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WMAP termina la missione operativa

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Rappresentazione artistica della sonda wmap
Rappresentazione artistica della sonda (NASA)
Rappresentazione artistica della sonda wmap
Rappresentazione artistica della sonda (NASA)

Posto nella posizione Lagrangiana L2 a circa un milione e mezzo di km dalla Terra nella direzione opposta a quella del Sole, WMAP ha trascorso gli ultimi nove anni a studiare la genesi dell’universo ed oggi, con la conclusione della sua missione, è stata spostata su un’orbita solare per lasciare spazio in L2 per altre sonde. Inizia ora la sua missione estesa, già finanziata dalla NASA, che verrà eseguita a Terra dagli scienziati che devono ancora analizzare i molti dati ricevuti. I primi sette anni di missione sono già stati catalogati e archiviati, ma gli ultimi due verranno ora analizzati con attenzione.

Per i prossimi due anni proseguirà quindi l’elaborazione dei dati provenienti dalle sue scansioni del cielo alla ricerca delle prime tracce di luce sprigionata dopo il Big-Bang e permettendo di vedere le radiazioni provenienti da soli 380’000 anni dopo la nascita dell’universo. Fra le sue scoperte più importanti c’è la determinazione più precisa in assoluto dell’età dell’universo: 13,75 miliardi di anni con una tolleranza dell’un percento.

Il suo posto è già stato preso dalla sonda europea Planck che, lanciata nel 2009, ha strumentazioni che permettono di analizzare uno spettro di dieci volte maggiore rispetto a WMAP.

Congiunzione Giove – Urano

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Urano e Giove
La posizione di Giove e Urano
Urano e Giove
La posizione di Giove e Urano

Anche in ottobre Urano e Giove si troveranno a condividere la stessa zona di cielo, situata al confine sudovest dei Pesci con l’Acquario. A inizio mese la distanza angolaretra i due pianeti sarà di 1,6° per poi crescere fino ai 3,2° degli ultimi giorni di ottobre.Ma il 2 gennaio prossimo – come abbiamo scritto lo scorso numero – la vicinanza conGiove potrebbe aiutare moltissimo eventuali osservatori desiderosi di riuscire a individuareUrano (mag. +5,7) a occhio nudo!

Vedere la ISS a occhio nudo!

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Stazione Spaziale Internazionale - ISS
La Stazione Spaziale Internazionale
Stazione Spaziale Internazionale - ISS
La Stazione Spaziale Internazionale

Ecco la tabella per i passaggi visibili della ISS nei nostri cieli.
Siamo in un periodo mattutino che diventerà serale il 26 ottobre grazie alle inclinazioni combinate dell’orbita della Stazione con quella terrestre.
Il periodo successivo inizierà il 23 novembre.

Legenda:
Data…. del passaggio
Mag….. Magnitudine visuale della stazione (sottostimata)
Ora….. CEST del culmine del passaggio – sorge ca. 2′ prima e tramonta ca. 2′ dopo
Alt….. Altezza angolare massima in gradi dall’orizzonte (es. zenith 90°, polare 40-45°)
Az…… Azimuth, direzione in base ai punti cardinali

Tabella ISSData ….. Mag … Ora …….. Alt. ..Az.
06 Oct .. -2.2 … 05:33:39 … 38 … NE
06 Oct .. -2.0 … 07:08:22 … 24 … N
07 Oct .. -2.6 … 05:59:46 … 35 … NNO
08 Oct … 0.1 … 04:54:06 … 11 … ENE
08 Oct .. -1.9 … 06:26:59 … 23 … N
09 Oct .. -0.8 … 05:20:03 … 18 … NE
09 Oct .. -1.6 … 06:54:16 … 21 … N
10 Oct .. -1.6 … 05:45:58 … 21 … N
10 Oct .. -1.8 … 07:21:30 … 25 … NNE
11 Oct .. -1.6 … 06:12:45 … 21 … N
12 Oct .. -0.1 … 05:06:08 … 11 … NE
12 Oct .. -1.9 … 06:39:56 … 26 … NNE
13 Oct .. -1.0 … 05:32:02 … 18 … NNE
13 Oct .. -2.8 … 07:06:58 … 46 … NNE
14 Oct .. -1.9 … 05:58:16 … 27 … NNE
15 Oct .. -3.0 … 06:25:14 … 51 … NNE
16 Oct .. -0.5 … 05:18:16 … 16 … ENE
16 Oct .. -3.5 … 06:52:00 … 56 … SO
17 Oct .. -2.0 … 05:44:21 … 35 … E
17 Oct .. -1.8 … 07:18:30 … 19 … SO
18 Oct .. -3.0 … 06:10:31 … 43 … S
19 Oct .. -1.7 … 06:36:48 … 16 … SO

Qualche giorno di pausa e poi I passaggi tornano serali.

26 Oct .. -1.6 … 19:49:47 … 17 … SSE
27 Oct .. -2.3 … 20:15:39 … 34 … SSO
28 Oct .. -1.9 … 19:07:55 … 20 … SE
28 Oct .. -1.0 … 20:41:23 … 22 … O
29 Oct .. -3.5 … 19:34:08 … 62 … SSE
30 Oct .. -2.9 … 20:00:33 … 49 … NNO
31 Oct .. -3.6 … 17:51:34 … 70 … SSE
31 Oct .. -1.4 … 19:26:19 … 23 … NO

Albert Einstein spiega la formula E=mc2

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Albert Einstein, nato a Ulm (Germania) il 14 marzo 1879, è stato una delle massime personalità del secolo appena trascorso. Morto a Princeton, Usa, il 18 aprile 1955, il grande scienziato spiega in questo audio il concetto della formula che sta alla base della sua teoria generale della relatività: E=mc2. Molti l’hanno sentita nominare o sanno associarla al nome di Einstein, ma pochi forse ne conoscono il significato.

Scarica ora il clip audio

LE PAROLE DI EINSTEIN: “It followed from the special theory of relativity that mass and energy are both but different manifestations of the same thing — a somewhat unfamilar conception for the average mind. Furthermore, the equation E is equal to m c-squared, in which energy is put equal to mass, multiplied by the square of the velocity of light, showed that very small amounts of mass may be converted into a very large amount of energy and vice versa. The mass and energy were in fact equivalent, according to the formula mentioned before. This was demonstrated by Cockcroft and Walton in 1932, experimentally.”

TRADUZIONE: “Dalla teoria generale della relatività si ricava che massa ed energia sono entrambe differenti manifestazioni della stessa cosa – un concetto non di immediata comprensione per l’uomo della strada. Inoltre, l’equazione E uguale a m moltiplicato per c elevata al quadrato, che significa che l’energia è uguale alla massa moltiplicata per il quadrato della velocità della luce, mostra che piccolissime quantità di massa possono essere trasformate in una immensa quantità di energia e viceversa. La massa e l’energia sono infatti equivalenti, secondo la formula appena citata. Questo è stato dimostrato da Cockroft e Walton nel 1932 in un esperimento”.

BergamoScienza

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bergamoscienza
BerganoScienza
bergamoscienza
BerganoScienza

Dopo il successo della passata edizione con oltre 87 mila presenze, torna BergamoScienza, rassegna di divulgazione scientifica in programma a Bergamo dal 1 al 17 ottobre.

Il programma di quest’anno prevede oltre 50 appuntamenti tra conferenze e tavole rotonde; mostre, laboratori interattivi, spettacoli e giochi con più di 150 eventi per 17 giornate. Tra gli scienziati presenti alla manifestazione, i due Premi Nobel Martin Chalfie (Premio Nobel per la chimica, 2008) ed Eric R. Kandel (Premio Nobel per la medicina, 2000) affiancati da prestigiosi nomi del panorama scientifico e culturale nazionale e internazionale.
Tutte le iniziative sono gratuite e aperte al pubblico fino ad esaurimento posti.
Per informazioni: Tel. 035221581
E-mail prenotazioni.privati@bergamoscienza.it
Il programma completo sul sito www.bergamoscienza.it

Star party a Saint-Barthélemy

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19a EDIZIONE
Tre giorni di osservazioni, incontri, conferenze e fotografia astronomica Saint-Barthélemy Loc. Lignan – Nus (AO)
10-11-12 settembre 2010

La Fondazione Clément Fillietroz-ONLUS, che gestisce l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (OAVdA) e il Planetario di Lignan, organizzano la festa dell’astronomia più antica d’Italia, tradizionale momento d’incontro per astrofili e occasione per i curiosi di avvicinarsi alla scienza e al piacere dell’osservazione del cielo.

L’edizione è dedicata alla planetologia, branca dell’astronomia che studia le caratteristiche dei pianeti, dal Sistema Solare ai pianeti extrasolari.

Grande protagonista di quest’edizione dello Star Party è il Planetario di Lignan, dal pomeriggio di venerdì 10 alla mattina di domenica 12, saranno proposte tre differenti proiezioni. Alla sera e per tutta la notte di venerdì e sabato, la piazzetta, l’area Leyssé del campo sportivo adibita per i camper e i prati di Saint-Barthélemy diverranno il luogo in cui gli astrofili potranno montare liberamente i loro telescopi e compiere osservazioni del cielo in condizioni di buio totale, grazie allo spegnimento dell’illuminazione pubblica gestito dal Comune di Nus e alla fase lunare favorevole.

L’iscrizione allo Star Party 2010 è gratuita e permette di partecipare a tutti gli appuntamenti in programma, ad eccezione delle proiezioni al Planetario che si potranno prenotare direttamente alla Segreteria dell’Ostello.

Per informazioni: 0165 770050

Email: info@oavda.it

Web: www.oavda.it

Il telescopio spaziale Hubble alle frontiere dell’universo

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Telescopio spaziale Hubble
Telescopio spaziale Hubble

Venezia, 16 settembre – 15 ottobre 2010. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Palazzo Loredan, Campo Santo Stefano

Telescopio spaziale Hubble
Telescopio spaziale Hubble
Apre a Venezia la mostra dedicata a uno dei progetti scientifici più ambiziosi mai realizzati, frutto di una stretta collaborazione internazionale tra la NASA e l’ESA. La mostra celebra il ventennale del lancio del telescopio spaziale, la costruttiva collaborazione tra la NASA e l’ESA a questo storico progetto e i risultati ottenuti, di enorme impatto sullo sviluppo della conoscenza astronomica e più in generale sulla società. La mostra presenta una selezione di immagini astronomiche di grande formato e di straordinaria nitidezza scattate da Hubble dalla sua orbita e descrive il lavoro degli astronauti durante le missioni di manutenzione, con foto e campioni della strumentazione usata durante l’ultima missione dello Shuttle, nel maggio del 2009.
Le sezioni della mostra: Le stelle nascono, vivono e muoiono. – Stelle in formazione e pianeti.- La morte delle stelle, le nebulose planetarie. – Dalle stelle alle galassie, un viaggio oltre il Sistema Solare verso i confini dell’Universo.
– La macchina: il telescopio spaziale Hubble. – Ai limiti dell’Universo. Tra le immagini, quella dell’Hubble Ultra Deep Field, la più profonda mai ottenuta, nel visibile, da un telescopio.
Organizzata da: Space Telescope – European Coordinating Facility (ST-ECF); Space Telescope Science Institute (STScI); Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti; con il patrocinio di European Space Agency (ESA); National Aeronautics and Space Administration (NASA); Comune di Venezia.
Ingresso libero. Tutti i giorni, dalle 10 alle 17. Visite guidate gratuite il venerdì e il sabato.
Informazioni e prenotazioni: hst.astro@unipd.it – tel. 049 8278246

International Observe the Moon Night

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International Observe the Moon Night
International Observe the Moon Night
International Observe the Moon Night
International Observe the Moon Night
Astronomi professionisti e appassionati, associazioni amatoriali, planetari, science center e curiosi del cielo sono invitati a celebrare la compagna celeste della Terra, la Luna, il prossimo 18 settembre 2010.
Il grande evento “International Observe the Moon Night” (InOMN) segue lo straordinario successo delle missioni lunari del 2009. Astronomers Without Borders (AWB) si unisce alle missioni e ai centri NASA, assieme ad altre istituzioni, per portare l’entusiasmo dell’osservazione e della scoperta del nostro vicino cosmico al grande pubblico, da qui l’aggettivo “International” nel nome dell’evento. Unisciti alle celebrazioni.
Fa sì che altri possano guardare al cielo e vedere la Luna… sotto una nuova luce!
InOMN in Italia. L’Istituto Nazionale di Astrofisica (www.inaf.it) sta organizzando una capillare rete di appuntamenti
per coinvolgere il grande pubblico. Scoprite perciò quale evento fa più per voi e preparatevi a volare sulla Luna!
Astronomers Without Borders è un’organizzazione che incoraggia la conoscenza e le relazioni amichevoli
attraverso i confini nazionali e culturali, creando relazioni attraverso lo straordinario appeal dell’astronomia.
I progetti di AWB promuovono la condivisione, il tutto attraverso l’interesse comune in qualcosa di basilare e universale – la condivisione del cielo..
Coordinatore per l’Italia Gianluca Masi: gianluca@bellatrixobservatory.org (334 9236690)

Cielo stellato e inquinamento luminoso 2010

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RaccontIncontri con lo sguardo rivolto al cielo. Il Comune di Venezia- Assessorato all’Ambiente, propone anche per il 2010 una rassegna di incontri divulgativi per avvicinare la cittadinanza al tema sempre più importante e sentito dell’inquinamento luminoso associandolo all’astronomia.
Prossimi appuntamenti:
18.09: A Forte Gazzera, via Brendole, Gazzera – Mestre: ore 20.30: “Disegnare la Luna. Percorso formativo fra scienza ed emozioni” a cura di Gioiella D’Este, grafica. Ore 21.15 Osservazione del cielo. Sarannoa disposizione alcuni telescopi a cura dell’associazioneAstrofili Mestre.

Per info: Servizio Educazione Ambientale
tel. 041.2748274/ 041.2747946
Email: educazione.ambientale@comune.venezia.it

Astronomia a Piacenza

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Le riunioni settimanali dei soci hanno luogo il giovedì presso la sede sociale di via Corneliana, 82 -Piacenza, dalle ore 21 alle ore 23 circa.
17.09: Serata divulgativa presso il “Parco Archeologico” di Travo: Conferenza di archoeastronomia dal titolo “L’Uomo e il Cielo: un legame perenne” a cura di Gian Piero Schiavi. A seguire osservazione del cielo con i telescopi.
18.09, ore 21.30: Serata di osservazione della Luna e dei pianeti visibili dall’Osservatorio Astronomico di Lazzarello, con l’associazione Casa Grande di Nibbiano (www.associazionecasagrande.org), a cura S. Di Lauro, F. Papa, R. Bersani, G. Gallazzi, N. Rogna.
Per informazioni: info@astrofilipc.it

Gruppo Astrofili Lariani

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Aperture dell’Osservatorio “Monte Calbiga” (Lenno-CO) e attività del gruppo.
10.09, ore 21.15: “Cartoline dallo spazio”. Conferenza a cura di Roberto Casartelli, che ci accompagnerà in un viaggio ideale dalla Terra verso lo spazio profondo c/o il Centro Civico Rosario Livatino di Tavernerio (CO).
18.09, ore 21.00: Penultima apertura ufficiale, per la stagione 2010, dedicata all’osservazione di Giove (che raggiunge in questo mese l’opposizione), alle ombre e ai crateri lunari e alle meraviglie del cielo autunnale.

