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Gruppo Amici del Cielo

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22.06: “Coi piedi per Terra e la testa fra le nuvole” di Pierangelo Trezzi.

Per info: didattica@amicidelcielo.it
www.amicidelcielo.it

L’energia di Saturno viene da dentro

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Una corrente a getto nell'emisfero nord di Saturno, vista da Cassini (NASA/JPL/Caltech)

In quanto ad atmosfera, Saturno fa tutto da solo. L’energia che produce le potenti correnti a getto nella sua atmosfera, regioni in cui i venti soffiano molto più forti che sul resto del pianeta, viene dall’interno del pianeta. E non dal Sole, come avviene invece per l’atmosfera terrestre. Lo dimostra uno studio appena apparso sulla rivista Icarus, basato sulle immagini raccolte nel corso di molti anni dalla sonda Cassini.

Come spiegano Tony Del Genio del Goddard Institute for Space Studies e colleghi nell’articolo, è la condensazione di acqua causata dal riscaldamento interno di Saturno a creare variazioni di temperatura nell’atmosfera. Queste a loro volta creano perturbazioni che muovo l’aria avanti e indietro alla stessa latitudine, che a loro volta accelerano le correnti a getto.

“Sapevamo che c’erano solo due posti da cui l’atmosfera di un pianeta come Saturno o Giove può prendere energia: il Sole, o il riscaldamento interno” ha spiegato Del Genio. La missione Cassini (realizzata in collaborazione tra NASA, ESA e ASI) è ormai rimasta in orbita attorno a Saturno abbastanza a lungo da documentare, con le sue immagini, le tendenze di lungo periodo che emergono dalle variazioni quotidiane dell’atmosfera del pianeta.

Anziché una sottile atmosfera e una superficie in parte solida e in parte liquida come la Terra, Saturno è un gigante gassoso la cui spessa atmosfera è suddivisa in diversi strati di nuvole. Su di esse, ben visibili in tutte le immagini telescopiche, si muovono alcune correnti, per lo più dirette verso est. Queste correnti si verificano nei punti dove la temperatura varia bruscamente con la latitudine.

Grazie agli strumenti di Cassini, i ricercatori hanno potuto studiare per la prima volta le correnti a getto a basse altitudine e in due diverse posizioni. Un set di immagini mostrava la parte superiode della troposfera, lo strato più alto dell’atmosfera dove il calore del Sole è più forte e dove Cassini ha ripreso nuvole spesse alte. Un altro mostrava invece una regione molto più bassa, in cima a un gruppo di nuvole di ammoniaca, dove il calore del Sole arriva molto più debole. Usando un software apposito per analizzare i movimenti delle nuvole in queste due regioni tra il 2005 e i 2012, i ricercatori hanno scoperto che i vortici da cui hanno origine le correnti a getto sono più forti nella zona ad altitudine più bassa. Improbabile quindi che queste perturbazioni vengano generate dal calore solare. La spiegazione più logica è di gran lunga quella del riscaldamento interno.

PLANETARIO E OSSERVATORIO DI CA’ DEL MONTE

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30.06: ore 21:30: “Cosmologia: tra scienza, arte e letteratura” e osservazione notturna.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Astrofili Veneti

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30.06: Forte Carpenedo, conferenza e serata osservativa pubblica.

Per info: info@astrofiliveneti.it
www.astrofiliveneti.it

NOTTI INSOLITE AL BALÌ

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30.06: “Droni e realtà aumentata” a cura di Macro.

Località San Martino – 61030 Saltara (PU)
Per orari di apertura, informazioni e contatti:
dal lunedì al venerdì 9:30 – 13:00. Tel. 0721 892390
E-mail: info@museodelbali.org
www.museodelbali.org

Al Planetario di Padova

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29.06: “Il cielo dell’estate. Saturno”.

Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Associazione Astrofili Centesi

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29.06: “Il fascino del pianeta con gli anelli: Saturno, le sue caratteristiche e le sue lune”. Al telescopio: osservazione dei pianeti Marte e Saturno.

Per info: 346 8699254 –
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

Al Planetario di Ravenna

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29.06: Osservazione dellla volta stellata.

