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Nubi alte su Giove

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Immagine: NASA, ESA, CSA, STScI, R. Hueso (Università dei Paesi Baschi), I. de Pater (Università della California, Berkeley), T. Fouchet (Osservatorio di Parigi), L. Fletcher (Università di Leicester) , M. Wong (Università della California, Berkeley), J. DePasquale (STScI)
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Dalle immagini di Giove riprese dal JWST spuntano nubi ad alta quota

Mentre Juno continua il suo viaggio “lento” ma costante sulla via della programmazione e valutazione, gli scienziati della NASA sembrano schegge impazzite in grado di orientare WEBB ove più aggrada in barba, forse, ai programmi di ricerca.
Le immagini di Giove ad opera del James Webb Space Telescope nei mesi scorsi, sembrano quali voler offuscare il fascino delle immagine catturate dalla sonda Juno pochi anni fa e che tanto ci hanno fatto innamorare rivelando un pianeta meno rosso di quanto invece non fossimo abituati ad immaginare.
Il JWST, che doveva essere formalmente utilizzato per le indagini “ai confini dell’Universo” ci stupisce più volte mostrando dettagli dei nostri vicini cosmici.
Crediti: NASA, ESA, CSA, STScI, R. Hueso (Università dei Paesi Baschi), I. de Pater (Università della California, Berkeley), T. Fouchet (Osservatorio di Parigi), L. Fletcher (Università di Leicester) , M. Wong (Università della California, Berkeley), J. DePasquale (STScI)

L’immagine sopra tuttavia non è solo accattivante ma mostra anche dei dettagli di valore scientifico sfuggiti ad altri strumenti.

Si tratta di nubi ad alta quota stazionarie sopra l’equatore (vedi rettangolo nell’immagine di copertina dell’articolo dello scorso luglio 2022), poste a circa 40km dalla superficie di Giove e i cui venti dovrebbero viaggiare alla velocità media di circa 500 km/h, il doppio di un uragano di categoria 5 per intenderci, il massimo.

Le immagini di NirCAM sono state raccolte a distanza di 10 ore su 4 filtri così da evidenziare molti più dettagli come ad esempio le vaste aurore dei due poli.

Grazie all’intervento del telescopio Hubble che ricordiamo lavora nel visibile, si è potuto creare una ricostruzione tridimensionale dell’andamento delle nubi evidenziando quindi moti differenti nei e tra i vari strati dell’atmosfera e moti convettivi simili a getti che sarebbero fondamentali per spiegare i fenomeni temporaleschi sul pianeta.

Nei prossimi mesi dovremo aspettarci altre sorprendenti notizie.

Fonte: NASA