È necessario prenotare: tel. 328/0976491
E-mail: astrofili_lariani@virgilio.it

Planetario “G. Giacomotti” Cà del Monte Cecima (PV)

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Calendario attività settembre al Planetario “G. Giacomotti” di Cà del Monte Cecima (PV)
11.09, ore 21:30: “Giove e Urano: un gigante e un nano a confronto”. Osservazione notturna della volta celeste
12.09, ore 16:00: Passeggiate naturalistiche e fossilifere guidate. Spettacolo Le più belle nebulose dell’Hubble S.T.
18.09, ore 21:30: “Gli equinozi: i cicli del cielo e della natura”. Osservazione notturna guidata della volta celeste sul sentiero del castelliere di Guardamonte.
19.09, ore 16:00: Evento Sole: Spettacoli, osservazioni e laboratori per i bambini.
25.09, ore 21:30: Musica e immagini: Cosmologia 2: Oltre il Big Bang. Osservazione notturna della volta celeste.
26.09, ore 16:00: Osservazione del Sole. Spettacolo Due piccoli pezzi di vetro.
09.10, ore 21:30: Il cielo di ottobre (spettacolo al planetario). Osservazione notturna.
10.10, ore 16:00: Il cielo di ottobre. Passeggiate naturalistiche fossilifere guidate.
Info e prenotazioni: osservatorio@osservatoriocadelmonte.
it – cell. 327 7672984

Il programma di Settembre al Planetario di Ravenna con l’A.R.A.R.

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Attività del Planetario di Ravenna con la collaborazione dell’Associazione Ravennate Astrofili Rheyta.

Inizio ore 21.00.
Le osservazioni si tengono presso i Giardini Pubblici con ingresso libero.
07.09: “Vagabondi dello spazio: il viaggio della terra fra le stelle”. Conferenza di Marco Marchetti.
14.09: “L’equinozio d’autunno” di M. Berretti.
17.09: Osservazione della volta stellata.
19.09: ore 10.30: Osservazione del Sole.
21.09: “I misteri di Marte” di Claudio Balella (con occhialini 3D).
24.09: I Venerdì dell’A.R.A.R. “Sbarchi lunari fantastici: incursioni nella letteratura e nel cinema” di Paolo Morini. Ingresso libero.
25.09: ore 16.30: …un pomeriggio al Planetario “In gita sulla Luna” (conferenza adatta ai bambini a partire da 8 anni) a cura di Marco Garoni.
28.09: “Guido e le stelle del deserto” di Oriano Spazzoli.

Per info e prenotazioni: tel. 0544-62534

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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Estate sotto le stelle con mamma e papà.

L’Osservatorio Serafino Zani, ubicato sul colle SanBernardo di Lumezzane Pieve, è aperto da maggio a settembre, ogni martedì alle ore 21, escluso l’ultimo martedì del mese. Il Planetario di via Mazzini 92 (a 400 metri dal Municipio di Lumezzane) è aperto alle famiglie in diverse domeniche dell’anno scolastico (consultare ilcalendario nel sito www.astrofilibresciani.it).

03.09, ore 21: Serata astronomica per i bambini (C. Bontempi) alla Specola Cidnea del Castello di Brescia.

19.09, ore 15.30: “Il cielo nelle mani” visita guidata per i ragazzi al Museo di Santa Giulia (Brescia).

Sono previste attività pratiche che coinvolgeranno i giovanissimi nell’uso di moderni astrolabi. Seguiranno delle letture recitate di fiabe celesti, all’aperto, nel Viridarium di Santa Giulia. È previsto un biglietto ridotto di soli 3 euro.

26.09, ore 21: “Le Stelle per i bambini”.  Sotto la cupola del Planetario il primo appuntamento con le mitologie delle costellazioni di una serie di letture recitate e narrate ai bambini e alle famiglie.

La partecipazione a tutte le attività è gratuita.

Per ulteriori informazioni: 030/872164

www.astrofilibresciani.it

Al Planetario di Padova

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Fino al 22 settembre, gli Spettacoli al Planetario siterranno il mercoledì alle ore 21:00, il venerdì alleore 18:30 e alle 21:00 e il sabato alle ore 18:30 ealle 21:30.

SPECIALI VENERDI’ SERA. L’universo in poltrona.

17.09: “Scie luminose nella notte”, dott.ssa Fiorangela La Forgia, Università di Padova.

24.09: “La geologia lunare: la scoperta dell’acqua e le nuove esplorazioni lunari”, prof. Giancarlo Favero,

Osservatorio del Celado.

SPECIALE LUNA

18.09: In occasione della giornata mondiale dell’osservazione

lunare.

Ore 18.30: “I mille volti della Luna”. Spettacolo speciale a ingresso libero.

Ore 21.00: il Planetario sarà in Piazza dei Signori aPadova con proiezioni e osservazioni al telescopio a

Mostre e Incontri cura di AAE e GAP.

Per informazioni: tel. 049 773677

Email: info@planetariopadova.it

Web: www.planetariopadova.it

Transito di Giove a sudest di Urano

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transito Giove
Il 18 Settembre Giove transiterà a sudest di Urano rendendosi visibile ad occhio nudo
transito Giove
Il 18 Settembre Giove transiterà a sudest di Urano rendendosi visibile ad occhio nudo

La sera del 18 settembre Giove transiterà 49 primi d’arco a sudest (riferimento equatoriale) di Urano. La circostanza dovrebbe agevolare moltissimo la ricerca e il riconoscimento a occhio nudo del pianeta più lontano, che nel periodo esibirà una luminosità pari alla mag. +5,7. La cartina mostra la posizione dei due pianeti in un riferimento altazimutale, così come si vedrebbero a occhio nudo o con un binocolo a mano alle ore 23:00 del 18 settembre. Per fornire dei termini di confronto durante la ricerca riportiamo la magnitudine di alcune stelle di luminosità simile a quella di Urano.

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Congiunzione Luna-Venere

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congiunzione luna-venere
L'11 settembre alle ore 19:45 si potrà ammirare lo splendido spettacolo della congiunzione della Luna con Venere
La sera dell’11 settembre, al tramonto del Sole apparirà una falce di Luna crescente a 2,6° da Venere, con i   due oggetti che alle 19:45 avranno un’altezza sull’orizzonte di circa +9°. Il massimo avvicinamento (riquadro in alto adestra) si avrà però con il cielo diurno, quando alle 13:45 la Luna passerà meno di un grado a sud ovest di Venere (riferimento equatoriale). Ovviamente, in questo caso sarà necessario usare una strumentazione munita di filtri per l’osservazione diurna.
congiunzione luna-venere
L'11 settembre alle ore 19:45 si potrà ammirare lo splendido spettacolo della congiunzione della Luna con Venere

L’ATV incrocia l’ultimo Shuttle

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L'arrivo di ATV-2
L'arrivo di ATV-2 a Kourou (ESA).

L'arrivo di ATV-2
L'arrivo di ATV-2 a Kourou (ESA).

Il lancio è previsto per il 15 febbraio e il suo arrivo sulla ISS è previsto per il 26 dello stesso mese.

D’altro canto il veicolo giapponese H-2 Transfer Vehicle (HTV) in partenza a gennaio dovrà mollare gli ormeggi dalla Stazione il 24 febbraio per il rientro distruttivo nell’atmosfera, impedendo così di anticipare ATV.

Con questo andirivieni l’ultima missione Shuttle, che avrebbe dovuto partire il 26 febbraio, sarà ritardata di un giorno, con il decollo ora previsto per il 27 febbraio.
Il primo marzo è previsto l’attracco della navetta e il 9 marzo è previsto il distacco per il rientro.
Anche l’agenzia russa Roscosmos sta verificando le proprie tempistiche per evitare di congestionare ulteriormente la navigazione intorno all’avamposto orbitale.

Dal canto suo ESA era pronta per il lancio di dicembre, ma Arianespace ha dato la precedenza ai propri contratti commerciali, soprattutto a causa della più complessa preparazione del lancio di ATV.
Dato che la capsula ESA utilizza un upper-stage a propellenti criogenici, il tempo di preparazione del vettore Ariane 5 è più lungo rispetto ai normali satelliti commerciali e si attesta sulle otto settimane.
In quest’ottica Arianespace ha preferito completare le missioni dei propri clienti e lasciare l’inizio 2011 per l’agenzia spaziale europea.
Intanto l’ESA ha fatto rientrare i propri tecnici dato che ora si tratta di aspettare il proprio turno…

Partita la seconda sonda lunare cinese

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Il lancio di Chang'e 2
Il lancio di Chang'e 2 [Xinhua].

Il lancio di Chang'e 2
Il lancio di Chang'e 2 (Xinhua)

Nata come backup della prima sonda, Chang’e 2 ha visto un aggiornamento della strumentazione di bordo che ne ha permesso il riutilizzo al posto della costruzione di una nuova. Il decollo è avvenuto alle 1059:57 UTC dalla base spaziale di Xichang, in provincia di Sichuan, nella Cina sud-occidentale.

Trasmesso in diretta dalla rete statale CCTV, il lancio è anche stato seguito da un folto pubblico direttamente nella base spaziale, nonostante la zona sia normalmente considerata off-limits per i civili. Erano anche stati venduti i biglietti per assistere al lancio in posizioni favorevoli, anche se la coltre nuvolosa ha in parte diminuito la spettacolarità dell’avvenimento. Probabilmente questa apertura è stata accettata di buon grado grazie alla concomitanza con il 61esimo anniversario dell’instaurazione del regime comunista.

Il vettore Lunga Marcia 3C è partito dalla rampa numero 2 e dopo aver virato verso sudest, in pochi minuti ha portato nello Spazio su una traiettoria di trasferimento trans-lunare, il suo prezioso carico del peso di due tonnellate e mezza. Il guadagno in potenza per questa sonda rispetto alla precedente è evidente confrontando i tempi di percorrenza del tratto Terra-Luna: 5 giorni rispetto ai 12 di tre anni fa.

La missione prevede una durata di almeno sei mesi, ma la grande quantità di propellenti imbarcati a bordo fa pensare ad un uso molto più lungo. La quota minima a cui si spingerà questa sonda è degna di nota: soli 15 chilometri. La definizione delle immagini riprese sarà oltre 10 volte migliore di Chang’e 1, raggiungendo i 10 metri. Uno dei compiti di Chang’e 2 sarà la ricerca di siti adatti all’atterraggio della prossima Chang’e 3 che dovrebbe essere lanciata nel 2013.

Al termine della missione primaria, Chang’e 2 avrà tre possibilità: restare in orbita lunare per proseguire la rilevazione di dati scientifici, usare il propellente per allontanarsi dal sistema Terra-Luna o tornare in orbita terrestre.

La rotazione di Vesta

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vesta
Vesta
vesta
Vesta

Le immagini dei singoli frame sono state riprese ad intervalli di circa 20 minuti (Vesta compie una rotazione completa in circa 5 ore e mezza).

Clicca qui per aprire il filmato.

Un’imponente protuberanza solare

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sole
Sole
sole
Sole

Periodicamente, il Sole può dar luogo a dei fenomeni chiamati “protuberanze”. Si tratta di zone della cromosfera che si protendono oltre il bordo solare. Si tratta di getti di materiale solare, in genere associati ad altri fenomeni quali brillamenti o filamenti solari.

Qui a sinistra, un montaggio che mostra le dimensioni di un protuberanza solare in proporzione alla Terra. Nell’immagine la Terra è artificialmente avvicinata al Sole.

Normalmente una protuberanza ha dimensioni pari a circa 100.000 km di lunghezza e può sollevarsi dalla superficie del Sole per circa 50.000 km.

Ma in condizioni di massimo del ciclo solare le protuberanza possono sollevarsi fino ad altezze molto superiori dalla superficie del Sole, addirittura pari ad un raggio solare, cioè 700.000 km.

Vi presentiamo qui un breve filmato realizzato su immagini riprese dalla sonda solare SOHO che mostra (molto velocizzata!) la nascita, l’evoluzione e la fine di una grossa protuberanza.

Clicca qui per scaricare il filmato

ATTENZIONE! NON TENTATE DI OSSERVARE IL SOLE SENZA UN’ADEGUATA PROTEZIONE PER GLI OCCHI! POTRESTE PROCURARVI DANNI PERMANENTI ALLA VISTA!

Per osservare il Sole senza rischiare di recarvi danno, potete usare un comune filtro da saldatore o una sottile pellicola di Mylar, un materiale appositamente studiato per l’osservazione solare, oltre ovviamente ai normali filtri in vetro per astronomia. Anche uno spezzone di pellicola fotografica in bianco e nero “bruciata”, cioè completamente esposta, può andar bene allo scopo.

Non sono raccomandabili invece i vetri affumicati, come spesso ci insegnano a fare a scuola, perché non filtrano le radiazioni infrarosse del Sole, le più dannose.

Giove a 360°

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Giove
giove
Giove

L’anno scorso, come qualcuno forse ricorderà, nel sito di “Coelum” era stato pubblicato un filmato che mostrava circa due ore della rotazione di Giove, per ottenere il quale avevo effettuato un film da 60 secondi ogni 10 minuti, applicando al newton da 25 cm una Philips Vesta pilotata da un computer portatile.

L’effetto ottenuto, malgrado la rotazione mostrata non fosse che 1/5 di quella totale, era comunque particolarmente suggestivo, mostrando alcune formazioni dell’atmosfera di Giove in movimento e il parziale transito del satellite Ganimede.
Inevitabile e conseguente a questo primo lavoro, è stato il desiderio di realizzare l’intero giro del pianeta, di 9 ore e 55 minuti, stimolato anche dal fatto che niente di simile sembrava mai essere stato prodotto, se non alcuni filmati un po’ “scattosi” in bianco e nero, mai completi in tutti i 360°.

Ho scartato ben presto l’ipotesi di riprendere Giove nell’arco di una sola notte: avrei dovuto iniziare subito dopo la sua levata e smesso poco prima del suo tramonto, con evidenti limiti sulla qualità delle immagini dovuti alla turbolenza dell’atmosfera a quelle altezze sull’orizzonte.
Ho così pensato di suddividere le riprese in due sessioni da 5 ore in due serate consecutive, in modo da sfruttare sempre l’altezza del pianeta nei pressi del meridiano.
Servivano solamente due serate consecutive di cielo assolutamente limpido dalle 21:00 alle 2:00 circa, possibilmente caratterizzate da buon seeing, per avere una migliore qualità dei fotogrammi.
Il mio nuovo computer, con 20 Gb di Hd e processore da 1600 MHz, mi consente tramite il software K3CCDTools di registrare filmati direttamente in compressione DivX, con eccezionale risparmio di spazio occupato sul disco e una lievissima perdita di informazione, così decido di mantenere l’intervallo tra le riprese a 10 minuti, per un totale di circa 60 filmati, 30 per sera: ciascun film, ripreso a 15 fps (frame al secondo), avrebbe avuto 900 frame da selezionare ed elaborare.
Il periodo migliore per il tentativo sarebbe stato ovviamente quello intorno all’opposizione, quando il pianeta, ben illuminato, è visibile per tutta la notte, e la costante attenzione rivolta alle previsioni meteorologiche mi ha permesso di individuare la possibilità che le circostanze giuste si verificassero “miracolosamente” tutte insieme: la sera del 16 marzo, un’area piuttosto vasta di alta pressione stava investendo l’Italia…
Dovevo approfittarne! Forse era giunto il momento buono!
La sera stessa del 16 marzo alle 20:35 locali scendo (forse è più giusto dire “mi precipito”) sul piazzale avanti al palazzo dove abito alla periferia di Macerata, preparo tutto e inizio a registrare il primo filmato alle 20:50. Lo strumento è fortunatamente già collimato e acclimatato, grazie al posto che ha in garage. Il seeing è molto buono, stimo 6-7/10.
Il lavoro, una volta impostato, sembrerebbe semplice, un click ogni 10 minuti per iniziare i filmati, ma la messa a fuoco va continuamente verificata, il pianeta tenuto sempre al centro del sensore (perderlo di vista potrebbe esser un errore fatale), insomma la tensione è quasi sempre ad alti livelli e la fatica si fa sentire. In compenso mi godo il sorgere ed il completo transito della Grande Macchia Rossa, uno spettacolo indescrivibile.

