20.10: ore 15:00: BIMBI: “Laboratorio Il colore della luce del Sole” e osservazione del Sole.
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Un fotogramma del servizio video della BBC mostra il meteorite, appena recuperato, in procinto d’essere avvolto in una coperta protettiva.
Un fotogramma del servizio video della BBC mostra il meteorite, appena recuperato, in procinto d’essere avvolto in una coperta protettiva.
Ve lo ricordate, il meteorite del 15 febbraio scorso? Di certo non lo hanno dimenticato i mille e più cittadini di Chelyabinsk, nella Russia centrale, rimasti feriti dai frammenti di finestre e infissi esplosi a causa dell’onda d’urto provocata dal suo ingresso in atmosfera. Da quel giorno drammatico sono trascorsi esattamente otto mesi, ed ecco che dalle acque del lago Chebarkul – già teatro del ritrovamento di numerosi frammenti – emerge un’enorme roccia che ha tutta l’aria di essere appartenuta a quel meteorite.
Il condizionale è d’obbligo, un po’ perché le agenzie stanno battendo la notizia in queste ore e ancora non c’è stato il tempo per un’analisi approfondita, un po’ perché non sarebbe la prima volta che frammenti di roccia apparentemente spaziale recuperati dal lago Chebarkul rivelano in realtà tutt’altra origine. Quel che è certo è che la roccia, rinvenuta a oltre 13 metri di profondità, è davvero imponente. Le riprese video del recupero, scrive la BBC, mostrano un oggetto grande un metro e mezzo pesante almeno 570 kg. Frammento che si sarebbe spezzato in tre durante l’operazione di ripescaggio.
Se la natura spaziale della roccia verrà confermata, oltre a essere il residuo di maggiori dimensioni dell’impatto del 15 febbraio, potrebbe rientrare nell’elenco dei più massicci frammenti singoli mai trovati.
Guarda il servizio video di INAF-TV del giorno dell’impatto:
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Nella notte tra il 18 e il 19 ottobre si verificherà un’eclisse lunare di penombra che inizierà un po’ dopo le 23:00 del 18 ottobre e si concluderà prima delle 4:00 del mattino seguente, con il massimo dell’oscuramento (circa il 76% del diametro lunare s’immergerà nella penombra) previsto intorno alle 2:00 del mattino.
La figura a sinistra mostra (in un sistema di orientamento equatoriale) lo spostamento apparente della Luna rispetto alla sezione del cono d’ombra proiettato dalla Terra e composto da ombra e penombra.
In questo caso il nostro satellite s’immergerà, e solo parzialmente, nella regione della penombra; il che significa che la caduta di luminosità sarà molto meno appariscente rispetto a quanto accade durante una eclisse lunare d’ombra.
Come si può leggere dalle circostanze dell’eclisse (ovvero gli orari e la posizione della Luna sull’orizzonte) presenti nella figura, il massimo dell’eclisse si avrà alle ore 1:50 del giorno 19.
È questo l’appello lanciato dalla IMS che per l’esperimento di Simulazione Marziana V-ERAS necessita di 4 volontari aspiranti astronauti. Niente di pericoloso, nessuna partenza senza ritorno, ma un equipaggio di quattro “astronauti” volontari, che simulerà le attività di esplorazione marziana su quattro postazioni, in realtà visrtuale, appositamente progettate e costruite da Italian Mars Society e denominate MOTIVITY.
Gli aspiranti astronauti, che saranno selezionati entro fine di ottobre 2014, dovranno essere in possesso di conoscenze in materie come sviluppo software, robotica, psicologia, fisiologia, medicina, missioni avioniche.
L’iniziativa, prima del genere in Italia, rientra nell’ambito del progetto ERAS (European Mars Analag Station: www.erasproject.org) un acronimo che racchiude il concetto di stazione spaziale virtuale su Marte. Il progetto ha lo scopo di sperimentare le condizioni di vita e lavoro in un ambiente confinato, riconducibili a quelle che si ritroverebbero in una stazione abitata presente su Marte.
