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Nel Cielo – NELLA LUCE DELLA Nebulosa di Orione

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Nel Cielo
Una bella ripresa fotografica dell’ammasso aperto NGC 1981 inquadrato in un campo di 40'. Disegnato da poche ma luminose componenti, è sicuramente uno degli oggetti più belli del suo tipo, specialmente se osservato a bassi ingrandimenti. Verso sud, nella foto appaiono già le propaggini più settentrionali della sottostante nebulosa NGC 1977, inosservabili visualmente.
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Nel Cielo
Una bella ripresa fotografica dell’ammasso aperto NGC 1981 inquadrato in un campo di 40'. Disegnato da poche ma luminose componenti, è sicuramente uno degli oggetti più belli del suo tipo, specialmente se osservato a bassi ingrandimenti. Verso sud, nella foto appaiono già le propaggini più settentrionali della sottostante nebulosa NGC 1977, inosservabili visualmente.

Se parliamo di iconografie, la costellazione di Orione viene per lo più identificata con la grande nebulosa M42 (che ci riserviamo di trattare ampiamente nel prossimo numero), o con la Testa di Cavallo (vedi Coelum dicembre 2009) …due oggetti certamente straordinari, ma che non esauriscono di sicuro l’impressionante mole di nebulose e ammassi che quasi si
sovrappongono l’un l’altro nel cuore della costellazione. In questo numero ne proponiamo tre; i primi due abbastanza ovvi, il terzo un po’ meno.

NGC 1981 – Anche a un’indagine frettolosa risulta quasi impossibile non vederlo…
si tratta infatti di un ammasso di notevoli dimensioni angolari (grande quasi come il disco lunare) e di forte luminosità apparente (mag. +4,2). Stiamo parlando di NGC 1981, un gruppo di stelle visibile anche ad occhio nudo nelle notti più scure; le sue componenti più luminose sono infatti una decine di giovani (5 milioni di anni) stelle azzurre di magnitudine compresa fra la +6 e la +8. Malgrado la sua evidenza (è sufficiente un binocolo 10×50 per risolverlo completamente in nottate limpide), questo ammasso fu individuato soltanto il 4 gennaio 1827 da John Herschel, che lo descrisse al tempo come: “Molto brillante,
dalla forma irregolare. Una manciata di stelle brillanti, molto sparse”. Possibile che nessuno lo abbia mai notato prima? Beh, a parte che lo disegnarono in molti già alla fine del Seicento (e per primo Galileo nel Sidereus Nuncius), il fatto che sia stato “scoperto” così tardi potrebbe significare semplicemente che i predecessori non lo considerarono un ammasso, ma un semplice asterismo.

Per approfondire leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, i cenni storici,  le immagini e le mappe dettagliate, nell’articolo tratto dalla Rubrica Nel Cielo di Salvatore Albano presente a pagina 54 di Coelum n. 166.