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Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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20.03: “Il cielo del Punto Gamma” di Gianpietro Ferrario.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Al Planetario di Ravenna

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20.03: Speciale Eclissi (ingresso libero) ore 9:00: Osservazione dell’Eclissi Parziale di Sole ore 21:00: Eclissi: un gioco di ombre

Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

CORSO di ASTRONOMIA …e le stelle stanno a guardare

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18.03: “I Misteri della Luna” di F. Stevan.
info:www.astrofilibassano.it.

CORSO di ASTRONOMIA …e le stelle stanno a guardare

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18.03: Visita all’Oss. Astronomico di Nove.
info:www.astrofilibassano.it.

Al Planetario di Ravenna

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17.03: “Il Sole, la nostra stella. In attesa dell’eclissi di Sole” di Claudio Balella

Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Prossima uscita: Plutone!

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10 marzo, un giorno da record per New Horizons

Dopo più di nove anni nello spazio, in un viaggio che la sta portando  alla destinazione primaria più lontana rispetto qualsiasi altra missione, la navicella spaziale New Horizons della NASA è a una Unità Astronomica da Plutone, ovvero è più vicina a Plutone di quanto la Terra lo sia dal Sole (circa 149 milioni di chilometri).

Viaggiando a una velocità di quasi 33 mila miglia all’ora, la New Horizons ha superato questa ultima simbolica tappa  il 10 marzo (alle  5:20 EDT circa…).

In pratica… ci siamo quasi!

Infatti la New Horizons, in questi nove anni, ha navigato per quasi 32 Unità Astronomiche (circa 3 miliardi di chilometri) e solo una ormai la separa da Plutone, e la sua luna Caronte, che arriverà a sorvolare il 14 luglio di quest’anno.

“Si tratta di un incredibile progetto, i cui risultati entreranno di diritto nella storia del 21esimo secolo. E a luglio arriveremo ad esplorare Plutone, la riva più lontana raggiungibile dall’umanità, e il suo affascinante sistema di lune”. Queste le parole di Alan Stern, Principal Investigator della missione New Horizons, del Southwest Research Institute a Boulder, Arizona (in un prossimo numero di Coelum Astronomia un’intervista esclusiva proprio a Stern, non perdetelo!).

Altro record battuto dalla New Horizons, sempre lo stesso giorno, è quello di distanza di accensione motori per una correzione di rotta: 4,77 miliardi di chilometri dal Sole al momento della manovra. Il precedente dententore del record era la Voyager 2, che ha acceso i motori per l’ultima volta in prossimità di Nettuno (4,5 miliardi di chilometri dal Sole) nell’agosto 1989.

20 MARZO: Eclisse parziale di Sole nel giorno dell’equinozio di primavera!

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Finalmente anche in Italia una eclisse di Sole, sia pure parziale! Nel nostro paese mancava infatti da più di quattro anni lo spettacolo del disco solare intaccato dalla Luna. Un evento vieppiù di valore se si pensa che per godere di un’eclisse di analoga magnitudine (questo valga come avvertimento a chi sta pensando di prendere la cosa sottogamba) toccherà aspettare addirittura il 2026… (vedi la tabella a destra).

L’eclisse del 20 marzo prossimo sarà visibile in Europa, Russia e Nord Africa, ma risulterà totale solo nel mare del Nord al largo delle isole Fær Øer (la fascia di totalità passerà a Nord della Scandinavia e della Gran Bretagna, l’oscuramento sarà dell’87% a Greenwich e dell’84% a Copenaghen, mentre più a sud, verso l’Africa, sarà in media del 30%).

In Italia la parzialità (e cioè la porzione areale di disco solare occultata dal disco lunare al momento del Massimo) varierà da un minimo del 50% all’estremo sud a un massimo del 75% circa all’estremo nord.

Il fenomeno raggiungerà il suo massimo intorno alle 10:30 ora italiana (TU+1) con leggere variazioni a seconda del sito da cui si osserva, come si può vedere dalla tabella seguente (clicca l’immagine per ingrandire oppure scaricala in formato pdf).

Ci raccomandiamo come sempre di osservarla in assoluta sicurezza, utilizzando filtri e protezioni (sia a occhio nudo che con binocoli e telescopi) adatti all’uso. I semplici occhiali da sole non sono sufficienti!

Curiosità e approfondimenti

L’articolo completo è pubblicato su Coelum n.190 – 2015 alla pagina 59

Sorgenti termali nella luna di Saturno

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Rappresentazione artistica dell’interno di Encelado. Crediti: NASA/JPL
Rappresentazione artistica dell’interno di Encelado. Crediti: NASA/JPL

Non è Saturnia, ma poco ci manca. Leggenda narra che la toponomastica della celebre località termale prenda le mosse da una feroce battaglia mitologica: i fulmini di Giove, mancando Saturno, avrebbero dato origine alle calde acque sulfuree del grossetano. Vero o falso che sia, a quanto si legge sull’ultimo numero di Nature qualche saetta potrebbe, in realtà, non aver mancato il bersaglio. È infatti nel sottosuolo di una delle lune di Saturno, quella palla di ghiaccio da circa 500 km di diametro chiamata Encelado, che per la prima volta sono stati individuati segnali d’attività idrotermale in atto in un corpo del Sistema solare che non sia la Terra. Detto altrimenti: acqua riscaldata da energia geotermica, proprio come avviene nelle sorgenti termali delle nostre dorsali oceaniche, ambiente d’elezione – queste ultime – per microrganismi estremofili.

Ad accorgersene, ancora una volta, la sonda Cassini di ESA e NASA. È stato il suo laboratorio di bordo, il Cosmic Dust Analyser, a produrre il referto che ha lasciato a bocca aperta gli scienziati. Stilato a seguito dell’analisi chimico-fisica dei microscopici grani di polvere raccolti dalla sonda nei pressi degli anelli (grani sparsi nello spazio interplanetario dai magnificenti geyser che sgorgano dalla calotta presente nel polo sud della luna), il referto evidenzia in particolare due caratteristiche. Primo, la loro composizione chimica, dominata dalla presenza del silicio. Secondo, le dimensioni alquanto ridotte dei grani stessi, comprese fra i 2 e gli 8 nanometri. Messe l’una accanto all’altra, queste due caratteristiche fanno supporre che quei grani debbano essere polvere di silice, proprio come quella prodotta dalle sorgenti idrotermali terrestri.

Sono stati necessari quattro anni d’indagini e di simulazioni in laboratorio, ma alla fine gli scienziati del team guidato da Hsiang-Wen Hsu, dell’Università del Colorado (Stati Uniti), si sono convinti: là sotto la superficie di Encelado sono in corso – e il verbo al presente qui è cruciale: sono tutt’ora in corso – processi di tipo idrotermale. Il che conduce a un’ulteriore inferenza, forse la più sorprendente: il cuore della luna ghiacciata deve avere una temperatura piuttosto elevata. Già, perché che ci fosse acqua nel sottosuolo lo si era intuito da tempo, ma per produrre grani di quel genere occorrono condizioni ben precise: è necessario che acqua con pH superiore a 8.5 entri in contatto con rocce ad almeno 90 gradi. Novanta gradi centigradi, si badi bene. Per Encelado, una temperatura alta in modo anomalo, per la quale non c’è ancora una spiegazione certa.

Non è Saturnia, dicevamo, e sarebbe del tutto prematuro mettersi a fantasticare di vacanze benessere con vista sugli anelli. Ma una missione dedicata a esplorare ancora più a fondo la capacità d’Encelado di ospitare la vita riscontrerebbe il favore di molti scienziati. «In questa luna ci sono tutti gli ingredienti necessari – acqua, calore e minerali – per consentire l’abitabilità nel Sistema solare esterno», osserva Nicolas Altobelli, project scientist di Cassini per l’ESA, «e se ne conferma dunque il potenziale astrobiologico. Encelado potrebbe inoltre rappresentare un habitat molto comune nella nostra galassia: lune ghiacciate in orbita attorno a giganti gassosi, situati ben al di là della cosiddetta “zona abitabile” di una stella, ma comunque in grado di mantenere, sotto al suolo ghiacciato, acqua allo stato liquido».

Per saperne di più:

  • Leggi su Nature l’articolo “Ongoing hydrothermal activities within Enceladus“, di Hsiang-Wen Hsu, Frank Postberg, Yasuhito Sekine, Takazo Shibuya, Sascha Kempf, Mihály Horányi, Antal Juhász, Nicolas Altobelli, Katsuhiko Suzuki, Yuka Masaki, Tatsu Kuwatani, Shogo Tachibana, Sin-iti Sirono, Georg Moragas-Klostermeyer e Ralf Srama

ASTROINIZIATIVE UAI Unione Astrofili Italiani

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15.03 Giornata internazionale dei Planetari A cura dell’Associazione dei Planetari Italiani con il patrocinio della UAI.

info: www.astrofilibresciani.it/Planetari/Planetari_News

Associazione Astrofili Bassano del Grappa

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15.03: ore 17:00: GIORNATA NAZIONALE DEI PLANETARI apertura straordinaria al pubblico del planetario con Luigi Marcon.
www.astrofilibassano.it
Per info sulla Specola: tel. 0423.934111
ufficio@centrodonchiavacci.it
www.specolachiavacci.it

Al Planetario di Ravenna

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15.03: Giornata Nazionale dei Planetari e Vintage Telescope Party. Dalle ore 10:30 alle 19:00: telescopi, laboratori, conferenze e molto altro ancora. Ingresso libero.

Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

CANARIE: LA PALMA & TENERIFE – 13/21 Luglio 2015

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CANARIE

LA PALMA & TENERIFE

Osservazioni astronomiche e visita degli osservatori

13/21 Luglio 2015

L’isola di Tenerife non è solo conosciuta nel mondo per le sue scogliere a picco sull’oceano, per le sue spiagge, il sole ed il Teide ma anche per avere a sua disposizione uno degli osservatori astronomici più importanti a livello mondiale, l’Osservatorio Astronomico del Teide, conosciuto anche come Osservatorio di Izaña, di proprietà dell’Instituto de Astrofisica de Canarias e, insieme all’Osservatorio del Roque de Los Muchachos di La Palma forma il complesso osservativo dell’Osservatorio Europeo dell’Emisfero Nord. È situato sul massiccio di Izaña, a 2400 metri di quota proprio a lato del parco nazionale, da dove è possibile vedere la struttura già a distanze considerevoli.

1° giorno, lunedì 13/21 – BERGAMO / TENERIFE SUD – TENERIFE NORD / LA PALMA

Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, in tempo utile per l’imbarco sul volo low cost Ryan Air diretto a Tenerife Sud. All’arrivo, sbarco e, dopo l’incontro con l’assistente locale, trasferimento in pullman riservato all’aeroporto di Tenerife Nord in tempo per l’imbarco sul volo domestico diretto a Santa Cruz de La Palma. All’arrivo, sbarco, incontro con la guida locale e successivo trasferimento in pullman riservato in hotel. Sistemazione nelle camere riservate e, a seconda dell’orario del volo, resto della giornata a disposizione per attività libere e facoltative. Cena e pernottamento in hotel.

2° giorno, martedì 14/07 – LA PALMA “Southern Route: archeologia, vulcani ed Oceano Atlantico”

Prima colazione in hotel ed intera giornata dedicata all’escursione con guida al seguito nella parte più a sud dell’isola: inizio con una visita ad una delle grotte abitate dalle persone originarie di La Palma e proseguimento a Fuencaliente, la terra dello spettacolare arido paesaggio vulcanico, con il suolo più giovane di Spagna, creato dall’eruzione del vulcano Teneguia nel 1971. Si conclude la giornata, ammirando l’abilità degli artigiani locali nella replica delle opere della cultura Benahoaritan. Pranzo libero a carico dei partecipanti in corso d’escursione, cena e pernottamento in hotel.

3° giorno, mercoledì 15/07 – LA PALMA “Astro-night”

Prima colazione in hotel ed intera giornata a disposizione per attività libere e facoltative. Pranzo libero a carico dei partecipanti, cena e pernottamento in hotel. Astro-Night, (21.00/02.00): tour e osservazioni da un viewpoint astronomico. Un paio di ore durante le quali ci sarà l’opportunità di esplorare uno dei migliori cieli notturni al mondo. Astronomi amatoriali, simpatizzanti della notte stellata o novizi, tutti invitati a partecipare ad un viaggio emozionante attraverso le stelle della Via Lattea, costellazioni, Luna, pianeti, nebulose, galassie lontane e ammassi globulari. Per la astro-night, tra i miradors astronomici (viewpoint) in tutta l’isola, si propongono Pico Cruz del Sur (2310 mt al margine della caldera e vicino all’osservatorio ORM) e Montaña de Las Toscas (Villa de Mazo, ca. 750mt). Dopo le osservazioni, si terrà un workshop astro-photo (paesaggi foto e time-lapse).

4° giorno, giovedì 16/07 – LA PALMA

Prima colazione in hotel ed intera giornata a disposizione per attività libere e facoltative. Pranzo libero a carico dei partecipanti, cena e pernottamento in hotel.

5° giorno, venerdì 17/07 – LA PALMA ORM: osservatorio Roque de los Muchachos

Prima colazione in hotel ed intera giornata in escursione con guida nel centro dell’isola, alla famosa zona del Roques de Los Muchachos (2000-2400 mt) per la visita dell’osservatorio professionale Roque de Los Muchachos (ORM). Dall’alto dell’isola, a 2300 mt di altitudine ai margini della grande Caldera di Taburiente, Roque de los Muchachos (ORM) è uno dei migliori complessi al mondo di osservatori professionali, confrontabili solo con quelli delle Hawaii o del Cile. La perla del ORM è il Gran Telescopio Canarias, noto anche come Gran Te Can o GTC. Dotato da un enorme specchio segmentato di diametro 10,4, GTC è il più grande telescopio ottico del mondo, è in grado di vedere oggetti luminosi ai margini dell’universo visibile. Presso l’ORM, si visiteranno altri due telescopi: il WHT, chiamato dagli astronomi “un buon secchio luce”, il secondo più grande telescopio ottico dopo GTC, ed il più grande telescopio a raggi gamma in tutto il mondo. Come bonus speciale, verrà visitato anche il TNG (Galileo National Telescope Italy). Pranzo libero a carico dei partecipanti in corso d’escursione, cena e pernottamento in hotel. Astro-Night, (21.00/02.00): tour e osservazioni da un viewpoint astronomico.

6° giorno, sabato 18/07 – LA PALMA “Astro-night”

Prima colazione in hotel ed intera giornata a disposizione per attività libere e facoltative. Pranzo libero a carico dei partecipanti, cena e pernottamento in hotel. Astro-Night, (21.00/02.00): tour e osservazioni da un viewpoint astronomico.

7° giorno, domenica 19/07 – LA PALMA / TENERIFE

Prima colazione in hotel e mattinata a disposizione per attività libere e facoltative. Pranzo libero a carico dei partecipanti. Nel pomeriggio, trasferimento in aeroporto in tempo per l’imbarco sul volo domestico diretto a Tenerife Nord. All’arrivo, sbarco e successivo trasferimento in pullman riservato in hotel per la sistemazione nelle camere riservate. Cena libera a carico dei partecipanti e pernottamento.

8° giorno, lunedì 20/07 – TENERIFE OT: osservatorio & vulcano TEIDE

Dopo la prima colazione in hotel, partenza per la visita all’Osservatorio Teide con tour guidato di 90 minuti all’interno del telescopio (Carlos Sanchez o IAC 80). Al termine, proseguimento per la visita al Parco Nazionale del Monte Teide: Centro Visitatori e salita in funivia sul cono vulcanico a 3.718 mt. (la vetta più alta di Spagna). Pranzo libero a carico dei partecipanti in corso d’escursione.
Termine della giornata a Tenerife Sud. Sistemazione nelle camere riservate in hotel, cena libera a carico dei partecipanti e pernottamento. Astro-Night, (21.00/02.00): tour e osservazioni da un viewpoint astronomico.

9° giorno, martedì 21/07 – TENERIFE SUD / BERGAMO

Early breakfast e trasferimento all’aeroporto di Tenerife Sud in tempo per l’imbarco sul volo low cost Ryan Air diretto a Bergamo. All’arrivo, sbarco e fine dei servizi.

Quota di partecipazione

minimo 15 partecipanti € 1.550,00
Supplemento camera singola € 150,00

La quota comprende: * sistemazione in camere doppie con servizi privati per 6 notti in hotel 3*** a La Palma e per 2 notti in hotel 3*** a Tenerife (1 notte a Tenerife Nord e 1 notte a Tenerife Sud) * pasti come da programma * pullman e guida locale parlante inglese a disposizione in loco per trasferimenti, visite ed escursioni come da programma * assicurazione medico-bagaglio e annullamento viaggio a favore di ciascun partecipante.

La quota non comprende: * volo low cost Ryan Air per/da Tenerife Sud (vedi nota sotto) * volo domestico/interno da Tenerife Nord a La Palma e viceversa (vedi nota sotto) * pranzi * cene a Tenerife * bevande ai pasti * altre visite/escursioni in loco non esplicitamente menzionate nel programma * ingressi a musei e monumenti * mance ed extra personali in genere * tutto quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende”.

NOTE

1) Volo low cost Ryan Air per/da Tenerife Sud ipotizzato ad oggi:
13 Luglio BERGAMO (h. 12.25) – TENERIFE SUD (h. 16.15) FR 8838
21 Luglio TENERIFE SUD (h. 06.00) – BERGAMO (h. 11.15) FR 8839
Tariffa disponibile ad oggi (Marzo 2015) € 185,62 per persona + € 70,00 (bagaglio 15 kg a/r)

2) Per esigenze organizzative interne (come impegni importanti o riunioni che sorgono all’ultimo momento) o anche per avverse condizioni meteo, la visita all’Osservatorio Roque de Los Muchanos a La Palma, potrebbe essere cancellata anche il giorno prima della visita. In questo caso si può chiedere di spostare la visita in un altro giorno durante la permanenza sull’isola. Non siamo comunque in grado di garantire al 100% che l’escursione venga riconfermata.

