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Sogni

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Sogni
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SogniBuonasera signora – dice Anna mostrando il fondo di una torcia – ha per caso delle pile come queste?
Il negozio della signora Maria è una tappa obbligata per chi vuole raggiungere il Passo.
Pane cotto con forno a legna, dice la piccola insegna. Ma in realtà vende di tutto.
– Aspetta… Ecco, prova questa, mi pare che vada bene…
E poi, alzando appena lo sguardo sul resto del gruppo, che aspetta davanti la piccola vetrina:
– Siete qui per campeggio?
– No, andiamo su, al Passo. Andiamo a guardare il cielo da lassù. È un bel posto. Ci sono sempre tante stelle.
– Ah, allora siete voi quelli che sentiamo spesso tornare in piena notte…
E Anna, sorpresa e un po’ intimorita…
– Davvero? Riusciamo a farci sentire? Ci disp…
– No, no… senti piuttosto… Ho un figlio piccolo, l’hai visto no? quello lì fuori… Che anche lui non fa altro che guardare per aria. E i pianeti, e le stelle… una testa così. Non so proprio da chi ha preso, né dove vada a prendere certe idee…
Noi qui non sappiamo i nomi delle stelle, e tutte quelle cose sul cielo che ci chiede… Perché non ve lo portate su? Lo fareste proprio contento…
Anna guarda in strada, e vede un ragazzino che seduto su un muretto se ne sta incantato a guardare i ragazzi che chiudono le macchine e sistemano gli strumenti negli zaini.
– Ma certo signora, stia tranquilla, lo faremo divertire, vedrà…
Matteo, nove anni, sorridente e sveglio, dopo pochi minuti è lì che cammina nel gruppo. Qualcuno brontola sottovoce, rimproverando Anna per la sua vocazione agli “asili d’infanzia”.
Arrivano sul Passo che il cielo è ancora chiaro. C’è il tempo di mangiare qualcosa e di preparare con cura gli strumenti.
Ci si corica sull’erba in attesa del buio. Anna e Matteo controllano il cielo. Da lì a poco sarebbe comparso Giove, ma prima ancora i telescopi avrebbero cercato Saturno, ormai prossimo a calare oltre la cresta nera che disegna l’orizzonte ovest.
Ed eccolo catturato in un cercatore – Saturno – e poi puntato con ingrandimenti sempre più alti…
Matteo passa da un oculare all’altro, spingendo per farsi strada tra le teste chine sui diagonali.
– Che bello! Gli anelli sono bellissimi! Come gira veloce!
Una girandola di punti esclamativi, che Anna tenta di arginare spiegando che la rotazione è lenta, che il pianeta non “gira” così velocemente, e che tutto è frutto della turbolenza.
Ma lui non l’ascolta, improvvisamente attratto dal meccanismo di messa a fuoco.
È la volta di Giove, che però Matteo liquida con un giudizio lapidario – Sembra un pallone da spiaggia! Provocando le reazioni risentite di qualcuno che su quel pianeta dice di aver speso parecchie notti insonni.
I rimbrotti inducono Matteo al broncio del bambino in cerca di attenzioni… Invece lui vuole Marte. L’unico pianeta, dice, che lo interessa davvero.
Tutti cercano allora di spiegare, in modo goffo, il motivo per cui il pianeta rosso non è ancora visibile.
Indicano le montagne a sud–est, dicono che dovrà spuntare da lì, molto più tardi. E che sarà inconfondibile.
Matteo non si scompone e intanto comincia a straparlare di marziani. Si ferma solo per lanciare un urlo altissimo, mentre indica una stella rossa che si mostra a tratti tra le cime scosse degli abeti lontani.
– Eccolo! – dice correndo verso un telescopio.
È molto complicato convincerlo del fatto che non si tratta di Marte, ma di Antares. Un’occhiata nell’oculare lo convince appena: in effetti scorge solo un puntino rosso traballante, e non un “palloncino” come si aspettava.
Deluso, si aggira ancora per un po’ con l’aria offesa tra gli strumenti, poi si siede vicino Anna, che intanto si è quasi appisolata in un sacco a pelo. La sveglia parlando ancora dei marziani, che vivono sottoterra, piccoli, testa grossa. Ma che non sono verdi. Viaggiano su navi senza motori, che si alzano con un soffio di vento.
– Lo sai? Sono già stati qui!
Anna non risponde, curiosa e divertita di tanta fantasia. Sorride nel buio e aspetta di sentire il resto.
– Vengono sempre a trovarci…
chissà, forse ora che siamo vicini…
Pause sempre più lunghe.
– …spero di capire la loro lingua…
Anche il piccolo si addormenta, così Anna riprende a sognare. E nel sogno vede se stessa bambina che guarda il cielo e dice:
– Non siamo soli nell’universo.
Chissà se un giorno potremo avere questa certezza. Basterebbe un cenno, un segnale…
Qualcuno li sveglia con uno scossone – Anna, è spuntato Marte… alzati…
Dai Matteo, vieni a vedere Marte che poi andiamo a casa…
Insieme si alzano e guardano nell’oculare, con poco entusiasmo. È notte fonda, e ciò che si vede nella turbolenza dell’orizzonte è solo un dischetto rosso, senza alcun particolare.
Matteo è assonnato, tira giù Anna per una manica e le bisbiglia d’un fiato – L’ho visto meglio poco fa, mooolto più grande… C’era il marziano, sai? Ho preso uno sgabello per farlo arrivare all’oculare.
Mi ha spiegato ogni cosa. Mi ha fatto vedere anche le due lune che hanno, e mi ha promesso che tornerà per fine agosto. Se vieni anche tu, te lo faccio conoscere. Anna ricambia con un abbraccio – Stai tranquillo Matteo, non mancherò.
Sulla strada del ritorno, Anna non può far a meno di pensare che era partita con l’idea di insegnare a Matteo tante cose di astronomia.
Si accorge invece di aver imparato una cosa importante. Aveva nuovamente ripreso a sognare. I suoi sogni di bambina, forse troppo precocemente annebbiati dalla conoscenza.
Per nulla al mondo sarebbe mancata all’appuntamento. Matteo le avrebbe insegnato ancora tante cose.