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Vista ad alta risoluzione sulle nubi di Giove

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Immagine ripresa dalla distanza di 8,700 chilometri, l'11 dicembre 2016. Elaborata da Sergey Dushkin. Le immagini raw provenienti dalla JunoCam possono essere liberamente scaricate e elaborate da chiunque da www.missionjuno.swri.edu/junocam Credits: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Sergey Dushkin

L’immagine a più alta risoluzione mai ottenuta, da terra o dallo spazio, del panorama delle nubi di Giove… Questo primo piano del Gigante Gassoso riprende la turbolenta regione a ovest della Grande Macchia Rossa, nella Cintura Equatoriale Sud.

La sonda della NASA Juno ha ripreso questa immagine grazie alla JunoCam, la camera dedicata alle riprese per il grande progetto di Citizen science lanciato per seguire la missione. L’immagine è stata ripresa l’11 dicembre scorso, ed è stata poi elaborata da Sergey Dushkin, che ha ritagliatol’immagine, e ne ha magistralmente calibrato i colori, per sottolineare la dinamicità delle nuvole di quella zona.

Le immagini grezze della sonda Juno  si possono scaricare dal sito della community JunoCam, e possono essere elaborate e utilizzate a piacere da chiunque. Perché non ci provate anche voi?

Qui sopra un altro esempio di elaborazione di un nostro lettore, il polo sud di Giove rivisitato da Vittorio Marella (Venezia), che ci scrive: «ho fatto questa immagine perché mi piace molto lavorare con i dati grezzi di Juno e volevo ottenere un'immagine migliore dell'atmosfera di Giove che fosse più definita e con colori più accesi, non ho voluto focalizzare la mia attenzione su particolari tempeste e ho usato programmi molto banali come Iphoto e Corelpainter per lavorare con le foto grezze e poi sommarle tutte assieme». Non sembra difficile no? (Cliccare per vedere l'immagine a piena risoluzione). Credits: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Vittorio Marella

Le aspettiamo anche su www.coelum.com/photo-coelum e le più belle verranno riproposte tra le pagine di Coelum Astronomia.

Sempre nel sito della community, si potrà presto votare il target che vogliamo che Juno riprenda nel prossimo flyby, previsto per il il 27 marzo. Le votazioni inizieranno il 15 marzo e si chiuderanno il 20, in tempo per poter poi direzionare la camera sul target “vincitore”.

La sonda americana rimarrà infatti nella sua orbita preliminare attorno a Giove, dal periodo di 53 giorni, fino alla fine della sua missione.

«Abbiamo valutato molteplici scenari per portare Juno su un’orbita più bassa, ma c’era il rischio che un’altra manovra potesse risultare in un’orbita più pericolosa,» spiega Rick Nybakken della NASA. «Alla fine, la manovra rappresenta solo un rischio per il raggiungimento degli obiettivi scientifici di Juno».

Secondo il piano di volo iniziale, la sonda si sarebbe dovuta calare a un’orbita in media molto più bassa, con un periodo di soli 14 giorni, ma la manovra di riduzione del periodo era stata rimandata a tempo indeterminato in seguito ad una serie di guasti. Ad ottobre 2016, durante la pressurizzazione dei serbatoi, gli ingegneri avevano rilevato un comportamento anomalo in due delle valvole di sistema ad elio.

La decisione di lasciare Juno nella sua orbita attuale, secondo gli scienziati, non dovrebbe comportare una perdita di dati scientifici. La manovra di riduzione del periodo orbitale, infatti, avrebbe solamente abbassato l’apogiovio di Juno – il punto più alto della sua orbita – lasciando il perigiovio a circa 4100 chilometri di quota. Dato che quasi tutti gli esperimenti scientifici vengono eseguiti attorno al perigiovio, Juno dovrebbe comunque essere in grado di raggiungere tutti gli obiettivi della sua missione.

«Juno è in ottimo stato di salute, i suoi strumenti scientifici sono del tutto operativi, e i dati e le immagini che abbiamo ricevuto sono davvero straordinari,» spiega Thomas Zurbuchen della NASA. «La decisione di rinunciare alla manovra è la scelta giusta e permetterà a Juno di proseguire le sue scoperte».

Rimanendo nella sua orbita attuale, Juno potrà inoltre esplorare le propaggini della magnetosfera gioviana – una regione che è inaccessibile da orbite più basse.

«Un altro vantaggio di rimanere su un’orbia più ampia sarà che trascorreremo meno tempo nelle intense fasce di radiazione che avvolgono Giove,» spiega Scott Bolton, a capo della missione. «Le radiazioni sono il fattore più importante nel pianificare la missione di Juno».

Juno rimarrà operativa fino al luglio 2018, per un totale di 12 orbite scientifiche, con la possibilità di un’estensione di missione.

Maggiori informazioni sulla missione Juno su:

http://www.nasa.gov/junohttp://missionjuno.swri.edu.

Il sito della community di JunoCam

Lo speciale sulla missione Juno su Coelum astronomia 202



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