3) Volo domestico/interno Tenerife/La Palma/Tenerife: prezzo indicativo € 100,00 a/r calcolato in base alla migliore tariffa disponibili ad oggi (Marzo 2015), e pertanto soggetto a riconferma all’atto della prenotazione.

4) Abbiamo provveduto ad opzionare n° 10 camere.
Nessun volo (Ryan Air per/da Tenerife Sud) e domestico/interno Tenerife/La Palma/Tenerife è stato opzionato.

5) Le iscrizioni si raccolgono entro e non oltre venerdì 05/06/2015 con contestuale versamento di
acconto pari al 30% della quota di partecipazione.

Informazioni e prenotazioni:

CTM di Robintur spa – Via Bacchini 15, Modena – Tel 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it

www.robintur.it

Informazioni astronomiche: Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372 – Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550

www.esploriamoluniverso.com

Tour AZERBAIJAN – 13/21 Maggio 2015

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Tour AZERBAIJAN

13/21 Maggio 2015

Osservazioni astronomiche dai monti del Caucaso

“Tanto poco conosciuto oggi dal turismo internazionale, quanto stella di prima grandezza all’epoca dei grandi commerci lungo la via della seta, l’Azerbaijan, con la sua capitale Baku, ebbe un sussulto di notorietà negli anni venti, allorquando qui si celebrò uno dei più importanti congressi della Terza Internazionale”


1° giorno, mercoledì 13/05 – VENEZIA / ISTANBUL / BAKU

Ritrovo dei partecipanti all’aeroporto di Venezia in tempo per l’imbarco sul volo di linea Turkish Airlines in partenza per Baku, via Istanbul.

2° giorno, giovedì 14/05 – BAKU

All’arrivo nella notte all’aeroporto di Baku, sbarco e, dopo l’incontro con la guida/accompagnatore locale, trasferimento in pullman riservato in hotel. Sistemazione nelle camere riservate e pernottamento. Prima colazione ed intera giornata dedicata alla visita della città, una delle più antiche città della Transcaucasia. Oggi la città merita a pieno titolo l’appellativo di “bella” che le danno i suoi abitanti, ed è sufficiente raggiungere con la funicolare il suo punto più alto, il Parco Montano, per rendersene conto. Si può ammirare così un magnifico panorama: la splendida baia, i verdi viali e giardini, i minareti e le cupole della città vecchia.
Dopo aver visitato il Parco Montano, proseguimento verso il Palazzo Shirvanshakhs (ingresso incluso), con vari edifici risalenti al XV secolo, fra cui il mausoleo, le rovine dell’antica Moschea, i sepolcri degli scirvascia. Visita della Torre della Fanciulla (XII secolo), che ha mantenuto intatta la sua struttura costituita da 8 ordini collegati da una scala a chiocciola, che conduce ad una terrazza dove si gode uno splendido panorama. Proseguimento con la visita al Museo dei tappeti azerbaijani. Seconda colazione in ristorante locale in corso di visite, cena in ristorante locale e pernottamento in hotel.

3° giorno, venerdì 15/05 – BAKU / SHEKI

Dopo la prima colazione in hotel, partenza per Sheki (350 Km da Baku), una delle più antiche città dell’Azerbaijan. Nel tragitto sosta per la visita al Mausoleo Diri Baba e alla moschea Shemakha. Pranzo in ristorante e, al termine, proseguimento con la visita alla sinagoga di Oguz e alla chiesa del VI secolo. All’arrivo a Sheki, sistemazione nelle camere riservate in hotel, cena in ristorante e pernottamento. Osservazioni astronomiche facoltative.

4° giorno, sabato 16/05 – SHEKI

Prima colazione in hotel e mattinata dedicata alla visita di Sheki, con la Fortezza, il Grand Palazzo, il Karvanserayi e la Moschea. Pranzo in ristorante e, nel pomeriggio, escursione a Kish per la visita ad una chiesa paleo-cristiana che la leggenda vuole essee stata l’ultimo rifugio per gli abitanti di Atlantide.
Al termine, rientro a Sheki per la cena in ristorante ed il pernottamento in hotel. Osservazioni astronomiche facoltative.

5° giorno, domenica 17/05 – SHEKI

Dopo la prima colazione in hotel, partenza per la regione di Gakh, per la visita del villaggio Ilisu, antica capitale dell’omonimo sultanato e chiave nella catena del sistema difensivo durante le battaglie nel Caucaso. Si trova a 1600 metri sul livello del mare ed è circondato da sorgenti termali minerali solforose dalle proprietà terapeutiche. Pranzo in ristorante in corso d’escursione al termine della quale si rientra a Sheki per la cena in ristorante ed il pernottamento in hotel. Osservazioni astronomiche facoltative.

6° giorno, lunedì 18/05 – SHEKI / BAKU

Dopo la prima colazione in hotel, partenza in pullman riservato per Baku con sosta lungo il percorso per la visita al villaggio Fazil, del museo di reperti archeologici e di Chukhur Gabala, antica città fondata nrl IV sec. a.C. Pranzo in ristorante in corso di giornata. All’arrivo a Baku, sistemazione nelle camere riservate in hotel, cena e pernottamento.

7° giorno, martedì 19/05 – BAKU / ABSHERON / PENINSULA / BAKU

Prima colazione in hotel e successivo trasferimento verso la penisola di Absheron, conosciuta come la “terra del sacro fuoco”, a causa del gas naturale e di giacimenti petroliferi. Visita al Tempio di Ateshgah nel villaggio di Surakhani e proseguimento con la visita al complesso del Gala Museum. Seconda colazione in ristorante locale e, al termine, proseguimento verso Makhammady per la visita al Yanar Dag, un fuoco di gas naturali. Yanar Dag o Mountain Fire è uno dei siti magicamente attraenti e sorprende ed incanta i visitatori per le fiamme che vi bruciano in superficie in modo perpetuo. Si tratta di una collina di 116 metri, caratterizzata da una continua eruzione di fuoco di gas naturali. Rientro a Baku per la cena in ristorante locale ed il pernottamento in hotel.

8° giorno, mercoledì 20/05 – BAKU / KOBUSTAN / LANKARAN / BAKU

Dopo la prima colazione in hotel, partenza per Kobustan, zona protetta a 60 Km da Baku. Sulle pareti rocciose di alcune montagne si sono conservate opere rupestri di arte preistorica, raffiguranti scene di caccia e di vita quotidiana. Si tratta di circa 7000 pitture rupestri incluse nel patrimonio Unesco. Seconda colazione in ristorante locale e, al termine, rientro a Baku con tempo libero per visite libere facoltative. Cena in ristorante e pernottamento in hotel.

9° giorno, giovedì 21/05 – BAKU / ISTANBUL / VENEZIA

Prima colazione in hotel e mattinata a disposizione prima del trasferimento in aeroporto in tempo per l’imbarco sul volo di linea Turkish Airlines in partenza per Venezia. All’arrivo, sbarco e fine dei servizi. Per motivi tecnico/organizzativi, l’ordine cronologico delle visite previste nel programma, potrebbe subire variazioni, senza comunque causare cambiamenti al contenuto del viaggio.

PIANO VOLI

13/05 VENEZIA (h. 14.20) – ISTANBUL (h. 17.45) TK 1872
13/05 ISTANBUL (h. 20.55) – BAKU (h. 01.50*) TK 336 * arrivo nella notte del 14/05
21/05 BAKU (h. 14.40) – ISTANBUL (h. 15.50) TK 333
21/05 ISTANBUL (h. 16.50) – VENEZIA (h. 18.20) TK 1869
QUOTA INDIVIDUALE di PARTECIPAZIONE minimo 20 partecipanti € 1.790,00
Supplemento Camera singola € 260,00
Tasse aeroportuali € 245,00 (soggette a riconferma fino all’atto dell’emissione del biglietto aereo)

La quota comprende: * voli di linea Turkish Airlines come da prospetto in classe economica * franchigia bagaglio come da regolamentazione della compagnia aerea alla partenza * sistemazione per un totale di 8 notti nelle località come da programma in hotels 4**** (classificazione locale), in camere doppie con servizi privati * trattamento di pensione completa come da programma (menu turistici) * visite ed escursioni come da programma con guida locale/accompagnatore a disposizione per l’intera durata dell’itinerario, incluse 3 uscite serali (comprensive di pullman) per osservazioni astronomiche * ingressi come espressamente indicato nel programma * visto d’ingresso (non urgente) * capogruppo/guida astronomica * assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio a favore di ciascun partecipante.

La quota non comprende: * tasse aeroportuali (€ 245,00 circa ad oggi e soggette a riconferma ad emissione biglietti) * eventuali adeguamenti tasse aeroportuali e security charges * peso eccedenza bagagli rispetto ai kg. indicati (da pagare direttamente alla compagnia aerea all’imbarco) * eventuali adeguamenti tariffari della quota volo, dovuti all’incremento/decremento di posti oltre a quelli inizialmente riservati per il gruppo alla stampa del programma di viaggio * eventuali adeguamenti della tariffa volo in conseguenza della mancata conferma del gruppo entro i termini stabiliti di scadenza opzione * pasti non esplicitamente menzionati nel programma * bevande ai pasti * escursioni ed attività facoltative * altri ingressi a musei, chiese, monumenti o siti d’interesse non menzionati * bagaglio extra, acquisti ed extra personali in genere * mance * tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”.

