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Crew Dragon. L’alba di una nuova era.

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«L’alba di una nuova era», accompagnata da queste parole e la ripresa, sicuramente emblematica , effettuata dall’astroanuta Anne McClain: la siloutte della Crew Dragon sullo sfondo del Sole nascente dall’orizzonte della Terra, vista dalla Stazione Spaziale Internazionale.  Crediti: NASA/Anne McClain

Un nuovo e importante passo nella collaborazione tra Agenzie spaziali e privati per il volo umano nello spazio, e questa storica tappa se la aggiudica nuovamente la Space X. Per la prima volta, infatti, un veicolo spaziale e un razzo, per il trasporto di equipaggio umano, costruiti e pilotati da un’azienda privata americana, sono stati lanciati verso la Stazione Spaziale Internazionale.

La navicella spaziale è la SpaceX Crew Dragon, per il momento ancora senza equipaggio umano, ma il suo ruolo sarà principalmente quello: permettere agli astronauti, americani ma non solo, di raggiungere la stazione spaziale in modo indipendente dalle Soyuz russe, dopo l’abbandono del programma Space Shuttle nel 2011.

Lift-off! Il Falcon 9 è partito dalla sua rampa di lancio a Cape Canaveral. Tenterà poi il rientro, per il suo riutilizzo, sulla piattaforma “

La Crew Dragon è partita è partita alle 02:49 EST (8:49 ora italiana), del 2 marzo, ancorata al razzo Falcon 9 dal Complesso di lancio 39A del Kennedy Space Center della NASA (Florida).

«Il successo del lancio di oggi segna un nuovo capitolo dell’eccellenza americana, facendoci avvicinare ancora una volta al volo di astronauti americani su razzi americani dal suolo americano», ha affermato, senza nascondere l’orgoglio nazionale, l’amministratore della NASA Jim Bridenstine. «Mi congratulo con orgoglio con i team SpaceX e NASA per questa importante pietra miliare nella storia dello spazio della nostra nazione. Questo primo lancio di un sistema spaziale progettato per l’uomo, costruito e gestito da una società commerciale attraverso una partnership pubblico-privato, è un passo rivoluzionario nel nostro percorso per portare gli umani sulla Luna, su Marte e oltre».

La novità assoluta è infatti la compartecipazione pubblico-privato, in un campo così delicato in cui l’agenzia spaziale americana, in passato, ha purtroppo fallito. Non si può infatti nascondere che il programma Space Shuttle fosse forse troppo ambizioso, e sicuramente troppo costoso per la NASA. L’aiuto del privato, anche se non sono poche le perplessità, sta diventando sempre più essenziale per il progresso anche in campo spaziale, anche quando in gioco ci sono le vite degli astronauti. Senza nascondere poi che, per una nazione come quella americana, continuare a dipendere da un’agenzia storicamente rivale come quella russa per far arrivare i suoi astronauti nella ISS era un sassolino (nemmeno troppo piccolo) nelle scarpe da togliersi al più presto.

La scia lasciata dal lancio della missione Crew Demo-1, immagine di rito nei lanci Space X. Crediti: Space X.

Anche Elon Musk, CEO e lead designer di SpaceX, ha ovviamente esperesso la sua soddisfazione: «Prima una nota di apprezzamento per il team di SpaceX. Ci sono voluti 17 anni per arrivare a questo punto, dal 2002 ad oggi, e una quantità incredibile di duro lavoro e sacrificio da parte di molte persone che ci hanno portato fino a qui… Devo anche esprimere grande apprezzamento per la NASA» ha dichiarato. «SpaceX non sarebbe qui senza la NASA, senza l’incredibile lavoro svolto prima che SpaceX esistesse e senza il supporto avuto dopo la fondazione». La partnership pubblico-privato ha il vantaggio di combinare le competenze e gli approcci innovativi di una compagnia commerciale alla decennale esperienza della NASA nella progettazione e nello sviluppo del volo spaziale con equipaggio umano.

Il lancio, come abbiamo detto, era il primo test di prova, c’è ancora molta strada da affrontare prima di poter utilizzare la Crew Dragon con astronauti a bordo, ma non c’è dubbio che il modo migliore per perfezionare il tutto e renderlo sempre più affidabile sia quello di lavorare sul campo. In particolare tutte le attività di aggancio, sgancio e recupero della capsula richiedono numerose fasi mai effettuate prima, e che non era possibile testare appieno a terra.

SpaceX ha controllato il lancio del razzo Falcon 9 dal Launch Control Center Kenning Room 4, l’ex sala di controllo dello Space Shuttle, affittata dalla compagnia come principale centro di controllo. Mentre le operazioni della navicella Crew Dragon erano seguita dal centro di controllo missione della Space X stessa, a Hawthorne, in California. I team della NASA invece hanno seguito le operazioni dal lato della Stazione Spaziale, durante tutto il volo e l’attracco, dal Centro di controllo missione presso il Johnson Space Center dell’agenzia a Houston.

