Impossibile distinguerle da Terra se non fosse che, per effetto della reciproca occultazione, la luce del sistema non mostrasse i periodici abbassamenti tipici delle variabili a eclisse. Lo studio accurato della temporizzazione di queste eclissi compiuto da un team di astronomi cinesi coordinati da Shengbang Qian (Osservatorio di Yunnan) ha portato i ricercatori a scoprire che i ritardi e gli anticipi rilevati potevano essere imputati alla presenza di un terzo oggetto. Secondo gli astronomi, cioè, intorno alle due stelle orbita un pianeta piuttosto massiccio. I calcoli di Qian e collaboratori indicano che la sua massa dovrebbe essere almeno sei volte e mezza quella di Giove e la sua orbita si collocherebbe a poco più di 4 unità astronomiche di distanza dalla coppia di stelle. Si tratterebbe dunque del primo pianeta scoperto intorno a una coppia di stelle così particolari come quelle del sistema di QS Virginis.
Il sistema, però, non è affatto destinato a durare. Man mano che perde energia orbitale a causa del vento stellare e dei campi magnetici, infatti, la nana rossa è destinata ad avvicinarsi sempre di più alla nana bianca, finché un giorno comincerà ad innescarsi un meccanismo dalle tragiche conseguenze. La nana bianca comincerà a sottrarre materiale alla compagna e ad accumulare sulla sua superficie uno strato sempre più spesso di idrogeno. Quando questo strato avrà raggiunto la quantità sufficiente si innescherà una rapidissima e violentissima sequenza di reazioni termonucleari che trasformeranno l’idrogeno in elio e in cielo si accenderà una nova.
La nana bianca trasformatasi in nova regalerà dunque a QS Virginis un momento di brillante celebrità. A quel punto, però, per l’ipotetico osservatore abitante il pianeta appena scoperto i giochi sarebbero davvero inesorabilmente terminati.