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Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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STAGE ASTRONOMICO A LUMEZZANE
1/3.08: presso l’Osservatorio Serafino Zani. Durante lo stage vengono approfondite le principali tecniche di ripresa ed elaborazione di immagini astronomiche. Il corso è aperto a tutti gli appassionati di astronomia ed è strutturato su due livelli: un livello “base” e “avanzato”. La prenotazione è obbligatoria e i posti disponibili sono 20.

Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Al Planetario di Ravenna

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29.07: “E pare stella che tramuti loco… Le stelle cadenti di Agosto” di Paolo Morini.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Teerum Valgemon Aesai

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26.07: “Da scie nel cielo a destinazioni spaziali: Storia delle comete attraverso i millenni” con Claudia Mignone.

Info: teerumvalgemonaesai@gmail.com
teerumvalgemonaesai.blogspot.com

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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IV Star Party Nazionale UAI di Campo Catino

25-27 luglioLo Star Party del Centrosud nel territorio più sorvegliato dall’Inquinamento Luminoso. A 1.800 m. s.l.m., un ampio piazzale con visibilità a 360°, un intero albergo e l’Oss. Astronomico di Campo Catino (OACC) a disposizione degli astrofili. Previste conferenze e seminari a tema. Organizzazione congiunta di
OACC e ATA (Associazione Tuscolana di Astronomia)

> http://divulgazione.uai.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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25.07: Osservazione del cielo dall’albergo ristorante Soldanella, Piani Resinelli

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Quadranti galattici – approfondimenti sul quesito e soluzione

Soluzione, considerazioni e approfondimenti suggeriti sul quesito posto da Paolo Alessandrini nella rubrica Moebius pubblicata su Coelum 180 di aprile

La tavola rotonda di Dudeney

Nel 1907 Henry Dudeney, grande creatore di rompicapi e giochi matematici, propose il seguente problema: “Fate accomodare le stesse n persone a una tavola rotonda (n-1)(n-2)/2 diverse volte, in modo che nessuna persona abbia per più di una volta gli stessi due vicini”.

L’enigma venne pubblicato, assieme a molti altri, nel libro “The Canterbury Puzzles”, uno dei grandi classici della matematica ricreativa.

L’immagine della tavola rotonda richiama subito alla mente i cavalieri della corte di re Artù, menzionati nelle leggende del ciclo bretone. Nelle diverse versioni, il numero di questi nobili personaggi varia molto, da 12 a oltre 150.

A noi, però, non importa quanti fossero i cavalieri: ci basta chiamare questo numero n.

Il problema di Dudeney suggerisce che esistano (n-1)(n-2)/2 diversi modi di accomodare i cavalieri a tavola, rispettando il vincolo per cui nessuno di loro ritroverà per più di una volta la stessa coppia di colleghi ai suoi due lati. Perché proprio (n-1)(n-2)/2?

Lo possiamo comprendere facilmente.

In quanti modi possiamo riempire il posto alla destra di re Artù? Naturalmente in n-1 modi, perché possiamo collocare chiunque degli n cavalieri tranne lo stesso sovrano. E una volta occupato quel posto, quanti modi abbiamo di piazzare un commensale alla sinistra di Artù? Ovvio: n-2, perché a questo punto abbiamo già escluso 2 persone. Quindi esistono (n-1)(n-2) modi di riempire i due posti vicini all’illustre sovrano.

Ma facciamo attenzione all’esatta formulazione del problema: ciascun cavaliere non deve ritrovarsi più volte la stessa coppia di vicini, indipendentemente dal fatto che siano scambiati di posto. Di conseguenza contando (n-1)(n-2) modi abbiamo in realtà contato ogni configurazione due volte: il numero giusto è quindi (n-1)(n-2)/2.

Per fortuna la matematica è democratica, per cui il ragionamento condotto per re Artù si applica pari pari a tutti i cavalieri. Possiamo allora concludere che il numero di configurazioni proposto da Dudeney è corretto.

Il numero (n-1)(n-2)/2 può essere ricavato anche attraverso un procedimento appena diverso. Il numero di possibili disposizioni degli n cavalieri corrisponde infatti al numero di modi in cui possiamo estrarre 2 elementi da un insieme di n-1 elementi.

Chi mastica un po’ di matematica sa che questo numero è espresso dal coefficiente binomiale “n su 2”, cioè:

Per fortuna abbiamo ritrovato lo stesso numero di prima!

Vabbè: ma adesso, che ce ne facciamo di questo bel numerino? Sapere quanti sono i modi di far sedere i cavalieri non significa conoscere nel dettaglio tutte queste disposizioni.

D’altra parte la determinazione di queste configurazioni costituisce il vero rompicapo di Dudeney.

Il problema è stato risolto per qualsiasi n pari, ma non ha una soluzione generale se n è dispari. Ai tempi di Dudeney (che morì nel 1930), per esempio, non era nota alcuna soluzione per il caso n = 13, che richiama alla memoria l’ultima cena di Gesù.

Lo stesso matematico inglese descrisse in dettaglio tutte le soluzioni dell’enigma per n compreso tra 3 (numero minimo di commensali per il quale il problema ha senso) e 12.

Ad esempio, la figura seguente illustra le soluzioni (uniche) per n uguale a 3, 4, e 5.

Dagli anni Sessanta in poi, il problema venne preso in grande considerazioni da diversi matematici e risolto per valori più alti di n, anche sfruttando algoritmi informatici.

Ad oggi, il valore più basso di n per il quale non è nota alcuna soluzione è 41: si sa che le configurazioni in questo caso sono (41-1)(41-2)/2 = 780, ma nessuno sa quali siano di preciso.

L’intricato caso dei governatori galattici

Anche se ambientato in un contesto fantascientifico e non nello scenario delle leggende anglosassoni, l’enigma del numero 180 di Moebius era una riformulazione del classico problema di Dudeney.

Al posto della tavola rotonda c’è la Via Lattea, e i commensali sono sostituiti dai settori galattici amministrati da altrettanti governatori. Con i quattro quadranti alla Star Trek la soluzione è semplice: anzi, l’avete già vista nella figura precedente.

Con n = 4 abbiamo (n-1)(n-2)/2 = (4-1)(4-2)/2 = 3 disposizioni possibili.

Ad esempio, se i governatori sono A, B, C e D, lo schema di rotazione che risolve il problema è il seguente:

A B C D

A B D C

A C B D

Si noti che in ciascuna disposizione l’ultimo governatore (quello indicato a destra) sarà vicino al primo (quello più a sinistra). Questo significa che ad esempio la prima configurazione A B C D può indifferentemente essere scritta anche come B C D A, oppure C D A B, oppure D A B C.

Tenendo conto di questo fatto, potrete constatare che con n = 4 non vi sono altre soluzioni del problema.

Con sei settori, la faccenda si fa più complicata. Lo ammetto: questa volta sono stato cattivello, e infatti nessuno, per la prima volta nella storia della rubrica (che ormai si accinge a festeggiare il suo primo compleanno), è riuscito ad aggiudicarsi l’abbonamento semestrale.

Una nostra vecchia conoscenza, però, è riuscita a risolvere il rompicapo: Maurizio Carlino. Il provetto risolutore di problemi non è stato menzionato in calce alla rubrica del numero 182, perché la sua risposta è arrivata quando l’articolo era già prossimo alla stampa. E comunque Carlino aveva già vinto l’abbonamento in precedenza, e quindi la sua partecipazione (come lui stesso aveva sottolineato) era fuori concorso.

Mi scuso comunque con Carlino per non averlo citato nella rubrica di maggio, e mi complimento con lui per la sua brillante impresa.

Com’è ormai sua abitudine, il nostro affezionato lettore ci ha inviato un’analisi dettagliata del problema, corredata dalla soluzione e da una spiegazione approfondita del procedimento adottato per ottenerla.

Come si risolve la parte difficile del problema, cioè lo schema di rotazione dei 6 governatori? In questo caso le possibili configurazioni sono (6-1)(6-2)/2 = 10, ma quali sono?

Trovarle “a mano” era possibile, ma non semplice. Un programma informatico sicuramente rappresentava una via più agevole, e non a caso questo è stato il procedimento scelto da Carlino.

Identificando i governatori con le prime 6 lettere dell’alfabeto, la soluzione proposta dal nostro lettore-risolutore è la seguente:

A B C D E F

A B D C F E

A B E D F C

B D E A F C

B D F A C E

A D B F C E

A C D F B E

D C E F B A

C B E F D A

C B F A D E

Nella tabella seguente, inviataci dal nostro lettore, vengono evidenziate le coppie di vicini di ogni governatore in ciascuna delle 10 configurazioni.

Naturalmente questa è una delle molte soluzioni possibili del problema con n = 6: a differenza del caso con n = 4, infatti, la soluzione non è affatto unica.

Non contento di aver comunque risolto il problema “base”, Carlino ha analizzato il numero di spostamenti necessari per passare da una configurazione a quella successiva.

Nella soluzione esposta sopra, questo numero è sempre 3, tranne che per il primo passaggio, nel quale sono necessari 4 spostamenti. Il numero totale di spostamenti è quindi pari a 28.

