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Un pianeta dentro la Terra

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Illustrazione della posizione delle due grandi e dense "macchie" di materiale ricco di ferro vicino al nucleo della Terra. Crediti: Edward Garnero/ Caltech
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I resti di un antico pianeta che si è scontrato violentemente con la Terra miliardi di anni fa

Ormai più di 40 anni fa, alcuni geofisici fecero una scoperta sorprendente: in profondità, vicino al centro della Terra, trovarono due blob di materiale insolito delle dimensioni di un continente posizionati rispettivamente uno sotto il continente africano e uno sotto l’Oceano Pacifico.
Ogni blob, due volte più grande della Luna, era probabilmente composto da proporzioni diverse di elementi rispetto al mantello che lo circondava.
Oggi, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori del Caltech, si è forse giunti alla soluzione del mistero: si tratterebbe dei resti di un antico pianeta che si è scontrato violentemente con la Terra miliardi di anni fa in quello stesso gigantesco impatto che ha creato la nostra Luna.
Secondo la teoria più accreditata sulla formazione del nostro satellite, la Luna sarebbe stata generata in seguito al gigantesco impatto tra la Terra e un pianeta più piccolo soprannominato Theia. Tuttavia, non è mai stata trovata alcuna traccia di questo pianeta nella fascia degli asteroidi.
Il nuovo studio suggerisce che la maggior parte di Theia potrebbe essere stata assorbita dalla giovane Terra, mentre i detriti residui dell’impatto si sarebbero fusi a formare la Luna.
Le masse, chiamate grandi province a bassa velocità (LLVP), sono state osservate misurando le onde sismiche che viaggiano attraverso la Terra.
Collisione tra un asteroide. Crediti: Edward Garnero/ Caltech
Dal momento che esse si muovono a velocità diverse attraverso materiali diversi, a metà degli anni ’80 erano già emersi i primi indizi dell’esistenza di variazioni tridimensionali su larga scala e in profondità all’interno della struttura della Terra.
Queste due grandi masse, posizionate ora nella parte più profonda del mantello,  sono vicino al nucleo terrestre e i ricercatori ritengono che possano essere composte da livelli insolitamente alti di ferro il quale, in quantità superiore a quello delle regioni nei loro immediati dintorni, causa il rallentamento delle onde sismiche che le attraversano.
La ricerca è stata condotta da Qian Yuan, O.K. Earl Postdoctoral Scholar Research Associate nei laboratori di Paul Asimow, Eleanor  e John R. McMillan Professor of Geology and Geochemistry, e Michael Gurnis, John E. McMillan Professor of Geology and Geochemistry.
I prossimi passi consisteranno nell’esaminare come la presenza precoce del materiale eterogeneo di Theia nelle profondità della terra possa aver influenzato i processi interni del nostro pianeta, come la tettonica a placche.

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