Home Blog Pagina 126

La Spezia 11-12-13 ottobre 2013

0

21° Convegno Nazionale del GAD
VI Meeting Pianeti Extrasolari
IX Meeting Stelle Variabili
(sezioni U.A.I. – Unione Astrofili Italiani)

Programma e Informazioni sul sito GAD:
www.astronomiadigitale.com

Peccioli… e intorno l’Universo 2013 Un mese di iniziative dedicate alle stelle

0

11.10: “Le Comete: storia e scienza… aspettando la ISON!” a cura di Renato Dicati.

Per info: Associazione Astrofili Alta Valdera – cell. 3405915239
www.astrofilialtavaldera.com

Peccioli… e intorno l’Universo 2013 Un mese di iniziative dedicate alle stelle

0

11.10: “Le Comete: storia e scienza… aspettando la ISON!” a cura di Renato Dicati.

Per info: Associazione Astrofili Alta Valdera – cell. 3405915239
www.astrofilialtavaldera.com

Gruppo Amici del Cielo Barzago

0

11.10: “Origine e destino dell’Universo” di Davide
Trezzi (Verano).

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Una terza stella nel sistema Fomalhaut

0

È la 18esima stella più brillante visibile nel nostro cielo notturno e una delle poche stelle a possedere un esteso disco circumstellare di gas e polveri. È la stella principale della costellazione del Pesce Australe e dista dalla Terra circa 25 anni luce. Parliamo di Fomalhaut, al centro di una recente e interessante scoperta. Finora si è sempre pensato che Fomalhaut fosse una stella binaria, che si muove in coppia con la vicina stella TW Piscis Austrini, anche detta Fomalhaut B (da non confondere con Fomalhaut b, con la minuscola, che è invece un candidato esopianeta che sembra far parte del sistema). Adesso, alcuni ricercatori dell’Università di Rochester hanno dimostrato che in realtà si tratta di un sistema formato da tre stelle. In uno studio pubblicato su Astronomical Journal gli astronomi hanno provato che una stella vicina e molto più piccola è parte del sistema.

I ricercatori guidati da Eric Mamajel hanno dovuto lavorare non poco per trovare Fomalhaut C. “Ho notato questa terza stella circa due anni fa quando stavo studiando i movimenti delle stelle prossime a Fomalhaut per un’altra ricerca”, ha detto. “Ho dovuto comunque raccogliere ulteriori dati e unirli ad altre osservazioni per determinare le caratteristiche di questa stella”. Oltre a una serie di osservazioni mirate, gli studiosi hanno affermato che la scoperta è stata affidata anche al caso. Quella che fino al quel momento era conosciuta come LP 876-10 si è rivelata poi, grazie al semplice calcolo della parallasse, parte del sistema di Fomalhaut.

“Fomalhaut C appare piuttosto distante dalla stella più grande (Fomalhaut A) se si guarda nel cielo dalla Terra”, ha aggiunto Mamajek. Ci sono, infatti, circa 5,5 gradi tra le due stelle, ed è per questo che finora non era mai stato ipotizzato un legame fra le due. È molto probabile, inoltre, che le due stelle si muovano all’unisono. “Fomalhaut A è una stella di grande massa, due volte la massa del Sole, e quindi può esercitare abbastanza forza gravitazionale per tenere legata a sé questa piccola che pure è 158mila volte più distante da lei di quanto la Terra disti dal Sole”.

Molte delle osservazioni sono state realizzate grazie al telescopio SMARTS da 0,9 metri al Cerro Tololo in Cile. Ci sono altri 11 sitemi stellari multipli molto più vicini al Sole rispetto a Fomalhaut, come ad esempio Alpha Centauri, ma quello analizzato da Mamajek è il più grande e massiccio mai studiato finora.

Uno dei misteri che da sempre hanno affascinato gli studiosi di questo sistema stellare è il disco circumstellare di gas e polveri che lo circonda, molto simile a quello degli esopianeti. Nel 2006 Alice C. Quillen, collega di Mamajek, ha predetto l’esistenza di un pianeta nelle vicinanze di Fomalhaut, studiando i detriti nel disco e la sua orbita. Ma restano molti dubbi: Fomalhaut b, il pianete in questione, avrebbe infatti un’orbita molto eccentrica alla sua stella e anche i detriti non sembrano essere centrati rispetto a Fomalhaut A. Tutto questo, probabilmente, a causa dell’effetto delle orbite delle tre stelle.

Mentre Fomalhaut C è una nana rossa – il tipo più comune di stelle nell’universo – Fomalhaut B è una nana arancione di circa tre quarti la massa del nostro Sole. L’età del trio è di circa 440 milioni anni – circa un decimo dell’età del nostro sistema solare.

Per saperne di più:

Gruppo Amici del Cielo

0

08.10: “Pratica di stazionamento del telescopio, puntamento degli oggetti celesti”.

Per info e iscrizioni: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Al Planetario di Ravenna

0

08.10: “Le grandi comete del passato” M. Berretti.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Mercurio, Saturno e una sottile falce di Luna

1

La sera del 6 ottobre, poco dopo il tramonto (l’ora consigliata per l’osservazione è quella delle 19:00) una sottile falce di Luna avvicinerà Mercurio (mag. –0,1) e Saturno (+0,6) sull’orizzonte di sudovest, disegnando in cielo un triangolo di circa 5° di lato. La possibilità di riuscire a scorgerli, ovviamente con un binocolo, sarà legata alla limpidezza del cielo.

