, Dragonfly esplorerà diverse tipologie di ambiente, passando dalle dune composte da sostanze organiche al fondale di un cratere da impatto, dove l’acqua liquida e le sostanze organiche dalle quali è nata la vita, un tempo sono coesistite per probabilmente qualche decina di migliaia di anni. Gli strumenti della sonda studieranno l’evoluzione della chimica prebiotica, esamineranno le caratteristiche dell’atmosfera e della superficie, e rileveranno la presenza degli oceani sotterranei e degli accumuli di sostanze liquide. Oltre a ciò, gli strumenti cercheranno evidenze di vita presente o passata.

«Con la missione Dragonfly, NASA farà ancora una volta qualcosa che nessun altro può fare. Visitare questo misterioso mondo-oceano potrebbe rivoluzionare le nostre conoscenze relative alla vita nell’universo. Questa missione all’avanguardia sarebbe stata impensabile anche solamente pochi anni fa, ma ora noi siamo pronti per lo stupefacente volo di Dragonfly».

Jim Bridenstine – amministratore della NASA

Dragonfly sfrutta i dati raccolti per 13 anni dalla missione della sonda Cassini, per scegliere il periodo meteorologicamente più adatto per atterrare in un luogo sicuro e ricco di obiettivi scientificamente interessanti. Inizialmente si poserà in una regione denominata Shangri-La, ovvero una zona ricca di dune, posta all’equatore. Queste dune sono molto simili alle dune lineari della Namibia, nell’Africa del Sud, e offrono diverse opportunità di campionamento. La sonda esplorerà questa regione compiendo dei brevi voli, tramite una serie di balzi lunghi circa 8 km e fermandosi lungo il tragitto per effettuare dei campionamenti di luoghi interessanti e vari.

Infine raggiungerà il cratere da impatto Selk, dove esistono prove della presenza passata di acqua liquida, composti organici ed energia, i quali sono gli elementi fondamentali della vita. Al termine della sua missione il lander avrà volato per circa 175 km, ovvero quasi il doppio della distanza coperta al momento da tutti i rover marziani congiuntamente.

«Titano è diverso da qualsiasi altro posto del Sistema Solare e Dragonfly è diversa da qualsiasi altra missione spaziale» ha spiegato Thomas Zurbuchen, amministratore associato della NASA per la Scienza, presso il quartier generale dell’agenzia, a Washington. «È davvero notevole pensare a questo rotocraft che vola per chilometri e chilometri sorvolando le dune di sabbia organica della luna maggiore di Saturno, esplorando i processi che modellano questo straordinario ambiente. Dragonfly visiterà un mondo ricco di un’enorme varietà di composti organici, che sono i mattoni della vita e che possono darci preziose indicazioni riguardo l’origine della vita stessa».

Un’immagine del polo nord di Titano, ripresa dalla sonda Cassini il 31 Luglio 2009. Credits: NASA/JPL/Space Science Institute

Titano ha, come la Terra, un’atmosfera basata sull’azoto, ma diversamente dal nostro pianeta, esso ha delle nubi e quindi anche delle piogge composte da metano. Altre sostanze organiche si formano nella sua atmosfera e precipitano sotto forma di leggera neve. Le caratteristiche meteorologiche e i processi superficiali hanno combinato dei composti organici complessi, l’energia e l’acqua in modo tale da formare delle sostanze simili a quelle che hanno scatenato la vita sul nostro pianeta.

Titano è più grande del pianeta Mercurio ed è la seconda più grande luna del Sistema Solare. Esso orbita attorno a Saturno a una distanza di 1,4 miliardi di km dal Sole, circa 10 volte più lontano della Terra. Essendo così lontano dalla nostra stella, la temperatura media della sua superficie è di circa -179 °C, mentre la sua pressione atmosferica al suolo è il 50% più alta di quella del nostro pianeta.

Il Principal Investigator di Dragonfly è Elizabeth Turtle del Johns Hopkins University’s Applied Physics Laboratory (APL) di Laurel, Maryland, assistita da Melissa Trainer del Goddard Space Flight Center della NASA.