Il momento più delicato è stato sicuramente quello successivo al passaggio al meridiano, dove ho dovuto girare la posizione del tubo dalla parte opposta della montatura affinché non andasse ad urtare la montatura stessa. In dieci minuti ho dovuto staccare la webcam, girare il tubo, riattaccare la webcam, ripuntare il pianeta, orientarlo nel giusto modo e rimettere a fuoco… il tutto fortunatamente riuscito senza inconvenienti.
Decido di anticipare un po’ la fine delle riprese, accettando però una sessione con inizio anticipato la sera successiva. Così la sera del 17 marzo riscendo in campo alle 20:30. Devo ricominciare la sequenza di film proprio nel momento in cui Giove ha effettuato 2 giri completi dall’ora in cui ho interrotto, ovvero dopo 19 ore e 50 minuti. So che le veloci nubi di Giove potrebbero aver variato la loro forma, ma devo accettare il piccolo “difetto”, che anzi può esser definito l’elemento chiave della riuscita del lavoro.
Il cielo è leggermente più trasparente, me ne accorgo dai parametri di regolazione della webcam, dovendo abbassare leggermente il guadagno. Anche il seeing sembra sugli stessi livelli della sera precedente, inizio a rendermi conto che se tutto andrà bene potrò realizzare qualcosa di veramente unico.
La registrazione prosegue senza inconvenienti, solo alcuni periodi di leggero calo delle condizioni di seeing. Anche l’inversione della posizione del tubo viene effettuata nei tempi previsti, solo piuttosto tardi mi rendo conto che Giove verrà occultato da un palazzo prima della fine dei filmati previsti! Situazione di emergenza: spostamento di tutta l’attrezzatura qualche metro più a sud per riuscire a registrare fino al termine previsto (sempre in un tempo massimo di 10 minuti…). Cerco di sfruttare tutto lo spazio a mia disposizione ma, purtroppo, non riesco a riprendere gli ultimi 3 film, a cui devo rinunciare.
Smonto tutta l’attrezzatura, pensando già al rimedio per coprire il “buco” con cui dovrò confrontarmi.
Prima di questo problema, però devo affrontare il lavoro più pesante: l’elaborazione con Iris dei 57 filmati ripresi….
Mediamente ciascun filmato richiede un’ora di elaborazione…

In circa 15 giorni, durante i ritagli di tempo, riesco ad ultimare questa dura fase.
Preparati tutti i file bitmap con Photoshop, completi di didascalia e orario di ciascun fotogramma, realizzo anche dei frames “intermedi”, mediando ogni coppia consecutiva di fotogrammi per ottenere una migliore “fluidità” del risultato finale.
Quasi snervante l’operazione di allineamento e bilanciamento cromatico di ciascun frames, il risultato finale non è perfetto, ma comunque accettabile.
Il cambio del giorno è stato allineato prendendo come riferimento il grande ovale BA (a tale proposito, vedi anche il notiziario di Coelum in questo numero), e purtroppo, come avevo previsto, in un punto del filmato finale si nota un piccolo scatto dovuto alle variazioni di posizione delle nubi, in particolar modo di quelle equatoriali.
Per quanto riguarda i 40 minuti “buchi” a causa dell’assenza dei 3 filmati finali, grazie alla funzione “Rendering > trasformazione 3D” riesco ad ottenere i fotogrammi necessari, incrociando il primo e l’ultimo di cui disponevo ogni volta con differenti rotazioni.
Questi fotogrammi “artificiali”, per “onestà”, sono riconoscibili dall’orario, che segna 88:88.
Il filmato di 121 frames è stato composto col software “pjBMP2avi”, scegliendo una frequenza di 13 fps, per un tempo di circa 10 secondi…. Che riassumono circa 100 ore totali di lavoro!!!
Alla fine di tutto credo che la fatica fatta valga la bellezza del risultato raggiunto, una volta messo in “loop” il filmato, si vedrà Giove ruotare continuamente, senza il pensiero di trovarsi di fronte ad una qualsiasi simulazione!

Download del Filmato
Per visualizzare il filmato è necessario il codec DivX reperibile gratuitamente qui.

Tabella Acronimi e Sigle in Astronomia

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tabella acronomi e sigle in astronomia

TABELLA DI TUTTE LE SIGLE E GLI ACRONOMI UTILIZZATI IN ASTRONOMIA E NEI CATALOGHI ASTRONOMICI

Nel corso dei tempi si è assistito, nel campo della catalogazione degli oggetti celesti, ad una continua evoluzione.
Da un lato la sempre migliorata tecnologia ha consentito maggiori precisioni e dall’altra le conoscenze acquisite hanno imposto più attente attribuzioni di classi e categorie d’appartenenza per gli oggetti sotto osservazione.

Si è pertanto passati dalla compilazione di cataloghi misti o comunque generici alla elencazione di specifiche o determinate categorie di oggetti.
Parallelamente vi è stato un sensibile guadagno in termini astrometrici, fondamentale per l’identificazione e lo studio di sorgenti sempre più deboli quali sono quelle di cui vanno a caccia i moderni astronomi.

STORIA DEGLI ACRONOMI E DELLE SIGLE IN ASTRONOMIA

Così, tra i tanti, si è passati dalle grossolane coordinate del Catalogo di galassie di REIZ (anno 1941 – precisione media di 1′) a quelle estremamente precise (0″.1) dell’ SDSS. D’altra parte il progredire tecnologico porta inevitabilmente ad accumulare scoperte in numero sempre maggiore per cui la precisione di identificazione si impone da sé.
La disponibilità di un numero sempre maggiore di cataloghi porta, come ovvia conseguenza, al ricorso alle abbreviazioni e comunque agli acronimi onde evitare inutili prolissità nella stesura di lavori scientifici o di semplici articoli.
Già qualche tempo fa, tra le righe di questa rubrica, avevamo accennato al fatto che gli astronomi, gli astrofili ed i semplici divulgatori ricorrono con sempre maggiore frequenza agli acronimi per designare uno specifico oggetto celeste che figuri in qualche catalogo o rassegna.
Sigle come NGC, IC, PKS, UGC, 3C si ritrovano quasi dappertutto nelle pubblicazioni a carattere astronomico ed i loro significati sono ben noti; altre, come HCG, KUV, MKW o POX lo sono molto meno in termini di notorietà e quelle tipo PHG, PBOZ, CSST o CADIS richiedono un’immediata spiegazione allorquando vengono citate o trascritte.

Ebbene, l’andare a ricercare i significati degli acronimi o delle abbreviazioni può essere un modo simpatico ed altrettanto piacevole per accostarsi all’Astronomia, scoprirne alcuni aspetti meno noti, rendersi conto delle tipologie delle strumentazioni utilizzate, cogliere -seppure non necessariamente in modo approfondito- le ragioni che hanno portato ad avviare quella determinata ricerca con quel particolare metodo ed utilizzando quello specifico strumento.
Facciamo qualche esempio.
La citata sigla SDSS (che sta per Sloan Digital Sky Survey), ci porta a scoprire che si tratta di una rassegna effettuata nel campo ottico tramite l’utilizzazione di vari filtri la cui massima trasmissibilità è centrata in ben definite regioni dello spettro, dal blu al rosso. Veniamo anche a sapere che la survey è effettuata con un apposito riflettore da 2.5m posizionato sull’Apache Point Observatory, Arizona, ed al cui fuoco sono montate ben 30 camere CCD da 2048×2048 pixels ciascuna e che i campi osservati contemporaneamente sono 6, ciascuno attraverso un singolo filtro. L’osservazione simultanea dello stesso campo con differenti filtri risulta poi utilissima per definire con maggiore rapidità l’appartenenza di un oggetto celeste a questa o quella famiglia, favorendo così nuove scoperte. E infatti la SDSS ci sta regalando un’abbondante messe di risultati con importanti scoperte nel campo dei quasars e delle nane brune, due dei settori di frontiera nella moderna Astronomia.

Per contro, una sigla come KHAV ci porta indietro nel tempo allorquando, mezzo secolo fa, l’astronomo sovietico Khavtassi si mise pazientemente a scandagliare, con un lentino manuale, le lastre della Palomar Sky Survey, ricavandone un corposo catalogo sull’identificazione, la distribuzione e le dimensioni delle nubi oscure che popolano la nostra Galassia.

Se andiamo ancora più in là nel passato, la sigla BIGO ci conduce al 1912, quando l’astronomo G. Bigourdan pubblicò, nella rivista francese “Comptes rendus”, una lista di oggetti dall’aspetto nebulare, oggetti che in seguito sarebbero stati principalmente riconosciuti e classificati come galassie.

E così, al fine di soddisfare le nostre personali curiosità, ma anche quelle di qualche altro astrofilo con analoghe manie, abbiamo pensato di raccogliere in un’apposita lista tutti gli “ACRONIMI” di cui veniamo a conoscenza, che siano riferiti ad oggetti astronomici posti al di fuori del Sistema solare e la cui natura non sia quella di semplice stella singola, binaria o multipla che sia (per le stelle stiamo preparando un’analoga lista).
I nostri oggetti sono pertanto ammassi di stelle o galassie, nebulose brillanti, oscure, planetarie, galassie, quasars, sorgenti radio, infrarosse, ultraviolette, x e gamma, residui di supernovae, oggetti Herbig-Haro, regioni HII e così via.

COME LEGGERE LA TABELLA DEGLI ACRONOMI E DELLE SIGLE IN ASTRONOMIA

Molto semplicemente, la lista è composta da cinque colonne così individuate:

colonna 1: acronimo maggiormente usato per identificare il catalogo o la rassegna di provenienza;
colonna 2: denominazione estesa;
colonna 3: banda spettrale in cui la rassegna o il catalogo sono stati ottenuti;
colonna 4: tipologie di oggetti ricercati;
colonna 5: riferimenti bibliografici originari (laddove possibile) o comunque legati all’origine delle denominazioni.

E così, per le sorgenti GGD veniamo a sapere che si tratta di oggetti tipo Herbig-Haro, osservati visualmente ed elencati dagli astronomi sovietici Gyulbudaghian, Gluskov e Denisyuk nel Volume 224 dell’Astrophysical Journal Letters (L137) pubblicato nel 1978.

Analogamente, la sigla JVAS ci dice che si tratta di una survey astrometrica condotta nel dominio radio con il radiotelescopio di Jodrell Bank e pubblicata nelle Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, Volume 254, pag. 655 del 1992.

In appendice al listato sono infine riportate le abbreviazioni internazionali maggiormente usate per indicare le più note pubblicazioni periodiche a carattere astronomico.

La tabella che segue, si riferisce agli acronimi maggiormente utilizzati in Astronomia per individuare svariate tipologie di oggetti che non siano singole stelle e che appartengano a determinati cataloghi o rassegne in vari dominii spettrali.