Due sere dopo, l’8 ottobre, la Luna raggiungerà Venere (–4,3), situata circa 18° più a est, avvicinandolo da nord (orientamento altazimutale) fino a una distanza angolare di 4 gradi.

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

0

07.11: La Costellazione dei Pesci.

www.uai.it

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

0

06.10: ore 15.00: ”Il cielo di Ottobre” e osservazione del Sole.

Se siete interessati ad una data non ancora pubblicata, info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

I supervulcani di Marte

0
Cratere Eden Patera su Marte
Cratere Eden Patera su Marte

La superficie di Marte sarebbe stata scolpita dalla cenere e dalla lava espulse, durante le prime fasi di vita del pianeta, da alcuni vulcani esplosivi giganti, simili a quelli che sulla Terra si trovano al di sotto al Parco Nazionale dei Yellowstone, o ai Campi Flegrei vicino a Napoli. In particolare, il cratere di uno di questi vulcani è stato individuato nell’area chiamata Arabia Terra, una regione nell’emisfero nord del Pianeta rosso  che finora non era ritenuta vulcanica.

Joseph Michalski e Jacob Bleacher del Natural History Museum, che hanno pubblicato oggi la loro ricerca su Nature, hanno raccolto dati da cui si evince che i crateri in quell’area di Marte sono il risultato di una grande e violenta eruzione vulcanica e conseguente collasso dell’edificio vulcanico. Secondo gli autori dello studio i materiali volatili espulsi dai diversi vulcani di questa zona potrebbero aver causato importanti cambiamenti climatici su Marte.

In particolare, i ricercatori hanno studiato  Eden Patera, il primo di una lunga serie di crateri irregolari della regione Arabia Terra, dove sono stati trovati grandi depositi di materiali la cui origine non è ancora stata confermata, anche se quella vulcanica è l’ipotesi più accreditata. In realtà, non sono mai state trovate prove evidenti dell’esistenza di vulcani soprattutto nella zona equatoriale, come li vediamo sulla Terra: il tempo e gli agenti atmosferici hanno ovviamente corroso gli edifici vulcanici e quello che resta oggi, soprattutto in questa regione, è un’enorme quantità di cenere e materiale di possibile origine vulcanica e molti crateri dalla forma spesso anche bizzarra. I due ricercatori hanno anche studiato i crateri Siloe Patera, Euphrates Patera, Ismenia Patera, Oxus Patera e Semeykin Crater.

Eden Patera somiglia ad un cratere da impatto, ma è più probabile che sia una complessa caldera vulcanica che si è formata dal collasso in seguito al ritiro del magma, forse dopo delle eruzioni esplosive.

Quando si parla di super vulcani o di vulcani giganti si deve pensare che questi possono espellere fino a 1000 chilometri cubici di materiali durante una sola eruzione, proprio come è avvenuto in passato a Yellowstone, con eruzioni ben diverse da quelle dell’Etna o dal Vesuvio. I crateri nei supervulcani si formano molto spesso a causa del collasso della caldera (il deposito sotterraneo di magma). E’ raro che si verifichi il lento accumularsi della lava sulle pareti esterne del camino che caratterizza le eruzioni “normali”.

“La scoperta delle strutture dei super vulcani cambia radicalmente i nostri studi sul vulcanismo di Marte”, ha detto Michalski. “Molti vulcani marziani sono facilmente riconoscibili dalla loro struttura a forma di scudo, simile a quella che si vede alle Hawaii. Sono delle formazioni abbastanza giovani e ci siamo sempre chiesti dove fossero ubicati i vulcani più antichi. E’ possibile che i primi vulcani fossero molto più esplosivi e abbiano formato strutture simili a quelle che vediamo ora in Arabia Terra”, ha aggiunto.

I ricercatori hanno ipotizzato che le prime fasi dell’evoluzione di Marte siano state caratterizzate proprio dalla presenza di molti vulcani giganti, soprattutto se si pensa che all’inizio la superficie di Marte doveva essere molto sottile e ciò avrebbe consentito al magma di salire più rapidamente, prima di rilasciare gas all’interno della crosta. Se altri studi futuri dovessero confermare queste ipotesi, cambierebbero radicalmente le teorie sul clima di Marte, su come si sia formata l’atmosfera e su quanto la superficie potesse essere abitabile.

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

0

05.10 “RIACCENDIAMO LE STELLE” GIORNATA NAZIONALE DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO La Commissione Inquinamento Luminoso UAI propone alle associazioni di organizzare eventi e conferenze locali per sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica sul tema del deturpamento ambientale dovuto all’illuminazione selvaggia, sulle leggi regionali vigenti e su come, con pochi accorgimenti, sia possibile vedere meglio e a minor costo. Si invitano tutti gli astrofili ed i cittadini ad aderire alle iniziative proposte.

http://inquinamentoluminoso.uai.it/
www.uai.it

Planetario e Osservatorio Astronomico di Cà del Monte

0

05.10: “Scienza-FantaScienza!”

Se siete interessati ad una data non ancora pubblicata, info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Peccioli… e intorno l’Universo 2013 Un mese di iniziative dedicate alle stelle

0

APERTURA STRAORDINARIA del Centro Astronomico G. Galilei di Libbiano il 5 ottobre dalle ore 21.00. Osservazione del cielo con i telescopi in dotazione presso la struttura (non è necessaria prenotazione).

Per info: Associazione Astrofili Alta Valdera – cell. 3405915239
www.astrofilialtavaldera.com

Peccioli… e intorno l’Universo 2013 Un mese di iniziative dedicate alle stelle

0

APERTURA STRAORDINARIA del Centro Astronomico G. Galilei di Libbiano il 5 ottobre dalle ore 21.00. Osservazione del cielo con i telescopi in dotazione presso la struttura (non è necessaria prenotazione).

