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Al Planetario di Padova

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02.05: “Il meraviglioso mondo dei numeri” di AlexBellos.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

LA SVIZZERA NELLO SPAZIO

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Lo Swiss Space Center del Politecnico federale di Losanna presenta i numerosi progetti spaziali avviati e realizzati a partire dal 2003, anno della fondazione del Centro: dal lancio del primo satellite svizzero nello spazio, lo SwissCube, al nuovo progetto in via di realizzazione CleanSpaceOne, il primo prototipo di una famiglia di satelliti “pulitori”, auspicata soluzione al problema dei detriti nello spazio.
Numerose organizzazioni internazionali, inclusa la NASA, lavorano da tempo ai metodi di recupero e distruzione dei residui spaziali, ma gli svizzeri potrebbero essere i primi operativi in materia.

Oltre all’intervento di Anton Ivanov e Federico Belloni dello Swiss Space Center, significativa sarà anche la presenza di Claude Nicollier, primo astronauta svizzero nello spazio che racconterà dei suoi voli abitati e delle uscite extraveicolari, e di Steven Delwart, rappresentante del Centro ESA/ESRIN di Frascati, attivo soprattutto nell’ambito dell’osservazione della terra.

In collaborazione con Swiss Space Center-Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne e European Space Agency (ESA).

Per maggiori informazioni:
Tel. 0642042209 – Fax 0642042420
scienza@istitutosvizzero.it

www.istitutosvizzero.it

Al Planetario di Ravenna

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27.04, ore 21:00: Osservazione dellla volta stellata.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Museo del Balì

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29.04: “Equilibrismi” alla ricerca del baricentro e della stabilità degli oggetti.
Tel. 0721 892390, E-mail: info@museodelbali.org
www.museodelbali.org

La Luna è fatta di…Terra?

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Un impatto tra un protopianeta delle dimensioni di Marte e una giovanissima Terra è la teoria più accreditata per l'origine della Luna. (NASA/JPL-Caltech)

Un impatto tra un protopianeta delle dimensioni di Marte e una giovanissima Terra è la teoria più accreditata per l'origine della Luna. (NASA/JPL-Caltech)

L’origine della Luna è ancora oggi un evento misterioso e, per molti versi, problematico. Insieme alla Terra, di cui è l’unico satellite naturale, costituisce un esempio pressocchè perfetto di “pianeta-doppio”, due oggetti celesti di massa diversa ma comparabile, in rotazione attorno a un baricentro comune (anche se localizzato all’interno del globo terrestre), in armonia di risonanza orbitale tra periodo di rotazione e di rivoluzione, caso più unico che raro nel nostro Sistema Solare (con l’eccezione – forse – della coppia Plutone-Caronte) .

L’insieme dei parametri orbitali ha da sempre suggerito ai planetologi l’idea di una origine comune per la Terra e per la Luna, ma questa ipotesi si è rivelata non corretta – o, almeno, non del tutto corretta – per via delle differenze di densità tra i due corpi e di composizione chimica e di età media tra le rocce terrestri e i campioni di rocce lunari, prelevati in loco dagli astronauti allunati negli anni Settanta. La Luna sembra comunque più “giovane” della Terra di circa 250 milioni di anni, età compatibile con l’ipotesi di una sua genesi posteriore al primo consolidamento della primordiale proto-Terra.

Delle molte ipotesi avanzate per spiegare l’origine del sistema Terra-Luna (cattura gravitazionale, fissione di una porzione equatoriale della Terra, accrescimento da un anello di detriti esterno) è la teoria del Grande Impatto quella che, ancora oggi, raccoglie più consensi tra i ricercatori: 4,55 miliardi di anni fa, un protopianeta delle dimensioni di Marte, battezzato dagli astronomi convenzionalmente Theia, presumibilmente proveniente da una regione più esterna del Sistema Solare e spinto verso la Terra dalle forze gravitazionali del Sole e dei pianeti maggiori, sarebbe entrato in collisione col nostro pianeta. L’impatto avrebbe provocato la fusione totale della crosta terrestre e l’espulsione verso lo spazio di una parte di crosta e mantello, insieme con la disgregazione completa di Theia. I detriti misti, così generati, avrebbero formato un disco o un anello in orbita attorno al nostro pianeta, successivamente addensatosi per formare la Luna primordiale.

Finora si era pensato ad una netta preponderanza dei detriti di Theia, per spiegare la composizione della Luna, ma un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Chicago sui campioni di rocce lunari prelevati dagli Apollo, ha confermato una composizione isotopica dell’ossigeno in essi contenuto troppo simile a quella media delle rocce terrestri – e diversa da quella mediamente riscontrabile nelle meteoriti – per giustificare un’origine troppo aliena al nostro pianeta; e la composizione isotopica del Titanio è, addirittura, praticamente identica a quella delle rocce terrestri, entro un margine di quattro milionesimi.

Sembra dunque che la Luna sia fatta più di “Terra” che di Theia, un fatto che porta inevitabilmente a modificare almeno in parte la teoria del Grande Impatto: forse i materiali che componevano il planetoide impattore erano mediamente più pesanti – il che spingerebbe a modificarne verso il basso il diametro medio stimabile, o l’angolatura e la velocità di impatto – e i detriti provenienti da esso sono stati inglobati, affondando verso il nucleo della Luna o della Terra o di entrambi i corpi, oppure si sono dispersi nello spazio. In ogni caso, se i risultati verranno confermati da ulteriori analisi più precise, anche la teoria del Grande Impatto dovrà essere rivista, aumentando ancora i quesiti tuttora irrisolti sull’oggetto celeste a noi più vicino, familiare e che dovremmo conoscere meglio.

Astrofili Veneti

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28.04: Associazione Terraglio e dintorni, uscita
pubblica osservativa presso l’area verde di Via Gatta
(Terraglio). Per info: info@astrofiliveneti.it

Circolo “Galileo Galilei”

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27.04: “Fusione termonucleare: ricerca ed innovazione italiane per un futuro energetico sostenibile” con Piero Martin.
Per informazioni: Tel 041 590 0657- 335 537 6859
E-mail: circolo.galilei@somsmogliano.it
http://circologalilei.somsmogliano.it

Una falce di Luna occulta la stella Zeta Tauri

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Falce di Luna ecculta la stella Zeta Tauri

Falce di Luna ecculta la stella Zeta TauriLa sera del 25 aprile una falce di Luna crescente occulterà la stella zeta Tauri, di mag. +2,9. Non sarà facile seguire il fenomeno a causa dell’altezza molto ridotta dei due oggetti (+13° in entrata e +7° al momento dell’uscita). A questo proposito, saranno favorite le regioni del nord rispetto a quelle delle sud.

Al Planetario di Ravenna

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24.04: “Storie di mondi: la nascita del Sistema Solare” di Marco Garoni.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Mercurio è pieno di sorprese!

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Un mosaico globale di Mercurio, creato con le immagini della MESSENGER. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington

Un mosaico globale di Mercurio, creato con le immagini della MESSENGER. Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington

Fino a pochi anni fa Mercurio, il pianeta più vicino al Sole, era conosciuto pochissimo, nonostante la sua prossimità alla Terra. Forse il suo aspetto desolato e riarso, troppo simile all’arida Luna che ad un pianeta come la Terra, avevano raffreddato per anni l’interesse verso questo mondo alieno e misterioso. Dopo l’arrivo della sonda automatica MESSENGER, un anno fa, le cose hanno cominciato a cambiare: le nostre conoscenze su Mercurio stanno aumentando esponenzialmente, rivelando una serie di sorprese clamorose.

La topografia di Mercurio ricostruita dalle rilevazioni del MLA (Mercury Laser Altimeter). I cerchi neri indicano le principali strutture da impatto della superficie. Data di acquisizione: 22 Marzo 2012. Crediti: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington

Innanzitutto la sua crosta superficiale è relativamente sottile e rugosa, ben diversa da quanto ipotizzato: i dati rilevati dall’altimetro laser MLA sulle formazioni geologiche dell’emisfero nord – l’emisfero meridionale è ancora non ben accessibile e conosciuto per via dei parametri orbitali attualmente impostati all’orbiter, fortemente eccentrici – combinati con accurate misurazioni della gravità del pianeta, indicano la presenza di un nucleo di ferro molto più grosso del previsto, circondato da un anello liquido (in analogia con la struttura del nucleo terrestre, ma esteso in proporzione molto diversa) per un totale di 2030 Km, addirittura l’83% del raggio totale del pianeta, in tutto 2440 Km.

Al di sopra si estenderebbe uno strato di solfuro di ferro solido, prima del mantello e della crosta solidi e rocciosi: una struttura molto diversa dalla struttura interna del nostro pianeta, anche se in qualche modo analoga (e senz’altro più simile rispetto a quella interna dei giganti gassosi).