Ci scrive Carlino:

Non sono riuscito a trovare una soluzione che presenti un numero inferiore di spostamenti, ma non dispongo di una dimostrazione matematica del fatto che 28 sia il valore minimo. Sarà molto interessante scoprire se qualcun altro è stato capace di produrre una soluzione a ‘costo’ inferiore; al momento posso solo dire che il mio algoritmo non ha trovato soluzioni inferiori a 28 con il vincolo di usare ad ogni passo una nuova configurazione che differisse dalla precedente di al più 4 spostamenti. In particolare non sono riuscito a trovare soluzioni con costo totale = 27 in cui tutte le 9 configurazioni avessero un costo pari a 3 e neppure almeno una soluzione in cui compaia una configurazione di costo 2 seppur teoricamente compatibile con i vincoli del problema.”

Giro l’interessante sfida ai lettori e ai visitatori!

In conclusione, complimenti a tutti i lettori che hanno affrontato il problema e in particolare al bravissimo Maurizio Carlino.

Al prossimo enigma!

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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Comete – La Pan-STARRS torna a brillare – buone le previsioni per la JACQUES

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comete
Il percorso apparente in luglio-agosto della C/2014 E2 (Jacques), cometa che fino alla prima decade di luglio sarà praticamente inosservabile per congiunzione con il Sole, ma che nei giorni seguenti potrebbe regalare la sorpresa di riapparire nel cielo dell’alba con una magnitudine alla portata di un binocolo. L’ora migliore per tentare l’osservazione è quello delle 4:00, quando il cielo sarà ancora sufficientemente scuro e la cometa avrà avuto il tempo di alzarsi di qualche grado sull’orizzonte.Fino alla fine di agosto, se le stime di Seeichi Yoshida si dimostreranno attendibili, la Jacques dovrebbe conservare una magnitudine di +6,5, sempre più alta in cielo e diretta verso Cassiopea.

comete
Il percorso apparente in luglio-agosto della C/2014 E2 (Jacques), cometa che fino alla prima decade di luglio sarà praticamente inosservabile per congiunzione con il Sole, ma che nei giorni seguenti potrebbe regalare la sorpresa di riapparire nel cielo dell’alba con una magnitudine alla portata di un binocolo. L’ora migliore per tentare l’osservazione è quello delle 4:00, quando il cielo sarà ancora sufficientemente scuro e la cometa avrà avuto il tempo di alzarsi di qualche grado sull’orizzonte.Fino alla fine di agosto, se le stime di Seeichi Yoshida si dimostreranno attendibili, la Jacques dovrebbe conservare una magnitudine di +6,5, sempre più alta in cielo e diretta verso Cassiopea.

Invece, in questi ultimi giorni la cometa è sembrata in grado di arrivare alla settima magnitudine già in luglio e questo fa ben sperare per il passaggio al perielio del prossimo autunno, quando si avvicinerà alla Terra fino a una distanza di 0,953 UA. Purtroppo, in luglio comincerà a farsi troppo vicina al Sole (il 27 agosto arriverà al perielio), tanto da risultare praticamente inosservabile dalla seconda metà del mese fino a settembre. Si troverà infatti a nord-ovest della testa del Leone, e quindi tramonterà quasi in coincidenza con l’inizio della notte astronomica.

EFFEMERIDI

Ma se l’osservazione metodica sul lungo periodo ne sarà in qualche modo impedita, forse sarà possibile compiere “l’impresa di un giorno”, provando a riprendere la Pan-STARRS il 22 sera, quando la sua coda dovrebbe transintare sulla galassia NGC 2903 (con la testa 48 primi d’arco a ovest).

Al Planetario di Ravenna

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22.07: “Le favole del Cielo” di Agostino Galegati (conferenza adatta a bambini a partire da 10 anni).

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

ASTROINIZIATIVE UAI

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21-25.07:Presso il Parco Astronomico delle Madonie, Isnello (PA), si terrà invece la scuola estiva di astronomia del Sud Italia, con corsi base di Astronomia, Scienze della Terra e dei Pianeti, Cosmologia a cura della Commissione Didattica UAI – http://didattica.uai.it/

Dschubba, la “fronte dello Scorpione”, torna a competere con Antares

Puntualmente come ogni anno, la costellazione dello Scorpione torna in estate ad affacciarsi all’orizzonte sud, rendendosi ben visibile già al termine del crepuscolo. La rossa Antares, che ne segna il cuore, ed altre luminose stelle che ne formano la testa, la coda e l’aculeo delineano quella che è senz’altro una delle più realistiche tra le 88 costellazioni che, situata proprio nei pressi del rigonfiamento galattico, si arricchisce di un incredibile numero di oggetti del profondo cielo.


Proprio in questo periodo, da quelle parti, è in corso il ripetersi di un notevole evento che, esattamente undici anni fa, destò per la prima volta l’attenzione degli star-gazers e dei professionisti: Delta Scorpii aumentò di luminosità tanto da divenire la seconda stella della costellazione, rivaleggiando quasi con la stessa Antares.
La spiccata luce azzurra di Dschubba – questo il nome proprio di δ Scorpii, storpiatura dell’arabo Al jabat, “la fronte dello Scorpione” – giunge a noi dopo aver viaggiato nelle profondità del cosmo per ben 400 anni e splende solitamente di magnitudine +2,3.

A partire dal 2000, però, la sua luminosità a iniziato ad incrementare fino a raggiungere, nell’estate del 2003, la magnitudine record +1,5. Non avendo notizie di simili eventi accaduti in passato, l’outburst di undici anni fa è quindi da considerarsi come il primo evento del genere della stella. Comunque, come capita a ogni variabile che si rispetti, anche per Delta Scorpii è cominciato il calo di luminosità che, dal 2008, si è stabilizzata sulla magnitudine +2,1, di due decimi superiore alla sua usuale magnitudine.

In qualche modo, però, la stella ha preso gusto ad esibirsi: e infatti, non solo ha ripetuto inaspettatamente l’exploit all’inizio di quest’anno, ma lo ha anche prolungato per un lungo periodo alla magnitudine 1,7; solo nelle ultime settimane Delta Scorpii è scesa di due decimi di magnitudine, splendendo comunque al di sopra della seconda grandezza.
Il primo a notare l’outburst del 2003 fu Sebastian Otero, astrofilo argentino e tenace studioso di stelle variabili, che dall’episodio di tre anni prima aveva tenuto d’occhio la stella tracciandone la curva di luce; fino a quando, una sera dell’estate 2003 si accorse ad occhio nudo che essa appariva ben più evidente del solito, specie confrontata con altre stelle della zona. Ma non è questa la solita caratteristica fotometrica evidenziata: Delta Scorpii, infatti, subisce anche variazioni di piccola ampiezza che si svolgono nel periodo di poche ore senza evidenziare un unico periodo, bensì, un certo numero di periodi sovrapposti; questi si scontrerebbero l’un l’altro, esattamente come il suono prodotto da una chitarra non non accordata, risultando in variazioni all’apparenza irregolari. Secondo il modello proposto per spiegare tale comportamento, non è tutta la stella a subire le pulsazioni di piccola entità osservate quanto solo alcune sue parti, che si contrarrebbero ed espanderebbero a velocità comprese tra 10 e 20 km/s proprio come le oscillazioni subite da una classica bolla di sapone. Tale comportamento è caratteristico della famiglia delle variabili pulsanti di tipo β Cephei.

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δ Sco è membro dell’associazione Scorpius-Centaurus OB che, situata ad una distanza compresa fra i 380 e i 470 anni-luce dal Sole, risulta essere il più vicino sistema di questo tipo; tutte le componenti di questo gruppo evidenziano il medesimo moto proprio, con vettori di velocità più o meno paralleli e coprendo 0,02”-0,04” d’arco all’anno, muovendosi a circa 20 km/s rispetto al Sole. Tutte queste stelle sono sicuramente nate dalla stessa nube di gas e polveri in un range compreso tra circa 5 milioni di anni per quelle appartenenti al sottogruppo dello Scorpione e i 17-22 milioni di anni per i sottogruppi del Centauro-Lupo.

Di fatto, δ Sco è uno dei membri più luminosi di questo vasto gruppo del quale la rossa Antares è la componente più massiccia ed evoluta. Tra l’altro, δ Sco è abbastanza calda da ionizzare una nube gassosa lontana ben 10 anni-luce che ha formato una sorta di grande buco nel materiale nebulare attorno a sé; Sh2-7, questo il nome della nebulosa che risulta del tutto invisibile al telescopio, è molto probabilmente residuo dell’antica nube molecolare dalla quale si è formata l’associazione Scorpione-Centauro.

I tre outburst ad oggi esibiti da δ Sco ne fanno senz’altro la più spettacolare tra le variabili note come γ Cassiopeiae, il cui capostipite è la stella centrale di Cassiopea. Anch’essa di tipo B0, nel 1937 passò dalla magnitudine 2,25 alla 1,6 in un brevissimo periodo, rimanendo stabile al picco di luminosità per alcuni mesi; nei tre anni successivi scese addirittura alla magnitudine 3,0, impiegando in tutto più di 15 anni per ritornare alla normale luminosità, alla quale tutt’ora risiede. Durante l’outburst, il suo spettro presentava righe di assorbimento diffuse e sbiadite alle quali, però, erano accoppiate righe in emissione H-alpha: indice che una qualche struttura gassosa era presente attorno alla stella.
Proprio per questo motivo, tali stelle sono anche note come variabili Be (la e nella sigla ad evidenziare la presenza delle righe ad emissione dell’idrogeno sovrapposte ad un normale spettro di assorbimento), delle quali si conoscono non più di 160 campioni nella Galassia, il 20% circa delle stelle O e B sconosciute.

