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Comete e vita

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Comete e vita
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Comete e vita
Comete e vita
Benché nello spazio abbondino i composti a base di carbonio (i cosiddetti composti organici), come sulla Terra si sia giunti alla sintesi degli amminoacidi e allo sviluppo della vita è ancora un mistero. Alcune teorie parlano di una sorta di brodo primordiale composto da molecole elementari sulle quali hanno agito le scariche elettriche di violenti fulmini, altre collocano la creazione delle molecole organiche direttamente nello spazio. Un recente studio pubblicato su Nature aggiunge ai possibili scenari anche l’impatto radente di una cometa.

Nir Goldman (Lawrence Livermore National Laboratory) e i suoi collaboratori hanno predisposto una serie di simulazioni computerizzate per osservare quali reazioni chimiche potessero verificarsi quando i ghiacci di una cometa fossero stati coinvolti in un evento così estremo come un impatto. Per garantire un minimo di sopravvivenza ai composti eventualmente creatisi grazie alle elevate pressioni e temperature, le simulazioni hanno previsto un impatto radente con il nostro pianeta. La composizione dei ghiacci cometari introdotta nelle simulazioni è un mix di oltre 200 molecole, tra cui acqua, metanolo, ammoniaca e ossidi di carbonio, una composizione comunemente utilizzata dai planetologi per descrivere i ghiacci cometari.

In alcuni casi i ricercatori hanno notato la formazione di numerose molecole caratterizzate da legami tra azoto e carbonio, tra cui l’acido cianidrico e l’urea, e numerosi idrogenioni. Cosa più interessante, le simulazioni hanno mostrato anche composti molto simili alla glicina (il più semplice degli amminoacidi) con appiccicate molecole di anidride carbonica. Secondo Goldman tali composti potrebbero reagire spontaneamente con gli idrogenioni producendo glicina, acqua e anidride carbonica.

In via teorica il meccanismo funziona, ma ora ci si aspetta si vedere grazie a ulteriori calcoli le reali probabilità del suo verificarsi. Senza comunque dimenticarci che le comete in viaggio verso la Terra avrebbero già potuto trasportare al loro interno tali preziosissimi elementi chimici. In tal caso l’unico elemento davvero necessario sarebbe un impatto il meno energetico e distruttivo possibile.