NOTIZIE UTILI

Visti: ai viaggiatori di nazionalità italiana, così come ai visitatori della maggior parte dei paesi, viene richiesto un visto d’ingresso che consente una permanenza di 30 giorni e può essere ottenuto direttamente all’arrivo, all’aeroporto di Baku, ma non ai valichi di confine terrestri o marittimi. Tuttavia la rappresentanza diplomatica azera in Italia consiglia di procurarselo prima della partenza. Ai fini del rilascio occorre presentare, fra gli altri documenti, il passaporto che dovrà avere una validità residua di almeno sei mesi.
Rischi sanitari: in Azerbaigian non è sicuro bere l’acqua di rubinetto, per cui è consigliabile consumare solo acqua in bottiglie sigillate oppure bevande calde. In alternativa l’acqua corrente può essere trattata facendola bollire per almeno 15 minuti, al fine di garantire la più efficace delle purificazioni. Consigliamo di portare con sé una piccola farmacia da viaggio.

Fuso orario: tre ore avanti rispetto al meridiano di Greenwich
Elettricità: 220V, 50Hz
Pesi e misure: sistema metrico decimale
Clima: il periodo migliore per visitare l’Azerbaigian va da aprile a ottobre. Durante l’estate la temperatura varia dai 28 ai 35° C. In
inverno, il clima è molto più freddo ma difficilmente si scende al di sotto di 0° C. Ai piedi delle colline piove a partire dalla
primavera fino alla fine dell’autunno.
Valuta: manat. La cosa migliore da fare è portarsi una carta bancomant e del contante in dollari americani, euro o rubli russi
come riserva. Gli sportelli bancomat sono molto numerosi nelle grandi città, ma si trovano comunemente anche nelle località
minori. Normalmente accettano carte aderenti ai circuiti MasterCard, Visa, Cirrus e Maestro. Nella maggior parte delle città si
incontrano anche numerosi cambiavalute e cambiare contanti nelle valute locali è completamente legale.

Note:

1) Abbiamo OPZIONATO n° 20 posti volo + 10 camere doppie
2) Le iscrizioni si raccolgono entro e non oltre lunedì 09/03/2015 con contestuale versamento di acconto pari al 30% della quota di
partecipazione.

Informazioni e prenotazioni:

CTM di Robintur spa – Via Bacchini 15, Modena – Tel 059/2133701 ctm.gruppi@robintur.it  – www.robintur.it
Informazioni astronomiche: Sig. Massimiliano Di Giuseppe 338/5264372  – www.esploriamoluniverso.com
Sig. Ferruccio Zanotti 338/4772550  – www.esploriamoluniverso.com

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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13.03: Conferenza (a seguire osservazione degli oggetti del cielo con i telescopi del gruppo): “Asteroidi: orbite caotiche e rischi d’impatto” di Luigi Foschini.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Direste mai che immagini così sono state riprese da Terra?

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La proiezione dei dati radar raccolti nel 2012. Venere si mostra in dettaglio con montagne, crinali e vallate. Crediti: B. Campbell, Smithsonian, et al, NRAO / AUI / NSF, Arecibo.
Un mosaico di immagini radar, raccolte nel 2012, ricostruisce l’aspetto di un emisfero venusiano dove si riconoscono facilmente caratteristiche superficiali come montagne e canyon. Elaborazione Coelum Astronomia. Credit: B. Campbell, Smithsonian, et al., NRAO/AUI/NSF, Arecibo

Attraverso l’oculare di un telescopio ottico, per quanto potente possa essere, il corpo di Venere si presenta ai nostri occhi avvolto in uno spesso cappotto di nubi. Un’atmosfera decisamente irrespirabile, fatta di anidride carbonica e acido solforico, pressocché impenetrabile, se non al radar delle sonde spaziali che, negli anni di missioni verso il secondo pianeta del Sistema solare, ci hanno regalato immagini mozzafiato di montagne, crateri e vulcani, che punteggiano la superficie del pianeta.

L'immagine intera originale. Crediti: B. Campbell, Smithsonian, et al, NRAO / AUI / NSF, Arecibo.

Ma l’immagine che ci regala oggi il National Radio Astronomy Observatory è qualcosa di più: un pianeta nudo, frutto del lavoro congiunto del Green Bank Telescope e del potente trasmettitore radar dell’Arecibo Observatory, entrambi proprietà della National Science Foundation. Un’immagine di straordinario dettaglio catturata direttamente da Terra.

I segnali radar dell’Osservatorio di Arecibo hanno attraversato sia la nostra atmosfera sia la densa coltre di anidride carbonica in cui è avvolta Venere (vedi MediaINAF). Lì i segnali radio hanno colpito la superficie venusiana e sono rimbalzati indietro per essere ricevuti dal Green Bank Telescope secondo il protocollo previsto dai sistemi radar bistatici.

Un lavoro in combinata quello dei due strumenti della National Science Foundation che ci permette di studiare la superficie di Venere oggi e monitorarne le eventuali modifiche nel tempo. Ed è confrontando le immagini scattate in diversi periodi di tempo che gli astrofisici sperano di individuare (finalmente) segni di vulcanismo attivo e altri processi geologici dinamici che possano rivelare indizi riguardo la storia e le condizioni del sottosuolo geologico venusiano.

In un paper appena pubblicato dalla rivista Icarus si mettono a confronto le immagini raccolte dall’osservatorio di Arecibo oggi, con i primi campioni del 1988 e gli ulteriori dati raccolti nei primi anni 2000 da Lynn Carter del Goddard Spaceflight Center NASA.

«Dentro quelle immagini ci sono le prove di un cambiamento sulla superficie di Venere, ma il nostro lavoro non è ancora concluso. La combinazione delle immagini raccolte ci mostra già oggi un’alterazione del suolo venusiano causato da processi di cui non eravamo a conoscenza», spiega Bruce Campbell, senior scientist presso il Center for Earth and Planetary Studies dello Smithsonian’s National Air and Space Museum di Washington, D.C.

Svegliati Philae, svegliati… si riaccendono le speranze per il lander

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Il nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (ripreso il 6 marzo scorso dalla navigation camera a bordo di Rosetta) che inizia a mostrare processi di attività sulla superficie. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM

Il tempo per Philae, il lander della sonda Rosetta dell’ESA, rocambolescamente approdato sul nucleo della cometa 67P/Churiumov-Gerasimenko, si è fermato all’una e trentasei minuti del mattino del 15 novembre scorso. Le sue batterie, giunte allo stremo, e senza il supporto energetico dei pannelli solari del robottino, sospeso sul fianco in ombra di un crepaccio, gli hanno imposto un riposo assoluto. Stato di ibernazione viene detto in gergo tecnico. Forse però si avvicina il momento in cui Philae può destarsi da questo sonno: magari già il 12 marzo prossimo. La sonda Rosetta, in orbita attorno alla cometa proverà a chiamare Philae dopo quasi quattro mesi di silenzio assoluto. Non facciamoci però prendere da un eccessivo entusiasmo: all’ESA dicono chiaramente che se questo contatto ci sarà così presto, potremo davvero definirlo un bel colpo di fortuna.

«Philae attualmente riceve circa il doppio dell’energia solare che riusciva a captare nel novembre scorso» dice Stephan Ulamec, il lander manager di DLR. Anche se il trio composto dalla cometa Chutyumov Gerasimenko, Philae e Rosetta si trova ora a ‘solo’ 300 milioni di chilometri dal Sole, «sarà probabilmente ancora troppo freddo perché il lander riesca a svegliarsi, ma vale comunque la pena provarci. D’altra parte, le condizioni per raggiungere questo risultato miglioreranno di giorno in giorno» aggiunge Ulamec.

Non solo infatti c’è bisogno di radiazione solare a sufficienza per produrre energia elettrica (la potenza minima di attivazione è di 5,5 watt), ma pure che la temperatura interna di Philae raggiunga almeno i -45 celsius affinché possa tornare al lavoro. «Quello che sta facendo Philae dal novembre scorso è usare l’esigua energia solare che riesce a raccogliere per scaldarsi» spiega Koen Guerts, del centro di controllo di DLR. Solo quando riuscirà ad avere a disposizione energia elettrica sufficiente e temperature più alte di -45 gradi potrà iniziare la procedura vera a propria per iniziare a ricaricare le sue batterie.

