L’Elaborazione

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Sirio b con allineamento automatico

Sono quindi passato all’elaborazione, però lo stacking automatico ha prodotto un’immagine impastata (una sorta di media di tutti i fotogrammi, compresi quelli molto alterati dal seeing) e la luce della presunta Sirio B si perdeva in quella, preponderante, della principale: niente da fare! Non mi restava che imboccare due possibili vie: selezionare i soli frame in cui compare l’oggetto, estraendoli con un programma che contempli la funzione snapshot (uso per questo scopo NCH Software VideoPad Video Editor), oppure allineare manualmente ogni singolo frame, cercando di compensare o escludere quelli peggiori.

Sirio b con allineamento manualeHo proceduto con l’estrarre i fotogrammi e, da subito, mi sono accorto che l’ingrandimento fornito dal programma non permette di scorgere agevolmente i dettagli più fini a monitor e perciò sono riuscito ad estrarre soltanto una manciata d’immagini. Decido, quindi, di passare alla seconda strategia, certamente più lunga, però il soggetto merita l’impegno e con pazienza ho allineato tutti i 240 frames per tre dei 10 filmati catturati.

Ad allineamento manuale terminato, Registax ha provveduto a mediare le immagini e ne ha prodotto l’immagine grezza in cui si vede ben separata e di un piacevole colore smeraldo la debole stellina (causato dalla rifrazione atmosferica). L’immagine grezza e stata poi trattata con i wavelets per migliorare la messa a fuoco. I sani dubbi: ma è proprio la B oppure una sua vicina?

Ho escluso si tratti di un riflesso o artefatto perché l’oggetto compare costantemente nell’immagine e in tutti i filmati, indipendentemente dalla posizione e dal setup. Non si tratta nemmeno di pixel caldi perché si muove con Sirio nel campo di ripresa. Quando ho cercato di verificare il PA, mi è sembrato apparentemente discordante. Ingenuamente, a inizio sessione non ho provveduto a verificare correttamente l’orientamento della camera: sarebbe bastata una semplice strisciata a moto orario spento! Mi rendo conto che il campito è stato svolto, senza volerlo, dai gatti provocando il leggero disallineamento dell’equatoriale. La deriva era lungo la direttrice Est-Ovest e l’autotrekking – ostinatamente – cercava di ripristinare, quindi dal confronto con i filmati e fittando la pendenza risultatnte, ad allineamento immagini effettuato, ho ricavato un riferimento preciso. Anche il PA è risultato, entro ogni ragionevole dubbio, quello corretto di Sirio B.

Un altro parametro da stabilire: la separazione. Inizialmente, ho proceduto per via empirica confrontando il diametro di Marte (meno di 14″) ripreso con lo stesso setup e l’oggetto sembra distare dal centroide circa i 2/3 di questo diametro, quindi, tenuto conto dell’incerteza della focale equivalente e dei disturbi dovuti al seeing (gonfiaggio delle immagini), anche la separazione sembra essere quella giusta. Non sono né un patito di calcoli strumentali né di centriche da manuale d’ottica e verso l’osservazione mi pongo in maniera, diciamo, empirica ed emozionale. Cerchiamo, tuttavia, di aggrapparci a dati strumentali più rigorosi. Un calcolo preciso è possibile conoscendo tutti i parametri della ripresa, del sensore e dello strumento. Il campionamento a circa 3000 mm di focale (in realtà nella ripresa debbono essere stati intorno 3500 equivalenti) è di circa 0.2 arcsec/px, ne segue che la separazione risulta essere sull’immagine a 640×480 px (leggermente ridotta dalla funzione di autoguida) pari a circa 10-14″ rispetto al centroide risultante della principale (tenuto conto dell’incertezza dei parametri strumentali e concedendo qualche secondo dovuto agli effetti del seeing medio). A questo punto inizio a convincermi d’aver veramente catturato l’immagine di Sirio B.

L’immagine raw di Sirio frutto della media di 240 frame allineati a mano. Sirio B è il puntino visibile al centro del cerchietto bianco. Il tentativo di separare le due componenti è stato replicato qualche giorno più tardi, il 2 marzo, riuscendo anche in questo caso nel tentativo (si veda la seconda immagine online).

In genere, in questi casi, si tende ad enfatizzare le proprie prodezze. Io non mi sento di definire questa osservazione difficile, anzi, la definirei di una facilità disarmante! Favorita, senza dubbio, da una bella serata, uno strumento migliorato nel contrasto generale e una camera planetaria di ottime prestazioni. Non ho adottato tecniche particolari (né filtri UV e/o diaframmi esagonali, come per la storica ripresa di Fulvio Mete di diversi anni fa, né artifici come nella recente ripresa del disco di Beta Pictoris), ma un setup comune tra gli astrofili: una montatura EQ3.2, un buon rifrattore e una webcam. Forse l’unico vero “trucco” è stato quello di allineare manualmente i singoli frames e sono certissimo che in tanti riusciranno nella ripresa, anche con risultati migliori.