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Venere: tracce di fosfina nei dati Pioneer 13

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Un gruppo di ricercatori, coordinato da Rakesh Mogul, biochimico della California State Polytechnic University, ha riesaminato i vecchi dati di archivio, rilevati dallo spettrometro di massa Large Probe Neutral Mass Spectrometer (LNMS) che era a bordo della sonda della NASA Pioneer Venus Multiprobe (PVM). Quest’ultima, nota anche come Pioneer Venus 2Pioneer 13, lanciò quattro sonde nell’atmosfera venusiana il 9 dicembre del 1978, raccogliendo campioni durante la discesa.

Crediti: Mogul et al, 2020

Gli scienziati hanno ora rielaborato i dati cercando quei composti che, semplicemente, erano stati ignorati nelle prime analisi pubblicate negli anni ’70 ed ’80 perché non si pensava potessero esistere su Venere.

Il team ha prima appurato il potere di risoluzione dello strumento, confrontando gli spettri di massa ottenuti per sostanze note con i rispettivi valori di riferimento. Successivamente, ha confermato la presenza di molecole nell’atmosfera venusiana aventi le stesse unità di massa atomica (amu) attese per la fosfina o il suo parente più stretto PH2.

«Troviamo che i dati LMNS supportano la presenza di fosfina. Anche se le origini del gas rimangono sconosciute», hanno scritto gli autori.

«Questa rivalutazione degli spettri di massa di Venere mostra la presenza del fosforo atomico come prodotto di frammentazione da un gas neutro. Inoltre, gli spettri indicano una possibilità allettante per la presenza di PH3, insieme ai suoi frammenti associati. … Sebbene le intensità dei picchi siano basse, sono forse coerenti con le abbondanze di ~20 ppb riportate da Greaves et al.».

I ricercatori ha anche identificato altri elementi che non dovrebbero esistere, secondo le nostri attuali conoscenze, nell’ossidato ambiente venusiano. Alcuni di essi potrebbero essere importanti biofirme, proprio come la fosfina: ossigeno biatomico, metano, ciclopropene, monossido di azoto, idrogeno biatomico, perossido di idrogeno.
«Riteniamo che questa sia un’indicazione di sostanze chimiche non ancora scoperte e / o potenzialmente favorevoli alla vita», conclude lo studio.

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