Preliminarmente alla costruzione dell’ERAS (uno dei moduli nell’illustrazione in alto), l’IMS ha avviato lo sviluppo di una simulazione di Virtual Reality (VR) della stazione (V-ERAS). Il vantaggio principale di questa prima fase è che sarà possibile intraprendere sessioni di training con un equipaggio che può interagire con il suo ambiente futuro prima che la stazione sia costruita.
Ed è questa fase preliminare che avrà luogo dal 7 al 14 dicembre 2014 in una location da sogno, a Madonna di Campiglio, presso il Dolomites Astronomical Observatory dell’Hotel Carlo Magno, che sponsorizza, oltre che ospitare, l’iniziativa.
Maggiori dettagli sul progetto V-Eras in uno dei prossimi numeri di Coelum.
18.10: “COSMOLOGIA: BIG BANG! Cos’è successo 14 miliardi di anni fa?” e osservazione notturna del cielo in attesa dell’eclissi penombrale di Luna.
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18.10 Archeoastronomia a Bologna Dedicata alla Festa Internazionale della Storia, con conferenza e osservazione astronomica urbana. Sede Sociale presso Parco DLF – Via Serlio 25 – Bologna.
Pubblichiamo la versione integrale della ormai nota rubrica curata da Fabio Briganti e Riccardo Mancini dell’Italian Supernovae Search Project. Continua il resoconto del notevole numero di scoperte italiane dell’ultimo periodo, non potendo dedicare loro il giusto spazio tra le pagine della rivista, pubblichiamo qui di seguito il resoconto integrale da cui è stata estratta la versione pubblicata su Coelum 174
L’estate 2013 si è chiusa con un raccolto fantastico per l’Italian Supernovae Search Project e per tutta la ricerca amatoriale di supernovae italiana. Questo grazie principalmente alle incredibili performance dell’Osservatorio di Monte Agliale (LU). Dal 30 Giugno al 7 Settembre, quindi in poco più di due mesi, sono state scoperte dagli astrofili italiani ben 17 supernovae, oltre ad un nuovo outburst di una nova galattica cataclismica ed un nuovo outburst di un LBV SN Impostor. Un vero record che senza ombra di dubbio pone la ricerca amatoriale di supernovae italiana ai vertici mondiali.
La parte del leone, come abbiamo già detto, l’hanno fatta Fabrizio Ciabattari ed Emiliano Mazzoni dell’osservatorio di Monte Agliale (LU) con 14 supernovae scoperte, ma sono da sottolineare anche le due supernova scoperte dell’esperto Giancarlo Cortini dell’osservatorio di Montemaggiore di Predappio in provincia di Forlì ed una supernova scoperta da Raffaele Belligoli e Flavio Castellani dell’Osservatorio di Monte Baldo (VR) membri, come i lucchesi, dell’ISSP.
Per alcune di queste supernovae vi abbiamo già parlato nel precedente numero di Settembre e nei due articoli pubblicati online (vedi https://www.coelum.com/news/una-nuova-supernova-in-ic1296-chi-lha-vista e https://www.coelum.com/appuntamenti/cielo-del-mese/supernovae-di-luglioagosto).
In questo numero ci soffermiamo invece su due delle nuove supernovae che per diversi motivi meritano un approfondimento.
La supernova SN2013ff in NGC 2748 (foto di Riccardo Mancini)
La prima è la SN2013ff individuata la notte del 31 Agosto da Raffaele Belligoli e Flavio Castellani dell’Osservatorio di Monte Baldo (VR) alla loro seconda scoperta. La galassia ospite è la bella spirale barrata NGC2748 posta a circa 70 milioni di anni luce nella costellazione della Giraffa al confine con quella del Drago. La galassia è circumpolare situata a soli 14° dal polo e perciò visibile tutta la notte. Al momento della scoperta la supernova appariva di mag. +16 e nei giorni seguenti è aumentata fino a raggiungere la mag. +15 diventando un facile oggetto da seguire già in prima serata. A questa supernova è stata anche assegnata la scoperta indipendente a Giancarlo Cortini che l’aveva immortalata in una sua immagine ottenuta la notte seguente, all’insaputa della scoperta ufficiale messa a segno dai veronesi. Lo spettro ripreso il 2 Settembre da Asiago con il telescopio Copernico ha evidenziato che si tratta di una supernova di tipo Ic, quindi una supernova non comunissima, scoperta poco prima del massimo di luminosità. Questa è la seconda supernova che esplode in NGC2748. La prima fu la SN1985A di tipo I che raggiunse la mag. +14,5.