Per info: Associazione Astrofili Alta Valdera – cell. 3405915239
www.astrofilialtavaldera.com

CORSO A.R.A. 2014

0

Il corso si articolerà su 11 lezioni settimanali, una visita alla meridiana di Santa Maria degli Angeli e una serata con lezione pratica per l’uso del telescopio presso l’Osservatorio Astronomico “Virginio Cesarini”. La lezioni si terranno il
giovedÏ, con cadenza settimanale, presso i locali siti in Via Carlo Emanuele I, 12a (una traversa di Viale Manzoni) a Roma. Il giorno 30 Gennaio 2014 ore 18:30 ci sarà la presentazione del Corso e la conferenza inaugurale.

Per ulteriori informazioni consultate il nostro sito
oppure chiamate al numero 339-7900809
(Fabio Anzellini).
www.ara.roma.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

0

04.10: La Costellazione dell’Aquario.

www.uai.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

0

05.10 “RIACCENDIAMO LE STELLE” GIORNATA NAZIONALE DELL’INQUINAMENTO LUMINOSO La Commissione Inquinamento Luminoso UAI propone alle associazioni di organizzare eventi e conferenze locali per sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica sul tema del deturpamento ambientale dovuto all’illuminazione selvaggia, sulle leggi regionali vigenti e su come, con pochi accorgimenti,sia possibile vedere meglio e a minor costo. Si invitano tutti gli astrofili ed i cittadini ad aderire alle iniziative proposte.

http://inquinamentoluminoso.uai.it/
www.uai.it

XI EDIZIONE BERGAMO SCIENZA 4/20 OTTOBRE

0

Per 16 giorni la città e la provincia di Bergamo saranno animate da laboratori, conferenze, spettacoli, incontri volti a promuovere la conoscenza scientifica. Novità di quest’anno è il sodalizio con il World Science Festival di New York; il suo co-fondatore e direttore, il fisico Brian Greene, sarà protagonista di uno degli incontri in programma sabato 5 ottobre. La manifestazione sarà inaugurata venerdì 4 ottobre dal concerto-conferenza Planetario. Un vero e proprio esperimento musicale-scientifico inedito elaborato dai Deproducers. Tra i vari appuntamenti (calendario completo sul sito) segnaliamo il 5 ottobre l’incontro Viaggio al centro della Luna con Maria Zuber, capo del Dipartimento di Scienze della Terra, atmosferiche e planetarie del MIT e ricercatore principale della missione della NASA GRAIL che, con sonde spaziali gemelle, sta mappando l’interno della Luna, dalla superficie al nucleo. A seguire, dedicata alle imprese spaziali, In viaggio con la cometa, una tavola rotonda con Marcello Coradini (ESA European Space Agency), Enrico Flamini (ASI Agenzia Spaziale Italiana) e Karen McBride (NASA). Infine, domenica 20 ottobre, nella giornata tematica Nutriamoci di Scienza dedicata all’alimentazione, saranno ospiti l’astronauta Samantha Cristoforetti e l’astrofisica Simonetta Di Pippo, che descriveranno l’alimentazione e il cibo che si utilizza nello spazio. Gli eventi di BergamoScienza porteranno i visitatori nei luoghi più belli di Città Alta e Città Bassa, tra teatri, piazze, palazzi storici, chiese, chiostri e musei.

Tutte le iniziative sono gratuite e aperte al pubblico fino ad esaurimento posti.
E-mail prenotazioni.privati@bergamoscienza.it
Calendario completo degli eventi su >>> www.bergamoscienza.it

Giove incontra Wasat

0

La mattina del 4 ottobre, poco dopo la mezzanotte, Giove (mag. –2,2) sorgerà dall’orizzonte est-nordest nascondendo nella sua areola luminosa un oggetto più debole, ovvero la stella Wasat o delta Geminorum (m = +3,5; famosa anche perché nei suoi pressi venne trovato Plutone nel 1930).

Verso l’1:30, i due oggetti, distanti tra loro poco più di 7′, saranno abbastanza alti (circa +12°) da poter essere osservati con un binocolo o un piccolo telescopio (pannello di destra).

Lo spettacolo, con lievi differenze, si riproporrà anche la mattina del 5 ottobre.

N.B. Nella figura il disco di Giove è ingrandito di due volte rispetto alle reali dimensioni apparenti. L’orientamento è altazimutale.

Per la NASA compleanno tra pochi intimi

0
La control room della ISS, una delle poche strutture NASA che funzionano regolarmente dopo lo shutdown
La control room della ISS, una delle poche strutture NASA che funzionano regolarmente dopo lo shutdown

Compleanno amaro per la National Aeronautics and Space Administration. Nel giorno in cui l’agenzia spaziale statunitense compie 55 anni di attività (aprì ufficialmente i battenti il 1 ottobre del 1958), circa il 97 per cento dei suoi oltre 18mila dipendenti restano a casa, bloccati (si spera per poco) dallo shutdown, l’interruzione dei finanziamenti per la macchina governativa americana causata dallo stallo nelle trattative tra Democratici e Repubblicani al Congresso USA. In assenza di un compromesso sul rifinanziamento del debito pubblico (che i Repubblicani hanno cercato in ogni modo di usare come moneta di scambio per bloccare la riforma sanitaria di Obama, scontrandosi però col muro del partito del Presidente che ha la maggioranza al Senato), alla NASA come in tutte le agenzie governative del Paese sono state bloccate da stamattina tutte le attività “non essenziali”. Nel caso dell’agenzia spaziale, da oggi si fermano praticamente tutti i dipendenti tranne quelli che lavorano sulle attività della Stazione Spaziale Internazionale, e solo perché la vita degli astronauti dipende dal funzionamento a pieno regime del controllo da Terra.