La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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29.06: “A spasso per il Sistema Solare”.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Il criovulcanesimo dei satelliti di Saturno

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Un vulcano di ghiacci scoperto su Titano dalla sonda Cassini Un vulcano di ghiacci scoperto su Titano dalla sonda Cassini

La folta schiera dei satelliti di Saturno, attualmente ne sono noti 62 ma si pensa ne esistano circa 200, mostra un fenomeno molto interessante sia dal punto di vista geologico che biologico. Un rapido sguardo ancora all’intrigante Titano ci consente di scoprire che oltre a laghi di metano e piogge di idrocarburi probabilmente possiede anche alcuni vulcani. La notizia non sarebbe importante se non fosse per il tipo di vulcanesimo che si incontra a partire da queste regioni del Sistema Solare. I vulcani di Titano non erutterebbero lava incandescente, ma materiale molto più freddo, probabilmente un miscuglio di ammoniaca, metano e una consistente porzione di acqua liquida.

Un vulcano di ghiacci scoperto su Titano dalla sonda Cassini.

I criovulcani, così vengono definiti dagli astronomi, sostituiscono i caldi silicati fusi delle montagne terrestri con materiali più volatili e freddi, proprio come il metano liquido ha sostituito il vapore acqueo sulla superficie del satellite. Non c’è da meravigliarsi più di tanto ormai: non dobbiamo basare le nostre esperienze sulle limitate situazioni che sperimentiamo qui sulla Terra; l’Universo è un luogo ben più grande e variegato. Se il magma freddo dei vulcani di Titano contiene acqua liquida è possibile che il satellite possa avere a disposizione tutti gli ingredienti per la nascita della vita. L’interazione tra l’acqua liquida e le molecole organiche presenti in atmosfera richiede solamente qualche giorno per creare gli aminoacidi, i mattoni fondamentali delle proteine. Questo intervallo di tempo è minore di quello richiesto ad una colata di acqua per congelarsi completamente sulla superficie. Dallo sviluppo delle proteine alla creazione della vita elementare il passo potrebbe essere relativamente breve e la stabilità dell’atmosfera del satellite potrebbe offrire la protezione ideale per lo sviluppo di forme di vita elementari.

Se il criovulcanesimo su Titano può esserci stato in passato, ma attualmente non si rilevano attività, non si può dire lo stesso per un altro satellite di Saturno: Encelado. Tre volte più piccolo di Titano, questa luna è stata osservata in dettaglio per la prima volta dalle sonde Voyager, che hanno rilevato subito la scarsa presenza di crateri nelle zone polari e l’elevatissima riflettività. Qual è il materiale che meglio riflette la luce del Sole, rendendo spesso difficili le nostre passeggiate in montagna? Sicuramente la neve!In effetti, la superficie di Encelado è ricoperta da ghiacci, con un’abbondante presenza di ghiaccio d’acqua.

A quanto pare questo prezioso elemento chimico sembra essere presente quasi ovunque nel Sistema Solare. Tracce d’acqua sono state addirittura rilevate anche in nebulose oscure e calde atmosfere di pianeti extrasolari. Secondo recenti osservazioni, l’acqua sembra essere una delle molecole più abbondanti dell’Universo. A pensarci bene, non potrebbe essere altrimenti. Una molecola d’acqua è formata da due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno, nient’altro che il primo e terzo elemento più abbondante dell’Universo!

Gli imponenti getti di acqua dei vulcani di Encelado

La sorpresa più grande di Encelado, tuttavia, è arrivata dalle recenti osservazioni della sonda Cassini, che ha rilevato dei vulcani attivi in prossimità del polo sud. Dalle spaccature della crosta superficiale sgorgano a grande pressione getti di acqua liquida, analoghi ai geyser terrestri, ma molto più potenti. Encelado orbita all’interno del rarefatto anello E di Saturno, così debole da risultare invisibile da Terra. Si pensa addirittura che il materiale che abbia formato e continui ad alimentare l’anello provenga in gran parte dai giganteschi geyser del satellite.

Gruppo Astrofili Rozzano

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28.06: “Forze celesti non gravitazionali”.
Relatore: Luigi Folcini.

Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

NOTTI INSOLITE AL BALÌ

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28.06: “Baliscopio” gioco di esplorazione.

Località San Martino – 61030 Saltara (PU)
Per orari di apertura, informazioni e contatti:
dal lunedì al venerdì 9:30 – 13:00. Tel. 0721 892390
E-mail: info@museodelbali.org
www.museodelbali.org

Al Planetario di Ravenna

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26.06: “Viaggio dalla Luna al Sole. Alla scoperta dei nostri vicini” di Agostino Galegati.