La seconda è invece molto singolare per come è avvenuta la scoperta e possiamo definirla anche molto “internazionale”. Nella notte del 7 Settembre Fabrizio Ciabattari ed Emiliano Mazzoni riprendono come target osservativo, con il telescopio da 50cm dell’osservatorio di Monte Agliale, la galassia PGC68398 e si accorgono di una stellina di mag. +16,7 nella galassia PGC68419.
Sn2013fj trovata in PGC 68419
Questa seconda galassia era però posizionata sull’estremo bordo nord-est dell’immagine e questo non avrebbe permesso di realizzare l’astrometria e la fotometria della probabile supernova con sufficiente precisione. Serviva perciò una seconda immagine di conferma (le immagini riprese in una determinata notte, vengono controllate il giorno seguente), ma nella notte seguente dell’8 Settembre il cielo nel centro e nel nord Italia, dove sono posizionati gli otto osservatori che compongono l’ISSP, era completamente coperto da una impenetrabile coltre nuvolosa.
La galassia si trova a declinazione +15° quindi osservabile anche dall’emisfero meridionale e perciò viene allertato in Nuova Zelanda Stuart Parker, principale esponente del programma BOSS, che collabora attivamente con il nostro ISSP. Parker avendo la galassia troppo bassa sopra l’orizzonte neozelandese si collega in remoto con un telescopio posto in Spagna e conferma la presenza della supernova. Contemporaneamente viene allertato proprio in Spagna Juan-Luis Gonzalez Carballo il quale dall’osservatorio di Cerro del Viento riprende immediatamente un’immagine della galassia e conferma a sua volta la presenza della supernova. Nella stesura del report di scoperta Parker, che ha al suo attivo la bellezza di 62 supernovae, rinuncia a prendere parte fra gli scopritori e così la paternità del transiente viene assegnata ai due lucchesi ed allo spagnolo che con grande gioia mette in bacheca la sua prima supernova. La notizia della scoperta ha avuto una grande risonanza sul web e sulla stampa spagnola, poiché era dal 2008 che uno spagnolo non scopriva una supernova.
La galassia ospite è posta nella costellazione di Pegaso poco distante dall’ammasso globulare M15 a circa 450 milioni di anni luce. Lo spettro invece ripreso da Asiago la notte del 12 Settembre ha permesso di classificare la supernova di tipo Ia scoperta quattro giorni dopo il massimo di luminosità, a cui è stata poi assegnata la sigla SN2013fj.
Per completezza d’informazione terminiamo questa rubrica soffermandoci velocemente su sette delle quattordici supernovae scoperte nell’estate 2013 dall’osservatorio di Monte Agliale, che per motivi di spazio e per la non elevata magnitudine di queste supernovae, non sono state approfondite nelle ultime due rubriche e nelle versioni online.
La SN2013em scoperta il 27 Luglio nella galassia PGC214897 distante circa 300 milioni di anni luce in Pegaso a circa 7 gradi a Ovest di NGC7331 che ha ospitato la SN2013bu ormai non più visibile. Supernova di tipo Ia scoperta un paio di giorni dopo il massimo di luminosità, che ha raggiunto la mag. + 15,5
La SN2013ep scoperta il 29 Luglio nella galassia PGC70151 in Andromeda al confine con la Lacerta e distante circa 230 milioni di anni luce. Supernova di tipo IIb scoperta dieci giorni dopo l’esplosione, che ha raggiunto la mag. + 17,5
La SN2013en scoperta il 30 Luglio nella galassia UGC11369 in Ercole distante circa 220 milioni di anni luce. Lo spettro ripreso il 31 Luglio dall’osservatorio di Asiago ha permesso di classificare la supernova di tipo Ia-pec scoperta in prossimità del massimo di luminosità ed ha evidenziato un assorbimento di polveri interstellari presenti lungo la linea di vista, sottraendo quasi una magnitudine alla luminosità della supernova. Ha raggiunto comunque la mag. +15,7 intorno alla metà di Agosto.