Fra gli strumenti scientifici di cui sarà dotato il drone spaziale, si segnala uno spettrometro di massa a desorbimento laser corredato da un gascromatografo, per l’analisi chimica dei campioni raccolti dalla superficie. Il Dragonfly Mass Spectrometer, o DraMS, verrà costruito dal centro Goddard della NASA partendo dall’ottimo progetto dello spettrometro Sample Analysis at Mars (SAM) che è a bordo del rover Curiosity. Il nuovo strumento potrà godere inoltre degli importanti passi in avanti fatti dal team della NASA nello sviluppo dello spettrometro di massa per il Mars Organic Molecular Analyzer (MOMA) per il rover Rosalind Franklin della missione ExoMars che verrà lanciata nel 2020.

Sempre gli ingegneri del Goddard, in collaborazione con APL, costruiranno il Dragonfly Gamma-Ray and Neutron Spectrometer, o DraGNS, ovvero uno strumento che sarà in grado di determinare la composizione elementare del suolo immediatamente al di sotto del lander, senza la necessità di prelevare dei campioni. Questa veloce analisi superficiale eseguita dal DraGNS a ogni nuovo punto di atterraggio aiuterà il team scientifico a determinare l’eventuale tipologia di campionamento per ciascun sito, e l’eventuale necessità di una dettagliata analisi chimica.

Quella di Dragonfly è stata la quarta missione selezionata nell’ambito del programma New Frontiers dell’agenzia statunitense, che include la missione New Horizons verso Plutone e la fascia di Kuiper, la missione Juno verso Giove e OSIRIX-REx per l’asteroide Bennu. Il programma New Frontiers supporta le missioni che sono state identificate come priorità principali per l’esplorazione del Sistema Solare, secondo la comunità degli scienziati planetari.

Guidato da APL, il team del progetto Dragonfly include: Goddard Space Flight Center della NASA, Lockheed Martin Space, Ames Research Center e Langley Research Center entrambi della NASA, Penn State University, Malin Space Science Systems, Honeybee Robotics, Jet Propulsion Laboratory della NASA e la Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA).

Sequenza animata del volo e dell’atterraggio della libellula su Titano. Crediti: JHU-APL


Fonte: NASA
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Sviluppi e aggiornamenti su questa notizia sono disponibili su ForumAstronautico.it


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Accademia delle Stelle

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2019-07 Coelum AdS
Accademia Delle Stelle
2019-07 Coelum AdS
Accademia Delle Stelle

Estate Stellare!

Vacanze Astronomiche
Scuola di Astronomia
50° dallo sbarco sulla Luna
Cene ed Eventi Astronomici
Feste e Sagre in provincia di Roma e nel Lazio

Info e calendario eventi:
https://www.accademiadellestelle.org/
https://www.facebook.com/accademia.dellestelle

ShorTS International Film Festival 2019

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190412_shorts_logo_black

190412_shorts_logo_blackIn programma anche due panel dedicati al rapporto della Virtual Reality con l’Astronomia e le Neuroscienze.
Dopo il successo dello scorso anno, anche per la 20° edizione il festival di Trieste conferma ShorTS Virtual Reality, la sezione interamente dedicata ai corti girati in realtà virtuale, in collaborazione con proEsof e l’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Per quattro serate dal 2 al 5 luglio nel foyer del Teatro Verdi si terranno le proiezioni delle 13 opere in concorso: gli ambienti del teatro si trasformeranno in una sala cinematografica virtuale, dove gli spettatori potranno sperimentare questa nuova tecnologia attraverso una visione collettiva. Per tutta la durata del festival, inoltre, sarà possibile provare la realtà virtuale in piazza della Borsa, dove verrà allestita una virtual room con 2 postazioni singole dotate di visore e poltrone girevoli.

Il Cielo di Luglio 2019

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La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Lug > 02:00; 15 Lug > 01:00; 31 Lug > 00:00. Crediti Coelum Astronomia CC-BY
La cartina mostra l'aspetto del cielo alle ore (TMEC): 1 Lug > 02:00; 15 Lug > 01:00; 31 Lug > 00:00. Crediti Coelum Astronomia CC-BY

Indice dei contenuti

EFFEMERIDI (apr.-ott. 2019 – TU+2)

Luna

Sole e Pianeti

Quasi allo zenit, si staglieranno invece le sagome inconfondibili dell’Ercole, della Lira, con la bella Vega, e del Cigno, mentre nei pressi dell’orizzonte il meridiano sarà dominato dall’inconfondibile figura del Sagittario, in cui si troverà anche Saturno, e più in alto dall’Aquila. Verso est, intanto, staranno sorgendo Pegaso, con il suo “grande quadrato” stellare e Andromeda. Continua l’esplorazione del cielo con:

➜ Il Cielo di luglio e agosto con la UAI che questo mese ci porta tra stelle e nebulose della Via Lattea

Riprendiamo la Via Lattea con Giorgia Hofer, con tanti spunti anche da rubriche passate.