Fig.1- Il fenomeno delle stelle Be. Cortesia AAVSO - http://www.aavso.org/vsots_delsco (Crediti: Enzo De Bernardini)

Da un punto di vista evolutivo, le Be sono stelle di popolazione I ad elevata temperatura che, a causa delle loro elevate masse, consumano troppa energia, rendendo la loro vita relativamente breve; nel giro di poche migliaia d’anni dalla loro nascita sono infatti divenute sub-giganti azzurre, avviandosi ad uscire dalla sequenza principale del diagramma HR: esaurendo le ultime riserve di idrogeno disponibili nel grosso nucleo centrale, esse vanno incontro alle manifestate variabilità di piccola entità di cui abbiamo già parlato. Ma, soprattutto, esse sono accomunate dal possedere rapide rotazioni sul proprio asse, tipicamente dell’ordine dei 250 km/s ma in alcuni casi maggiori anche del doppio; la stessa velocità di rotazione all’equatore di δ Sco, ad esempio, è stimata in circa 180 km/s, 90 volte quella del Sole il cui equatore si muove a soli 2 km/s!

A causa dell’elevatissima forza centrifuga, le stelle Be si allargano all’equatore, espellendo anelli gassosi che vanno a disporsi attorno ad esse: proprio da questi anelli, eccitati e ionizzati dalle radiazioni ultraviolette provenienti da Delta Scorpii e dalle altre stelle B, deriverebbero le righe di emissione osservate.

Delta Scorpii è in realtà sede di uno strettissimo sistema doppio. La componente principale è una stella azzurra, la cui classe spettrale si colloca esattamente fra la B e la O. Stelle di questo tipo sono molto luminose, tanto che Delta 1 Sco, così come è stata definita la componente principale, è ben 14 mila volte più luminosa del Sole; tuttavia, la quantità di polveri interposte lungo la visuale tale da indebolirne la luminosità di un fattore pari almeno al 50%! Questa grande luminosità è si dovuta al raggio della stella, maggiore di cinque volte quello solare ma, soprattutto, alla sua temperatura superficiale, che si aggira intorno ai 30000 K: le radiazioni uscenti dalla sua fotosfera sono talmente enormi da aver creato molto probabilmente attorno ad essa una sorta di atmosfera che va ad intercettare sicuramente anche l’anello gassoso prodotto all’equatore. Come ogni supergigante azzurra che si rispetti, la massa di Delta 1 Sco è ritenuta essere almeno 20 volte quella della nostra stella: tenendo conto della sua grande massa, il suo destino è quello di esplodere come supernova, secondo alcune stime, entro i prossimi 10-15 milioni di anni.

Meno conosciute sono le caratteristiche della secondaria. Essa è di classe spettrale certamente non inferiore alla B3, 8 volte più massiccia del Sole e dalla temperatura superficiale stimata in circa 18.000 K: parametri che ne determinano la luminosità intrinseca 2.800 volte quella solare. Essa impiegherebbe poco meno di 11 anni per completare un’orbita che risulta essere alquanto eccentrica; in altri termini, le due componenti si avvicinano molto al periastro, forse a meno di 1 Unità Astronomica. Ed è forse proprio tale vicinanza la causa dei poderosi outburst esibiti dalla componente principale. Infatti, l’inizio della fase attiva δ Sco ha avuto luogo poco dopo il passaggio periastro nel 2000 e nel luglio 2011, subito dopo un altro passaggio al periastro, la luminosità δ Sco tornò nuovamente ad aumentare: solo una coincidenza? Si sospetta fortemente che la componente secondaria, giungendo al periastro con una certa velocità derivata dall’orbita fortemente eccentrica, vada ad intercettare l’anello gassoso espulso da Delta 1 Sco, devastandone la struttura: proprio in quella circostanza, la luminosità della stella aumenterebbe, in quanto non verrebbe più assorbita dal materiale in orbita attorno ad essa. Questa azione di disturbo si ripeterebbe quindi ogni 10-11 anni circa ma, stando così le cose, è certamente strano che nessun outburst di una certa entità sia stato esibito prima del 2003.

A distanza di tre anni dal più recente periastro un nuovo incremento di luminosità è tutt’ora in corso; probabilmente, qualche strano sconvolgimento nell’anello o guscio gassoso che avvolge Delta Scorpii è in atto, tale da aver aperto una sorta di finestra sulla stella, che quindi si mostra quasi “senza veli”. Allorché nelle nottate estive la rossa Antares attrarrà le vostra attenzione, non dimenticate di rivolgere lo sguardo alla luce dell’azzurra stella situata nella della Scorpione, che tanto viene a raccontarci sulla sua complicata e mutevole natura.

La sonda Rosetta osserva la doppia forma di 67P

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Immgine grezza del nucleo doppio della cometa ripreso il 14 luglio

La meta finale di Rosetta si conferma sempre di più come un  oggetto ricco di peculiarità. Le immagini scattate dallo strumento OSIRIS il 14 luglio, mostrano che il nucleo non è un oggetto monolitico, ma è costituito da due parti distinte a contatto tra loro.

«Ovviamente da questa distanza le immagini non consentono ancora di capire molto sullo stato e natura della superficie – ha commentato il coordinatore scientifico dell’ASI Enrico Flamini – ma OSIRIS conferma di funzionare come ci si aspettava e tra poco riusciremo a vedere con maggiore chiarezza quali sorprese ci riserva Churyumov-Gerasimenko».

L’immagine che vediamo in alto a sinistra, è stata realizzata dalla NAC di OSIRIS il 14 luglio, da una distanza di circa 12.000 chilometri. Una seconda immagine in basso a destra e un filmato – visibile qui sotto e in allegato –  sono stati realizzati usando la tecnica del sotto campionamento attraverso l’interpolazione che rende l’immagine più definita. Questa tecnica è stata utilizzata perché la sonda è ancora troppo lontana e allo stato attuale, ogni rilevamento di luminosità o l’individuazione di regioni più scure, potrebbe essere fuorviante.

(Credit: ESA/ROSETTA/OSIRIS/MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA)

Il filmato utilizza una sequenza di 36 immagini interpolate, catturate a 20 minuti l’una dall’altra. Questo procedimento ci offre una visione a 360 gradi dell’intera cometa, che non lascia dubbi sulla forma irregolare e sulla conformazione doppia, nota in astronomia con il nome di binaria a contatto.

67P sembra formata da un primo segmento allungato e da un secondo, simile a un bulbo. Forme irregolari e allungate non sono rare per piccoli corpi del Sistema Solare, come asteroidi e comete. Dei cinque nuclei di comete osservate infatti fino ad ora – grazie ai fly-by effettuati dalle sonde – nessuno ha mai presentato  una forma sferica o regolare.

Per citarne una, la cometa 103P/Hartley osservata nel 2011 dalla sonda EPOXI della NASA, si presentava all’osservatore con due distinte parti separate da una superficie liscia. L’interrogativo a cui rispondere nelle prossime settimane sarà:  67P può appartenere a questa tipologia di oggetti? La risposta genererà sicuramente numerosi studi tanti quanti ce ne sono sulla formazione delle comete.

Immagine interpolata del nucleo doppio della cometa 67P

Una delle teorie più popolari è che le  binarie a contatto si siano generate dall’incontro tra due comete causato dalla bassa velocità di collisione, agli albori della formazione del Sistema Solare. Oppure, 67P potrebbe aver acquisito la sua particolare forma grazie alla forte spinta gravitazionale generata da pianeti quali Giove o il Sole stesso.

Una seconda ipotesi sostiene che 67P potrebbe aver assunto una forma sferica, diventata poi fortemente asimmetrica a causa dell’evaporazione del ghiaccio. Questa trasformazione potrebbe essere avvenuta nel momento dell’entrata della cometa nel Sistema Solare dalla Fascia Kuiper.

«Al momento le immagini in nostro possesso, suggeriscono una struttura più complessa del previsto, ma c’è ancora molto da analizzare prima di giungere alle conclusioni  – ha dichiarato Fred Jansen, mission manager di Rosetta – non solo in termini generali di studio delle comete ma anche per gli aspetti operativi della missione, quali la discesa e l’atterraggio sulla superficie della cometa».

Per approfondire

KAZAKISTAN Viaggio a BAIKONUR In occasione del lancio nello spazio dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti

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SAMANTHA CRISTOFORETTI

SAMANTHA CRISTOFORETTI

KAZAKISTAN Viaggio a BAIKONUR In occasione di un evento ECCEZIONALE: il lancio nello spazio dell’astronauta italiana Samantha Cristoforetti – 20/26 Novembre 2014.