La struttura di Terra e Mercurio a confronto. Come si vede dalla figura, sono estremamente diverse: il nucleo di Mercurio rappresenta la parte più grande dell'intero pianeta, e ha inoltre una copertura solida di sulfuro di ferro. Di conseguenza mantello e crosta risultano molto più sottili di quelli della Terra. Crediti: Case Western Reserve University

Lo strato sopra il nucleo è inoltre più denso del previsto, mentre mantello e crosta sono invece relativamente più poveri in ferro: secondo i ricercatori della MESSENGER ciò suggerirebbe la presenza di uno strato intermedio di solfuro di ferro, esteso da 20 a 200 Km di spessore, lasciando uno spazio veramente esiguo a mantello e crosta.

Una struttura totalmente diversa da quella degli altri pianeti di tipo terrestre – solidi – ma che spiegherebbe bene come il dislivello altimetrico, tra le formazioni più alte e quelle più basse rispetto alla media superficie, sia su Mercurio molto più basso rispetto a quello degli altri pianeti rocciosi: 9,85 Km rispetto ai 19,9 Km sulla Luna ed ai 30 Km su Marte. Un fatto giustificato dalla vicinanza del nucleo, più caldo, rispetto alla superficie: il calore irradiato verso l’esterno manterrebbe “plastico” il materiale superficiale che, sotto il peso di montagne e rilievi generati da impatti superficiali, tenderebbe ad affondare nel mantello, provocandone il rimbalzo verso l’alto, con la risalita di materiali provenienti dall’interno.

La presenza di mascon – concentrazioni di massa all’interno di uno strato assottigliato di mantello crostale – rilevati al di sotto dei bacini da impatto Caloris, Sobkou e Budh, analoghi a simili strutture presenti sulla Luna e su Marte, testimonierebbe la validità del modello proposto.

Anche l’esistenza delle alture che si estendono tra queste formazioni, alle medie latitudini, su quasi tutta la circonferenza del pianeta, indicherebbe l’innalzamento elastico della litosfera, innescato dagli impatti subiti in superficie. Questa, al raffreddamento progressivo del nucleo seguito alla formazione del pianeta, si sarebbe raggrinzita come uva secca, formando il sistema di corrugamenti e spaccature osservati ubiquamente su Mercurio.

Risorse in rete:

4° STARPARTY delle Grandi Valli Veronesi

4° STARPARTY
Delle Grandi Valli Veronesi
18/19 Maggio 2012

Organizzato dall’Associazione Astrofili Legnago che ha scelto come sede propria e dello Starparty l’agriturismo “Corte Oliani” www.corteoliani.it dove a breve sorgerà l’osservatorio astronomico che si pone come obiettivi la divulgazione e lo studio in alta risoluzione degli oggetti del sistema solare.

Location:

Agriturismo “Corte Oliani” in via Val Bianchi, 3 Villabartolomea loc. San Zeno In Valle; Il cielo delle Grandi Valli Veronesi offre un cielo caratterizzato da un seeing particolarmente stabile ed un basso livello di inquinamento luminoso.  La struttura di nuova costruzione offre spazio per sacchi a pelo, tende, camper oltre alla possibilità di soggiornare all’interno dell’azienda agrituristica presso i 4 appartamenti disponibili.
A tutti i partecipanti viene data la possibilità di colazione/pranzo/cena direttamente in agriturismo.

La presenza di una sala conferenze da 60 posti a sedere offre la possibilità di seguire interessanti conferenze che si terranno durante lo Starparty.

Inoltre di giorno è possibile visitare la vicina Venezia (1 ora in auto), Verona (30 min.), Ferrara (30 min.), Mantova (40 min.), Este, Montagnana e Monselice in provincia di Padova (provincia europea che vanta del maggior numero di città murate), centro archeologico ambientale di Legnago (15 min.), museo archeologico si San Pietro Polesine (5 min.).

Programma Venerdì 18/05/2012:

dalle ore 17 Arrivo e sistemazione della strumentazione nell’area dedicata e osservazione nella successiva notte con i telescopi dei partecipanti.

· Ore 18.00 ritrovo in agriturismo dei partecipanti alla manifestazione (astrofili, bambini ,genitori e tutti coloro i quali sono incuriositi dalle meraviglie del cielo), seguirà una conferenza tenuta da Daniele Gasparri www.danielegasparri.com dedicata a Marte e Saturno che saranno osservati dalle 20.30  tramite i telescopi messi a disposizione dall’associazione.

· Ore 19.30 cena a buffet  – (allestita in aula didattica  con circa 150 posti a sedere)

prezzi: € 15 adulti      € 3 bambini fino a 8 anni

-Ore 22.30 inizio concorso fotografico (VEDI REGOLAMENTO)

Programma Sabato 19/05/2012:

– Ore   9.00 arrivo degli alunni delle scuole primarie dei comuni limitrofi, conferenza dedicata al sistema solare e successiva osservazione del sole con l’utilizzo di apposita strumentazione, provvista di filtri, messa a disposizione dall’associazione astrofili Legnago.

– Ore 12.30 per chi lo desidera è possibile pranzare in agriturismo

– Ore 15.30  conferenza dal titolo ”La ripresa del pianeta Venere in alta risoluzione” relatore Daniele Gasparri

– Ore 16.30 RPastro presenta in prima nazionale il nuovo dobson 16”  NGC-N
· Dalle ore 19.30 cena in agriturismo (con prezzi speciali)

in serata osservazione della volta celeste sino a tarda notte tramite i telescopi dei partecipanti allo Starparty

Il servizio bar sarà sempre disponibile durante i 2 giorni della manifestazione

Al momento abbiamo avuto la conferma della presenza in qualità di espositori con i propri stand di :

ASTROTTICA, TECNOSKY, GEOPTIK, KONUS, DEEP-UNIVERSE, RPastro, COELUM

CONCORSO FOTOGRAFICO

1° PREMIO:  Imaging Source DMK21.AS.618 USB2  mono o colore

(a scelta del vincitore)  del valore di 520€ !!!

dotata del nuovo sensore Sony icx 618 offerto da www.astrottica.it

2° PREMIO: BUONO del valore di 100€ offerto da www.geoptik.it

3° PREMIO: BUONO del valore di 50€ offerto da www.cielosereno.it

4° PREMIO: FILTRO H-alpha Astronomik offerto da www.deep-universe.it

Per questa edizione l’organizzazione ha optato per una formula innovativa rispetto ai classici concorsi in cui i partecipanti inviano i propri lavori via mail o stampa tramite pacco postale,in questo caso i partecipanti dovranno riprendere in loco con la propria strumentazione la sera del 18 maggio tra le 22.30 e le 00.30 in zone preposte , precedentemente delimitate ed assegnate ai partecipanti tramite sorteggio 1 ora prima dell’inizio della gara avranno a disposizione l’ora successiva per l’elaborazione dei filmati acquisiti precedentemente quindi la consegna dei lavori (immagine finale compresi i file raw dei singoli canali), tramite chiavetta USB,verrà fatta al presidente dell’associazione astrofili Gianni Boninsegna che non fa parte della giuria .

I lavori verranno giudicati dalla giuria composta ,in ordine alfabetico,da:

Barzacchi Raffaele

Gasparri Daniele

Guidi Marco

La giuria stessa valuterà l’immagine nel suo complesso (risoluzione,colore,rumore,tridimensionalità) tenendo in particolare considerazione la strumentazione di ripresa , quindi non è determinante il diametro del telescopio che i partecipanti andranno ad utilizzare.

Il giudizio sarà insindacabile.

NB: I COMPONENTI DELLA GIURIA NON POSSONO PARTECIPARE AL CONCORSO !

In caso di maltempo la gara sarà posticipata a Sabato 19 Maggio ,nell’eventualità che il maltempo perduri anche nella 2°sarata ai partecipanti , al fine di poter assegnare il premio,sarà consegnato un file contenente un filmato planetario a scelta della giuria tra Luna,Marte,Giove,Saturno,ed i partecipanti avranno 1 ora di tempo (in orario da stabilire a partire dalle ore21) per l’elaborazione .

I participanti, al momento dell’iscrizione, sono tenuti al versamento di una quota di € 10  la sera stessa e sono gentilmente pregati di contattare gli organizzatori comunicando la propria presenza in maniera tale da permettere agli stessi organizzatori di predisporre gli spazi in funzione del numero dei partecipanti.

Info e contatti:
Cell: 3275933100 – 3479539641

Mail:
macri39@tiscali.it
lorenzo.daccordo@tiscali.it
info@astrofililegnago.it

Siti web:
http://www.corteoliani.it
http://www.astrofililegnago.it

Odissea nello Zeptospazio

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ODISSEA NELLO
ZEPTOSPAZIO

Un viaggio nella fisica
dell’LHC

di Gian Francesco Giudice
Springer 2010
Formato: 14 x 22 cm; pp 340
Prezzo 29,00 €

Titolo selezionato per il Premio Galileo 2012

È abbastanza inconsueto trovare nel nostro Paese scienziati impegnati nella ricerca di punta che si dedichino anche alla divulgazione scientifica. Sicuramente Gian Francesco Giudice è uno di questi, e lo fa con indubbio talento. Fisico teorico, laureato a Padova e con un dottorato alla SISSA di Trieste, Giudice ha trascorso la sua successiva carriera all’estero. Ha condotto le sue ricerche nell’ambito dei grandi acceleratori di particelle, prima al Fermilab di Chicago, poi nel progetto di costruzione del Superconducting Super Collider nel Texas e infine, dal 1993, al CERN di Ginevra. In questo libro, pubblicato nel 2010 contemporaneamente in inglese e in italiano, racconta un viaggio nel mondo degli oggetti di dimensione piccolissima, la cui unità di misura è lo zeptometro, cioè un miliardesimo di miliardesimo di millimetro.