La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Marte a sudest di beta Virginis

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Marte (h = 7°; m = +0,8) passa 19' a sud di beta Virginis (m = +3,6).
Marte (h = 7°; m = +0,8) passa 19' a sud di beta Virginis (m = +3,6).
Marte (h = 7°; m = +0,8) passa 19' a sud di beta Virginis (m = +3,6).
In particolare, il 28 alle 00:00 Marte (h = 7°; m = +0,8) passa 19' a sud di beta Virginis (m = +3,6).

Il 27 e il 28 giugno, ora consigliata le 23:00, Marte apparirà sull’orizzonte di sudest alto una ventina di gradi. La peculiarità dell’osservazione sarà tutta nel puntino luminoso che per due notti di fila gli starà dappresso, a una distanza angolare di circa 20’: la stella beta Virginis, di mag. +3,6.

La nebulosa Guerra e Pace

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VLT (Very Large Telescope) dell’ESO colpisce ancora e questa volta cattura l’immagine più dettagliata mai scattata di una regione spettacolare della nebulosa stellare NGC 6357. La nebulosa, identificata visivamente per la prima volta da John Herschel dal Sudafrica nel 1837, si trova al centro della Via Lattea nella costellazione dello Scorpione.

La straordinaria immagine mostra molte stelle giovani e calde, nubi rilucenti di gas e bizzarre formazioni di polvere scolpite dalla radiazione ultravioletta e dai venti stellari.

La regione di NGC 6357 mostrata in questa nuova immagine del VLT non è stata mai osservata dal Telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA. L’immagine è stata prodotta nell’ambito del programma “Gemme Cosmiche” dell’ESO.

Credit: ESO

Questa nuova immagine mostra un grande flusso di polvere che attraversa il centro e assorbe la luce emessa dagli oggetti più distanti. Nella parte destra è possibile vedere un raggruppamento di stelle giovani, probabilmente di qualche milione di anni, dai colori bianco-azzurro abbagliante, che si sono formate dal gas.

Al centro della nebulosa NGC 6357 si trova un ammasso luminoso di stelle di grande massa, tra le più brillanti della nostra galassia. Questa regione centrale, non visibile in questa immagine, è stata invece studiata e riprodotta molte volte dal Telescopio Spaziale Hubble della NASA/ESA (heic0619). Ma questa nuova fotografia mostra che anche le parti esterne, meno note, di questa incubatrice stellare contengono strutture affascinanti che vengono ben riprodotte dai potenti strumenti del VLT.

Nel resto della fotografia si notano delle tracce scure dovute alla polvere cosmica, ma alcune delle più affascinanti sono visbili in basso a destra, e sul lato destro della fotografia. Qui la radiazione prodotta dalle stelle giovani e luminose ha creato delle curiose strutture a colonna.

Alla fine degli anni Novanta, alcuni scienziati che lavoravano con il satellite Midcourse Space Experiment (MSX), notarono che la parte occidentale della nebulosa, brillante, sembrava una colomba, mentre la parte orientale assomigliava ad un teschio, se osservata in luce infrarossa. Per questo la battezzarono “Nebulosa Guerra e Pace”. Sfortunatamente questo strano effetto non è visibile in queste immagini nella banda ottica. Più prosaicamente, questo oggetto è a volte chiamato “Nebulosa Aragosta”.

Al Planetario di Padova

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22.06: “Nebulose. Da Padova al Cosmo”.

Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

Gruppo Astrofili Rozzano

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Escursioni in montagna, a Pian dell’armà (PV), per l’osservazione degli astri il 22 e 23 giugno.

Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

PLANETARIO E OSSERVATORIO DI CA’ DEL MONTE

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23.06: ore 21:30: “NATURA – Il solstizio estivo e le streghe di San Giovanni”. Escursione notturna per i rapaci e osservazione del cielo.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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23.0623/06/2012: “Festa del solstizio”.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

NOTTI INSOLITE AL BALÌ

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23.06: Inaugurazione mostra “Scienza e Arte nella Luce” a cura di Paolo Del Signore.

Località San Martino – 61030 Saltara (PU)
Per orari di apertura, informazioni e contatti:
dal lunedì al venerdì 9:30 – 13:00. Tel. 0721 892390
E-mail: info@museodelbali.org
www.museodelbali.org

Inizia l’estate astronomica

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Sole Fermo
Sole Fermo
Il 21 giugno alle ore 01:09 Solstizio d’estate (23:09 TU), nell’emisfero boreale inizia l’estate astronomica.