1° giorno, giovedì 20 Novembre – MILANO Malpensa / VIENNA / MOSCA

Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto di Milano Malpensa in tempo per l’imbarco sul volo di linea Austrian Airlines, in partenza per Mosca, via Vienna. All’arrivo all’aeroporto di Mosca, sbarco e, dopo l’incontro con l’assistente locale, trasferimento in pullman riservato in hotel per la sistemazione nelle camere riservate, la cena ed il pernottamento.

2° giorno, venerdì 21 Novembre – MOSCA / BAIKONUR

Prima colazione in hotel e visita panoramica della città con guida locale parlante italiano. Pranzo libero a carico dei partecipanti e, in corso di giornata, trasferimento all’aeroporto di Mosca, dov’è fissato l’incontro con l’assistente locale per la consegna dei voucher e dei biglietti per il volo di proseguimento diretto a Baikonur. Imbarco e volo per Baikonur. All’arrivo, incontro con la guida locale parlante inglese e successivo proseguimento in pullman per l’hotel. Sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento.

3° giorno, sabato 22 Novembre – BAIKONUR

Prima colazione in hotel e mattinata dedicate alla visita guidata del Museo di Baikonur dove si avrà la possibilità di vedere la grande collezione di oggetti unici come il primo Lunar Globe e gli effetti personali di Y. Gagarin, e della Casa Memoriale dedicata a Y. Gagarin e a S. Korolev, dove vissero fino al primo lancio della storia. Pranzo e, nel pomeriggio, visita di Buran, l’unico veicolo spaziale operativo e completato dal programma Sovietico, del sito di lancio di razzi Energia e del più grande complesso universale Stand Start. the launching site of rocket Energia and the biggest universal complex Stand Start che prevede il lancio verticale del veicolo spaziale Buran. Cena e pernottamento in hotel.

4° giorno, domenica 23 Novembre – BAIKONUR

Dopo la prima colazione in hotel trasferimento al Museo del Cosmodromo di Baikonur che racconta le principali fasi di sviluppo del cosmodromo ed anche la storia della città di Baikonur. Pranzo e, nel pomeriggio, tempo alla Scuola Internazionale Spaziale. Cena e pernottamento in hotel.

5° giorno, lunedì 24 Novembre – BAIKONUR / IL LANCIO

Prima colazione e trasferimento all’Assembly & Test Facility (№254), utilizzato per la manutenzione del lancio, dove è anche presente una camera per l’esaminazione medica dell’equipaggio spaziale prima del lancio. Si diventerà testimoni del report dell’equipaggio al Capo di Stato della Commissione in accordo con la loro autorizzazione al lancio. Normalmente occorrono circa 4 ore per preparare l’equipaggio al volo spaziale dopo il report. Nel frattempo verrà effettuata la visita ad un’altra and Test Facility (№ 112) dove i razzi sono assemblati e testati. Pranzo e successivo trasferimento al punto di osservazione del lancio a solo 2 km di distanza. Dopo il lancio ci si avvicinerà alla rampa di lancio per vedere ancora più da vicino e sentirne ancora il calore. Questa rampa di lancio fu istituita nel 1957 e fu utilizzata per il lancio del primo satellite e del primo uomo nella storia dell’esplorazione spaziale. Sin da allora la rampa di lancio è utilizzata per il Programma Spaziale di Stato e per la cooperazione internazionale nel settore spaziale. Cena e pernottamento in hotel.

6° giorno, martedì 25 Novembre – BAIKONUR

Dopo la prima colazione in hotel, trasferimento all’Hotel “Cosmonaut” dove tutti i cosmonauti vivono prima del lancio. Pranzo e, nel pomeriggio, visita guidata panoramica della città (3h00 circa) con i suoi parchi, i suoi monumenti ed il Padiglione dedicato a Gagarin. Tempo libero al mercato della città. Cena e pernottamento in hotel.

7° giorno, mercoledì 26 Novembre – BAIKONUR / MOSCA / VIENNA / MILANO Malpensa

Prima colazione in hotel e trasferimento in aeroporto per l’imbarco sul volo in partenza per il rientro in Italia, via Mosca. All’arrivo all’aeroporto di Milano Malpensa, sbarco e fine dei servizi.

L’Organizzazione locale si riserva tutti I diritti di effettuare cambiamenti al programma, in base alle speciali e restrittive regole in regime al Cosmodromo. L’ok al lancio dipende dalle autorizzazioni dell’agenzia spaziale “Roscosmos”. Il lancio può essere posticipato per eventuali procedure straordinarie. In caso di cambiamento di data del lancio verranno valutate nuove tariffe/opzioni voli e lo spostamento dell’organizzazione logistica a Baikonur.
PIANO VOLI
20/11 MILANO Malpensa (h. 10.00) – VIENNA (h. 11.25) OS 512
20/11 VIENNA (h. 12.45) – MOSCA (h. 18.35) OS 603

21/11 MOSCA (h. .) – BAIKONUR (h. .)

26/11 BAIKONUR (h. .) – MOSCA (h. .)

26/11 MOSCA (h. 19.20) – VIENNA (h. 19.20) OS 604
26/11 VIENNA (h. 20.10) – MILANO Malpensa (h. 21.35) OS 517

EVENTUALE ALTERNATIVA PER IL RIENTRO DEL GIORNO 27/11
27/11 MOSCA (h. 16.35) – VIENNA (h. 16.35) OS 602
27/11 VIENNA (h. 17.35) – MILANO Malpensa (h. 19.05) OS 515

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE

minimo 15 partecipanti € 4.490,00
Supplemento camera singola € 350,00
Tasse aeroportuali € 155,00 (soggette a riconferma fino all’atto dell’emissione del biglietto aereo)

La quota comprende:
* voli di linea come da prospetto in classe economica da/per Mosca
* franchigia bagaglio come da regolamentazione della compagnia aerea in vigore alla partenza
* volo charterizzato Mosca/Baikonur/Mosca
* sistemazione in hotel 4**** a Mosca per 1 notte e in hotel di categoria locale a Baikonur per 5 notti in camere doppie standard con servizi privati
* pasti come da programma
* bus locale e guida locale parlante italiano a disposizione per visite e trasferimenti previsti a Mosca
* bus locale e guida locale parlante inglese a disposizione per l’intera durata del tour in Kazakistan per visite, escursioni ed attività come da programma, incluso permesso d’ingresso e visita al Cosmodromo di Baikonur
* osservazione al lancio
* visa support per l’ingresso in Russia e a Baikonur
* omaggio dall’organizzazione locale (Model of Soyuz-TMA e foto autografata dell’equipaggio
* capogruppo/guida astronomica
* assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio.

La quota non comprende:

* tasse aeroportuali (€ 155,00 circa ad oggi e soggette a riconferma ad emissione biglietti)
* eventuali adeguamenti tasse aeroportuali e security charges
* peso eccedenza bagagli rispetto ai kg. indicati (da pagare direttamente alla compagnia aerea all’imbarco)
* eventuali adeguamenti tariffari della quota volo, dovuti all’incremento/decremento di posti oltre a quelli inizialmente riservati per il gruppo alla stampa del programma di viaggio
* eventuali adeguamenti della tariffa volo in conseguenza della mancata conferma del gruppo entro i termini stabiliti di scadenza opzione
* pasti non esplicitamente menzionati nel programma
* bevande ai pasti
* escursioni ed attività facoltative
* altri ingressi non esplicitamente menzionati nel programma
* bagaglio extra, acquisti ed extra personali in genere
* mance
* tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”

Supplementi da quantificare: * eventuale pernottamento supplementare a Mosca (notte di mercoledì 26 Novembre) nel caso non ci fosse la giusta coincidenza tra il volo charterizzato proveniente da Baikonur per Mosca ed il volo da Mosca per Milano Malpensa, via Vienna, e che renderebbe necessaria la riprotezione sul volo del pomeriggio seguente (giovedì 27 Novembre) come indicato nel piano voli.

NOTE

  • Le quote del volo e dei servizi a terra sono state calcolate in base alle migliori tariffe disponibili ad oggi, Aprile 2014, pertanto sono soggette a riconferma in vista di eventuale variazione del costo del trasporto, del carburante, dei diritti e delle tasse di imbarco o sbarco.
  • Baikonur city è una strategica ed importante entità con ristrettissime regole per I visitatori. Per ottenere i permessi di ingresso al Cosmodromo occorrerà compilare ed inviare il modulo “application form”, unitamente alla copia del passaporto almeno 90 giorni prima della partenza.
    Le iscrizioni, pertanto, si raccolgono entro e non oltre venerdì 08/08/2014 con contestuale versamento di acconto pari al 25% della quota di partecipazione, oltre all’invio del modulo compilato (che Vi invitiamo a chiedere all’atto della prenotazione) e della copia del passaporto.

NOTIZIE UTILI

Visti & Documenti

Il cosmodromo di Baikonur, anche chiamato Tjuratam, è la più vecchia e utilizzata base di lancio del mondo. Fu costruito dall’Unione Sovietica, ed ora è sotto l’amministrazione russa, nonostante geograficamente si trovi in Kazakistan. Il prezzo è incluso della lettera di invito per il visto turistico russo con doppia entrata.