Per poter studiare oggetti così piccoli è necessario disporre di microscopi eccezionali, e il più potente microscopio mai costruito dall’umanità è oggi il Large Hadron Collider (LHC) del CERN a Ginevra. Il libro parla proprio di LHC, o meglio dell’odissea che ha portato alla sua costruzione e di quello che ci si aspetta da questa realizzazione, che coniuga i più avanzati e complessi sviluppi della tecnica con le più avanzate e complesse teorie scientifiche.

Il testo è diviso in tre parti. Nella prima, dal titolo “Materia e particelle”, vengono introdotte le tappe che, a partire dalla scoperta dell’elettrone nel 1897, hanno condotto i fisici all’attuale Modello Standard delle particelle. Nella seconda parte, “L’astronave dello zeptospazio”, si ripercorre la strada che ha permesso di arrivare agli attuali acceleratori e rivelatori di particelle nei quali apparati sperimentali di enormi dimensioni si combinano con raffinatissime tecnologie miniaturizzate. Infine, nella terza parte, dal titolo “Missioni nello zeptospazio”, si offre una panoramica dei nuovi mondi che LHC dovrebbe esplorare al di là del Modello Standard, rappresentazione moderna delle Colonne D’Ercole.

La scrittura è fluente e piacevole e mantiene, come sottolinea l’autore, “lo stile originario di una presentazione orale” messa a punto in numerose “conferenze e seminari destinati al pubblico” e animati “dal desiderio di comunicare alle persone estranee al mondo della fisica il significato delle imminenti scoperte e dalla speranza di trasmettere loro parte della meraviglia e dell’emozione che provo lavorando a questo storico progetto”. Un obiettivo che viene colto senza utilizzare formule matematiche, ma ricorrendo a un utilissimo apparato iconografico e a metafore e analogie efficaci, mai azzardate o fuorvianti, che permettono al lettore di comprendere concetti e teorie di grande raffinatezza formale.

La puntuale e aggiornata esposizione delle idee e delle teorie ha come contrappunto l’attenta ricognizione degli apparati e dei risultati sperimentali. Per quanto lontani dall’intuizione comune, gli scenari aperti dall’indagine nello zeptospazio non sono favole fantascientifiche ma hanno o aspettano di avere conferme nell’indagine sperimentale. E nonostante la complessità di questi esperimenti, nonostante la difficile selezione tra ciò che è segnale e ciò che è rumore nel mondo di oggetti a scale così lontane da quella in cui ci muoviamo nella nostra vita di tutti i giorni, il lettore alla fine ha modo di comprendere bene che tra teoria ed esperimento nell’ambito della fisica esiste un nesso inscindibile. Un nesso che costituisce elemento di continuità tra la fisica di Galileo e quella dei giorni nostri.

Nel racconto di questa Odissea non mancano pagine dedicate alle politiche della ricerca, emblematica quella relativa alla storia sfortunata del Superconducting Super Collider, e alle applicazioni che ricerche come queste, spinte prima di tutto dalla curiosità e dall’amore per la conoscenza, hanno in molteplici settori, dall’ingegneria alla scienza dei materiali, dalla diagnosi e cura di malattie allo sviluppo di nuove tecnologie di calcolo e gestione dati. Tutte applicazioni che fanno già parte o faranno presto parte della nostra vita quotidiana. E Giudice ha ben presente che senza un impegno nella ricerca mossa dalla curiosità, altrimenti nota come ricerca di base, scienza e tecnica sono destinate a morire. E con loro la possibilità di un futuro per il nostro Paese e per l’intera umanità.

Il libro è disponibile per l”acquisto anche all’interno del nostro Astroshop.

Cinque giovani stelle azzurre

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La squadra azzurra 2012. Da sinistra: Nicola Plutino, Shi Chenfu, Lisa Da Vinchie, Carlo Antonio Rositani e Francescopaolo Lopez

La squadra azzurra 2012. Da sinistra: Nicola Plutino, Shi Chenfu, Lisa Da Vinchie, Carlo Antonio Rositani e Francescopaolo Lopez

Quanti atomi ha il Sole? È una delle domande poste ai venti partecipanti per la categoria junior (14-15 anni) alla finale italiana delle Olimpiadi dell’astronomia. Già vi vengono i brividi? Ebbene, era uno fra i quesiti più abbordabili. E non si trattava d’un quiz a risposte multiple, occorreva proprio fare i conti. Risultato: grosso modo, un 6 seguito da 56 zeri. Quando si dice cifre astronomiche… Ai venti colleghi senior (16-17 anni), invece, è toccato affrontare situazioni che metterebbero in difficoltà pure i tecnici della NASA, dal calcolo dell’orbita della Stazione spaziale al salvataggio in extremis d’un rover marziano lì lì per finire in un precipizio.

La gara si è svolta dal 14 al 16 aprile a Macerata, presso il liceo scientifico Galileo Galilei, e a detta di tutti le prove sono state impegnative come non mai. D’altronde, i 40 partecipanti – reduci da una preselezione altrettanto dura, svolta nei mesi scorsi in varie città italiane – erano davvero preparatissimi. E il premio in palio per i primi cinque arrivati è di quelli che meritano uno sforzo particolare: un biglietto per la finale internazionale, in programma dal 16 al 24 ottobre in Corea del Sud.

A metterselo in tasca, per la categoria senior, Nicola Plutino (17 anni, liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria) e Chenfu Shi (16 anni, ITIS “S. Cannizzaro” di Colleferro). I tre junior, invece, sono Francescopaolo Lopez (quasi 15 anni, liceo scientifico “A. Scacchi” di Bari), Carlo Antonio Rositani (14 anni, liceo classico “T. Campanella” di Reggio Calabria) e Lisa Da Vinchie (14 anni, liceo scientifico “E. Fermi” di Pieve di Cadore), unica rappresentante femminile della squadra azzurra.

Come per gli anni passati, l’INAF e la SAIt stanno già organizzando per loro degli stage estivi di preparazione alla sfida internazionale. «Ovviamente, non sono rivolti solo ai cinque che andranno in Corea», sottolinea il presidente del Comitato olimpico Stefano Sandrelli, dell’INAF di Brera, «ma al maggior numero possibile fra coloro che hanno preso parte alla finale nazionale. Perché vogliamo che si conoscano, che facciano amicizia e che imparino a scambiarsi ciò che sanno e ciò che non sanno».

Per saperne di più:

Al Planetario di Ravenna

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22.04, ore 10:30: Osservazione del Sole.
22.04, ore 15:30: …un pomeriggio al Planetario.
“Da grande voglio fare l’astronauta” (attività adatta a bambini a partire da 8 anni).
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

AstronautiCON6 – dal 3 al 22 aprile a Lecco – Convention Nazionale di Astronautica

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ASTRONAUTICON 6 – PROGRAMMA DEFINITIVO DELLA MANIFESTAZIONE

L’Associazione I.S.A.A. insieme al Gruppo Astrofili DEEP SPACE di Lecco, promuovono l’organizzazione di AstronautiCON, Convention di Astronautica e Scienze aerospaziali, 6^ edizione.

Abbiamo il piacere di annunciare che NASA ha acconsentito alla presenza della  dot.sa Sandra Magnus (wikipedia.itBiografia NASA), astronauta dell’ente spaziale americano, veterana di ben cinque voli spaziali, ultima donna ad aver volato sullo Space Shuttle proprio per la missione finale, STS-135,  ed compagna di viaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale di Mike Fincke, durante Expedition 18. Inoltre avremo il grande piacere di ospitare, la sera di venerdì 20 aprile, il noto giornalista e debunker Paolo Attivissimo.

DOVE E QUANDO

AstronautiCON 6 si terrà a Lecco (Lombardia), dal 3 al 22 aprile 2012 presso la prestigiosa cornice del Planetario “Città di Lecco”, in Corso Matteotti 32. Alcuni eventi saranno anche ospitati in sale aperte al pubblico poste nel centro di Lecco e di Mandello del Lario (LC)
Diversmente dalle scorse edizioni, dove le attività si svolgevano solo in un fine settimana, AstronautiCON 6 vede una serie di iniziative di carattere divulgativo distribuite nell’arco di due settimane.
Come sempre poi il “clou” della manifestazione, con le conferenze dei relatori che hanno risposto alla CALL FOR PAPERS e dell’ospite d’onore, si svolgerà nel weekend tra il 20 e il 22 aprile.

QUANTO COSTA
L’accesso a tutte le attività previste per le giornate di sabato e domenica è totalmente gratuito. Donazioni a supporto dell’organizzazione sono comunque accettate e gradite. Alcuni eventi potrebbero essere a pagamento; in quel caso il costo sarà segnalato sul programma ufficiale.

