“… Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani silenzi,
e profondissima quiete io nel pensier mi
fingo; …”
Giacomo Leopardi, L’infinito.
Chi di noi non ha pensato almeno una volta agli spazi sconfinati dell’Universo, al mistero celato al di là del conosciuto, al desiderio di visitare spazi lontani ed inesplorati?
È per questo che abbiamo dato forma ad un sogno realizzando, a scuola, un percorso chiamato Infinity1 – Viaggio nello spazio – che ci ha portato al di là del nostro ultimo orizzonte.
Tutto ha avuto inizio nelle aule del Liceo Scientifico “Enrico Medi” di Montegiorgio (FM). Erano gli ultimi giorni dell’anno scolastico 2021/22, quando il prof. Vallorani ha presentato alle classi un’idea di progetto per formare, su base volontaria, un team di aspiranti esploratori.
Da quel giorno il progetto ha iniziato a respirare e crescere. Composto un gruppo di 19 studenti, si sono fissati gli obiettivi e si è iniziato a lavorare assiduamente per preparare la strumentazione necessaria. I lavori sono proseguiti ininterrottamente tra Giugno e Ottobre fino a quando non è arrivato il tanto atteso giorno del lancio. Il 3 novembre 2022, dal comune di San Gemini (TR) abbiamo lanciato la sonda Infinity1 recuperandola nello stesso giorno a 150 Km di distanza, ai confini del Parco Nazionale della Maiella nel territorio di Bocca di Valle (CH). Un mese dopo, il 17 dicembre, l’esperienza si è conclusa con un convegno di presentazione presso l’aula magna del nostro istituto con diversi ospiti d’eccezione: l’astronauta R. Vittori, il colonnello G. Filippo e il direttore M. Marcheggiani dell’ARPA Marche Sud. Pensavamo fosse finita qua, invece il progetto aveva ancora in serbo delle sorprese. Avendo inviato il lavoro al contest Insegnare con lo spazio, il team dell’Infinity1 è stato premiato a marzo di quest’anno, insieme ad altri validi progetti scolastici, direttamente dall’astronauta Samantha Cristoforetti durante il convegno “Verso lo spazio con Samantha”. In questo articolo vogliamo ripercorrere le tappe principali del nostro lavoro spiegando cosa è stato fatto e soprattutto come si è arrivati a completare un progetto sulla carta complesso per quelle che sono le risorse a disposizione di un istituto scolastico. Per approfondire i dettagli tecnici e le procedure realizzative presentate nell’articolo si invita il lettore alla consultazione del sito web infinity1. vallorani.org.

del lancio
Indice dei contenuti
Obiettivi

Precisiamo sin da subito che il progetto nasce come attività didattica per alunni di scuola superiore quindi gli obiettivi sono stati calibrati in modo da favorire la buona riuscita sia dell’attività sperimentale e di ricerca sia dell’aspetto didattico e di formazione personale dei discenti.
Progetti di questo tipo sono eccellenti laboratori di formazione in cui sperimentare il lavoro in team, l’applicazione del metodo scientifico, la creatività ed il pensiero logico. Per questo motivo le attività sono state pensate in modo da porre gli studenti di fronte a compiti di realtà : sfidarli ad ideare proprie strategie risolutive lavorando di squadra. In didattica, tutto ciò rappresenta un valore aggiunto in quanto permette di uscire dai binari classici dell’insegnamento e preparare al meglio lo studente anche su competenze trasversali soft skill difficilmente potenziabili con un approccio tradizionale.
Ritornando agli obiettivi specifici del progetto, il tutto è nato dal desiderio di realizzare un’attività interdisciplinare che legasse i saperi umanistici con quelli scientifici. Il tema dell’infinito, che nel percorso liceale ritorna continuamente e viene studiato in quasi tutte le discipline, ci è sembrato sin da subito il filo conduttore ideale per costruire un lavoro in grado di coinvolgere ed emozionare gli studenti. Un concetto, quello dell’infinito, che ci porta naturalmente ad alzare lo sguardo verso il cielo e poi oltre, verso gli spazi immensi dell’Universo. E per staccare i piedi da terra, non solo con l’immaginazione, si è pensato allora ad uno strumento ampiamente conosciuto ma al tempo stesso ancora affascinante quale è il pallone aerostatico. Documentandoci in Internet, ci siamo resi conto che sarebbe stata una soluzione alla nostra portata sia per il budget che per le capacità tecniche richieste.
All’emozione del volo bisognava però unire un valido esperimento scientifico ed è per questo che si è pensato di realizzare uno strumento in grado di eseguire delle misurazioni durante il percorso del pallone. Con il prezioso aiuto del prof. Ettore Antolini la scelta è ricaduta sulla misurazione dei gas serra presenti nell’atmosfera. Per gas serra si intendono tutti quei gas, sia naturali che di origine antropica, considerati responsabili dell’effetto serra. In particolare, si è scelto di misurare le concentrazioni di anidride carbonica (CO2), monossido di azoto (NO), biossido di azoto (N2O), metano (CH4) e di ozono (O3) a vari livelli di altitudine per poterli poi confrontare con i dati ufficiali pubblicati dal CNR e studiarne così la presenza in atmosfera e l’incidenza nel fenomeno del riscaldamento globale. Naturalmente l’obiettivo delle misurazioni è stato quello di raccogliere dati per uno studio didattico dell’argomento con la consapevolezza che essi provengono da una strumentazione non professionale e sono limitati nel tempo e nello spazio. Per chi volesse visionarli, sono disponibili nel sito del progetto sottoforma di open-data. Li abbiamo condivisi con la speranza che possano essere di utilità anche per altri esperimenti scientifici, ad esempio come base di confronto per ulteriori rilevazioni.
La sonda
Costruire la sonda è stata l’attività centrale del progetto su cui abbiamo investito più tempo ed energie. In particolare, gli sforzi si sono profusi nel realizzare il circuito per la rilevazione dei gas serra. Per le altre componenti (telecamera, GPS tracker, rilevatore di altitudine) ci siamo, invece, affidati a prodotti già testati e facilmente reperibili sul mercato. Come involucro esterno è stato scelto un contenitore in polistirene (meglio conosciuto come polistirolo) delle dimensioni di 22x22x18cm a cui sono state fissate due ali disposte in verticale per stabilizzarne il volo.
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L’articolo è pubblicato in COELUM 262 VERSIONE CARTACEA