Il nucleo della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (ripreso il 6 marzo scorso dalla navigation camera a bordo di Rosetta) che inizia a mostrare processi di attività sulla superficie. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM

Siamo così arrivati a raccontare come Philae inizierà la sua seconda vita sulla cometa. E da lì in poi sarà una lunga sequenza di azioni, tutte provate e riprovate, anche in questi ultimi giorni, al centro di controllo della missione. Una volta sveglio, Philae riaccenderà il suo ricevitore radio ogni trenta minuti, in attesa di un segnale da Rosetta e della crescita del livello di energia nel suo sistema elettrico, che al raggiungimento dei 19 watt di potenza gli restituirà la piena capacità di comunicazione radio bidirezionale. Le occasioni migliori per il contatto saranno durate quei flyby dell’orbiter sopra Philae proprio nelle fasi di massima illuminazione del nucleo cometario. Certo, sapere con precisione dove si trova Philae sarebbe di grande aiuto per scegliere la strategia e le operazioni migliori da compiere. Purtroppo però, nonostante gli sforzi, il team di Rosetta è riuscito solo a circoscrivere la zona ma non ancora a scattare la foto rivelatrice di Philae sulla cometa. Intanto, gli ingegneri della missione hanno inviato al lander nuovi comandi che ottimizzano le procedure di riscaldamento e migliorano il suo risparmio energetico, per aumentare le possibilità di comunicare. Per ora non possiamo sapere se questi comandi siano stati recepiti e attuati da Philae, ma sono stati testati con successo sul suo clone che, invece di trovarsi a scorrazzare nel Sistema solare, si trova qui sul nostro pianeta, nei laboratori del Microgravity User Support Center del DLR.

Comunque, anche nel malaugurato caso che le batterie siano andate perse a seguito del terribile freddo sofferto da Philae sulla cometa, gli ingegneri sono pronti a sfoderare con sicurezza il classico ‘piano B’: «stiamo lavorando per garantire il funzionamento del lander e dei suoi strumenti solo durante i periodi in cui è direttamente illuminato dal Sole» affermano.

Ed eccoci dunque alla fase forse più emozionante: dopo aver ripreso coscienza, essersi riscaldato per bene e aver raggiunto un buon livello di energia che gli ha permesso di mettersi in contatto con noi, è tempo di capire lo stato di salute di Philae: il suo primo check-up sullo stato dei suoi componenti diventerà di  fondamentale importanza. Quale sarà innanzi tutto lo stato delle sue batterie? C’è qualcosa di rotto o comunque di non funzionante? Quale è la sua temperatura operativa? Quanta energia sta ricevendo dai pannelli solari? Queste e molte altre domande potranno trovare risposta solo dall’analisi di quei primi dati ‘di servizio’. Le attività scientifiche con i dieci strumenti a bordo di Philae dipendono strettamente dai parametri vitali che il lander ci comunicherà. Se per esempio le batterie non riusciranno a immagazzinare energia a sufficienza, bisognerà provvedere a un razionamento della corrente tra gli esperimenti, rimodulandone il funzionamento e ottimizzandolo durante le ore di massima illuminazione.

«Se non riusciremo a stabilire un contatto con Philae prima del 20 marzo, riproveremo quando si ripresenterà l’occasione» aggiunge Ulamec. «Appena ci saremo rimessi in contatto con Philae, potremo riprendere le sue attività scientifiche». E nell’attesa, noi facciamo il tifo per il suo pronto risveglio.

Saturno e l’ultimo quarto di Luna nello Scorpione

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EFFEMERIDI

Come già succede da un paio di mesi, anche in marzo la Luna s’incontrerà con Saturno nella testa dello Scorpione, e lo farà verso le 6:00 del giorno 12, poco prima dell’alba. Il nostro satellite, in forma di ultimo quarto, apparirà sull’orizzonte sud 2,4° a nordovest del pianeta. Se la trasparenza dell’aria sarà buona, come spesso avviene in questo periodo dell’anno, anche questa bassa congiunzione tra Luna e Saturno potrà regalare non poche emozioni all’osservatore disposto all’alzataccia.

Associazione Astrofili Bassano del Grappa

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13.08, ore 21:30: “Il Cielo con le Perseidi” di Luigi Marcon.

Per info sull’Associazione: cell. 333.4653279
astrofilibassano@gmail.com
www.astrofilibassano.it
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ufficio@centrodonchiavacci.it
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Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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13.03: “Asteroidi: orbite caotiche e rischi d’impatto” di Luigi Foschini.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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13.03: “L’insostenibile leggerezza dell’etere” di Pietro Planezio.

Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
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Padova o Manchester? Ancora attesa per la scelta del quartier generale di SKA

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Mai come in questi giorni lo Square Kilometre Array è stato al centro di animati dibattiti tra Italia e Regno Unito: i due paesi membri del progetto per la costruzione del più grande network di radiotelescopi del mondo, infatti, si contendono l’assegnazione del quartier generale, ottenendo così anche un importante ruolo di leadership e di coordinamento politico e tecnico dell’operazione per i prossimi 50 anni.

La sfida è tra Padova e Manchester e la decisione finale era attesa per venerdì scorso, ma il Consiglio di Amministrazione ha rimandato il tutto di qualche settimana. Dopo aver valutato il report della Commissione internazionale che ha vagliato le due candidature, il CdA ha chiesto a entrambi i paesi candidati, infatti, di produrre della documentazione aggiuntiva, nonostante dallo stesso report si evinca chiaramente che Padova è risultata vincitrice, superando di gran lunga i parametri minimi richiesti.

«La scelta di Padova sembra aver spinto a considerare nuovi aspetti che inizialmente non erano stati ritenuti vincolanti e che ora appaiono fondamentali», ha detto Giovanni Bignamipresidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), presente – tra l’altro – durante la riunione di Manchester. «Siamo ancora in corsa, ovviamente, ma l’INAF valuterà, d’intesa con i ministeri, se rispondere alla richiesta di approfondimento».

La commissione internazionale interpellata da SKA è composta da Brian Boyle, Direttore dell’Australian Telescope Ska Facility Commonwealth scientific and industrial research organization – CSIRO; Patrizia Vogel, Netherlands organisation for scientific research NWO Coordinator Research Institute at NWO; Laura Comendador ESO –  European Southern Observatory, Head of Cabinet, Legal and international affairs; Bernie Fanaroff, Director of Ska South Africa, con alle spalle numerosi incarichi governativi durante il periodo Mandela. E sono questi gli esperti che entro la metà di aprile riceveranno la relazione aggiuntiva richiesta dal CdA e che dovranno prendere una decisione entro il 20 dello stesso mese.

Il layout delle antenne nel deserto australiano. Crediti: SKA Organisation

Come ha anche scritto dal ministro per la Ricerca e l’Università Stefania Giannini, votare per Padova vorrebbe dire risparmiare su molti costi fissi che oggi gravano sulla SKA Organisation, e questo è stato ribadito anche nel report della commissione internazionale valutando i molteplici aspetti economici, oltre che scientifici (attualmente lo SKA Office si trova nell’Osservatorio Jordell Bank nel Regno Unito). La decisione di candidare Padova come sede del quartier generale della SKA Organisation è stata presa formalmente nei primi giorni dello scorso febbraio, ma da tempo ormai l’Italia, forte di una notevole tradizione nella radioastronomia, puntava ad affermare ancora di più il proprio ruolo di leader nell’ambito del progetto, che vede a fianco al nostro Paese altre 10 nazioni in tutto il mondo.

L’Italia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha avanzato la sua candidatura anche perché il Parlamento italiano ha deciso prima di Natale di investire decine di milioni di euro in tre anni. A sostegno della candidatura il ministro Stefania Giannini aveva ricordato l’importante rete di centri, enti di ricerca e prestigiose università che operano sul nostro territorio, nonché le numerose presenze dell’Italia in iniziative di ricerca internazionali.

La sede proposta dall’Italia è stata l’intera area sud del Castello Carraresi, antico stabile vicino all’INAF – Osservatorio Astronomico di Padova e che il comune veneto ha concesso gratuitamente in cambio della sua ristrutturazione.

La comunità scientifica internazionale e soprattutto quella italiana non ha dubbi sul fatto che SKA sia il futuro della radioastronomia e la partecipazione dell’Italia è importante per tutti gli sviluppi scientifici e tecnologici degli anni avvenire. Il coinvolgimento dell’INAF in SKA è stato pensato, sin dai primi anni, come un volano non solo scientifico, ma anche economico e industriale, visto l’ampio coinvolgimento delle industrie italiane nel settore della radioastronomia (con la produzione di ricevitori, pannelli e amplificatori) e questo può avere importanti ricadute per il nostro paese.

Il progetto porterà risultati a medio-lungo termine e per l’Italia è fondamentale rimanervi agganciati con un ruolo di leadership. Per adesso, però, rimane tutto in sospeso per quanto riguarda la scelta del quartier generale permanente, che dovrebbe in ogni caso essere operativo dalla fine del 2017.

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VERSO LA COSTRUZIONENonostante il blocco sul quartier generale, il Consiglio d’Amministrazione di SKA ha approvato all’unanimità il design finale della prima fase (SKA1), il progetto dello Square Kilometre Array sembra ormai sempre più vicino all’inizio della costruzione (2018) di quello che sarà il più grande network di radiotelescopi del mondo. La scorsa settimana il CdA, di cui fa parte anche l’Italia, si è riunito a Manchester per decidere come utilizzare i 650 milioni di eurodisponibili nella prima fase del progetto (la seconda fase dovrebbe iniziare nel 2023).