SCOPO DI ASTRONAUTICON
Lo scopo di AstronautiCON è principalmente divulgativo: cerchiamo di far conoscere la bellezza e l’importanza dell’esplorazione spaziale. Inoltre la convention è un momento di incontro, scambio e conoscenza annuale tra gli appassionati di astronautica di tutto il nostro Paese, e consente l’incontro diretto tra il pubblico e importanti personalità della ricerca aerospaziale.

COME RAGGIUNGERE IL PLANETARIO DI LECCO
Il Planetario di Lecco è una recente costruzione sita nel cuore della splendida Città manzoniana, adagiata sulle sponde del Lago di Como. Lecco è ottimamente servita da strade statali e collegamenti ferroviari; si trova a 40 minuti circa d’auto dal centro di Milano, ed i minuti si riducono a 30 se usate il treno.
-> Per chi viene in auto: per facilitare gli spostamenti o chi si muove da fuori città, abbiamo realizzato una mappa sulla quale sono evidenziati i luoghi in cui si svolgono le attività di convention, i principali parcheggi gratuiti e alcune strutture ricettive.
-> Per chi viene in treno: Lecco è servita da una linea ferroviaria diretta dalla Stazione Centrale di Milano, con una corsa ogni 60 minuti circa al costo di € 3,60. Il Planetario si trova a 5 minuti a piedi dalla Stazione Ferroviaria di Lecco.

VUOI PARTECIPARE? SEGNALACELO!
Per stimare più precisamente la capienza delle sale da utilizzare nei vari eventi, chiediamo a titolo ASSOLUTAMENTE NON IMPEGNATIVO di segnalarci la vostra presenza inviando una e-mail con oggetto PARTECIPAZIONE ASTRONAUTICON a questo indirizzo: isaa.info@gmail.comcontenente questi dati:

  • Cognome e Nome
  • Nickname usato su ForumAstronautico.it (se sei un utente)
  • Citta’ di provenienza.
  • Intendete pernottare in albergo? Se sì, quante notti?
  • Quanti siete?

AVVERTENZA IMPORTANTE: L’ORGANIZZAZIONE DI ASTRONAUTICON NON RACCOGLIE NE’ GESTISCE ALCUNA PRENOTAZIONE ALBERGHIERA. I rapporti di qualsiasi genere con l’albergo/i che saranno indicati sono a totale carico dei partecipanti.

PRANZI/CENE
Ogni partecipante è libero di organizzarsi per pranzi e cene come preferisce.
La Convention prevede un solo pranzo  ”ufficiale”, alla presenza dell’ospite d’onore Sandra Magnus, fissato per sabato 21 aprile alle 12.30. La prenotazione è obbligatoria, e l’accettazione delle prenotazioni avverrà in modo cronologico fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per prenotarsi e per tutti i dettagli sul pranzo clicca qui.

Resta l’assoluta libertà dei partecipanti di recarsi dove preferiscono, con il solo invito a tenere d’occhio gli orari stabiliti nel programma della manifestazione.

PROGRAMMA DEFINITIVO
N.B. Per cause di forza maggiore avvisiamo che date, orari ed eventi potrebbero subire variazioni importanti, essere annullati o spostati ad altro giorno/orario.

MARTEDI’ 3 APRILE
* Ore 20.30 – Cineteatro De Andrè di Mandello del Lario – Concerto bandistico “Musica dallo spazio” – Le colonne sonore dei film di fantascienza. (Grande successo! Vedete un assaggio qui:  http://www.forumastronautico.it/index.php?topic=17416)

VENERDI’ 6 APRILE
* Ore 20.30 – Planetario di Lecco – Conferenza “Nell’abisso extragalattico: dalla Vergine alla Chioma di Berenice” – Relatore Roberto Ratti.

GIOVEDI’ 12 APRILE
* Ore 20.30 – Planetario di Lecco – Conferenza “Yuri’s Night”: serata di celebrazione del primo volo umano nello spazio – Relatore Marco Zambianchi. Per chi lo desidera la serata proseguirà in pizzeria.

VENERDI’ 13 APRILE
* Ore 20.30 – Planetario di Lecco – Conferenza “La fisica di Star Trek: scoprire la scienza attraverso la fantascienza” – Relatore Loris Lazzati

GIOVEDI’ 19 APRILE
* Visita all’osservatorio astronomico di Brera/Merate. La visita è gratuita, avrà inizio alle ore 21.00. ATTENZIONE: I POSTI SONO ESAURITI

VENERDI’ 20 APRILE
* Ore 21.00 – Planetario di Lecco – Conferenza “Dal complottismo sugli Ufo all’“occhio di Dio”: un’antologia delle bufale spaziali” – Relatore Paolo Attivissimo

SABATO 21 APRILE
* 10.00-11.00 – Apertura ufficiale Convention presso il Planetario di Lecco
* 11.00-12.30 – Trattazioni presso l’aula conferenze del Planetario di Lecco:

  • 11:30 – Applicazioni dei ricevitori SDR al radioascolto spaziale (Marco Bruno)

* Dalle 12.30 – Pranzo ufficiale con l’ospite d’onore Sandra Magnus. La prenotazione è obbligatoria, e l’accettazione delle prenotazioni avverrà in modo cronologico fino ad esaurimento dei posti disponibili. I dettagli relativi alla location e alle modalità di prenotazione sono disponibli qui:http://www.astronauticon.it/archives/159. Durante il pranzo si svolgeranno l’asta di beneficenza e assegnazione del premio “AstronautiPrize” dedicato agli articolisti volontari collaboratori di forumastronautico.it/astronautinews.it.
* Dalle ore 20.30 – Conferenza pubblica dell’ospite d’onore Sandra Magnus. La sede sarà confermata a breve.

DOMENICA 22 APRILE
* 10.00-12.00 – Trattazioni presso l’aula conferenze del Planetario di Lecco:

  • 10:30 – Presentazione Space Generation Advisory Council e Space Generation Congress 2012 (Matteo Emanuelli)
  • 11:30 – Max Valier (Stefano Innocenti)

* 15.00-17.00 – Trattazioni presso l’aula conferenze del Planetario di Lecco:

  • 15:00 – Partecipazione al Google Lunar X Prize del team AMALIA (Raffaele Montagnoni)
  • 16:00 – I voli spaziali relativistici (Luca Derosa)
  • 17:00 – Progetto e sviluppo di un missile amatoriale da parte di studenti del Politecnico di Milano (Giovanni Pandolfi)

* 18.00 – Chiusura della manifestazione

Per le prenotazioni, il programma completo e altre informazioni consultare il sito:
www.astronauticon.it

Vita su Marte, le prove sono del 1976

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Una storica immagine della Piana di Utopia, su Marte, ripresa dal Viking 2. Image Credit: NASA/JPL

Qualcuno ritira fuori dei dati della Nasa di oltre 30 anni fa, li passa al setaccio con un modello matematico e trova le prove dell’esistenza di forme di vita su Marte. Con le dovute cautele sui risultati, è esattamente quello che è successo a Giorgio Bianciardi, chimico, biologo ed esperto di sistemi caotici, docente di Astrobiologia all’Università di Siena, che ha condotto uno studio insieme a nomi ben noti a chi è dell’ambiente: Joseph Miller, neurobiologo dell’Università della California nonché ex direttore del progetto Space Shuttle alla Nasa, e Gilbert Levin, uno dei pionieri della ricerca di vita sul Pianeta Rosso.

Per capire su cosa si basano le affermazioni dei due ricercatori bisogna tornare al 1976, quando la Nasa inviò due sonde su Marte, Viking 1 e 2, e vi fece atterrare due lander programmati per eseguire esperimenti di biologia. Erano previsti 3 test, tra cui quello chiamato Labeled Release (LR), ideato proprio da Levin. I lander raccolsero campioni di suolo marziano e lo mescolarono ad acqua contenente nutrienti e a un isotopo di carbonio (C14) radioattivo. Ed ecco perché: se quel suolo avesse contenuto batteri o altre forme di vita, queste avrebbero metabolizzato i nutrienti e rilasciato metano o anidride carbonica, anch’essi radioattivi (perché formati a partire dagli atomi di carbonio usato come tracciante).

L’esperimento ebbe esito positivo, come ha raccontato Miller a National Geographic: “ Nel momento in cui i nutrienti sono stati mescolati ai campioni di suolo, si sono sviluppate circa 10mila molecole radioattive – una grande differenza rispetto ai 50-60 eventi dovuti alla radiazione del suolo naturale su Marte”. Purtroppo, le altre prove non portarono alle stesse conclusioni. Ergo, la Nasa non prese più in considerazione i dati di LR. Ovviamente, la decisione non passò sotto silenzio, ma scatenò un dibattito che si è protratto fino a oggi.