ACRONYMS FULL DENOMINATIONS BAND OBJECT TYPE REFERENCES
000 V 000 VLA source Rd Extragalactics AJ 102, 1258 -1991-
1 Jy 1 Jansky Rd Miscellaneous A&AS 45, 367 -1981, A&AS 105, 211 -19
19W… Wouterloot V Planetary Nebulae A&AS 36, 323 -1979- and segg.
1E First Einstein Catalogue X Miscellaneous ApJ 234, L1 -1979-
1ES Einstein IPC Slew survey X Extragalactics ApJS 80, 257-1992-
1H A-1 X-Ray Source Catalogue X Miscellaneous ApJS 56, 507 -1984- ApJS 72, 471 –
1RXS ROSAT X-ray Source (Bright Source Catalogue) X Miscellaneous IUA Circ. 6420 -1996- and segg.
1SAX 1 Small Astronomical X-ray satellite X Miscellaneous
2A Second Ariel 5 Catalogue X Miscellaneous MNRAS 182, 489 -1978-, ADC CD-ROM Vol. 1, ApJS 72, 471 -1990-
2C Second Cambridge Radio Catalogue Rd Miscellaneous MRAS 67, 106 -1955-
2CG COS-B Gamma Gamma Miscellaneous ApJ 243, L69 -1981-
2E Second Einstein Catalogue X Miscellaneous Harris, D.E. et al. -1990, The Einstein Observatory Catalog of IPC X-ray Sources – S.A.O.; McDowell J. S.A.O. CD-Rom Ser. I, 18-36, -1994-
2EG Second EGRET Catalogue Gamma Miscellaneous ApJS 101, 259 -1995-; ApJS 107, 227 -1997-; AAS CD-ROM Volls. 6+9
2EGS Second EGRET Catalogue Supplement Gamma Miscellaneous ApJS 107, 227 -1996-
2EU Second EUVE Catalogue UV Miscellaneous ApJS 102, 129 -1996-
2H A-1 Intermediate Sensitivity Survey X Miscellaneous ApJS 61, 353 -1986-
2RE ROSAT second all-sky survey X Extragalactics MNRAS 274, 1165 -1995-
2S
2U Second Uhuru X-Ray Source Catalogue X Miscellaneous
3A Third Ariel 5 Catalogue X Miscellaneous MNRAS 197, 893 -1981-, ADC CD-ROM Vol. 1
3C Third Cambridge Radio Catalogue Rd Miscellaneous MRAS 68, 37 -1959- and segg.
3U Third Uhuru X-Ray Source Catalogue X Miscellaneous
4C Fourth Cambridge Radio Catalogue Rd Miscellaneous MRAS 69, 183 -1965- and segg.; ADC CD-ROM Vol. 3
4U Fourth Uhuru X-Ray Sources Catalogue X Miscellaneous ApJS 38, 357 -1978-, ADC CD-ROM Vol. 1
53W, 55W Westerbork survey SA 53 and 55 Rd Objects in SA 53 e 55 Ph. D. Thesis Leiden 1984 and segg.
5C Fifth Cambridge Radio Catalogue Rd Miscellaneous MNRAS 134, 189 -1966- and segg.
6C Sixth Cambridge Radio Catalogue Rd Miscellaneous Baldwin et al. 1985; Hales et al. 1988/93; ADC CD-ROM Vol. 2
7C Seventh Cambridge Radio Catalogue Rd Miscellaneous MNRAS 246, 110 -1990-; A&AS 110, 419 -1995-
87GB 1987 Green Bank Radio Sources Catalogue Rd Extragalactics NRAO CD-ROM
8C Eighth Cambridge Radio Catalogue Rd Miscellaneous Hales et. Al. 1995; ADC CD-ROM Vol. 2
8ZW Eight Zwicky List of Compact Galaxies V Compact galaxies AJ 80, 545 -1975-
A Abell clusters V Clusters of galaxies ApJS 3, 211 -1958-; ApJS -1989-; ADC CD-ROM Vol. 4
A1 Asiago list 1 V Blue objects Pubbl. Oss. Astr. Padova 143 -1968-
A2 Asiago list 2 V Blue objects Astrophys. And Space Sci. 16, 324 -1972-
A3 Asiago list 3 V Blue objects A&AS 13, 269 -1974-
A4 Asiago list 4 V Blue objects A&AS 61, 163 -1985-
AB A. Braccesi V Quasars A&A 5, 264 -1970- and segg.
ABELL Planetary Nebulae V Planetary Nebulae ApJ 144, 259 -1966-
ACK Acker V Planetary Nebulae Private comm. -1975-
ACO Abell, Corwin and Ollowin V Clusters of galaxies ApJS
ADG Altenhoff, Downes and Goad Rd Galactic plane objects A&AS 1, -1970-
AFGL Air Force Geophysical Laboratory IR Miscellaneous AFGL Tech. Rep. 83, 0161 -1983-, Ed. Price S.D. and Murdock, T.L.; ADC CD-ROM Vol. 1
AGC Arecibo General Catalogue Rd Galaxies AJ 87, 1668 -1999-
AGU (AG) Aguero V Peculiar southern galaxies PASP 83, 310 -1971-
AH Aveni and Hunter V Open clusters
AH (H) A. Hoag V Quasars IAU Symp. 119, 47 -1986-
AJG A.J. Green Rd Galactic plane objects A&AS 18, 267 -1974-
AKN Arakelian V Galaxies Soobs. Byurak.Obs. Akad. Nauk. Aum. SSR, 47, 1; AJ 86, 820 -1981-
Al Allen V Planetary Nebulae Observatory 93, 85 -1973- and segg.
ALM A. Lemarne Rd Miscellaneous MNRAS 139, 461 -1968
Alt Alter V Open clusters MNRAS 100, 387 -1940- and segg.
ALW Azzopardi, Lequeux and Westerlund V Quasars A&A 144, 388 -1985-
AM Arp and Madore V Miscellaneous ApJ 227, L103 -1979-
AMES Ames V Nebulae and Galaxies Harv. Ann. 88, 1 -1932-
AMWW Altenhoff, Mezger, Wendker and Westerhout Rd Galactic plane objects Publ. Univ. Bonn Obs. 59, 1960
An Anonymous V Galaxies RC2 -1976-
AND van den Bergh V Satellite Galaxies of M 31 ApJ 171, 231 -1972-
ANT Antalova V Open clusters
AO Arecibo Occultation Rd Miscellaneous ApJ 148, 669 -1967- e segg
Ap Apriamasvili V Planetary Nebulae Astron. Zurn. 39, 256 -1962- and segg.
APM Cambridge Automated Plate Measuring Machine Catalogue V Quasars Spectrum 2, 14 -1994-
AR Astronomer Royal V Nebulae and Galaxies MNRAS 71, 509 -1910-
ARC Abell Rich Clusters V Clusters of galaxies ApJS 3, 211 -1958-
ARG A.R. Gillespie Rd Miscellaneous MNRAS 166, 11p -1974-
ARO Algonquin Radio Observatory Rd Planetary Nebulae Publ. Domin. Obs. Vol. 1, 1 -1971-
ARP Arp V Peculiar Galaxies ApJS 14, 1 -1966-
AS Additional Stars with h-alfa V Planetary Nebulae ApJ 112, 72 -1950-
Asi Asiago V Quasars Mem. S.A.It. 53, 511 -1982-
ASI Asiago objects V Blue objects A&AS 106, 303 -1994-
ASS Associations -Catalogue of star clusters and- V Star clusters Akad. Kiado Budapest -1970-
ASV Angonin-Willaime, Soucail and Vanderriest V Quasars A&A 291, 411 -1994-
ATESP Australia Telescope ESO Slice Project Rd Miscellaneous A&AS 146, 31 -2000-
Au Auner V Open clusters
AWM Albert, White and Morgan V Poor clusters of Galaxies ApJ 211, 309 -1977-
AX ASCA X-ray sources V Quasars MNRAS 291, 203 -1997-
B Barnard V Dark Nebulae Carnegie Inst. Wash. 247 -1927-
B Braccesi V Extragalactics ApJ 152, L105 -1968-, A&AS 106, 303 -1994-
B1 Braccesi Rd Extragalactics Nuovo Cimento 40, 267 -1965-
B1S Braccesi Rd Extragalactics Nuovo Cimento 40, 268 -1965-
B2.1 Second Bologna radio survey -part 1 Rd Extragalactics A&AS 1, 281 -1970-
B2.2 Second Bologna radio survey -part 2 Rd Extragalactics A&AS 7, 1 -1972-
B2.3 Second Bologna radio survey -part 3 Rd Extragalactics A&AS 11, 291 -1973-
B2.4 Second Bologna radio survey -part 4 Rd Extragalactics A&AS 18, 147 -1974-
B3 Third Bologna radio survey Rd Extragalactics A&AS 59, 255 -1985-
Ba Baade V Planetary Nebulae PASP 47, 99 -1935-
BAA Baade V Emission Nebulae in M 31 ApJ 139, 1027 -1964-
BAK 1-2 Baker V Galaxies in FOR and ERI Harv. Ann. 88, 77 e 163 -1933/37-
Bark Barkhatova V Open clusters Astron. Zurn. 27, 181 -1950-
Basel Basel V Open clusters
BB Bahcall and Bahcall V Galaxies PASP 82, 1276 -1970-
BC Barbieri and Capaccioli V Quasars Pubbl. Oss. Astr. Padova -1974-
BCh Balkowski and Chamaraux V Dwarf Galaxies A&AS 51, 331 -1983-
BCL Boulesteix, Courtes et al. V Objects in M 33 A&A 37, 33 -1974-
BD A/B Blum and Davis Lists A and B Rd Extragalactics Astrophys. Lett. 2, 41 -1968-
BDFL Bridle, Davis, Fomalont and Lequeux Rd Extragalactics AJ 77, 405 -1972- and segg.
Be Bergvall V Interacting Galaxies Upps. Astr. Obs. Rep. 19 -1981-
Be Bernes V Bright Nebulae A&AS 29, 65 -1977-
BEM Bertola e Maffei Rd Galaxies A&A 32, 87 -1974-
BEN Bennett Rd Miscellaneous MNRAS 127, -1963-
BERK Berkeley V Open clusters
BF Braccesi Faint uv-excess objects UV Extragalactics A&AS 39, 129-1980
BFG Braccesi, Formiggini and Gandolfi UV Extragalactics A&A 5, 264 -1970- and segg.
BFGS Braccesi, Formiggini and Gioia UV Galaxies PASP 84, 592 -1972-
BFL Borngen, Friedrich and Lenk V Blue objects near M 31 Mitt. Karl Schw. Obs. Taut. 50, 1970-
BFS Blitz, Fich and Stark Rd HII Regions ApJS 49, 183 -1982-
BG Bologna Galaxies Rd Extragalactics A&AS 16, 43 -1974-
BG (BG KPN, BG CFH) B. Gaston V Quasars ApJ 272, 411 -1983-
BIGO Bigourdan V Nebulae and Galaxies Comptes rendus 155, 1049 -1912-
Biur Biurakan V Open clusters
BK Biurakan V Dwarf Galaxies
BK Beard and Kerr Rd Galactic plane objects Austr. J. Phys. 22,121 -1969-
Bl Blanco V Planetary Nebulae Contr. Bosscha Obs. 13 -1961- and segg.
Blanco Blanco V Open clusters PASP 61, 183 -1949-
BlDz Blaauw and Danziger V Planetary Nebulae A&A 44, 469 -1975-
BM B. Manchester Rd Galactic plane objects Austr. J. Phys. Astrophys. Suppl. 12 -1969-
BoBn Boeshaar and Bond V Planetary Nebulae ApJ 213, 421 -1977-
Boch Bochum V Open clusters Boch. Strasb. Cat. 1977
BOL Boller Rd Quasars Astron. Nach. 310, 187 -1989-
BON Bond V Variable Galaxies ApJ 174, L163 -1972- and segg.
BOR Borngen V Blue objects Mitt. Karl Schw. Obs. Taut. 28, 1966-
BP Bailey-Pooley Survey Rd Miscellaneous MNRAS 138, 51 -1968-
BR Blue Red V Quasars ApJ 468, 121 -1996-
BRI Blue Red and Infrared V-IR Quasars ApJ 468, 121 -1996-
BRON Bronkalla V Blue objects Astr. Nach. 292, 263 -1971-
BSO Blue Stellar Object V Quasars ApJ 142, 412 -1965-
BTD Beard, Thomas and Day Rd Galactic plane objects Austr. J. Phys. Astrophys. Suppl. 11 -1969-
BTS V Dwarf Galaxies
BV Bohm-Vitense V Planetary Nebulae PASP 68, 430 -1956-
BVF (BF) Braccesi, Vigotti and Formiggini V Quasars (A&AS 39, 129 -1980-)
BW Bohuski and Weedman V Quasars ApJ 231, 653 -1979-
BW Berkhuijsen and Wielebinski Rd M 31 objects A&A 34, 173 -1974-
CADIS Calar Alto Deep Imaging Survey V Quasars ApJ 523, 100 -1999- (A&A 343, 399 -1999-; Meisenheimer et al.: The Early Universe with the VLT – Springer 165, -1997-)
CAR Carpenter V Galaxies in CNC PASP 43, 247 -1931-
CB Corona Borealis V Quasars ApJS 111, 1 -1997-
CB Clemens and Barvainis V Small Dark Nebulae ApJS 68, 257 -1988-
CBS Case Blue Stars UV Stars and quasars ApJS 51, 171 -1983- and segg.
CC Clark and Clifford Rd Galactic plane objects Austr. J. Phys. 27, 713 -1974-
CED Cederblad V Diffuse Nebulae Lund Ann. Ser. 2, n. 119 -1946-
CF Control Field (at position 1549+48) V Quasars A&A 109, 101 -1982-
CFHT Canada France Hawaii Telescope objects V Extragalactics (MNRAS 278, 95 -1996-)
CFRS Canada-France Redshift Survey V Galaxies ApJ 455, 75 -1995-
CG Cometary Globules V Dark Nebulae MNRAS 175, 19P -1976- and segg.
CG Case Galaxies UV Galaxies ApJS 51, 171 -1983- and segg.
CGCG (ZWG) Catalogue of Galaxies and Clusters of Galaxies V Galaxies and Clusters Cal. Tech. Press. -1961- and segg. Volls. 1-6; ADC CD-ROM Vol. 4
CGMW Catalogue of Galaxies behind the Milky Way IR Galaxies Kyoto University Contributions, -1991- and segg.
CHR Christie V Galaxies in LEO PASP 43, 350 -1931-
CiPg Caloi and Panagia V Planetary Nebulae A&A 36, 139 -1974-
CJ1 First Caltech-Jodrell Bank VLBI Survey Rd Extragalactics ApJS 98, 1 -1995-; AAS CD-ROM Volls. 4-5
CJ2 Second Caltech-Jodrell Bank VLBI Survey Rd Extragalactics ApJS 95, 345 -1994-; AAS CD-ROM Vol. 4
CJF Caltech-Jodrell Bank Flat spectrum sources Rd Extragalactics ApJS 107, 37 -1996-
Cl Cluster of galaxies V Clusters of galaxies ApJ 263, 533 -1982- and segg.
CL Clark Lake Rd Miscellaneous AJ 80, 931 -1975-
CL Cygnus Loop Rd Objects in CYG A&A 28, 197 -1973-
CL Cygnus Loop V Blue objects
CLASS Corsmic Lens All-Sky Survey Rd Extragalactics (AJ 87, 658 -1999-)
CM Cheriguene and Monnet V Objects in LMC A&A 16, 28 -1972-
Cn Cannon V Planetary Nebulae Harv. Circ. 224 -1921- and segg.
CnMy Cannon and Mayall V Planetary Nebulae Harv. Bull. 908, 20 -1938-
CNOC Canadian Network for Observational Cosmology V Clusters of galaxies ApJS 102, 269 -1996-
CoMaC Coyne and Mac Connell V Planetary Nebulae Vatican Obs. Publ. Vol. 2, n. 6, 73 -1983-
COU Courtes V Nebulae Comptes rendus 232, 795 -1951-
CPG Catalogue of Pair of Galaxies V Double Galaxies Soob. Spetz. Astrofiz. Obs. 7, 3 -1972- and segg.
Cr Collinder V Open clusters Lund Obs. Ann. N. 2 -1931-
CR Crowther Rd Extragalactics Crowther, J.H. Ph. D. Dissertation 1966 -Cambridge
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VBRC (BRABCMS) van den Bergh and Racine V Planetary Nebulae ApJ 179, 863 -1973-
VCC Virgo Cluster Catalogue V Galaxies in VIR AJ 90, 1681 -1985-
Vd Vandervort V Planetary Nebulae Contr. Bosscha Obs. 30 -1964-
vdB van den Bergh V Galaxies ApJ 179, 863 -1973-
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VHA van den Bergh and Hagen V Southern Clusters AJ 80, 11 -1975-
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Vo Volk V Planetary Nebulae Priv. Comm. 1988
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VVI Vorontsov-Vel’Yaminov and Ivanisevic V Seyfert Galaxies Astron. Zh. 51, 300 -1974-
Vy 1, 2 Vyssotsky V Planetary Nebulae PASP 54, 152 -1942- and segg.
W Westerhout Rd Galactic plane objects Bull. Astron. Inst. Netherlands 14, 215 -1958-
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Wat Waterloo V Open clusters
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WDM (WEED) Weedman B Blue objects near Galaxies Astrophys. Lett. 9, 49 -1971-
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WEE (WDM) Weedman V Quasars Astrophys. Lett. 9, 49 -1971-; ApJS 57, 523 -1985-
Wei (We) Weinberger V Planetary Nebulae A&AS 30, 343 -1977- and segg.; PASP 107, 58 -1995-
WEIN Weinberger V, IR Galaxies A&AS 40, 123 -1980-
WENSS (WN B) Westerbork Northern Sky Survey Rd Extragalactics A&AS 124, 259 -1997-
WeSb (WeSa) Weinberger and Sabbadin V Planetary Nebulae A&A 100, 66 -1981-
Westr Westerlund and Smith V Open clusters PASP 73, 51 -1961-
WGA (1WGA) White, Giommi and Angelini X Miscellaneous IAUC 6100 -1994-; ROSAT WGA Catal-html 1995,
WhBe White and Becker V Planetary Nebulae MNRAS 244, 12P -1990-
WhMe Whitelock and Menzies V Planetary Nebulae MNRAS 223, 497 -1986-
WIL Wild V Galaxies in groups PASP 65, 202 -1953-
WK Wolf and Kaiser V Nebulae and Galaxies in PER Ver. Stern. Zu Heidelb. 6, 131 -1913-
WK Windram and Kenderdine Rd Regions around 3C sources MNRAS 146, 265 -1969-
WKB Williams, Kenderdine and Baldwin Rd Miscellaneous MRAS 70, 53 -1966-
WKG Weinberger, Kerber and Groebner V Planetary Nebulae A&A -1996-
WKK Woudt and Kraan-Korteweg V Galaxies in ZOA in preparation
WMMA Willmer, Maia, Mendes and Alonso V Galaxies in clusters AJ 118, 1131 -1999-
WP White Poor clusters V Galaxies Groups ApJ 226, 591 -1978-
WPVS Wamsteker, Prieto, Vitores and Schuster V Emission line objects A&AS 62, 255 -1985-
WRA (Wray) Wray V Emission line Southern Objects Ph. D. Diss. Northwest. Univ. 1966
WS Westerlund and Smith V Planetary Nebulae in LMC MNRAS 127, 449 -1963-
WSDH (WeDe) Weinberger, Sabbadin, Dengel and Hartl V Planetary Nebulae ApJ 265, 249 -1983-
WSLS Weinberger, Saurer, Lercher and Seeberger V Planetary Nebulae A&A 282, 197 -1994-
WSR Wolstencroft, Scarrott and Read V Planetary Nebulae Digit. Opt. Sky Surv., Kluwer 471 -1991-
XRS Second Catalogue of X-ray Sources X Miscellaneous Astrophys. And Space Sci. 82, 3 -1982-
XSF (field name) Quasars MNRAS 243, -1990-
YBD Yu, Bally and Devine V Protostellar objects ApJ 485, L45 -1997-
YC Yale Columbia plate V Southern Peculiar Objects AJ 76, 775 -1971-
Y-C (CeGi) Cesco et al. V Planetary Nebulae A&AS 11, 335 -1973- and segg.
YLW V Dark Nebulae
YM V Symmetric Galactic Nebulae ApJ 121, 604 -1955- and segg.
YW Rd Objects in Cyg-X Region ApJ 143, 218 -1965-
ZC Zwicky Clusters V Clusters of galaxies Cal. Tech. Press. -1961- and segg. Volls. 1-6; ADC CD-ROM Vol. 4
ZCG Zwicky Compact Galaxies V Galaxies Offsetdruk L. Speich, Zurich -1971-
ZH Zwicky and Humason V Galaxies ApJ 139, 269 -1964-
ZHGV Zabludoff, Huchra, Geller and Vogeley V Galaxies in clusters AJ 106, 1273 -1993-
ZL Zwicky and Luyten V Faint blue Objects Obs. Univ. Minn. 1967
ZOAG Zone Of Avoidance Galaxy V Galaxies A&AS 110, 269 -1995- and segg.
ZoH Zodet V Planetary Nebulae The Mess. 38, 42 -1984-
ZWG (CGCG) Zwicky Galaxies V Galaxies Cal. Tech. Press. -1961- and segg. Volls. 1-6; ADC CD-ROM Vol. 4

 

per facilitare la lettura

COLUMN “C” LEGEND:
Rd           = radio
IR (or I)     = infrared
R             = red
V             = visual
B             = blu
UV (or U) = ultraviolet
X             = x-ray
Gamma   = gamma-ray

 

Tale tabella, pubblicata per la prima volta nel 2010,  non pretende in alcun modo di essere esaustiva e, comunque, potrà servire non solo per conoscere il significato esteso delle abbreviazioni più comuni, ma anche per risalire alle pubblicazioni originali che hanno dato origine agli acronimi stessi.