KAZAKISTAN – i viaggiatori di nazionalità italiana, così come quelli della maggior parte dei paesi, devono essere muniti di visto d’ingresso, che è consigliabile richiedere prima della partenza, anche se in casi particolari i visti possono essere rilasciati sia all’aeroporto sia alla frontiera terrestre, sempre previa autorizzazione Ministero degli Affari Esteri della Repubblica del Kazakistan. Il visto, a seconda della tipologia consente un soggiorno che varia da 30 giorni a un anno. Fra i documenti da presentare ricordiamo che il passaporto dovrà essere valido per almeno sei mesi dopo la scadenza del visto.

RUSSIA – Per i cittadini italiani, oltre al passaporto valido e in regola con il bollo, occorre il visto consolare. Sono necessari:
passaporto (firmato e con validità residua di almeno 6 mesi e 2 pagine libere consecutive) + formulario + 2 fototessera recenti, a colori, biometriche, su fondo bianco (no grigio, celestino o altro fondino anche molto chiaro) e senza occhiali scuri. Il passaporto è personale, pertanto il titolare è responsabile della sua validità e l’agenzia organizzatrice non potrà mai essere ritenuta responsabile di alcuna conseguenza (mancata partenza, interruzione del viaggio, etc.) addebitabile a qualsivoglia irregolarità dello stesso. Così come non si assume nessuna responsabilità in merito a danneggiamento, smarrimento o furto delle marche da bollo non applicate sul passaporto in modo regolare. Detti documenti dovranno pervenire alla società organizzatrice almeno 90 giorni prima della partenza per evitare diritti d’urgenza da parte del Consolato.

Rischi sanitari

vaccinazioni consigliate: epatite virale A, epatite virale B, febbre tifoide, rabbia. In Kazakistan non è sicuro bere l’acqua di rubinetto, per cui è consigliabile consumare solo acqua in bottiglie sigillate oppure bevande calde. In alternativa l’acqua corrente può essere trattata facendola bollire per almeno 15 minuti, al fine di garantire la più efficace delle purificazioni. Altri rischi: mal di montagna, brucellosi, leishmaniosi, encefalite da zecche, tetano. Il Kazakistan richiede il test dell’HIV agli stranieri che soggiornano nel paese per più di tre mesi. Consigliamo di portare sempre con sé una piccola farmacia da viaggio e di stipulare un’assicurazione sanitaria che preveda, oltre alla copertura delle spese mediche, anche l’eventuale rimpatrio aereo sanitario o il trasferimento in altro paese.

Fuso orario

(tre diversi): 4, 5 e 6 ore avanti rispetto al meridiano di Greenwich
Elettricità

220V, 50Hz. Vengono usate le prese europee a due fori rotondi e senza collegamento a terra.
Lingua

kazako (lingua di Stato) e russo (lingua ufficiale); in crescita la conoscenza dell’inglese
Moneta

tenghè (KZT); il cambio è di 151,51 KZT/1 US$ e 199,00 KZT/1€. Il tasso di cambio varia in una banda di fluttuazione di +/-15%
rispetto al dollaro americano.
Telefono

Prefisso dall’Italia: 007 (Kazakhstan) 7172 (Astana) o 7272 (Almaty)


Informazioni e prenotazioni:

CTM di Robintur spa – Via Bacchini 15, Modena – Tel. 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it www.robintur.it
Informazioni astronomiche: Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372 www.esploriamoluniverso.com
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550 www.esploriamoluniverso.com

ASTROSUMMER 2014 – FINO AL 14 SETTEMBRE

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Sesta edizione del ciclo estivo del Planetario di Roma, quest’anno a Technotown, nel castelletto medievale di Villa Torlonia. Più di due mesi di programmazione pomeridiana e serale tra spettacoli in cupola, osservazioni telescopiche, racconti celesti e collegamenti in remoto al Virtual Telescope. L’Astrosummer 2014 si svolgerà fino al 14 settembre – con una pausa tra il 10 e il 24 agosto: un’occasione ideale per contemplare le stelle nelle calde serate estive. Un evento speciale, a sorpresa, chiuderà la ricca programmazione di Astrosummer 2014 nella serata del 14 settembre.

Il Calendario e la descrizione degli spettacoli e degli eventi sono disponibili sul sito.
Per informazioni e prenotazioni Tel 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00) – info@planetarioroma.it
La capienza del Planetario Gonfiabile è di 30 persone.

*Il planetario è ospitato all’interno di una cupola gonfiabile che non permette l’ingresso a sedie a rotelle e a carrozzine. Per informazioni chiamare lo 060608

www.technotown.it – www.planetarioroma.it

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Eventi UAI > http://divulgazione.uai.it

19 luglio La notte bianca dell’Apollo 11 – Ricordiamo quella notte 45 anni dopo…. aspettando la Luna

Associazione Cascinese Astrofili

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19.07: “La conquista della Luna” di Alberto Villa. Presso Giardino farmacia Piccioli, in Corso Matteotti a Cascina.

Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: Cell: 329-6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

Teerum Valgemon Aesai

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19.07: “La Notte Bianca dell’Apollo 11”.

Info: teerumvalgemonaesai@gmail.com
teerumvalgemonaesai.blogspot.com

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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18.07: “La fascia di abitabilità: l’acqua liquida culla della vita” di Matteo Romico.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

ASTROINIZIATIVE UAI

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17-20.07: Presso l’Osservatorio Astronomico di Campo Catino a Guarcino (FR), si terrà la consueta scuola estiva di astronomia del Centro Italia, dedicata agli insegnanti, ma non solo… a cura della Commissione Didattica UAI – http://didattica.uai.it/

Al Planetario di Ravenna

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17.07: RavennaPoesia presenta “Il pièveloce Crono. Poesie sul Tempo” con Maria Giovanna Maioli, Franco Costantini e la partecipazione di Mina Bertolotto e Francesco Matteucci. Ingresso libero.

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Congiunzione a tre: Venere, Mercurio e Luna

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Altra congiunzione che necessiterà di un cielo limpido (e non velato come nell’illustrazione) per essere apprezzata in pieno è quella che il mattino del 25 luglio vedrà Venere, Mercurio e Luna formare sull’orizzonte di estnordest un triangolo di circa sei gradi di
lato. Alle 5:30, con il Sole sotto l’orizzonte di –5°, i due oggetti più bassi, ovverosia Mercurio e la falcetta di Luna, saranno alti solo +7 gradi.
Perciò bisognerà fare presto con le osservazioni, prima che la luce del Sole divenga troppo invasiva.

Al Planetario di Ravenna

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15.07: “The Stars of The Little Prince. A talk in English about Astronomy, Life and Friendship” di Paolo Morini, Sara Ciet (conferenza in lingua inglese).

Per info: tel. 0544-62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Venere come la supernova del 1054

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Poco prima dell’alba del 14 luglio, verso le cinque del mattino, Venere tornerà a dare spettacolo sopra l’orizzonte est, mostrandosi quasi nell’identica posizione e con la stessa luminosità della supernova che diede origine alla Crab Nebula, appena 30′ a nordest.
All’ora indicata Venere sarà alta circa +10°, con il Sole sotto l’orizzonte di –8°; così che dovrebbe essere possibile intravedere
anche le stelle più brillanti, come Aldebaran e forse zeta Tauri.
Più in basso, condizioni del cielo permettendo, si dovrebbe poter apprezzare anche la presenza di Mercurio.

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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Eventi locali patrocinati UAI
14-19 luglio Ponza delle Stelle – Isola di Ponza. Associazione Pontina di Astronomia

www.astronomiapontina.it

Congiunzione Marte Spica

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La sera del 13 luglio Marte si porterà fino a 1,3° da Spica, dando vita a una congiunzione degna di nota soprattutto per il contrasto di colore tra i due oggetti. Verso le 23:00 il pianeta e la stella saranno alti circa +15° sull’orizzonte di ovest-sudovest.

Asteroidi – Cerere e Vesta ultimi giorni insieme!

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cartina asteroidi 183
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta dal 10 al 31 luglio. Nello stesso periodo la separazione tra i due oggetti – che si muoveranno circa cinque gradi a sudest della stella Heze (zeta Virginis), di mag. +3,4 – varierà tra i 26' e i 2 gradi. Cerere apparirà in media di mag. +8,6, mentre Vesta di mag. +7,3, così che la coppia continuerà ad essere alla portata di un buon binocolo.
cartina asteroidi 183
La cartina rappresenta il percorso apparente di Cerere e Vesta dal 10 al 31 luglio. Nello stesso periodo la separazione tra i due oggetti – che si muoveranno circa cinque gradi a sudest della stella Heze (zeta Virginis), di mag. +3,4 – varierà tra i 26' e i 2 gradi. Cerere apparirà in media di mag. +8,6, mentre Vesta di mag. +7,3, così che la coppia continuerà ad essere alla portata di un buon binocolo.

I due asteroidi, dopo essere arrivati alla minima distanza il 5 luglio, continueranno infatti a viaggiare di conserva nella Vergine senza allontanarsi troppo l’uno dall’altro. Come si può infatti vedere dalla cartina
a sinistra, alla fine della prima decade saranno reciprocamente distanti poco più di 25′, e soltanto il 18 la separazione supererà la soglia psicologica dei 60 primi d’arco.

