Cosa succede quando una passione alimenta un percorso di crescita personale e professionale, portando a risultati
straordinari? Matteo Mellone rappresenta l’esempio perfetto di come dedizione e creatività possano fondersi per
creare soluzioni innovative e strumenti di grande impatto.
Nel suo racconto troverete non solo i dettagli di un cammino.
tecnico, ma anche l’ispirazione di un viaggio umano ricco di entusiasmo e visione. Vi invitiamo a leggere questa
storia che unisce l’amore per l’astronomia alla competenza ingegneristica, in un percorso che sta per trasformarsi in
qualcosa di ancora più grande. Buona lettura!
L’INIZIO DI UNA PASSIONE
Mellone Matteo, nato nel 1983, fin da bambino sono stato irresistibilmente attratto dal cielo e, come molti, ho sognato di diventare un astronauta. La mia famiglia ha sempre sostenuto questa passione, permettendomi di iniziare con un piccolo binocolo, il primo strumento che mi ha aperto una finestra sull’universo. Da quel momento, ogni nuovo strumento rappresentava una meraviglia: un cannocchiale zoom, con cui ho scoperto la Luna e gli anelli di Saturno, e poi il mio primo telescopio, un modesto 50mm f/10, che ha accresciuto ulteriormente la mia emozione. A 16 anni sono passato a qualcosa di più concreto, il mitico 114/900, e da lì in poi ho avuto la sensazione di tenere il cielo nelle mie mani. Questa passione, in continuo crescendo, mi ha portato a esplorare un susseguirsi di strumenti, dai Dobson ai Newton su montatura equatoriale, dagli Schmidt- Cassegrain agli apocromatici. La voglia di avere telescopi sempre più grandi e di poterli costruire da me ha influenzato profondamente il mio percorso di studi, conducendomi alla progettazione aeronautica e all’ingegneria meccanica. La curiosità e il desiderio di imparare mi hanno spinto a leggere moltissimi libri, articoli e riviste del settore, ammirando e studiando l’evoluzione meccanica, ottica ed elettronica dei telescopi. La vera svolta, però, è avvenuta nel 1999, quando mi sono iscritto al CAST, il Circolo Astrofili Talmassons, un gruppo affiatato e operativo a 360 gradi nel mondo astronomico, molto attivo nella divulgazione attraverso l’osservatorio, le scuole e le piazze. Le lunghe nottate trascorse in osservatorio e in montagna mi hanno profondamente temprato, permettendomi di imparare dall’esperienza degli astrofili più esperti e di provare molti strumenti diversi. Un ricordo particolare va a Paolo Beltrame e Francesco Scarpa, che mi hanno accompagnato numerose volte sul Monte Matajur quando ancora non avevo la patente; con loro trascorrevo notti intere osservando il cielo con i loro Dobson e apocromatici, un periodo di oltre vent’anni fa che resta impresso nella mia memoria.
PRIME MODIFICHE E APPROCCI ALLA PROGETTAZIONE
Negli anni ‘90 non esisteva tutta la varietà di strumenti e montature disponibile oggi, e così ho iniziato a modificare e migliorare i telescopi in mio possesso, disegnando e costruendo piccole montature equatoriali con motori in ascensione retta. Con il tecnigrafo successivamente ho iniziato il cammino prima nel utilizzo del CAD 2D e poi nel CAD 3D, una competenza che si è evoluta fino a diventare il mio lavoro come progettista meccanico.
portatile per Newton 275
mm F 4,7 su GTD G41 Obs.
Alluminio e Inox tagliato
al laser e parti stampate
in 3D. Sostegno studiato
per portare il telescopio al
30esimo del mio palazzo
munito di uno skygarden.
Dal 2008, grazie al lavoro, ho avuto l’opportunità di trasferirmi all’estero, vivendo in paesi come Ungheria, Thailandia, Vietnam e India. Qui ho avuto la possibilità di confrontarmi con culture diverse, ma ho trovato un denominatore comune ovunque: comunità di astrofili e gruppi di appassionati, ai quali mi sono sempre unito e di cui sono tuttora socio. Questa rete internazionale di appassionati ha rappresentato una forza motrice, spingendomi a credere nelle mie capacità e a fare sempre di più, generando curiosità e interesse per i miei progetti in molti luoghi diversi. La mia prima montatura equatoriale è stata costruita con materiali semplici come pannelli di compensato, cuscinetti, tubi di plastica e motorini elettrici con potenziometri montati su ruote dentate da 5 cm di diametro, recuperate da macchine telecomandate.
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L’articolo è pubblicato in COELUM 272 VERSIONE CARTACEA