IL SOLE

Dopo aver raggiunto, il 21 giugno scorso, il suo punto più alto nel cielo, la nostra principale fonte di luce tornerà a ridurre sempre più la sua declinazione, sembra strano a credersi ma nei giorni più caldi dell’anno in realtà le giornate si stanno già accorciando. A metà luglio, nel passare al meridiano, raggiungerà (alla latitudine di 42° N) un’altezza dall’orizzonte di poco superiore ai +70° per passare, a fine agosto, a soli +56°. A inizio luglio la notte astronomica avrà una durata di sole 4 ore e mezza, ma già alla fine del mese saranno 5:43. Alle 22:11 TMEC del 3 luglio, inoltre, la Terra arriverà all’afelio della propria orbita, ovvero alla massima distanza dal Sole (l’orario vale però soltanto per un riferimento geocentrico).

➜ Continua a leggere, sempre gratuitamente, sul Cielo di Luglio e Agosto all’interno del nuovo numero.

COSA OFFRE IL CIELO

Giove,reduce dall’opposizione del 10 giugno continuerà ad essere alto in cielo, brillante per gran parte della notte, mentre è arrivato il momento di Saturno, in opposizione invece il 9 luglio. Non una gran opposizione a dirla tutta, e come sempre, per i pianeti così distanti, significa solo che siamo nelle settimane di miglior visibilità. Dobbiamo invece cominciare a salutare gli altri due astri brillanti del nostro cielo… Marte e Venere, già visibili con difficoltà, si eclisseranno nella luce del Sole, diretti verso le loro congiuzioni eliache. Mercurio invece, come sempre, alternerà nel suo più veloce moto attorno al Sole, i suoi periodi di visibilità, in luglio lo troveremo al tramonto.

Approfondisci le condizioni dei singoli pianeti, dei pianeti nani e dei principali asteroidi nelle sezioni dedicate del Cielo di Luglio e Agosto.

Riguardo alla Luna invece non possiamo non anticiparvi alcune belle cose che vi riserva il mese di luglio.

Prima tra tutte, il 16 luglio, una Eclissi parziale di Luna, non totale, non suggestiva come quella accompagnata dall’opposizione di Marte dello scorso anno, e come spesso accade, non facile da seguire in tutto il suo svolgimento, ma non ce ne saranno altre, dall’Italia, per qualche anno… dovremo aspettare il 2023 per la prossima parziale e il 2025 per una totale, quindi… non perdetevela! Trovate i dettagli all‘interno del numero e come sempre in queste pagine, nel cielo del mese online, in vicinanza dell’evento.

Per quanto riguarda le falci lunari, che avete in dettaglio sempre all’interno della rivista, le troviamo alla sera, nei giorni dopo la Luna Nuova, del 3/4 luglio per passare poi ai primi giorni di agosto. Per maggior informazioni su cosa osservare del nostro satellite naturale, leggi anche:

La Luna di Luglio e Agosto 2019

Ed ecco la seconda bella opportunità di questo mese dedicata alla Luna, valida anche ad agosto: la guida osservativa di approfondimento non poteva che essere dedicata alla regione sudovest del Mare Tranquillitatis! Perché?!

Una piccola zona, in questa regione, ufficialmente chiamata Statio Tranquillitatis prende il nome proprio da quella “Base della Tranquillità” dove 50 anni fa è atterrato l’Apollo 11 e dove l’uomo ha messo per la prima volta piede su suolo lunare!

Il momento migliore sarà con la Luna poco prima del Primo Quarto, quindi per il 9 luglio e per il 6 e 7 agosto.


E ancora su Coelum astronomia 235

➜ Giorgia Hofer ci porta poi nuovi spunti per la ripresa del nucleo della Via Lattea, ora che il luminoso Giove si trova nei suoi pressi.