La Crew Dragon è attraccata con successo alle 6:05 am (12:05 ora italiana) di domenica 3 marzo. Si è avvicinata alla Stazione spaziale in modo autonomo, e ha effettuato l’attracco come da manuale.

Non è la prima volta che le capsule Dragon (per il trasposto di materiale e rifornimenti per la ISS) si agganciano alla Stazione spaziale ma, nel loro caso, l’ultima fase viene eseguita dal personale a bordo della stazione, che letteralmente agguanta la capsula una volta arrivata a poche decine di  metri. In questo caso invece, come per le Soyuz, la manovra è completamente eseguita in modo autonomo: la navicella si è fermata, ha invertito la rotta e si è leggermente allontanata prima dell’ultima fase di attracco, si è quindi riavvicinata alla Stazione con la calotta che copre il sistema di attracco aperta, e si è allineata al boccaporto della ISS a cui si è agganciata.

Solo una volta conclusa la fase di attracco sono intervenuti gli astronauti a bordo della stazione, i tre componenti della Expedition 58 – Anne McLain (NASA), Oleg Kononenko (Roscosmos) e David Saint-Jacques (Canadian Space Agency) – che hanno aperto il portello tra l’avamposto orbitale e la navicella.

La crew dragon finalmente attraccata alla Stazione spaziale internazionale. NASA TV.

Come da procedura hanno eseguito, sotto la guida del centro di controllo a Houston, una serie di passaggi per assicurarsi che non vi fossero fuoriuscite di gas tossici e tutti i controlli pre-apertura, e alle 14:08 italiane il portello è stato aperto.

Qui a destra il twit che annuncia il successo della manovra, vediamo l’interno della capsula dove verranno ospitati gli astronauti e il portello aprirsi.

La capsula, oltre a circa 180 chili di materiale di rifornimento per la ISS, contiene anche Little Earth (un pupazzetto a forma di mondo con braccia e gambe utilizzato come indicatore per il raggiungimento della gravità zero) e, più importante, Ripley: un manichino antropomorfo con la tuta spaziale disegnata sempre dalla SpaceX. Ripley, non poteva mancare per gli amanti della fantascienza il riferimento alla serie di film Alien, contiene tutta una serie di sensori – a livello di testa, collo e spina dorsale – per raccogliere dati sulle sollecitazioni che subiranno gli astronauti che viaggeranno nei quattro posti disponibili a bordo. La navicella può infatti trasportare fino  quattro astronauti (contro i tre delle Soyuz), con ulteriori 100 chili di materiale, un fattore che permetterà di aumentare l’equipaggio stabile a bordo della stazione, che al momento è di massimo 6 persone, che raggiungono la stazione a gruppi di tre, intervallati tra una Expedition e l’altra.

Senza nemmeno attendere i tempi previsti, il canadese David Saint-Jacques è stato il primo a infilarsi dentro la botola, eseguendo ulteriori test su pressione a atmosfera.

Ed ecco qui a sinistra, Anne Mc Lein che ci presenta Little Earth e Ripley, durante la cerimonia di benvenuto.

La capsula resterà 5 giorni attraccata alla ISS, consentendo ulteriori controlli e lo sbarco del materiale trasportato.

Il 7 marzo è prevista una breve diretta per la chiusura del portello, che avverrà attorno alle 18:25 ora italiana (la diretta su NASA TV inizierà circa dieci minuti prima), dopo la quale cominceranno le operazioni di undocking, ovvero di distacco dalla stazione.

Sempre su NASA TV potremo seguire dalle 8 del mattino, dell’8 marzo, tutte le operazioni che porteranno al rientro della navicella a terra circa 6 ore dopo il distacco. Questi gli orari previsti:

  • 8:31: Undocking
  • 13:53: Deorbit Burn, la manovra di uscita dall’orbita e rientro in atmosfera.
  • 14:45: Splashdown, l’arrivo della capsula nell’Oceano Pacifico.

Tutti i dati raccolti con questo primo test Demo-1, serviranno per il lancio Demo-2, con a bordo gli astronauti NASA Bob Behnken e Doug Hurley, selezionati per il ritorno americano dei viaggi con equipaggio umano verso la Stazione spaziale.

Servirà prima una validazione da parte della NASA, in seguito all’analisi dei dati raccolti e delle modifiche eventuali che verranno apportate, ma il lancio è al momento già previsto per il prossimo luglio 2019. Non stupirebbe una qualche coincidenza con il 50esimo anniversario della discesa dell’uomo sulla Luna


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