SKA-Mid in Africa. Crediti: SKA Organisation

Per riuscire a non sforare questo tetto di costi è stato necessario apportare dei tagli considerevoli ai diversi radiotelescopi che verranno costruiti in Sudafrica e in Australia. Considerevoli soprattutto per la parte australiana del progetto che vede bloccata, almeno per adesso, la costruzione dei nuovi dish (antenne a parabola) previsti per la SKA1-Survey (si tratta di 60 antenne). In Australia rimarranno, anche se tagliate della metà, le antenne a dipolo SKA1-Low e tutte le 36 antenne ASKAP. Il Sudafrica, invece, non ha subito ingenti tagli al progetto, visto che le antenne SKA1-Mid verranno comunque costruite (con un taglio del 30% rispetto al progetto iniziale) e a queste si uniranno le 64 antenne MeerKAT.

Tirando le somme, il Sudafrica ospiterà circa 200 dish e in Australia verranno posizionate più di 100 mila antenne a diopolo (simili a quelle della tv che abbiamo a casa).

Quello che sta succedendo in Australia e che ha portato al taglio dei fondi è soprattutto un’impasse politica al centro di ampio piano di deregolamentazione delle università australiane, che prevede l’aumento delle tasse per compensare il ridotto finanziamento pubblico. Si parla di una profonda crisi economica che – come era facile immaginare – sta colpendo (come molti altri paesi in tutto il mondo) grandi progetti di ricerca, non solo SKA.

E’ vero che i tagli ci sono stati , ma è altrettanto vero che adesso la costruzione del più ambizioso e importante progetto scientifico – non solo di radioastronomia – del 21° secolo diventa sempre più reale e vicina. «Sono rimasto impressionato dal forte sostegno da parte del Consiglio di Amministrazione e dallo slancio dimostrato per portare avanti il progetto», ha dichiarato il professor Philip Diamond, direttore generale della SKA Organisation. «SKA cambierà radicalmente la nostra conoscenza dell’Universo. Stiamo parlando di una struttura che sarà molte volte meglio di ogni altra cosa già costruita dall’uomo».

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Per saperne di più:

Circolo Culturale Astrofili Trieste APERITIVO CON LE STELLE

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12.03:: “Astronautica: una donna nello spazio” di Paolo Marra.

Al termine di ogni conferenza: breve introduzione alle costellazioni e al cielo del mese con l’ausilio di un piccolo planetario. Ingresso libero con consumazione obbligatoria. Info: aperitivoconlestelle@ libero.it (Laura Pulvirenti, coordinatrice evento). Per gli astrofili che volessero pernottare sono disponibili tariffe scontate, scrivere a:
nhtrieste@ nh-hotels.com
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Marte raggiunge Urano

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L’11 marzo sarà la volta di Marte ad arrivare nei pressi di Urano. In questo caso la congiunzione sarà più larga, con una separazione che verso le 19:00 sarà di 16′, ma anche qui l’esame storico ci dice che l’ultima congiunzione più stretta di questa tra Marte e Urano si è verificata addirittura il 6 agosto 1947! I due pianeti saranno alti +13° sull’orizzonte ovest e la differenza di luminosità, non così drammatica (Marte circa 900 volte più brillante di Urano), unita alla buona separazione, consentiranno di osservare la coppia anche con un normale binocolo.

CORSO di ASTRONOMIA …e le stelle stanno a guardare

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11.03: Visita alla Specola Astronomica Chiavacci di Crespano.
info:www.astrofilibassano.it.

La scomparsa dell’acqua su Marte

Una raffigurazione artistica, basata su dati geologici, di come doveva apparire un tempo Marte e i suoi oceani.

Una serie di mappe della distribuzione atmosferica dell’acqua marziana, realizzate con alcuni tra i maggiori telescopi terrestri da un gruppo di ricercatori della NASA guidati da Geronimo Villanueva, ha permesso di determinare che su Marte esisteva un oceano primitivo caratterizzato da un volume d’acqua di almeno 20 milioni di chilometri cubi, superiore rispetto a quello dell’Oceano Artico qui sulla Terra, e che poi nel corso del tempo l’87% è finito nello spazio.

Da giovane, il pianeta avrebbe avuto abbastanza acqua da coprire l’intera superficie formando uno strato liquido profondo circa 137 metri. Non solo, ma l’acqua avrebbe inoltre formato un oceano occupando quasi metà dell’emisfero nord e raggiungendo in alcune regioni delle profondità maggiori di qualche chilometro.

«Il nostro studio fornisce una stima solida di quello che era il contenuto d’acqua su Marte», spiega Villanova, autore principale dell’articolo pubblicato su Science. «Questo lavoro permette di comprendere meglio la storia evolutiva dell’acqua sul pianeta rosso».

Le osservazioni condotte dai ricercatori si basano su una serie di misure dettagliate di due composti leggermente differenti dell’acqua presente nell’atmosfera marziana: uno è quello a noi familiare, cioè l’H2O, mentre l’altro è una forma isotopica (HDO, acqua pesante), in cui un atomo di idrogeno viene sostituito dalla versione più pesante chiamata deuterio. Per far questo, gli scienziati hanno raccolto i dati durante un periodo di sette anni, dal 2008 al 2014, utilizzando gli spettrometri ad alta risoluzione, quali CRIRESNIRSPECCSHELL che sono installati rispettivamente presso il Very Large Telescope (VLT), il telescopio Keck e l’InfraRed Telescope Facility (IRTF). Confrontando il rapporto HDO/H2O, gli scienziati sono stati in grado di determinarne la concentrazione e perciò di stimare quanta acqua è andata persa nello spazio nel corso della vita del pianeta.

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La figura illustra le mappe HDO e H2O e il loro rapporto D/H per 4 stagioni marziane. Le mappe D/H (pannello superiore) sono state ottenute suddividendo le abbondanze di HDO e H2O derivate dalle mappe delle singole specie (pannello inferiore) e sono presentate relativamente al valore di D/H degli oceani terrestri (VSMOW). Credit: Science/Villanueva et al. 2015

Le mappe della distribuzione atmosferica dell’acqua marziana, che sono le prime di questo tipo, mostrano come varia il contenuto dell’acqua ordinaria e della sua controparte isotopica in funzione della stagione e della regione marziana, nonostante oggi il pianeta rosso sia sostanzialmente un deserto e un ambiente ostile. In particolare, i ricercatori si sono interessati alle regioni in prossimità dei poli poichè le calotte polari di ghiaccio costituiscono i principali depositi d’acqua noti. Si ritiene, infatti, che le calotte polari rappresentino una sorta di archivio storico dell’acqua marziana a partire da 4,5 – 3,6 miliardi di anni fa, quando dovevano essere presenti copiosi bacini d’acqua sotterranei.

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Il risultato più importante che emerge da questo studio è che le nuove mappe rivelano una notevole concentrazione di deuterio rispetto ai valori medi su scala globale le cui osservazioni indicavano dei rapporti tra l’acqua pesante e quella ordinaria D/H pari a 5-6, così come definito secondo gli standard VSMOW (Vienna Standard Mean Ocean Water). Infatti, i ricercatori hanno trovato dei valori di D/H più elevati in prossimità delle regioni polari, anche 7 volte superiori rispetto agli oceani terrestri. In altre parole, i risultati suggeriscono che circa 4,5 miliardi di anni fa Marte possedeva abbastanza acqua tale da coprire almeno il 20% della sua superficie (per confronto l’Oceano Atlantico occupa il 17% della superficie terrestre). Ciò implica che il pianeta – per giustificare un rapporto D/H così elevato – abbia perso un volume d’acqua 6,5 volte maggiore di quello presente attualmente nelle calotte polari.

Inoltre, anche le grandi variazioni dell’inclinazione dell’asse subite da Marte ad intervalli di milioni di anni avrebbero causato la vaporizzazione e la successiva formazione dei principali depositi di ghiaccio, un processo che, secondo gli autori, avrebbe rimescolato l’acqua da diversi bacini ad intervalli regolari. Se ciò fosse vero, quasi tutti i bacini d’acqua superficiali e polari dovrebbero avere un rapporto D/H abbastanza simile. Ma poiché vengono osservati dei valori ancora più elevati (fino a 9-10) in alcune regioni, questo rimescolamento dell’acqua potrebbe suggerire che gli attuali depositi d’acqua su Marte contengano un rapporto ancora più elevato di quanto ipotizzato, un processo che potrebbe implicare una stima maggiore della perdita di acqua nel corso della vita del pianeta.

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La figura illustra la concentrazione isotopica come evidenza della perdita globale di acqua su Marte. La quantità d’acqua iniziale era maggiore di quella attuale di almeno un fattore 6,5. Inoltre, il contenuto dell’acqua presente 4,5 miliardi di anni fa era tale da coprire il 20% della superficie del pianeta rosso. Credit: Science/Villanueva et al. 2015

Dunque, le mappe D/H evidenziano l’importanza delle misure isotopiche relative al pianeta rosso anche perchè sono state ottenute in modo tale da separare gli effetti climatologici da quelli evoluzionistici (sia in termini spaziali che temporali). Questo studio permette non solo di stimare in maniera più accurata l’attuale rapporto D/H dei bacini d’acqua su Marte ma anche di migliorare la stima della quantità d’acqua che è andata persa su tempi scala geologici e di quella “mancante” che potrebbe risiedere nei depositi ancora da esplorare. Infatti, per tener conto dei depositi d’acqua, i ricercatori hanno proposto diverse soluzioni: esse vanno dai depositi polari stratificati, alle regoliti ricche di ghiaccio presenti a latitudini intermedie, dai bacini superficiali presenti a latitudini più elevate ai depositi di acqua sotterranea, così come è stato desunto dalle osservazioni satellitari.