Difficile al momento fare previsioni. La situazione tornerà alla normalità solo quando Repubblicani e Democratici troveranno un accordo sul budget per il nuovo anno fiscale, accordo che al momento sembra lontano. Fa un po’ effetto, in questa situazione surreale, vedere come la NASA proprio oggi celebri sul suo sito web il proprio 55esimo compleanno. Lo fa con una sorta di “lista della spesa” che elenca gli obiettivi raggiunti in questi 55 anni. Difficilmente nel 1958 si sarebbe potuto immaginare di meglio. Nell’ordine, 12 astronauti sulla Luna; 4 rover e 4 lander su Marte; una sonda nello spazio interstellare (è Voyager 1, per la cronaca); più di 12 anni di presenza umana sulla ISS; 30 anni di voli dello Shuttle; 1800 brevetti per innovazioni destinate a future missioni o all’utilizzo sulla Terra; 16 satelliti che osservano il nostro pianeta; 7 sonde che studiano il Sole; 20 modelli sperimentali di aerei, e molto altro.

Quanto alla lista delle cose ancora da fare (ma su cui la NASA sta lavorando da tempo), è decisamente appetitosa: più occasioni di accesso all’orbita bassa per i privati; un nuovo vettore e una nuova navicella che raccolga l’eredità dello Shuttle e arrivi molto più lontano; la cattura di un asteroide per portarlo vicino alla Terra e studiarlo; l’invio di esseri umani su Marte entro il 2030; il lancio del James Webb Space Telescope; l’invio di nuove sonde su Marte, Giove, Plutone. Programmi ambiziosi, anche se già colpiti dalle sforbiciate al budget degli ultimi anni. E che avranno bisogno di una macchina oliata e che funzioni a pieno regime: non certo quella con cui la NASA si trova a fare i conti oggi.

Aggiornamento:

A causa dello shutdown, anche il sito web della NASA a una cui pagina faceva riferimento questo articolo al momento non è accessibile.

Asteroidi – Nemesis con Nysa, e Bamberga ci saluta

0
asteroidi
In ottobre, Bamberga completerà la sua spettacolare opposizione mantenendosi ancora molto luminoso (mag. +8/+9) mentre si muoverà lungo un'elegante traiettoria che lo porterà a invertire il moto proprio sull'angolo nordovest della Balena, al confine con Pegaso. La notte tra il 4 e il 5 novembre sarà facilmente rintracciabile con un binocolo anche da un profano in quanto si troverà circa 3 primi a ovest della brillante stella ro Pegasi, di mag. +4,9.

Siete poi riusciti a seguire il volo di Bamberga?

Come sicuramente ricorderete, lo scorso 13 settembre il 14° più grande asteroide della Fascia è arrivato a brillare di una storica magnitudine +8,1 e cinque giorni dopo ha raggiunto una distanza dalla Terra di sole 0,81 UA. Bamberga, l’abbiamo ripetuto più volte negli ultimi due numeri, è un asteroide dall’orbita molto elongata che si avvicina alla Terra ad intervalli regolarissimi di 22 anni; ogni volta salutando così una nuova generazione di osservatori. E si potrebbe pensare anche a una piccola Nemesi, la presunta stella compagna del Sole, che con i suoi periodici e profondi avvicinamenti si ipotizzava un tempo potesse provocare piogge di meteoriti sul nostro pianeta…

L’altro oggetto che vi propongo di seguire in ottobre si chiama (128) Nemesis (e così adesso avrete anche capito il perché di quella penosa forzatura del confronto tra Bamberga e Nemesis, la “compagna del Sole”…), un pianetino di cui non abbiamo mai parlato prima se non per segnalare qualche sua opposizione nelle pagine degli eventi. E se non vi sembra abbastanza, ci metto anche (44) Nysa, che in ottobre farà compagnia a Nemesis durante il suo percorso nella Balena, arrivando anch’esso all’opposizione, il giorno 3.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 66 di Coelum n.174.

Il Cielo Sepolto – Vedere la Gru volare dalla Val D’Aosta. Possibile?

0
Il Cielo Sepolto
Ecco come apparirebbe la costellazione della Gru durante il passaggio al meridiano in una località alla latitudine di Napoli. Le due stelle principali sarebbero alte solo +2,5° e probabilmente risulterebbero inosservabili (per la foschia o l’inquinamento luminoso) per la maggior parte delle serate. Nelle notti appena serene dovrebbe però bastare un binocolo per coglierle durante la loro fugace visita nel nostro cielo. Più alta (+12°) la stella gamma, visibile abbastanza facilmente da ogni regione d’Italia. Bella anche delta Gruis, doppia larga (16’) di color giallo.

In tutta sincerità, qualcuno di voi potrebbe affermare di avere mai osservato dall’Italia stelle o oggetti deep-sky nella costellazione della Gru?

Se la risposta è sì, siete probabilmente dei bugiardi o abitate regioni parecchio a sud nello stivale… Basta infatti dare un’occhiata alla declinazione media di questa piccola costellazione (solo 366° di superficie, la 45a in classifica) per accorgersi di come a Firenze, ad esempio, la sua stella più luminosa sia completamente “sepolta” e inosservabile, mentre a Palermo riesca ad arrivare ad appena +5° di altezza.