➜ Leggi le indicazioni di Giuseppe Petricca sui principali passaggi della ISS

➜ Comete. Due compitini per le vacanze e un’altro bellissimo racconto di Claudio Pra: Un sogno con la coda.

➜ Supernovae: Una nuova scoperta per il gruppo senese, e una nuova supernova luminosa da riprendere prima che svanisca.

La Chioma di Berenice (IV parte):  le galassie più belle e luminose.

e il Calendario di tutti gli eventi di luglio e agosto 2019, giorno per giorno!

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Tutti consigli per l’osservazione del Cielo di Luglio e Agosto su Coelum Astronomia 235

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Curiosity: livello record di metano su Marte

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Fotografia scattata dalla Navcam di sinistra del rover Curiosity della Nasa il 18 giugno 2019, dunque poche ore prima della misura record di concentrazione di metano. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech
Fotografia scattata dalla Navcam di sinistra del rover Curiosity della Nasa il 18 giugno 2019, dunque poche ore prima della misura record di concentrazione di metano. Crediti: Nasa / Jpl-Caltech

Ventun parti per miliardo. La notizia, anticipata sabato dal New York Times, è ora confermata dalla Nasa: all’alba di mercoledì 19 giugno il Tunable Laser Spectrometer (Tls) Curiosity ha annusato, all’interno del cratere Gale, una concentrazione di metano insolitamente elevata. Mai così “alta”, per il rover Nasa, da quando è iniziata la sua missione sul Pianeta rosso. “Alta” fra virgolette: 21 ppb (parts per billion, parti per miliardo, appunto) significa che per mettere insieme 21 metri cubi di metano – lì nella regione dove la misura è stata effettuata – occorrono un miliardo di metri cubi d’aria marziana. Qui sulla Terra, per dire, la concentrazione mediaregistrata in atmosfera nel 2019 è cento volte più elevata: 1866 ppb.

Quelle marziane sono tracce, insomma. E per di più localizzate in una particolare regione, nei pressi del cratere Gale. Ma, come dicevamo, su Marte tracce così abbondanti non si erano mai incontrate prima, perlomeno non da strumenti presenti in situ (alcune osservazioni con telescopi terrestriavevano dato risultati fino a 45 ppb): sono superiori alle concentrazioni rilevate in precedenza sia dallo stesso Curiosity (con picchi attorno alle 11 ppb) che dalla sonda Mars Express dell’Esa (15.5 ppb). Una misura, quest’ultima, illustrata lo scorso aprile in uno studio pubblicato su Nature Geoscience da un team guidato da uno scienziato dell’Inaf Iaps di Roma, Marco Giuranna, che da mesi sta coordinando un programma di monitoraggio, con lo strumento Pfs (Planetary Fourier Spectrometer) a bordo dell’orbiter Esa Mars Express, della concentrazione di metano nel cratere Gale.

«Osserviamo quella regione più o meno tre volte al mese, per circa 50 minuti ogni volta. E l’ultimo di questi passaggi è avvenuto proprio martedì mattina, circa 20 ore prima della misura effettuata a livello del suolo dallo spettrometro di Curiosity», dice Giuranna a Media Inaf. Davvero una circostanza fortunata, perché i tempi di variazione delle concentrazioni locali di metano sono rapidissimi. «In alcune condizioni», sottolinea il ricercatore, «la circolazione è talmente veloce che anche un intervallo di tempo brevissimo, persino un’ora, può essere sufficiente affinché l’atmosfera all’interno del cratere subisca variazioni significative». Dunque, non appena l’analisi dei dati sarà completata, la misura effettuata da Mars Express potrebbe offrire per la seconda volta – dopo quella pubblicata lo scorso aprile – una conferma indipendente al risultato di Curiosity.

Nel frattempo un’altra sonda in orbita attorno al pianeta, il Trace Gas Orbiter (Tgo) di ExoMars dell’Esa – missione che ha il preciso compito di misurare le concentrazioni di gas traccia nell’atmosfera marziana – continua invece a dare risultati negativi. «Fino a ora non abbiamo rilevato metano in nessuno degli spettri analizzati», conferma a Media Inaf uno degli scienziati della missione, Giancarlo Bellucci dell’Inaf Iaps di Roma, co-principal investigator dello strumento Nomad di Tgo, sensibile a concentrazioni di appena 0.05 ppb – dunque centinaia di volte inferiori a quelle rilevate da Curiosity. «Anche nelle misure eseguite in occultazione solare dell’atmosfera al di sopra del cratere Gale non abbiamo visto metano».

