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New Horizons. Ultima Thule in 3D!

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Elaborazione stereografica di Ultima Thule. L'immagine può essere vista con l'ausilio dei classici occhialini rosso/blu, per vedere il KBO nella sua forma tridimensionale. Le immagini sono state riprese il primo gennaio a una distanza di 61 mila chilometri e 28 mila chilometri, con una risluzione rispettivamente di 310 e 140 metri per pixel. Crediti: NASA/JHUAPL/SwRI
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Ultima Thule in rotazione. Un’animazione ottenuta da due immagini scattate a distanza di 38 minuti l’una dall’altra. Crediti: NASA/JHUAPL/SwRI

È un inizio d’anno davvero scoppiettante per l’esplorazione spaziale! Ne abbiamo parlato in questi giorni (vedi link in calce) e anche nel numero online della rivista (Coelum Astronomia 229 di gennaio 2019): al centro dell’attenzione c’è la sonda New Horizons, della NASA, che ha eseguito un flyby ravvicinato (distanza nominale di appena 3.500 km e con una velocità relativa di 14,43 km/s) del corpo celeste noto con il soprannome di Ultima Thule, ufficialmente designato 2014 MU69.
L’incontro – avvenuto alle 6:33 (ora italiana) di martedì 1 gennaio 2019 – è stato consegnato direttamente alle pagine dei libri di storia essendo il primo del suo genere: è il sorvolo di un corpo celeste più distante nella storia dell’esplorazione spaziale e dà il via alle indagini dirette della remota ed enigmatica regione esterna del Sistema Solare nota come Fascia di Kuiper.

Martedì 1 gennaio, alle 16:29 è stato ricevuto il segnale di controllo della sonda che ha confermato lo stato di ottima salute del veicolo e ha dato la prova dell’avvenuto sorvolo: per ricevere i dati e le tanto attese prime immagini ad alta risoluzione dobbiamo però pazientare ancora… Tanta è la distanza e la velocità di trasmissione dei dati è bassissima.

Nel frattempo però le immagini ricevute sono state montate e permettono di vedere “Ultima” (come viene affettuosamente chiamata dal PI della missione Alan Stern) nella sua struttura tridimensionale.

Alcune delle domande a cui il team si aspetta di rispondere, non appena arriveranno le prime immagini a distanza ravvicinata.

Questo tipo di visualizzazione, permette anche di cominciare a intuire la sua conformazione superficiale, che speriamo però di vedere presto a più alta risoluzione riprese durante il flyby, e le principali caratteristiche del KBO: certi chiaroscuri sono dovuti a formazioni geologiche o sono illusioni dovute a differenze di albedo? E come mai il “collo” di Ultima, li dove i due corpi principali risultano incollati tra loro, è così riflettente?

In apertura a destra, l’animazione rilasciata durante la conferenza stampa del 3 gennaio, che mostra il KBO in rotazione, e qui sotto il montaggio delle stesse due immagini dell’animazione in forma stereografica,  per averne una visione tridimensionale (con gli appositi occhialini).

Elaborazione stereografica di Ultima Thule. L’immagine può essere vista con l’ausilio dei classici occhialini rosso/blu, per vedere il KBO nella sua forma tridimensionale. Le immagini sono state riprese il primo gennaio a una distanza di 61 mila chilometri e 28 mila chilometri, con una risoluzione rispettivamente di 310 e 140 metri per pixel. Crediti: NASA/JHUAPL/SwRI

Le nuove informazioni e scoperte però si susseguono quotidianamente, vediamo quindi un sunto di quanto è emerso da questo “appuntamento al buio”, tra la New Horizons e lo sconosciuto, fin’ora, KBO.

Ultima Thule – nome latino che indica qualcosa di posto ai limiti estremi di ciò che conosciamo – è un KBO (Kuiper Belt Object, oggetto della Fascia di Kuiper) che solo in parte coincide con ciò che gli studiosi si aspettavano: è una grande struttura rocciosa ricoperta di ghiaccio di circa 32 chilometri per 16 chilometri dalla forma curiosa, una specie di gigantesco birillo spaziale in rotazione.

Grazie alle prime immagini si è potuta escludere la presenza di anelli e di satelliti (dal diametro superiore al miglio, quindi al chilometro e mezzo circa) orbitanti attorno al KBO. La presenza di un satellite importante era stata ipotizzata proprio a causa delle proprietà dinamiche rilevate che, ora sappiamo, erano causate dalla sua particolare forma. Infatti, come spiegato nel nostro articolo, si riteneva che Ultima Thule potesse essere costituita da due corpi distinti in orbita reciproca o, più probabilmente, avesse una forma bilobata allungata, “a patata”, un po’ come la cometa studiata dalla sonda Rosetta dell’ESA, la 67P/Churyumov-Gerasimenko.

La conferenza stampa del 3 gennaio, in un collage di foto dal profilo twitter del Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory (@JHUAPL), con Alan Stern (in alto e primo da sinistra nell’immagine al centro) che presenta l’immagine 3D di Ultima Thule. Crediti JHUAPL.

Dalle immagini si nota poi che Ultima è parzialmente ricoperto da una coltre rossastra — probabilmente di “toline”, ossia composti organici prodotti dalla radiazione solare che, seppur debole a quella grande distanza, è sufficiente a generare delle reazioni chimiche nei materiali di composizione. Una colorazione in realtà attesa e consistente con le colorazioni di altri abitanti della fascia di Kuiper, rilevate telescopicamente. Lo stesso Plutone, ricordiamo, aveva parte della superficie di questo stesso colore. A differenza di Plutone però, Ultima si mostra omogenea nella colorazione, e i suoi due lobi hanno esattamente lo stesso aspetto, cosa che rientra in quello che sappiamo, e ci attendiamo, in sistemi binari in cui i due corpi, di dimensioni paragonabili, non sono a contatto ma orbitano attorno a un centro di gravità comune.

Le prime analisi di dati poi non mostrano tracce della presenza di un’atmosfera.

«La prima esplorazione di un piccolo oggetto della fascia di Kuiper e l’esplorazione più lontana di qualsiasi mondo nella storia è ormai storia, ma quasi tutta l’analisi dei dati si trova nel futuro», ha detto Alan Stern, Principal Investigator della missione (Southwest Research Institute).

E questo futuro inizierà solo tra qualche giorno… perché in questi giorni la trasmissione dei dati dalla New Horizons è stata oscurata per via della sua congiunzione eliaca: la sonda, dal nostro punto di vista, sta passando dietro al Sole, che disturba e impedisce le comunicazioni con la sonda, che sono quindi state interrotte per circ una settimana per non rischiare perdita di dati.

La trasmissione riprenderà il 10 gennaio, quando inizierà un download che impiegherà ben 20 mesi per far arrivare a terra il tesoro di dati raccolti che la sonda conserva.

«Quelli di noi che fanno parte del team scientifico non vedono l’ora di iniziare a scavare in quel tesoro», ha dichiarato Stern, e anche noi non vediamo l’ora di vederne ovviamente i risultati!

Continuate a seguirci per rimanere informati sulle ultime novità e per vedere le ultime immagini. Nel frattempo potrete conoscere di più sulla missione di New Horizons nella Fascia di Kuiper e su Ultima Thule leggendo l’articolo dedicato su Coelum Astronomia 229.

Ultime news

Per conoscere meglio la missione nella sua interezza ed avere maggiori dettagli su Ultima Thule, non perdete l’approfondito articolo di Gabriele Marini su Coelum Astronomia di gennaio, come sempre in formato digitale a lettura gratuita.


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