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L’astronomia e l’ottica di Leonardo da Vinci

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Dopo la morte di Leonardo, le sue carte passarono nelle mani del fedele discepolo Francesco Melzi. Furono però gli eredi di Melzi, che ne entrarono in possesso nel 1570, a non comprenderne l’importanza, lasciandole impunemente esposte alle intemperie e a regalarle o a venderle come se fossero poco più che carta straccia.
Quando i manoscritti passarono poi, per la maggior parte, nelle mani dello scultore Pompeo Leoni, subirono ulteriori devastanti ingiurie. Con l’intenzione di separare i disegni artistici da quelli tecnologici e scientifici, i manoscritti furono smembrati e ricomposti nel Codice Atlantico, nella Raccolta di Windsor ed in almeno altri quattro fascicoli.
Dopo una storia avventurosa, che ha visto i manoscritti prendere strade diverse nel corso dei secoli, li troviamo oggi raccolti in dieci codici.
Uno dei più importanti è il Codice Arundel, di 283 carte di diverso formato, incollati su fogli di supporto di 28×18 centimetri. E’ una raccolta di carte, risalenti principalmente tra il 1478 ed il 1518, nelle quali troviamo studi di fisica, meccanica, ottica, geometria e architettura.

Alla Biblioteca Ambrosiana di Milano è conservato il famoso Codice Atlantico (chiamato così perché le sue carte erano in origine raccolte in un volume del formato degli atlanti geografici) che si trova. I dodici volumi che lo compongono, con ben 1119 fogli di 65×44 centimetri, trattano di astronomia, matematica, botanica, zoologia.
Il Codice Trivulziano è conservato nella Biblioteca Trivulziana, all’interno del castello Sforzesco di Milano. E’ oggi costituito da 55 carte di 20,5×14 centimetri, principalmente studi di architettura e letterari.
Il Codice sul volo degli uccelli, composto da 17 fogli, si trova presso la Biblioteca Reale di Torino. Come dice il titolo, raccoglie gli studi di Leonardo sul volo, comprese le sue minuziose analisi sulla forma delle ali, sui venti e la resistenza dell’aria.
Il Codice Ashburnham (composto dall’ex Codice B, ed ora identificato con il numero 2037, e l’ex Codice A, oggi con il numero 2038), si trova all’Istituto di Francia a Parigi. L’Ashburnham 2038 raccoglie studi di pittura mentre il n. 2037 è una miscellanea. A Parigi troviamo invece i Codici dell’Istituto di Francia, costituiti da 964 fogli. Sono raccolti in dodici volumi (datati tra il 1492 ed il 1516) identificati con le lettere dell’alfabeto, dalla A alla M: trattano di geometria, idraulica, ottica.
Codici Forster, conservati a Londra, sono tre manoscritti denominati Forster III eIII, ricchi soprattutto di studi di macchine idrauliche e di geometria.
Il Codice Leicester (ex Codice Hammer), è stato acquistato nel 1994 da Bill Gates. E’ composto da 36 fogli di 29×22 cm, che comprendono studi di astronomia e di idraulica risalenti al periodo 1504-1506.
Fogli di Windsor fanno parte della Royal Collection inglese e comprendono circa 600 disegni di differente formato, riguardanti l’anatomia e la geografia, ma anche disegni e straordinarie caricature.
Codici di Madrid, conservati presso la Biblioteca Nazionale spagnola, nella quale furono ritrovati solo nel 1966, sono due manoscritti denominati Madrid I (formato da 192 fogli) e Madrid II (157 fogli). Il primo è principalmente un insieme di studi di meccanica, il secondo di geometria.

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