La definizione di solstizio (“sole fermo”) potrebbe avere la sua origine non solo dall’osservazione del progressivo arrestarsi dell’altezza al momento del transito al meridiano,  ma anche da quella del sorgere del Sole sempre allo stesso azimut dopo il raggiungimento del punto più a nord. Ricordiamo che al netto della rifrazione atmosferica, l’azimut di un oggetto al sorgere (che in astronomia è l’angolo compreso tra la direzione del nord celeste e quella dell’oggetto, misurato in senso orario) è dato dalla formula: a = arccos [ sen (δ)/cos(fφ )] dove δ è la declinazione dell’oggetto e φ è la latitudine dell’osservatore.
Per trovare i punti estremi di levata del Sole è sufficiente assegnare a δ il valore di +23,45° per il solstizio estivo e di -23,45° per quello invernale. Per un osservatore, ad esempio, situato a una latitudine di +42°, gli azimut estremi di levata del Sole saranno rispettivamente di 53,5° (solstizio estivo) e 126,5° (solstizio invernale).

Associazione Astrofili Centesi

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22.06: “I moti della Terra e l’equinozio d’estate”. Al telescopio: osservazione dei pianeti Marte e Saturno.

Per info: 346 8699254 –
astrofilicentesi@gmail.com
www.astrofilicentesi.it

PLANETARIO E OSSERVATORIO DI CA’ DEL MONTE

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22.06: ore 21:30:(G)Astronomia e Stelle – La festa del Solstizio da Stonehenge a oggi e osservazione notturna. Serata astronomica con degustazione a Km zero di prodotti tipici locali di qualità.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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22.06: “Solstizio d’estate”.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Asteroidi – MELPOMENE e KLEOPATRA un’opposizione un po’ così

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Asteroidi giugno 2012
Il percorso apparente di (18) Melpomene che, spostandosi in moto retrogrado tra lo Scudo e la Coda del Serpente, incrocerà quello di (216) Kleopatra, in moto verso Ofiuco (mantenendosi però sempre sopra ai 2° di distanza). Melpomene raggiungerà l’opposizione geometrica (e quindi la massima luminosità) il giorno 24, mentre Kleopatra la raggiungerà due giorni prima, il 22 giugno.
Asteroidi giugno 2012
Il percorso apparente di (18) Melpomene che, spostandosi in moto retrogrado tra lo Scudo e la Coda del Serpente, incrocerà il percorso di (216) Kleopatra, in moto verso Ofiuco, mantenendosi però sempre sopra ai 2° di distanza. Melpomene raggiungerà l’opposizione geometrica (e quindi la massima luminosità) il giorno 24, mentre Kleopatra la raggiungerà due giorni prima, il 22 giugno.

Ancora un altro mese, questo di giugno, che non contribuirà di certo ad aumentare la popolarità degli asteroidi tra la comunità amatoriale… nessuna grande opposizione, zero pianetini brillanti e molto nascoste le storie interessanti da raccontare. Rassegniamoci dunque a una platea di lettori piuttosto contenuta e proviamo comunque a imbastire, in attesa di tempi migliori, uno spettacolo il più possibile interessante.
Tab Asteroidi

Tra gli oggetti in opposizione, la coppia migliore per luminosità e importanza storica ritengo che questo mese sia quella formata da (18) Melpomene e (216) Kleopatra, due asteroidi di cui abbiamo già avuto modo di parlare parecchie volte.

Leggi tutti i dettagli e i consigli per l’osservazione, con tutte le immagini, nell’articolo tratto dalla Rubrica Asteroidi di Talib Kadori presente a pagina 66 di Coelum n.160.

Prospettiva da collisione

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NGC 3314: pur sembrando nel bel mezzo di una collisione, le due galassie sono in realtà distanti l'una dall'altra. Si tratta solo di uno scherzo della percezione, dovuto al nostro punto di vista. Credit: NASA, ESA, the Hubble Heritage Team (STScI/AURA)-ESA/Hubble Collaboration, and W. Keel (University of Alabama).

È l’immagine, rara, di una coppia di galassie che si sovrappongono, chiamata NGC 3314, quella che ci mostra il telescopio spaziale Hubble. Le due galassie ci appaiono come fossero in collisione, ma in realtà distano tra loro decine di milioni di anni luce, dieci volte la distanza tra la nostra Via Lattea e la galassia vicina Andromeda.

