Ricordate l’articolo “Marte è vivo”, pubblicato su Coelum 46 più di 10 anni fa? Probabilmente no, ma magari potrà aiutarvi il sottotitolo, che recitava così: “Una possibile rilettura dei dati dei Viking a 25 anni dal loro arrivo su Marte”. L’autore, il nostro esperto di astrobiologia Giorgio Bianciardi, sosteneva in pratica che a rileggere gli esperimenti realizzati dalle sonde americane c’era da arrivare alla conclusione opposta a quella poi ufficializzata dalla NASA: su Marte c’è vita, eccome! Sembrava poco più di una boutade… ma dopo 10 anni, Bianciardi è tornato alla carica con nuove argomentazioni, conquistandosi stavolta l’attenzione dei media e della comunità scientifica. Ecco come. (G. A.) |
Dopo otto anni di intenso lavoro con dei colleghi americani del calibro di Joseph Miller, Patricia Ann Straat, collaboratrice del famoso Gilbert Levin, e dello stesso Levin, l’ideatore del Labeled Release Experiment (LR) a bordo dei due Viking, l’articolo definitivo sul riesame dei dati biologici marziani ha preso finalmente luce.
Come ricordato da Anselmi, il lettore di Coelum dovrebbe avere già una qualche conoscenza degli esperimenti biologici realizzati a bordo delle sonde Viking negli anni Settanta (Coelum n. 46 del 2001, Coelum n. 69 del 2004, ecc…), e del mio primo lavoro sulla ri-analisi dei dati dell’LR experiment, presentato nel 2003 a Madrid in occasione del Convegno dell’EANA (European Astrobiology Network Association), nel 2004 su Coelum e infine nel 2006 nel mio libro “Marte, un viaggio nel tempo e nello spazio”… Ebbene, letto l’abstract presentato a Madrid, Levin e Miller mi contattarono per propormi la loro collaborazione, che fin da subito mi fruttò l’acquisizione di 16 000 dati provenienti dai 9 esperimenti LR effettuati dalle due Viking. Ma non solo… come per miracolo (fu davvero il momento più emozionante di tutta la ricerca) da un cassetto di Levin spuntarono anche i dati, ormai introvabili e preziosissimi, dell’LR effettuato per confronto su roccia e batteri terrestri!
I miei metodi di analisi dei dati biologici (che per professione applico allo studio della dinamica cardiaca all’Università di Siena) poterono così essere applicati anche a quella nuova e insperata massa di dati; tanto che nel 2011, finite anche le analisi statistiche fatte da Miller, con il paper in mano ci mettemmo alla ricerca di una rivista scientifica capace di una rapida e autorevole veicolazione delle nostre tesi (dovevamo dare la notizia prima dell’arrivo di Curiosity su Marte…), trovandola nella IJASS (International Journal of Aeronautical and Space Sciences), che dopo tre mesi di review accettò il nostro articolo, pubblicandolo in aprile con il clamore mediatico che sappiamo.
Del resto, non poteva essere altrimenti: le nostre analisi dimostrano in modo inequivocabile che tutti gli esperimenti attivi avvenuti su Marte si aggregano perfettamente con i dati ottenuti sulla Terra: non ci fu alcuna reazione chimica abiotica che abbia avuto qualche parte importante nel rilascio dell’anidride carbonica una volta che al terriccio marziano fu aggiunta la pappa nutritiva. E dunque, quella che si misurò doveva per forza di cose avere un’origine biologica. Su Marte esiste vita microbica!
Sul prossimo numero di Coelum, un mio articolo cercherà di esporre in termini divulgativi la portata dell’intera questione; poi l’arrivo di Curiosity potrà forse confermare il nostro lavoro, anche se purtroppo il nuovo rover non sembra essere particolarmente attrezzato per questo tipo di analisi e si dovrà attendere la partenza di Pasteur, il laboratorio marziano dell’ESA.
Giorgio Bianciardi
Leggi l’articolo pubblicato su IJASS: Complexity Analysis of the Viking Labeled Release Experiments