Tutto inutile, dunque? Niente affatto, ma cerchiamo prima di definire meglio la questione. La Gru (Grus, in latino) è una piccola ma molto appariscente costellazione dei cieli australi, posta immediatamente a sud della brillante Fomalhaut (mag. +1,2), la stella alfa del Pesce Australe che alla latitudine di Roma si alza sopra l’orizzonte di quasi +20° ed è quindi un ottimo punto di riferimento sempre presente.

Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, nell’articolo tratto dalla Rubrica Il Cielo Sepolto di Piero Mazza presente a pagina 52 di Coelum n. 174.

Il Cuore e l’Anima – DUE NEBULOSE FANTASMA IN CASSIOPEA

0
Nel Cielo
La cartina del mese abbraccia la parte orientale della costellazione di Cassiopeia e segnala la posizione delle nubi di idrogeno IC 1805 e IC 1848, oggetti straordinariamente belli nelle fotografie a lunga posa, famosi per i loro nomignoli “new age”, ma ai limiti dell’impossibile per ciò che riguarda le osservazioni visuali.

Ci si potrebbe scrivere un libro, sui “popular names” degli oggetti deep-sky. La maggior parte di essi ha un significato ovvio, suggerito quasi sempre da una forma che richiama qualcosa che ci è familiare; per altri nomi invece l’origine è abbastanza misteriosa – se non incomprensibile – provenendo di solito da una cultura, quella anglosassone, con tradizioni e riferimenti diversi dalla nostra. Per alcuni si prova un’immediata simpatia, per altri meno. Di quest’ultima categoria fanno parte, almeno a nostro parere, due belle nebulose che campeggiano appena alla sinistra della “W” di Cassiopea, e che per un eccesso di retorica gli anglosassoni hanno voluto associare al binomio Heart and Soul (Cuore e Anima), tanto da trasformare due rispettabili oggetti celesti in una diffusa “Carol” che in america ci si scambia per San Valentino…

Le due nebulose però sono splendide e meritano davvero una visita, anche se nel visuale ci si dovrà accontentare di rincorrere i particolari più luminosi, essendo la visione del quadro d’insieme riservata ai soli astrofotografi.

NGC 6934, sotto la coda del delfino – Nel tratto di cielo a metà strada tra eta Persei ed epsilon Cassiopeiae si distende assolutamente invisibile ad occhio nudo un enorme complesso di formazione stellare, ovvero una nuvola di idrogeno che, distante da noi circa 7000 anni luce, mostra le sue parti più dense e luminose in corrispondenza con le due nebulose ad emissione di cui vogliamo parlare questo mese.

Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici,  le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 50 di Coelum n. 174.

Inaugurato il Sardinia Radio Telescope

0

“Un successo frutto dell’eccellenza espressa dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e dall’Agenzia Spaziale Italiana con il prezioso sostegno del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica e della Regione Sardegna”. Sono queste le parole contenute nel messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Presidente dell’INAF Giovanni Bignami in occasione dell’inaugurazione del super telescopio SRT, avvenuta il 30 settembre scorso, in località Pranu Sanguini, nel comune di San Basilio, in provincia di Cagliari.

Alla cerimonia hanno preso parte oltre al sottosegretario del MIUR, Marco Rossi Doria, anche il Presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci e in rappresentanza di ASI, il Chief scientist Enrico Flamini.

Ideato per applicazioni di radioastronomia, geodinamica e scienze spaziali, il Sardinia Radio Telescope (SRT)  vanta numeri da record: è dotato di uno specchio primario di 64 metri, con diverse posizioni focali e una copertura di frequenza da 0,3 a 100 GHz.

L’impianto è stato finanziato principalmente dal MIUR, dall’ASI e dalla Regione Sardegna e sarà utilizzato sia per studiare le sorgenti radio dell’Universo sia per operare come stazione ricevente di Terra per le sonde interplanetarie. Il progetto SRT si inquadra in un ampio programma di sviluppo scientifico, tecnologico e di alta formazione in Sardegna e si configura come una facility internazionale di altissimo profilo.

Il difficile e spettacolare assemblaggio dello strumento è stato completato in loco nel 2011. Dopo il collaudo meccanico, il radiotelescopio ha visto la prima luce l’8 agosto del 2012, quando è stato puntato in direzione della radiosorgente Hydra A e successivamente verso una magnetar situata nel centro della Via Lattea, di cui ha registrato il segnale in alta qualità. Nei prossimi anni, con SRT, i ricercatori si aspettano di effettuare importanti scoperte sulla natura e l’origine dell’universo.

L’ASI, che fornisce gli equipaggiamenti di telecomunicazioni da integrare nel sistema e potrà utilizzare il 20% del tempo antenna per propri scopi, ha contribuito al programma con una quota di circa il 25% del costo complessivo. In futuro ASI contribuirà ulteriormente allo sviluppo degli apparati di telecomunicazioni e per il controllo delle sonde interplanetarie.