La SN2013et scoperta il 2 Agosto nella galassia UGC1723 nella Balena distante circa 770 milioni di anni luce a poco più di un grado a Nord della più appariscente NGC864. Supernova di tipo Ia scoperta circa una settimana dopo il massimo di luminosità, quando era di mag. +18,4.
PSN scoperta il 2 Settembre nella galassia PGC71951 posta nella costellazione dei Pesci al confine con quella di Pegaso e distante circa 470 milioni di anni luce. Lo spettro è stato ripreso il 12 Settembre dall’Osservatorio Mauna Kea nelle isole Hawaii con il grande telescopio Keck1 da 10 metri ed ha permesso di classificare la supernova di tipo II.
Non è stata ancora assegnata la sigla definitiva.
PSN scoperta il 3 Settembre nella galassia PGC65690 posta nella costellazione dell’Acquario e distante circa 410 milioni di anni luce. Non è stato ancora ripreso lo spettro.
PSN scoperta sempre il 3 Settembre nella galassia a spirale UGC1442 posta nella costellazione della Balena a circa 220 milioni di anni luce. Non è stato ancora ripreso lo spettro.
Queste ultime tre supernovae sono oggetti molto difficili con una luminosità più debole della mag. +18,5 già al momento della scoperta. Luminosità che si è poi ulteriormente indebolita nei giorni seguenti.
Verso le 19:00 del 16 ottobre una brillantissima Venere (mag. –4,4) darà vita a una interessante congiunzione con Antares (+1,0), la celebre stella alfa dello Scorpione. Il pianeta passerà 1,5° a nord della stella, con i due oggetti che a quell’ora saranno alti circa +11° sull’orizzonte di sudovest.
Nel caso di condizioni di trasparenza del cielo non ottimali, per individuare Antares sarà necessario l’uso di un binocolo.
E’ iniziato il countdown per il risveglio di Rosetta. La sonda dell’Agenzia Spaziale Europea, lanciata il 2 marzo 2004, è attualmente in viaggio verso la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Tra 98 giorni la sonda verrà riattivata dopo essere stata posta in ibernazione l’8 giugno 2011.
Rosetta è un’importante missione dell’ESA alla quale ha partecipato attivamente anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), che contribuisce a due degli strumenti a bordo della sonda: VIRTIS (Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer) e GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator). L’avvicinamento alla cometa avverrà tra gennaio e febbraio 2014, mentre l’atterraggio del lander è previsto per novembre dello stesso anno.
Durante il suo viaggio Rosetta ha sorvolato la Terra ben tre volte, approfittando della sua spinta gravitazionale, e fotografato da vicino due asteroidi, Steins nel 2008 e Lutetia nel 2010.
Studiare le comete è fondamentale per gli astronomi per conoscere e studiare il Sistema solare e l’origine della vita sulla Terra: con molta probabilità è stata proprio una cometa a trasportare sul nostro pianeta gli “ingredienti” alla base della nostra esistenza.
Il periodo di ibernazione di Rosetta è iniziato a circa 800 milioni di chilometri dal Sole, quando si trovava vicino all’orbita di Giove. La sonda era stata orientata in modo tale da ricevere il più possibile la luce solare. Adesso, sia la sonda che la cometa stanno facendo ritorno verso l’interno del Sistema solare e il team alla guida della sonda si prepara all’evento. Il grande giorno sarà il 20 gennaio 2014 alle ore 11 (ora italiana). La prima fase consisterà nel riscaldare e riavviare tutti gli strumenti (11 a bordo e 10 sul lander) e successivamente Rosetta dovrà terminare la sua rotazione per dirigere la sua antenna verso la Terra. Il primo contatto dovrebbe avvenire non prima delle 18:45, ha fatto sapere Fred Jansen, a capo della missione.