EFFEMERIDI

asteroidi opposizioneAnche per una buona parte di luglio, quindi, ci sarà la possibilità di osservare i due storici pianetini (l’avete notato? alla fine, il termine italiano, considerato da tempo desueto, è quello che per Cerere e Vesta più si avvicina alla nuova definizione – che non amo – di “pianeti nani”) nel campo di uno strumento usato a ingrandimenti medio bassi. Una congiunzione così stretta si ripeterà soltanto nel 2081, per cui capirete la mia insistenza nel pretendere, da chi si dice appassionato di astronomia, almeno una fuggevole occhiata (e due righe di conferma al sottoscritto)!

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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11.07:
“Misurare l’Universo: la scala delle distanze” di Paolo D’Avanzo.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Pan-STARRS sfila sulla galassia

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Serie di immagini della cometa C/2012 K1 (Pan-STARRS) riprese dalla missione NEOWISE della NASA in infrarosso. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Serie di immagini della cometa C/2012 K1 (Pan-STARRS) riprese dalla missione NEOWISE della NASA in infrarosso. Crediti: NASA/JPL-Caltech

La cometa C/2012 K1 Pan-STARRS è stata scoperta nel maggio 2012 dal progetto di indagine astronomica Panoramic Survey Telescope e Rapid Response System, nelle Hawaii, dalla cui sigla prende il nome, come tutte le comete scoperte dallo team.

Proveniente dalla lontana nube di Oort, un vasto serbatoio di comete ai margini del sistema solare, questa Pan-STARRS si trovava a “soli” 230 milioni di km dalla Terra quando è stata ripetutamente fotografata dalla missione NEOWISE della NASA, sul suggestivo sfondo di una ben più lontana galassia a spirale, chiamata NGC 3726, che è a circa 55 milioni di anni luce dalla Terra, ovvero 2 miliardi di volte più lontano di quanto lo sia la cometa.

Nelle immagini si possono scorgere due code estendersi rispetto alla testa della cometa. La coda più grande, ben evidente, è composta da gas e particelle più piccole. La coda più debole, orientata verso sud e che è piuttosto difficile da individuare in queste immagini, potrebbe essere composta di grani di polvere più grandi e dispersi. L’immagine è stata ottenuta a partire dai dati raccolti dai due canali in luce infrarossa a bordo della sonda NEOWISE, con il canale di maggior lunghezza d’onda (centrato a 4.5 micron) reso con il colore rosso e il canale a minor lunghezza d’onda (3.4 micron) mappato in ciano. La cometa appare più luminosa nella banda di lunghezza d’onda maggiore, il che suggerisce ai ricercatori che la cometa sta probabilmente producendo quantità significative di monossido o biossido di carbonio.

La cometa è a buon punto nel suo cammino verso il Sole, arriverà alla minima distanza dalla nostra stella per la fine di agosto, ed è stata visibile agli appassionati dell’emisfero settentrionale per la maggior parte del mese di giugno (tra cui anche gli studenti che hanno utilizzato il TNG per fotografare la cometa in colori reali).
In autunno, dopo che la cometa avrà superato il perielio, potrà deliziare gli spettatori dell’emisfero sud dotati di piccoli telescopi.

La cometa C/2012 K1 (PanSTARRS) vista in giugno dal telescopio italiano TNG. Crediti: Telescopio Nazionale Galileo / W. Boschin – G. Andreuzzi

Congiunzioni a tre tra Luna, stelle e pianeti

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La notte tra il 5 e 6 luglio la Luna al primo Quarto si porterà ad una distanza di 2,5° da Marte (mag. +0,1), raggiungendo il pianeta rosso proprio nei pressi di Spica (mag. +1,0), la stella alfa della Vergine.

Verso la mezzanotte, l’orario indicato nella figura, i tre oggetti saranno alti circa +10° sull’orizzonte di ovest-sudovest.

Due giorni dopo, sempre alla medesima ora, troveremo la Luna in congiunzione con un altro pianeta e con un’altra stella: Saturno (mag. +0,4) e Zuben el Genubi (mag. +2,8), la stella alfa della Bilancia.

Effemeridi di Luna, Sole e Pianeti

Il Cielo di Luglio – Agosto

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cartina del cielo 183
Aspetto del cielo per una località posta a Lat. 42°N - Long. 12°E La cartina mostra l’aspetto del cielo alle ore (TMEC): 15 luglio > 00:00; 01 agosto > 23:00; 15 agosto > 22:00; 31 agosto 2014 > 21:00

cartina del cielo 183
Nelle sere di metà luglio il Leone e la Vergine (con Marte nei pressi di Spica) si presenteranno ormai al tramonto, come pure la Libra che ospita Saturno. Quasi allo zenit si staglieranno le sagome inconfondibili dell’Ercole, della Lira e del Cigno; il meridiano nei pressi dell’orizzonte sarà dominato dal Sagittario e più in alto dall’Aquila, mentre ad est faranno capolino Pegaso e Andromeda.
Il mese dopo, a metà agosto, Andromeda e il quadrato di Pegaso saranno già molto alti verso sudest, mentre a ovest, sempre più basso, si preparerà a salutarci il Bootes con la brillante Arturo. A fine agosto, già prima della mezzanotte si potrà assistere al sorgere delle Pleiadi.

EFFEMERIDI

Il Sole
Dopo aver raggiunto il 21 giugno scorso il suo punto più alto nel cielo, la nostra principale fonte di luce sta tornando sui suoi passi, riducendo sempre più la declinazione. Negli ultimi giorni di agosto, ad esempio, l’astro del giorno raggiungerà (alla latitudine di 42° N) un’altezza dall’orizzonte di poco superiore ai +50°, contro i +70° di metà luglio. Ciò si tradurrà in un sostanzioso aumento delle ore utili all’osservazione degli oggetti del cielo profondo, così che se a inizio luglio la notte astronomica avrà una durata di sole 4,5 ore, a fine agosto si arriverà alle 7,5 ore. Alle 0:13 TU del 4 luglio, inoltre, la Terra arriverà all’afelio della propria orbita, ovvero alla massima distanza dal Sole (pari a circa 152,1 milioni di chilometri, contro i 147,1 raggiunti al perielio e ai 149,6 della distanza media).

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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04.07:
Verso il centro della Via Lattea: scorribanda dal Cigno al Sagittario” di Roberto Ratti. Conferenze (a seguire osservazione degli oggetti del cielo con i telescopi del gruppo)
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Gruppo Amici del Cielo di Barzago

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04.07:6° lezione: “Consegna Diploma e prova pratica di osservazione del Cielo”.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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04.07:Osservazione della congiunzione Cerere-Vesta (Monte Fasce).
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Nel Cielo – Un tuffo NELLA LAGUNA

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nel cielo 183
La cartina di questo mese riprende la costellazione del Sagittario mentre passa in meridiano, molto bassa sull’orizzonte sud. La sua declinazione è tale che l’oggetto di cui si parla nel test della rubrica, la notissima nebulosa M8, può essere osservato da Roma a un’altezza massima di circa +23°. Grazie alla sua cospicua luminosità l’individuazione avviene con facilità, poco più di un grado a est-sudest della stella 4 Sagittarii (mag. +4,7), ma per le osservazioni in alta risoluzione bisogna necessariamente contare su cieli scuri e trasparenti.

nel cielo 183
La cartina di questo mese riprende la costellazione del Sagittario mentre passa in meridiano, molto bassa sull’orizzonte sud. La sua declinazione è tale che l’oggetto di cui si parla nel test della rubrica, la notissima nebulosa M8, può essere osservato da Roma a un’altezza massima di circa +23°. Grazie alla sua cospicua luminosità l’individuazione avviene con facilità, poco più di un grado a est-sudest della stella 4 Sagittarii (mag. +4,7), ma per le osservazioni in alta risoluzione bisogna necessariamente contare su cieli scuri e trasparenti.

…O almeno, questo è quanto si poteva fare fino a qualche anno fa, quando anche dalle periferie delle nostre città il cielo era ancora in grado di assicurare spettacolo e divertimento. Per riuscirci ai nostri
giorni è invece necessario spostarsi in qualche remota località collinare o di montagna… Cosa che – per fortuna, essendo la nostra intenzione quella di dedicare tutta la puntata a quest’unico oggetto – è abbastanza semplice fare durante la stagione estiva. Del resto, abbiamo pensato: vuoi vedere che malgrado la sua fama ben pochi osservatori visuali possono dire di conoscere davvero la sua storia?

Il Cielo Sepolto – Nella coda dello scorpione

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cielo sepolto 183
La massima altezza raggiunta dalla coda dello Scorpione sull’orizzonte di una località situata alla latitudine di Roma. Le stelle più meridionali si perdono tra la foschia, e questo renderà la ricerca dell’ammasso aperto NGC 6231 (contrassegnato dal circoletto giallo) ancora più divertente.

cielo sepolto 183
La massima altezza raggiunta dalla coda dello Scorpione sull’orizzonte di una località situata alla latitudine di Roma. Le stelle più meridionali si perdono tra la foschia, e questo renderà la ricerca dell’ammasso aperto NGC 6231 (contrassegnato dal circoletto giallo) ancora più divertente.

