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Urano visto da Cassini

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Lo sguardo rivolto ad Urano della sonda Cassini. E’ la prima volta che la sonda, frutto di un accordo di collaborazione tra la NASA, L’ESA e l’Agenzia Spaziale Italiana, “immortala” il gigante di ghiaccio blu. Scattata l’11 aprile la foto mostra il pianeta come un pallido punto blu nella parte superiore sinistra dell’immagine, splendente al di là degli anelli di Saturno, in primo piano nella fotografia.

Al momento dello scatto Urano si trovava a circa 28,6 unità astronomiche (UA) da Saturno – 1 UA è la distanza dalla Terra al Sole, circa 150 milioni km. Al loro massimo avvicinamento, Urano e Saturno, si ritrovano ad “appena” 10 unità astronomiche e questo accade una volta ogni 30 anni. Saturno, infatti, impiega quasi 30 anni terrestri per fare un’orbita completa del sole.

Sebbene sia Saturno che Urano siano pianeti grandi e gassosi, gli scienziati non necessariamente li classificano nella stessa categoria. Urano e Nettuno sono indicati come giganti di ghiaccio, specificano alla NASA, distinguendoli dai loro fratelli più grandi, Giove e Saturno, i classici  giganti gassosi. Ma mentre i primi due sono in gran parte costituiti da acqua, ammoniaca e metano, Giove e Saturno sono quasi interamente composti da idrogeno ed elio.

Questa non è la prima volta che Cassini ha fatto una foto di un altro pianeta del sistema solare da Saturno. La sonda internazionale aveva già rivolto il suo sguardo sulla Terra nel 2013 , producendo una foto incredibile che mostrava il nostro pianeta, Mercurio e Venere, splendenti come puntini di luce dietro Saturno.

Una caratteristica strana di Urano – settimo pianeta del sistema solare – è che è inclinato su un fianco. Si ritiene che sia il frutto di una collisione all’inizio della sua formazione che lo “ha fatto porre su un fianco”, con l’asse del pianeta rivolto verso il sole.

Questa strana inclinazione è responsabile delle stagioni estreme che lo caratterizzano. Per circa un quarto dell’anno di Urano – pari a circa 84 anni terrestri – il Sole splende direttamente su un solo polo, gettando l’altra metà del pianeta in un lungo e buio inverno.