La redazione ringrazia sin d’ora tutti coloro che vorranno segnalare imperfezioni, manchevolezze ed esclusioni al fine di migliorare ed ampliare sempre di più le informazioni contenute in questo compendio, rivolto specificatamente agli astrofili “curiosi”.

La tabella in PDF è disponibile per il download QUI

91 Oggetti NCG, NON Messier, più luminosi

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Di seguito il link al download del file (formato Microsoft Excel) contenente la lista dei 91 oggetti NGC, non Messier, più luminosi.

Per scaricare il file, segui il link sottostante:
Lista 91 oggetti NGC, non Messier, più luminosi (46,5 KB)

Videoclip: transito della Stazione Spaziale Internazionale ISS sul Sole

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Transito della Stazione Spaziale Internazionale ISS sul Sole.

Scarica il videoclip (formato AVI – 383 KB)

La Camera dei Rappresentanti approva il Finanziamento 2011 alla NASA

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Logo della NASA
Il Logo della NASA
Logo della NASA
Il Logo della NASA

La Camera dei Rappresentanti ha votato nella tarda giornata di ieri, mercoledì 29 settembre, con esito favorevole la versione del Senato della proposta di bilancio per l’anno fiscale 2011 per la NASA. Il finanziamento di 19 miliardi di dollari fornirà il denaro per un volo Shuttle addizionale, per lo sviluppo preliminare di un nuovo vettore pesante per l’esplorazione dello spazio profondo e finanzierà lo sviluppo di una capsula commerciale per i viaggi da e per l’orbita terrestre bassa.
Senza emendamenti ammessi, la votazione ha visto 304 voti a favore e 118 contrari.

“Questa è una grande notte per il programma spaziale della nostra nazione”, ha detto in una dichiarazione il senatore Bill Nelson, democratico della Florida, che ha volato sullo Shuttle nel 1986. “Questa legge è un modello per come si procederà per i prossimi tre anni e consentirà alla NASA di iniziare la pianificazione di un volo aggiuntivo per lo shuttle. Ora dobbiamo assicurarci che l’agenzia riceva i finanziamenti necessari per eseguire il lavoro previsto”.

Il bilancio proposto, che copre le spese proiettate fino al 2013, affronta alcune questioni sollevate dai critici della richiesta iniziale dell’amministrazione Obama, che aveva chiesto un drastico cambiamento di rotta per la NASA, motivandolo con il fatto che sarebbe stato più sostenibile sul lungo periodo.

L’amministrazione aveva proposto l’annullamento del Programma Constellation dei razzi Ares e della capsula Orion, il tutto avviato dall’amministrazione Bush, sostenendo che il programma non era conveniente. Al loro posto, il Presidente aveva proposto di estendere le operazioni della Stazione Spaziale fino al 2020, lo sviluppo di nuove tecnologie necessarie per i futuri vettori pesanti e, con una mossa particolarmente controversa, passare ai fornitori di capsule private commerciali per il trasporto degli astronauti da e verso l’orbita terrestre bassa.
Non c’erano piani concreti o calendari per l’esplorazione dello spazio profondo e neanche piani immediati per costruire un vettore per carichi pesanti per rendere possibile tale esplorazione.

Rispondendo alle critiche diffuse, il presidente si è recato al Kennedy Space Center in aprile e ha acconsentito ad anticipare al 2015 l’inizio dello sviluppo di un razzo heavy-lift e definire le date per l’esplorazione umana degli asteroidi (2025) e delle missioni su Marte (2035).

Ma con il pensionamento dello Shuttle incombente, i critici sostenevano che il nuovo piano del presidente non andava abbastanza lontano. Nelson ha quindi iniziato una campagna per:
– accelerare ulteriormente lo sviluppo di un razzo vettore per carichi pesanti,
– continuare a lavorare sullo sviluppo della capsula spaziale Orion
– finanziare una missione aggiuntiva delle navette.

Il disegno di legge sostiene anche lo sviluppo dei voli commerciali con equipaggio umano e ne aumenta i finanziamenti.
La versione della Camera di questo bilancio ha modificato sostanzialmente l’uso dell’iniziativa commerciale per il volo spaziale e ha cercato di conservare gli elementi principali del programma Constellation.

Il Sen. Bart Gordon, un democratico del Tennessee, ha obiettato che il disegno di legge del Senato include “un mandato non finanziato” per mantenere il programma shuttle in vita fino al 2011 ad un costo di 500 milioni di dollari e che cercando di accelerare lo sviluppo di un razzo per carichi pesanti sembrerebbe che “il Senato voglia direttamente progettare un razzo”. Ha anche espresso preoccupazione per la mancanza di un sistema di backup gestito dal governo nel caso che gli sforzi commerciali incorressero in problemi.
“È ormai chiaro che non c’è più tempo per approvare una legge di compromesso attraverso la Camera e il Senato”, ha detto Gordon in un comunicato lunedì. “Per motivi di certezza, stabilità, chiarezza e soprattutto per la forza lavoro della NASA e per tutta la comunità spaziale, ho deciso che era meglio prendere in considerazione una legge imperfetta piuttosto che nessuna proposta di legge. Continuerò a darmi da fare per proseguire verso questo compromesso”.

Ralph Hall, Repubblicano del Texas, ha accettato il verdetto del Senato dicendo: “Anche se non sono completamente soddisfatto del disegno di legge del Senato, sono molto contento che sia passato”.
“Il piano di questa amministrazione avrebbe messo su un sentiero pericoloso il volo spaziale umano della NASA”, ha detto in un comunicato. “È essenziale per il Congresso valutare e approvare una legge dopo averla attentamente ponderata, altrimenti ci sarebbe stata una semplice validazione del piano della Casa Bianca”.
La versione del Senato del bilancio “mantiene i finanziamenti a importanti programmi, dirige la NASA sia verso lo sviluppo di un veicolo multifunzione con equipaggio, che del nuovo sistema di lancio per carichi pesanti e permette alle aziende spaziali private di dimostrare le loro capacità”, ha detto Hall. “Senza un disegno di legge, le migliaia di posti di lavoro altamente qualificati della NASA e di decine di appaltatori privati che supportano volo spaziale umano sarebbero andati perduti”.

L’Amministratore della NASA Charles Bolden ha detto che “i legislatori, con questa approvazione, tracciano un nuovo e vitale futuro per il prossimo corso dell’esplorazione umana dello spazio”.
“Il presidente ha esposto un ambizioso piano per i futuri pionieri NASA che raggiungeranno nuove frontiere dell’innovazione e della scoperta,” ha detto. “Il piano investe di più nella NASA, estende la durata della Stazione Spaziale Internazionale, lancia il settore del trasporto spaziale commerciale, favorisce lo sviluppo di tecnologie d’avanguardia e aiuta a creare migliaia di nuovi posti di lavoro. Insomma, il passaggio di questo disegno di legge rappresenta un importante passo in avanti per aiutare a raggiungere gli obiettivi fondamentali stabiliti dal presidente”.

Mike Griffin, predecessore di Bolden, aveva una visione nettamente diversa. Griffin è stato il capo architetto del programma Constellation e un ardente sostenitore dei razzi Ares che avrebbero sostituito la navetta.
“Benché il disegno di legge del Senato offra qualche miglioramento rispetto al brutto piano presentato dall’amministrazione Obama, a mio parere, non è comunque in grado di giustificare la sua trasformazione in legge”, ha detto a The Huntsville Times all’inizio di questa settimana.
“Come è accaduto dopo la perdita dello Shuttle Columbia, è nuovamente il momento di chiederci se vogliamo avere un programma spaziale vero e proprio. Se lo vogliamo avere, allora il disegno di legge del Senato è insufficiente. Se non possiamo fare di meglio, allora credo che abbiamo raggiunto il punto in cui è meglio permettere che il nostro tentativo si areni definitivamente piuttosto di cercare inutilmente di salvarlo”.

In una intervista prima del voto di mercoledì, Gabrielle Giffords, Democratica dell’Arizona, ha detto che la proposta “ha gravi carenze dal punto di vista economico” dato che include un “mandato per mantenere attivo il Programma Shuttle protraendolo attraverso l’anno fiscale 2011, causando una spesa aggiuntiva che alla NASA costerà oltre mezzo miliardo di dollari”.
Sposata con Mark Kelly, comandante Shuttle, la Giffords ha criticato il fatto che il vettore pesante risulti come un lanciatore progettato “non dai nostri migliori ingegneri, ma dai colleghi del Senato. Secondo analisi interne della NASA, si stima che questo razzo costerà molti miliardi in più rispetto a quello che il Senato prevede”.
“In breve, il disegno di legge del Senato obbliga la NASA a costruire un vettore che non soddisfa le sue esigenze, con un bilancio che non è sufficiente e su un programma che, secondo analisi della NASA, non è realistico”, ha detto Giffords. “Secondo me questo non è un programma di voli umani realizzabile e sostenibile”.

Ma John Culberson, Repubblicano del Texas, ha detto “se questa sera non passa il disegno di legge, non c’è più un programma spaziale”.
“L’amministrazione sta perseguendo una politica di aggressiva e rapida chiusura di ordine burocratico del programma spaziale Americano e tutto viene fatto proprio ora mentre parliamo”, ha detto. “Se non passa questa legge, non ci sarà un’altra possibilità entro la fine dell’anno e quindi entro la fine dell’anno non ci sarà più un programma spaziale”.

Elliot Pulham, amministratore delegato della Space Foundation, ha detto che la legislazione dovrebbe fornire la stabilità necessaria sia per la NASA che per l’industria spaziale commerciale privata.
“Una qualche forma di compromesso doveva essere trovata, altrimenti la leadership degli Stati Uniti nell’esplorazione dello spazio sarebbe stata in pericolo”, ha detto in un comunicato. “La NASA ha sempre goduto di un forte sostegno bipartisan al Congresso, ed è gratificante vedere che il Congresso continua a considerare la NASA come un importante investimento nel futuro della nazione”.

La versione del Senato del bilancio NASA avrebbe fornito 3,99 miliardi di dollari per l’esplorazione nel 2011, 1,3 miliardi dollari per una nuova capsula per lo spazio profondo e 1,9 miliardi dollari per lo sviluppo iniziale di un nuovo vettore pesante.
La legge prevede un finanziamento di 144 milioni di dollari per sostenere la prosecuzione dello sviluppo privato dei veicoli spaziali senza equipaggio per trasportare cargo alla Stazione Spaziale Internazionale e di 312 milioni dollari per lo sviluppo di veicoli spaziali privati per il trasporto umano. Le operazioni spaziali riceverebbero 5 miliardi di dollari di cui 2,8 miliardi dollari per la Stazione Spaziale Internazionale.

Pio & Bubble Boy – Coelum n.142 – Ottobre 2010

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vignetta 142

vignetta 142

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.142 – Ottobre 2010. Leggi il Sommario.

Il Crepuscolo

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crepuscolo
I tre tipi di crepuscolo
crepuscolo
I tre tipi di crepuscolo

CIVILE
È definito come l’intervallo di tempo, dopo il tramonto o prima del sorgere del Sole, in cui vi sia ancora abbastanza luce per compiere qualunque lavoro richieda la luce del giorno. Termina quando il Sole è sceso di 6° sotto l’orizzonte. Come istante (all’alba o al tramonto) è definito dall’istante in cui il Sole ha l’altezza –6° sull’orizzonte. Come intervallo di tempo (all’alba o al tramonto) è definito dall’intervallo di tempo che il Sole impiega a passare da 0° a –6° sull’orizzonte.

NAUTICO
È definito come l’intervallo di tempo dopo il tramonto o prima del sorgere del Sole, in cui vi sia ancora abbastanza luce per scorgere l’orizzonte marino, per poter effettuare misure d’altezza con il sestante. Il crepuscolo nautico termina quando l’orizzonte sparisce, il che capita quando il Sole raggiunge i 12° sotto l’orizzonte. Come istante (all’alba o al tramonto) è definito dall’istante in cui il Sole ha l’altezza –12° sull’orizzonte. Come intervallo di tempo (all’alba o al tramonto) è definito dall’intervallo di tempo che il Sole impiega a passare da 0° a –12° sull’orizzonte.

ASTRONOMICO
È definito come l’intervallo di tempo dopo il tramonto o prima del sorgere del Sole, in cui vi siano ancora in cielo delle tracce di luce. Il crepuscolo astronomico termina quando spariscono anche le ultime tracce di luce ed inizia la notte astronomicamente intesa, il che capita quando il Sole raggiunge i 18° sotto l’orizzonte. Come istante (all’alba o al tramonto) è definito dall’istante in cui il Sole ha l’altezza –18° sull’orizzonte. Come intervallo di tempo (all’alba o al tramonto) è definito dall’intervallo di tempo che il Sole impiega a passare da 0° a –18° sull’orizzonte.


Arrivato l’ultimo ET

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ET-122
L'ET-122 è appena stato scaricato dalla chiatta Pegasus (NASA).
ET-122
L'ET-122 è appena stato scaricato dalla chiatta Pegasus (NASA).

ET? Sì, External Tank dello Space Shuttle.

L’ET-122 è stato scaricato oggi dalla chiatta coperta Pegasus dopo il suo viaggio di 1450 km dagli stabilimenti Lockheed Martin di New Orleans.
Questo serbatoio era stato danneggiato nella Michoud Assembly Facility dall’uragano Katrina quando la furia del vento aveva strappato via una parte del tetto del capannone in cui il grande Tank era in costruzione.

Rimasto accantonato per tutto questo tempo, è stata presa la decisione di recuperarlo per l’eventuale missione di soccorso STS-335, soprattutto in un’ottica di risparmio.
Attualmente però l’ultima decisione presa dice che questo ET servirà per l’ultima missione regolare delle navette e cioè la STS-134 di Endeavour in partenza alla fine di febbraio 2011. L’ET-138, l’ultimo costruito e quindi il più moderno, è già arrivato al Kennedy Space Center il 14 luglio ed è poi stato lasciato da parte per l’eventuale LON (Launch On Need).

L’America dello Spazio si sta ancora interrogando sul futuro delle missioni con equipaggio. Dopo la bocciatura e riabilitazione della capsula Orion, si stanno ora attendendo le decisioni finali sul progetto che prenderà il posto degli Space Shuttle.

Test Rifrattore Takahashi TOA-130

Takahashi TOA-130 -Setup in parallelo con Canon EF500 f/4L Is
Takahashi TOA-130 -Setup in parallelo con Canon EF500 f/4L Is

Coelum Astronomia - Test Takahashi TOA-130
Test Takahashi TOA-130

Il nuovo corso della produzione cinese dei telescopi ha condizionato lo sviluppo del mercato introducendo nuove proposte economicamente molto concorrenziali. In questo nuovo scenario di settore, la ditta Takahashi Seisakusho Ltd., ha saputo ben rispondere rilanciando l’offerta con eccellenti apocromatici, tenendo testa sia alla produzione cinese, sia alle ditte blasonate.