» Il sito istituzionale di SRT

» Guarda il videoservizio ASI

Il Cielo del Mese – Il Cielo di Ottobre

0
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E. La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC) del: 1 ottobre alle 22:00; 15 ottobre alle 21:00; 30 ottobre alle 19:00

Verso le 21:00 di metà ottobre, il cielo notturno apparirà ancora popolato da molte costellazioni caratteristiche della stagione estiva, la maggior parte delle quali, specie quelle più alte e orientali, rimarranno visibili ancora per parecchie ore prima di tramontare. All’inizio della notte astronomica, infatti, il “Triangolo estivo” sarà ancora alto nel cielo, anche se in procinto di cedere la regione zenitale al grande quadrato di Pegaso.
Boote ed Ercole saranno già al tramonto, mentre a nordest si potrà seguire l’ascesa della coppia Perseo-Cassiopea e il sorgere della brillantissima Capella con l’Auriga, seguite già dalle luci del Toro che, assieme alle Pleiadi, rappresentano le avanguardie del cielo invernale. Scenario che si completerà con il sorgere di Orione e dei Gemelli nella seconda parte della notte. Sull’orizzonte nord, l’asterismo del Grande Carro si troverà al punto più basso del suo percorso giornaliero.

Ora Solare

È da ricordare, per il corretto uso delle effemeridi, che alle ore 3:00 di domenica 27 ottobre finirà il periodo dell’ora estiva (TU+2) e bisognerà portare indietro le lancette degli orologi alle ore 2:00.
Si ritornerà così all’ora solare invernale (TU+1).

Effemeridi del mese della Luna e di Sole e pianeti

XI EDIZIONE BERGAMO SCIENZA

0

Per 16 giorni la città e la provincia di Bergamo saranno animate da laboratori, conferenze, spettacoli, incontri volti a promuovere la conoscenza scientifica. Novità di quest’anno è il sodalizio con il World Science Festival di New York; il suo co-fondatore e direttore, il fisico Brian Greene, sarà protagonista di uno degli incontri in programma sabato 5 ottobre. La manifestazione sarà inaugurata venerdì 4 ottobre dal concerto-conferenza Planetario. Un vero e proprio esperimento musicale- scientifico inedito elaborato dai Deproducers. Tra i vari appuntamenti (calendario completo sul sito) segnaliamo il 5 ottobre l’incontro Viaggio al centro della Luna con Maria Zuber, capo del Dipartimento di Scienze della Terra, atmosferiche e planetarie del MIT e ricercatore principale della missione della NASA GRAIL che, con sonde spaziali gemelle, sta mappando l’interno della Luna, dalla superficie al nucleo. A seguire, dedicata alle imprese spaziali, In viaggio con la cometa, una tavola rotonda con Marcello Coradini (ESA European Space Agency), Enrico Flamini (ASI Agenzia Spaziale Italiana) e Karen McBride (NASA). Infine, domenica 20 ottobre, nella giornata tematica Nutriamoci di Scienza dedicata all’alimentazione, saranno ospiti l’astronauta Samantha Cristoforettie l’astrofisica Simonetta Di Pippo, che descriveranno l’alimentazione e il cibo che si utilizza nello spazio. Gli eventi di BergamoScienza porteranno i visitatori nei luoghi più belli di Città Alta e Città Bassa, tra teatri, piazze, palazzi storici, chiese, chiostri e musei.

Tutte le iniziative sono gratuite e aperte al pubblico fino ad esaurimento posti.
E-mail prenotazioni.privati@bergamoscienza.it
Calendario completo degli eventi su >>> www.bergamoscienza.it

Gruppo Amici del Cielo

0

01.10: “La volta celeste, telescopi e montature equatoriali” (Teoria).

Per informazioni e iscrizioni:
didattica@amicidelcielo.it.
www.amicidelcielo.it

Gruppo Amici del Cielo

0

01.10: “La volta celeste, telescopi e montature equatoriali” (Teoria).

Per informazioni e iscrizioni:
didattica@amicidelcielo.it.
www.amicidelcielo.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste

0

30.09: “Fisica solare e neutrini solari” di Antonio Pasqua.

Informazioni: cell. 329.2787572 – ccat@libero.it
www.astrofilitrieste.it

ASSOCIAZIONE CASCINESE

0

Per il mese di settembre è prevista un’Osservazione del Sole alle ore 10:00 del 28.9 in occasione della Notte Europea dei Ricercatori. Alla sera, Osservazioni al Politeama dalle 22:30, dopo lo spettacolo teatrale.

Per informazioni: D. Antonacci 347.4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
www.astrofilicascinesi.it

Juno, un fly-by tutto da osservare

0
Un rendering artistico di Juno in avvicinamento alla Terra il 9 Ottobre 2013. Credit: NASA/JPL-Caltech
Un rendering artistico di Juno in avvicinamento alla Terra il 9 Ottobre 2013. Credit: NASA/JPL-Caltech

Nella notte del 9 Ottobre, guardate in alto e pensate che lassù, a circa 500Km di distanza da voi (appena 50 volte l’altitudine di un aereo di linea), sta passando Juno. Se siete appassionati di scienza, di astronomia e di conquista spaziale, provate a pensare che quella sonda della NASA, grande come un autobus che dà un passaggio per lo spazio a strumenti e know-how italiani, sta prendendo la rincorsa per spiccare il balzo della sua vita e arrivare a Giove nel 2016, iniziando a produrre dati ed immagini che ci stupiranno come non mai. Se invece siete astrofili o appassionati di fotografia astronomica, non perdete tempo a pensare nulla. Prendete telescopio e macchina fotografica e, seguendo le indicazioni, cercate di fotografare Juno durante il suo passaggio ravvicinato. Il premio è poter dire in futuro di aver visto dal vivo passare quella che diventerà una delle più importanti missioni spaziali dei prossimi anni. E perché no, veder pubblicati i vostri sforzi dalla NASA  (inviando le immagini astronomiche realizzate durante il fly-by a info@iaps.inaf.it).

