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Binocoli Stabilizzati Canon

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Mi piace sottoporre i binocoli, miei o di altri, a test vari confrontandoli tra loro nell’osservazione terrestre e, soprattutto, in quella del cielo notturno che, con stelle, luna e pianeti costituisce il migliore banco di prova visuale di ogni ottica. Ho recentemente effettuato un test sulla magnitudine limite percepibile con i due strumenti di cui parliamo da un cielo cittadino come quello di Napoli, città in cui vivo, con mag. 4 a occhio nudo; sulla sequenza delle Pleiadi la magnitudine raggiunta è stata, con certezza, di 9,29 per il 10×30 I.S. e di 10,13 per il 18×50 I.S.; probabilmente ho raggiunto anche valori superiori ma non in modo permanente e ripetuto per cui non li considero certi e acquisiti. Si tratta comunque di valori notevoli in quanto in linea con quelli teorici previsti per tali aperture, cioè senza assorbimento e riflessione di luce e con magnitudine limite a occhio nudo pari alla 6, oltre che per ingrandimenti maggiori. (Il libro dei telescopi – Walter Ferreri).

Con il 18×50 I.S. , sempre nel cielo di Napoli, è ben visibile M57, la nota nebulosa anulare della Lira; inoltre, di questa, mi sembra di percepire con la visione distolta, nonostante le ovviamente piccole dimensioni angolari, l’aspetto anulare; ma non posso affermarlo con certezza. La nebulosa Dumbell (M27) è facilmente visibile con il 18×50, più sfuggente con il 10×30 .

Gli ammassi aperti in Auriga, M36, M37, M38 sono risolti in stelle con il 18×50. Mizar ( sep. 14″,4) è risolta nettamente con il 18×50 mentre il 10×30 mostra le due componenti a contatto. Con il 18×50: Eta Cass. è risolta al limite, ma con certezza; il risultato mi sembra notevole non tanto in rapporto alla separazione tra le due componenti (12″,2) quanto per la cospicua differenza di luminosità tra le stesse (mag. 3,4 e 7,5); Alamak (Gamma Andr.- sep. 9″,8) mostra un’immagine allungata quasi a forma di otto; del trapezio in Orione ho già riferito. Facile Albireo nel Cigno e molto bella per i colori delle due componenti, anche e soprattutto con il 10×30.

Stelle Doppie 10×30 I.S 18×50 I.S
Stella M1 M2 Sep.
Mizar 2,3 4,0 14”,4 Componenti a contatto Risolta
Eta Cass 3,4 7,5 12”,2 // Risolta
Alamak 2,3 5,1 9”,8 // Allungata-forma di 8
Trapezio AC 6,7 5,1 12”,8 // Risolte le componenti
Trapezio CD 5,1 6,7 13”,0 // A-C-D; con maggiore difficoltà, a tratti, la B.
Trapezio AB 6,7 7,9 8”,8 //
Albireo 3,1 5,1 34”,4 Risolta (facile) colori giallo e azzurro ben visibili Risolta (facile) colori giallo e azzurro ben visibili
Magn. Limite (Pleiadi) 9,29 (cielo cittadino) 10,13 (cielo cittadino)
Ammassi aperti Visibili: M37, M38 Risolti
M36,M37,M38,M39 Risolti: M36, M39 Risolti

Nel cielo cittadino, visibile a ovest-nord-ovest dal balcone della mia abitazione non sono riuscito a vedere, oltre ovviamente M31, nessuna altra galassia neppure con il Celestron G8 (D. 20 cm.) Ad ottobre ho però partecipato al II BinoStarParty di Massa d’Albe (AQ); qui, dopo avere osservato M33 in un ottimo binoscopio apocromatico Takahashi da 102 mm. di apertura e 800 mm. di focale con oculari , se non ricordo male, da 30 mm. (27 X), ho provato ad inquadrare la galassia nel 18×50. Con relativa sorpresa e soddisfazione ho constatato che la visione era di poco inferiore a quella della strumento con apertura doppia – M33 si presentava con una immagine chiar un po’ spettrale di forma vagamente quadrangolare e leggermente a rilievo; era presente Plinio Camaiti che dopo avere osservato M33 nei due strumenti mi riferiva impressioni più o meno simili e subito dopo inquadrava nel 18×50, mostrandomele, le due galassie M81 ed M82 in Ursa Maior che risultavano chiaramente visibili. Successivamente Plinio mi riferiva di avere osservato M33 anche con il 10×30. Nel buon cielo di quella notte anche il Velo del Cigno si rendeva visibile nel 18×50, soprattutto con i filtri Lumicon UHC e OIII adattati agli oculari del binocolo nella sede dei dispositivi antiappannamento (antifog) venduti come accessori.

Nebulose e Galassie 10×30 I.S 18×50 I.S
M57 // Visibile
M27 Visibile Visibile
Velo nel Cigno // Visibile con cielo buio
M33 Visibile con cielo buio Visibile con cielo buio
M81, M82 // Visibile con cielo buio

Su Luna e Pianeti, regno dei telescopi, non mi soffermo a lungo ad osservare con i binocoli. Comunque sulla Luna sono visibili moltissimi particolari con il 18×50 ma anche il 10×30 si comporta bene mostrando la superficie del satellite molto bella e contrastata. Con luna crescente e terminatore oltre il cratere Plato, la Vallis Alpes , praticamente priva di ombre di contrasto, era visibile solo con il 18×50 che mostrava anche alcuni corrugamenti (dorsi) del Mare Imbrium a ridosso dei Montes Teneriffe e del Mons Pico; questi ultimi erano ben visibili anche con il 10×30 con il quale, peraltro, la Vallis Alpes è parimenti visibile in condizioni di maggior contrasto (terminatore più vicino).