Coelum Astronomia - Takahashi TOA-130
Takahashi TOA-130

La casa nipponica, fondata da Mr.Kitaro Takahashi a Tokyo nel 1932, ha iniziato l’attività con la produzione di valvole per sottomarini; successivamente, nel dopoguerra, ha iniziato a sviluppare strumenti ottici e nel 1967 si è convertita alla produzione di telescopi. Nel 1970, ha introdotto il Fluoruro di Magnesio (MgF2) per il trattamento anti riflesso ed il Fluoruro di Calcio (fluorite, CaF2) per le ottiche. Nel 1998, il Protocollo di Kyoto ha vietato la lavorazione industriale della fluorite per evitare che fluorocarburi liberati nella sua lavorazione fossero respirati dagli operai.

Coelum Astronomia - Takahashi TOA-130
Takahashi TOA-130 e Marco Meniero

Inoltre, la fluorite era estremamente delicata ai graffi e sensibile all’umidità (igroscopica) ed agli agenti chimici atmosferici. Pertanto, la Takahashi ha iniziato a sostituire la fluorite degli apocromatici FS con le lenti più ecologiche in ED (“Extra Low Dispersion” secondo la terminologia comune, “Extraordinary “Dispersion” secondo Taka) affidandosi al settore di Ricerca e Sviluppo di della Canon. Tra alcuni astrofili aleggia il sospetto che il passaggio dalla fluorite ai vetri ED sia dovuto solamente a motivi economici e non all’ottemperanza del Protocollo di Kyoto. Solo sospetti? Non lo so, ma è vero che le linee di produzioni più vecchie mantengono ancora la Fluorite (es Sky90, 2009). E’ sempre stato noto, tra gli astrofili, che i vetri ED garantissero un contrasto inferiore alla fluorite, ma le stupende ottiche di recente produzione, come quelle dell’FSQ106 ED Petzval (seconda serie), hanno fatto ricredere molti appassionati.

Marte: notizie da Spirit e Opportunity

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La roccia scura chiamata 'Oilean Ruaidh' che sembra un meteorite ferroso
La roccia scura chiamata 'Oilean Ruaidh' che sembra un meteorite ferroso (Nasa JPL)
La roccia scura chiamata 'Oilean Ruaidh' che sembra un meteorite ferroso
La roccia scura chiamata 'Oilean Ruaidh' che sembra un meteorite ferroso (Nasa JPL)

Nel Sol 2358 (11 Settembre 2010), il rover ha viaggiato per più di 106 metri in una serie di passi. L’ultimo segmento del lungo spostamento è stato una prova simulata di navigazione autonoma (AutoNav) in marcia indietro con la telecamera posteriore (Hazcam) attiva. La navigazione autonoma è limitata alla marcia indietro perché l’antenna a basso guadagno del rover (LGA) è nel campo di vista della telecamera principale (PMA), mentre le telecamere della parte posteriore non hanno ostruzioni. Ulteriori test di questa tecnica sono in corso di programmazione.

Opportunity nel Sol 2361 (14 settembre 2010) ha eseguito un drive di più di 54 metri verso sud-est. Le indagini sui malfunzionamenti dello spettrometro Mössbauer (MB) continuano. Un test del MB a freddo è stato eseguito durante il Sol 2358 (11 settembre 2010). Questo test ha dimostrato il comportamento anomalo dello strumento sia all’inizio che alla fine della prova di 30 minuti. Un test precedente a temperature più elevate (durante il Sol 2355, 8 set 2010) non ha evidenziato anomalie di sorta e lo strumento ha funzionato normalmente.
Il Sol 2363 (16 Settembre 2010), il rover ha eseguito un movimento di oltre 80 metri verso il possibile meteorite. Sempre il Sol 2363, è stato eseguito un altro test diagnostico sullo spettrometro Mössbauer, questa volta ad una temperatura intermedia. Il MB ha funzionato normalmente durante tutto il test diagnostico.
Il Sol 2367 (20 settembre 2010), Opportunity ha eseguito un drive all’indietro di 36 metri avvicinandosi al meteorite e poi con una giravolta ha eseguito un approccio in avanti.
Il Sol 2368 (21 settembre 2010), il rover ha eseguito una semi-circumnavigazione di 9 metri del meteorite riprendendo dettagliate immagini. È ora in programma un avvicinamento al meteorite per l’analisi con gli strumenti di indagine del braccio robotico.
Al Sol 2369 (22 Set 2010), la produzione di energia solare è stata di 570 watt-ora con un lieve aumento di opacità atmosferica (Tau) a 0,607 e il fattore polvere sui pannelli solari è stato di 0,724. L’odometria totale segna 23’360,65 metri.

Test Montatura 10micron GM2000 QCI

Montatura GM2000 QCI - Errore Periodico
Montatura GM2000 QCI - Errore Periodico

Montatura GM2000 QCI
Montatura GM2000 QCI

Coelum ha già testato e recensito qualche anno fa la versione FS-2 di questa montatura equatoriale GoTo costruita in provincia di Milano e quindi di produzione italiana, appartenente alla categoria medio-alta perché in grado di sorreggere con sicurezza, per applicazioni di alto livello, strumenti fino al peso considerevole di 50Kg.

Ho di recente avuto la possibilità di testare questa versione nuova di zecca, denominata GM2000 QCI “Ultraportable”, che si differenzia in vari punti essenziali dalla versione FS-2.

Montatura GM2000 QCI
Montatura GM2000 QCI

I particolari più importanti che la differenziano dalla più semplice versione FS-2 (che, lo ricordiamo, utilizza motori passo-passo Sanyo Denki ed una elettronica prodotta in Germania dalla ditta Astro-Electronics) sono i motori AC Servo Brushless (cioè a corrente alternata e con encoder integrato di controllo dei motori) “intelligenti” tipicamente utilizzati nel settore della robotica industriale e particolarmente potenti e sofisticati, nonché una centralina elettronica, una pulsantiera di controllo ed anche un firmware totalmente nuovi, sviluppati in modo proprietario dalla ditta 10micron.

Montatura GM2000 QCI - Centralina
Montatura GM2000 QCI - Centralina

Inoltre questa versione della GM2000 QCI che mi è stata consegnata si chiama “ultraportable” perché offre una ulteriore innovazione particolarmente utile, ovvero la possibilità di dividere in pochi istanti i due assi di A.R. e DEC, rispettivamente da 15kg e 12 kg, rendendo la montatura molto più facile da trasportare rispetto alla versione monolitica, che ne pesa 27. Inoltre, su mia richiesta, mi è stata fornita la centralina di controllo (CONTROL BOX) separata, inserita in una valigetta portatile, e non incorporata nella mezza colonna che sovrasta il treppiede Centaurus, fornita nella versione “Full”. Infatti ho installato la montatura sulla colonna fissa del mio osservatorio personale, e quindi non avevo bisogno né del treppiede né della mezza colonna.

La GM2000 QCI viene fornita con una pulsantiera di comando abbastanza grande, per certi aspetti simile alle consolle palmari di comando Astro-Physics GTO o Vixen SkySensor 2000, con tasti morbidi e schermo LCD a più righe, entrambi retroilluminati.

Come la versione “sorella” FS-2, anche questa montatura QCI ha un peso considerevole, disegno somigliante (ma tutt’altro che uguale, specie per quanto riguarda le parti meccaniche interne) alle montature Astro-Physics 900/1200 GTO e finiture di gran pregio, in alluminio anodizzato e colorato. Questa montatura conferisce al telescopio una solidità assoluta: anche con tubi molto lunghi e pesanti il tempo di smorzamento delle vibrazioni è praticamente istantaneo, inferiore ad 1 secondo. Il puntamento avviene ad una velocità massima impressionante: 1920X cioè 8 gradi al secondo, durante il quale si sente solo il ronzio dei motori grazie alla grande silenziosità della trasmissione tramite cinghie dentate. Sono disponibili 9 velocità pre-impostate (solo la velocità massima di puntamento è configurabile), da 0.15x fino a 1920x.

Il database interno è vastissimo, e comprende decine di migliaia di stelle, oggetti non stellari, corpi del Sistema Solare (anche centinaia di asteroidi e comete luminose), ed è possibile memorizzare oggetti definiti dall’utente, nonché puntare coppie di coordinate, equatoriali ma anche altazimutali. Particolarmente comodo è l’accesso ai database delle stelle luminose, che può avvenire scegliendo il nome della stella oppure la sua designazione Bayer (alfa, beta, ecc… di ogni costellazione).

In generale ho trovato molto pratica e intuitiva la navigazione nei menu QCI, anche se avrei gradito che venisse fornita la possibilità di organizzare, tramite filtri da impostare nei vari cataloghi, i vari oggetti in base a determinate caratteristiche, ad esempio per luminosità, per estensione o per costellazione.

Non è possibile descrivere, nemmeno sommariamente, tutte le possibilità che offre questo software di controllo, che offre moltissime soluzioni di livello professionale. Mi limiterò quindi ad elencare quelle di maggiore interesse per l’amatore di medio livello.

Sky-Watcher 150/750

skywatch
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Valutare le qualità di un telescopio è un’operazione delicata e complessa.
Per poterne apprezzare i pregi e rilevarne eventuali difetti bisognerebbe testarlo a lungo, dedicando all’operazione più notti, in modo da osservare il cielo nel modo più sistematico e da riuscire a cogliere il maggior numero possibile di oggetti astronomici.
La mia personale esperienza suggerisce come il test di uno strumento non si possa esaurire nel volgere di poche notti di osservazione – non prendo nemmeno in considerazione l’ipotesi di testarlo in poche ore o da un luogo e con delle condizioni metereologiche poco idonee.
Per questo motivo ho deciso di raccontare le mie impressioni sulla qualità e le prestazioni di un rifrattore a corta focale non recentissimo, in commercio da circa due anni: è il telescopio SkyWatcher 150/750, uno strumento dotato di un obiettivo acromatico tipo Fraunhofer spaziato ad aria del diametro di 150mm e con una focale di 750mm prodotto in Cina.
La cella non è collimabile, come invece avviene nel modello più grande con la focale di 1200mm (F8). Al ricevimento del telescopio mi ha sorpreso la compattezza del tubo con dimensioni estremamente contenute, pesa circa 5 chili ed è dotato di un focheggiatore da 2 pollici (la qualità meccanica è discreta), con un riduttore da 1e1/4 di pollice che è predisposto per l’attacco della fotocamera; la messa a fuoco si raggiunge con precisione anche se a volte capita, con oculari pesanti, di avere qualche scatto.
Esteticamente è gradevole.
In qualità di appassionato di osservazione fotografica e visuale di ampi campi stellari, mi incuriosiva valutare le possibilità offerte da questo rifrattore a corta focale.
A un primo esame il rifrattore appare funzionalmente ben realizzato. La prima osservazione l’ho fatta in città dirigendo lo strumento sulla stella Vega, prima di porre l’occhio all’oculare (un Vixen al lantanio da 10mm), non pensavo certo di vedere un’immagine brillante e priva di residuo cromatico, come quella prodotta da un rifrattore apocromatico, ma la sorpresa è stata enorme in quanto l’alone blu prodotto dalla aberrazione cromatica che circondava Vega era contenuto; purtroppo una tenue luce diffusa disturbava la nitidezza della visione.

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Epsilon Lira

Aumentando l’ingrandimento con un oculare Vixen LW 3,5mm abbinato a un filtro giallo pallido (B+W420) e testando la stella in intra ed extrafocale si era resa evidente la presenza di una aberrazione sferica, oltre a un errore zonale al bordo. Nonostante questi difetti facilmente riscontrabili, sempre con lo stesso ingrandimento (214 x) e dirigendo il telescopio in direzione della stella, la doppia-doppia Epsilon Lira (separazione 2,5”d’arco), lo sdoppiamento del sistema in quattro stelle è risultato facile e ben risolto. Una visione molto bella, con punti luminosi piccoli e incisi, complice anche l’ottimo seeing caratteristico della pianura.

Osservando nelle notti dei mesi successivi altre stelle doppie, ho potuto constatare che lo SkyWatcher150/750, se pur con una focale così corta, raggiunge il limite teorico di separazione (in lambda Cigno di 0,8”d’arco era visibile la divisione, sia pure di lieve percezione).

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Gamma Andromeda
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Iota Cassiopea

Incantevole la stella doppia larga Albireo, osservata a basso ingrandimento con l’oculare 2” Unitron WideScan da 30mm e 84° gradi di campo, i colori intensissimi della stella rossa e azzurra, due piccole gemme che si stagliavano sul fondo ricco di stelle della Via Lattea. Uno spettacolo emozionante; così anche per gli altri sistemi doppi facilmente separabili a basso ingrandimento. Nei mesi invernali, il famoso Trapezio, immerso nella nebulosa di Orione mostrava, a 150 ingrandimenti, anche le deboli componenti E ed F (osservazione più volte ripetuta dal cielo di Milano).

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Iota Leone
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Lamda Cygni

Pur non essendo uno strumento progettato per l’osservazione della Luna e dei pianeti, (un’apertura obiettivo troppo spinta per un rifrattore acromatico), anche nell’osservazione prolungata di questi oggetti non sono mancate le sorprese. Per osservare gli astri del sistema solare ho utilizzato un filtro in grado di ridurre drasticamente il residuo cromatico: il Fringe-Killer della Baader/Unitron. Si tratta di un filtro studiato e realizzato appositamente per ridurre l’alone blu e rosso al di sopra dei 656nm dei rifrattori acromatici. Purtroppo le immagini si tingono leggermente di giallo, ma il risultato finale è ottimo.
La Luna a 50x (oculare da 15mm) al primo quarto si presentava abbagliante come se fosse stata letteralmente scolpita sul fondo del cielo, il residuo di cromatismo era molto attenuato dal filtro, anche se il colore della Luna a quel punto assumeva una sfumatura gialla. Aumentando gli ingrandimenti fino a 150x (oculare al Lantanio Vixen 5mm) i dettagli lunari risultano ancora molto contrastati e sempre affascinanti. Nel contempo la perdita di luminosità e di contrasto si faceva sentire con maggior evidenza.

Sempre utilizzando l’oculare da 5mm, osservando il pianeta Giove con un ottimo seeing, l’immagine risultava buona: evidenti le Bande equatoriali, mentre la macchia rossa (di colore bianco-rosa) si staccava dal fondo del pianeta.
I satelliti galileiani mostravano il dischetto circolare e, ben distinguibili, le differenze fra le dimensioni dei satelliti.
Molto netta e contrastata appariva l’ombra dei satelliti proiettata sul disco planetario.
Un vero piacere era l’osservazione di Saturno (sempre a 150x) che mostrava con immediatezza la divisione di Cassini e gli anelli A, B; con difficoltà l’anello C e ben visibili i cinque satelliti principali, anche a basso ingrandimento.
Utilizzando uno sdoppiatore binoculare Baader con oculari da 15mm e da 5mm, su tutti gli oggetti del sistema planetario, forte era la sensazione di viaggiare nello spazio a bordo di un’astronave. Uno scenario meraviglioso, in cui i pianeti e la Luna apparivano tridimensionali e sempre luminosi.

NGC 869-884
NGC 869-884
Csi Cygnus
Csi Cygnus

Il telescopio SkyWatcher 150/750 esibisce al meglio tutte le sue prestazioni sul profondo cielo, dai campi stellari della Via Lattea, agli ammassi aperti e globulari, alle nebulose e alle galassie. In alta quota, con il cielo buio e trasparente, questo rifrattore usato in abbinamento con l’oculare WideScan Unitron da 30mm e 84° di campo (senza filtro), rende le stelle equivalenti a minuscoli punti luminosi. Un grande senso di profondità e un piacere estetico impagabile rendevano la visione davvero emozionante. Una visione talmente reale dell’universo che, nel silenzio profondo della notte, ci rende drammaticamente consapevoli di quanto siamo parte integrante del Cosmo.

neat
Cometa NEAT
Nebulosa Nord America
Nebulosa Nord America

Un’altra qualità del telescopio SkyWatcher, è la possibilità di utilizzarlo come astrografo, a patto di inserire il filtro FringeKiller per ridurre l’aberrazione cromatica, che nella fotografia appare con maggiore evidenza.