Non solo, il movimento delle due galassie dimostra al contrario che si muovono in direzioni marcatamente differenti a testimonianza che non sono in alcun rotta di collisione. La forma distorta di NGC 3314A è probabilmente dovuto ad un incontro con un’altra galassia vicina, forse la grande galassia a spirale NGC 3312 (al di fuori l’immagine di Hubble).

Le strisce di polvere di NGC 3314B appaiono più chiare rispetto a quelle di NGC 3314A. La polvere di NGC 3314A, al contrario, è retroilluminata dalle stelle di NGC 3314B, che si stagliano sullo sfondo luminoso.

La coppia di galassie si trova circa 140 milioni di anni luce dalla Terra, in direzione della costellazione dell’emisfero meridionale Hydra.

Tale allineamento di galassie è utile per gli astronomi che studiano l’effetto di lente gravitazionale.

Gruppo Astrofili Rozzano

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21.06: “Il Cielo Estivo”. Relatore: Alessandro Re.

Informazioni GAR: 380 3124156 e 333 2178016
E-mail: info@astrofilirozzano.it
www.astrofilirozzano.it

Gruppo Astrofili Lariani

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21.06: Nell’ambito della Settimana dell’Arte Giovane, il GAL interverrà con un’osservazione telescopica pubblica. Pruno, Alpi Apuane.
In caso di cattivo tempo è prevista una proiezione con il Planetario, dalla sala della sede stessa, con inizio al medesimo orario.

Per informazioni: Tel 3280976491
astrofili_lariani@virgilio.it
www.astrofililariani.org

Al Planetario di Ravenna

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19.06: “Il solstizio d’estate” di Massimo Berretti.

La prenotazione è sempre consigliata.
Per info: tel. 0544-62534, E-mail info@arar.it
www.racine.ra.it/planet/index.html – www.arar.it

Scovati due bizzarri esopianeti

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Impressione artistica di KELT-1b, il pianeta così vicino alla sua stella che il suo "anno" dura solo 30 ore. (Credit: Julie Turner, Vanderbilt University.)
Impressione artistica di KELT-1b, il pianeta così vicino alla sua stella che il suo "anno" dura solo 30 ore. (Credit: Julie Turner, Vanderbilt University.)

Per una volta, tocca a un telescopio terrestre spiare pianeti in orbita attorno a stelle lontane, di solito una prerogativa delle missioni spaziali. Parliamo dei KELT(Kilodegree Extremely Little Telescope), una coppia di telescopi terrestri che hanno appena scoperto due strani esopianeti.

Lo studio del primo, soprannominato KELT-1b e situato nella costellazione Andromeda, potrebbe cambiare alcune teorie sull’evoluzione del sistema solare. KLET-2Ab, l’altro pianeta situato, invece, nella costellazione Auriga, orbita intorno ad una strana ma luminosissima stella, con la cui luce potrà essere studiata l’atmosfera circostante.

La scoperta è stata comunicata ieri dal team di ricercatori di Thomas Betty dell’Università dell’Ohio (USA) e da Robert Siverd dell’Università di Vanderbilt.

Kelt-1b è un pianeta di grandi dimensioni formato da idrogeno metallico molto e denso e molto caldo, quasi una “stella fallita” più che un pianeta. La particolarità di questo esopianeta è che si trova talmente vicino alla sua stella madre da completare la sua orbita annuale in un solo giorno terrestre. Sembra, inoltre, che sia stato letteralmente spinto via da una stella binaria che ora orbita intorno al sistema solare.

KELT-2Ab, invece, orbita attorno a una stella così luminosa che i ricercatori credono che potranno studiare l’atmosfera del pianeta non solo dai telescopi spaziali, ma anche da quelli terrestri. E questo potrà avvenire proprio con i due telescopi gemelli KELT. È più grande di Giove del 30 percento. La stella è abbastanza brillante da poter essere vista dalla Terra con un binocolo.

I ricercatori lavorano in tandem con il KELT Nord, situato in Arizona e che copre la parte settentrionale del cielo, e il KELT Sud, situato a Cape Town, Sud Africa. I Kelt sono utili per studiare la variazione di luminosità dei pianeti che segnalano dei transiti davanti all stelle, il cosiddetto “metodo del transito”. Questo è avvenuto, per esempio, per il trasito di Venere avvenuto il 6 giugno.