Le fasi della missione Rosetta (ESA)
A quel punto Rosetta dovrà percorrere ancora 9 milioni di chilometri per raggiungere la cometa e verso l’inizio di maggio la sonda si troverà a circa 2 chilometri dal suo obiettivo. Successivamente cominceranno le manovre per l’allineamento all’orbita della cometa e si preparerà alla sua mappatura (gravità, massa, forma, atmosfera, composizione della chioma e della coda) e alla caratterizzazione del nucleo. L’incontro avverrà ad agosto. Da quel momento i ricercatori a terra riceveranno migliaia e migliaia di immagini, che permetteranno di aggiustare con precisione la traiettoria per il successivo lancio del lander, Philae di 100 chili. Il sito di atterraggio verrà scelto solo verso il mese di settembre, dopo un’accurata analisi della superficie di 67P/Churyumov-Gerasimenko, anche perché l’esatta forma è ancora sconosciuta.
L’evento avrà un’importanza straordinaria nell’ambito scientifico perché sarà la prima volta che degli strumenti costruiti dall’uomo atterreranno su una cometa. Philae si ancorerà alla superficie grazie a due arpioni che ne impediranno il rimbalzare in orbita. Da quel momento in poi cominceranno i veri e propri esperimenti: una trivella scaverà fino a 20-30 cm dalla superficie per raccogliere una serie di campioni che verranno poi analizzati a bordo.
La cometa raggiungerà il suo perielio (la minima distanza dal Sole) il 13 agosto 2015 e si troverà tra le orbite della Terra e di Marte (185 milioni di chilometri dalla nostra stella). L’orbiter seguirà la cometa a una velocità di 100mila km/h e continuerà a studiare e monitorare i gas e le polveri nell’atmosfera fino a novembre 2015, quando dovrebbe terminare la missione.
“Per la prima volta saremo in grado di studiare una cometa per un lungo periodo di tempo e non soltanto durante un flyby – ha detto Matt Taylor – Avremo un punto di vista privilegiato sul funzionamento interno di una cometa e potremo capire meglio il loro ruolo nell’evoluzione del Sistema Solare”.
Le orbite delle sette lune più interne di Nettuno, di diametro tra i 20 e i 400 km, sovrapposte all’immagine composita di osservazioni d’archivio Hubble. La luna “scomparsa” Naiade è indicata dal circoletto. Crediti: M. Showalter / SETI Institute
Naiade ritrovata in osservazioni Hubble
Le orbite delle sette lune più interne di Nettuno, di diametro tra i 20 e i 400 km, sovrapposte all’immagine composita di osservazioni d’archivio Hubble. La luna “scomparsa” Naiade è indicata dal circoletto. Crediti: M. Showalter / SETI Institute
Avevamo già apprezzato le sue doti di “minatore dei pixel” lo scorso luglio quando aveva annunciato la scoperta della quattordicesima luna di Nettuno, provvisoriamente denominata S/2004 N 1.
Dopo l’estrazione di quella preziosa pepita da una serie di osservazioni effettuate dal telescopio spaziale Hubble tra il 2004 e il 2009, Mark Showalter del SETI Institute a Mountain View, in California, ha ulteriormente raffinato i suoi setacci e ha ora messo a segno un altro colpaccio. Assieme a colleghi statunitensi ha infatti ritrovato la luna Naiade, osservata nel 1989 dalla sonda statunitense Voyager 2 e mai più avvistata in seguito.
La ri-scoperta di Naiade, la luna più interna di Nettuno, è stata possibile grazie a nuove tecniche di soppressione del bagliore proveniente dal pianeta applicate alla stessa serie di immagini d’archivio Hubble del sistema nettuniano.
Visto da Terra, Nettuno è oltre un milione di volte più luminoso rispetto a Naiade, che lo circumnaviga in sette ore alla brevissima distanza di 23.500 km. Questo spiega perché Naiade sia stato un bersaglio così elusivo per tutto questo tempo, nonostante misuri attorno ai 100 km di diametro, quindi ben più grande dell’ultima luna scoperta, S/2004 N 1, che ne misura solo una ventina ma ha un orbita molto più esterna.