Da alcune prove eseguite con 10 o 15 minuti di posa su pellicola Kodak da 200 ISO (spinta a 400ISO) si raggiunge con facilità la quattordicesima magnitudine fotografica. Dalle immagini fotografiche pubblicate nel presente articolo si può valutare la capacità di questo telescopio come astrografo. Sia nelle osservazioni visuali sia nelle riprese fotografiche (con cannocchiale guida da 60mm e focale 700mm) è stata utilizzata la montatura Vixen GP, senza alcun inconveniente di sorta.

KaT pronto a svelare segreti di Giove

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Sonda Juno
Una rappresentazione artistica della Sonda JUNO
Sonda Juno
Una rappresentazione artistica della Sonda JUNO

Dopo l’installazione dello strumento Jiram avvenuta ad inizio agosto scorso la collaborazione ASI-NASA per la sonda JUNO ha portato all’installazione del Ka translator (KaT) sulla piattaforma che volerà verso Giove per svelare i segreti del gigante del nostro sistema solare. Lo strumento è stato sviluppato nell’ambito della Direzione Tecnica dell’ASI e realizzato da Thales Alenia Space Italia con il supporto del team scientifico della Università di Roma.

Dopo il lancio, fissato per agosto 2011, JUNO viaggerà per 5 anni verso il più grande pianeta del nostro Sistema Solare. Uno degli obiettivi principali della missione è la determinazione della struttura interna del pianeta attraverso la misura del suo campo di gravità, ovvero delle varie componenti armoniche (gravity science experiment). Il complesso esperimento di radioscenza della sonda ha lo scopo di soddisfare questo obiettivo. Le misure richieste sfruttano come grandezza osservabile lo spostamento Doppler del segnale radio inviato da terra verso la sonda e da questa ritrasmesso coerentemente verso terra.

Il KaT, che costituisce la parte fondamentale dell’esperimento, grazie alle sue innovative prestazioni in termini di stabilità e di varianza di Allan, permetterà di effettuare queste misure in modo molto preciso, sfruttando un link Ka/Ka (uplink e downlink) pressoché immune dagli effetti di rumore dovuti al plasma interplanetario. Lo studio della struttura interna, insieme allo studio dell’atmosfera e della magnetosfera,  permetterà di approfondire i processi evolutivi subiti di Giove e di trovare possibili testimonianze delle origini del nostro Sistema Solare e della sua storia.

“L’integrazione sul satellite JUNO del modello di volo del KaT, che soddisfa pienamente i requisiti scientifici e ha superato tutti i test di qualifica, costituisce un successo per il team Italiano – ha detto il responsabile dell’Unità Sviluppi Tecnologici di ASI, nonché program manager del programma Juno, Roberto Formaro – anche in considerazione del fatto che le attività di progettazione e sviluppo dello strumento sono state fortemente condizionate dal tragico terremoto dell’Aquila dell’Aprile 2009. Il KaT – ha sottolineato l’ingegner Formaro – sfrutta l’esperienza dell’Italia nello sviluppo dei trasponditori e rappresenta un’eccellenza dal punto di vista tecnologico e di prestazioni.

Lo sviluppo tecnologico in questo campo va avanti e siamo già proiettati nella realizzazione del trasponditore MORE per l’esperimento di radioscenza della missione ESA Bepi Colombo che partirà per Mercurio nel 2014”.

“Questo ulteriore ed importante contributo che l’Italia ha dato alla missione JUNO  – ha detto la responsabile dell’Esplorazione ed Osservazione dell’Universo dell’ASI, Barbara Negri –  è stato possibile perché l’Agenzia Spaziale Italiana ha sempre supportato la comunità scientifica e l’industria nazionale attraverso la partecipazione alla realizzazione di progetti importanti ed ambiziosi per l’Esplorazione del Sistema Solare. Il KaT- ha concluso la dottoressa Negri – rappresenta un altro esempio di know-how italiano nel campo della strumentazione innovativa per lo spazio”.

Binocoli Stabilizzati Canon

binocolo
Binocolo

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Binocolo

Il piacere che provo nell’ osservare il cielo stellato con un buon binocolo, oltre che con un buon telescopio, da circa un anno è aumentato in misura notevole e forse al di là delle previsioni, in seguito all’acquisto, presso la ” Franz Foto Ottica” Srl – Cagliari, di due binocoli stabilizzati Canon, prima il modello 10×30 IS, e, sulla scia dell’entusiasmo, subito dopo, il modello18×50 IS. Preciso che da tempo cercavo un binocolo che non fosse afflitto dal difetto principale di quasi tutti i binocoli con ampio campo apparente (dai 60° in su) e cioè il degrado dell’immagine, soprattutto quella stellare, man mano che dal centro ci si sposta verso il bordo del campo; per caso, grazie ad un amico appassionato di strumenti ottici, lessi su “internet” alcuni test di binocoli (Todd’s Binoculars Evaluation), tra i quali i Canon stabilizzati riportavano la valutazione “excellent” relativamente ai seguenti parametri: risoluzione, luminosità , rilievo oculare e risoluzione ai bordi nonostante l’ampio campo dai 60° ai 67° apparenti; tale positiva valutazione veniva inoltre confermata sulla rivista Sky & Telescope dal test relativo al mod. 15×45 I.S. (maggio 98) ad opera di Dennis de Cicco che ad un certo punto, nel confronto con un altro binocolo di apertura maggiore, ma non stabilizzato, usava il termine “sbalorditivo” per sottolineare come la stabilizzazione dell’immagine gli consentisse di apprezzare stelle debolissime non percepibili invece con la visione tremolante. Un ulteriore test di confronto con altri binocoli stabilizzati in Sky & Telescope di luglio 2000 (Gary Seronic) confermava le positive valutazioni sulle prestazioni del Canon stabilizzato.

In effetti le mie aspettative, conseguentemente maturate, non sono andate deluse e nonostante il costo del 18×50 I.S. sia abbastanza elevato (1.544,21 € a listino Canon) lo ritengo giustificato per quello che offre in termini di prestazioni ottiche, maggiormente se si considera che vi sono binocoli di costo uguale o superiore che sono però privi della stabilizzazione dell’immagine; il mod. 10×30 I.S. (515,94 €) lo definirei addirittura economico considerato che si comporta in modo eccellente sia nell’osservazione terrestre che in quella del cielo di notte.

Terminata la Expedition 24

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Atterraggio della Soyuz TMA-18
La Soyuz TMA-18 scende in Kazakhstan (Nasa)
Atterraggio della Soyuz TMA-18
La Soyuz TMA-18 scende in Kazakhstan (Nasa)

Effettuata con un giorno di ritardo, la discesa della capsula russa Soyuz TMA-18 ha riportato a Terra due cosmonauti russi e un’astronauta della NASA, segnando così il capitolo finale della missione di sei mesi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Attraversando un cielo limpido sotto un enorme paracadute arancione e bianco, il modulo di discesa Soyuz è atterrato in posizione verticale vicino alla città di Arkalyk alle 0523 UTC (11:23 ora locale).
I motori di atterraggio morbido hanno funzionato alla perfezione. Alexander Skvortsov, Tracy Caldwell Dyson e Mikhail Kornienko, sono tornati sulla Terra dopo 176 giorni nello Spazio, quindi il riadattamento alla gravità terrestre necessiterà di un po’ di tempo, ma tutti e tre sono apparsi rilassati e di buon umore. Dopo essere stati estratti dalla capsula, è stata data loro frutta fresca e hanno potuto chiacchierare con il personale di recupero. Dopo gli iniziali esami medici, tutti e tre i membri dell’equipaggio sono stati trasportati a Karaganda per un tradizionale benvenuto kazako. Skvortsov e Kornienko proseguiranno verso Star City, vicino a Mosca, mentre per la Caldwell Dyson è stato programmato un volo di ritorno al Johnson Space Center di Houston a bordo di un jet della Nasa.
Legati sulla navicella Soyuz TMA-18, lo stesso veicolo che li ha portati in orbita il 2 aprile scorso, Skvortsov, Kornienko e Caldwell Dyson hanno lasciato il modulo Poisk della stazione spaziale alle 0202 UTC di oggi, sabato 25.
Un primo tentativo di sganciare la capsula venerdì mattina è stato bloccato da problemi con un sensore nel meccanismo di aggancio che teneva unita la Soyuz al molo d’attracco del modulo Poisk. L’ingegnere di volo della stazione Fyodor Yurchikhin ha quindi installato un ponticello che emulava i segnali attesi dal sensore “portello chiuso e bloccato”, ripristinando temporaneamente il sistema e by-passando il problema.
Non ci sono perciò stati problemi durante il secondo tentativo di sgancio e dopo lo spostamento della Soyuz a distanza di sicurezza, Skvortsov ha acceso i razzi frenanti della nave per quattro minuti e 21 secondi a partire dalle 0431:17 UTC di sabato. La frenata è stata di circa 413 km/h e ha messo la capsula in rotta verso il luogo di atterraggio. Dopo una caduta libera di mezz’ora, il modulo di discesa della Soyuz TMA-18 è entrato nell’atmosfera discernibile ad una altitudine di circa 100 km alle 0459 UTC.
Dei sei mesi trascorsi nello spazio i momenti più drammatici per l’equipaggio si sono verificati alla fine di luglio, quando uno dei due circuiti di raffreddamento della Stazione Spaziale si è bloccato a causa di un guasto alla pompa del refrigerante. Costretto a spegnere numerosi sistemi di bordo per evitare il surriscaldamento, l’equipaggio della Stazione è stato rapidamente istruito su un complesso lavoro di riparazione diviso in tre passeggiate spaziali che avrebbero eseguito Caldwell Dyson e Douglas Wheelock.
Expedition 24 - I tre astronauti pochi minuti dopo l'uscita dalla capsula
I tre astronauti pochi minuti dopo l'uscita dalla capsula (NASA/Bill Ingalls)

“Che cosa scriveranno gli storici su questa Expedition? Beh, certamente il titolo riguarderebbe la sostituzione del modulo della pompa di refrigerazione. Il giorno in cui l’ammoniaca ha smesso di scorrere nel circuito A è stato decisamente caotico, ma le tre passeggiate nello spazio con tutto il lavoro che si è reso necessario per cambiare la pompa, sono state una lotta contro il tempo”, ha detto Caldwell Dyson prima dello sgancio. “Penso che gli storici potrebbero scrivere soprattutto di come questa stazione spaziale è in grado di sopportare un guasto importante come quello.”

“Sai, per gli ultimi quattro o cinque mesi mi sono messa spesso nella cupola a seguire le albe e i tramonti. Sono quasi giunta alle lacrime per l’emozione data dalla moltitudine di stelle che si vedevano ogni volta che il Sole è nascosto. E mi sono chiesta come mi sentivo quando sono andata là fuori”, ha aggiunto Caldwell Dyson.
“Per me, la prima EVA è stata il culmine di 12 anni di preparazione per poter essere qui e questo anche grazie ad un enorme desiderio di farlo. E così la sensazione che ho avuto là fuori quando ero sulla struttura, al di fuori della Stazione Spaziale, è stata un’emozione incredibile come quella che ho avuto nella EMU (tuta spaziale), guardando il sorgere del Sole dallo Spazio per la prima volta. È stato, come ho detto, la realizzazione di un grande desiderio e di anni di formazione. È una sensazione che non potrò mai dimenticare!”.
In un’intervista della settimana scorsa con ABC News, ha detto che le sarebbero mancati i suoi due compagni di viaggio “perché non appena si atterra… io dovrò salire su un aereo e tornerò direttamente a Houston e miei due compagni russi, con i quali ho trascorso tutti i miei ultimi sei mesi, non sarò in grado di vederli per almeno un paio di settimane”.
“Mi mancheranno tantissimo i panorami”, ha aggiunto. “Non ho mai pensato che sarei giunta al momento in cui avrei guardato dalla Cupola per l’ultima volta, altrimenti mi sarei intristita. Ma poi mi sono anche sentita incoraggiata dal fatto che non molte persone riescono a vedere questo panorama e così ho cercato di prenderlo il più possibile con me in modo da poterlo descrivere e portarlo alla gente quando tornerò”.
“L’unica cosa che non mi mancherà è la breve durata nel mio spazzolino da denti. Non vedo l’ora di avere l’acqua corrente,” ha concluso ridendo.
La partenza della Soyuz TMA-18 ha lasciato la Stazione Spaziale Internazionale con l’equipaggio di tre componenti della Expedition 25:  il comandante Wheelock, Yurchikhin e Shannon Walker.
Avranno la stazione tutta per loro per le prossime due settimane prima dell’arrivo dei tre nuovi membri dell’equipaggio a bordo di un veicolo spaziale Soyuz aggiornato, la TMA-01M il cui lancio è previsto per il 7 ottobre.

Treppiede e Montatura per Binocolo

Treppiede per binocoli
Treppiede
Treppiede e montatura per binocolo

Mi chiamo Fabio Concetti, ho 23 anni, sono laureato in Biologia ed abito a Falerone (un paesino in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche); sono astrofilo da quando avevo circa cinque anni e già da allora il primo strumento che mi ha affascinato per la strepitosa capacità di far divenire gli oggetti del cielo ancor più belli che ad occhio nudo, è stato un binocolo.

Poi nel crescere mi sono evoluto ed è arrivato il classico 114 ; ho avuto poi spesso anche occasione di “guardare dentro” molti telescopi di 25 cm di diametro ed oltre, dotati di puntamento automatico.. una gran bella comodità, non c’è che dire, ma quando tornavo a casa e dovevo “armeggiare” con il mio telescopietto, mi rendevo conto di non riuscire a ritrovare gli oggetti (anche per colpa dello scandaloso cercatore, della montatura traballante e del cielo inquinato) e poi sentivo troppo la mancanza di poter avere lo sguardo rivolto nella stessa direzione inquadrata dallo strumento ed inoltre avere l’immagine dritta, insomma volevo essere più cosciente di dove e cosa stavo guardando e non avere la sensazione di immagini finte, rivolte nella stessa direzione del pavimento della terrazza… per non parlare del fatto che con i telescopi si deve tenere un occhio “in panchina” a non far nulla Insomma il binocolo rimaneva lo strumento preferito, solo che sia il 7×50 che il 10×50 mi andavano stretti, anche perchè di qualità non eccelsa.

Così mi sono portato appresso per molti anni il sogno di avere per le mani un binocolone di grande qualità e, dopo aver a lungo ponderato l’acquisto da fare, mi sono deciso ad acquistare il mitico 20×110 della General Hi-T.

Mi sono sempre rifiutato all’idea di acquistare un binocolo con i prismi a 45° o 90° per i motivi già detti sopra, però è nato prepotentemente il problema di un eventuale treppiede in grado di sostenere in maniera solida un binocolo di tale peso (circa 7Kg) ed anche in grado di consentirmi osservazioni allo zenit.

Non essendo soddisfatto di nessuna delle soluzioni in commercio, ne per quanto riguarda i treppiedi, ne tantomeno forcelle varie o teste fotografiche ecc… (sia per la scomodità delle visioni allo zenit, alle quali credo però non si possa rinunciare quando si ha per le mani un tal binocolo, sia per i prezzi e forse anche per la scarsa stabilità) ed avendo la grande fortuna di essere figlio di un falegname, ho deciso di autocostruirmi un treppiede ad hoc. Il risultato lo si può vedere nelle fotografie sottostanti.