Betty spiega che i telescopi posizionati sulla Terra riescono a osservare soltanto stelle deboli, in piccole porzioni di cielo, ad alta risoluzione. I gemelli KELT si spingono oltre e fanno l’esatto opposto, cioè guardano moltissime stelle in ampie porzione di cielo a bassa risoluzione. La particolarità di KELT sta proprio nel fatto che le stelle catturate sono così luminose che  i telescopi più potenti non possono osservarle, perché ne sarebbero “accecati”.

Kelt-1b e la sua stella sembrano vivere un rapporto simbiotico come quello che la Terra ha con la Luna. Con una piccola differenza: la luna è in rotazione sincrona con la Terra (ecco perché vediamo sempre la stessa faccia della Luna), ma la Terra non è in rotazione sincrona alla luna. KELT-1b esercita tanta forza gravitazionale sulla sua stella che la velocità di rotazione della stella corrisponde in realtà all’orbita del pianeta: i due sono in rotazione sincrona.

Gli astronomi sospetterebbero che accada qualcosa di insolito durante l’evoluzione dei sistemi solari che spinge i grandi pianeti a questi tipi di incontri ravvicinati, e  lo studio di KELT-1b potrebbe aiutare a capire cosa.

NOTTI INSOLITE AL BALÌ

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Osservazioni standard tutte le domeniche dal 17 giugno al 27 luglio.

Località San Martino – 61030 Saltara (PU)
Per orari di apertura, informazioni e contatti:
dal lunedì al venerdì 9:30 – 13:00. Tel. 0721 892390
E-mail: info@museodelbali.org
www.museodelbali.org

Marte. Il metano portato dalle meteoriti

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Metano su Marte? Sì, ma con una provenienza ancora tutta da dimostrare. La presenza di metano sul Pianeta rosso è stata assodata una decina di anni fa, nel 2003, ma il dibattito sulle sue origini e sulla sua distribuzione non si è ancora placato.

Inizialmente tra gli addetti ai lavori si era affacciata l’affascinante ipotesi che la presenza del gas fosse una evidente indicazione di attività biologica sul pianeta, in analogia a quanto avviene sulla Terra. Altri, più cauti, proposero l’ipotesi che a generare metano fossero stati in passato processi geologici, come le eruzioni vulcaniche. Ora però arriva una terza possibilità, e che cioè la presenza dell’idrocarburo nell’atmosfera marziana sarebbe dovuta a intense radiazioni ultraviolette, che producono metano dai materiali organici trasportati dai meteoriti.

È questo è il risultato di una ricerca, apparsa su Nature, del Max Planck Institute for Chemistry e delle Università di Utrecht ed Edimburgo, grazie alla quale i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che un campione del meteorite Murchison (rinvenuto in Australia nel 1969 e considerato proveniente dal Pianeta rosso) è in grado di emettere molecole di metano se investito da un intenso fascio di luce ultravioletta.

Enrico Flamini, direttore scientifico ASI, cerca di spiegarci questo studio: “L’origine del metano osservato da vari strumenti, sia da terra che da bordo ed in particolare dal nostro PSF (Planetary Fourier Spectrometer), hanno indicato la presenza di metano su Marte”.

“In natura il metano – spiega Flamini – ha tre possibili origini: biologica, geologica e da radiazione. A valle delle misure fatte da PFS a bordo di Mars Express, fu organizzato qualche anno fa un convegno internazionale dedicato al metano marziano. Le tre ipotesi furono analizzate e discusse a lungo, ma la comunità scientifica rimase divisa”.

“L’articolo pubblicato ora su Nature – afferma – sembra indicare che il metano possa avere come origine l’incidenza della radiazione ultravioletta su materiale organico presente nelle meteoriti sulla superficie marziana. Questo meccanismo non spiega però la variazione stagionale e la distribuzione geografica del metano che, dalle osservazioni di PFS, sembra sia più abbondante in specifiche regioni di Marte”.

“Personalmente ritengo che l’origine del metano sia più legata a processi geologici, penso alla serpentinizzazione dei basalti, che anche sulla terra sono responsabili di notevoli quantità di metano. Quello che è certo – conclude – è che non sarà facile, anche con missioni future in orbita, capire se l’origine del metano sia inorganica o biologica: solo misure in situ potranno avere una possibilità di dare una spiegazione”.