Insomma, siamo davanti a un autentico enigma, anche supponendo emissioni sporadiche e variazioni rapidissime, visto che la vita media del metano in atmosfera dovrebbe essere pari a circa trecento anni. Se entrambi i riscontri – quelli positivi di Curiosity e Mars Express da una parte, e quello negativo di Tgo dall’altra – continueranno a ricevere conferme, la domanda alla quale gli scienziati dovranno dare risposta è anzitutto non tanto cosa sia in grado di produrre, bensì cosa sia in grado di distruggereil metano di Marte.

Ma il mistero più affascinante rimane comunque quello dell’origine del gas rilevato da Curiosity e Mars Express: è abiotico, dunque rilasciato a seguito di processi geologici? O invece, come accade sulla Terra, a liberarlo nell’atmosfera marziana è qualche sconosciuta forma di vita? Al momento non è possibile escludere nessuna delle due ipotesi.

Guarda il servizio video su MediaInaf Tv:



Unione Astrofili Senesi

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Osservatorio Astronomico Provinciale di Montarrenti, SS. 73 Ponente, Sovicille (SI).

28.06: Il cielo al castello di Montarrenti
Come ogni secondo e quarto venerdì del mese, dalle ore 22.00 l’Osservatorio Astronomico di Montarrenti (Sovicille, Siena) sarà aperto al pubblico delle serate osservative, con particolare attenzione alla Luna (soprattutto il 10), al pianeta Giove, agli ammassi stellari ed alle galassie primaverili. Per il pubblico è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.astrofilisenesi.it o inviando un messaggio WhatsApp al 3472874176 (Patrizio) oppure un sms al 3482650891 (Giorgio). In caso di tempo incerto telefonare per conferma.

Seguiteci su www.astrofilisenesi.it e sulla nostra pagina facebook Unione Astrofili Senesi

AstronomiAmo

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Loc_CoelumGiugno

Gli altri impegni del mese:
La situazione dei ghiacciai con il Comitato Glaciologico Italiano (data da definire)
27.06, ore 21:30: Occhi al Cielo

Informazioni:
https://www.astronomiamo.it/

I Giovedì dell’Astronomia 2019: dalla Terra alla Luna

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Celebrando i 50 anni dallo sbarco del primo uomo sulla Luna, tutte le novità sulla Luna, Pianeti, Asteroidi, Comete.

Tutte le conferenze saranno alle ore 18.30, in aula Jappelli, presso l’Osservatorio Astronomico (Vicolo dell’Osservatorio 5, Padova).
Prima di ogni appuntamento sarà organizzata la visita al Museo La Specola. La visita inizierà alle 17:30. I biglietti si acquistano dalle ore 17:15. La visita avrà durata di un’ora e al termine i visitatori potranno fermarsi in Specola per assistere alla conferenza programmata.

Maggiori dettagli sono presenti sul sito web dei Giovedì dell’Astronomia

Date e speaker:
20.06: “Asteroidi e Comete: testimoni incontaminati delle nostre origini”, di Fiorangela La Forgia

Detriti meteorici come semi delle nubi marziane

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Immagine delle esili nuvole nel cielo di Marte ottenuta dal rover Opportunity nel 2006. Il nuovo studio suggerisce che le nuvole potrebbero essersi condensate intorno a nuclei di particelle di polvere provenienti dalla disintegrazione di meteore nell’atmosfera marziana che avrebbero agito da seme. Crediti: NASA/JPL-Caltech
Immagine delle esili nuvole nel cielo di Marte ottenuta dal rover Opportunity nel 2006. Il nuovo studio suggerisce che le nuvole potrebbero essersi condensate intorno a nuclei di particelle di polvere provenienti dalla disintegrazione di meteore nell’atmosfera marziana che avrebbero agito da seme. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Come si sono formate le nubi presenti nell’atmosfera marziana? La domanda non è banale ma, al contrario, ha implicazioni importanti che possono aiutare a spiegare i cambiamenti climatici che il Pianeta rosso ha subito in tempi remoti. Ricercatori dell’Università del Colorado ne avrebbero ora svelato il segreto in un nuovo studio pubblicato Nature Geoscience, in cui si spiega come alla ricetta della loro formazione mancasse un ingrediente: le meteore, o meglio, i loro detriti.