Normalmente ci si accontenta d’individuare il cosiddetto “pungiglione”, segnato dalla posizione di Shaula, una stella azzurra di mag. +1,6, che tuttavia si trova a una declinazione non impossibile di –37° ed è quindi osservabile da tutta Italia. Molto più difficile è arrivare a vedere le stelle più meridionali della costellazione, la Theta e la Eta, di seconda e terza grandezza rispettivamente, che si trovano a –43° di declinazione…

10 anni di Cassini

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Un collage di vari risultati scientifici ottenuti in questi 10 anni dalla sonda Cassini-Huygens.

Il 1 luglio di 10 anni fa iniziava l’avventura dell’esplorazione del Sistema di Saturno da parte dello strumento VIMS a bordo della missione Cassini-Huygens. Da quel giorno, molte osservazioni e scoperte sono state fatte dal Visual and Infrared Mapping Spectometer, uno strumento nato da una collaborazione internazionale tra USA, Italia, Francia e Germania e  composto da due canali: il canale infrarosso, realizzato presso NASA-JPL e l’italiano canale Visibile, fornito da ASI, realizzato presso le Officine Galileo, ora Selex ES, sotto la guida di Angioletta Coradini dell’Istituto di Astrofisica di Roma, ora INAF-IAPS.

Un collage di vari risultati scientifici ottenuti in questi 10 anni dalla sonda Cassini-Huygens.

I dati parlano chiaro: solo VIMS ha condotto in questi dieci anni oltre 250.000 osservazioni pari a un volume di dati di 171 Gb (circa 40 DVD) corrispondenti a quasi 160 milioni di spettri. In termini di pubblicazioni sono 180 quelle comparse su riviste referate collegate ai dati di VIMS di cui 60 hanno un autore o coautore INAF.

Per celebrare questa ricorrenza, l’INAF-IAPS ha organizzato un seminario scientifico a cura di Gianrico Filacchione, ricercatore dell’INAF-IAPS e Cassini Participating Scientist in cui sono stati raccontati i principali risultati scientifici di VIMS. E non solo di VIMS, ma anche degli altri strumenti italiani. Perché la partecipazione italiana alla missione Cassini, una missione NASA-ESA-ASI, è sostanziale in ogni aspetto. L’ASI è infatti uno dei partner della missione e, a parte lo spettrometro VIMS, l’Italia ha partecipato con il sottosistema di radioscienza e il Radar dell’orbiter, nonché con lo strumento HASI a bordo del lander Huygens. Tutti strumenti gestiti da team di ricercatori provenienti da istituti diversi, che per la maggior parte del tempo lavorano incrociando i dati e collaborando agli stessi articoli scientifici. Seguiamo quindi il racconto di Filacchione per ripercorrere come Cassini, VIMS, il radar e gli altri strumenti abbiano cambiato negli anni il nostro modo di vedere il sistema di Saturno.

La vorticosa atmosfera di Saturno

Il vortice esagonale al polo nord di Saturno visto nel visibile e, nel riquadro, nell’infrarosso.

Iniziamo dal pianeta e dalla sua atmosfera. VIMS e la camera ad alta risoluzione hanno permesso uno studio dei vortici che caratterizzano l‘atmosfera del pianeta, mettendo i dati sperimentali a confronto con dei modelli teorici. In questo lavoro, è stata prestata particolare attenzione alla struttura ad esagono, il vortice permanente al polo nord del pianeta osservato per la prima volta dalla missione Voyager e studiato in dettaglio dalla camera ma anche dal canale IR dello strumento italiano.

Saturno, signore degli anelli

Gli strumenti di Cassini si sono poi concentrati sugli anelli, mettendo in risalto come questi ultimi siano delle strutture vive, dinamiche e in evoluzione, percorse da onde di densità radiali e verticali, instabilità e altre perturbazioni arabescanti, causate principalmente dalle interazioni gravitazionali e dalle risonanze con le lune, ma anche dell’interazione dei grani con il campo magnetico del pianeta. Tutte queste strutture sono state osservate in alta risoluzione, con un dettaglio prima inimmaginabile. Alcune sono state scoperte per la prima volta. Racconta Filacchione “Studiare lo smorzamento delle onde che percorrono gli anelli causate dalle risonanze con le Lune permette di trarre conclusioni sulla dimensione e la densità dei grani che formano gli anelli stessi. In particolare, VIMS correlando i suoi dati con altri strumenti (UVIS e CIRS, rispettivamente gli spettrometri nell’ultravioletto e nel termico) ha effettuato diversi studi per dedurre dimensioni dei grani, composizione, temperatura e presenza di materiali organici misti al ghiaccio”. Tutto questo è finito su Science a Marzo 2010, in un numero storico di review dedicato agli anelli di Saturno. E in numerosi altri articoli, di cui l’ultimo è in stampa proprio in questi giorni.

Una immagine degli anelli fotografati all’equinozio, con luce radente, della della camera di Cassini. Sono evidenti le ombre gettate sugli anelli dalle onde verticali al bordo.

Da segnalare come sia stato fondamentale, per raggiungere questi obiettivi scientifici, pianificare le osservazioni in modo intelligente e accorto. Come per esempio per le osservazioni all’equinozio, in cui la scelta vincente di osservare gli anelli con la luce del sole radente, ha permesso di calcolare in modo semplice ed efficace l’altezza delle onde, grazie alle loro ombre. Oppure nel caso di osservazioni di occultazione stellari, in cui si osserva una stella passare dietro agli anelli, verificando quali colori del suo spettro vengano assorbiti.

Anelli giovani o vecchi?

Purtroppo gli strumenti di Cassini non hanno permesso di raccogliere prove a sufficienza per risolvere uno dei più grandi misteri che avvolge il pianeta e cioè la formazione dei suoi anelli. Ad oggi sono due le teorie esistenti: la prima è quella del disco “antico”, formato dai rimasugli del disco protoplanetario di formazione del pianeta stesso, non incorporati in una delle lune. La seconda ipotesi è quella degli anelli “giovani” e racconta la storia di una Luna che essendosi avvicinata troppo a Saturno, sarebbe stata disgregata dall’azione del pianeta e dei suoi satelliti. In questo secondo caso, gli anelli si sarebbero formati in epoca più recente. In realtà, Cassini ha raccolto evidenze a favore di entrambe le teorie, che ancora coesistono sullo scenario. Spiega Fiacchione: “se gli anelli fossero antichi, dovrebbero essere molto più scuri. Considerate che gli anelli sono molto estesi, occupano una superficie pari a 44 miliardi di chilometri quadrati con uno spessore che non raggiunge il chilometro. Con una superficie così ampia il bombardamento meteoritico deve essere stato importantissimo e avrebbe dovuto scurire molto di più gli anelli. Una teoria di anelli giovani invece pone problemi di dinamica. È difficile immaginare una o più lune che si avvicinino a Saturno fino a disintegrarsi in un urto relativamente recente, superando le lune regolari che osserviamo oggi e che delimitano gli anelli nella loro configurazione attuale.”

Encelado e lo zoo delle strane lune di Saturno

Un montaggio delle immagini della camera di Cassini con il ritratto di Encelado, con le sue tiger stripes, e nel riquadro, i plumes, getti di vapori scoperti nel 2005.

Se da un lato il mistero della formazione degli anelli non è ancora stato del tutto risolto, dall’altro Cassini ha fatto moltissimo per lo studio dei satelliti di Saturno, osservando con numerosi flyby questo zoo di corpi celesti strani e misteriosi, tra loro molto diversi. Per alcuni di essi, con VIMS è stato possibile realizzare una mappatura parziale o totale della superficie, producendo delle vere mappe geologiche e composizionali di mondi finora sconosciuti, come Dione o Rea. Tra i risultati più famosi, quelli relativi a Encelado e le sue “tiger stripes”, i caratteristici graffi di tigre che ne coprono la superficie e da cui fuoriescono i “plumes”, i getti osservati per la prima volta da Cassini nel 2005 e oggi associati all’esistenza su Encelado di oceani sotterranei. Racconta Filacchione: “Il confronto tra i dati di VIMS e degli altri strumenti di remote sensing ha permesso di studiare la composizione di queste zone attive attorno al polo sud di Encelado da cui vengono emessi i plume, rivelando come il ghiaccio delle tiger stripes sia prevalentemente cristallino e più caldo delle zone circostanti” Anche questo risultato ha meritato nel 2006 la copertina di Science.

Ritratto di famiglia

Ma non è tutto. Con i dati di VIMS e degli altri strumenti è stato anche possibile confrontare tra loro le molte lune, dipingendo un ritratto di famiglia del Sistema di Saturno che in parte ne spiega la complicata storia. Il risultato è stato raggiunto con un approccio statistico, prendendo in considerazione delle osservazioni “full-disk” cioè misure mediate su tutto il pianeta visibile, grazie alle quali i satelliti sono stati catalogati in funzione della presenza di ghiaccio d’acqua e dello studio dei contaminanti, materiali scuri diversi dal ghiaccio. Alcune caratteristiche dello spettro, hanno infatti permesso di distinguere la quantità di questi contaminanti e come essi siano mischiati con il ghiaccio: in una deposizione di materiali chimicamente distinti (come neve pura su cui venga sparsa della fuliggine) o come in un mix intimo di vari materiali (come neve formatasi da acqua e fuliggine).