«Il fatto che Marte abbia perso tanta acqua indica che il pianeta ha ospitato per lunghi periodi condizioni favorevoli per lo sviluppo della vita», aggiunge Michael Mumma della NASA e co-autore dello studio. Insomma, è possibile che il pianeta rosso abbia avuto ancora più acqua nel passato e che parte di essa sia successivamente finita sotto la superficie.

Dato che queste nuove mappe rivelano la presenza di una serie di microclimi e variazioni nel contenuto atmosferico dell’acqua nel corso del tempo, potrebbero fornire uno strumento di indagine utile per identificare potenziali bacini d’acqua nella superficie marziana. Infine, stime più realistiche della distribuzione dei composti dell’acqua riferiti ad epoche attuali e più antiche potrebbero essere realizzate, ad esempio, dalla missione MAVEN della NASA in modo da definire meglio il contenuto d’acqua di Marte sia di oggi che del passato.

Al Planetario di Ravenna

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10.03: “Donne Astronaute: da Valentina Tereskova a Samantha Cristoforetti” di Sara Ciet.

Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
www.racine.ra.it/planet – www.arar.it

Einstein, vedo quattro supernovae!

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Le quattro immagini della supernova create dalla luce distorta dall'effetto di lente gravitazionale e disposte ai quattro vertici di quella che viene definita "croce di Einstein", proprio perché l'effetto era stato predetto dalla Teoria della Relatività Generale formulata da Albert Einstein giusto un secolo fa. Serendipity o abiltà? Lo saprete leggendo l'articolo in un prossimo numero di Coelum.... La supernova è stata notata nelle immagini dell'11 novembre 2014, ma l'immagine finale qui sopra è il risultato della composizione di tre mesi di osservazioni dell'HST in luce visibile, con la Advanced Camera for Surveys, e nel vicino infrarosso, con la Wide Field Camera 3. Crediti: NASA, ESA, S. Rodney (JHU) e il FrontierSN team; T. Treu (UCLA), P. Kelly (UC Berkeley), e il GLASS team; J. Lotz (STScI) e il Frontier Fields team; M. Postman (STScI) e il CLASH team; Z. Levay (STScI).

E’ la prima immagine multipla di una lontana supernova, distante oltre nove miliardi di anni luce da noi. Una sorta di ‘miraggio cosmico’ prodotto da una galassia ellittica, e dall’ammasso di galassie in cui si trova, attraverso l’effetto di lente gravitazionale, che ha concentrato e replicato in quattro zone del cielo – vicine ma distinte – la luce della supernova. Un fenomeno prodotto da un oggetto celeste di grande massa quando si trova lungo la linea di vista tra una sorgente luminosa e l’osservatore, predetto dalla Teoria della Relatività Generale formulata da Albert Einstein giusto un secolo fa.

L’inedita scoperta è stata ottenuta grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Hubble della NASA e dell’ESA da un team internazionale di astronomi guidato da Patrick Kelly, dell’Università della California a Berkeley, e a cui hanno partecipato Tommaso Treu, ricercatore italiano dell’Università della California a Los Angeles e Adriano Fontana, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma.

L’immagine multipla della supernova è stata scoperta l’11 novembre 2014 dai ricercatori della collaborazione GLASS nel campo di vista dell’ammasso di galassie ripreso da Hubble e denominato MACS J1149, che si trova più di cinque miliardi di anni luce da noi.

Queste quattro immagini della supernova sono destinate ad affievolirsi a breve. Ma gli astronomi sono convinti che presto, ovvero nell’arco di appena qualche anno, ricomparirà nell’ammasso, in una posizione differente. Una previsione basata su modelli teorici elaborati al computer che descrivono le varie traiettorie che la luce della supernova sta percorrendo nei meandri dell’ammasso galattico.

Benedetta Lovejoy…

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cartina lovejoy
La cartina mostra il percorso apparente della C/2014 Q2 Lovejoy in marzo. La cometa attraverserà la costellazione circumpolare di Cassiopea, restando osservabile tutta la notte. L’ora migliore per riprenderla abbastanza alta sarà quella delle 20:00, quando a metà mese l’oggetto sarà alto circa +36° sull’orizzonte nordovest.

EFFEMERIDI

Anche per tutto il mese di marzo la regina dei nostri cieli sarà la C/2014 Q2 Lovejoy che – seppure passando dalla sesta all’ottava magnitudine (almeno, queste sono le previsioni) – continuerà ad essere la cometa più cercata e fotografata anche grazie al fatto che perdurerà la sua condizione di oggetto circumpolare, e dunque osservabile per tutta la notte. In febbraio la Lovejoy ha mostrato di essere ancora molto viva, esibendo specialmente nella coda (lunga fino a 5°, ma ricordiamo che in qualche immagine presa in gennaio – vedi sotto – si registrarono lunghezze fino a 16°!) interessanti variazioni di aspetto e importanti disconnessioni. Per cui, la speranza che anche a marzo la Lovejoy sia una cometa interessante da osservare o fotografare sembra essere ben motivata.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nella Rubrica Comete di Rolando Ligustri presente a pagina 71 di Coelum n.190

Venerdì dell’Universo – Incontri e seminari su Astronomia, Fisica e Scienze – 2015

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06.03: “UniFe nello spazio: il sistema cardiovascolarein mircogravità e la Missione Futura” di P. ZAMBONI e S. PIGNATARO.

organizzazione e info: Organizzati da: Dip. di Fisica e Scienze della Terra Università di Ferrara, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Gruppo Astrofili Ferraresi “Columbia“ e Coop. Sociale Camelot.

Informazioni: Tel. 0532/97.42.11 – venerdiuniverso@fe.infn.it www.fe.infn.it – www.unife.it/dipartimento/fisica

Associazione Astrofili Centesi

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06.03: “Il mistero dei Buchi Neri”. Al telescopio: Il pianeta Giove, la stella Regolo nel Leone e l’ammasso stellare M44 nella costellazione del Cancro.

Per info: cell. 346 8699254
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Associazione Cascinese Astrofili

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08.03: “Omaggio stellato alle donne”. Osservazione al telescopio e orientamento fra le costellazioni invernali. In caso di maltempo: “Le 13 costellazioni zodiacali”.

Per informazioni:
Domenico Antonacci Cell: 347-4131736
domenico.antonacci@astrofilicascinesi.it
Simone Pertici: cell: 329-6116984
simone.pertici@domenicoantonacci.it
www.astrofilicascinesi.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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06.03: Le cosmicomiche: pillole di astronomia con le vignette di Ennio Monti” con Loris Lazzati ed Ennio Monti.

Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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06.03: “Un Capodanno a veder l’Aurora” di Anna Bigatti.

Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Circolo Culturale Astrofili Trieste APERITIVO CON LE STELLE

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06.03: “Contatto con il cosmo” di Stefano Schirinzi.

Al termine di ogni conferenza: breve introduzione alle costellazioni e al cielo del mese con l’ausilio di un piccolo planetario. Ingresso libero con consumazione obbligatoria. Info: aperitivoconlestelle@ libero.it (Laura Pulvirenti, coordinatrice evento). Per gli astrofili che volessero pernottare sono disponibili tariffe scontate, scrivere a:
nhtrieste@ nh-hotels.com
Per informazioni sul CCAT: cell. 329.2787572
ccat@libero.it
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Al Planetario di Ravenna

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08.03: ore 16:30: “Un cielo tutto rosa” di Sara Ciet (conferenza adatta a bambini a partire da 8 anni).

Prenotazione sempre consigliata.
Per info: tel. 0544.62534 – info@arar.it
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Pio & Bubble Boy – Coelum n.190 – 2015

Pio e Bubble Boy - Mario Frassati - Coelum 190

Questa Vignetta è pubblicata su Coelum n.190 – 2015. Leggi il Sommario. Guarda le altre vignette di Pio&Bubble Boy

Associazione Ligure Astrofili Polaris

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06.03: “Primavera-Estate” di Anna Bigatti.
Per info: cell. 346.2402066 – info@astropolaris.it
www.astropolaris.it

Gruppo Astrofili DEEP SPACE

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06.03: Conferenza (a seguire osservazione degli oggetti del cielo con i telescopi del gruppo): “Le cosmicomiche: pillole di astronomia con le vignette di Ennio Monti” con Loris Lazzati ed Ennio Monti.
Per info: 0341.367584 – www.deepspace.it

Venerdì dell’Universo 2015 – Incontri e seminari su Astronomia, Fisica e Scienze

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06.03: “UniFe nello spazio: il sistema cardiovascolarein mircogravità e la Missione Futura” di P. ZAMBONI e S. PIGNATARO.
Per informazioni: Tel. 0532/97.42.11
E-mail: venerdiuniverso@fe.infn.it
www.fe.infn.it
www.unife.it/dipartimento/fisica

Questo titolo ha 25 caratteri – approfondimenti sul quesito e soluzione

MoebiusAutosimilarità

Nell’articolo di Moebius del numero 186 di Coelum ho parlato di autosimilarità, o, se preferite, di autosomiglianza: il fenomeno che si verifica quando un oggetto è simile a una sua parte. Prendete la copertina di Ummagumma, celebre doppio album dei Pink Floyd uscito nel 1969: in primo piano si vede il chitarrista David Gilmour, seduto, mentre gli altri tre componenti del gruppo sono dietro di lui, ognuno in un punto specifico. Appesa al muro si nota una fotografia incorniciata, che riproduce in versione rimpicciolita la scena complessiva, con i quattro musicisti negli stessi posti, ma “ruotati” di una posizione rispetto al primo livello.