La vera sorpresa è che Naiade sembra avere preso una sbandata. Facendo i conti, gli astronomi sono rimasti piuttosto perplessi dal fatto che la luna si trovi in una posizione orbitale molto avanzata rispetto a quanto invece era stato calcolato. Si può supporre che l’interazione gravitazionale con un’altra delle lune di Nettuno l’abbia fatta accelerare, ma il mistero potrà essere risolto solo con ulteriori osservazioni del sistema nel suo complesso.
L’orbita ristretta in cui si trova Naiade la sottopone a notevole forza mareale che presumibilmente porterà alla disgregazione della luna nel corso del tempo, dando magari origine ad un nuovo anello attorno a Nettuno. Oltre alle lune, il pianeta ospita infatti una famiglia di anelli, molto più deboli di quelli di Saturno, su alcuni dei quali sono presenti dei cosiddetti archi di anello, ovvero dei segmenti più densi, la cui origine rappresenta ancora un grattacapo per i ricercatori.
Proprio di questi misteriosi archi le nuove tecniche d’indagine di Showalter e colleghi hanno fornito un ritratto aggiornato, utile per confermare altre osservazioni effettuate con telescopi terrestri. Mentre le immagini del Voyager 2 permettevano di distinguere sull’anello denominato Adams una serie di almeno quattro archi ravvicinati, i due archi principali si sono affievoliti nel tempo e risultano completamente assenti nelle nuove elaborazioni delle immagini ottenute da Hubble nel dicembre 2004. I due archi rimanenti, visibili sulla destra di Nettuno, risultano invece sostanzialmente immodificati, benché presentino anche loro una tendenza al declino.
L’anello più esterno, Adams, mostra due segmenti distinti più chiari (archi). Le 26 osservazioni usate per comporre questa immagine sono state ottenute nel dicembre 2004 dallo High Resolution Channel della Advanced Camera for Surveys a bordo del telescopio spaziale Hubble. L’immagine centrale di Nettuno, occultata nelle osservazioni precedenti, è stata invece ripresa un mese più tardi.
Gli scienziati ritengono che questi addensamenti di pulviscolo possano crearsi e rimanere relativamente stabili per un certo periodo grazie a un effetto di confinamento gravitazionale prodotto della vicina luna Galatea. Tuttavia non sanno ancora spiegare perché gli archi d’anello non si dissolvano tutti nello stesso tempo. “In un decennio o due potremo vedere un anello senza archi” ha comunque pronosticato Showalter durante la presentazione del suo studio al Congresso annuale della AAS Division for Planetary Sciences. Al lavoro hanno partecipato Robert French del SETI Institute, Imke de Pater dell’Università della California e Jack Lissauer del NASA Ames Research Center.
12.10: “A cavallo di Pegaso: alla scoperta della costellazione del destriero alato e del suo cielo”.
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12.10 “MOONWATCH PARTY”. LA NOTTE DELLA LUNA INAF – UAI In occasione della International Observe the Moon Night (InOMN). Migliaia di postazioni osservative in decine di paesi di tutto il mondo allestite per osservare la Luna nella stessa serata. Il fantastico evento, già organizzato con successo nel 2010 e 2011, viene riproposto anche quest’anno. L’INAF e l’ UAI aderiscono all’iniziativa mondiale InOMN promuovendo il Moonwatch Party – La notte della Luna. Un’opportunità per le associazioni di astrofili per proporre osservazioni ed approfondimenti dedicati al nostro satellite naturale: la genesi e le caratteristiche fisiche, le missioni spaziali, la mitologia, la poesia, la musica e le diverse espressioni artistiche ispirate a Selene.
Il 15 ottobreMarte (mag. +1,6) tornerà ad avvicinare Regolo (+1,3) come fa periodicamente (come pure altri pianeti) per effetto della vicinanza della stella al piano dell’eclittica.
I due oggetti sorgeranno dall’orizzonte est-nordest verso le 3:00 del mattino, con il pianeta posizionato 58′ a nord della stella alfa del Leone e, alla fine della notte astronomica (ore 6:00), raggiungeranno un’altezza di +32° sufficiente per provare a riprendere la congiunzione includendo la debole galassia Leo I (20′ a nord di Regolo).
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