In genere, lo scopo di un fly-by è quello di imprimere a una sonda spaziale una spinta sufficiente per farle raggiungere più rapidamente la sua destinazione finale. Nel caso di Juno, la spinta che riceverà durante questo passaggio ravvicinato è circa il 70 percento del cosiddetto DeltaV iniziale, cioè della variazione della velocità fornita dal razzo vettore al momento del lancio. Insomma, una specie di secondo lancio necessario per permettere a Juno di raggiungere il lontano Giove. Un momento che vale sicuramente la pena tentare di immortalare.

L’impresa è ardua, ma se vorrete provare, sappiate che non siete i primi (la cosa è già stata realizzata da telescopi ufficiali e da astrofili sia per Cassini che per Rosetta). E soprattutto, sappiate che non sarete soli.  Immaginate che la stessa sfida verrà tentata contemporaneamente in tutto il mondo, da molti telescopi sia professionali (come quelli degli Osservatori INAF) sia amatoriali. Tra tutti, ci proverà a Matera un gruppo di un centinaio di studenti di liceo, sostenuti e coadiuvati dal mondo della scienza ufficiale. Per l’occasione, infatti, L’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) in collaborazione con INAF (in particolare con lo IAPS di Roma, Istituto dove è nato lo spettrometro ad immagine JIRAM a bordo di Juno) organizza per l’evento una manifestazione dedicata alle scuole, per festeggiare insieme questa ricorrenza spaziale.  Presso il Centro di Geodesia Spaziale ASI di Matera si terrà nella giornata del 9 la manifestazione “Aspettando JUNO… Un fly-by tra scienza, giochi e musica” dove tra giochi didattici, interventi di esperti, musica e mostre, i ragazzi tenteranno l’osservazione della sonda in diretta  dal telescopio del centro. (Per maggiori informazioni sull’evento http://www.asi.it/it/eventi/convegni/aspettando_juno)

Se volete tentare l’impresa per conto vostro, sappiate (senza scoraggiarvi) che avreste avuto possibilità decisamente migliori abitando a Cape Town. Il Sud Africa è infatti in assoluto il luogo sulla Terra dove la sonda godrà di maggiore visibilità: sarà un punto luminoso che si muoverà velocemente sullo sfondo del cielo, nella notte tra il 9 e il 10 ottobre. In quella nottata, Juno avvicinerà la Terra fino ad arrivare alla sua distanza minima alle 19:21 Universal Time (cioè 21:21 tempo italiano). In quel momento la sonda sorvolerà a 559 Km di altitudine un punto a 200 Km al largo della costa sudest del Sud Africa.

Risulterà visibile, nuvole permettendo? In teoria Juno è un oggetto dalle dimensioni ragguardevoli, ricoperto di 3 pannelli solari lunghi circa 9 metri ciascuno, e per questo motivo il suo passaggio potrebbe essere visibile con una attrezzatura limitata. Diciamo “potrebbe” perché in Italia le condizioni osservative non sono tra le più favorevoli e forse il momento migliore per osservare la sonda non sarà quello di minima distanza dalla Terra. L’opinione più diffusa è che il momento migliore per tentare l’osservazione sia circa un’ora dopo il flyby (circa le 22:30 ora italiana), quando Juno si troverà ad un’altezza di +10°/+15° sull’orizzonte in direzione est. A quel momento la sonda sarà già a una distanza di 30000 Km.  Per complicare le cose a chi si cimenterà nel tentativo, Juno fuggirà via a una velocità molto elevata rendendo le operazioni particolarmente concitate. Passata 1 ora dal fly-by, la sonda sarà già a 50.000 km da noi.

Se perdete l’occasione sappiate purtroppo che non ne avrete altre. Dal momento del fly-by il prossimo appuntamento con Juno non sarà prima di Luglio 2016, nelle vicinanze del pianeta Giove. A oltre 700 milioni di chilometri di distanza.

Informazioni aggiuntive

JUNO, seconda missione del programma New Frontiers della NASA, ha come obiettivo lo studio delle caratteristiche di Giove come “rappresentante” dei pianeti giganti. La sonda è stata lanciata il 5 agosto 2011 e raggiungerà Giove nel 2016. Dopo il fly-by, JUNO sarà lanciato direttamente verso Giove e si inserirà in un’orbita polare attorno al pianeta.  Di grande rilievo la partecipazione italiana al progetto, con gli strumenti JIRAM (spettrometro ad immagine infrarosso) e KaT (dispositivo di radioscienza). Anche gli star trackers, che assicurano il puntamento e la stabilizzazione della sonda sono un prodotto italiano della Selex ES di Campi Bisenzio vicino Firenze.

Per trovare Juno in cielo

Se sei nei dintorni di Roma, Juno inizia a essere visibile circa dalle 22:00 con 12° di elevazione sull’orizzonte, nella costellazione del Toro, e una magnitudine di circa 10, per poi allontanarsi dalla Terra nell’ora successiva, passando nella costellazione di Perseo e diminuendo di brillantezza mentre si alza sull’orizzonte.
Da qualunque zona d’Italia, per determinare i dettagli del passaggio di Juno nella tua zona, segui le istruzioni a questo link.
Altre informazioni sul flyby, nella pagina NASA ufficiale.
Altre informazioni su Juno nella pagina ASI e nella pagina INAF-IAPS.

Contattateci a info@iaps.inaf.it per maggiori informazioni e mandateci le vostre immagini astronomiche del fly-by nei giorni successivi al 9 ottobre per vederle pubblicate dalla NASA.