Simili considerazioni le esprime Marco Giuranna, ricercatore dell’INAF-IAPS di Roma, il quale afferma che ”l’articolo pubblicato su Nature sembra indicare che il metano possa avere come origine l’incidenza della radiazione ultravioletta su materiale organico presente nelle meteoriti sulla superficie marziana. Questa è certamente una possibile sorgente di metano per Marte, anche se non spiega le variazioni spazio-temporali precedentemente osservate da terra e da PFS”.

“In una prospettiva geologica – dice Giuranna riportando una valutazione fatta da Giuseppe Etiope dell’INGV in uno scambio di opinioni che comprendeva Vittorio Formisano, già P.I. di PFS – è probabile che il metano venga prodotto anche in certe rocce a temperature relativamente basse. Queste rocce (ultramafiche ricche in olivina e serpentinizzate) hanno tutte le caratteristiche chimico-petrografiche, di permeabilità e di potenziale produzione di metano simili a quelle sulla Terra, dove troviamo metano abiotico. I potenziali flussi di gas su Marte potrebbero essere sufficienti per spiegare la concentrazione di metano in atmosfera”.

Giuranna porta come prova di quanto dice anche altri lavori scientifici. “Ci sono studi su meteoriti marziane – afferma – che hanno ricostruito le paleo-temperature di Marte (Martian SurfacePaleotemperatures fromThermochronology of Meteorites). Tali studi sembrano suggerire che non ci sia attività geologica recente su Marte. Un altro articolo recentemente pubblicato su Science riguarda la presenza di materia organica sul suolo marziano e si lega a quest’ultimo studio pubblicato da Nature (Homegrown Organic Matter Found on Mars, But No Life)”.

“Se c’è caduta di meteoriti carbonacei o materia organica al suolo, infatti, gli esperimenti dicono che viene prodotto del metano. Le temperature superficiali di Marte possono anche consentire serpentinizzazione in superficie e produzione di metano da irraggiamento UV.  Un’analisi isotopica del carbonio e del deuterio in situ sarà di grande aiuto. L’articolo in questione mi ricorda gli esperimenti di Giovanni Strazzulla, fatti presso l’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania anni fa, in cui il bombardamento di una miscela di ghiaccio di acqua e CO2, generava, tra le altre cose, metano”.

“Noi di PFS – conclude – pensiamo che la sorgente di metano su Marte sia la calotta polare Nord che in estate sublima liberando vapor d’acqua e metano. Il metano si forma nel ghiaccio bombardato da radiazione (particelle e UV). La cosa rende Marte analogo alle comete che, come è ben noto, sono ricche di metano”.

Per saperne di più:

Al Planetario di Padova

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15.06: “Le stelle cadenti”.

Per informazioni e prenotazioni: tel. 049 773677
E-mail: info@planetariopadova.it
Web: www.planetariopadova.it

PLANETARIO E OSSERVATORIO DI CA’ DEL MONTE

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16.06, ore 16:00: Giornata medievale con letture, dame, cena, escursione e Osservazione notturna. Lettura poetica con musica al castello di Oramala.
Buffet al castello al termine del quale una breve e suggestiva camminata tra i boschi di Oramala per raggiungere il punto di osservazione della Luna e delle meraviglie del cielo profondo.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

PLANETARIO E OSSERVATORIO DI CA’ DEL MONTE

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16.06: ore 21:30: “Speciale L’uomo nello spazio”. Osservazione notturna.

Info e prenotazioni: 327 7672984
osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
www.osservatoriocadelmonte.it

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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16.06: “Le nebulose”.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

Una insolita eclissi

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Una immagine della Terra durante una eclissi anulare, scattata dal satellite MTSAT. Crediti: PHL @ UPR Arecibo, NASA, EUMETSAT, NERC Satellite Receiving Station, U. Dundee

L’OMBRA DELLA LUNA SULLA TERRA

Sono passati solo pochi giorni dall’ondata di ritratti del pianeta Venere che attraversava il disco del sole, ed ecco catturata dallo spazio l’immagine di un nuovo evento astronomico. Cambia il punto di vista, cambiano gli attori principali, il fenomeno è forse meno fotogenico ma di sicuro non meno spettacolare, né meno interessante. Si potrebbe forse chiamarla in modo orginale una “Eclissi di Terra” o “Eclissi di Sole al contrario”, ma per essere più precisi, è l’immagine degli effetti di una eclissi di Sole sul disco del nostro pianeta.

