Obama ha detto chiaramente che l’esplorazione umana dello Spazio profondo è l’obbiettivo più importante e che il pianeta rosso verrà raggiunto negli anni Trenta di questo secolo. Il razzo capace di arrivare fin lassù sarà progettato nei prossimi cinque anni, mentre dal 2015 si comincerà a svilupparlo e costruirlo. Nel frattempo si lavorerà al successore dello Shuttle e verranno avviate una serie di partership strutturali coi privati per tutti i trasporti, inclusi quelli umani, nelle orbite basse. Proprio per questo verrà avviata e conclusa entro il 2012 una complessa ristrutturazione di tutto il Kennedy Space Center.
La stop al programma Constellation, che aveva generato negli Stati Uniti infinite polemiche sul futuro della NASA, non significa dunque un ritiro dall’esplorazione umana dello Spazio. Di fatto resta sicuramente escluso dal programma di rilancio della NASA solo il razzo Ares X-1, quello che avrebbe dovuto servire le orbite basse. Mentre il progetto del vettore maggiore (probabilmente assieme allo sviluppo di un propulsore ad energia nucleare) riprenderà sicuramente quota. In termini economici, al budget della NASA si aggiungeranno altri sei miliardi di dollari, di cui 3,1 dedicati proprio alla progettazione del nuovo razzo. Sul piano dell’occupazione, che sta pagando al momento un prezzo molto pesante in Florida (si calcola che il pensionamento dello Shuttle potrebbe costare circa 7mila posti di lavoro) il nuovo programma creerà nel breve termine 2500 nuovi impieghi.
“Se parliamo di esplorazione umana dello Spazio – ha dichiarato il presidente dell’ASI Enrico Saggese commentando le dichiarazioni di Obama al quotidiano La Stampa – il resto dell’Occidente non può fare a meno della leadership americana”. Ma portare astronauti ad orbite elevate non è certo l’unico modo per osservare l’Universo. “Al di fuori dell’esplorazione umana – sottolinea Saggese, riferendosi alle missioni ESA su Marte ExoMars del 2016 e 2018 – abbiamo ruoli di leader (…) questo perché nelle missioni marziane coi robot si spende 500 volte di meno di quelle con esseri umani”. Senza dimenticare, comunque, che “nell’esplorazione umana l’Italia fornisce il 19% di quanto spende l’ESA e cura importanti esperimenti sulla Stazione Spaziale”.