Eccoci, ora, a un altro momento topico della vicenda: nel nuovo studio, apparso su International Journal of Aeronautical and Space Sciences, Bianciardi, Levin e gli altri hanno applicato ai dati delle missioni Viking un modello matematico che permette di sapere se un evento si deve a un processo metabolico (quindi legato a una forma di vita) o a un processo chimico-fisico. “ Abbiamo trovato due gruppi nettamente distinti: in uno comparivano i dati degli esperimenti attivi (LR, nda) , nell’altro quelli dei 5 esperimenti controllo”, ha detto Miller. I dati sembrano anche confermati da ulteriori prove ripetute con campioni di terreno terrestre normale e sterile. Vuol dire che quel rilascio di molecole radioattive registrato più di 30 anni fa potrebbe davvero essere stato causato dal risveglio di microorganismi.

Non è sufficiente – ammettono gli stessi ricercatori – per affermare che c’è vita su Marte, ma di sicuro lo è per mantenere alte le aspettative per la prossima missione Curiosity.

Vedi anche:

L’Editoriale di Coelum n. 159 a firma di Giorgio Bianciardi


Scoperti oltre 200 Blazar grazie a WISE

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L'immagine, ripresa dal telescopio spaziale WISE, mostra un blazar, un buco nero super massiccio all'interno di una galassia, con un getto che sembra puntato proprio verso la Terra. Si tratta di oggetti rari e difficili da identificare, ma ora è possibile con queste immagini di ampio campo all'infrarosso ottenute dal WISE. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Kavli
L'immagine, ripresa dal telescopio spaziale WISE, mostra un blazar, un buco nero super massiccio all'interno di una galassia, con un getto di energia puntato proprio verso la Terra. Si tratta di oggetti rari e difficili da identificare, ma ora è possibile con queste immagini di ampio campo all'infrarosso ottenute dal WISE. Crediti: NASA/JPL-Caltech/Kavli

I Blazar sono buchi neri supermassivi, associati al nucleo di galassie attive, che producono getti di energia radiante a velocità prossime a quella della luce, diretti secondo la linea di vista dalla Terra.

Poiché è molto raro ottenere l’allineamento dovuto, la loro osservazione da Terra è stata estremamente difficoltosa, almeno fino all’esperimento ideato al Kavli Institute for Particle and Astrophysics and Cosmology di Palo Alto: tentare di individuare i blazar grazie alla loro irradiazione infrarossa.

Di solito questi oggetti sono associati alla loro intensa emissione di raggi gamma, nel dominio delle radiazioni ad altissima energia: appaiono come flash di enigmatica natura ed estrema brevità per poter essere studiati. Poiché il processo di formazione dei getti radiali di energia avviene anche con l’emissione di una radiazione particolare nell’infrarosso, dovuta all’accelerazione delle particelle emesse, l’idea è stata di esaminare i dati rilevati dalla survey all-sky condotta dall’Osservatorio spaziale  WISE (Wide-Field Infrared Survey Explorer) nel 2010, per associare alla moltitudine di sorgenti a bassa energia, identificate nell’infrarosso, qualche oggetto corrispondente ai blazar.

Un'immagine artistica di un buco nero supermassicio con un getto di energia emesso a velocità prossima a quella della luce. Non tutti i buchi neri emettono getti di questo genere e, quando lo fanno, posso essere emessi in qualsiasi direzione. Quando il getto si ritrova diretto proprio verso la terra, allora viene chiamato "Blazar". Credit: NASA/JPL-Caltech

La survey ha identificato almeno 150 oggetti di questo tipo su 300 sorgenti di raggi gamma finora inspiegate, con altri 50 potenziali candidati; la review dell’intero catalogo di sorgenti infrarosse identificate dal WISE ha inoltre confermato la tracciatura infrarossa di un migliaio di blazar già conosciuti. La frequenza statistica sembra quindi suggerire che migliaia di altri blazar possano presto essere identificati, consentendo una migliore comprensione di questa classe di sfuggenti ed affascinati oggetti celesti.

Gruppo Astrofili Rozzano

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19.04: “Astronomia e computers” di Luigi Folcini.
Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri nei venerdì e sabato di aprile: 20/21 e 27/28.
Informazioni GAR: 3803124156 e 3332178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Circolo “Galileo Galilei”

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20.04: “La Vita Inaspettata” con Telmo Pievani.
Per informazioni: Tel 041 590 0657- 335 537 6859
E-mail: circolo.galilei@somsmogliano.it
http://circologalilei.somsmogliano.it

Gruppo Amici del Cielo

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20.04: “Il Sole come fonte di energia rinnovabile” di Silvia Candido.
Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

AstronautiCON6 – dal 3 al 22 aprile a Lecco – Convention Nazionale di Astronautica

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PROGRAMMA PROVVISORIO – In costante aggiornamento, verificare sempre sul sito. Ore 20:30.

20.04, ore 21:00: “Dal complottismo sugli Ufo all’“occhio di Dio”: un’antologia delle bufale spaziali” di Paolo Attivissimo.
Per le prenotazioni, il programma completo e altre informazioni consultare il sito:
www.astronauticon.it

Una falce di Luna crescente a est di Giove

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Falce di Luna a est di Giove

Falce di Luna a est di GioveIl 22 aprile, dopo le 20:00, sull’orizzonte ovest sarà visibile una sottilissima falce di Luna crescente situata circa 2° a est (orientamento altazimutale) di Giove. I due oggetti saranno alti poco più di una decina di gradi e bisognerà dunque saper approfittare dei pochi minuti a disposizione prima del loro tramonto.

Astrofili Alta Vadera

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Corso di Astronomia 2011 – 2012
19.04: “La vita di una Stella (evoluzione stellare)” a cura di Alberto Villa e vari.
Per informazioni sulle attività della AAAV:
www.astrofilialtavaldera.it

Astrofili Alta Valdera

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17 aprile, ore 21:15 Osservazione pubblica presso l’Osservatorio del Centro Astronomico, prenotazione obbligatoria.

Per informazioni sulle attività della AAAV:
www.astrofilialtavaldera.it

Al Planetario di Padova

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17.04: “Newton” di Niccolò Guicciardini.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Il Biologo Furioso

IL BIOLOGO FURIOSO
Provocazioni d’autore
tra scienza e politica
di Carlo Alberto Redi
Sironi Editore 2011
Formato: 15 x 25 cm;
pp 235
Prezzo 16,00 €

Carlo Alberto Redi è uno scienziato di successo, che ha ottenuto risultati molto importanti con le sue ricerche sui meccanismi epigenetici della regolazione del genoma nel corso delle prime fasi dello sviluppo embrionale e della riprogrammazione del nucleo delle cellule somatiche.

E’ anche un brillante divulgatore, e lo dimostra con questo suo saggio che ci fa fare un viaggio stimolante attraverso alcuni grandi temi scientifici di questo millennio. In questo libro è un “biologo furioso” che analizza con schiettezza e motivata indignazione i problemi che derivano della scarsa attenzione che il nostro paese riserva alla cultura scientifica, in particolare a quella biologica. Questa scarsa attenzione si traduce innanzitutto in finanziamenti alla ricerca del tutto inadeguati e significativamente più bassi rispetto a quelli che molte altre nazioni europee e non, più lungimiranti, destinano alla ricerca di nuove fonti energetiche, alla biomedicina e alla tecnologia informatica. L’Autore rileva una forte ignoranza biologica, diffusa a tutti i livelli, nei media, nei tessuti gestionali dello stato, e quindi anche tra i “decisori politici”, che sono poi i responsabili di scelte decisive per le nostre vite, come quelle che riguardano le ricerche e le applicazioni terapeutiche nel campo delle cellule staminali, l’utilizzazione di organismi OGM dell’ultima generazione, le scelte di indirizzo in campo farmacologico nella terapia del dolore, e la procreazione assistita.

Carlo Alberto Redi sottolinea molte volte nel suo saggio l’importanza per ogni cittadino di possedere una cultura scientifica adeguata che gli consenta di distinguere nelle sue consultazioni tra fonti rigorose e opinioni approssimative, che spesso fanno leva su paure, pregiudizi ideologici e irrazionalità. Ritiene che questa sia una condizione necessaria affinchè possano essere comprese le opportunità sociali ed economiche che derivano dall’investire nella ricerca e dalla applicazione delle conoscenze che ne derivano. Cultura e conoscenza sono quindi indispensabili per promuovere politiche competitive e rispettose delle attese dei cittadini in materie scientifiche e tuttavia nel nostro paese, osserva Redi, raramente i decisori politici richiedono, tenendone conto, pareri competenti alla comunità scientifica. Le ricerche sulle cellule staminali sono oggi considerate prioritarie in moltissime nazioni mentre in Italia pregiudizi ideologici impediscono, per esempio, che possano essere utilizzati gli embrioni congelati che già esistono e che potrebbero consentire di ottenere risultati importanti per la cura di molte patologie. Altrettanto poco sostenute economicamente sono le ricerche sulle cellule staminali adulte e su quelle ottenute da cordone ombelicale.