Su un oggetto molto luminoso come la luna piena, alta nel cielo, ho constatato assenza di luce diffusa; spostando l’immagine verso il bordo ho rilevato, dalla parte opposta, un riflesso di dimensioni e intensità contenute, particolarmente tenue nel 10×30 e comunque ininfluente ai fini della visione. Peraltro, in entrambi gli strumenti, portando la fonte luminosa (ho provato anche con una forte lampada di colore arancione dell’illuminazione pubblica) appena al di là del campo visivo, non si notava alcuna scia di luce e il campo appariva ben contrastato con nitida visione degli oggetti inquadrati. Con la luna al centro del campo e ben in asse con gli occhi, il cromatismo residuo sul bordo del satellite è ridottissimo nel 18×50 e pressochè impercettibile nel 10×30.
Osservando Giove con il 18×50, oltre ovviamente i satelliti medicei, si percepiscono, un po’ al limite e come minuti trattini scuri sul disco del pianeta, una o due bande equatoriali secondo le condizioni di visibilità e “seeing”. Allo stesso modo, ma più nettamente, è risolto l’anello di Saturno rispetto al globo ed è distintamente visibile il satellite Titano; a riprova del superlativo livello di correzione del 18×50 ho sperimentato più volte che la risoluzione dell’anello di Saturno si mantiene del tutto immutata portando l’immagine al bordo estremo del campo dove rimangono visibili, senza alcun degrado, le piccolissime anse scure che staccano l’anello dal globo del pianeta. Sempre a proposito di quest’ultimo ricordo lo spettacolo dell’occultazione e disoccultazione da parte della Luna nel dicembre 2001; osservavo alternativamente nel Celestron G8 e nel Canon 18×50 ma soprattutto la visione fornita da quest’ultimo stimolò la mia fantasia dandomi la sensazione di assistere al lento e silenzioso decollo di “disco volante” dalla superficie lunare allorchè l’immagine di Saturno, piccola e nitida, emerse dal bordo frastagliato del nostro satellite.

Con due ghiere in alluminio finemente lavorate al tornio dal bravo Remo Corti, artigiano e astrofilo di Empoli, mi sono costruito due filtri in astrosolar che antepongo agli obiettivi del 18×50 e che mi consentono di osservare le macchie solari; esse si presentano nette e dettagliate con la visione dell’ombra e della penombra (zona scura centrale e zona più chiara circostante).
Per quanto riguarda gli aspetti negativi di questi binocoli essi sono, a mio parere, i seguenti: nel 10×30, la mancanza dell’attacco per il treppiede e la mancanza del blocco del pulsante di stabilizzazione (ho peraltro facilmente ovviato a questi limiti con un solo economicissimo dispositivo autocostruito-vedi foto); nel 18×50 le dimensioni, a mio parere eccessive, degli oculari in gomma nonché la percezione, sotto forma di momentanee leggere sfocature, delle correzioni operate dal sistema nei repentini spostamenti del binocolo; ho notato che questa percezione è presente solo nella visione terrestre e in quella notturna di oggetti luminosi come luna e pianeti, mentre non si rileva affatto nella osservazione delle stelle; del tutto assente, in ogni condizione e a causa del minore ingrandimento, nel 10×30 che, d’altra parte, pur essendo caratterizzato da una eccellente risoluzione su tutto il campo, ai bordi estremi non eguaglia la superlativa correzione del 18×50.
Per entrambi i binocoli consiglio l’applicazione di conchiglie agli oculari, al fine di non fare filtrare fastidiosi raggi di luce; sarebbe opportuno che la casa produttrice prevedesse, già in sede di progettazione, le suddette conchiglie oculari, magari girevoli per la messa a fuoco o correzione diottrica, e/o asportabili per chi osserva necessariamente con gli occhiali. Le cospicue dimensioni degli oculari in gomma del 18×50, ripiegabili per i portatori di occhiali, non mi consentivano l’uso delle conchiglie standard in mio possesso per cui ho aggirato il problema in questo modo: ho applicato delle normali conchiglie di gomma, con relativo supporto e altezza ridotta a pochi mm., sui tappi degli oculari forniti di serie e preventivamente forati con adeguato diametro; detti tappi così modificati si innestano in modo sufficientemente tenace sugli oculari del binocolo ai quali sono stati ripiegati i bordi come si fa per osservare con gli occhiali; questa soluzione consente inoltre di tenere permanentemente in sede sugli oculari stessi i dispositivi antiappannamento (antifog). Peraltro, con due tappi semplicemente forati ( privi di conchiglie), anche i portatori di occhiali potrebbero usare i suddetti dispositivi, cosa non possibile nella configurazione di serie che prevede l’uso degli antifog solo con i bordi degli oculari rialzati per mantenerli in sede.
Consiglio senz’altro l’acquisto di questi dispositivi antiappannamento che funzionano benissimo, in quanto non c’è nulla di più fastidioso dell’improvviso oscuramento delle stelle mentre agevolmente navigo, è questa la sensazione che mi dà il Canon 18×50 I.S., nel cielo stellato.

Aberrazioni 10×30 I.S 18×50 I.S
Sferica Assente Assente
Cromatismo residuo Quasi impercettibile Ridottissimo
Coma Assente Assente
Astigmatismo Assente Assente
Curvatura di campo Ridottissima al bordo estremo Assente
Distorsione ( a cuscinetto) Molto lieve Ridottissima
Riflessi ( luna piena) Uno, trascurabile Uno, trascurabile
Luce diffusa Assente Assente