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Ritratto di cometa interstellare

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2I/Borisov, la prima cometa e secondo oggetto interstellare mai identificato, ripresa dal telescopio spaziale Hubble. Crediti: NASA, ESA and J. DePasquale (STScI)
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2I/Borisov, la prima cometa e secondo oggetto interstellare mai identificato, ripresa dal telescopio spaziale Hubble. Crediti: NASA, ESA and J. DePasquale (STScI)

È il ritratto a miglior risoluzione che abbiamo di questo nuovo ospite interstellare, e a scattarlo non poteva che essere il telescopio spaziale Hubble. Ripresa il 12 ottobre scorso, l’immagine mostra il nucleo centrale (troppo piccolo per essere risolto dalla vista del telescopio) avvolto da una densa concentrazione di gas della prima cometa interstellare mai individuata, la 2I/Borisov.

Al momento della ripresa la cometa si trovava a più di 400 milioni di chilometri dalla Terra, e si sta velocemente avvicinando al punto più vicino al Sole, perielio, il 7 dicembre per poi proseguire quasi indisturbata fuori dal nostro Sistema solare.

La sua orbita ha infatti una traiettoria iperbolica estremamente aperta, grazie anche alla sua altissima velocità di crociera, quasi 180 mila chilometri all’ora: «sta viaggiando talmente veloce che quasi non si accorge dellapresenza del Sole», spiega David Jewitt (Università della California, UCLE) a capo del team Hubble che ha osservato la cometa.

La traiettoria della 2I/Borisov. come si vede dall'immagine, la sua traiettoria è stata modificata di molto poco dall'incontro con il nostro Sistema Solare, e la sua alta velocità la farà proseguire quasi indisturbata nel suo cammino verso lo spazio interstellare. Nell'immagine di destra vediamo la posizione della cometa rispetto al telescopio spaziale Hubble, al momento della ripresa. Le stelle di fondo dell'immagine a sinistra sono quelle della costellazione dell'Eridano, mentre a destra quelle del Sagittario. NASA, ESA, and J. Olmsted and F. Summers (STScI)

E proprio perché così aperta, il tipo di orbita ha indicato ai ricercatori che si tratta di un oggetto non appartente al nostro Sistema solare, ma proveniente da una lunghissima corsa attraverso lo spazio interstellare, verso cui continuerà il suo cammino dopo questa “breve” visita al nostro sistema.

Breve visita ovviamente per i tempi del cosmo, per noi invece una visita abbastanza lunga da permetterci di studiarla in dettaglio, un’occasione al momento unica per i nostri ricercatori.

Già il nome, 2I/Borisov, ci dice che non è il primo oggetto interstellare scoperto, abbiamo già parlato del primo in assoluto l’asteroide 1I/’Oumuamua ma, ci spiega Jewitt: «Mentre ‘Oumuamua sembrava essere poco più di una roccia, la Borisov è particolarmente attiva, molto più simile a una normale cometa. Il perché i due oggetti siano così diversi è un puzzle da risolvere».

Le dimensioni in gioco apparenti, in secondi, e reali, in chilometri.
Non solo è molto più attiva ma anche molto più grande e, unito al lungo tempo in cui l’avremo a disposizione (supererà Giove allontanandosi sempre più solo dopo la metà del 2020), diventa un soggetto perfetto per gli studiosi per saperne di più su sistemi stellari diversi dal nostro, sul sistema in particolare in cui si è formata. Possiamo infatti ricavare informazioni sulla composizione chimica, sulla struttura e sulle polveri presenti ai tempi della sua formazione e quindi del suo sistema stellare.

Al momento però le sorprese sono poche, i primi studi ci hanno mostrato come sia apparentemente del tutto simile alle nostre comete, anche se siamo solo all’inizio, ci spiega Amaya Moro-Martin del Space Telescope Science Institute di Baltimora: «Anche se un diverso sistema stellare può essere completamente differente dal nostro, è notevole il fatto che le proprietà della cometa appaiano essere così simili a quelle dei mattoni di costruzione del nostro Sistema Solare».

Gli appassionati di comete però sanno bene come si tratti oggetti altamente imprevedibili e volubili… possono passare senza sorprese al loro perielio così come subire importanti trasformazioni man mano che si avvicinano al calore del Sole, alcune possono addirittura perdere dei frammenti o rompersi in pezzi fino a disintegrarsi, oppure esibire improvvisi aumenti di luminosità, in particolare se è la prima volta che incontrano una fonte di calore potente come il Sole. Questo potrebbe liberare gas e polveri conservate dai primordi all’interno della cometa, che potrebbero celare qualche sopresa o essere comunque di grande interesse: «Hubble è in posizione pronto a monitorare qualsiasi cosa accada con la sua sensibilità e risoluzione superiori» spiega Max Mutchler, altro membro del team di osservazione.

La cometa in movimento rispetto alle stelle di fondo, il time-lapse è formato da osservazioni di Hubble riprese nell'arco di sette ore. A causa della sua alta velocità, Hubble ha dovuto effettuare la ripresa utilizzando una modalità di "tracking", per poter avere sempre il soggetto a fuoco. Cliccare sull'immagine se non parte l'animazione. Credits: NASA, ESA and J. DePasquale (STScI)
Questi due oggetti interstellari non sono probabilmente gli unici a passare attraverso il nostro Sistema Solare, anche se fin’ora non siamo riusciti ad individuarne altri non significa infatti che non ce ne siano stati. Alcune simulazioni al computer ci dicono che dovrebbero essere numerosi, probabilmente troppo piccoli o veloci, o lontani per essere individuati e studiati abbastanza a lungo da riconoscerne la provenienza. Il fatto però che in un tempo relativamente breve, dopo il primo oggetto se ne sia già individuato un secondo, può anche significare che la nostra tecnologia e la quantità e qualità di survey che monitorano il cielo (per non parlare degli agguerriti amatori, con strumentazione sempre più potente, in fondo questa cometa è stata scoperta così) ci permettono ora di individuare quello che ci è finora sfuggito…

Per saperne di più

2I/Borisov La prima cometa interstellare su Coelum astronomia di ottobre 2019

1I/’Oumuamua, il visitatore interstellare su Coelum astronomia di febbraio 2018


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