Altro tema scottante è quello della biologia sintetica e delle sfide che essa consentirebbe di affrontare per migliorare le condizioni attuali di vita sul nostro pianeta, caratterizzate da un forte incremento demografico, da variazioni climatiche su larga scala accompagnate da una tendenza alla desertificazione e dalla riduzione delle risorse energetiche. Nel prossimo decennio le biotecnologie, se adeguatamente sostenute, potrebbero portare a soluzioni importanti nel campo della produzione di biocarburanti, di alimenti, di vaccini e di molti altri farmaci. Tra questi ultimi sarebbe auspicabile promuovere la ricerca di molecole efficaci nella terapia del dolore, soprattutto quella indirizzata al settore oncologico. In Italia c’è ancora oggi una tendenza all’impiego, in molti casi, di farmaci antinfiammatori inadeguati che presentano spesso gravi effetti collaterali, probabilmente perchè prevale ancora una sorta di tabù nei confronti di molecole più efficaci, come i farmaci oppiacei. Pur amaro in molte delle sue analisi, il libro di Carlo Alberto Redi stimola alla ricerca della informazione rigorosa, insiste sulla necessità di elaborare opinioni costruite con obiettività sui grandi temi biologici, invita a considerare sempre le ragioni che generano le difficoltà nel capirsi quando si parla di scienza.

Il libro si conclude con uno sguardo sui rapporti esistenti tra scienza e diritto in un contesto internazionale, e con una nota di ottimismo e di apprezzamento per le iniziative in atto che cercano di stabilire un dialogo tra questi due mondi.

Il meraviglioso mondo dei numeri

IL MERAVIGLIOSO
MONDO DEI NUMERI
Alex Bellos
Einaudi Editore 2011
Formato: 14 x 21 cm; pp 580
Prezzo 20,00 €

Per introdurre il suo viaggio nel “meraviglioso mondo dei numeri”, Alex Bellos parte dalla sua esperienza sui banchi di scuola. Da ragazzo, ricorda Bellos, “l’esigenza di superare gli esami mi costringeva spesso a tralasciare gli argomenti davvero interessanti”. Entrare da adulto in quel mondo gli consente ora di seguire le strade più curiose e interessanti. Seguendolo in quel percorso si scoprono orizzonti meno familiari nelle aule scolastiche, dai modi in cui “il cervello pensa i numeri”, rivelati dalle neuroscienze in recenti ricerche, alle modalità di accostarsi alla matematica presenti in culture lontane dalla nostra. Si conoscono gli uomini e le storie che hanno accompagnato lo sviluppo della matematica nel corso dei secoli. Si scopre, insomma, che la matematica, anche al livello elementare cui si mantiene Bellos, può essere molto affascinante. La matematica che si insegna nel biennio della scuola superiore, scrive Bellos a proposito del Regno Unito, “non va oltre quella conosciuta alla metà del Seicento, mentre per il triennio si arriva a metà del Settecento”. Non pare che le cose vadano molto meglio nelle nostre scuole.

Con una laurea in matematica in tasca, Bellos ha fatto per qualche tempo il giornalista, corrispondente estero da Rio de Janeiro, e il suo racconto inizia proprio dalla matematica di una tribù amazzonica, i munduruku, che sanno contare fino a cinque, mentre in altre tribù le uniche parole per indicare numeri sono ‘uno’, ‘due’, e ‘molti’, come avviene anche in alcune comunità aborigene dell’Australia. Lo stile del libro è piacevole, i capitoli si lasciano leggere in maniera indipendente, anche se seguono un ordinamento temporale, e nel racconto la storia della matematica si intreccia liberamente con l’attualità. Memore della sua attività di giornalista, come un corrispondente estero dal “mondo dei numeri” Bellos si sofferma a lungo a descrivere i molti modi di nominare i numeri  e far di conto, nell’antichità e nel Medioevo, con l’abaco e con le dita, con il sistema di numerazione dei romani e quello degli indi, a noi familiare grazie alle opere dei matematici arabi. Il racconto continua poi con quadrati magici, numeri primi e successioni di Fibonacci, probabilità e distribuzioni normali con le loro caratteristiche curve “a campana”. A proprietà e risultati relativi ai numeri si accompagnano in maniera naturale argomenti di geometria. Le diverse dimostrazioni presentate del teorema di Pitagora offrono a Bellos lo spunto per parlare di tassellature del piano periodiche e aperodiche (come quelle di Penrose); i solidi platonici per parlare di solidi frattali come ‘la spugna di Menger’; il problema della quadratura del cerchio, il classico problema dell’antichità, per seguire la lunga storia di p, conclusa solo verso la fine dell’Ottocento con la dimostrazione della sua trascendenza.  Si giunge “al capolinea” con il modello di geometria non euclidea di Poincaré e le relative realizzazioni all’uncinetto di Daina Taimina. Anche se non è certo un manuale, questo libro può integrare piacevolmente l’insegnamento della matematica e avrà raggiunto il suo scopo se riuscirà, come promette l’autore, a far amare la matematica “anche a chi l’ha odiata a scuola”.

Con il libro “Il meraviglioso mondo dei numeri”, Alex Bellos si è aggiudicato l’edizione 2012 del Premio Letterario Galileo.
Alex Bellos è un giornalista del britannico “Guardian”, con una laurea in matematica e informatica. Può così parlare di matematica come se dovesse fare un report giornalistico.  Ne risulta una presentazione più brillante e scorrevole.

Lunar Orbiter riprende i “mitici” Lunokhod

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Il lander sovietico Luna 17 è sempre li, nel Mare Imbrium, dove, nel novembre 1970, fece scendere il rover Lunakohd 1. Cliccare sull'immagine per ingrandire. LROC NAC Image M114185541RE Cortesia NASA/GSFC/Arizona State University

Prima di Spirit ed Opportunity, prima di Curiosity e perfino anche molto prima di Sojourner ci fu il Lunokhod 1, prototipo di rover mobile automatico, spedito dai sovietici in giro per la Luna dal novembre del 1970 al settembre del 1971.

Il Lunokhod 1. I rover sovietici erano lunghi circa 2,3 metri e larghi uno e mezzo.

Proposto all’epoca come – l’improponibile – risposta dell’URSS della guerra fredda agli allunaggi americani con astronauti sul suolo lunare, il Lunokhod può essere a tutti gli effetti considerato l’archetipo dei rover automatici, inviati in seguito ad esplorare il suolo di Marte e destinati, almeno secondo i progetti dei principali enti spaziali internazionali, anche a più ambiziose missioni verso asteroidi e satelliti dei pianeti esterni del Sistema Solare.

Il lander sovietico Luna 17 è sempre li, nel Mare Imbrium, dove, nel novembre 1970, fece scendere il rover Lunokhod 1. Cliccare sull'immagine per ingrandire. LROC NAC Image M114185541RE Cortesia NASA/GSFC/Arizona State University

Operativo per oltre 300 giorni – quattro volte di più del previsto – tra le regoliti del Mare Imbrium, il Lunokhod 1 percorse in tutto 10540 metri, effettuando circa 500 campionamenti del suolo lunare, oltre a trasmettere 20000 immagini a Terra.

Il rover, che pesava 5600 Kg e come aspetto sembrava uscito da un racconto di Jules Verne o da un flm di Karel Zeman (ricordava una grossa pentola a pressione, sormontata su otto ruote simili a quelle dei range-rover usati dai colleghi americani degli Apollo, da cui spuntavano sensori, antenne e braccia meccaniche per i campionamenti) fu lanciato dall’URSS il 10 novembre 1970 assieme al lander Luna 17, raggiungendo la Luna 5 giorni dopo: entrò in operatività dopo il dispiegamento dei pannelli solari, realizzando molti esperimenti grazie al telescopio ed allo spettrometro a raggi X che trasportava, uniti ad un laser ed un rilevatore di raggi cosmici.

Il Lunokhod 1 nel suo punto di arrivo, dove è tutt'ora parcheggiato. LROC NAC Image M114185541RE. Cortesia NASA/GSFC/Arizona State University

Il Lunokhod 2. Da notare le tracce del suo passaggio verso sud. L'ingrandimento è particolarmente spinto per mostrare la forma del rover, l'area più luminosa è probabilmente il coperchio a conchiglia aperto. NAC Image M109039075LE. Cortesia NASA/GSFC/Arizona State University.

Il rover sovietico ebbe un solo successore – il Lunokhod 2, allunato il 15 gennaio 1973 sul fondale del cratere Le Monnier, nel bacino Serenitatis; rimase operativo fino al 4 giugno 1973, quando i suoi pannelli si surriscaldarono, a causa di un urto contro il bordo di un cratere nella Fossa Recta, accusato qualche giorno prima, che provocò una “pioggia” di polvere di regolite addosso al rover.

Percorse in tutto 37 Km sui basalti del Mare Serenitatis: era stato progettato in funzione del rilevamento di siti di allunaggio per missioni con cosmonauti a bordo, ma il ritardo ormai incolmabile accusato dai russi nei confronti della NASA, giunta per prima sul suolo lunare con dure ripercussioni sul prestigio dell’URSS, costrinse l’ente spaziale sovietico a cancellare il programma lunare deviando sullo sviluppo della stazione orbitale Salyut.

Nonostante la mancata prosecuzione per decisione politica – in effetti altri modelli di rover Lunokhod erano stati costruiti in URSS per altre missioni, ma non furono mai inviati sulla Luna – il progetto Lunokhod segnò un innegabile successo della tecnologia spaziale sovietica, capace di progettare e costruire un robot che avrebbe detenuto, per oltre 40 anni dopo la cessazione dell’attività di ricerca, il record di longevità sul suolo di un altro mondo, fino ai tempi dei Mars Exploration Rover.