Una immagine della Terra durante una eclissi anulare, scattata dal satellite MTSAT. Crediti: PHL @ UPR Arecibo, NASA, EUMETSAT, NERC Satellite Receiving Station, U. Dundee

L’immagine, nel suo insieme, è un magnifico ritratto del pianeta Terra realizzato dal satellite giapponese MTSAT. I colori sono stati esaltati con una correzione in post produzione, ma l’immagine rappresenta esattamente quello che si poteva vedere il giorno 21 maggio 2012 guardando la Terra dallo spazio da una distanza di circa 36.000 km dalla sua superficie. L’attenzione viene catturata dalla macchia scura vicina alla parte nord del globo.

Quella piccola macchia scura e tonda è l’ombra della Luna proiettata dal Sole. Un punto di vista abbastanza inusuale dell’effetto di una eclisse di sole, vista dallo spazio. I fortunati esseri umani che si fossero trovati in quella zona d’ombra, nel pieno dell’Oceano Pacifico, nel momento esatto del fenomeno, avrebbero avuto la visione di una magnifica eclissi anulare. Cioé il fenomeno per cui Sole e Luna, come in una eclissi totale, sono esattamente in linea, ma le loro posizioni relative fanno si che la dimensione apparente della luna sia minore di quella del Sole. Il Sole sarebbe dunque comparso agli spettatori del fenomeno come un anello luminoso intorno al disco scuro della luna. Dopo la foto, la zona d’ombra si è spostata sul globo terrestre a una velocità di circa 2000 km/ora con una durata complessiva del fenomeno di circa 2 ore. Il prossimo appuntamento, per tutti gli amanti del genere, è per la prossima eclissi anulare prevista per maggio 2013.

L’insolito punto di vista “spaziale”, che ha reso visibile il fenomeno altrimenti poco godibile,  è merito di uno dei satelliti giapponesi per il controllo del meteo MTSAT, Multifunctional Transport Satellites, satelliti geostazionari, quindi in orbita sull’equatore terrestre ad una distanza di circa 36 000 Km (ovvero circa 3 diametri terrestri dalla superficie). L’orbita geostazionaria ha una velocità sincronizzata con la rotazione terrestre permettendo ai satelliti di monitorare costantemente una stessa parte dell’emisfero, in questo caso la parte centrata su Giappone e Australia. MTSAT è una delle tante sentinelle spaziali in grado di fornire immagini sia nel visibile che nel vicino infrarosso del nostro pianeta, per monitorarne costantemente lo stato di salute. Ma anche, in alcuni fortunati casi, per immortalare magnifici fenomeni astronomici, altrimenti poco visibili.

La rubrica “Immagini dal Sistema Solareè a cura della Southern Europe Regional Planetary Imaging Facility (SRPIF), la Fototeca NASA ospitata presso lo IAPS di Roma con la collaborazione dello Space Photography Laboratory (SPL), la Fototeca dell’Università dell’Arizona.

Congiunzione Venere, Giove, Luna e Pleiadi

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Congiunzione Giove Luna e Pleiadi

Congiunzione Giove Luna e PleiadiLa mattina del 17 giugno, verso le 5:00, si aprirà una strettissima finestra temporale (un po’ prima di quell’ora il cielo sarebbe ancora troppo chiaro, e un po’ dopo gli oggetti sarebbero troppo bassi) attraverso la quale sarà possibile osservare la splendida congiunzione multipla tra Venere, Giove, Luna e Pleiadi, tutti piuttosto bassi sull’orizzonte. Alle 5:00 infatti, per un osservatore posto nei dintorni di Roma, Venere, situata nel corno settentrionale del Toro, apparirà alta poco più di +2°, Giove +8°, la Luna +10° e le Pleiadi +13°. Il mattino dopo, alla stessa ora, la Luna sempre più sottile e quasi Nuova si porterà 2,3° a est di Venere. Inutile dire che per seguire una congiunzione così vicina all’orizzonte servirà la fortuna di avere un cielo assolutamente limpido. È consigliato l’uso di un binocolo.

Gruppo Astrofili Rozzano

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14.06: “Luce e Ottica: cosa è la luce, come si com-
porta, leggi dell’ottica applicazione alla strumenta-
zione astronomica, e conseguenze nell’osservazio-
ne del cielo”. Relatore: Matteo Papetti.

Unione Astrofili Bresciani Lumezzane (Brescia)

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15.06: “La Luna“.

Per info: tel. 348 5648190.
E-mail: osservatorio@serafinozani.it
www.astrofilibresciani.it

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