Racconta Filacchione: “Da questa catalogazione si è dedotto un ritratto d’insieme molto interessante del sistema di Saturno. Gli anelli sono formati da grani in uno stato di continua aggregazione e disgregazione e per questo le particelle che li compongono inglobano al loro interno i contaminanti, residui del bombardamento meteoritico. Questo processo ne causa il caratteristico colore ambrato e arrossato. Il ghiaccio più puro si trova sulle superfici di Encelado e dei satelliti più interni che orbitano nell’anello E, dall’orbita di Mimas a quella di Rhea. Questo perché vengono riforniti continuamente dai getti di Encelado di particelle di ghiaccio fresco che si depositano sulle superfici dei satelliti provocandone il caratteristico colore blu. Ma andando verso l’esterno, incontriamo due oggetti in cui ghiaccio e contaminanti non sono mischiati a livello molecolare: Giapeto, sul cui emisfero scuro si è depositato uno strato di nera fuliggine e Iperione, la cui superficie porosa assomiglia a quella di una spugna e che presenta molti crateri che funzionano come trappole fredde che catturano CO2 e materiali contaminanti organici . La sorgente della contaminazione dei due è probabilmente Febe, che, per la sua diversa composizione e la sua orbita inclinata, risulta essere un oggetto estraneo probabilmente catturato da Saturno. Febe orbita in un anello il cui materiale spiraleggia verso Giapeto e Iperione, sporcandone le superfici. A parte questo ed altri fenomeni locali, la distribuzione di ghiaccio è lineare, comunque compatibile con l’ipotesi che i diversi oggetti del sistema di Saturno si siano formati nelle stesse condizioni, da uno stesso disco proto planetario.”


Un montaggio delle immagini degli strumenti di Cassini che mostra Titano visto nel visibile (a destra) e nell’infrarosso.

Titano, un mondo a parte

C’è poi il grande capitolo di Titano, il più grande satellite di Saturno e il secondo nell’intero Sistema Solare, più piccolo solo di Ganimede, luna di Giove. Il punto di partenza per Cassini, nel lontano 2004, erano delle osservazioni che nel visibile mostravano un disco totalmente opaco e arancione, con un layer di aerosol rivelato tramite un sottile strato azzurro nell’atmosfera esterna della luna. Nemmeno l’atterraggio di Huygens sulla superficie del satellite nel gennaio del 2005 ha permesso di decifrare completamente la natura di Titano. Il lander è disceso in una zona arida, dove solo la forma arrotondata dei ciottoli rinvenuti al suolo faceva ipotizzare l’esistenza di liquidi. Per fortuna, a bordo di Cassini, VIMS e il radar hanno potuto fare grandi cose nei dieci anni di osservazioni. Nell’infrarosso, usando le finestre di trasmissione dell’atmosfera, è stato possibile osservare in dettaglio la grande diversificazione della superficie di questa luna. Una superficie estremamente variegata, coperta di laghi, oceani, isole e dal terreno ricoperto da montagne e dune e sorprendenti criovulcani, la cui presenza è stata osservata direttamente dagli strumenti a partecipazione italiana. La conferma di liquidi sulla superficie di Titano è stata rivelata per la prima volta in modo sorprendente, quando VIMS in una particolare configurazione osservativa ha catturato un bagliore anomalo, un raggio di luce proveniente da Titano. Quella luce non poteva che essere il riflesso dovuto dalla superficie liquida di un lago. In seguito i laghi sono stati studiati in grandissimo dettaglio, correlando i dati di VIMS con il radar è stato anche possibile osservare come queste strutture evolvano al passare delle stagioni, identificando un ciclo molto simile a quello terrestre, in cui il metano sostituisce l’acqua.

In particolare, questi ultimi risultati evidenziano come sia importante osservare a lungo un oggetto planetario, studiandone le modifiche al passare delle stagioni. Con la sua lunga durata, protratta benoltre il 2008, fine inizialmente prevista della missione, Cassini ha infatti avuto l’opportunità di osservare Saturno e le sue lune per una intera stagione: dal 2004, quando l’emisfero sud del pianeta era in piena estate, protraendosi fino al 2009, profittando dell’equinozio, per continuare fino al 2017, anno in cui l’estate arriverà nell’emisfero nord del pianeta. Dopo il 2017, e ben 20 anni di attività, Cassini finirà la sua lunga e proficua carriera tuffandosi nell’atmosfera del pianeta.

Ci si aspetta ancora grandi cose da questa missione NASA-ESA-ASI e tutta la comunità scientifica concorda nel dire che nella sua lunga vita, Cassini ha e avrà rivoluzionato il nostro modo di vedere Saturno e in genere il Sistema Solare. Ma avrà anche confermato quanto sia importante, per ottenere questi risultati, correlare tra loro dati sperimentali provenienti da strumenti e team diversi, risultati teorici, dati di laboratorio e una grande capacità ingegneristica di progettazione della missione stessa. Sottolineando ancora una volta, come per la ricerca (spaziale e non) sia fondamentalmente il lavoro di squadra.

Per maggior informazioni:

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Il concorso
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Una corona più grande per il Sole

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E’ grazie a riprese come queste, ottenute dalla missione STEREO della NASA che chi scienziati sono riusciti a ridefinire l’estensione della corona, lo strato più esterno che compone l’atmosfera solare. Crediti: NASA/STEREO

E’ grazie a riprese come queste, ottenute dalla missione STEREO della NASA che gli scienziati sono riusciti a ridefinire l’estensione della corona, lo strato più esterno che compone l’atmosfera solare. Crediti: NASA/STEREO

PIU’ ESTESA DI QUANTO NOTO FINORA

La corona solare, ovvero la porzione più esterna dell’atmosfera che avvolge la nostra stella, è molto più estesa di quanto finora ritenuto. Grazie alle osservazioni della missione STEREO della NASA gli scienziati sono riusciti a determinarne i nuovi confini, che ora sono stati fissati alla considerevole distanza di otto milioni di chilometri dalla superficie del Sole.

Questi risultati, pubblicati in un articolo sulla rivista The Astrophysical Journal, contribuiscono a definire il limite interno dell’eliosfera, la bolla di plasma generata dal vento solare che ingloba la Terra e gli altri pianeti , tracciando l’estensione del Sistema solare nella sua interezza.

“Abbiamo monitorato la propagazione di onde di tipo sonoro nelle zone più esterne della corona e le abbiamo usate per mappare la struttura della tenue atmosfera solare” spiega Craig DeForest, ricercatore del Southwest Research Institute di Boulder, negli Stati Uniti, primo autore della ricerca. “Non possiamo ascoltare i suoni direttamente nello spazio vuoto, ma tramite accurate analisi abbiamo seguito le loro oscillazioni mentre attraversano la corona”.

Le onde osservate dai ricercatori sono di tipo magnetosonico (o di Alfvén), un incrocio tra quelle sonore e quelle magnetiche. A differenza delle onde sonore sulla Terra, che oscillano diverse centinaia o migliaia di volte al secondo, le onde magnetosoniche identificate con le osservazioni di STEREO sono molto più ‘pigre’: impiegano infatti ben quattro ore per compiere una sola oscillazione e si propagano all’interno di materiale solare connesso direttamente alla nostra stella fino alla distanza di otto milioni di chilometri. Oltre questo limite, le propaggini dell’atmosfera solare si staccano definitivamente e si propagano nello spazio interplanetario in un flusso costante, ovvero il vento solare.

Per saperne di più:

  • l’articolo Inbound waves in the solar corona: a direct indicator of alfvén surface location di C. E. DeForest, T. A. Howard, e D. J. McComas pubblicato sulla rivista The astrophysical Journal

Unione Astrofili Bresciani

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27.06:Ogni venerdì, ore 21:00, apertura della Specola Cidnea. È possibile prendere parte alle serate astronomiche, al termine di una conversazione divulgativa seguono le osservazioni al telescopio.
Ogni sabato, ore 21:00 (escluso l’ultimo sabato del mese), apertura al pubblico dell’Osservatorio astronomico Serafino Zani, colle San Bernardo di Lumezzane Pieve (Brescia). Proiezioni a tema seguite da osservazioni al telescopio. Ingresso libero.
Per info: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

7-8 luglio Specola di Padova Osservatorio Astronomico INAF: Giuseppe Lorenzoni. L’Uomo, l’Astronomo e il Maestro.

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07.07: Nel pomeriggio di lunedì 7 previsti interventi di carattere storico scientifico sulla figura di Giuseppe Lorenzoni, seguito da un rinfrescante cocktail prolongée nella splendida cornice dell’antica torre della Specola Padovana. La serata terminerà con uno spettacolo teatrale, aperto al pubblico, durante il quale l’attore Filippo Tognazzo, con accompagnamento musicale dal vivo, racconterà la vita e la passione per la scienza di questo nostro astronomo padovano.

ATTENZIONE POSTI LIMITATI. Per la partecipazione al Convegno e al cocktail prolongée è richiesta la registrazione, lo spettacolo è aperto a tutti fino a esaurimento posti.
Tutte le informazioni e la registrazione gratuita da effettuarsi entro e non oltre il 27 giugno su:
www.oapd.inaf.it/convegnolorenzoni

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