E se volete veder pubblicate le vostre foto anche sulla nostra rivista Coelum Astronomia, inviatele anche a gallery@coelum.com!

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

0

27.09: Osservazione all’Oasi della Grigna, Piani Resinelli.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Associazione Astrofili Centesi

0

27.09: “Gli inquilini della nostra galassia: stelle, ammassi e nebulose”. Al telescopio: Venere, le costellazioni autunnali e la Galassia di Andromeda.

Per info: 346.8699254 astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

0

27.09 GLI ASTROFILI E LA NOTTE EUROPEA DEI RICERCATORI L’UAI aderisce alla Notte Europea dei Ricercatori, manifestazione europea di promozione della figura e del ruolo del Ricercatore nella società. Gli astrofili come “organizzatori ed animatori” di decine di incontri tra i ricercatori e la cittadinanza, in particolare i giovani studenti delle scuole superiori.

www.uai.it

Gruppo Amici del Cielo Barzago

0

27.09: “I Segreti del nucleo atomico e l’energia delle
stelle” di Dino Pezzella (Verano).

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

NOTTE EUROPEA DEI RICERCATORI 27 SETTEMBRE 2013

0

Un programma divertente, che rende la scienza fruibile a tutti e che culmina il 27 settembre nella Notte Europea dei Ricercatori, promossa dalla Commissione Europea. Per consultare il programma, e prenotare le visite gratuite, visita la pagina dedicata.

Tel 06.83390543 – info@frascatiscienza.it www.frascatiscienza.it

Al Planetario di Ravenna

0

24.09: “Arte, architettura e astronomia: un rapporto lungo millenni” di Agostino Galegati.

Per info: tel. 0544-62534 – E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste

0

23.09: “Introduzione alla Fisica Quantistica – 1a parte” di Fulvio Mancinelli.

Informazioni: cell. 329.2787572 – ccat@libero.it
www.astrofilitrieste.it

Il metano non è abbastanza

0

Marte, il metano, la vita.

Il pianeta rosso è sicuramente il pianeta del sistema solare più studiato. Perché è vicino, perché non è dissimile alla Terra, perché rientra nella cosiddetta fascia di abitabilità, perché forse in passato ha ospitato vita avendo sicuramente ospitato acqua.

Anzi di più. La vita sulla Terra verrebbe da Marte. Lo ha sostenuto recentemente Steve Brenner, lo aveva ipotizzato sul suo “I marziani siamo noi” l’astrofisico Giovanni Bignami: la vita può essere iniziata su Marte e poi portata sulla Terra, a fiorire mentre sul quarto pianeta pianeta del nostro sistema andava spegnendosi con l’inardirsi della terra, la fuga dell’atmosfera, la fine dei movimenti tettonici.

A confortare l’ipotesi che comunque su Marte vi fosse ancora una presenza vitale che in qualche modo avvalorasse la vivibilità del pianeta, la presenza di metano nell’atmosfera di Marte. Una presenza, che per discontinuità, poteva essere attribuita alle emissioni di batteri primordiali.

D’altronde le analisi condotte sia dai satelliti orbitanti il pianeta che dai rover, nella loro parziali misurazioni, indicavano una presenza media di metano nell’atmosfera da giustificare la sua produzione biologica.

Uno studio che appare questa settimana su Science – e che riporta le analisi dati fatte con lo strumento Tunable Laser Spectrometer (TLS), uno strumento appositamente progettato per la misurazione del gas su Marte – ci dice che la presenza di quel gas nell’atmosfera marziana è assai inferiore a quanto ipotizzato in precedenza, non superiore a 1,3 parti di miliardo per volume, una presenza troppo bassa per giustificare una percentuale di metano come precedentemente stimata anche in presenza di una semplice produzione geologica o proveniente da altri pianeti.

Insomma lo studio guidato da Christopher Webster, del Jet Propulsion Laboratory, California Institute of Technology, che mette a confronto con TLS le precedenti misurazioni, rivelatesi, sia per la strumentazione a terra che orbitante, meno precise del Tunable Laser Spectrometer, fa nascere dubbi sull’attuale presenza microbiotica sul pianeta rosso.

Secondo il presidente dell’INAF Giovanni Bignami siamo di fronte ad un’ipotesi. L’autore infatti, contrariamente a quanto pensato fin qui, afferma che il metano nell’atmosfera di Marte può resistere fino a cento anni, non solo uno. “Periodo limitato che giustificherebbe la continua produzione del gas da parte di microorganismi o per attività geologica” spiega Bignami “e che è stata l’ipotesi più accreditata finora. Inoltre viene da pensare che il TLS misuri la quantità di metano solo nel sito dove opera Curiosity. E’ come dire che trovandosi a Monte Mario a Roma (sede dell’INAF ndr) sarebbe in grado di misurare la presenza di zolfo nella solfatara vesuviana dove hanno ambientato il 47 morto che parla di Totò. E’ più facile che non trovandolo in situ ipotizzi che non ci sia”.

Il che ci porta a considerare che fintanto che non porteremo abbastanza umanità su Marte, per poter approfondire compiutamente quanto si trova e si trovava sul pianeta rosso, per quanto ci si approssimi alla risposta, resteremo col dubbio se siamo o meno di fronte alla verità.

×
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

There was an error while trying to send your request. Please try again.

Autorizzo Coelum Astronomia a contattarmi via e-mail utilizzando le informazioni che ho fornito in questo modulo sia per fini informativi (notizie e aggiornamenti) che per comunicarmi iniziative di marketing.