Anche nell’immagine appesa si osserva una fotografia, che di nuovo ripropone la solita scena globale, qui ancora più piccola e con l’unica differenza della ulteriore rotazione delle posizioni delle persone. E così via, fino ad arrivare al quarto livello nella prima edizione del disco, o addirittura virtualmente all’infinito nelle edizioni più recenti.

Quando vidi per la prima volta questa copertina, ne rimasi talmente affascinato che, qualche anno dopo, scrissi sull’argomento un articolo: questo post è tuttora il più letto di sempre del mio blog, e ha rappresentato l’embrione del mio e-book La matematica dei Pink Floyd, pubblicato nel gennaio 2014 dalla casa editrice 40K.

La copertina di Ummagumma è un ottimo esempio di immagine autosimile, ma non è certo l’unico. Un’altra famosa raffigurazione autosimile è quella della confezione di primo Novecento del cacao Droste, in cui una donna regge un mano un vassoio sul quale si trova una confezione identica, e così via all’infinito. Il caso del cacao olandese ha fornito anche un nome alternativo al fenomeno dell’autosimilarità: “effetto Droste”.

Esempi, per così dire, più matematici, sono offerti dagli oggetti dalla geometria frattale. Le linee costiere sono autosimili perché mostrano strutture molto simili se osservate a diverse scale d’ingrandimento: come dire che le curve dei litorali che troviamo su una carta geografica dell’Europa assomigliano molto alla linea di separazione tra l’acqua e la terraferma che possiamo osservare passeggiando d’estate sul bagnasciuga. Gli oggetti che presentano questa caratteristica si dicono frattali: in natura si trovano molti esempi, tra cui le nuvole, gli alberi, il profilo delle montagne, i cristalli di ghiaccio, certe foglie e fiori, alcuni ortaggi, come il broccolo romanesco. La geometria frattale ha rappresentato la frontiera più affascinante della geometria del Novecento, e uno dei suoi pionieri più importanti è stato il matematico polacco Benoit Mandelbrot.

Anche nell’arte figurativa si possono trovare esempi di opere autosimili: nel polittico Stefaneschi di Giotto, infatti, si osserva (nella figura qui a destra) il committente dell’opera che regge in mano un modellino del polittico stesso.

Ricorsione

La ricorsione, o ricorsività, è un po’ la formulazione matematica e informatica del fenomeno dell’autosimilarità. Nell’articolo di Moebius ho citato il fattoriale come esempio di funzione ricorsiva. Nell’informatica teorica la teoria delle funzioni ricorsive rappresenta un ambito di studio di grande importanza, anche perché si dimostra che le funzioni che in un qualche senso intuitivo possono essere considerate “calcolabili” lo sono sulla base di procedimenti ricorsivi.

D’altra parte le procedure ricorsive non sono bizzarrie da accademici dell’informatica teorica, ma algoritmi presenti in moltissimi programmi di utilizzo comune: per esempio, quando sul vostro smartphone scorrete la rubrica dei vostri contatti, dietro le quinte ha agito molto probabilmente un algoritmo ricorsivo che ha ordinato alfabeticamente la lista di nomi.

Nell’articolo di Moebius citavo la canzone Abate cruento di Elio e le Storie Tese, che parla di un “sogno strutturato a matrioska”.

Questa notte ho fatto un sogno strutturato a matrioska:
io sognavo di sognare che un abate un po’ cruento
dopo avermi esaminato mi ordinava di svegliarmi.
Io ubbidiente gli ubbidivo, cioè sognavo di svegliarmi
e me lo ritrovavo accanto con quel fare suo cruento,
lui che mi riesaminava, io che gli chiedevo affranto:
“Dimmi, abate, perché insisti nell’esaminarmi attento?
Ho commesso forse un atto che fu inviso all’abbazia?”
Egli, colto alla sprovvista, non sapendo fare meglio,
mi ordinò seduta stante di procedere a un risveglio.

Non deve stupire che Stefano Belisari, in arte Elio, si serva della ricorsione come materiale per il testo di un brano pop: l’autore della canzone è infatti laureato in ingegneria elettronica, e sicuramente gli algoritmi ricorsivi devono avere occupato a lungo i pensieri di Elio durante i suoi studi. La procedura “sogno” viene qui invocata due volte: la prima volta dal “programma” principale, e la seconda dalla procedura stessa, in modo ricorsivo. In entrambi i casi l’esecuzione della procedura viene interrotta dall’intervento dell’abate cruento, che ordina al sognatore di risvegliarsi. Alla seconda uscita il protagonista viene quindi riportato allo stato normale di veglia.

Autoreferenza

Quando l’autosimilarità riguarda frasi anziché oggetti, ecco che facciamo meglio a parlare di autoreferenza, o autoreferenzialità. Una frase autoreferente è una frase che parla di se stessa.

I filosofi parlano di autoreferenza per indicare il processo attraverso il quale l’individuo diventa in grado di riferirsi a se stesso usando il pronome io.

L’uroboro, il drago immaginario illustrato in figura qui a destra, è un simbolo dell’autoreferenza perché è sempre raffigurato mentre morde la propria coda. Qualcosa di simile alle Mani che disegnano del grafico olandese Maurits Cornelis Escher, celebre per le sue geometrie impossibili e per i suoi disegni vertiginosi (immagine in alto in apertura di articolo).

Il bellissimo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino ha un geniale incipit autoreferenziale, in cui il libro cita se stesso:

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto…

Anche le Mille e una notte, l’Amleto di Shakespeare, il Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, nascondono in sé elementi di autoreferenzialità.

Occorre fare molta attenzione quando si maneggiano frasi autoreferenziali, perché si rischia facilmente di cadere nel paradosso.

Per esempio, una frase autoreferente come:

Questa frase è falsa

implica che la frase afferma appunto il falso, e quindi è vera: ma se è vera dobbiamo credere al suo assunto iniziale, e cioè al fatto che sia falsa, e così via. Continuiamo a oscillare tra la verità e la falsità della frase, senza poter decidere tra una e l’altra.

Questo famoso paradosso è noto come paradosso del mentitore. Il filosofo francese Jean Buridan, italianizzato in Giovanni Buridano, formulò una versione alternativa di questo paradosso, spezzando la frase in due affermazioni:

Socrate dice “Platone dice il falso”

Platone dice “Socrate dice il vero”

Se ipotizziamo che Socrate sia sincero, allora dobbiamo concludere che Platone mente; ma allora dobbiamo credere che Socrate non dice il vero. Questo è in contrasto con la nostra ipotesi iniziale: e di nuovo cadiamo in una catena infinito di contraddizioni.

Un’altra versione del paradosso del mentitore è rappresentato dalla frase

Tutti i cretesi sono bugiardi

che di per sé non è paradossale, ma lo diventa immediatamente se pronunciata da un cretese!

Il problema di novembre e la soluzione

L’enigma di novembre proponeva una frase autoreferenziale incompleta, e richiedeva di riempirne i buchi con cifre numeriche singole, mantenendo la coerenza logica della frase:

In questa frase, la cifra 0 è presente _ volta/e, la cifra 1 è presente _ volta/e, la cifra 2 è presente _ volta/e, la cifra 3 è presente _ volta/e, la cifra 4 è presente _ volta/e, la cifra 5 è presente _ volta/e, la cifra 6 è presente _ volta/e, la cifra 7 è presente _ volta/e, la cifra 8 è presente _ volta/e, e la cifra 9 è presente _ volta/e.

Ebbene, la soluzione prevedeva di riempire gli spazi vuoti rispettivamente con queste cifre:

1, 7, 3, 2, 1, 1, 1, 2, 1, 1. La frase diventa così la seguente:

In questa frase, la cifra 0 è presente 1 volta, la cifra 1 è presente 7 volte, la cifra 2 è presente 3 volte, la cifra 3 è presente 2 volte, la cifra 4 è presente 1 volta, la cifra 5 è presente 1 volta, la cifra 6 è presente 1 volta, la cifra 7 è presente 2 volte, la cifra 8 è presente 1 volta, e la cifra 9 è presente 1 volta.

Se controllate, la frase così sistemata è perfettamente coerente e veritiera.

I vincitori

La lettrice che per prima ha inviato la soluzione del problema è stata Patricia Lepri, che quindi ha vinto l’abbonamento semestrale.

Altri lettori che hanno inviato risposte corrette sono stati Andrea Alessandrini, Giovanni Casati, Francesco Mascherpa, Fabio Marioni, Franco Piani, Luca Baletti e Dario Broggi. I nostri più sentiti complimenti a tutti loro!

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