Le immagini ad alta risoluzione sono state ottenute dalla telecamera del Lunar Reconnaissance Orbiter da una quota di 33 Km, nel quadro della survey dedicata a studi di posizione e geofisica lunare triangolando i siti lunari visitati da missioni storiche.

Trova i rover sovietici Lunokhod e le loro tracce nelle proiezioni cartografiche ad alta risoluzione ottenute dalle immagini LROC NAC: Lunokhod 1 e Lunokohd 2.

Al Planetario di Ravenna

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13.04: I Venerdì dell’A.R.A.R. “I primi strumenti per l’astronomo dilettante” di Paolo Morini. Ingresso libero.
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Riconnessioni inattese su Venere

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Non la vediamo, ma è un preziosissimo ‘ombrello’, che ci protegge dagli effetti più pericolosi delle particelle energetiche che arrivano dal sole o da qualunque altra sorgente nella nostra galassia o addirittura oltre. È la nostra magnetosfera, sostenuta dal campo magnetico intrinseco di cui è dotata la Terra. Oltre a questa importante funzione, la magnetosfera gioca un ruolo determinante nel regalarci le spettacolari aurore polari che sono prodotte da fenomeni di riconnessione magnetica dovuti all’interazione del campo magnetico interplanetario con quello terrestre. Ci sono però pianeti nel sistema solare, tra questi Venere, che non possiedono un loro campo magnetico e quindi devono ‘accontentarsi’ di possedere una magnetosfera indotta. A generarla è l’urto con gli strati più esterni della sua atmosfera del vento solare e dei campi magnetici da esso trasportati, che vengono quindi deviati, seppure in maniera meno efficiente. E se visto che non c’è campo magnetico intrinseco, su Venere non dovrebbero verificarsi nemmeno fenomeni di riconnessione magnetica. Almeno questo era ciò che pensavano gli scienziati. Ora però a far ricredere gli astrofisici arrivano i sorprendenti risultati pubblicati online sul sito della rivistaScience, ottenuti grazie alle misure raccolte dalla sonda Venus Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Rianalizzando i dati del magnetometro e del sensore di plasma registrati nel maggio del 2006, poche settimane dopo l’immissione nell’orbita venusiana del veicolo spaziale, il team di ricercatori guidato da Tielong Zhang, della University of Science and Technology di Hefei, in Cina, hanno individuato un evento di riconnessione magnetica avvenuto a circa 10.000 km dalla superficie del pianeta.

“Grazie ai dati del magnetometro (MAG) e del sensore di plasma (ASPERA) a bordo di Venus Express, è stato per la prima volta possibile stabilire che le similitudini tra pianeti con campo magnetico e quelli senza come Venere e Marte vanno ben al di là di quanto supposto” commenta Alessandro Mura, ricercatore dell’INAF-IAPS di Roma e Co Investigator di ASPERA. “Sorprendentemente, non solo questi ultimi posseggono una magnetosfera indotta (e sono quindi parzialmente schermati dal mezzo interplanetario), ma mostrano anche quei fenomeni di parziale riconnessione che, sulla Terra, permettono il temporaneo legame tra campo magnetico interplanetario e planetario e il conseguente travaso di energia e materia. Le misure di MAG e ASPERA hanno individuato degli indubitabili segnali della riconnessione anche su Venere che, data l’assenza di un campo magnetico intrinseco, è stata finora considerata immune da tali meccanismi di scambio. Questa misura getta nuove e interessanti luci sugli studi di perdita di massa atmosferica per corpi come Venere e Marte”.

L’opposizione di Saturno

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Opposizione Saturno

Opposizione SaturnoQuando un pianeta è in opposizione è nelle migliori condizioni di osservabilità, essendo nel punto più vicino alla Terra e diametralmente opposto al Sole, è visibile per tutta la notte e ha un diametro apparente e una luminosità maggiori che in altri periodi di visibilità… Nelle immagini a sinistra sono mostrate tre rappresentazioni di Saturno colte in differenti tipologie di opposizione. Sopra, Saturno durante un’opposizione perielica, quando il pianeta è alla minima distanza assoluta dalla Terra e gli anelli, molto aperti, arrivano a misurare quasi 47″ di diametro apparente. Al centro, Saturno come apparirà il 15 aprile prossimo, durante un’opposizione relativamente mediocre. In basso, Saturno durante un’opposizione afelica.

I Venerdì dell’Universo 2012 – Incontri e seminari su Astronomia, Fisica e Scienze

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13.04: “La Cosmologia: dalle origini all’ inflazione” Dott.ssa. Isabella Masina.

Organizzati da: Dip. di Fisica Università di Ferrara, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Gruppo Astrofili Ferraresi “Columbia“ e Coop. Sociale Camelot.
In collaborazione con Arci Nuova Associazione.

Diretta streaming video: http://web.unife.it/unifetv/universo.html

Per informazioni e il programma completo:

Tel. 0532/97.42.11 – E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it

www.unife.it/dipartimento/fisicawww.fe.infn.it

Ricordiamo inoltre che, nel mese di Maggio 2012 si terrà presso le Valli di Ostellato (FE), CielOstellato 2012 Alta Risoluzione XV Meeting Nazionale Astrofili, organizzato dal Gruppo Astrofili Ferraresi “Columbia“ e Coop. Camelot. L’Osservatorio Astronomico “Paolo Natali“ del Columbia è inoltre aperto al pubblico da Aprile a Settembre tutti i venerdì sera, fatta eccezione per le serate de i “Venerdì dell’Universo”.

www.astrofilicolumbia.it

Planetario e Osservatorio di Ca’ Del Monte

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14.04, ore 21:00: “(G)ASTRONOMIA – Speciale Saturno” e Oss. notturna.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Circolo “Galileo Galilei”

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13.04: “La fisica in casa. La scienza nella quotidianità” relatore Emiliano Ricci.
Per informazioni: Tel 041 590 0657- 335 537 6859
E-mail: circolo.galilei@somsmogliano.it
http://circologalilei.somsmogliano.it

AstronautiCON6 – dal 3 al 22 aprile a Lecco – Convention Nazionale di Astronautica

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PROGRAMMA PROVVISORIO – In costante aggiornamento, verificare sempre sul sito. Ore 20:30.

13.04: “La fisica di Star Trek: scoprire la scienza attraverso la fantascienza”di Loris Lazzati.
Per le prenotazioni, il programma completo e altre informazioni consultare il sito:
www.astronauticon.it

Gruppo Astrofili Rozzano

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12.04: Film di Fantascienza

Informazioni GAR: 3803124156 e 3332178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

AstronautiCON6 – dal 3 al 22 aprile a Lecco – Convention Nazionale di Astronautica

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PROGRAMMA PROVVISORIO – In costante aggiornamento, verificare sempre sul sito. Ore 20:30.

12.04: “Yuri’s Night” serata di celebrazione del primo volo umano nello spazio di Marco Zambianchi. Per chi lo desidera la serata proseguirà in pizzeria.

Per le prenotazioni, il programma completo e altre informazioni consultare il sito:
www.astronauticon.it

Al Planetario di Ravenna

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10.04: “Parliamo di stelle” di Oriano Spazzoli
La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Così ho ripreso Sirio B … quasi senza volerlo!


Venerdì 24 febbraio è stata la sera della “Luna a barchetta”, evento ampiamente divulgato sul web. Per molti, anche non astrofili, è stata l’occasione per levare lo sguardo al cielo e ammirare un fenomeno poco frequente alle latitudini medie della Penisola e reso accattivante dalla presenza di due veri diamanti: i pianeti Venere e Giove. Purtroppo, ho goduto dello spettacolo celeste per pochissimo tempo, dopo le ore 18, approfittando della pausa GR all’interno della mia trasmissione radiofonica. In un cielo terso e blu cobalto, son restato alcuni minuti a scrutare ad occhio nudo quella visione evocante sentimenti ancestrali e la razionale Meccanica Celeste. Quel venerdì è stato anche il primo giorno di cielo sereno, dopo un lunghissimo periodo di maltempo che, giocoforza, ha costretto gli astrofili a riporre i propri strumenti.

Per mia consuetudine, sfrutto i periodi inclementi, per revisioni accurate delle ottiche e delle parti meccaniche, ma anche per la costruzione di cose semplici ed utili, talvolta però, anche più complesse.

Nel recente ho costruito una camera con sensore CMOS raffreddata, modificando una webcam cinese con sensore 1280×960, rivelatasi molto sensibile all’Infrarosso, tanto che pochi secondi di esposizione mi permettono di ottenere immagini molto interessanti deep-sky. La camera è talmente sensibile, da non essere utile per riprese planetarie e solari: pur con guadagno al minimo, restituisce immagini sempre sovraesposte anche con l’impiego di filtri neutri molto densi..