Treppiede chiuso
Treppiede chiuso
treppiede aperto
treppiede aperto

L’altezza minima di questo treppiedi è di 120 cm, mentre alla massima apertura supera i due metri, anche se non è mai necessario aprirlo più del metro e ottanta.

Per realizzarlo ho utilizzato quattro tipi di legno diversi, al fine di coniugare leggerezza (per quanto possibile) e rigidità e robustezza impiegando legni con caratteristiche di elevata resistenza in quegli snodi critici in cui è richiesta particolare resistenza.

Il risultato finale è che il treppiedi è così resistente che ha retto i miei 70 chili (mi ci sono appeso) senza protestare più di tanto (da aperto!), inoltre l’ho anche dotato di una barra filettata centrale con una manopola in grado di tensionare ulteriormente la struttura, agendo sulle tre stecche che regolano l’apertura delle gambe.

Montatura treppiede
Montatura treppiede - Particolare
Montatura treppiede
Montatura treppiede - Particolare

Inizialmente pensavo di costruire anche una montatura a parallelogramma, ma ero molto dubbioso sulla funzionalità di una eventuale testa fotografica da applicare ad una estremità del trapezio stesso.

Poi è arrivata la folgorazione: ho visto, dal sito Binomania di Piergiovanni Salimbeni, la splendida idea di Gianfranco Bonfiglio che ha realizzato una sorta di forcellone con gli stessi vantaggi di una montatura a parallelogramma, ma che in più elimina il problema di mettere altri contrappesi per bilanciare il movimento di altezza (come invece avviene nella montatura in foto).

Montatura a parallelogramma
Forcella per binocolo

Infatti, realizzando una forcella di altezza appropriata, (cosa che peraltro Gianfranco Bonfiglio mi sembra non abbia fatto, almeno per quello che ho potuto carpire dalle sole immagini) sono riuscito a trovare il bilanciamento ideale che mi consente di muovere gli oltre sette chili del binocolo con uno sforzo pressoché nullo.

Praticamente riesco a spostare il binocolo senza neppure usare le mani, solo con la minima pressione che esercito con gli occhi ed il naso sulle conchiglie di gomma a protezione degli oculari!!!

Treppiede per binocoli - particolare
Treppiede per binocoli - particolare

E’ davvero un piacere incredibile e non debbo nemmeno mai serrare le manopole di blocco perchè il bilanciamento è talmente efficace che il binocolo mantiene qualsiasi posizione nella quale viene rilasciato.

Inoltre con il forcellone riesco ad avere un escursione in altezza di oltre 90 cm, così da poter osservare io lo zenit perfettamente in piedi e di abbassare poi il tutto per far osservare la stessa zona di cielo persino a bambini di 5 anni, senza dover intervenire sul treppiede o eventuali colonne centrali (come accade con altri sistemi), ottenendo perciò una stabilità ed una rapidità massime.

Treppiede per binocoli - escursione allo zenit
Treppiede per binocoli - escursione allo zenit
Treppiede per binocoli - escursione allo zenit
Treppiede per binocoli - escursione allo zenit

Ho potuto constatare che dando una discreto colpetto al binocolo fissato sulla montatura le vibrazioni spariscono dopo solo cinque secondi: direi che è ragguardevole se si pensa che fra binocolo, forcellone e contrappeso, il treppiede deve sostenere la bellezza di 20 chili !

Certo sulla trasportabilità di tutta questa attrezzatura (circa 35 chili complessivi, binocolo compreso) non posso certo dire di aver

fatto centro, però la stupefacente comodità osservativa che si ottiene ripaga ampiamente, e con gli interessi, lo sforzo che si compie per portarsela appresso.

Treppiede per binocoli - escursione allo zenit
Treppiede per binocoli - escursione allo zenit

Ed inoltre ho riservato un occhio di riguardo anche alla gradevolezza estetica complessiva che non guasta mai, e che è stata apprezzata anche da amici che con astronomia, binocoli e cavalletti hanno poco in comune.

Sono convinto che se qualche azienda si mettesse a produrre ad un prezzo accettabile dei sistemi basculanti simili o anche migliori di questo o delle varie montature a parallelogramma in circolazione, farebbero affari d’oro: una volta che si è provata la differenza di comodità rispetto alle classiche teste fotografiche, viene da piangere a tornare indietro.

Chi fosse interessato a conoscere ulteriori dettagli o informazioni può contattarmi al seguente indirizzo di posta elettronica: f.concetti@gmailcom

Problemi alla Soyuz in partenza dalla ISS

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Soyuz TMA-18
La Soyuz TMA-18
Soyuz TMA-18
La Soyuz TMA-18

Era previsto che la Soyuz TMA-18 mollasse gli ormeggi dalla ISS per le 0125 UTC di questa mattina, venerdì 24 settembre.

Tutto stava andando per il meglio e i tre componenti dell’equipaggio della capsula (Mikhail Kornienko, Alexander Skvortsov e Tracy Caldwell Dyson) avevano salutato i colleghi che restavano a bordo della Stazione e si trovavano già a bordo, quando i controlli di tenuta dei portelli hanno dato un allarme.
Un primo ritardo di un’orbita per il rientro ha permesso di eseguire diversi controlli e ritardo dopo ritardo siamo ora giunti al rinvio del rientro di almeno 24 ore.
Pare che il problema risieda nel portello del modulo Poisk della Stazione, elemento a cui è attraccata la Soyuz. In un primo tempo appariva solo un problema di microswitch, che non confermavano la completa chiusura dei ganci che permettono di sigillare perfettamente le guarnizioni di tenuta, ma a verifiche successive è stata anche rilevata una fuga di gas. Ovviamente in queste condizioni la Soyuz non può abbandonare la ISS, dato che si trova nella condizione di fare da “tappo” sul portello malfunzionante.
Soyuz TMA-18 componente danneggiato
Dettaglio dell'oggetto staccatosi dal sistema d'attracco (Nasa TV)

Ma successivi controlli hanno evidenziato che in realtà non ci sono perdite di gas, confermando la tenuta delle guarnizioni e il guasto è in realtà più complesso, coinvolgendo il sistema di ganci che uniscono la capsula al modulo d’ormeggio. Durante una delle riaperture del portello lato ISS, Fyodor Yurchikhin ha visto volare fuori dai meccanismi di attracco un piccolo oggetto che si è poi rilevato essere apparentemente un ingranaggio danneggiato.

Le foto sono state immediatamente inviate al Centro Controllo di Terra e sono al vaglio dei tecnici. Nel frattempo è stato confermato un prolungamento del soggiorno nello spazio di almeno 24 ore per l’equipaggio della Soyuz TMA-18.
Aggiornamento
Apparentemente si è trattato di un errore nel segnale di un sensore, quello che conferma l’avvenuto bloccaggio della chiusura del portello lato ISS.
Non essendoci quella conferma il sistema di aggancio non avvia la procedura di sgancio dato che gli risulta un portello aperto.
La soluzione?
Bypassare lo switch con un ponticello in modo che il sistema di attracco creda che il portello è chiuso. Alla faccia delle procedure di sicurezza…
Sono in corso altre verifiche, ma stando così la situazione la Soyuz TMA-18 lascerà la Stazione alle 0202 UTC di domattina con accensione deorbitante alle 0432 UTC e atterraggio alle 0522 UTC.
Buon rientro!

Forcella “reverse”

Forcella ultimata
Forcella con contrappesi e supporto di test.
Forcella "reverse"
Forcella "reverse"
Paoluzzi
Paoluzzi

Salve ragazzi, sono un tecnico elettronico dell’istituto di fisica nucleare con la passione perl’astrofilia, così di tanto in tanto mi cimento in autocostruzioni per osservare con i miei binocoli…. ed essendo elettronico le mie opere meccaniche sono alquanto pasticcione e poco rifinite.

L’oggetto che di recente mi ha impegnato è stata la costruzione di una forcella “reverse”: termine che uso per definire una forcella che viene montata al contrario in modo che le 2 braccia della biforcazione alloggino i contrappesi anzichè l’ottica, mentre la base orizzontale che forma con le 2 braccia la forma di “pi-greco” costituisce il supporto su cui montare gli strumenti di osservazione.

Un opportuno raccordo a “T” interno al “pi-greco” a sua volta permette i 2 movimenti altazimutali.
Mi soffermo sui 2 movimenti; se per la scelta del materiale relativo alla realizzazione della forcella si può optare con relativa facilità per qualsiasi tipo (legno, metallo pieno o “inscatolato”, PVC o plastica dura, vetroresina, MDF impermeabilizzato ecc ecc), per quanto riguarda la realizzazione dei movimenti abbiamo in genere 2 opzioni su lavorare:
1. movimenti fluidi in TEFLON (sul concetto della base dei telescopi dobson)
2. movimenti liberi su cuscinetto meccanico con relativi freni di bloccaggio
La mia scelta è caduta sui movimenti in teflon… fondamentalmente perchè è più semplice da realizzare, è la più fluida per il movimento e inoltre permette un facile montaggio-smontaggio con relativa ispezionabilità.
Avendo acquistato un solido 3piedi per teodolite nel mercato dell’usato, mi sono cimentato nella realizzazione della forcella cercando soluzioni più semplici possibili così da evitare sia le immancabili complicazioni da realizzazione-assemblaggio, sia eccessivi acquisti di utensileria (essendo un elettronico non dispongo di troppi utensili meccanici): infatti mi sono arrangiato con trapano a colonna, lima, sega e piccoli utensili presi all’ingrosso di ferramenta più vicino (purtroppo gli ingrossi ti forniscono a basso prezzo materiale di bassa… qualità). Ho innalzato il 3 piedi (amo osservare in piedi e “purtroppo” sono alto 1,81 m) utilizzando un ciocco in castagno massello cilindrico di 12cm di diametro e altezza 25cm circa opportunamente trattato con stucco-cementite-smalto impermeabile.

Treppiedi con forcella - Particolare
Treppiedi con forcella - Particolare

Ho realizzato il movimento orizzontare inserendo e incollando sul ciocco un perno filettato “M10” come asse di rotazione (e come perno su cui montare un eventuale bullone che stringendolo renda più duro il movimento rotativo), successivamente ho realizzato un sandwich di dischi “alluminio- teflon- alluminio”. Il primo è stato fissato al ciocco con 3 bulloni a 120 gradi, il disco in teflon (2mm di spessore) l’ho poggiato sopra, mentre il secondo disco di alluminio (è un dodecagono realizzato a mano con trapano-sega-lima per mancanza di reperibilità di un disco identico al primo).

Ho poggiato quindi il disco-dodecagono su quello in teflon in modo che possa sia ruotare liberamente, sia costituisca la base su cui montare il movimento azimutale (verticale) e su cui far gravare il peso dell’intera forcella.
Il concetto dietro ogni movimento e’: ottenere la fluidità facendo in modo che le parti in movimento tra loro siano in alluminio separato dal teflon ( realizzato ritagliando un foglio in teflon, materiale purtroppo non di facilissimo reperimento, ci sono però materiali plastici simili in giro) e agire poi sulla fluidità serrando gli assi di rotazione (dei perni filettati “M10”) con rondella di teflon-rondella in metallo-dado AUTOBLOCCANTE (e’ importante che sia autobloccante per evitare che si sviti durante i movimenti).

Ciocco con il primo disco di alluminio inserito
Ciocco con perno filettato e disco di alluminio - Particolare
Ciocco con il secondo disco inserito
Ciocco con perno filettato e disco di teflon - Particolare
disco-dodecagono
Disco di alluminio dodecagono realizzato a mano con trapano-sega-lima

A questo punto ho seguito lo stesso concetto per il movimento azimutale: utilizzando un piccolo trave di alluminio, l’ho incollato sul secondo disco (quello a dodecagono), l’ho forato in modo che possa passare il perno filettato-asse e sulle 2 facce laterali ho incollato (usando sempre colla “metallo liquido” molto buona per i metalli) 2 perni filettati che andranno ad infilarsi nella forcella.

Forcella - Particolare
Particolare della forcella

La forcella quindi l’ho tagliata su misura in modo che potesse essere montata con la miglior tolleranza possibile: peril materiale ho optato per legno di rovere (tra i più duri che si trovano in giro) dello spessore di 3 cm. A molti può sembrare esagerato ma ho scoperto che per le autocostruzioni è meglio SOVRADIMENSIONARE in modo da non avere sgraditi inconvenienti; inoltre ho intenzione di montarci almeno un rifrattore da 150/1200 che pesa una decina di kg, quindi voglio stare tranquillo con la solidità della struttura. Anche il rovere l’ho trattato con cementite-smalto impermeabile in modo da non aver problemi nelle mie umide fredde uscite notturne in montagna.

Forcella ultimata
Forcella con contrappesi e supporto di test.

Realizzata la forcella ho assemblato il tutto, con degli opportuni fori in basso ho messo dei contrappesi (che sono poi i classici pesi per manubri da body building) e al momento ho fissato sulla barra orizzontare della forcella una testa fluida GITZO che avevo, in modo da testare il tutto… E finora funziona!!!!!

Attualmente sto facendo un elenco delle migliorie da apportare, ma se penso che con meno di 50 euro ho realizzato una cosa che (fatta meglio e in alluminio) costa diverse centinaia di euro, sono felice!!!
Ecco la versione della telescope service

Un saluto “fai da te” dai castelli romani
Giovanni Paoluzzi alias Fabulador

PaoluzziGiovanni Paoluzzi, 34 anni, è un tecnico elettronico dell’Istituto di Fisica Nucleare presso la seconda università di Roma “Tor Vergata”, laboratorio prof. Carboni.

Conseguito il diploma in elettronica sperimentale presso l’istituto E. Fermi di Frascati, lavora con la qualifica di tecnico dopo un esperienza universitaria come studente presso la facoltà di ingegneria che gli ha fruttato 14 esami prima di interrompere gli studi.

Prima di arrivare alla sezione universitaria di Tor Vergata ha lavorato per 7 anni ai laboratori nazionali di Frascati dell’INFN dove ha prestato servizio negli esperimenti Kloe, OPERA e nelle iniziative didattiche.

Appassionato di scienza applicata, laboratorio, prototipi e nuove idee, è un astrofilo che osserva con binocoli giganti nella continua ricerca degli ormai pochi cieli scuri del centro Italia. Portando avanti la sua passione per l’astronomia, si interessa di storia delle tecniche e dei personaggi della scienza; tra i suoi punti di riferimento ci sono le opere scientifiche dell’astronomo inglese Edmond Halley, del tecnico estone Bernhard Schmidt e del genio croato Nikola Tesla.

Nel tempo libero si dedica al jazz e al blues come chitarrista o bassista in qualche band romana.

Lancio Atlas

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l lancio ripreso a lunga esposizione
l lancio ripreso a lunga esposizione. [SpaceflightNow]
l lancio ripreso a lunga esposizione
l lancio ripreso a lunga esposizione. (SpaceflightNow)

È partito alle 0403:30 dalla rampa SLC-3E della Vandenberg Air Force Base il vettore Atlas 5 che ha portato in orbita il satellite spia segreto NROL-41.
Il committente è il National Reconnaissance Office (NRO L-41).
Il lancio è stato ritardato per ben 4 volte durante il conto alla rovescia a causa di un veicolo privato che si trovava nei pressi della rampa 8. fortunatamente è poi stato allontanato ed il conto alla rovescia è potuto proseguire.

Alcune statistiche di questo lancio:

Il 605esimo lancio per il programma Atlas dal 1957
Il 287esimo lancio Atlas da Vandenberg AFB dal 1959
Il 36esimo lancio Atlas dallo Space Launch Complex 3
Il 23esimo lancio di un Atlas 5 dal 2002
Il terzo Atlas 5 che parte da Vandenberg
Il 15esimo Atlas 5 lanciato dalla United Launch Alliance
Il secondo Atlas 5 che vola nella configurazione 501
La decima missione di un Atlas 5 per il Department of Defense
Il quarto uso dell’Atlas 5 per il National Reconnaissance Office
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