Gli astronomi hanno osservato e studiato a lungo le nubi presenti nella zona mediana dell’atmosfera marziana, quella che inizia circa 30 Km sopra la sua superficie, cercando di capire quale fosse il seme necessario affinché la loro formazione avvenisse, tuttavia senza una risposta esaustiva. Adesso, un team di scienziati sembrerebbe avere trovato la risposta, sia su quel seme che sul meccanismo responsabile della formazione di queste nubi a partire da quest’ultimo: il “meteoric smoke”, o “fumo meteorico”, un processo secondo il quale le nubi marziane nascerebbero dalla polvere ghiacciata prodotta dai detriti meteorici spaziali che, precipitando in questo strato di mezzo dell’atmosfera del pianeta, fungerebbero da innesto, da seme, appunto, per la loro formazione.

Risultati, dicono i ricercatori, che ci ricordano quanto i pianeti e le loro condizioni meteorologiche non siano sistemi isolati ma, al contrario, strettamente dipendenti da ciò che li circonda.

«Siamo abituati a pensare alla Terra, a Marte e ad altri corpi come  pianeti autonomi che autodeterminano i loro climi», commenta a questo proposito Victoria Hartwick, prima autrice del nuovo studio. «Ma il clima non è indipendente dal sistema stellare circostante».

Lo studio in questione nasce da una considerazione che tutto è fuorché banale: le nuvole non nascono dal nulla. Ovvero, come dice la stessa ricercatrice, «le nuvole non si formano solo sole, hanno bisogno di qualcosa su cui possano condensare».

Sulla Terra, ad esempio, le nuvole basse iniziano a formarsi quando piccoli granelli di sale di provenienza marina o polvere – i cosiddetti nuclei –  si levano in alto nell’aria. Le molecole d’acqua si aggregano attorno a questo seme e iniziano così a formarsi cumuli sempre più grandi fino a produrre gli enormi batuffoli che si possono ammirare dalla Terra. Su Marte, tuttavia, questi semi nel medesimo strato di atmosfera non esistono.

Simulazione al computer che mostra le nubi di media altezza su Marte. Crediti: Victoria Hartwick

I ricercatori si sono quindi chiesti se il seme che stavano cercando potesse provenire dalle meteore che si disintegrano nell’atmosfera del pianeta, ovvero i detriti prodotti dal loro ingresso nell’atmosfera. Per verificarlo, il team ha effettuato delle simulazioni al computer cercando di mimare nella maniera più precisa possibile i flussi e le turbolenze dell’atmosfera marziana. Ebbene, quando i ricercatori nei loro modelli includevano il contributo meteorico, come per magia le nubi spuntavano fuori.

«Prima, il nostro modello non poteva formare nuvole a queste altitudini» spiega Hartwick. «Ma ora sono tutte lì, e sembrano essere nei posti giusti». Ma non vi immaginate nubi gigantesche come quelle terrestri. Piuttosto, si tratterebbe di qualcosa di simile a brandelli di zucchero filato.

«Ma solo perché sono sottili e non si possono realmente vedere non significa che non passono avere un effetto sulla dinamica del clima» aggiunge la ricercatrice.

Le simulazioni, infatti, hanno anche dimostrato che queste nubi potrebbero avere un grande impatto sul clima marziano variando le temperature, a seconda del luogo specifico, anche di 10° C. Non solo: sarebbero le responsabili del cosiddetto thermal tides, un fenomeno meteorologico responsabile di grandi variazioni giornaliere di pressione sulla superficie marziana.

«Sempre più modelli climatici stanno trovando che il clima antico di Marte – quando i fiumi scorrevano sulla sua superficie e si sarebbe potuta originare la vita – è stato riscaldato da nubi ad alta quota» ha commentato il professore di scienze atmosferiche e oceaniche Brian Toon, coautore dell’articolo. «È probabile che questa scoperta diventerà una parte importante di questa idea riguardo al riscaldamento di Marte».

Per saperne di più:


GIOVE il gigante venuto da lontano
Lo possiamo osservare brillante già in prima serata ma è anche oggetto di un nuovo studio che ne rivede l’origine e l’evoluzione…

Coelum Astronomia di Giugno 2019
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