Nel frattempo, sfruttando un fine settimana, ho dotato il mio rifrattore, con doppietto ED di 127mm f/9 imbarcato nel tubo di un Konus 120/1000, di ben 13 diaframmi ricavati con del materiale plastico opacizzato con una vernice nera. Il contrasto è nettamente migliorato, azzerando la luce diffusa (poca in verità) che si percepiva in precedenza. L’intero strumento può, a buon diritto, definirsi autocostruito, almeno in parte.

Altra mia realizzazione è stata quella di assemblare una nuova camera complementare alla prima, sfruttando una vecchia digitale compatta di prima generazione (con sensore a colori 640×480), ormai ampiamente superata e inutilizzata da molto tempo.

L’elettronica di questa camera è enormemente più complessa di una comune webcam e le prove effettuate hanno rivelato un’eccellente risposta a tutti i colori nel visibile, una discreta sensibilità (comunque inferiore alla prima camera costruita) e un perfetto bilanciamento cromatico nativo (assenza di dominanti). Messi alla prova alcuni programmi di gestione e cattura, al fine di trovare quello con cui la camera s’interfacciasse meglio, testando Etron Webcam Videocap 1.0, ho avuto la piacevole sorpresa di scoprire che questo software –  e soltanto con questa camera – mi permette di attuare, oltre che i normali controlli di settaggio, anche uno zoom digitale fino a 4x e una sorta di “autoguida al contrario”, sacrificando parte del sensore. Un soggetto, in lento movimento nel campo, viene costantemente riportato al centro dell’inquadratura (presumo sia lo stesso principio utilizzato dalle camere autoguida per comandare l’elettronica dei motori in una montatura equatoriale GoTo), quindi interessante per l’imaging planetario.

Non restava che assemblare lo scafo e attendere per la Prima Luce. La prima giornata utile è stata proprio il 24 febbraio. In mattinata ho catturato alcuni files AVI sul Sole con risultati molto promettenti, ma con seeing scarso e qualità finale appena sufficiente. Dopo il pomeriggio in studio, sono rientrato a casa con il crescente lunare già tramontato ma non ho rinunciato ad una Prima Luce ufficiale della camera con un soggetto importante.

La postazione da dove l’Autore dell’articolo (ritratto nella foto) è riuscito nella rilevazione di Sirio B e Procione B con il solo ausilio di una buona camera di ripresa autocostruita. Anche il rifrattore è stato ridisegnato; al tubo Konus di un vecchio 120/1000 è stato infatti montato un doppietto ED di 127 mm f/9, e all’interno sono stati applicati ben 13 diaframmi per azzerare qualsiasi traccia di luce parassita.

Dopo cena, ho portato fuori la strumentazione stazionandola sotto la veranda. Questa postazione, poco impegnativa e rivolta a Sud, offre diversi vantaggi: è sufficiente posizionare il treppiede in una determinata posizione per avere, con pochi aggiustamenti in azimuth, uno stazionamento equatoriale perfetto. Venere era già troppo basso per una seria prova, Giove nascosto dalla veranda, Marte era invece già abbasatnza alto ed in posizione favorevole. Quindi ne ho ripreso alcuni filmati a varie focali (nativa, con lente di Barlow 3x e anche con lo zoom digitale e/o insieme) ricavandone un’immagine molto piacevole che confortava le mie aspettative. Terminato con Marte ho rivolto il telescopio verso Sirio già oltre il passaggio meridiano.

Non è stato necessario perfezionare il fuoco, quindi ho iniziato a riprendere i filmati AVI di 30 sec a 8 fps (buon compromeso per l’abbattimento seeing e un minimo di sensibilità) con l’intento di ottenere giusto immagini della stella più luminosa del cielo e soltanto per saggiarne la risposta cromatica, pur sapendo che nell’alone si celasse la debole compagna Sirio B, ormai con una separazione angolare interessante, di poco inferiore ai 10″ d’arco. Già con l’inquadratura a monitor, ho notato la presenza di diversi guizzi di luce a varie distanze dalla stella, ma una piuttosto ricorrente si collocava sul bordo dell’immagine di Sirio.

Pensai si trattasse di una ben nota stellina collocata a circa 40″ che sovente inganna chi tenti l’osservazione visuale di Sirio B, però avendola vista più volte, ho escluso tale ipotesi.

Durante le riprese, Sirio è apparsa palpitante e cangiante per via del seeing non ottimale, però a tratti le immagini sono risultate molto buone. La montatura EQ3.2 (revisionata nella meccanica) ha fatto il suo dovere, inseguendo correttamente anche a forte ingrandimento, intanto ho proseguito nelle riprese con vari setup e provando anche la funzione di autotrekking real time, supportata da Webcam Videocap (i rettangoli gialli che si vedono nelle immagini). Le operazioni sono andate avanti senza intoppi in una serata insolitamente mite per il mese di Febbraio, fino a quando, dopo aver inserito la lente di Barlow a 3x, i miei tre gatti astrofili non hanno pensato bene di giocare ad assalti reciproci sotto il telescopio… Chi possiede gatti, non avrà bisogno di molte spiegazioni: nel comportamento felino c’è la ben nota e documentata “pazzia serale” che rende questi animali iperattivi con salti, agguati, ecc.  si ritiene sia un retaggio del loro passato selvatico.

Solitamente è una simpatica compagnia, però gli urti al treppiede son bastati ad alterare di pochissimo – tra benevole imprecazioni – lo stazionamento del telescopio e comprometterne il perfetto inseguimento, con una debole deriva, compensata dal sistema di autocentraggio della camera. Ho notato che Sirio restava comunque nel campo del sensore per tutti i 30 secondi di ripresa, quindi ho continuato a riprendere altri due filmati, supponendo che con Registax avrei allineato correttamente.

Rientrato in casa, ho visionato i filmati e mi sono accorto di aver ripreso quella che sembrava essere Sirio B in diversi fotogrammi: tenuto conto dell’Angolo Orario e del PA, tutto rinforzava la possibilità di essere riuscito nell’impresa di catturare l’elusiva nana bianca!

Il “Club dei 100 Asteroidi”

Entra nel Club dei #100asteroidi!

Nel numero 157 di Coelum è stato pubblicato l’articolo 100 insignificanti puntini luminosi di Claudio Pra, in cui ci ha raccontato della sua inusuale maratona a caccia di asteroidi.
Partito con l’intento di collezionare l’osservazione dei primi 50 asteroidi catalogati, si è ritrovato invece a concludere l’impresa arrivando a collezionarne 100!

Il nostro Talib Kadori, colpito da tanta  costanza e determinazione, ha cosi’ rilanciato dalle pagine della sua rubrica una nuova sfida:

Talib KadoriNon posso che inchinarmi riverente di fronte alla prodigiosa impresa di Claudio Pra, probabilmente il più vecchio, se non il più assiduo, tra i proverbiali “sette lettori” della mia rubrica. Non è infatti cosa da poco l’essere riuscito a completare un programma così vasto, resistendo alle traversie e alle cadute d’interesse, immancabili in un periodo tanto lungo.

A proposito di questo mi sorge però un dubbio… saranno davvero necessari 13 anni per compiere l’impresa? Ovviamente no, il tempo impiegato da Claudio ha risentito di molti altri fattori… E allora, in quanto tempo potrebbe essere possibile fare il percorso netto? Bella domanda… operando in condizioni medie, con strumenti appropriati e con una buona programmazione, penso addirittura in un paio d’anni, o forse meno!

Anzi, sapete che vi dico? Anche per verificare questo, istituisco fin d’ora il “CLUB DEI 100 ASTEROIDI”. Un circolo esclusivo  che potrà premiare chiunque riuscirà a ripetere l’impresa.

Se posso permettermi, io direi di procedere così. Chiunque voglia entrare ufficialmente a far parte del Club dovrà aver completato (visualmente o fotograficamente) l’osservazione dei primi 100 asteroidi (quelli numerati in successione da 1 a 100).

Ovviamente (sarebbe difficile farlo), non ci saranno controlli su quanto affermato dagli aspiranti in merito alla veridicità delle osservazioni, e si dovrà quindi confidare nella correttezza di ognuno dei partecipanti.

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Questi i suggerimenti di Talib.

E voi cosa ne pensate, vi piace l’idea?

…e allora mandateci la vostra adesione! Per il momento abbiamo pensato di mettere online i progressi dei partecipanti che possono essere seguiti al link qui sotto, oltre ad una loro presentazione per conoscere la motivazione che li ha spinti ad intraprendere l’impresa (nella pagina successiva).

COME PARTECIPARE? Basta che inviate la vostra adesione e i vostri progressi all’indirizzo club100asteroidi@coelum.com, le mail verranno automaticamente girate a Claudio Pra che sta costruendo l’archivio con tutti i dettagli delle singole osservazioni.

C’è chi ci invia, o carica  su PhotoCoelum o sul suo sito personale, le immagini o i disegni dell’asteroide osservato, e chi semplicemente ci comunica i dettagli dell’osservazione (oggetto, luogo, ora, coordinate, strumento).

Claudio aggiornerà man mano i vostri progressi nel suo archivio e periodicamente dalla Redazione aggiorneremo il file qui sopra…

Buone osservazioni e… nella prossima pagina, scopriamo i primi candidati!

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